Ozio creativo
di Simone Torresani
(già pubblicato il 24 aprile 2018 su ilgiornaledelribelle.com)
Spessore 2
Impegno 2
Disimpegno 2
Il concetto di ozio creativo da contrapporre alla eccessiva importanza del lavoro e dello stress correlato che “ruba il tempo, ruba la vita” oltre che ad essere presente nel pensiero di Rogers, il padre nobile del counseling, è stato affrontato anche da Paul Lafargue, genero di Karl Marx, che scrisse un saggio intitolato “Il diritto all’ ozio”, in cui attaccò duramente la frenesia lavorativa dei suoi contemporanei. Mi ha colpito l’analisi del concetto di ozio creativo di Lafargue, che è molto simile a quella di Rogers e anche di Tom Hodgkinson, uno scrittore e saggista contemporaneo che si occupa di questo tema. Si tratta di personaggi vissuti in epoche diverse (seppur in epoca industriale), eppure tutti e tre hanno focalizzato benissimo l’alienazione dell’individuo contemporaneo. Il concetto di ozio creativo è stato rielaborato appunto da Hodgkinson applicandolo in base ad una teoria olistica che rientra in uno stile di vita chiamato “sano, consapevole, rilassato, calmo” e in perfetta sinergia ed armonia con l’Universo e la Natura. Hodgkinson non sminuisce per nulla l’importanza del lavoro nella vicenda umana (a differenza, magari, di alcuni decrescisti incalliti come Simone Perotti e Paolo Ermani, le cui posizioni mi paiono davvero estreme).
Il lavoro è infatti realizzazione di sé, raggiungimento di un obiettivo di vita quale l’indipendenza economica o comunque una vita senza ambasce o affanni, applicazione pratica di quello che si è duramente studiato, eccetera. Tuttavia il lavoro nella vicenda della vita umana deve avere uno scopo secondario. Bisogna lavorare solo le ore necessarie e la tendenza generale deve andare verso una diminuzione delle ore lavorative settimanali, in quanto le moderne tecnologie -se ben usate- possono faticare per noi a parità di reddito. Siamo inoltre bombardati da bisogni che ci spingono al circolo vizioso di lavorare ore ed ore solo per indebitarci, fare prestiti, mutui, per concederci lussi inutili. La vera rivoluzione individuale, per Hodgkinson, consiste nell’ iniziare a “scendere dalla ruota del criceto” ed a rallentare i ritmi di vita, partendo dal camminare. Camminare velocemente è “nevrotico e borghese”, mentre camminate calme e lente stimolano l’ingegno e la creatività. In effetti, le neuroscienze hanno dimostrato che quando si è rilassati, calmi e senza fretta, aumenta il volume del cuneo epifrontale dei lobi cerebrali, dando una sensazione di appagamento e di serenità esistenziale. La seconda rivoluzione deve avvenire, invece, a tavola: basta ai cibi precotti o alle porcherie dei fast food o ai surgelati. Sono schifezze abbinate alla mancanza di tempo tipica della frenesia, del lavoro stressante, che deve eliminare anche i tempi morti della tavola. Quindi, imparare l’arte della conversazione, che genera la convivialità tra le persone, aiuta i rapporti reciproci e serve a mediare i conflitti, evitando che esplodano incontrollati. Altri consigli sono la riscoperta della siesta pomeridiana e addirittura l’indugiare a letto al mattino. Credo che questo ultimo consiglio sia insensato per chi lavora in campagna o nell’ agricoltura, però è anche vero che un tempo i contadini recuperavano il sonno perso a causa delle levatacce…
La conclusione del saggio è che il vero rivoluzionario odierno è chi applica l’ozio creativo: un uomo interiormente ricco, creativo, dalle mille idee, amante dell’ arte e della bellezza, che rifiuta di sprecare il proprio tempo libero consumandolo in attività indotte o in spese compulsive, che a sua volta lo incatenano alla macchina tritacarne del consumismo, dell’alienazione moderna, della ruota del criceto e lo costringono a dover per forza guadagnare, guadagnare, facendo anche due, tre lavori, magari sottopagati, all’unico scopo di pagarsi le rate, i mutui, il cellulare, le bollette. Hodgkinson dà pure molta importanza al contatto col verde, col paesaggio, con la natura. Ho trovato le tesi di Hodgkinson interessanti e soprattutto infinitamente più realiste e sensate degli estremi di chi propugna la “decrescita”, come appunto, in Italia, Ermani e Perotti, che dal mio punto di vista hanno idee di nicchia, irrealizzabili e sotto sotto ipocrite. Perotti con la vendita di fumo dei suoi “Centri di Scollocamento” gira l’Italia e incassa quattrini. Le sue teorie sono realizzabili solo da pochi e per farlo devi avere soldi: la coscienza infelice della borghesia o postborghesia. Hodgkinson non sminuisce l’importanza del lavoro: lavorare, va bene, ma che non sia per troppe ore, che il lavoro sia umano, non alienante e che permetta una dignità e, perché no? una creatività al lavoratore stesso.
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L’ozio non prevede numeri, equazioni e cose simili. É ispirazione, arte, talento e soprattutto non é svago e neppure annoiati. Fa bene alla salute ma bisogna esserci tagliati. Un odierno lavoratore ho seri dubbi sul fatto che riesca a oziare.
Un famoso scrittore si separò dalla moglie perché aveva difficoltà a farle capire che mentre lui guardava dalla finestra stava lavorando. Sono concetti distanti da ore di lavoro, ferie e cose così, mi sembra.
Lo slogan odierno è:
“4 ore per lavorare + 11 per lo svago + 9 per dormire” > 4+11+9= 24
Escludendo ovviamente i Sabati, le Domeniche, le Feste varie e 2 mesi di ferie obbligatorie.
Anche il cosiddetto mondo reale è creato da noi.
Esso riflette del dominio sentimenti e dell’attaccamento all’ego.
Emancipandosi da quanto crediamo di essere, creeremmo un altro mondo.
La massima espressione dell’ozio creativo è stata raggiunta dalla casta sacerdotale.. Qui l’intelligenza e la creatività ha raggiunto il massimo livello mai concepito e realizzato dall’essere umano: la creazione di un mondo fantastico e immaginario su cui poter vivere e “di che poter vivere”. Il loro stile di vita è invidiabile poiché essenzialmente sano, consapevole, rilassato, calmo.
Ah e comunque che l’ozio servisse lo avevano già capito i latini con il loro concetto di otium, e probabilmente anche qualche civiltà precedente… sotto sotto mi sa che si tratta di buon senso!
“8 ore per lavorare , 8 per svago e 8 per dormire” –> 8×3=24.
Questo era lo slogan nel 1889, quando la Secona Internazionale dichiarò il primo maggio festa dei lavoratori.
Queste parole mi hanno punto sul vivo. C’è chi lo fa per sostenere uno shopping inutile, è vero, ma anche chi si trova a farlo per necessità, lavoro normale + ripetizioni/lavoro serale/occasionale per sostenere bollette, affitto, alimentari, macchina, spese mediche… insomma costruirsi un’autonomia.
E non serve andare a interpellare un’immigrato o categorie deboli, basta chiedere a un trentenne, magari laureato. Ed è proprio in questa situazione, secondo me, che è ancora più necessario ritagliarsi uno spazio per le proprie passioni, per il proprio ozio, se no si andrebbe via di testa, schiacciati appunto sotto la ruota del criceto.
Con tutti i disoccupati (forzati) che ci sono in giro la creatività dovrebbe dilagare.
Purtroppo in giro se ne vede ben poca….
Inoltre riguardo alla tecnologia “in quanto le moderne tecnologie -se ben usate- possono faticare per noi a parità di reddito” essa crea maggior disoccupazione. Ovvero la macchina robotizzata non coaudiuva l’addetto ai lavori affinché lavori meno e abbia quindi più tempo libero pagato a casa per dedicarsi all’otium, anzi lo sostituisce per abbattere i costi di produzione.
La tecnologia è uno “strumento in più” del capitale per aumentare i profitti e abbattere i costi di manodopera.
Da scrivere piu’ che da leggere – tanto e’ cheap. Non c’e’ nulla di piu’ realizzante del dispensare consigli “di vita” , tranquillamente sdraiati sull’amaca con un cuba libre e un bel puro. Dopo le provocazioni di Bonino, le provocazioni a Bonino.
Marcello temo che tu sopravvaluti di brutto Trump!
Comunque attendo con impazienza l’opinione di Bonino sul tema…
Pienamente d’accordo e sempre applicato a mia insaputa le tesi di Lafargue.
Quando ieri al telegiornale ho sentito che Trump se l’era presa con Toreau, ho pensato che ce l’avesse con l’autore di Walden, vita nei boschi.