Il Nuovo Bidecalogo del CAI, approvato a Torino il 26 maggio 2013, dedica il Punto 12 ai sentieri, sentieri attrezzati e vie ferrate. Potete consultare il documento finale e la presentazione del past-president Annibale Salsa, i due documenti sui quali ho lavorato per esprimere un mio parere sul Punto 12.
Sentiero attrezzato nelle Dolomiti di Sesto
Punto 12 (Sentieri, sentieri attrezzati e vie ferrate)
Sostanzialmente questo Punto 12 è uno dei meglio riusciti dell’intero Nuovo Bidecalogo.
Viene subito detto che lo Stato, risconosciuta l’importanza dei sentieri anche per finalità turistico-escursionistiche, ha demandato al CAI il compito di provvedere al loro tracciamento e manutenzione. Ma, in quest’ambito, sono prese subito le distanze dal tracciamento di nuovi itinerari, dall’ampliamento di quelli esistenti e soprattutto dalla proliferazione di sentieri attrezzati e vie ferrate “che spesso perseguono obiettivi estranei a un corretto spirito sportivo nell’affrontare le difficoltà” andando al contrario verso un’attività escursionistica non più a “debole impatto ambientale”.
In sostanza è giustamente riaffermata “l’importanza della rete sentieristica italiana, come bene di cultura e di pubblica utilità“, ma al contempo è detto con la giusta forza che “gli itinerari alpini, privi di manufatti, offrono esperienze indimenticabili… e dunque il CAI è, e resta, contrario all’installazione di nuove vie ferrate e/o attrezzate“.
Ma si va giustamente oltre, inseguendo quindi una visione moderna, meno colonizzatrice della montagna, affermando che il CAI “si adopera, ovunque possibile, per dismettere le vie ferrate esistenti, con la sola eccezione di quelle di rilevante valore storico”.
Una lieve critica va fatta alla dichiarazione (per fortuna non ribadita nella sezione “Il nostro impegno”) che “il CAI si adopera per la messa in sicurezza di particolari passaggi lungo itinerari molto frequentati“. Questa è contraddittorio con quanto asserito in precedenza, cioè sostanzialmente con la conclamata volontà di scoraggiare progressivamente il ricorso ad attrezzature di qualunque tipo. Questo passaggio andrebbe riscritto con una frase del tipo “il CAI si adopera per la manutenzione delle attrezzature già in essere su particolari passaggi lungo itinerari molto frequentati”. Annibale Salsa sottolinea: “… è scattata una moratoria, con invito a ridurre di numero, a ridimensionare o a cancellare nuovi progetti“.
Passando alla parte di impegno pratico, è detto che il CAI s’impegna affinché “le proprie Sezioni” si astengano dalla realizzazione di nuovi manufatti, con ciò lasciando intravvedere un certo scollamento tra le direttive di un CAI Centrale e le sue Sezioni. Scollamento che, almeno in questo caso, non dovrebbe esserci, pena l’inutilità di quanto affermato in linea teorica. Ci dovrebbe cioè essere più energia in questa direttiva.
Anche perché il problema non riguarda solo la costruzione di nuovi itinerari, ma pure la manutenzione di sentieri esistenti e soprattutto (assai più costosa) la manutenzione delle vie ferrate. Che il CAI permette e sottolinea per motivi di sicurezza, raccomandando solo la “totale rimozione dei residui nelle fasi di smantellamento e/o di rifacimento di opere preesistenti”.
In effetti dovrebbe risultare scontato che, in presenza di un itinerario attrezzato (sentiero o via ferrata), le posizioni possibili sono solo due: o lo smantellamento (totale) o la manutenzione a pieno titolo. Non ci può essere via di mezzo, proprio per questioni di sicurezza.
Uno spettacolare passaggio della via ferrata della cresta ovest del Koppenkarstein (Dachstein, Austria)
vedi Nuovo Bidecalogo del CAI Punto 11 (precedente)
vedi Nuovo Bidecalogo del CAI Punto 13 (successivo)
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Anch’io sono totalmente d’accordo con Luca Visentini. E sto seriamente prendendo in considerazione di non rinnovare la tessera del CAI (oltretutto sono anni che sono forza assente. Sta diventando solo una questione di assicurazione, peraltro inutile: sul mercato ci sono prodotti molto migliori…).
Buonanotte!
effettivamente quanto dice Luca è condivisibile ed è un triste dato di fatto, la sede centrale -a parole- dice una cosa, le sezioni -coi fatti- ne fanno un’ altra…
“il nuovo bivacco fisso sulla Forcella Marmarole (manufatto voluto non solo dal presidente del CAI di Auronzo, ma appoggiato anche dal presidente regionale veneto e sponsorizzato al Filmfestival di Trento da un ex presidente nazionale)”
per carità, è vero che il Fanton era distrutto ed era necessario sostituirlo, però
1- a chi serve messo la di sopra? a mio avviso sarebbe stato più utile nella posizione attuale permettendo di spezzare il giro a chi venisse dalla Cengia dei Camosci
2- sono trasalito nel vedere i costi dei nuovi bivacchi… 40K Euro, 50K Euro… per un bivacco????? ma questi sono fuori di testa, hanno perso il senso del ridicolo…
bene ha fatto il CAI Dolo che dovendo sostituire quello sotto Forc. Marmol hanno messo una versione “aggiornata” del buon vecchio, poco impattante, semibotte
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“l’esagerata verniciatura delle vie normali sopra San Vito di Cadore perseguita dalla stessa sezione locale”
bella schifezza, questa mi mancava…
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“vedi le nuove ferrate in Tofana realizzate dalle guide alpine di Cortina”
di questa questa poi non capisco il senso visto che da Bus de Tofana c’ è uno splendido percorso, in parte attrezzato, per arrivare alla cima…
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“Vedi il nuovo sentiero attrezzato per la Forcella Maria di Giralba con tanto di inutile “ponte tibetano” per far provare qualche brivido in più agli escursionisti”
Questo è l’ unico percorso a cui concedo un’ attenuante (anche se sono sicurissimo che il ponte sarebbe stato evitabile), perché non è mai stato un sentiero alpinistico, ma un sentiero escursionistico che permetteva l’ anello della Croda dei Tóni che alcuni anni fa è franato, e un amico del locale CNSAS mi diceva che ci facevano parecchi recuperi ogni anno, quindi una messa in sicurezza (magari più sobria di quella fatta) ci poteva stare
Mi ritrovo, purtroppo, in sintonia completa con Luca, dico purtroppo perchè sempre piu guide e rifugisti, altro che difendere la montagna… ora pensano solo a guadagnarci con il minor sforzo o rischio possibile.
Per quanto riguarda il CAI, non ho piu rinnovato la tessera,
Certo Luca questa gente non è certo come il “Potente MASS”.
Queste e altre simili linee guida vengono sistematicamente disattese da troppe sezioni e da troppi soci, per cui: a che servono?
Vedi il nuovo sentiero attrezzato per la Forcella Maria di Giralba con tanto di inutile “ponte tibetano” per far provare qualche brivido in più agli escursionisti, vedi le nuove ferrate in Tofana realizzate dalle guide alpine di Cortina, vedi il nuovo bivacco fisso sulla Forcella Marmarole (manufatto voluto non solo dal presidente del CAI di Auronzo, ma appoggiato anche dal presidente regionale veneto e sponsorizzato al Filmfestival di Trento da un ex presidente nazionale), vedi l’esagerata verniciatura delle vie normali sopra San Vito di Cadore perseguita dalla stessa sezione locale, vedi l’eliski promosso sull’Antelao, sulle Marmarole e sul Cristallo dalle guide locali e coperto, in sede di consigli comunali, da ex dirigenti centrali dello stesso club alpino, eccetera, eccetera, eccetera…
Oramai siamo arrivati al punto di dover difendere le montagne proprio dal CAI, dalle guide e dai rifugisti travestiti da soccorritori (vedi le clessidre artificiali trapanate lungo le vie di certe pareti delle Pale di San Martino con il solito falso alibi – insultando le nostre intelligenze – che sono poi loro che rischiano nell’andare a prendere chi ritarda o si trova eventualmente nelle rogne).
“Ma si va giustamente oltre, inseguendo quindi una visione moderna, meno colonizzatrice della montagna, affermando che il CAI “si adopera, ovunque possibile, per dismettere le vie ferrate esistenti, con la sola eccezione di quelle di rilevante valore storico”.
Una lieve critica va fatta alla dichiarazione (per fortuna non ribadita nella sezione “Il nostro impegno”) che “il CAI si adopera per la messa in sicurezza di particolari passaggi lungo itinerari molto frequentati“. Questa è contraddittorio con quanto asserito in precedenza”
sinceramente non vedo un contraddittorio, visto che da una parte parlano di dismettere le ferrate esistenti (immagino si riferiscano ai percorsi fini a se stessi come per esempio una Sci18 o una M4) mentra dall’ altra parlano di messa in sicurezza di alcuni passaggi di sentieri già esistenti, non di creare nuovi itinerari ad uso e consumo dei novelli “Tarzan”
non si capisce nemmeno perché allora sia stata inserita da tempo la “didattica” su come andare per ferrate (vedi manuale) oppure perché alcune sezioni continuino ad attrezzare con catene e corde fisse itinerari di fatto alpinistici per poterli far percorrere agli escursionisti…
Mi fa piacere la presa di posizione del CAI, peraltro nota. Rimane il fatto che ogni tanto salta fuori qualche ferrata, magari di stampo sportivo, di cui non se ne sentiva il bisogno.