Nasim Eshqi

Senza roccia non c’è felicità (Nasim Eshqi)”.
Nasim Eshqi è nata nel 1982 a Teheran. Dopo essere stata campionessa iraniana di kickbox per 10 anni, nel 2005 ha appeso i guantoni al chiodo per dedicarsi all’arrampicata su roccia. In pochi anni ha collezionato oltre 70 vie nuove aperte con l’uso di spit e con tecnica trad. Contemporaneamente lavora come istruttrice trasmettendo la sua sfrenata passione per l’arrampicata alle giovani generazioni del suo Paese. Si tiene alla larga dalle palestre indoor dove le donne possono accedere con il capo rigorosamente coperto dal chador e a giorni alterni rispetto agli uomini perché preferisce di gran lunga la scalata su roccia in montagna e l’esplorazione di pareti su cui tracciare itinerari nuovi. Appena può, ogni volta che riesce a ottenere un visto, Nasim parte dall’Iran per andare alla scoperta delle pareti rocciose di tutto il mondo e per legarsi in cordata con scalatrici e scalatori di tradizione e cultura diversa dalla sua. Ha arrampicato negli Emirati Arabi, in Turchia, in India e nella maggior parte dei paesi europei. «Non importa se sei iraniano, italiano o tedesco – racconta spesso Nasim – perché la forza di gravità ci tira verso il basso tutti allo stesso modo».

 

Nasim Eshqi
di Simone Bobbio
(già pubblicato su InMovimento, dicembre 2016, per gentile concessione)

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Nasim Eshqi è seduta al tavolino del bar con i lunghi capelli neri legati in una coda, un sorriso luminoso e le unghie delle mani laccate con un vistoso smalto rosa. Fino a una decina d’anni fa era campionessa iraniana di kickbox, poi ha abbandonato la carriera di atleta per dedicarsi anima e corpo all’arrampicata in montagna da alti livelli. Il mio pensiero corre immediatamente alle immagini delle atlete del suo paese costrette a competere con il chador in testa, braccia e gambe coperte, durante le scorse Olimpiadi di Rio e mi chiedo quale sia il potente senso di indipendenza che spinge una ragazza di 33 anni a perseguire due attività sportive così lontane dal tipico modello femminile, per di più in un paese dominato da un regime teocratico. Ma Nasim smorza immediatamente il mio idealismo da salotto per offrirmi un punto di vista concretamente reale su ciò che guida le scelte delle persone come lei.

«Frequentare le montagne in Iran è un’attività molto popolare – esordisce con semplicità Nasim – Innanzitutto perché ce ne sono molte in tutto il paese. In più, praticare l’escursionismo e l’alpinismo sono modi per sfuggire dalle consuetudini delle città, dal traffico e dal caos e per vivere in pieno la libertà». Oltre alla montagna, all’escursionismo e all’alpinismo classico anche l’arrampicata sportiva attira un numero sempre maggiore di climber iraniani, segno di un movimento che si sta sviluppando in prospettiva delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Lo scorso mese di settembre si sono svolti a Teheran i campionati asiatici giovanili mentre ad agosto la nazionale femminile iraniana ha vinto la medaglia di bronzo ai campionati asiatici organizzati in Cina. Senza dimenticare Reza Alipour, un atleta che frequenta ormai da anni il circuito delle competizioni internazionali, con all’attivo una vittoria in Coppa del Mondo nel 2013 e un secondo posto nel 2016.

Nasim Eshqi in arrampicata in Iran
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«Solo a Teheran ci sono una decina di palestre per scalare al chiuso, dove però uomini e donne accedono separatamente, a giorni alterni. Anch’io ho partecipato ad alcune competizioni in passato, ma ho ben presto scelto esclusivamente l’arrampicata all’aperto perché è più che un’attività: si tratta di un vero e proprio stile di vita».

Il percorso seguito da Nasim è molto peculiare: si inserisce a metà strada tra escursionismo e arrampicata sportiva, i due approcci più popolari nel suo paese, poiché focalizzato sull’apertura di itinerari su roccia di elevata difficoltà e in ambiente montano. E con straordinari risultati, considerando il livello acquisito sull’8b lavorato e la firma su oltre 70 vie anche di più tiri realizzate con l’utilizzo di spit o in stile trad.

Nasim Eshqi su La Cattedrale (8a). Foto: Behnam Andalib
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«Undici anni fa studiavo all’Università di Teheran – continua Nasim – e mi avvicinai a un gruppo di studenti scalatori che mi fecero conoscere l’arrampicata. Fu amore a prima vista, una passione che mi portò ad abbandonare la kickbox, l’eptathlon e il nuoto che già praticavo a livello agonistico. Avevamo anche un istruttore che ci guidava durante le nostre uscite in montagna ma con un metodo esclusivamente incentrato sulle norme di sicurezza. A me invece interessava esplorare nuove pareti e nuove tecniche di progressione. Così iniziai a lavorare a modo mio come istruttrice, reclutando gruppi di ragazze e portandole a scalare in giro per l’Iran. Riuscivo a guadagnare un po’ di denaro formando compagne di cordata in grado di assicurarmi sulle vie che volevo aprire».

La predilezione di Nasim per uno stile di arrampicata più esplorativo e ingaggiante le crea qualche difficoltà a trovare compagni di cordata all’altezza delle sue capacità e disponibili ad affrontare i rischi e le difficoltà che l’arrampicata trad e multipitch offrono.

«Nel mio Paese non sono tante le donne che arrampicano ad alto livello su roccia. E gli uomini che scalano sulle mie difficoltà sono prevalentemente abituati ai monotiri in falesia. Man mano che la mia tecnica progrediva, avevo sempre più difficoltà a trovare altri compagni di cordata; la maggior parte erano stranieri. Per aprire una via di 14 tiri mi fu addirittura necessario cambiare 3 compagni. Così decisi ben presto di viaggiare per ampliare le mie esperienze sulle montagne all’estero e per conoscere nuovi climber con cui condividere le ascensioni. Nel 2010 visitai il Josito camp ad Antalia in Turchia, dove l’amicizia stretta con un bel gruppo di alpinisti europei mi aiutò a ottenere il mio primo visto per venire nel vostro continente. È una trafila assai complicata che prevede un invito ufficiale da parte di società e associazioni in Europa, un colloquio presso l’ambasciata e infine il deposito di una somma di denaro sul conto corrente per affrontare il viaggio. La prima volta sono arrivata grazie all’invito di un’azienda; da allora i miei amici del DAV (il CAI tedesco, ndr) trovano sempre qualche scusa per portarmi qui».

Nasim Eshqi in copertina di Klettern
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Ormai le puntate di Nasim nel vecchio continente si sono sempre più intensificate. Frequentando i climber tedeschi è apparsa sulla prestigiosa copertina della rivista Klettern e su quella austriaca Climax. Senza contare le interviste sulle riviste dei Club Alpini svizzero e tedesco, sulla rivista inglese Climb e la comparsa nel documentario Shangri La con Bernd Zangerl girato tra i boulder dell’Himachal Pradesh. In Italia ha scalato praticamente in tutte le aree più gettonate e conosciute: dalle Dolomiti alla Sardegna, dalle falesie di Finale Ligure e Arco a templi del trad come Cadarese o la Valle dell’Orco. Arriva sempre da sola, ma non ha difficoltà a trovare nuovi compagni di cordata con cui esplorare pareti e migliorare il proprio livello.

Inoltre, grazie alle conferenze che tiene in ogni posto che visita, è diventata un’eccellente ambasciatrice dell’arrampicata in Iran e ha portato nel suo paese un gran numero di scalatori che sono sempre ritornati con ricordi memorabili delle montagne e della roccia iraniana.

«Nell’aprile 2015 – conclude Nasim – è venuto a trovarmi Kilian Fischhuber che ha anche pubblicato un resoconto della sua esperienza in Iran. Oltre alla bellezza delle montagne e della roccia, l’aspetto che lo ha colpito maggiormente era osservarmi con le mie allieve arrancare sotto il sole cocente sui sentieri di accesso alle pareti con capelli, braccia e gambe coperti. “Lontano dal traffico e dalla gente, quelle figure rimaste nascoste si sono trasformate in donne, mostrando i loro capelli e scalando come noi in maglietta e canotta“, ha scritto Kilian nel suo racconto. Respirare a pieni polmoni l’aria pura della montagna e questo senso di libertà è un motivo in più per amare l’arrampicata».

Nasim Eshqi
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Nasim Eshqi ultima modifica: 2016-12-25T05:56:40+01:00 da GognaBlog
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