Stanziati 1,2 milioni per un solo super resort: 700 mila ai 25 ricoveri pubblici.
Rifugi milionari
(Alto Adige, il giro d’affari dei rifugi deluxe ad alta quota con i soldi della Provincia)
di Gian Antonio Stella
(pubblicato su corriere.it il 9 febbraio 2025)
«Mutterprovinz», la Mamma Chioccia dei sudtirolesi, ama tutti i suoi pulcini. Diversamente, però. Esempio? Spiccioli ai rifugi alpini pubblici e milioni agli «amiketten» privati. Certo, nessuno usa il tedesco maccheronico per ironizzare sulle regalie finite ai padroni di «ricoveri deluxe» in alta quota. La filosofia nell’uso dei pubblici denari, però, dopo la rimonta sulla secolare povertà montana grazie all’immensa autonomia strappata da Silvius Magnago, non è così diversa dall’«amichettismo» sotto accusa nel resto d’Italia. Anzi.
Il destino dei bivacchi
Prendete appunto i rifugi tirati su nei luoghi più impervi a prezzo di enormi sacrifici, pietra su pietra, scandola su scandola, per offrire ospitalità di fortuna agli scalatori sorpresi da rovesci temporaleschi o inattese nevicate. Per i 25 ricoveri pubblici dalla costosissima manutenzione e dai magri guadagni, denunciano Carlo Alberto Zanella del CAI (che ne gestisce 14) e Georg Simoni di Alpenverein Südtirol (11 più un albergo in quota), Mamma Provincia ha scucito l’anno scorso 700 mila euro: 28 mila, in media, a testa. Il costo d’un solo posto letto al villaggio temporaneo che sarà fatto a Cortina per le Olimpiadi 2026. Poco più dei 518.160 euro dati a fondo perduto dalla stessa Provinz per il solo rinnovo della vecchia condotta idrica e della teleferica (che un domani, chissà, potrebbe portare pure clienti…) al rifugio privato del Passo Santner a 2734 metri nel cuore del parco naturale del Catinaccio. Benedetto, peraltro, da altre generose regalie.
C’era lassù al Catinaccio, racconta la leggenda, il Giardino delle Rose di re Laurino che regnava su un popolo di nani che scavavano la montagna alla ricerca di cristalli, argento ed oro, possedeva un mantello che lo rendeva invisibile e si innamorò perdutamente della bella Similde… C’era anche, fino a pochi anni fa, un piccolo rifugio a un piano costruito nel 1956 per 12 anime disposte ad ammucchiarsi su sei brande a castello.
Gli incassi
Quanto poteva incassare, se pure fosse stato pieno tre mesi l’anno? Una cinquantina di euro a testa in mezza pensione? Farebbero, in 100 giorni di costante bel tempo (magari!), 600 euro a notte per un totale di 60mila l’anno. E chi mai investirebbe con certe spese lassù in cima dove arrivano solo veri scalatori e solo se non piove? Invece, oplà, nel 2018 un investitore salta fuori. È Stefan Perathoner e, ricorderà il Corriere dell’Alto Adige, era rappresentante dei rifugisti privati all’interno dell’associazione albergatori (Hgv) e consigliere comunale della Svp nel municipio di Castelrotto, dove lavorava anni fa come capo dell’ufficio legale il quasi compaesano Arno Kompatscher, Presidente oggi dell’opulenta Provincia. Fiducioso nell’avvenire (e nelle prebende pubbliche), l’imprenditore chiede anzi di ingrandire il rifugio.
Quanto? Più possibile. Al punto che, scriverà Riccardo Bruno sul Corriere della Sera, sarà tirata su infine «una piramide a tre piani, al posto di una casupola che quasi scompariva alla vista». Così impattante con le sue superfici metalliche tipo astronave tra le guglie («Certi architetti vogliono metterci il marchio», accusa Georg Simoni) da esser bocciata da CAI e Alpenverein, non una ma due volte fino a passare la terza volta, dai e dai, solo in assenza loro e della «commissione paritetica». Risultato: una moltiplicazione «da 319 metri cubi a 2.708 metri cubi»: oltre otto volte la cubatura originale. In un’area tutelata, in teoria, dall’Unesco. Uno sgorbio tale da spingere Legambiente a bollare il neo-rifugio con la bandiera nera: obbrobrio paesaggistico.
Quanto è costato? Un elicottero «da cantiere» — e lassù era indispensabile per quel gigante edilizio — porta dagli 8 ai 9 quintali e costa da 27 ai 35 euro al minuto: da 1.620 a 2.100 l’ora. Tariffe da far accapponare la pelle a un privato senza «aiutini». Da sommare ai costi dei materiali e di una manodopera che a 2734 metri d’altezza sono stratosferici come lo smaltimento di macerie e rifiuti, in un caso perfino persi (parzialmente) nel trasporto. Totale? Girano cifre folli: non ci avventuriamo. Certo è che finora, per il consigliere provinciale di «Team K» Paul Köllensperger che ha sventagliato interrogazioni sul tema, Mamma Chioccia ha aiutato l’amico albergatore con «almeno un milione e 200mila euro». Per un rifugio, secondo Legambiente, «non necessario, dati i parecchi rifugi nelle vicinanze». E nato per offrire trattamenti esclusivi a prezzi esclusivi: 110 euro a notte/mezza pensione in camerata, 130 nelle stanze fino a tre. Una tombola, per gli alpinisti.
La scelta del lusso
Il tutto in linea con la scelta del SudTirolo di puntare su un turismo sempre più deluxe, dove, tra le ire degli scalatori devoti all’antica rude purezza, i rifugi ospitano passerelle di Lamborghini issate mesi fa fino al Comici dedicato al più celebre dei nostri scalatori, apericena sulle vette comodamente raggiunte con funivie chiuse solo a mezzanotte, cene grand gourmet con ostriche di Normandia e gamberi freschi di Mazara.
È questo il futuro? Magari col rilancio di progetti per ora accantonati, quali la torre di cristallo di 18 metri (un condominio di 6 piani) alle Coronelle, come denunciò Valentino Liberto su salto.bz, per «una spesa totale di 16 milioni e 773 mila euro di cui 5,82 milioni finanziati dalla Provincia, che continuerebbe a sostenerne le spese di gestione, stanziando 555 mila euro ogni anno per i prossimi 35 anni»? E magari con la cessione dei terreni demaniali dolomitici? Perché questo è accaduto, al Santner. Anziché darlo in concessione, la Provincia ha svenduto il terreno, che apparteneva ai cittadini italiani, come «edificabile». A 30,5 euro al metro.
Il danno erariale
Una pipa di tabacco. Offensiva anche agli occhi della Corte dei Conti che, ha scritto Chiara Currò Dossi sul Corriere dell’Alto Adige (vedi sotto), ha contestato 600mila euro di danni a due dirigenti provinciali rei d’aver «accettato intenzionalmente di vendere un bene del patrimonio indisponibile a un prezzo di gran lunga inferiore al suo valore reale, omettendo di chiedere un’ulteriore stima adeguata alla natura del terreno oggetto di alienazione». Un danno erariale per il quale i due funzionari difesi (ovvio) dai vertici politici svp, potrebbero addirittura non pagare pegno.
Fino ad aprile 2025, infatti, in attesa di altri rinnovi, è ancora in vigore lo scudo erariale temporaneamente introdotto per ragioni legate all’emergenza Covid e da allora prorogato e ri-prorogato a dispetto della Corte Costituzionale che ha sancito: poteva andare bene, ma non in eterno. Quindi, o viene dimostrata inconfutabilmente una corruzione o ciao. E l’abuso d’ufficio? Cucù: non c’è più.
Da casetta in legno a piramide di metallo
di Chiara Currò Dossi
(pubblicato su corrieredeltrentino.corriere.it il 13 febbraio 2025
La pm Federica Iovene ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sul caso del rifugio Passo Santner. E solo adesso, a distanza di due anni dall’apertura del fascicolo, emerge quanti e quali fossero gli indagati. Otto, ossia tutti i componenti dell’allora giunta provinciale: Arno Kompatscher, Arnold Schuler, Giuliano Vettorato, Daniel Alfreider, Massimo Bessone, Waltraud Deeg, Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer e Thomas Widmann. Le ipotesi di reato sono di abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Il doppio esposto
A far scoppiare il caso era stato il consigliere Paul Köllensperger (Team K) che, nel febbraio 2023, aveva presentato un doppio esposto (in Procura e alla Corte dei conti) per la «svendita» ai privati dei 900 metri quadri di terreno demaniale sotto il Catinaccio sui quali era stato realizzato l’ampliamento del rifugio (che oggi ha quasi nove volte la cubatura dell’originale del 1956). Dei due reati ipotizzati, l’abuso d’ufficio è stato cancellato con l’abrogazione dello scorso anno. Quanto all’ipotesi di falso ideologico, da quanto trapela riguarda la delibera con la quale la giunta, l’11 giugno 2019, scorporò dal «patrimonio indisponibile» della Provincia la particella fondiaria relativa ai 900 metri quadri di terreno sui quali venne poi realizzato l’ampliamento del rifugio, in quanto, a parere dell’amministrazione, aveva perso la sua «funzione pubblica». Diventata parte del «patrimonio disponibile», la particella era stata così venduta ai privati, e cioè alla società Judith + Stefan Perathoner Snc. La stessa che, nel maggio 2018, aveva acquistato la particella da 200 metri quadri sulla quale sorgeva il vecchio rifugio in legno. Un’operazione, quella della vendita dei 900 metri quadri, da 27 mila euro: in pratica, aveva denunciato il Team K, in un’interrogazione in consiglio, 30 euro al metro quadro «per un bene classificato patrimonio dell’umanità e unico al mondo nel suo genere».
In attesa di conoscere le motivazioni che hanno portato la pm Iovene a chiedere l’archiviazione dell’indagine, prosegue l’iter sul fronte della giustizia contabile. La procuratrice regionale della Corte dei conti, Alessia Di Gregorio, ha notificato a due funzionari pubblici l’invito a dedurre, ipotizzando che l’operazione abbia comportato un danno erariale da 600 mila euro (pari alla differenza tra la valutazione dell’area come stimata dai periti e il prezzo effettivo di vendita).
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Questa sarebbe la destra onesta e spartana di Crovella?
Report 2024/25 – Il treno dei desideri – Video – RaiPlayhttps://www.raiplay.it/video/2025/02/Il-treno-dei-desideri—Report-23022025-9cb49bb1-0fe5-4bba-9721-94ebe8c0972c.html?wt_mc=2.www.share.raiplay_vid_Report
Questa è la montagna per pochi “amici” che hanno la crana.
Expo credo che hai centrato in piena il problema. Tu parli di sentieri, natura selvaggia, montagna, tempo per vivere, tempo per respirare….a tutto questo si contrappone un’altra frequentazione ,quella che giustamente tu chiami briatorizzata, apericena, Ferragni ecc….
Non credo proprio che possano coesistere …..pacificamente perché sono concettualmente opposti…..mondi che si odiano.
Expo un conto è evitare l’abbandono cercando di costruire una relazione con l’ambiente che ci circonda che è anche il capitale di chi ci abita. Molto diverso è lo sfruttamento selvaggio di questo ambiente, danneggiandolo e spremendolo giorno per giorno.
@ Balsamo
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Non sono un amante delle montagne Briatorizzate o degli apericena, ma vedo con tristezza il bosco che si riprende strade e sentieri.
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Anche nella mia breve vita, ricordo sentieri che erano frequentati , non per gli apericena, ed adesso sono completamente chiusi.
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Una montagna cosi è bella per gli animali selvatici, ma e’ diventata così proprio perché gli uomini che la frequentavano non ci passano più , e lo testimoniano i vecchi sentieri ostruiti.
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Anche se a volte mi fa piacere avere la mia montagna “esclusiva” ,non sono sicuro di desiderare l’abbandono generale per le montagne.
Scrive Gastroillogica al #61:
Sante parole, sarebbe troppo bello.
Purtroppo mi sembra già di sentire gli strilli: “soluzione bolscevica, nemica della libera iniziativa privata”, eccetera.
Una soluzione del genere non passerà mai, e quand’anche passasse sono sicuro che chi può troverebbe il modo di aggirarla…
Ho appena telefonato al mio uomo alla Crusca. Mi ha informato che prossimamente uscirà sul sito un articolo sulla crovellizzazione.
Nel seguito vi anticipo la definizione del lemma.
Crovellizzazione: sost. f. Implacabile e logorroico processo di bombardamento dialettico, che consiste nel ripetere la stessa cosa per un milione di volte fino alla devastazione del cervello del proprio interlocutore, il quale, esausto, abbandona infine la discussione.
@62 “Sentieri chiusi dalla vegetazione , vie che nessuno và a ripetere , strade interrotte […]”
Expo, in Apuane di questa roba ce n’è un sacco.
Percorsi abbandonati di antichi cavatori, creste e sentieri raramente percorsi, cime ancor più raramente salite, vie da (ri)scoprire: tutti luoghi dove usare il proprio intuito per orientarsi su scarse o del tutto assenti tracce.
Proprio per questo posti bellissimi!
E poi ci sono le cave. In quella di Michelangelo ti portano su in Land Rover per ammirare un tramonto mozzafiato e fare un apericena esclusivo degustando lardo di Colonnata.
Ma il problema è la visione inclusiva, si capisce. Mica la mercificazione della montagna…
Se la Santanché giudica qualcosa corretto allora probabilmente è contro la legge…
Per me va benissimo. Magari dovremmo provare a chiderlo alla ministra se gli pare corretto.
ERRATA CORRIGE
Santanchizzazione mi pare etimologicamente piú appropriato. O no?
Lo propongo all’Accademia della Crusca?
Di me? Ne sei sicuro?
A me le montagne abbandonate come le vie abbandonate che nessuno ripete, mi piacciono un casino.
——— NEOLOGISMI ———
Dopo la riminizzazione del territorio, qui nel GognaBlog abbiamo inventato la briatorizzazione e la santanchetizzazione.
P.S. Poi ci sarebbe la crovellizzazione… Ma qui mi fermo altrimenti Carlo mena.
No , quando si parla di “valorizzazioni” troppo invasive briatorizzato o trumpizzato è il termine giusto..
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Però io di montagne abbandonate ne ho viste forse più di te..Sentieri chiusi dalla vegetazione , vie che nessuno và a ripetere , strade interrotte e mai riparate , perchè non ha senso avere una strada se non c’è un paese o una comunità che la usa..Fino a che rimane adatta al nostro “gioco” , uno sfogatoio per i nevrotici che abitano nelle città , sempre di più.Credo sia un concetto vicino a quello che Gogna menziona quando parla delle radici della montagna in un pezzo recente…Poi il gioco diventa meno premiante , e la montagna diventa un mucchio di rovi frequentato solo dagli animali , unici vincitori.
Un missile approdato in quota, tutto cosí sbrilluccicante: le foto del “prima”, con una piccola struttura di pietra, e del “dopo” (con una cosa che potrebbe essere figlia di Ghery/Hadid/Piano), mettono un po’ di tristezza a chi pensa che la montagna debba essere un luogo aperto, naturale, preservato, fruibile ed anche un po’ antitetico alla città: ritrovarci una cosa luccicante che pare una discoteca o un museo, fa strano.
La storia dei rifugi é lunga e, perlomeno in Trentino, veramente ancorata nel senso dei luoghi: per andare sull’Adamello dalla Val Genova si passano le rovine, incendiate, del primo Bedole e poi, se si sceglie la via escursionistica, quelle bombardate del primo Mandrone, ad imperitura memoria di ció di cui siamo capaci (farci la guerra per misurare chi ha l’esercito piú grosso). Anche andando al Caduti dell’Adamello (o Lobbie) si sente molto forte questa storia pesente di “ricovero con cibo e letti”: a stagione avanzata si passa sul hjiacciaio superando cataste di legno annerite, suole di scarpe centenarie, e lattine di fagioli del primo novecento, vuote ed arrugginite. La montagna da piú di cento anni da queste patrti é fatta anche di questo: un letto, un pasto caldo, un posto dove poter “trovare ricovero”.
Da qui a volerci fare un luogo inserito in una logica di guadagno ce ne passa: ed ecco perché questi luoghi non dovrebbero essere mai privati, ma semi-pubblici, ma che siano di “uso comune” della comunitá, soggetti a regole e condivisione. Cosí una amministrazione (pubblica, ma corrompibile perché umana) non potrebbe svendere il loro terreno – a dei privati.
Il bosco incolto è natura.
Il bosco briatorizzato e santanchetizzato è SCEMPIO.
Se dovessimo scegliere , esiste un compromesso fra la montagna briatorizzata ( bellissimo neologismo ) , ed il bosco incolto che si rimangia i retaggi del tempo che fù ?
Proprio non ci arrivi…triste, in un certo qual modo.
La disquisizione della differenza fra “la montagna è di tutti” e “la montagna per tutti” è una classica fisima mentale che magari regge a tavolino, ma non nella realtà concreta.
A parte il fatto che, nella mia visione esclusiva io NON metto divieti espliciti, ma renderei “complesso e scomodo” l’accesso alla montagna per la massa dei cannibali, tornando alla disquisizione se uno sostiene “la montagna per tutti”, inevitabilmente apre le porta ai cannibali. Hai un bel dire a questi: “potete andarci, in montagna, ma dovete comportarvi bene e senza chiedere al sistema turistico che vi faccia trovare cucina stellata, ostriche e champagne e apericena con cubiste….” Queste raccomandazioni, ai cannibali, non fanno né caldo né freddo perché i cannibali sono cannibali R QUELLE COSE LI’ VOGLIONO. Se non fossero cannibali, alla conclusione che in montagna NON si pretendono quelle cose ci arriverebbero da soli. Se non ci arrivano, vuol dire che NON vogliono rinunciare a quelle cose e quindi non seguono neppure le indicazioni “di buona creanza”. Per cui, nella realtà dei fatti “la montagna per tutti” significa di fatto aprire le porta alla massa incontrollata dei cannibali e infatti i risultati li vediamo.
Cmq, continuate così: lasciate aperta la montagna a cani e porci e alla fine essi porteranno su tanta “crana” in quota e stimoleranno gli appetiti degli imprenditori. Non scandalizzatevi se, come conclusione consequenziale della vs mentalità, si concretizzano gli scempi, che siano i rifugi o le miriadi di impianti…
@54 HO ESPLICITAMENTE DETTO, MILIONI DI VOLTE, CHE PIU’ NESSUN RIFUGUIO (CAI O NON CAI) OFFRE UN SERTVIZIO SPARTANO. Lo scritto anche nella mail di poche ore fa, vedi che “non leggi bene”.
MA ANCHE QUESTO ANDAZZO DEL CAI E IN PARTICOLARE DELLA GESTIONE DEI SUOI RIGUFI E’ FIGLIA DELLA VISIONE INCLUSIVA (che purtroppo ammorba anche il CAI) E NON E’ FIGLIA DELLA VISIONE ESCLUSIVA E SPARTANA.
Se i rifugi stanno andando verso una visione consumistica (ostriche e champagne, apericena, cubiste ecc) o anche solo se di fatto “obbligano” a prendere la mezza pensione, QUESTO E’ FIGLIO DELLA VISIONE INCLUSIVA, per cui tutti i montagna e ciò alimenta il business e quindi alimenta gli appetiti predatori degli operatori.
A me sembra chiarissimo che come al solito parli una tua neo-lingua e non sei capace di ascoltare gli altri anche solo quel minimo per poter discutere.
C’è una sottile ma importante differenza tra la dizione usata da me e da altri “la montagna è di tutti” e “la montagna per tutti” di cui parli tu e che nessuno qui difende (se non forse qualche clone, sostenitore di olimpiadi e funivie che ogni tanto appare).
“La montagna è di tutti” significa che tutti devono poterla frequentare senza limiti di cittadinanza, sesso, censo, appartenenze politiche o di associazione, ecc., ma non vuol dire in alcun modo che questo significhi che l’accesso debba essere facilitato affinché possano accedervi tutti.
“La montagna è di tutti” significa anche che deve esserne preservata quanto più possibile la naturalità con parchi e zone di rispetto, eventualmente anche ponendo vincoli alla frequentazione o alle attività umane se e dove necessario.
Spero sia chiaro che con queste premesse tutte le tue continue, ripetitive sbrodolate sono assolutamente campate per aria.
La tua insanabile contraddizione sta nel fatto che sostieni orgogliosamente proprio chi è fautore della montagna briatorizzata, chi cerca da sempre (e purtroppo riesce) a depotenziare i Parchi Nazionali (dall’Adamello al Gran Paradiso), che tuona contro lacci e lacciuoli che impediscono di “valorizzare” la natura in nome dell sviluppo e dell’economia (e non solo in montagna)
Fammi un elenco dei rifugi CAI che adottano un servizio spartano come lo vuoi te.
Quali sarebbero??
A me sembra chiarissima la filiera concettuale che porta agli scempi. La mentalità inclusiva (“la montagna è per tutti”), che ha preso dominio circa 25-30 anni fa, ha portato in montagna caterve di gente, molti dei quali cannibali con mentalità consumista. Tanta gente = tanta grana lassù e ciò ha scatenato gli appetiti predatori degli imprenditori di turno. I quali spesso sono legati a filo doppio con i politici in carica (di qualsiasi colore e partito) e quindi ottengono finanziamenti a fondo perduto e permessi vari per costruire gli scempi.
Ena mentalità opposta, cioè esclusiva (o quanto meno NON inclusiva come quella attuale) e soprattutto selettiva affinché chi va in montagna lo faccia con approccio spartano e “tirchio”, non mi pare proprio che alimenterebbe un business in quota, quindi non scatenerebbe gli appetiti predatori e quindi non si arriverebbe agli scempi o quanto meno a così tanti scempi, ecc ecc ecc.
Alcuni mi attaccano su presunte mie contraddizioni che non esistono e difatti dimostrano costantemente che non capiscono quello che dico. La mia visione esclusiva della montagna è perfettamente coerente con una visione esclusiva del CAI (=via quelli che io chiamo i falsi soci) e con una visione spartana e tirchia nell’uso di rifugi, bivacchi e infrastrutture varie. Paradossalmente sarei in contraddizione con la mia visione esclusiva proprio se dicessi che va bene che ci siano più soci possibile del CAI e che nei rifugi (sia CAI che privati) si faccia cucina stellata, ostriche e champagne, apericena con cubiste… PURTROPPO L’ANDAZZO PER CUI OGGI NEI RIFUGI ALLA FIN FINE RTI SPINGONO A PRENDERE SOLO MEZZA PENSIONE (cena serale, pernottamento, colazione completa) E’ FIGLIO DELLA MENTALIATA’ CONSUMISTICA CHE A SUA VOLTA E’ FIGLIA DELLA VISIONE INCLUSIVA DELLA MONTAGNA E NON DI QUELLA ESCLUSIVA.
Per cui è la mentalità di cui vi dichiarate sostenitori che crea il male in montagna e non la mentalità opposta, come appunto la mia. PRECISO CHE LA MIA MENBTALITA 2ESLUSIVA2 NON HA NULLA A CHE FARE CON UNA SELEZIONE ECONOMICA, ANZI: E’ UNA SELEZIONE DI SPIRITO E DI APPROCCIO ALLA MONTAGNA, NON DI DENARO
Vero, anche lui è stato una bella bandiera al vento dell’opportunismo.
Messner ha fatto scuola e aperto la via…. manifatturiera e commerciale in alta quota.
Incredibile, il modello caiano Crovella, che vuole fuori dal CAI i falsi soci che non concordano con la politica del sodalizio, rema contro la inclusività montana del CAI. Crovella che vuole affamare i rifugi CAI invitando a non sperdici manco un fiorino condumando pane e salame autogestito.
Caro Balsamo, ti devo avvertire purtroppo che d’ora in poi non potrò piú permettermi la lettura dei tuoi commenti arzigogolati da azzeccagarbugli (o, per rimanere in tema GognaBlog, da campione mondiale di arrampicata sugli specchi).
Ho scoperto che mi bloccano la digestione. 😀 😀 😀
D’accordo con Balsamo (#44) e Geco (#47).
Aggiungo che spesso sono proprio gli abitanti della montagna (di certa montagna) i primi a NON vedere di buon occhio chi ha un approccio spartano, perché “non spende”, “non lascia niente sul territorio”, ecc.
E così la tutela e la conservazione dei beni comuni vengono puntualmente sacrificate sull’altare del profitto (di pochi, mentre ai lavoratori, more solito, sono riservate le briciole a condizioni vergognose), o del suo miraggio.
Dico un’ovvietà per prevenire certi commenti: non auspico che le montagne tornino al medioevo o all’economia di sussistenza, ma che si trovi un equilibrio.
Utopistico? Allo stato certamente sì.
Non è assolutamente corrispondente al vero che le orride speculazioni paesaggistiche/edilizie/ambientali sulle Dolomiti vengano dal concetto di “inclusività”: non ha nessun potere reale. Il potere reale, in montagna come in valle e nel villaggio,c’è l’hanno i soldi, o al massimo, in senso allargato , gli interessi materiali coinvolti nei vari business o cantieri che di volta in volta si presentano sul luogo. E spesso è un coacervo di interessi, magari fra il tal imprenditore che vuole investire ( cioè aumentare la remunerazione di una parte dei suoi capitali), un altro che si associa, qualche albergatore, qualche impresa edile locale ( o provinciale/regionale), qualche architetto e/o geometra ecc e qualche amministratore comunale o regionale,ecc. Insomma, qualcuno che ha da guadagnarci ( e anche indirettamente, ad esempio quando una parte dei locali assiste agli scempi senza opporsi perché pensa di guadagnarci qualcosa come aumento del valore della propria casa o zona o terreni,ecc). È una dinamica ahinoi troppo umana, ma quando attuata in luoghi ( che comunque sono di tutti) particolarmente pregiati, andrebbe frenata con leggi,tetti massimi,ecc. Ma sappiamo che fermare i soldi è difficilissimo. Io semplicemente, nei posti ormai rovinati/inguardabili ( molta Val di Fassa, sempre più Ampezzano, ecc,ecc, ) semplicemente non vado quasi più e apro gli occhi a chi ci vuole andare e li dirotto altrove.
Bertoncè, ma fai davvero?
Te lo riscrivo: il mio commento #33 è a seguito del commento #28 di Crovella e non del #12 (tldr – per i boomers: troppo lungo, non ho letto).
E il chiedo venia era una risposta ironica all’affermazione di Crovella che gli altri non capiscono mai niente perchè i suoi “ragionamenti sono troppo sofisticati” (a proposito, secondo te lo dice per scherzo o lo pensa veramente? 🙂 ).
Mai che gli venga il dubbio che le sue lenzoulate siano indigeribili, non solo per quello che c’è scritto ma anche semplicemente per le dimensioni 🙂
Eddai, Bertoncè, su…
‐——– SENZA PUDORE ‐——–
Ma sei hai perfino chiesto “venia”!
Te lo ripresento nel seguito, cosí puoi rileggerlo con tranquillità.
“Non è che non l’ho capito, Crovè, è che non l’ho proprio letto. Troppo lungo e avevo da fare: saltato a piè pari. Chiedo venia […].”
@41 “[…] questa viene al seguito della gente che va in montagna per una visioone inclusiva della montagna”
Crovella, temo che tu confonda l’inclusività con il consumo senza regole e confonda, vieppiù, la causa (speculazione e mercificazione della montagna) con l’effetto (overtourism).
Non è la visione inclusiva della montagna a generare speculazione e mercificazione, bensì è la visione predatoria — guidata da interessi solo economici e politici — a creare un modello turistico invasivo, che poi sfocia nell’overtourism.
Inoltre, nel caso di specie dei rifugi c.d. di lusso, di cui qui si parla, che selezionano deliberatamente in base al reddito una clientela elitaria, siamo esattamente all’opposto di qualsiasi idea di inclusività.
Certamente in un “contesto di montagna spartana e scomoda” ci andrebbero “solo quattro gatti in croce“, ma qui, con me, sfondi una porta aperta.
Infatti, fosse per me io tirerei via tutto, compresi i bivacchi che tu ritieni utili (e già sul criterio di utile per un manufatto in qota ci sarebbe da discutere parecchio).
Ma mi rendo conto che la mia è una idea radicale e irrealizzabile e i primi a non volere questo (e anche a ragione, per certi aspetti, e lo comprendo) sono proprio quelli che in montagna ci vivono.
Bisognerebbe trovare un equilibrio meno sbilanciato dalla parte della crana, Crovella, ma ne saremo capaci ?
Io sono pessimista, e con la propaganda, come ho già detto, non ho mai visto risolvere un problema.
Per cui chi è un sostenitore, sul piano ideologico, della visione inclusiva della montagna, non deve poi frignare se ci sono gli scempi, che ne sono la conseguenza logica della posizione ideologica che costui sostiene.
Io aborro la visione inclusiva della montagna a prescindere dal fatto che essa determini, come conseguenza, gli scempi. La aborro perché la montagna è una cosa bella se resta per pochi, mentre una montagna per tanti inevitabilmente si sputtana. In più devo pure beccarmi gli scempi che sono la conseguenza della visione INCLUSIVA e, infine, assisto anche alle lamentele dei sostenitori della visione inclusiva, i quali frignano perché ci sono gli scempi e non riescono neppure a capire che, se gli scempi ci sono, E’ COLPA LORO (colpa ideologica). Basta invertire il modello in montagna e gli scempi si ridurranno drasticamente.
NON FATEMELO RISCRIVERE PIU’ SENNO’ DAVVERO NON RIESCO A NON DUBITARE DLLE VS FACOLTA MENTALI.
@40 “Chiunque […]”
Bertoncelli, sono pienamente d’accordo con te.
Infatti, il mio commento #33 e successivi sono riferiti alla frase “conseguenza inevitabile della concezione inclusiva“, scritta da Crovella nel commento #28, che ho anche indicato come riferimento nel mio primo commento (l’hai letto? 🙂 ).
Ma sono così d’accordo che, alla tua banale considerazione, aggiungerei che chi desidera criticare le altrui azioni, dovrebbe prima accertarsi che tali azioni siano state effettivamente commesse.
Altrimenti, tanto per cercare di restare al livello del tuo esempio, anche dopo aver alzato il coperchio del water rischia di farla fuori dalla tazza.
Spero di non aver complicato troppo il concetto.
@39 e’ proprio la crana il punto chiave, ma questa viene al seguito della gente che va in montagna per una visioone inclusiva della montagna. Infatti tanta gente in montagna (conseguenza della visione inclusiva della montagna) = tanti sghei che girano in montagna, per cui solleticano l’appetito di tanti imprenditori che fanno cose losche con i politici di turno e si fanno dare finanziamenti a fondo perduto per costruire rifugi lussuosi e in stile consumistico (o mille altri scempi)
All’opposto, in un cointesto di montagna spartana e scomoda, se in montagna ci vanno solo quattro gatti in croce, che magari, come i piemontesi vecchia maniera, si portano pane e prosciutto da casa e una borraccia di acqua di fontana e quindi spendono quasi niente, il business in montagna non si crea proprio, per cui lassù non gira la “crana” e non si solleticano gli appetiti degli imprenditori e non si arriva alla costruzione di rifugi 7 stelle e dei mille altri scempi…
ERGO GLI SCEMPI (che siano rifugi, impianti, strade, bivacchi inutili ecc ecc ecc), SONO CONSEGUENZA DELLA VISIONE INCLUSIVA DELLA MONTAGNA PERCHE’ E’ QUESTA CHE FA ANDARE SU TANTA GENTE E QUINDI PORTA SU TANTA “CRANA”…
Chiunque voglia partecipare al forum, in particolare se desidera riferirsi a commenti precedenti, è ovvio che prima li deve leggere.
Questa considerazione è talmente banale che mi imbarazza farla. È come dire a un bimbo che, prima di fare la pipí, deve alzare il coperchio del water. Però per qualcuno evidentemente trattasi di concetto troppo complicato: bisogna insegnarglielo.
@35 “l’ho spiegato stamattina, mi pare al 12. Non lo riscrivo. Il fatto che tu non capisca i mie ragionamenti […]”
Non è che non l’ho capito, Crovè, è che non l’ho proprio letto. Troppo lungo e avevo da fare: saltato a piè pari. Chiedo venia, ma tu cerca di essere più sintetico.
Però se continui a insistere che la ricerca del lusso nei rifugi in montagna è “conseguenza inevitabile della concezione inclusiva“, mi sa che quello che non ha capito non sono io. Riguardo a questo tema, più che ostinarti ad esecrare il c.d. woke (qualunque cosa sia), padre di tutti i mali, dovresti concentrarti sulla crana, amico caro.
@34 “spesso le sue boutade sono solo stronzate”
Tipo come quando diceva di bere varechina per combattere il COVID ? 🙂
Expo, come comico non lo trovo affatto male, ha una dote rara – non sai mai se scherza o dice sul serio.
Un pò come Crovella (a me il dubbio che stia prendendo tutti per il naso, ogni tanto a certe sue “uscite” ricorre).
Ma un conto è se lo fa un Crovella, che conta più o meno (soprattutto meno) come un Balsamo, un conto è se lo fa un POTUS. Che, a mio parere, più che “spregiudicatezza” e “doti di giocatore d’azzardo” dovrebbe avere tutt’altri pregi.
E’ già un pò che lo so, ma te lo ricordo visto che sei anziano.
Se vi piace privilegiare la montagna inclusiva anche a scapito delle montagne (vedi scempi in stile rifugi Santner), vi terrete la montagna che vi piace. Io so andarmi a cercare valloni dove non incontro anima viva, anche stando a 40-50 km da Torino. Certo, se andassimo in montagna solo a piedi come dice Bertoncelli, almeno inizieremmo a tagliar via la gran massa vomitevole di cannibali (come quelli della notizia sottostante). Non è tutto, ma è già qualcosa.
“In montagna con la motoslitta, ma i suoi salti innescano una valanga”
Un’escursione in motoslitta sulla neve tra padre e figlio ha preso una piega spaventosa quando uno dei due uomini ha innescato una valanga saltando con il suo veicolo. Sabato 22 febbraio, Dodge Poelman e suo padre Ryan erano sulla cima di Ant Knolls, nello stato americano dello Utah, divertendosi a discendere a turno il ripido pendio in motoslitta. Durante una discesa di Ryan, però, i suoi salti col veicolo hanno innescato una valanga che ha seppellito entrambi, non solo Ryan che era in sella ma anche il figlio Dodge che riprendeva tutto a valle. Dodge è stato il primo a liberarsi, ed è andato ad aiutare il padre finito scaraventato contro un albero e seppellito dalla neve fino al collo. Una volta arrivati i soccorsi, ci sono volute due ore e mezza prima che Ryan venisse finalmente trasportato in elicottero in ospedale, dove è giunto con entrambi i lati del bacino fratturati e una emorragia interna. A detta del figlio Dodge, però, è già sulla via della guarigione.
@32 Ne hai messo di tempo per capirlo…
@33 il ragionamento per cui i rifugi milionari sono, PARADOSSALMENTE, figli della visione inclusiva che fa andare su tanta gente ecc ecc l’ho spiegato stamattina, mi pare al 12. Non lo riscrivo. Il fatto che tu non capisca i mie ragionamenti, non è perché sono sbagliati i mie ragionamenti, ma perché i miei ragionamenti sono troppo sofisticati per te.
Circa Trump tutt’altro che a 90 gradi, basta stare sulla stessa barca.
Circa Gaza a me quello che interessa è che spostino i palestinesi, perché se restano lì Israele riprenderà a bombardarli. Ho già detto milioni di volte che chi aveva a cuore il destino dei palestinesi avrebbe dovuto attivarsi per farli spostare mesi fa: ora si registrerebbero 50.000 morti in meno. Non mi fa impazzire che Trump faccia di Gaza una “riviera” per il turismo. A me risulta che gli israeliani vogliano farne un quartiere residenziale, certo moderno e chic, ma per chi lavora a Tel Aviv e non per turisti milionari (o non solo).
Trump e Musk possono non piacere , ieri ho scaricato il loro filmato sulla “nuova gaza” , e mi sembrava partorito da qualcuno sotto cocaina.
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On the other hand , parliamo di una personalità anomala che fra i pregi ha , oltre alla spregiudicatezza, anche doti di giocatore d’azzardo: spesso le sue boutade sono solo stronzate per tastare il terreno.
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Di sicuro c’è che sta cercando di mettere mano all’economia reale Usa , perché gli Usa non possono andare avanti a lungo a stampare moneta con quel deficit.
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https://youtu.be/soAalDJvJhs?si=R29R1HPJhvl4e0xH
#28 “[…] prolifereranno gli scempi in stile nuovo rifugio Santner, è conseguenza inevitabile della concezione inclusiva”
A Crovè, ma che stai a dì. Rifugi milionari come “conseguenza inevitabile della concezione inclusiva” ? :O
Ma seriamente dici ?
Hai una strana idea di “inclusività“, permettimi di dirlo. Ma se ti piace Trump, sebbene non a “360 gradi” (magari solo a 90 gradi, allora :lol:), non c’è di che stupirsi troppo.
Chissà cosa ne penserebbe Trump del tuo motto “più montagna per pochi”… 🙂
Crovella leggo benissimo, non è che non capisco niete, NON CAPISCO TE, perchè sei un OPPORTUNISTA, un ottimo rappresentante di quella destra elitaria, gerarchica, militarizzata, squadrista, irrispettosa delle idee altrui, irrispettosa delle diversità, machista. Di quella destra che vuole tutto per se, che vuole tutto per pochi eletti.
“come al solito non capisci proprio niente”
…caso preclaro di bue che da del cornuto all’asino…
È come il gioco dell oca loca si parte da passo Santner si ritira i dadi e si torna spesso alla striscia di(Gaza)partenza…
Benassi, come al solito non capisci proprio niente. Dovresti imparare a leggere meglio. Non ho detto che non mi piace in assoluto, dico che non è, in tutti i personaggi, la mia destra preferita, ma resta la parte politica in cui mi riconosco (ci sono anche personaggi che m i piacciono in quanto tali). Soprattutto preferisco che sia spazzato via tutto il quadro woke-volemoseneme-inclusione ecc, quadro che ho sempre avversato da che sono nato e che finalmente mi pare che l’evoluzione della storia stia spingendo ai margini. prendiamo Gaza: è dall’ottobre 2023 che affermo pubblicamente che la soluzione di quel problema non può che prevedere lo spostamento dei palestinesi. Finalmente arriva trump e espone la ste4ssa idea. Trump è uno che, se si convince di una cosa, quella cosa la “fa”: rispetto a quanto posso fare io, ovviamente lui ha il potere del Presidente USA. Bene Trump non è il mio idolo a 360 gradi, alcuni suoi risvolti non mi piacciono in modo particolare, ma certe cose che Trump intende fare, io le condivido da tempo immemore e se, grazie a lui, saranno “fatte”, non posso che dire: viva Trump!
Prego, fate pure. SIETE VOI I COMPEVOLI DELLA SITUAZIONE IN ESSERE E VI LUSTRATE PURE LA MEDAGLIA. Come ho già detto più volte, continuate pure a “tifare” per una montagna aperta a tutti e i risultati si vedono ad occhio nudo, basta guardarsi in giro. Non stupitevi se prolifereranno gli scempi in stile nuovo rifugio Santner, è conseguenza inevitabile della concezione inclusiva. Il meccanismo è molto semplice: più gente, più soldi che girano, più appetito degli operatori, più finanziamenti pubblici elargiti agli amichetti, più rifugi consumistici (se non sono rifugi, sono impianti, strade, bivacchi ecc.). Se siamo nella generale situazione di “m” sulle attuali montagne, lo si deve innegabilmente alla concezione “inclusiva” che ha preso il campo a cavallo del 2000 e da allora è divampata. Per rompere il cerchio vizioso occorre staccare il cordone ombelicale con la concezione inclusiva, altrimenti inutile frignare: i vari scempi in stile rifugi Santner sono destinati a moltiplicarsi all’infinito, in quanto sono figli della concezione inclusiva e non della concezione “esclusiva”.
Al contrario una montagna per pochi, cioè una montagna spartana e oculata, alla vecchia maniera, stroncherebbe sul nascere gran parte degli abusi consumistici e sono convinto che i vari scempi in stile rifugio Santner verrebbero abbandonati e si tornerebbe ai rifugi vintage.
Ma che modo è di ragionare?!?!?
Anche se questa destra non ti piace, siccome sei di destra, li voti ugualmente .
Ma che modo è di ragionare?!?!?
Come il marito che per fare dispetto alla moglie si taglia il pisello.
Numero UNO!!!!
Io la vedo come Matteo (#18) e, credo, tanti altri come lui.
La montagna è un bene comune, cioè di tutti, e tutti devono poterci andare liberamente, in base alle capacità di ciascuno. Il che NON implica assolutamente che si debba adattare la montagna al livello di chi la vuole frequentare.
Quindi: educazione dei frequentatori da un lato e TUTELA del bene comune dall’altro.
Ma poi i schei fanno gola a tutti… e tutti vediamo come va a finire (e non solo in montagna).
““Più montagna per pochi“, purché tra quei pochi ci sia io, naturalmente.”
Peggio ancora direi, purché sia io a definire chi è degno e chi no. E perché è degno.
Ancora più di destra, di questa destra, degli amichetti e delle consorterie.
Anche perché rapidamente diventa il più degno = chi se lo può pagare.
D’altra parte da uno che in politica fa il tifo…
“Più montagna per pochi“, purché tra quei pochi ci sia io, naturalmente.
Concetto molto di destra.
Di qualsiasi destra.
Certo che la destra che vince oggi, sul piano politico elettorale sia italiano che mondiale (Trump, ecc), è quella che vediamo tutti. difatti non sono innamoratissimo, anche se, per quanto non sia la mia destra ideale, è per sempre “destra” e io, che sono un tifoso della destra, preferisco cmq e quella destra “lì” alla sinistra, specie alla sinistra quella woke ecc. Gli esponenti della destra §”seria” non amano candidarsi e farsi eleggere, perché abbiamo ben chiaro che la politica attiva è una cosa “sporca” e tendenzialmente non ci piace sporcarci con la politica. Nel mio piccolo, io coltivo l’interesse per la politica da quando ero ragazzo, è un interesse cui tengo molto, ma non mi sono mai candidato perché preferisco, per esempio, starmene a leggere un libro piuttosto che trascorrere lo stesso tempo in Sala Comunale nel ruolo (mettiamo) di consigliere , peraltro remunerato…
Nell’accenno alla mia risposta a Bertoncelli non hai capito niente, come peraltro non capisci mai nulla su nessun tema. Certo che se togli la funivia al rifugio Torino, a piedi lassù ci arriva solo il 10% (forse) degli attuali frequentatori. Meglio dell’attuale casino, ma che c’entra? Non è quel punto lì il centro delle mie riflessioni. La mia risposta a Bertoncelli è che nell’accezione “più montagna per pochi” il termine “pochi” è proprio voluto e non negoziabile (quindi non sostituibile, né con la proposta avanzata da lui né con qualsiasi altra ipotesi). Perché è un questione di “spirito/filosofia di approccio alla montagna” e non di sola preferenza nel salire a piedi. L’esempio che ho fatto dei “dislivellisti consumisti” dimostra che si può prediligere andar su a piedi e ciò nonostante esser consumisti briatoreschi, anzi… Quindi NON è il solo salire a piedi che fa selezione concettuale, anzi. Certo contribuisce , perché proprio i ciabattoni almeno quelli non li hai più, ma non è solo quello il punto, c’è molto altro…
“Per cui ragionare verso un’ideologia rinfacciandole che non sia tutta compatta è un errore dell’osservatore e non dell’ideologia.”
Assolutamente vero ed è l’argomentazione -e l’errore- cui tu e quelli come te ricorrono regolarmente (“si, ma Stalin”, “e le foibe allora”, “allora liberi tutti”, ecc.)
Detto questo, esisterà anche la destra che sogni (e me ne vengono anche in mente esempi preclari del passato), ma quella che vince, quella che comanda, quella per cui voti è tutta un’altra destra. La destra che produce la Santanché, appunto, e altri fenomeni di intelligenza politica, savoir-faire, senso dello Stato e oculata gestione come Delmastro, Sangiuliano, Lollobrigida, Salvini, Valditara…solo per restare in Italia e non citare Trump o Milei!
Questa è la destra adesso e di questa parliamo. Ne hai in mente una più presentabile? Faccela vedere
Infine mi sembra proprio che tu stia contraddicendo un vecchio intervento sostenendo che il tuo “piùmontagnaperpochi” non corrisponda (anche) a “montagnasoloapiedi” solo per denigrare i performer da 2000-2500 m di dislivello…togli la funivia e vediamo quanta gente arriva al Torino o fa il giro di Lavaredo.
Piccolo excursus che NON c’entra con l’articolo, ma mi pare che sia necessaria la precisazione. La destra, in Italia come nel mondo, non è un fenomeno compatto e omogeneo. Peraltro non lo è neppure la sinistra e non lo è mai stato, altrimenti in Italia non avremmo avuto storicamente una costellazione di partiti di sinistra, come il PCI, il PSI, il PSDI e altri di cui non ricordo neppure più la sigla. Se la sinistra fosse “una sola” avremmo sempre avuto un solo partito di sinistra. Quindi se è fenomeno composito la sinistra, perché vi stupite se lo è anche la destra? Per cui ragionare verso un’ideologia rinfacciandole che non sia tutta compatta è un errore dell’osservatore e non dell’ideologia. Esponenti di destra seria e oculata esistono eccome, ma in genere (specie se torinesi) non amano (come fa il sottoscritto, nel suo piccolo) l’impegno politico in senso esplicito (cioè candidarsi ecc) per cui gli esponenti della destra che arrivano alle cariche istituzionali raramente sono veri rappresentanti della destra rigorosa e oculata. Ci sono cmq anche rappresentanti della destra seria che arrivano alle cariche istituzionali, solo che non li identificate perché per voi fanno tutti schifo uguale in quanto siete condizionati dal vs pregiudizio aprioristico.
Bertoncelli. Premesso che io NON ricerco MAI il consenso, né qui né altrove e su nessun risvolto dell’esistenza (per cui dico pane al pane e vino a vino e se non piaccio me ne sbatto, qui come altrove), ma ci tengo a precisare che non c’è coincidenza fra “più montagna per pochi” e “più montagna per chi sale a piedi”. Anzi, stante l’aumento delle performance tecnico-atletiche degli ultimi decenni (con gente che fa anche 2.500-3.000 metri di salita a piedi o con gli sci, in un solo giorno), i due concetti tendono addirittura a divergere e confliggere. I grandi performer atletici dei nostri giorni sono figli di una mentalità che vede la montagna solo prestazionale, il che si lega a una concezione consumistica e quindi costoro si inseriscono del filone dei briatoreschi: di conseguenza sono alimentatori del Circo Barnum e non ostativi ad esso. Il concetto “più montagna per pochi” è un concetto selettivo completamente diverse e ha a che fare con la visione spartana della vita, prima ancora che della montagna. Puoi fare anche solo 200 metri di dislivello ed essere un amante della montagna vecchio stile e, invece, puoi fare 3.000 metri di dislivello ed essere un consumista, quindi uno che alimenta la proliferazione degli scempi stile nuovo rifugio Santner. Ecco perché uso quella specifica definizione e non altre: la montagna rimane bella se NON è inclusiva. Una montagna inclusiva o quanto più inclusiva possibile, è inevitabilmente una montagna sputtanata. e’ una questione di testa e di spirito.
Non perdo tempo a spiegare per filo e per segno i passaggi in funzione dei quali la Santanché è figlia della visione del “diamo tutto a tutti”, che alimenta il consumismo più sfrenato (qualsiasi individuo è spinto a cambiare il cellulare ogni 6 mesi) e quindi dà spazio agli appetiti economici di imprenditori stile Briatore e Santanché. Quella NON è la vera destra, perché la vera destra è una destra “oculata”, non solo e non tanto in termini economici, ma metaforici e ampi a 360 gradi. Se uno ha voglia di ragionare da solo, ci arriva da solo a capirlo anche senza che glielo spieghi per filo e per segno. Se invece uno è prevenuto e pensa che la Santanché sia non solo la figlia della destra, ma addirittura “la” destra in quanto tale, ogni mia spiegazione risulterebbe inutile e quindi lo lascio sguazzare nei suoi stupidi pregiudizi.
Non so quale sia la strada intrapresa, da questi politici, che si sono sempre stupiti della condotta corruttiva degli italiani…di cui loro hanno sempre dato la sensazione di non appartenere….
Forse i loro avi si rivolteranno nella tomba; gli stessi che hanno lottato per mantenere e garantire autonomia e progresso a un territorio montano così fragile.
P.S.: concordo con Bertoncelli e ribadisco credere che la montagna sia un bene pubblico, cioé di tutti, e che tutti debbano poterci andare liberamente non significa in alcun modo essere favorevoli alle facilitazioni all’accesso. Anzi.
“la Santanché è figlia conseguenziale dell’ideologia woke di “dare tutto a tutti”
Questa è una idea tutta tua e assolutamente priva di alcun fondamento.
La destra vera, dura, spartana e seria non è mai esistita se non come gerarchizzazione e militarizzazione imposta e talmente poco autodeterminata, che i suoi capi -e sopratutto capetti in sottordine- si sono sempre distinti per i privilegi e le facilitazioni che riservavano a se’ stessi e ai propri accoliti.
Diciamo che la destra che teorizzi appartiene allo stesso mondo a cui appartiene la dittatura del proletariato.
La Santanché invece è proprio figlia della destra storicamente realizzata: soldi, privilegi e impunità agli amici, business prima di tutto, ma sopratutto prima dei diritti e delle leggi.
Carlo, per evitare fraintendimenti – come già succede – dovresti abbandonare il motto “Piú montagna per pochi”.
Il tuo dovrebbe essere: “Piú montagna per chi sale a piedi”. E su quello qui siamo quasi tutti d’accordo.
Ma dov’è questa destra rigorosa e spartana?
Dove si sarebbe nascosta???
Dimmelo, perchè quella che è al gonverno è tutto, meno che rigorosa e spartana.
Difatti io NON sono un sostenitore del capitalismo selvaggio, anzi. Vedo come fumo negli occhi quello che io chiamo il “briatorismo”, cioè la versione iper-consumistica della società. Il discorso sarebbe lungo (e fuori tema qui). Sintetizzandolo, io affermo che anche nell’attività economica nel senso più ampio (quindi ben oltre la montagna) se vuoi dare tutto a tutti ovvio che si scatena il capitalismo selvaggio, emergono i Briatore e le Santanchè. E poi è inutile frignare in Parlamento sulla replica della Ministra la Santanché è figlia conseguenziale dell’ideologia woke di “dare tutto a tutti” più che figlia dell’ideologia di destra, quella della destra vera, cioè la destra rigorosa, spartana e seria. In altre parole, dovrebbe esserci una società “spartana” non perché imposta dallo stato, ma che si afferma per sua autodeterminazione, e che in tal modo regola gli eccessi consumistici e l’ipercapitalismo.
E’ altre sì vero che la mia preferenza per “una montagna per pochi” non è innescata dal voler evitare questi scempi. La mia preferenza è proprio per il fatto che la montagna è una “cosa” bella se resta per pochi, mentre, se ci possono andare tutti, inevitabilmente la montagna si sputtana. E fra i mille modi in cui la montagna, quando diventa per tutti, si sputtana, ci sono questi scempi, m ma sono una delle infinite conseguenze negative dello sputtanamento della montagna. Di fatti io sono contro la montagna per tutti a prescindere da questi scempi, che considero solo come la ciliegina sulla torta dello sputtanamento della montagna.
Non si può volere la montagna per pochi se si è favorevoli alla libertà d’impresa, al libero mercato e al capitalismo, per cui deciditi: o sei alfiere del libero mercato, dello smantellamento dello Stato e dei suoi lacci e lacciuoli, per cui al massimo la montagna puoi comprarla come ogni altra cosa, oppure sei l’inascoltato vate di piùmontagnaperpochi con restrizioni ferree all’accesso e ammissione dopo anni di corsi e patentini caiani…
Comunque credere che la montagna sia un bene pubblico, cioé di tutti, non significa in alcun modo essere favorevoli alle facilitazioni all’accesso. Anzi.
Prima ancora dell’orda “famelica” dei cannibali in montagna, quello che io critico aspramente è la contraddizione di chi da un lato vuole la montagna aperta a tutti e dall’altro strilla come oche isteriche di fronte a situazioni aberranti come il nuovo rifugio di Passo Santner e i vari intrallazzi che ne sono collegati. Inutile fare le verginelle contro questi “abusi”, se si è allineati alla concezione della montagna per tutti: queste situazioni conseguono inevitabilmente alla montagna aperta a tutti (=tanta gente uguale girano molti sghei e quindi si alimenta l’appetito di vari operatori e da lì derivano sia le opere consumistiche sia le elargizioni di denaro pubblico – concesse dai politici in un’ottica di “do ut des”). Meccanismo perverso che qui vale per il suddetto rifugio Santner, ma che vale per infiniti altre esempi scellerati: nuovi impianti nei già immensi comprensori sciistici oppure l’alimentazione finanziaria contro ogni logica di stazioni sciistiche a quota troppo bassa, oppure ancora la costruzione di strade, infrastrutture, bivacchi del menga (in particolare quelli di solo uso diurno), ecc. ecc. ecc.. L’elenco è infinito.
Non si può avere la montagna aperta a tutti senza questi scempi alimentati dal business che consegue proprio alla montagna aperta a tutti. E’ un cane che si morde la coda. Per cui decidetevi: se volete la montagna aperta a tutti, dovete avere la coerenza di accettare (magari turandovi il naso, ma accettare) le conseguenze del Circo Barnum che voi stessi implicitamente alimentate con le vs prese di posizioni. Con prese di posizioni come queste siete una causa dei problemi per l’ambiente alpino.
Viceversa chi è per una montagna per pochi, grazie alla minor frequentazioni conseguente alla selezione naturale per il fatto che la montagna stessa torna ad essere scabra e spartana (per cui: lunghi avvicinamenti, rifugi vintage, strade fermate in basso, pochi se non nessun impianto ecc ecc ecc), ha una posizione ideologica che implicitamente tutela la montagna (=meno gente uguale meno cannibali e meno business). E soprattutto chi è per “una montagna per pochi” è legittimato a criticare aspramente aberrazioni come, a puro titolo di esempio, il nuovo rifugio Santner, perché appunto si tratta di esempi in aperto contrasto con la visione “montagna per pochi”. Sottolineo per eventuali lettori di fresca frequentazione, che la “selezione” di accesso alla montagna non ha nulla di economico né collegato alla bravura tecnica, ma di ricerca della montagna spartana. Conseguenza della montagna scomoda è che i cannibali detestano la scomodità, per cui si defilerebbero. Chi invece vuole una montagna per tutti, inevitabilmente alimenta un meccanismo che porta a una montagna sempre “più comoda” e quindi sempre “più consumistica”.
di cui ne fai parte Ratman…
Sarà questo il futuro? Si chiede il giornalista Stella. Una risposta è quasi obbligata: si (purtroppo, ma non in maniera univoca, ancora: purtroppo). Grande colpa attribuibile al cambiamento climatico che ha reso gli inverni più corti e le montagne sempre meno bianche. Il deserto nivale concede maggior spazio alla vegetazione che risale le altimetrie. E così si comporta l’uomo che conquista per il suo facile divertimento spazi inimmaginabili. Proviamo a pensare come erano gli inverni e le precipitazioni nevose ai tempi della prima guerra mondiale. Permanendo queste condizioni il divertimento potrebbe durare 2-3 mesi estivi. Non sarebbe redditizio investire. Oggi invece si può, pure con denaro pubblico: anche gli amministratori locali capiscono bene le loro convenienze.Complice il progresso tecnologico i nuovi impianti di arroccamento tendono più agevoli le salite in quota. Sempre che in quota gli inverni siano più miti, come sta succedendo. Si sta riprendendo il modello della movida metropolitana spostato a 2/3000 metri. Divertimento per pochi? Si, ma l’offerta non è infinita e la selezione avviene in modo naturale. Non è come la movida metropolitana con folle che si accalcano sui marciapiedi. Ma se la tendenza prosegue vedremo sempre più persone stiparsi in quota. Ma non sta già succedendo? Dunque l’offerta è limitata, ma crescerà, crescerà…
La montagna, purtroppo, è stata assunta come terreno ideale di elevazione di una classe, di un ceto, di una consorteria sociale imbarazzante.
Stalinisti in Russia, fascisti in Italia, di nuovo comunisti appena possibile: la classe media.
La piccola borghesia: tra l’incudine della povertà e il martello dell’agognata ricchezza e elevazione sociale.
Così, senza talento ma con tanto rancore i suoi figli osiano il popolo e rosicano unnposto al sole.
Il popolo di questo blog.
Che vergogna.
Di sicuro il servizio sanitario nazionale NON dovrebbe essere elargito a chi fa discorsi a randello. Quindi Ratman fatti una polizza sanitaria.
Continuate così, senza ipotizzare barriere selettive e inevitabilmente vi troverete un’infinita’ di rifugi milionari. Le due cose sono correlate
Montagna: tanti tutti pochi fatica.
Insomma come dire che il servizio sanitario nazionale dovrebbe essere elargito solo in proporzione al contributo individuale al bene della nazione.
La montagna non è ne per pochi, ne per tanti.
La montagna dovrebbe essere per tutti, quelli, che se la sanno guadagnare con fatica, sudore e rischio.
Per gli altri, c’è il divano, il cinema, i musei, la spiaggia, il ristorante, la discoteca, il billionaire di Briatore, il gioco della tombola, il tennis, lo stadio, ect., ect.
Hai voglia te di alternative.
Contro questi scempi è ancora possibile firmare questa petizione, che ha già superato le 56mile firme: https://www.change.org/p/aiutaci-a-fermare-la-s-vendita-delle-dolomiti-stoppen-wir-den-ausverkauf-der-dolomiten?source_location=search
All’idea, un poco ruffiana, di montagna per pochi – dove i pochi sono quelli che lo dicono -, sostituirei l’idea di montagna per nessuno: quest’ultima esprime uno slancio di amore puro per un ambiente incontaminato.
Ma cosa c’è ne facciamo di una montagna deserta? Cartoline da spedirci con scritto: saluti a Crovella.
C’è un filo rosso fra Olimpiadi 2026 e altri risvolti come quello dei dindini concessi agli “amiketten”: gli “sghei” che girano. Concezione del turismo consumistico, alla Briatore. Finché non supereremo il concetto che la montagna “deve” esser a disposizione di tutti, non archivieremo mai i rischi descritti e i conseguenti danni ambientali. La montagna è una “cosa” bella se resta per pochi e per garantire ciò occorre tornare a una montagna spartana e severa (anche e soprattutto per i livelli tecnici modesti come impegno alpinistico). Se si torna a questa impostazione, in automatico si spazzerà via tutto il marciume. Ma inevitabilmente una montagna per pochi è una montagna dove girano pochi “sghei”. Ecco dov’è il conflitto di interesse: chi vincerà? Boh. Chi però è interessato a preservare la montagna, dovrebbe posizionarsi chiaramente contro la montagna consumistica, sennò… addio.