Marmolada, sulla croce per un selfie e fare ginnastica

Carlo Budel, custode della capanna Punta Penìa in vetta alla Marmolada, ha denunciato con un post sul suo profilo fb un gesto facilmente irritante.

Marmolada, sulla croce per un selfie e fare ginnastica
di Silvia M.C. Senette
(pubblicato su corrieredeltrentino.corriere.it il 14 luglio 2023)

«Ecco che sono arrivate le scimmiette, vanno in cerca delle banane sulla croce». Non risparmia l’ironia Carlo Budel, il gestore del rifugio Capanna Punta Penìa sulla Marmolada, per commentare il gesto pericoloso (attualmente, NdR) e di pessimo gusto di un gruppo di turisti spagnoli abbarbicati sulla croce che svetta a 3342 metri. 

Sono rimasto inebetito
Un simbolo religioso, per chi si spinge in cima a una delle montagne più imponenti delle Dolomiti per ammirare il panorama e ringraziare per la bellezza del creato, ma anche il monumento al ricordo delle undici vittime che, il 3 luglio del 2022, hanno perso la vita nel distacco del seracco del ghiacciaio. Un emblema della sacralità della montagna trasformato in un’icona da selfie.

Non solo: la croce della Marmolada è diventata, per i turisti iberici, anche una palestra improvvisata per esercizi di callistenia (calisthenics), mandando Budel su tutte le furie.

«È successo tre giorni fa qui, a venti metri dal mio rifugio, e sono rimasto inebetito, senza parole – ammette il gestore da sei stagioni di Capanna Punta Penìa – Ho condiviso il post di un altro ragazzo che era qui al ristorante e ho fatto e postato anch’io subito un video per mostrare alla gente “in valle” quanto in alto può arrivare l’idiozia delle persone».

La ricostruzione
Budel ripercorre l’accaduto: «È arrivato questo gruppo di spagnoli un po’ di tutte le età, dai 20 ai 50 anni, e in quattro o cinque si sono arrampicati sulla croce in cima alla Marmolada. Uno si è anche messo a fare gli esercizi e le flessioni a testa in giù, come se la croce fosse una palestra all’aperto. Mi ha dato veramente fastidio – ammette – anche perché era appena passato l’anniversario di un anno dalla tragedia in cui proprio lì sotto, il 3 luglio 2022 hanno perso la vita undici persone. Restassero in Spagna a fare i pagliacci!».

Rabbia e frustrazione
La rabbia e la frustrazione di Carlo Budel sono forti: «Ho visto la scena di persona e sono rimasto interdetto. All’inizio si sono “solo” arrampicati per fare le foto, ma poi hanno anche iniziato a fare gli esercizi – ricorda – Tra l’altro la croce ha tutto il basamento di cemento, sotto, completamente staccato; quindi è anche estremamente pericoloso fare quello che fanno. Il basamento non esiste più, a forza di essere colpito dai fulmini, ed è anche un po’ instabile. Se si sale in tre o in quattro non è detto che regga. Quindi, oltre a esibirsi in un gesto di grande cafonaggine, rischiano anche di mettere in pericolo se stessi e le persone che devono venire a soccorrerli. Prima o poi – ammonisce – qualcuno finisce di sotto“.

Non è la prima volta che assiste a scene simili, confessa Budel. «Succede spesso che qualche imbecille si arrampichi per scattare una foto due metri più in alto o per farsi un selfie ‘avventuroso’. Una volta ne ho contati sette contemporaneamente abbarbicati alla croce – racconta – Ma che si arrivasse a farci ginnastica non mi era mai capitato di vederlo. Ognuno è libero di pensare quello che vuole, non tutti siamo credenti, ma a cosa serve fare il pagliaccio sulle croci? Gli alpinisti quelli veri, forti, esperti, che ho conosciuto quassù, non si sono mai permessi di fare queste scemate».

Non si punti, però, il dito sui giovani, chiarisce il rifugista. «Non possiamo limitarci ad accusare le nuove generazioni o relegare la stupidità al traino dei social e delle nuove tecnologie. Queste cose sono sempre successe: dopo la polemica che ho fatto, un mio amico mi ha mandato una foto del 1957 per farmi presente che arrampicarsi sulle croci si è sempre fatto».

Ciò non sminuisce l’accaduto. «Io la trovo proprio una roba da maleducati ma cosa vuoi dire a quella gente là? Sono dei maleducati. Tant’è che, subito dopo, sono venuti qui al rifugio, hanno occupato tutti i tavoli, hanno tirato fuori i loro panini e le loro cose e non hanno ordinato niente. ‘Prendete qualcosa?’, ho chiesto. ‘No, grazie, abbiamo tutto’. Per fortuna non è solo questa la gente che arriva, perché c’è da mettersi le mani nei capelli».

Il commento
di Carlo Crovella

Due temi, di stretta attualità, che si intrecciano: “imbecilli in montagna” e “croci di vetta”. Questa volta non c’entrano i vertici CAI, ma la maleducazione dilagante dei frequentatori della montagna.

L’episodio sottolinea come non sia il fatto in sé ad essere più o meno negativo, ma il fatto che si inserisca nell’attuale contesto. Non è la prima volta che si sale sulle croci. Esistono dei precedenti anche per l’arrampicata sulle croci: c’è una foto anni Cinquanta. Ma lo scenario, innanzi tutto numerico, era completamente diverso.

Foto: superimonti.it

È questo il punto nodale: ci sono molteplici comportamenti che erano ancora accettabili (per quanto borderline…) nei decenni scorsi, ma che ora non lo sono più. Per due motivi fondamentali: quello numerico e quello collegato al diverso contesto oggettivo, per cui la montagna nella sua totalità (comprese le installazioni antropiche) è oggi molto più subdola e pericolosa. Chissà cosa sarebbe successo se, nell’occasione, fosse crollata la croce o il suo basamento, con morti e feriti: inchieste, accuse, atti giuridici, ricerca dei responsabili che non hanno preventivamente “vietato” l’accesso alla croce, ecc. Tutto al seguito del comportamento “poco intelligente” di questi signori.

Non ci può stupire più di tanto che ci sia il rischio che il sistema istituzionale reagisca con divieti e meccanismi selettivi sempre più stringenti. Tutto con validità “erga omnes”, cioè con riguardo a tutti, quindi anche agli alpinisti seri, maturi e coscienziosi.

Il commento
di Alessandro Gogna

In linea generale sono d’accordo con quanto asserisce Carlo Budel, anche se magari con toni un po’ sopra le righe. Preciso soltanto che non mi risulta che la croce sia, come asserisce la giornalista Silvia M.C. Senette, “monumento al ricordo delle undici vittime”. Inoltre riferisco un particolare curioso, che mi riguarda. Come ho raccontato nel mio Diario la prima volta che, quindicenne, salii in vetta alla Marmolada, non esitai ad arrampicarmi fino ad arrivare con i piedi sulle braccia della croce nell’intento di superare di due metri quello che avevo appena stabilito come il mio personale record di altezza… Chi è senza peccato…

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Marmolada, sulla croce per un selfie e fare ginnastica ultima modifica: 2023-08-12T05:37:00+02:00 da GognaBlog

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52 pensieri su “Marmolada, sulla croce per un selfie e fare ginnastica”

  1. Mah… Tanti hanno fatto foto strambe sulla di vetta… Me inclusio! Ma di cosa stiamo parlando? Ma di cosa ci scandalizzano? Solo Z gusto di polemizzare e riempire le pagine internet si pure cazzate!ognuno vive la montagna a modo proprio e ciascuno si prende la propria responsabilità sul proprio comportamento. Punto.

  2. Mi spiace dissentire con chi vede nella croce un simbolo religioso la croce per chi va in montagna è anche un simbolo di raggiunta sicurezza fine di una fatica è il simbolo del raggiungimento di metà obiettivo è sinonimo di stretta di mano di felicità di commozione di riflessione di preghiera. Non si può sostituire un simbolo dal giorno alla notte con una piramide, con una stele ecc … Il simbolo è dentro di noi appartiene a noi e parte di noi . Di conseguenza il rispetto che va riservato ai simboli è doveroso così come per l’ambiente che questi simboli rappresentano. Anche io in gioventù sono salito sulle campane di vetta o sulle croci … Era esuberanza, sfida, superamento dei limiti … Ma con il tempo si acquisisce la calma l’equilibrio la consapevolezza. Quelli che vediamo a 40 , 50 fare queste cose magari in gruppo per la foto sono rimasti dei piccoli alpinisti … Certo voi mi direte ma anche negli anni 50 lo si faceva … Ma la risposta è che allora chi saliva era un vero pioniere con mezzi e attrezzature incommensurabilmente inferiori alle attuali. Non c’erano impianti di risalita e spesso nemmeno i rifugi. Era quello un gesto di vera vittoria che se oggi criticabile anch’esso nel contesto di allora aveva una motivazione. Cari amici andate in montagna salute le cime … Ma non solo d’estate con il bel tempo e prendenti l’impianto di risalita … E comincerete a comprendere solo in parte le mie parole.

  3. Ieri sono stato sul Corno Bussolaz in Val d’Ayas dove in punta campeggia una bella croce metallica. Un ragazzo di 17 anni alle sue prime esperienze di montagna ha domandato “perché mettono le croci sulle punte ?”. Provo a rispondere con qualche considerazione. L’Italia non è solo un Paese cattolico. È la nazione in cui il cattolicesimo si è sviluppato da un paio di migliaia di anni fino a diventare una religione in cui si riconosce la maggioranza della popolazione italiana. Quindi è abbastanza logico che in Italia ci siano simboli religiosi in punta alle montagne. Inoltre salire le montagne è un’attività un po’ diversa da altri “passatempi” come ad esempio … il tennis. La fatica protratta per molte ore unita al “salire verso il cielo” può produrre sentimenti e pensieri che possono anche sconfinare nel terreno religioso. Personalmente, pur essendo un cattolico piuttosto “secolarizzato” e critico verso l’istituzione ecclesiasitica, quando arrivo in punta ad un monte recito sempre un paio di preghiere e invio un pensiero ai mieri genitori e a mio suocero scomparsi. Quindi la presenza di croci e Madonne (nella giusta quantità …) non mi disturba affatto.
    Aggiungo che spesso, la presenza della croce di vetta (o della “Madonna di vetta”, in omaggio alla parità di genere …), è molto utile, quando sono visibili durante la salita, al fine di capire quanto manca ad arrivare in punta oppure per essere sicuri … di esserci arrivati in punta. Recentemente, sulla Punta Nera della Grivola sono arrivato in cima in mezzo alla nebbia e la stele in pietra presente sulla sommità non mi tranquillizzava affatto sul raggiungimento dell’obiettivo, tant’è che ho continuato per un po’ sulla cresta fino al rilievo successivo che mi sembrava più alto di quello con la stele. Poi, tornato a valle, ho dato un’occhiata a qualche foto su Gulliver e ho visto che la punta era effettivamente quella con la stele in pietra. Quindi, per quanto mi riguarda, lasciamo pure croci e Madonne (ripeto, nella “giusta quantità”) in omaggio alla nostra storia e come “aiutino” ai salitori.

  4. 44. Sopprattutto le società Microsoft, Amazon, Facebook ecc. che pagano tasse vergognose nei paradisi fiscali. Invece fanno pagare tasse da usura i poveracci che si alzano al mattino per andare a lavorare. 

  5. 43, mi sembra un po’ esagerato per chi non consuma. 
    Io proporrei 42 frustate, un breve video su tik tok e l’obbligo di consumazione a vita in tutti i rifugi alpini, con ingestione doppia di rösti in quelli svizzeri. 
    Che ne dice il nostro anonimo Giovanni Bin Cinisello?

  6. 43. Giustissimo. Con adeguata proporzione propongo pena di morte con impiccagione in piazza per chi evade le tasse. 
    Ma per favore.

  7. Bisogna fare come nei paesi mussulmani, 50 frustate a singola persona e mettere un video su internet.
    Nessuno di questi cretini ci prova più.

  8. Mah mi scusi Cristina, rispetto molto il suo pensiero sulle croci di Vetta, di cui è stato scritto di tutto e tanto ed è un bel vedere questo, lo rispetto perché anche io non ho mai fatto … però lei giustifica e pensa che sia giusto i comportamenti del Sig. Budel in fatti dove non c’è stato alcun scontro da parte di chi li subiti?  Non c’è alcuna arroganza.. solo fatti circonstaziati dal momento vissuto…nessuna supponenza o preconcetti! Solo mancanza di rispetto per chi si trova lì ed è libero di fare ciò che vuole , premetto che io la birra lo comprata e gustata! Per questo non ammetto la poca tolleranza di questo PERSONAGGIO, un saluto.

  9. Dai commenti vedo solo persone supponenti e anche un po’ arroganti che pensano di essere dalla parte giusta. Per me le croci sono solo un punto di arrivo, una propria conquista personale. Salire è una sbruffonata un modo di farsi vedere come va di moda adesso ma forse anche una volta. Per mia abitudine quando raggiungo un rifugio consumo sempre qualcosa, anche un semplice caffè o una tisana o una fetta di torta perché penso che chi è lassù ( soprattutto Budel) ha qualche difficoltà logistica e soprattutto perché ogni giorno prepara qualcosa da mangiare per chi arriva. Quindi è anche un nostro atto di cortesia. Non ho mai trovato gestori scortesi ma probabilmente perché io non lo sono mai stata con loro. 

  10. Forse per levare le croci dalle montagne (e vietarne l’installazione) dovrebbe prendere posizione davvero il Cai?!
    Certo che in milioni non saprebbero più cosa mettere da sfondo in vetta nelle loro foto… questo sarebbe un problema.
     
    Però, mi chiedo sempre: quelle vecchie croci di legno erette per ingraziarsi gli dei dai montanari, così come le edicole lungo certi sentieri, fanno ormai così parte della nostra vita che sarebbe meglio lasciarle.
    Le croci zincate e/o di grandi dimensioni erette negli ultimi anni sono un vero sfregio e andrebbero abbattute per dare un segnale a chi aspira a erigerne altre.
     
    Ma sono sempre i soliti discorsi.

  11. Le croci sulle cime delle montagne sono di cattivo gusto. Non i ragazzi che ci si sono arrampicati. Hanno fatto bene, almeno servono a qualcosa…

  12. Un altro pensiero e ricordo su Punta Penia per dire che la meno fruibilità da autenticità alla montagna, è quella volta .. 1979 ? Che con il corso CAI Vicenza siamo saliti sulla  Nord (ancora e in bellissime condizioni) un sabato pomeriggio , direttore corso Piero Radin  con Giacomo Albiero e tanti altri.. Giampaolo Casarotto e tanti che mi hanno fatto innamorare della Montagna, siam saliti , ottime condizioni, rotto finestra Capanna, poi rimessa a posto e segnalato al proprietario , un freddo becco..  , coperte umide e puzzolenti, ma l’alba meravigliosa ne valeva e anzi ci ha regalato l’incanto , mare piatto di nuvole sulla quota 3000 e gli isolotti delle Dolomiti che spuntavano come isole in quel mare… questo per dire che andare in montagna non è un parco giochi e neanche un buon ristorante ( vedi Lagazuoi) 

  13. Mi permetto due righe.
    Ma il sig. Budel si è chiesto se tutto quanto succede a Punta Penia da sei anni a questa parte, in parte non sia colpa di cracco e dei bellissimi dolci? 

  14. Vado in Marmolada ( ma anche in Civetta, Sass dla Crusc, Brenta, Tofane ecc) da quando ho cominciato a scalare nel 1978 e ho conosciuto fortunatamente i gestori del rif. Falier (Nino e Agnese prima e Dante e Franca adesso) .
    Nino, alla sera, prima di andare a dormire (per terra in sala da pranzo dopo aver spostato i tavoli) perchè in quel periodo i rifugi erano strapieni (e noi arrivavamo da casa per scalare come tanti altri), ci faceva scrivere su di un quadernetto a righe il nostro NOME, COGNOME, INDIRIZZO E VIA CHE INTENDEVAMO FARE il giorno dopo. Sapeva esattamente quante cordate erano uscite dalla parete e quante bivaccavono nelle varie vie.
    Questo , per me, è ( anche) essere RIFUGISTA.
    Cioè un occhio di riguardo per quelle persone che potrebbero avere bisogno… in montagna.
    Per non parlare dell’Agnese che quando arrivavi al rifugio trafelato e sudato, ti offriva subito un the caldo….
    Altri tempi direte voi e io invece vi dico, semplicemente altre PERSONE che mettono prima del guadagno ( che è sacrosanto per una attività tanto costosa in quanto fornita da elicotteri a inizio stagione e non da teleferiche) il fatto che la passione per la MONTAGNA accomuna la gente.
    Oggi, che la frequentazione è maggiore ci troviamo di fronte a “ maggiori” tipologie di persone tra cui maleducati, irrispettosi ecc
    Ma la figura del “ rifugista” ( ovviamente dei rifugi di un certo tipo e non tutti) la vedo come una persona che fa “ cultura alpina” aiutando , insegnando e infondendo( ai propri clienti) la passione per la montagna.
    Quando si perde di vista questo e si mette come prioritario il denaro ( seppur necessario ma non sempre indispensabile) allora si diventa “ solo” IMPRENDITORI.
    Ecco, il signor Carlo Budel quest’anno mi ha dato proprio questa impressione.
    Giunto con mia figlia in vetta alla Marmolada( per lei la prima volta) dopo aver trascorso due giorni tra bivacco Dal Bianco e ferrata ( per lei la seconda)con meteo nuvoloso e piumino tutto il giorno e dopo aver fatto la foto di vetta con la croce ( lei ventiquattrenne è nettamente più social di me) le ho fatto vedere il piccolo rifugio.
    Il Budel mi ha letteralmente cacciato fuori in quanto non desideravo consumare nulla volendo aspettare che la figlia si riprendesse dallo sforzo per lei abbastanza importante.
    Sono uscito senza dire nulla e mentre mia figlia si sedeva su una pietra distante dal rifugio per iniziare a bere del the caldo che mi ero portato nello zaino e una barretta,io mi son seduto a fianco di un amico che stava consumando una birra appena comprata al rifugio.
    Il Budel incazzato nero e con toni minacciosi ( insolenti e insistenti) mi ha detto che se non consumavo dovevo alzarmi ed andare ovunque tranne che sulle panchine.
    Premesso che il rifugio era vuoto ( anche per il tempo incerto e freddo) come anche le panchine, non ho esitato ad alzarmi e raggiungere mia figlia.
    Al signor Budel potevo dire di tutto ( come padre ho a cuore la salute dei miei figli che magari potevano usufruire di 5 min di tepore di un rifugio e come guida di certo non posso forzare l’acquisto di bevande o strudel se i clienti non lo vogliono ,cosa che non succede mai in quanto di solito mangiano e bevono più di me in TUTTI i rifugi che frequento) ma mi sono trattenuto ed ho iniziato la mia discesa.
    Questo per dire che la differenza non la fanno i rifugi ma SEMPRE LE PERSONE e che a sessant’anni non perdo neanche tempo con chi non se lo merita.
    Il sig. Budel non mi vedrà più, anche se la mia intenzione sarà quella di continuare ad andare in cima e sulle pareti della Marmolada a differenza di Dante e Franca che ormai sono stufi di vedermi 🤩

  15. Bagnasco ci sono stato 5 o 6 anni fa effettivamente non vi era profumo di nuovo 🙂
    Cmq vedo che vi siete fatti un’idea (secondo me corretta..).. non è un gran modo di gestire il rifugio. Lo scorso anno per esempio ero al Calvi e gestori semplicemente squisiti, come il mangiare per altro.
    Forse di tutti i commenti la parte piu’ giusta proprio quella che piu’ che le croci ci si domanda perché debba esserci un rifugio la su in cima e non un bivacco poco piu’ sotto per esempio.
    Migheli! Devo sempre correggerla… Vilfredo Stephen von Agord, mi consenta … 🙂

  16. #10
    “che poi dietro il laicismo cari i miei atei, etc. non vi è altro che il piu’ facile controllo totalitario da parte dello Stato”questa mi sa che non è di Max Weber, ma proprio di Stephen von Agord 😁

  17. Mi è molto più simpatico il Venturino su al Torrani che senza strudel  se c’è qualche problema da una mano ai soccorsi ed è uno a cui puoi chiedere qualche curiosità alpinistica con risposte competenti !! 

  18. Capanna Punta Penia è di proprietà della famiglia Soraruf (anche il rifuglio Castiglioni è loro). Carlo Budèl è solo (da qualche anno) il gestore e custode della Capanna. Secondo le normative “il gestore di rifugio è un semplice commerciante che si occupa degli aspetti legati alla ristorazione, somministrazione di bevande e alimenti, e all’accoglienza turistica extra alberghiera”.

  19. Siamo saliti in Punta Penia quest’anno il 23 luglio, e a parte la croce , sulla quale concordo pienamente il commento di Alessandro Gogna, mi date lo spunto per aggiungermi a quelle persone che si sono trovate davanti un personaggio alquanto incazzoso, che in malo modo tratta chi da lui non consuma, ma è suo questo rifugio? Chi è il proprietario? Chi crede di essere? Basterebbe che facesse pagare un cifra simbolica di coperto per chi mangia al sacco e secondo me ci guadagnerebbero tutti  , e renderebbe più confortante la situazione . P.S. Questo Budel  vuole essere PERSONAGGIO, per cui ogni cosa è buona per parlare di lui che sia in bene o in male basta che se ne parli….

  20. Esatto!!! Vuoi erigere un qualcosa di simbolico ? Perché proprio  una croce, in corea non ho mai visto  croci sulle cime e il 70% è  cristiano. Non ho mai visto nulla,  a volte  c’è  la tradizione  di mettere un sasso su un ometto ma mai croci. Qui oltre le croci….abbondano pure le madonnine…
     
     

  21. Sig. Budel, ho notato che lei è un vero boss dei social e pubblica continuamente foto e opinioni. Nulla di male, intendiamoci, lo fa la maggior parte dell’umanità alla quale Umberto Eco ha dedicato ormai molto tempo fa, un raffinato pensiero. Lo conosce?
    Pubblicando così tanto, inclusi libri che magari vendono a un pubblico un po’ credulone e superficiale (lo faceva anche Lyala, non si preoccupi), si corre il rischio di dire boiate come questa dei ginnasti spagnoli sulla croce della Marmolada.
    Ha detto intelligentemente che il basamento è incrinato dai fulmini, quindi li lasci fare questi atleti d’alta quota, che prima o poi quell’insignificante e orribile traliccio cadrà giù e magari nessuno vorrà più rierigerlo. Soluzionando il problema e mettendo tutti d’accordo. 
    Poi, visto il successo della “demolizione coatta” della croce, potrebbe toccare al rifugio che onestamente ricordo già molti anni fa come una topaia maleodorante. Magari l’avete un minimo riassettato…
    Per raggiunti limiti di età non avrò il privilegio di vedere la cima della Marmolada finalmente priva di catafalchi di cattivo gusto,  ma se solo lo saprò ne sarò felice.
    Mi stia bene.

  22. Che palle con le croci! Come uno si arroga il diritto di metterle, violentando abiente e sensibilità altrui, c’è chi si diverte a usarle come gli pare. La prima blasfemia, se così si può dire, la commette chi la innalza infliggendo alla natura il simbolo del suo credo. Pensiamo a quando, per fortuna raramente, si eressero i fasci littori, poi (giustamente eliminati). E non si venga a parlare di identità culturale, che milioni di persone, anche credenti, non si riconoscono vella tracotanza del simbilo sulla vetta. Quanto ai rifugi sulle vette andrebbero smantellati, per la pace e il rispetto di tutti coloro che ci salgono

  23. Può  essere banale scalare una croce in vetta, ma anche divertente. Del resto l’arrampicata si è diffusa dovunque dai sassi ai muri di casa. È molto più scandalosa la presenza di un rifugio in vetta: in questo caso sarebbe doveroso procedere alla sua demolizione. Chi invece non vuole vedere croci può andare al mare.

  24. @stefano: clickbait=esca da click, strategia adottata da sempre per attirare l’attenzione e portare acqua al proprio mulino (giornalistico). L’evoluzione dei titoli di feltri sulla rete. Metti un titolo accattivante, poi che l’articolo sia interessante o meno è secondario, tu hai già “comprato” e il resto non conta
    Sul resto neanche ti rispondo, scusa ma mi aspettavo qualcosa di più interessante
    @autori del sito… mi avete intrattenuto con un paio di articoli da ombrellone, e di più hanno fatto i commentatori e l’effetto “forum” che ne è scaturito. 
    Se il vostro intento era questo, ottimo!

  25. A me sembra più grave che si siano accomodati senza ordinare neanche un caffè.

     

    E poi mi sembrava più appropriato, se proprio aveva qualcosa da dire, che ne parlasse direttamente con il gruppo.

    Pure lui allineato con il selfie, se invece di dialogare preferisce pubblicare un post sul libro delle facce…

  26. Non ho capito per quale fenomeno, ma pare che il signor Budel sia stato eretto, dai social e qualche testata giornalistica, a depositario dell’etichetta e della filosofia montana, ammesso che esista.
    Ricorderò sempre lo stesso signore cacciare dal rifugio un bambino, salito con il padre di prima mattina, che aveva chiesto un timbro sul proprio quaderno, per aver commesso l’imperdonabile peccato di non aver consumato nulla. 
    Mi viene da pensare che il signore abbia più a cuore quattro tubi di metallo che i sentimenti di un bimbo. 
    Da quel giorno non lo stimo, e da quando gli è stata data voce da social e giornali, non apprezzo i suoi toni lapidari e manichei.
    Credo che il silenzio sia d’oro, così come la libertà di interpretare la sacralità di simboli e luoghi secondo la propria coscienza.
    Per entrare nel merito, uno dei ricordi più cari che conservo è uno scatto con il mio vecchio compagno di cordata -purtroppo caduto- appesi alla croce di vetta della Marmolada. 
    Pagherei per poterlo rifare. 

  27. Io Budèl non lo conosco di persona, per farmi un’idea ho visitato la sua pagina Facebook: centinaia di post inutili e soprattutto zuccherosi (ho notato che il 90% di chi gli scrive sono donne e qua crocifiggetemi pure). Per non parlare dei suoi libri la cui lettura sconsiglio a chiunque.

  28. Bondì Riky, no il tuo esempio non sta in piedi. La prassi ha valore giuridico in quanto non viola le norme ordinarie. Ergo nel tuo esempio le viola.
    Clicbait?? Elo che? Se magna?
    Sui rifugi siam d’accordo, la croce sei te e gli altri atei che gli data valenza religiosa. Che sia un palo, una croce, una serie di pali messi come una capanna indiana indica solo la cima e francamente a volte aiuta. Perché sai quante volte sembra una cima poi ti avvicini e vi è un altro pezzo da scarpinare-scalare??
    Enri, se si ci siede sulle banche del rifugio è educazione poi ordinare. Se si mangia al sacco (come faccio al 99% delle volte si sta in disparte…il rifugista si infastidisce? Il terreno non è suo ergo lo si manda dove non batte il sole.
    Siorpaes: ahhahhaha… proprio vero… ma Budel è un po’ scontrosetto ma alla fine è una buona anima anche lui..un po’ esaltato dal suo ruolo e dai social, ma sempre buona anima.

  29. Non son mai salito su una croce in 50 anni di alpinismo, ma tanti miei compagni lo fanno, detto questo…. La cosa che più stona in cima alla Marmolada, e a qualunque altra cima, sono i rifugi prima delle croci!
    In quanto al comportamento di questi signori… Be chi e senza peccato…. ( Budel compreso).
    Quando arrivi in vetta e senti una scarica di improperi da parte di questi stoici custodi di non si sa che, o la musica sparata a palla degli AC/DC 
    sulla civetta, o l odore degli amburgher misto alle frigne dei mille e più che affollano le cime averau nuvolau o Grigna Resegone  margherita…. Be!? Sinceramente non vedo la differenza fra coloro che violentano la croce e costoro che “custodiscono”  le cime .
    Certo se appena arrivi in vetta ordini subito un giro di birre .. be magari la foto di gruppo sulla croce te la scatta il santo custode delle cime.
    Quanta ipocrisia!
    Si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare cattivo esempio.

  30. In ogni croce di vetta faccio una foto, non serve arrampicarsi  come sui cubi per esibizionismo e divertimento.Ogni cosa che non è  vietata è  quindi permessa?E il buonsenso?Uno sguardo  attento al panorama e un pensiero di ringraziamento per ciò che la vita ci offre…io concordo con Budel, anche se non lo conosco.  Sono atea,la croce è  un segno da sempre,ma smettetela va.Saluti

  31. Una volta, entrando in un rifugio, potevi trovare Bruno Detassis al bancone. Oggi trovi Carlo Budèl.  The Times They Are A-Changin’.

  32. Ci sono decine di foto in giro già dai tempi in cui erano in bianco  e nero, le foto, di gente aggrappata sulle croci di vetta…daiiii!!!!
     
    E comunque  Stefano, questo non è  un forum ma un blog

  33. Credo che arrampicarsi sulla Croce di vetta per alcuni possa essere solo un modo gogliardico di vivere quel momento ma per altri sia segni di desiderio di dominio. Lasciando un attimo da parte il tema delle croci in vetta si è croci in vetta no, mi sembrerebbe auspicabile un atteggiamento più umile quando si arriva in vetta ad una montagna. Salire anche sulla (eventuale) croce che si trova mi sembra segno di sbruffoneria innanzitutto nei confronti del luogo. Ho notato questo comportamento anche sulla Croce del Cervino, con la solita foto di gente che arriva in cima e si arrampica sulla Croce. Mi sembra un gesto da veri sbruffoni (senza contare che la croce della Marmolada dalla foto mi sembra bella solida ( non lo so non ci sono mai stato) mentre quella del Cervino è’ solida ma certamente più esile, attorno a cui far passare la corda per sicura ma io non mi sentirei a mio agio ad aggrapparmici su. In definitiva anche questi gesti fanno parte dell’ andare in montagna in un certo modo, un po’ da arranfoni. Mi sbaglierò ma perlomeno in certi casi temo sia così,
    Quanto al consumare in rifugio: certo, e’ buona educazione consumare qualcosa se ti siedi sulle panche così come consumare qualcosa per sostenere l’economia del rifugio e quindi la sua esistenza. Ci sono però’ ormai moltissimi rifugi ( non so se sia questo il caso) che vietano o dissuadono con forza  il pranzo al sacco anche solo nei pressi. Questo in barba al termine rifugio che è’ ormai dimenticato. Se un rifugio si è’ trasformato in albergo e pretende che la gente tutta debba consumare per forza pranzi o cene con primo secondo e dolce….. che vadano a farsi friggere ( volevo usare un altro termine) e quindi viva il panino consumato al tavolo.

  34. @stefano quindi se da oggi in poi io ti tirassi sassi in testa ogni giorno, tra qualche anno (sai… i tempi della giustizia italiana) davanti al giudice potrei dire “ma l’ho sempre fatto, ormai è un mio diritto acquisito!”. Non mi pare un’argomentazione logica di spessore (purtroppo in materia di diritto lo è, ma questo è un altro discorso)
    Detto ciò mi pare una scaramuccia di quartiere indegna di passare agli onori della cronaca. Certo, le croci di vetta sono da sempre un ottimo clicbait e va bene… Ma il pensiero di un rifugista dal carattere scontroso (omissis) in materia di tre tizi che hanno giocato su una croce… ma di cosa stiamo parlando? manco fosse l’opinione di Rubbia sulla fusione nucleare! È pura spazzatura da ombrellone, scusate, non vi pare?
    Per dare un contributo al tema generale (e non all’episodio specifico che non è degno di attenzione neanche per accompagnare una seduta in bagno) potrei dirti che da ateo convinto i simboli religiosi che demarcano il territorio con lo stesso schema che usano gli animali mi ha anche rotto i cabbasisi!
    In cima alla montagna ci gradirei vedere… nulla! Nè croci né rifugi.

  35. Budel è molto presente sui social e un po’ ha capito come funziona la comunicazione, Matteo. Ecco perchè tira fuori in un contesto che non centra niente i morti del 2022.

  36. se gli dava così fastidio poteva andare di persona a spiegarglielo, invece no una polemica con tanto di articolo e citazione delle vittime del ghiacciaio, anche loro tirate in ballo perché?

  37. Giotex, perchè non togliamo te dal forum? ah ma non è giusto. Appunto. Le croci sono simbolo di un apice, possono avere valenza religiosa, nei tempi si è trasmessa questa prassi. 
    Nel diritto la prassi diventa fonte del diritto, per esempio.
    Fortuna quando vado sulle cime vedo sempre piu’ croci e pure nuove. Avanti così!, contro la barbarie laicista (che poi dietro il laicismo cari i miei atei, etc. non vi è altro che il piu’ facile controllo totalitario da parte dello Stato, non che la religione impedisca sia chiaro, ma agevola di certo vedasi tutte le dittature che vogliono togliere i simboli religiosi). 
     

  38. …non vogliono che ne sminuiscano  il valore? Le tolgano!!! Per qualcuno è  un simbolo del creato, per altri una sbarra di ferro dove fare trazioni…

  39. Io ho 68 anni, ho una foto sulla croce in cima alla Punta Penia fatta quando ne avevo 16+-. Assieme a me anche due preti. Quindi il rispetto per la croce c’è, non c’entra . Posso essere d’accordo sul resto, ma la foto non è niente di strano, si sono sempre  fatte. 
     

  40. Budel nn è un ente di beneficienza e di qualcosa deve pur vivere. E Vivere lassu’ ha dei costi altissimi. Quindi per il mangiare li si puo’ dare anche ragione. 
    Per il resto ha un carattere un po’ di m. non vi racconto un episodio accaduto oramai 5 anni fa perchè ne salterebbe fuori un vespaio.
    Ad ogni buon conto da quel giorno non l’ho piu’ visto e mi va bene così.
     

  41. In risposta a Marcello #2 …. Confermo la riflessione. Se ordini qualcosa (e la paghi cara, molto cara) il gestore non ha nulla di ridire. Pecunia non olet anche a 3342 metri.

  42. L’ipocrisia regna sovrana…ci si ” arrabbia” per una cosa che francamente non merita neppure menzione, per altro le montagne sono di tutti e non si capisce perché ” marcarle” con una croce di ferro. Detto questo, abbiamo centinaia di montagne brutalmente incatenate da corde di ferro scalette e pioli che chiamano ferrate. La mancanza totale di rispetto, altro che bottigliette di plastica, itinerari della serie ” mi piace vincere facile” al di là dell’etica, rimane scandaloso che nelle lotte contro l’inquinamento materiale alla ricerca della willderness dove ambientalisti si sprecano in azioni eclatanti, ancora digeriamo questo tipo di attività davvero poco rispettosa. Ma d’altra parte rifugiati e albergatori e tutti coloro che fanno del turismo non fanno una piega perché il bissness e bissness e così km e km di ferro imbrigliando le nostre montagne. Altro che ginnastica sulle croci

  43. Soluzione definitiva, “erga omnes”, perfettamente sicura e di minimo costo, impatto ambientale zero: eliminare tutte le croci dalle cime.

  44. Su quella croce si sono sempre arrampicati tutti.
    Budel si è incazzato perché quelli non gli hanno ordinato lo strudel.
    Anni fa mi ha fatto una capatanta perché due miei clienti si erano seduti su una panca fuori e non avevano ordinato nulla (cosa che poi hanno fatto) perché si stavano facendo passare il fiatone.
    Mi ha detto che noi guide alpine dovremmo educare i clienti a consumare nei rifugi.
    Ho risolto non salendo più sulla Marmolada e qualcos’altro mi ha detto che probabilmente ho fatto bene.

  45. La situazione è molto semplice. Si fa una croce nuova tutta bella liscia e hai risolto il problema. Le braccia della croce ad altezza tale da non poterle toccare nemmeno saltando. 
    Fine del problema, fine del commento all’articolo.
    Quanto a Gogna mi piace questa candida ammissione, quanto a Crovella “erga omnes” non diciamo mostruosita’. Che tu possa limitare erga omnes l’accesso ai ghiacciai perchè pericolosi (es. Marmolada 2022) ok, ma non vedo proprio nessun possibile appiglio per la sicurezza su una croce (al massimo cosa possono fare? recintare l’area della croce. 
    Ok limitazioni con la scusante della sicurezza, ma non è che possano limitarti perchè c’è gente che va su su una croce a raggiungere le cime. 
    Metterei subito un avvocato  in caso contrario e vado fino alla corte dei diritti dell’uomo (anche se come ben si sa la magistratura non è per niente indipendente ma segue il filo del sentire sociale (o del gruppo dirigente del momento), questo la storia insegna). 

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