Oggi pubblichiamo l’articolo di Andrea Gennari Daneri perché riassume perfettamente i dubbi che hanno gli alpinisti e gli escursionisti in questi giorni. In coda presentiamo il contenuto della lettera che ieri, 30 aprile 2020, il presidente del CAI Vincenzo Torti ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
Si scalerà il 4 maggio?
di Andrea Gennari Daneri
(pubblicato su pareti.it il 28 aprile 2020)
Tre pareri autorevoli sul DPCM del 26 aprile 2020
Nella notte non sono arrivate novità che ci riguardano. In questo maldestro decreto ci sono lacune talmente più grandi della “nostra” che i tecnici ministeriali hanno dovuto scegliere. E si sono dedicati al tema del ricongiungimento parentale, chiarendo (?) il termine “congiunti” con un ancora più generico “affetti stabili”. E ora, in quel settore, siamo in pieno caos. Allora, senza nessuna pretesa né di esaustività, né tantomeno di verità dogmatica, siamo andati a chiedere il parere di tre persone più titolate di noi a leggere correttamente i sibillini commi A e F del decreto, quelli che si occupano degli spostamenti e dell’attività sportiva consentita. Un avvocato, un amministratore pubblico e un rappresentante delle forze dell’ordine. Con un “difetto” comune: sono tutti e tre climber e quindi è presumibile (ma non necessario) che tendano a vedere le cose con un occhio un più favorevole alle esigenze del nostro mondo.
Senza ripetere tutta la questione che potere vedere riassunta qui, cerchiamo di capire da loro se, come e con quali mezzi potremo raggiungere e frequentare le nostre benamate pareti a partire dal 4 maggio 2020.
L’Amministratore pubblico
Partiamo da Lorenzo Minganti, amministratore pubblico come servizio e avvocato come ordine di appartenenza. “Come ormai noto anche ai sassi: ci si può spostare (cioè uscire dalla propria abitazione) per sole tre ragioni: lavoro, necessità e salute. Attività motoria si poteva in precedenza svolgere solo “in prossimità dell’abitazione” (ed era già un possibile motivo di spostamento); e si è lungamente discusso su come interpretare il concetto di “prossimità”. Ora il dpcm rimuove questo limite, per introdurne e/o confermarne altri. Viene ribadito l’obbligo della distanza interpersonale di un metro (che già vigeva ex dpcm 10 aprile) e vengono aggiunti i limiti della “individualità” (lett. f) e della “regionalità” (lett. a, che non comprende lo spostamento per “necessità”). Viene poi introdotta la nuova categoria “attività sportiva” per la quale è richiesta una distanza interpersonale di due metri (e non uno). Interessante sarebbe capire la differenza fra attività sportiva e motoria. Forse il discrimine potrebbe stare nell’impegno sportivo maggiore? Comunque la distinzione rileva solo per quale distanza tenere… Risultano invece ancora vietate le attività ludica e ricreativa (che evidentemente sono cosa diversa da quelle motoria e sportiva). Io non ravvedo altri limiti. In tanti mi chiedono se sia possibile spostarsi con un mezzo privato per recarsi a svolgere l’attività sportiva. A mio avviso non sussistono limiti a ciò, o almeno io non li vedo: dal momento in cui l’attività motoria è uno dei legittimi motivi di spostamento (cioè l’uscire di casa) non vedo perché questo non possa essere preceduto da un percorso tragitto con un qualsiasi mezzo privato. Del resto, prima che si inserisse il requisito della “prossimità” non ci si era nemmeno posti la domanda… Ricordo che i limiti sono normalmente di stretta interpretazione. A meno che non si voglia ritenere che l’attività motoria e/o sportiva non sia da considerare uno “spostamento”. La sua interpretazione allargata anche di altri punti del decreto la potete trovare qui.
Il Legale
Non molto lontana l’opinione dell’Avv. Fabrizio Marchetti del foro di Roma, che dice: “ La normativa attualmente in vigore prevede la possibilità di spostarsi per comprovati motivi di lavoro, situazioni di necessità, motivi di salute. Per uscire al di fuori del proprio comune valgono più o meno le stesse regole per quanto riguarda il lavoro o le ragioni di salute, le situazioni di necessità sono sostituite con esigenze di assoluta urgenza. È esplicitamente vietato lo spostamento verso seconde case (art. 1 co. 1 lett. a). È previsto il divieto di accesso a parchi e giardini pubblici (art. 1 co. 1 lett. e). Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; è consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona. (art. 1 co. 1 lett. f). È quindi di fatto proibita l’attività sportiva se non all’interno della propria abitazione.
Cosa cambierà? Il decreto emanato ieri sera (sostanzialmente una fotocopia del precedente salvo alcune variazioni) e che entrerà in vigore il 4 maggio sostituirà l’attuale e prevede come limitazione agli spostamenti il limite del confine regionale e non più quello comunale. Tra le “situazioni di necessità” si specifica che si considera necessità anche quella di far visita ai congiunti. È sostanzialmente una norma di interpretazione autentica. Vengono riaperti i parchi e i giardini pubblici fatta salva la facoltà dei sindaci di chiuderli qualora sia impossibile fruirne senza rispettare i criteri di sicurezza previsti. La facoltà di fruire di questi luoghi implica che sia lecito spostarsi per frequentarli. Nulla viene detto riguardo alle modalità di spostamento verso questi luoghi, quindi deve ritenersi possibile avvalersi sia di mezzi privati che di mezzi pubblici. Non è previsto alcuno specifico limite territoriale, quindi anche se assurdo deve intendersi quello regionale (nuovo art. 1 co. 1 lett. e).
Rimane il divieto di svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto. È però consentito svolgere individualmente e rispettando una distanza di due metri attività sportiva, di un metro attività motoria. Minori e non autosufficienti possono avere un accompagnatore. È di tutta evidenza che “individualmente” non voglia dire “da soli”, altrimenti non vi sarebbe stata alcuna necessità di specificare le distanze da mantenere. Quanto agli spostamenti e al limite territoriale dove praticare dette attività vale lo stesso criterio dei parchi (nuovo art. 1 co. 1 lett. f). Si può andare a scalare? L’arrampicata è uno sport individuale, ci si può muovere liberamente sul territorio regionale per fare sport, i limiti sono il distanziamento di 2 metri. Le conclusioni traetele da soli”.
I vigili e le multe
E infine i tema più pruriginoso, quello che tutti temono, la Multa, con la M maiuscola, in quanto si parla davvero di due zeri, un disincentivo forte a interpretare la norma in modo unilateralmente favorevole ai nostri desideri.
A parlare, anche se con la comprensibile richiesta di anonimato, è un Agente Scelto della Polizia Locale della provincia di Bergamo, un esempio supercalzante di esponente delle forze dell’ordine che vi potrebbe fermare e controllare durante uno spostamento.
“Quando era uscito il precedente sulle sanzioni tutti gli addetti da polizia a carabinieri, ecc. , non sapevano nel dettaglio come comportarsi! Uscivano, facevano i controlli, ritiravano autodichiarazione e poi mandavano verbale ex post, se dalle autodichiarazioni venivano accertate difformità. Ovviamente aspettiamo di vedere le disposizioni regionali, le circolari, i chiarimenti e le faq… tuttavia in base al decreto io direi che l’arrampicata outdoor fatta individualmente si può (quindi da soli ok il boulder, e ok autosicura)… consentito arrampicare in due nel rispetto delle distanze con minori.
Lo dico da addetto al controllo… in base a quello che sanzionerei e quello che non sanzionerei… fare un monotiro in due lo vedo border line, ma ricorribile, (ma anche sanzionabile, quindi al Giudice compito di decidere in caso di ricorso). A proposito degli spostamenti direi che se lo spostamento è per andare a scalare da una regione a un’altra sì, sanzionerei… all’interno della stessa regione sarei in difficoltà a sanzionare perché essendo consentita una attività, non puoi sanzionare lo spostamento(a meno che non sia chiarito che lo spostamento oltre un certo limite non si può fare!)… ad ogni modo la sanzione, se fosse fatta, sarebbe ricorribile”.
Conclusione
Tentando una sintesi, diremmo che i tre pareri raccolti sostanzialmente convergono verso il SI’, spostamenti in auto compresi. Sono pareri, non è la legge e noi non stiamo istigando nessuno a “delinquere”, se vorrete scalare sarà vostra scelta, non un nostro consiglio. Tutto ciò al netto di Faq ministeriali sorpassate e che non vengono aggiornate, novità su base nazionale, regionale e comunale. Quando una legge è scritta male le precisazioni inevitabilmente si sprecano e non è detto che aiutino, visto l’esempio dei famosi “congiunti”. Sperando di esservi stati utili, vi auguriamo, se vorrete provare a celebrarla, una buona liberazione e vi raccomandiamo, in ogni caso, di evitare le pareti con più probabile possibilità di assembramento. Le foto di una Grotti assediata non farebbero bene alla causa: se volete scalare disperdetevi, state lontani gli uni dagli altri e ricordatevi che il CoViD-19 non è risolto, è brutto da prendere e da trasmettere: siate responsabili, andate a scoprire la falesia in culo ai lupi che avete sempre evitato prima.
Il Cai al governo: “Cosa ne sarà delle montagne e di chi se ne prende cura?”
(da loscarpone.cai.it, 30 aprile 2020)
30 aprile 2020
Il Presidente generale del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti ha inviato oggi una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte per richiedere dei chiarimenti urgenti per una corretta applicazione del DPCM presentato il 26 aprile scorso e che darà inizio tra pochi giorni alla cosiddetta Fase 2.
«Sin dalla adozione dei primi ed urgenti provvedimenti per fronteggiare la pandemia, il CAI e tutti i suoi Soci si sono astenuti doverosamente da qualsiasi attività in montagna, appellandosi a un senso di responsabilità personale e sociale con il motto “Le Montagne sanno aspettare”», scrive nella lettera il presidente del CAI, che sottolinea anche come, a distanza di oltre due mesi, si siano create aspettative sulla ripresa della frequentazione delle terre alte, seppur adottando le norme di sicurezza: dall’utilizzo dei dispositivi di protezione, al rispetto dei divieti di assembramento e della territorialità. Continua Torti nella lettera: «Vogliamo tornare a prenderci cura dei rifugi e dei sentieri di montagna, perché ora “Le Montagne hanno bisogno di noi”, così come noi loro».
Infatti, pur nella consapevolezza delle difficoltà di armonizzare l’esigenza primaria di tutela della salute pubblica, arginando la diffusione del CoViD-19, con la ripresa graduale delle attività economiche e sociali per non vanificare i sacrifici fatti finora, il CAI vuole fare chiarezza a nome dei suoi 327.143 Soci e di tutti coloro che amano e frequentano le montagne. Così, per evitare interpretazioni territorialmente difformi, con quanto ne deriverebbe, anche in termini sanzionatori, sono stati chiesti i seguenti chiarimenti:
1. Preso atto che “non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto”, ma è consentito svolgere individualmente “attività sportiva o attività motoria” con l’unica prescrizione di una differenziata distanza di sicurezza interpersonale, si chiede se alpinismo ed escursionismo siano da considerare attività ludico/ricreative o sportivo/motorie e, in questo secondo caso, se i connessi trasferimenti in ambito regionale possano ritenersi, a tal fine, consentiti.
2. Posto che i rifugi alpini costituiscono strutture di accoglienza e presidi culturali e di soccorso in tutte le nostre montagne e prestano anche attività di ristorazione, si chiede se, in base a quanto previsto alla lettera aa), possano annoverarsi tra le attività cui è consentita la ristorazione con asporto, fermo il divieto di consumare i prodotti all’interno o di sostare nelle vicinanze, e se, in un’ottica di riapertura, possono essere raggiunti dal gestore/custode o dal delegato sezionale per effettuare i lavori di manutenzione.
3. La manutenzione di migliaia di chilometri di sentieri, oltre a consentirne la percorrenza in sicurezza da parte di milioni di utenti, svolge la duplice funzione di tutela e vigilanza da rischi idrogeologici e di assicurare una linea tagliafuoco in caso di incendi boschivi: si tratta di una attività che migliaia di volontari del CAI devono svolgere in modo continuativo, pena gli inevitabili smottamenti e l’invasione dovuta alla progressiva espansione degli habitat naturali. Si chiede se, stante la sua manifesta utilità sociale, si tratti di attività che dall’entrata in vigore del DPCM in oggetto sarà consentita. Qualora non lo fosse, si confida che la S. V. vorrà tenerne debitamente conto nel già previsto aggiornamento successivo.
4. Il precedente divieto di “spostarsi in un comune diverso” è stato rimosso e, sempre alla lettera a), è stato sostituito con il divieto di “spostarsi in una regione diversa”: si chiede se, sempre per i soli spostamenti consentiti, ciò possa avvenire nell’ambito dell’intero territorio regionale, così superandosi il limite comunale rimosso; in tale caso, si chiede, altresì, se il generico accesso a parchi, ville e giardini, fermi distanziamenti e divieti di assembramento, sia riferibile all’intero territorio regionale o se sussistano limiti più contenuti dei quali, però, non vi è indicazione nel DPCM.
«Si tratta di indicazioni fondamentali per il mondo di quanti hanno a cuore la montanità, che significa anche attenzione verso le popolazioni che nelle montagne fisiche vivono e devono essere invogliate a restare». Per questo, conclude il presidente Torti, il CAI si pone in modo costruttivo e fiducioso per le scelte che verranno operate da parte del Governo, «auspicando la più sollecita ripresa di attività che, per le oggettive condizioni in cui si svolgono, sono tali da assicurare possibilità elevatissime di distanziamento e possono garantire sia la ripartenza economica di aree fragili, sia la tutela del benessere psicofisico di milioni di frequentatori».
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e chiarisco che non sto inneggiando alla trasgressione delle norme.
io sono il primo a non essermi precipitato in falesia ieri pomeriggio e mi sto chiedendo come poter arrampicare senza prendersi troppi rischi.
Che è cosa diversa dal conformarsi ciecamente a indicazioni nell’ottica del dura lex sed lex… anche perché non si tratta di lex, e visto che ti sei auto proclamato giurista, ne comprenderai certamente le implicazioni non lievi sotto il profilo sostanziale e processuale.
“io vado” mi sembra una aspirazione più che legittima, specie per i professionisti. ognuno poi valutare le modalità in cui declinare il precetto generale, ovvero distanza e igiene.
io sono un avvocato, quindi un soggetto che rappresenta un presidio di legalità, eppure farei una rivoluzione e chiuderei tutti i macelli: devo dunque ritenermi un fuorviante sovversivo che commette un illecito deontologico?
Benassi ha sintetizzato (giustamente) in “affanculo” , a fronte di norme affastellate, caotiche, spesso incomprensibili che a tutt’oggi espongono al più puro arbitrio del verbalizzante di turno. ha leso irrimediabilmente il suo distintivo INA?
ma via…
“Gli italiani hanno mostrato, complessivamente, un grande senso di responsabilità. Nella reazione dei cittadini ho colto grande voglia di ripartire, ma anche consapevolezza che bisogna farlo nel rispetto delle regole e mantenendo alta la soglia di attenzione” così dice il Premier Conte a Affaritalia.it. Conte lo ha detto sulla situazione a 360 gradi, ma noi la dovremmo declinare sulla realtà della montagna (in tutte le discipline praticabili).
Nota: mi trovo a indossare abiti non miei nel sostenere la fondatezza delle posizioni istituzionali, considerato che storicamente non ho mai sostenuto i partiti che compongono l’attuale maggioranza di governo. Ma in questa fase, questo è il nostro Governo e il senso di responsabilità ci dovrebbe far capire quali sono le vere priorità del Paese. Walter Veltroni (“pericolosissimo terrorista fascista”) ha pubblicamente lodato il leader dell’opposizione parlamentare (di centro-destra, NdR) del Portogallo perché costui ha detto in parlamento: “Caro signor Primo Ministro (di centro sinistra, NdR), io appartengo allo schieramento a lei avverso, ma in questa fase di emergenza lei è il Premier del Paese e quindi conti pure sulla nostra collaborazione per gli interessi di tutti”. (tra l’altro: che differenza con la nostra opposizione…).
Tornando alle facezie di questo post, i singoli individui possono avere una propria opinione, ma l’esposizione pubblica della stessa, nei toni più volte colti in questi giorni, io trovo che sia discutibile, specie da parte di soggetti che appartengono alle istituzioni.
In ogni caso, non è chiaro come mai voi consideriate “legittime”, in questa sede, le opinioni discordanti dalle posizioni istituzionali e, viceversa, siano da voi ostracizzate le opinioni che invitano al pieno rispetto delle norme in vigore. La sensazione è che “la lingua batte dove il dente duole”, ovvero che quello che dico vi infastidisca proprio perché mette in evidenza cose che a voi tornerebbe utile, sul piano strettamente personale, se venissero occultate negli ambienti alpinistici. Se è legittimo che ciascuno esprima la propria opinione, questo principio deve arrivare a coinvolgere anche me, neurone più, neurone meno. Almeno io non sono in nessun conflitto “deontologico” con il mio ruolo ufficiale. Ciao!
Crovella, ho focalizzato benissimo, purtroppo. E’ che le tue aggiunte peggiorano e sono avvilenti, di un conformismo becero e trito che si avvicina pericolosamente ad altri ismi.
Benassi è un istruttore, Grazia è una guida, Cominetti è una guida, io stesso sono stato un istruttore ed un tecnico di elisoccorso e mi muovo ancora in quel del mondo dove, seppur sono altri profili, posso influenzare idee. e allora?
Non è consentito a tali categorie esprimere pubblicamente dissenso a fronte di norme in taluni casi palesemente irrazionali.
In nome di quale ideologia, degli istruttori balilla? Del credere obbedire combattere?.
Sostieni tesi tristi, meschine, di una bassezza intellettuale e critica avvilente, credendoti parte di una elite che deve dare l’esempio e di una classe eletta.
Se Castiglioni avesse avuto un milligrammo dei tuoi neuroni oggi non avremmo avuto il suo splendido esempio ma per fortuna non nascono tutti crovelli.
In questo paese si può ancora dissentire, si può ancora criticare, si può ancora pubblicamente dire io non ci sto. Così come, per fortuna, tu puoi ancora ammorbarci con le tue teorie retrive.
Senza classifiche di benemerenze.
Il commento precedente non ha minimamente focalizzato le mie riflessioni. Sto parlando di prese di posizioni pubbliche, nella fattispecie sul web come in uno di questi dibattiti. Per farmi comprendere meglio mi vedo costretto a fare degli esempi specifici. Prendo i primi che trovo tornando indietro in questa serie temporale di questo dibattito. Premetto che non ho nessuna intenzione di intavolare polemiche specifiche con gli autori dei commenti che sto per citare, li segnalo a titolo di esempio per farmi capire meglio. Per esempio segnalo il commento 50 e il commento 75, come esempi di prese di posizione pubbliche deontologicamente discutibili.
L’autore del commento 50, Alberto, se non ricordo male, in tempi molti distanti aveva dichiarato di essere un istruttore. Magari ricordo male (nel caso mi scuso per il coinvolgimento, anche se il testo 50 resta in assoluto discutibile), ma se la cosa è confermata, scrivere una cosa del genere pubblicamante da parte di un istruttore è molto discutibile perchè rientra nell’esempio che ho già citato poco fa.
L’autrice del commento 75 è una guida, ancorchè di media montagna. Il commento, seppur in modo figurato e con toni leggeri, allude alla rivoluzione, cioè al rovesciamento delle regole. Anche questo commento, pubblico, è molto discutibile sul piano deontologico se avanzato da un professionista della montagna.
I soggetti con visibilità, come guide, istruttori, alpinisti “capaci” dovrebbero sempre assumere posizioni pubbliche di grande moderazione e di assoluto rispetto delle norme, altrimenti i loro messaggi rischiano di alimentare fenomeni che possono sfuggire di mano (in altri termini: lettori, che sono perfetti sconosciuti e alpinisticamente non smaliziati, possono dire “ah ma se loro dicono e fanno così, allora lo faccio anche io…”).
Tutta questa tematica nulla ha a che fare con la linea filosofica di “più montagna per pochi”. Pochi o tanti, il tema oggi è: dura lex, sed lex. Questo è il messaggio che andrebbe diffuso da chi ha posizioni istituzionali, perché più saremo coscienziosi e progressivi nel ritorno alle montagna e più velocemente si ripristinerà la piena normalità.
visto che come al solito, con una pedanteria ossessiva, qualcuno ritorna alla carica con argomentazioni su una presunta etica, dovere, obbedienza, esempio nobile dei professionisti etc, che ormai da mesi ammorbano il clima di questi commenti mi sarebbe assai più sensato ricondurre la vicenda a parametri generali:
A) vi sono norme che disciplinano a livello nazionale e locale (talvolta con restrizioni), con criteri generali , determinate attività motorie e sportive, fra cui l’arrampicata e l’escursionismo. Attenersi a quelle, sia sotto il profilo delle precauzioni che sotto il profilo dei limiti territoriali
b) nessuno sta monitorando le falesie per vedere se sono affollate o meno, ne i sentieri né presumo i monti. L’eventuale dato che porterà a modifiche sarà la variazione dei dati del contagio. Mi pare intuitivo che se vado in una falesia dove ci sono ottocento persone eviterò di butterai nella bolgia, anche se, dati i limiti agli spostamenti regionali e talvolta comunali non credo vi sarà tutta questa bolgia
c) le norme sono norme, è l’ora di pianola con l’etica e la mobilità sabauda. Ciacun cittadino e ancorpiù i professionisti che vivono di una certa attività hanno tutto il diritto di interpretare e darne una lettura il più ampia e flessibile possibile, compatibilmente con i rpinpci di salvaguardia degli interessi alla cui tutela quelle norme sono poste. Non mi pare di aver letto da nessuna parte di guide che inneggiano alla sistematica violazione.
c) la palese illogicità e assurdità di talune disposizioni potrebbe anche far venir e voglia di non attenervisi. No entro nel dibattito se il DPCM possa comprimere determinate libertà, ma non dimentico che è un atto amministrativo e non una legge.
A chi poi voglia allargare un pò i propri orizzonti consiglio la lettura di una interessante intervista a Vespignani, dalla quale si desume che il problema non è certo in quanti vanno in falesia né lo stare chiusi ermeticamente in casa, ma le modalità, la strategia, i mezzi e le strutture con cui si sta affrontando questa vicenda in Italia.
https://www.tpi.it/cronaca/vespignani-coronavirus-intervista-virologi-italiani-e-3t-20200503595940/
Dopodiché con questa menata della più montagna per pochi, dell’esempio nobile, dell’educazione siberiansabauda e di tutta la conseguente autocelebrazione sarebbe anche arrivata l’ora di piantarla.
Dalle mie parti c’è un detto che ho verificato essere particolarmente fondato: “In montagna chi più fa, meno parla”
Introduco un elemento in più di riflessione, anche se mi pare di averne già accennato, seppur velocemente. L’obiettivo è di condurre un sereno dibattito fra persone mature e emotivamente controllate, che sanno posizionare le cose tenendo conto delle priorità (giuste le osservazioni di Pasini, mi pare 92 e 93).
Il rischio imminente è quello del “revenge climbing” (o “revenge hiking” o “revenge skiing”, a seconda delle attività scelte) che potrebbe portare anche ad eventuali divieti di TUTTE le attività in montagna. limitiamoci all’arrampicata: se prendete d’assalto le falesie, stile certe domeniche a Finale durante la “normalità”, potreste creare situazioni di assembramento incontrollato, tali da innescare un irrigidimento delle norme da parte delle autorità, dapprima locali (pare sia già così nel lecchese, vedi anche commento 10 – mi pare – all’articolo del 4 maggio), poi regionali e addirittura nazionali, chi può escluderlo? A quel punto, non credo che le autorità staranno tanto a sottilizzare fra monotiri, vie con soste, escursionismo/scialpinismo solitari ecc ecc ecc. Alle strette, le autorità faranno che vietare TUTTE le attività sportive in montagna. Di conseguenza: per colpa di (relativamente) POCHI “scalmanati”, le ripercussioni potrebbero coinvolgere TUTTI gli alpinisti, anche coscienziosi, che sono la maggioranza. E’ questo il punto nodale del tema.
Vi invito inoltre a riflettere anche su un punto che è la diretta conseguenza del precedente. In questa fase si può fare “montagna” (genericamente parlando) però restando all’interno del perimetro delineato dalle norme in vigore. Bene. I primi a diffondere tale messaggio dovrebbero essere i soggetti istituzionali , quali guide professioniste (dei diversi livelli), istruttori (specie se titolati), alpinisti di “fama” e di “capacità”. insomma i cosiddetti soggetti con visibilità, specie se mediatica. Se invece i primi a diffondere messaggi di “ribellione” sono soggetti che appartengono a queste categorie, essi fanno il “male” della comunità degli appassionati e non il bene. Perché c’è il rischio che gli altri appassionati, o perfetti sconosciuti, si sentano legittimati anche loro a violare le norme. Ve lo immaginate quali reazioni possono avere gli allievi di una scuola CAI di fronte alla presa di posizione tipo “io vado lo stesso” da parte di un istruttore? Ancor più grave nel caso di guide ecc. A leggere molti vostri interventi io sono rimasto basito, perché, anziché esprimere moderazione e autocontrollo emotivo, scalpitate e affermate di voler violare in prima persona le norme in vigore. Così si rischia solo di fare il danno di tutti. con posizioni mature, controllate, coscienziose è invece presumibile che, passo dopo passo, tutta la collettività della montagna possa tornare a frequentarla in un contesto di “normalità”. questo è il “vero” messaggio che si dovrebbe diffondere. Buona giornata a tutti!
Non so se sia proprio giusto postare qui, al massimo Alessandro sposterà questo intervento, però mi pare giusto segnalare che finalmente è uscito un report ISTAT sulla mortalità aggiornato a marzo quasi completo (come mi era capitato di auspicare diverse volte… vuoi vedere che un po’ di merito ce l’ho anch’io!)
Non l’ho guardato a fondo – starei lavorando, sebbene in smart working – però alcune cose saltano immediatamente all’occhio:
1 – COVID ha avuto un impatto completamente differente al nord rispetto al centro-sud. Escludendo l’ipotesi di Crozza che al sud si sia terronizzato e abbia smesso di lavorare, occorre capire il perché di questa differenza, se non altro per poter gestire al meglio future recrudescenze
2 – la spiegazione dovrebbe spiegare in modo convincente anche perché l’effetto-COVID non sia stato uniforme nemmeno al nord: faccio fatica a pensare che lo stile di vita o la qualità dell’aria di Vicenza sia così differente da quella di Verona o di Varese da quella di Bergamo.
3 – E’ particolarmente evidente al nord, ma vale anche altrove, che i morti di marzo definiti come COVID rappresentino più o meno la metà della differenza. Quindi delle due, una: o chi ha tenuto la “contabilità” non è stato capace di fare il suo lavoro, oppure abbiamo un problema che non dipende da COVID (anche se probabilmente correlato con COVID, almeno come concausa)
4 – fossi un abitante del sud, ma anche del centro Italia, chiederei che fosse impedito qualsiasi movimento dal nord (anche di ritorno per ricongiungimento familiare) per almeno un mesetto e nel frattempo pretenderei l’allentamento dei vincoli imposti; tanto per tirare la volata a Grazia, che senso ha imporre chiusure e divieti come a Bergamo alla provincia di Catania, dove a marzo c’è la mortalità è stata inferiore alla media dei 5 anni precedenti?
@marchetti da ormai ventanni in materia di diritto seguo il mio pensiero tecnico, quando ho dubbi mi confronto con colleghi che stimo e – per ragioni scientifiche – spesso con persone che si occupano a livello alto della materia.
allo stesso modo rifuggo con cura i social, dove tutto finisce in qualunquismo e caciara, memore di un geniale flash di Umberto Eco: “«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
un bar di cui talvolta, e da ultimo troppo spesso, sono un aspetto anche taluni commenti di questo blog, un esempio lampante sta al n 88.
Mi è sembrata interpretazione centrata e rispondente allo spirito della norma e ho concordato con la tua lettura, anche se da due mesi a questa parte quello spirito sembra mal distillato e spesso incomprensibile.
Sono stato interpellato – da diverse settimane – da alcuni settori del mondo arrampicatorio ed ho dato indicazioni e letture simili. Mi pare peraltro che gli ultimi provvedimenti nazionali e locali siano tutti, più o meno, indirizzati in quel senso.
Non tutti si rendono conto che leggere norme e trarne un significato operativo è attività tecnica, ma questo è un paese dove di volta in volta son tutti allenatori, virologi, economisti e giuristi, anche quelli che han fatto tre esami di diritto all’università quarantanni fa.
buona serata
@barbara. PS: Userei la parola “catastrofe” in modo più appropriato per i circa 30.000 morti e per il previsto pesante calo del PIL con le sue conseguenze sulla situazione economica di tanti italiani. Per la limitazione alle attività escursionistiche e arrampicatorie userei parole di rango più modesto, con tutto il rispetto dovuto ai modesti disagi che in questo campo molti di noi hanno provato. Primum vivere……
@Barbara. E se fossero invece le persone a confondere le loro speranze, anche legittime, con la realtà, trasformandole così in illusioni ? Chissà? Qualcuno pensa che sia meglio stare bassi, in questo modo anche un piccolo passo sembra un dono. Ma anche questo è solo uno dei tanti possibili punti di vista per affrontare tempi difficili e difendersi dalle delusioni.
Per essere più chiara: da parte delle persone che decidono le leggi è crudele. Sanno che vogliono limitare la libertà e fanno nascere speranze false.
Avete visto la catastrofe: In Trentino e in alcune altre regioni hanno vietato di usare la machina per andare alla parete. Tutta la discussione era una barzeletta per prenderci in giro.
Avvocato, siamo 7.500.000.000, uno che la pensi come lei lo trova sempre.
Chissà perché l’essere umano ha sempre bisogno degli esperti in “azzecca garbugli”.
E infine dato che continua a pagare e non è mai capace di districare il nodo (gordiana memoria) lo taglia.
E così è contento: finalmente ha distrutto tutto e tutti.
Intelligenza? La capacità di capire confrontandosi ?
Caro collega Ginesi, si direbbe che il “leguleio” aveva ragione. Da quando circa una settimana fa scrissi, soprattutto su vari gruppi facebook, cosa ne pensassi della nuova normativa ho ricevuto ovunque valanghe di critiche (fortunatamente non insulti) di fatto mai correttamente motivate tecnicamente. Sei il primo che esplicitamente dice di concordare con me e ti ringrazio di ciò.
Per Marcello Cominetti: assolutamente sì. L’attività sportiva è praticabile qualora sia possibile rispettare il distanziamento previsto. L’arrampicata è sport individuale pur richiedendo la presenza di un altro soggetto, e con le dovute accortezze è possibile ripettare le distanze previste. Che poi in concreto ciò difficilmente possa avvenire è discorso in cui non ho gran voglia di infilarmi e che non riguarda l’interpretazione di una norma.
“o c’è la voglia ormai di vietare ad ogni costo…?”
ma và?!
E leggendo alcuni interventi non si fa fatica a capire da dove arrivi o su che tipo di mentalità si fondi…
Daniel, mi pare di aver letto, proprio nel dpcm, che si delega alle regioni la decisione di misure più restrittive.
——
Guido, I know, but I still hope.
non penso che un sindaco possa vietare sentieri ecc se non lo prevede il nuovo dpcm. occorre sollevare dubbi di incostituzionalità e il sindaco dovrà dire in base a cosa vieta gli spostamenti.o c’è la voglia ormai di vietare ad ogni costo…?
Scusa Paolo, mi ero convinto che tu vivessi in zona Grigna Resegone dove io sono cresciuto dal punto di vista dell’arrampicata come molti milanesi della vecchia scuola. Buona domenica e in alto i cuori: mai mula’
Buongiorno Grazia, chi da sempre fa finta di governarci, per interessi altrui e propri, non potrà mai consentire agli italiani che lo esigono di diventare una voce unica, un popolo. E ci sta riuscendo perfettamente grazie alla complicità della maggioranza degli italiani che per interessi propri e altrui ha deciso di stare al gioco perché gli conviene. E’ sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere, ogni giorno. Buona domenica.
Roberto, per zona Lecco devi chiedere a Ivo Ferrari, lui ci vive, io vivo in città a Bergamo, chiuso in casa con poche possibilità di girare 🙂
Lui è intelligente e conosce le montagne, quindi di sicuro sa come muoversi.
Una notizia su Libero: Autobus pieno a Milano, nessuno scende.
Ci si può affidare al buonsenso?
Buongiorno Roberto,
ora come non mai mi sembra inutile continuare a separare gli individui: la rivoluzione dei commercianti, quella dei tennisti, quella dei parrucchieri, quella degli omosessuali, quella delle donne, e chi ne ha più ne metta.
Il movimento dev’essere uno solo e con una sola voce che esprima l’unità del popolo e la salvaguardia dei suoi diritti. Tutto svolto nella pace più assoluta.
Crovella: nei secoli fedele.
Cordialmente.
Effettivamente come si parla di “Revenge shopping” (sembra si sia verificato in Cina) si potrebbe avere un “Revenge climbing” o “Revenge running”. Il mondo social del trail running è pieno di consigli di allenatori e fisioterapisti sulla progressività della ripresa per prevenire infortuni. È un po’ quello che succede quando si riprende dopo un guaio fisico, ma qui c’è una componente di ansia e di incertezza in più.Noi che andiamo per monti dovremmo essere meno esposti in teoria a questi rischi perché sappiamo bene che i pericoli spesso si annidano nella discesa e nell’allentamento della tensione, però è sempre bene ricordarselo. Buona domenica.
La ragione per cui non verrà consentita la libertà di andar per monti è che presuppone due variabili:
1. proprio la “troppa” libertà degli individui, che nella pratica di altri sport possono essere monitorati;
2. l’impossibilità di controllare tutto il territorio montano.
O ci rassegniamo o facciamo una rivoluzione.
Preciso solo che, con riferimento alla fase transitoria, io NON mi sono mai pronunciato contro l’arrampicata in assoluto, ma contro la violazione delle norme generali in vigore. Finché si riesce a concretizzare una attività sportiva restando entro i limiti delle norme, la cosa è indiscutibilmente legittima. Il commento 62 di Pasini riporta con precisione la norma generale in essere (salvo restrizioni locali). Le mie perplessità operative riguardano l’applicazione di tale quadro normativo ad una fattispecie molto precisa: l’arrampicata su vie di più tiri insieme agli amici (o, meglio, ai “non conviventi”). Questa fattispecie oltrepassa i limiti normativi. Non è detto esplicitamente, ma è di derivazione implicita dalle norme: si può arrampicare su vie di più tiri con i conviventi (coniuge, figli…), ma non con persone eterne alla convivenza quotidiana. Infatti rispetto a tutti gli estranei alla convivenza, che siano amici o perfetti sconosciuti, occorre tenere SEMPRE una distanza minima di 2 metri, ipotesi che nella realtà mal si combina con la “vicinanza” alle soste. Di conseguenza: allo stato attuale non si può arrampicare con gli amici su vie con tiri, né possono farlo le guide in un contesto professionale (per definizione non hanno come clienti i propri congiunti). Invece dalle attuali norme pare consentito arrampicare con amici e clienti sui monotiri, ma occorrerà esprimere costantemente un chiaro senso di responsabilità, rispettando le distanze minime (2 metri) sia verso i proprio amici/clienti sia verso tutti gli altri estranei presenti nella falesia. In caso di assembramento (es: falesia molto affollata, specie alla base), le forze dell’ordine possono disperderlo. Se il fenomeno dilaga potrebbe spingere le autorità (locali/nazionali) a stringere in futuro le regole specifiche.
Resta non chiaro in quanti ci si possa spostare in auto per andare alle falesie. Di sicuro si può andare uno per auto (o moto), già discutibile in due (se trattasi di amici non conviventi) nella stessa auto (in tal caso, a fronte del rischio di controlli delle forze dell’ordine, suggerisco prudenzialmente che il passeggero stia dietro e sfalsato rispetto al guidatore), certo non si può andare in tre o più di tre (parlo sempre di “amici” e non di “conviventi”).
Una volta chiarito meglio il quadro normativo in cui ci si può “muovere”, mi par di capire che tendenzialmente molti di voi, quando pensano ad “arrampicare”, danno per scontato di farlo con amici e NON con moglie e figli. Se poi siete professionisti, la vostra attività sarò per definizione con persone non conviventi. Sono diversi giorni che vi invito a riflettere su questo punto, che molti di voi danno l’impressione di non focalizzare con lucidità. A parte ciò, resta il messaggio di fondo che, se le violazioni dovessero risultate, in numero e quantità, molto eclatanti, potrebbe seguire un irrigidimento successivo delle norme stesse (vale anche per escursionisti ecc). Ognuno sia quindi responsabile del suo destino, ma anche del destino comune. Se rispettiamo tutti insieme le regole, magari fra qualche settimana avremo degli ulteriori allentamenti e potremo tornare più rapidamente all’attività cosiddetta “normale”. Io temo invece che, in montagna come nel resto del paese, si eccederà nelle violazioni. Ieri ho sentito Umberto Galimberti dire che lui non esclude una ripresa frenetica delle attività in genere: come un drogato che, dopo un lungo periodo di astinenza, si getta forsennatamente sulla droga di nuovo disponibile…(testuale). E’ questo il vero grande rischio, anche per noi/voi arrampicatori: l’eccesso di frenesia nella ripresa potrebbe farci ritornare tutti nel lockdown. Su questo merita riflettere a fondo. Buona domenica a tutti!
Leggo che in Friuli sarà emessa un’ordinanza che consentirà la riapertura di alcune attività sportive,tra cui tennis,golf,pesca sportiva.Mi chiedo perchè non ammettere anche l’escursionismo alpinistico o prealpinistico che,qualora frequentato individualmente cioà da soli con le dovute precauzioni,non espone a rischi di contagio e comunque ad un rischio minore di quello del tennis in cui bisogna almeno essere in due per poter giocare.
Il governo spiega meglio e allarga le maglie dello sport outdoor.
Ieri sera, 2 maggio, sono finalmente arrivate le chiarificazioni tanto attese dell’ultimo DPCM a riguardo delle attività sportiva da svolgere outdoor. Adesso finalmente è inequivocabile ed è chiaramente stabilito che una persona possa recarsi presso il luogo di svolgimento della sua attività sportiva anche con mezzi propri o pubblici.
Un’altra novità, in verità parzialmente mutuata dalle regole tedesche, riguarda la possibilità di fare attività sportiva, e quindi scalata, da soli oppure con persone conviventi. Le regole tedesche aggiungevano invece un amico pur che arrivasse sul luogo per conto suo. La regola italiana, se verrà confermata, è decisamente più stringente ma è anche molto logica nell’ottica dell’arginare il CoViD-19. Sarebbe senza senso separare persone che già vivono insieme, mentre risulta abbastanza coerente con l’evoluzione di quanto si sa della malattia il non permettere di stare a lungo a contatto con persone delle quali non si è sicuri della negatività.
Ora i climber, per essere in regola, dovranno comunque stare attenti ai provvedimenti, eventualmente più restrittivi, delle autorità minori regionali e comunali. per esempio, sembra proprio che la Pietra di Bismantova almeno per la prima settimana della fase 2, sarà chiusa alla possibilità di arrampicare per evitare che si abbiano probabili assembramenti. Sorte simile per il lecchese, dove il sindaco ha emanato il divieto assoluto di frequentare i sentieri e di conseguenza le falesie a cui i sentieri portano.
Ognuno va per conto suo. Ho letto che anche la Pietra di Bismantova è off limits. E sono chiusi i sentieri del Parco di Portofino. È l’Italia dei campanili e delle Regioni. Bisogna documentarsi prima di muoversi: comunque è un passo avanti sperando che tra 10 giorni non se ne debbano fare due indietro, perché allora entreremmo nella fase depressiva prevista dal modello Kubler Ross di cui si è parlato, conseguente alla scoperta che la convivenza con la malattia e/o cambiamento non produce i risultati sperati con la velocità auspicata. Prepariamoci eventualmente all’impatto con un piano personale B. Come in montagna non fa mai male.
https://www.google.it/amp/s/lecconotizie.com/cronaca/lecco-cronaca/la-fase-2-a-lecco-citta-restano-chiusi-i-sentieri-riaprono-i-parchi-pubblici/amp/
attenzione perché molti comuni hanno proibito la frequentazione dei sentieri….come il comune di lecco
lecconotizie.com/cronaca/lecco-cronaca/la-fase-2-a-lecco-citta-restano-chiusi-i-sentieri-riaprono-i-parchi-pubblici/
Caro Massimo lo stesso è successo anche a me qui dove sono ora nel Tigullio. Sui sentieri selvatici ho incontrato un cinghialone, ma era uno vero, non abusivo, ma appena sono sbucato su un itinerario tradizionale ho incontrato gruppi che procedevano con allegria come fossimo ai vecchi tempi. Anche a me non è sembrato un buon avvio e sono tornato subito sulle orme del mio cinghialone.
Direi che se non sei con convivente, con tutti i terzi distanza e divieto di gruppo (direi anche minore e accompagnatore e inabile, anche se cio in alcuni casi mi sembra piu pericoloso del virus).
quanto ai vecchi cinghiali, ieri e oggi ho fatto un paio di scarpinate per i sentieri delle mie 5 terre. Io non uso mascherina, all’aperto mi par follia, se incrocio qualcuno allargo.
semmai ho visto parecchia gente in gruppo e questo non mi pare un buon inizio
Chiedo a Panzeri: ma è vero che Lecco ha chiuso i sentieri? E che quindi il Resegone non è accessibile? Se è così e se succede anche altrove, è un vero casino: vuol dire che bisogna andare in giro con una guida comune per comune?!?
Ginesi, capisco il punto. Attività individuale o con convivente. Logico. Ma poi al penultimo comma parla di distanze: quindi vuol dire se incontri qualcuno devi mantenere le distanze? Vedo che su FB si sono scatenati in questi minuti sul concetto di assembramento. In ogni caso grazie del tuo tempo (non fatturato) come si dice in gergo. Il mio compagno di corda, uomo di legge come te, mi ha appena messaggiato che c’è da aspettarsi molte auto con dotazione di pantaloncini, scarpette e carta dei sentieri in giro per la regione. I famosi “vecchi cinghialoni” di cui parla De Luca?
@pasini cosa non è chiaro? attività da soli o con conviventi (che se dormi e vivi insieme, parrebbe sciocco poi non arrampicare anche insieme, con buona pace del proibizionismo alla Crovella e dell’eccessivo particolarismo della norma. Se si declina il principio generale – è vietato uccidere – è poi inutile dire con l’ascia, con la forchetta, con la pistola, con il badile … ).
Ad esempio in Svezia, paese civile hanno dato il prinpicio generale, hanno chiuso e proibito ben poco e pare abbia funzionato meglio che da noi (perchè gli svedesi sono meno creativi e latini…)
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/05/02/news/coronavirus_svezia_reportage-255462340/?ref=RHPPTP-BH-I0-C12-P4-S5.4-T1
Altra eccezione all’esercizio individuale è se si deve accompagnare persona minore o inabile, in tal caso distanza e misure. poi, siccome siamo in mano ad un legislatore bizzarro, abbiamo il simpatico limite fra motorio e sportivo, che vorrò vedere come riusciremo a delineare nell’eventuale contenzioso.
“I fatti non cessano di esistere solo perché noi li ignoriamo.”
Meditiamo, gente, meditiamo.
P. S. Riferito al commento di Grazia (61).
Per completezza ricordiamo anche le due frasi precedenti quella sugli spostamenti (come al solito non chiarissime nella loro relazione: forse anche qui ci vuole un’esegesi professionale).
“L’attività sportiva e motoria all’aperto è consentita solo se è svolta individualmente, a meno che non si tratti di persone conviventi. A partire dal 4 maggio l’attività sportiva e motoria all’aperto sarà consentita non più solo in prossimità della propria abitazione. Sarà possibile la presenza di un accompagnatore per i minori o per le persone non completamente autosufficienti.È obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di almeno due metri, se si tratta di attività sportiva, e di un metro, se si tratta di semplice attività motoria. In ogni caso sono vietati gli assembramenti.
L’essere ignota non impedisce alla verità d’essere vera:
https://m.youtube.com/watch?v=9Gv1nsD9Qn4&fbclid=IwAR3HWeyjqM68jXeYWMsbR7Kac3CWoubDScueXIcpHWq8J11jpfIBM2Dcuv0
Peppe, ho appena letto anch’io!
Evviva!
Sono uscite le “FAQ” sulla fase 2 sul sito del Governo.
Che dire, gli avvocati hanno sempre ragione 🙂
http://www.governo.it/it/faq-fasedue
“Al fine di svolgere l’attività motoria o sportiva di cui sopra, è consentito anche spostarsi con mezzi pubblici o privati per raggiungere il luogo individuato per svolgere tali attività. Non è consentito svolgere attività motoria o sportiva fuori dalla propria Regione”
Attenzione a eventuali ordinanze specifiche della propria Regione.
Allora a Carrara sono fortunato…
Incontriamoci di notte caso mai sotto l’ Altissimo 🙂
Speriamo che tra oggi e domani il governo specifichi meglio le modalita di spostamento per l’attività motoria, ora come ora è tutto un casino , situazioni diverse da regione a regione.
Mi ha scritto ora un amico forestale piemontese dicendo che molto probabilmente si potrà arrampicare anche in Piemonte. Evviva!
Speriamo che i possessori di seconde case in determinate Regioni ma residenti in altre Regioni non possano accedervi. Se potessero accedervi il grande flusso interregionale vanificherebbe ogni sforzo fino ad ora intrapreso.
Fra un giorno i recinti saranno messi più bassi.
La maggioranza son sicuro che li scavalcherà subito !
Non so come e dove, ma non ho dubbi che andrà in giro .
Io mi forzo un po’ e aspetto ancora, vedo cosa succede qui e là e poi decido se aspettare ancora, o andare dove e come…. spero di riuscire 🙂
Sono anch’io d’accordo con Massimo.
No Massimo non è così semplice.
Io abito nel comune di Pietrasanta colline si, le montgne sono a 2 passi ma sono fuori comune. Diverso sarebbe se fosse Seravezza, stazzema o Camaiore.
Dovro fsre il contrabbandiere, magari andarci di notte.
Ma se la durano io non mi farò più problemi. Quando non si ha piu nulla da perde ce se ne sbatte di tutto e di tutti.
Non l’hanno pensato i nostri grandi pensatori?
@benassi, perché tu hai il culo di avere le apuane nella tua regione, io no. per assurdo posso andare a finale e non a tenerano. a riprova dell’assurdità di una normazione priva di logica.
Ovviamente io facevo riferimento a vie lunghe o cmq di più tiri, mi sembrava cmq autoesplicativo. La difficoltà decisionale (delle autorità) sta nel “normare” le decisioni all’interno di precisi testi (decreti, ordinanze) che magari devono gestire innumerevoli punti e svariate problematiche: vi immaginate un testo normativo che si metta a spulciare le differenze fra monotiri, vie di due tiri, via lunga ecc? Mah, la vedo dura. Già ora si protesta per la generale babele (vedi questione congiunti oppure questione seconde case, ecc), figurati aggiungere anche queste distinzioni, il che andrebbe poi ribaltato sport per sport.
In ogni caso la decisione non dipende da me, non è me che dovete “convincere” o “sconfiggere”. Attendiamo e staremo a vedere cosa decideranno le autorità. Zona per zona, molto dipende anche dalle situazioni epidemiologiche delle diverse regioni: da questo punto di vista pare che il Veneto sia ben messo e quindi potrebbe avere tempistiche più ravvicinate. Il Piemonte, invece, pare sia ancora in una situazione più da Fase 1. Personalmente sarei già felice se riaprissero a breve l’accesso al parco cittadino del Valentino, per fare i miei 10.000 passi quotidiani. Buon week end a tutti!
Giusto GINESI io vado
Affaculo il resto
Comunque anche da noi si intravedono squarci di disciplina. Stamani in coda ad un Supermercato un tizio era senza mascherina e nei confronti di quanti glielo facevano notare, si atteggiava con contegno inurbano. Le persone hanno chiamato i vigili che puntualmente sanzionavano il tizio. Assistiamo alla democrazia diretta dell’autoregolamentazione dove ciascuno è protagonista per far rispettare le norme di autodifesa dal contagio dagli arroganti indisciplinati.
https://www.youtube.com/watch?v=mG0bUAxhnjE
Quoto Ginesi…magari mi fermo un po’ prima di Cominetti, ma lo quoto con tutto il cuore.
Appena possibile io andrò!
Questo dipende dai punti di vista da come si osserva la situazione e quale situazione. Cina, Corea del Sud e Taiwan andrebbero osservati meglio. In quei paesi sono disciplinati, hanno un senso del dovere, in Occidente NO.
Forse la ragione stà che in quei Paesi hanno gli occhi a mandorla che li aiutano a concentrarsi sul problema reale. Non prendono abbagli. E soprattutto non vomitano valanghe di chiacchere insensate a cui sono avezzi i cosiddetti Paesi Occidentali.
sembrerebbe che sul sito della regione lombardia, dicendo che la pesca sportiva è consentita, si dice anche che gli spostamenti -ovviamente per andare a pescare- sono consentiti dentro la regione.
Ginesi is God!
il tuttologo Crovella ha sentenziato: “Ma l’arrampicata mi pare impossibile che sia praticabile con le medesime regole, almeno l’arrampicata in sicurezza, ovvero in cordata. Ripropongo il tema di come si può stare in sosta se la distanza minima è di 2 metri. ”
non sai neanche di cosa parli. è sufficiente mettere una norma precauzionale che obblighi alla distanza e all’uso di dispositivi ove necessari. Vietare tout court una attività con una normativa capillare e specifica, fatta peraltro quasi sempre a capocchia, significa porre in essere un pessimo intervento legislativo e rompere le palle all’universo mondo già provato da un lockdown insensato e attuato con metodi che nessun paese sensato e civile ha adottato (avendo meno morti di noi).
Cosa vieta di scalare monotiri mantenendo le distanze, cosa vieta di salire vie che consentano per modalità di conformazione di farsi due tiri in pace. E alle soste, se proprio non son tranquillo mi metterò una mascherina da verniciatore che blocca anche l’uranio, ma basta con questo insulso clima di guerra.
Pensi che il contagio mortale arrivi da tre disgraziati che van per rocce o dalla gestione di ospedali, cure, tamponi, tracciamento, luoghi di lavoro e RSa da quarto mondo?
Chi invoca il rispetto ferreo di regole insulse è di solito chi non ha un minimo di lungimiranza. Serve imbrigliare le attività sportive in una rete di divieti assurdi per i prossimi 8 mesi? a chi giova?
Non hanno alcun senso i confini comunali e i confini regionali, nell’esercizio di attività, e questo non lo dico io ma chi si occupa a livello epidemiologico di diffusione del virus. I problemi non sono quelli.
Ma l’emblema è il cai che, cappello in mano, va a chiedere se l’alpinismo può essere considerato attività sportiva.
gli altri paesi incentivano, in sicurezza, il movimento e attività all’aria aperta. qui amiamo il burocratese, l’imbrigliamento nelle regole, il normativismo bizantino.
così nei prossimi mesi ci sarà un picco di morti per infarti, suicidi, ictus e compagnia bella grazie a 4 mesi passati al manicomio criminale grazie ad un paese governato da gente che non sa dire altro che state a casa e che pensa di disciplinare anche la lunghezza della carta igienica da usare di volta in volta….
continuiamo così…
Commento 40 – se l’attività escursionistica, nel rispetto delle distanze interpersonali o in solitaria, si può riprendere in questa fase ripartiamo pure. Occorre adattarci ad un diverso metodo di frequentazione dei sentieri e prima si parte, prima ci si abitua.
Nell’arrampicata sportiva in falesia è facilissimo tenere la distanza per prevenire il contagio, infatti da domani in Veneto è concesso farla recandosi in auto, moto o altri mezzi restando nella regione. Vedo sicuramente complicato stare in due o tre a una sosta con poco spazio. Infatti quello non sarà per il momento concesso.
@38: la posizione è condivisibile in linea di principio. Però tutto si gioca su quel “condizioni di sicurezza” che fa la differenza. Tale concetto cambia da attività ad attività praticabili in montagna. Voglio dire: una gita escursionistica o scialpinistica è facilmente attuabile seguendo regole basilari. La si fa come uscita solitaria oppure in piccolissimi gruppetti (due, massimo tre) camminando a 20 o addirittura 50 metri di distanza l’un dall’altro, in vetta di sta distanti 5 metri ecc ecc ecc. Ma l’arrampicata mi pare impossibile che sia praticabile con le medesime regole, almeno l’arrampicata in sicurezza, ovvero in cordata. Ripropongo il tema di come si può stare in sosta se la distanza minima è di 2 metri. Il punto è che (così almeno mi pare di interpretare) i più “assatanati” nel voler riprendere sono principalmente gli arrampicatori, cioè gli appassionati di quella specifica attività che, per le sue caratteristiche intrinseche, è la più complicata da gestire in questa fase di uscita dal lockdown più rigido.
Da ciò deriva la prudenza decisionale e i connessi pasticci normativi (vedasi il già citato “arrampicata in modalità individuale”).
Carlo non ha mai scritto che sono gli altri a dover rinunciare alla montagna, per permettere a lui e a pochi privilegiati di godersela in tranquillità.
Carlo ha scritto che la montagna dovrebbe essere resa meno accessibile (per esempio – aggiungo io – riducendo il numero dei rifugi, degli impianti di risalita, delle ferrate). Ciò allo scopo di ostacolare chi non se la merita, per esempio i tipi da spiaggia con i mocassini sul ghiacciaio. Tutto qui.
Personalmente trovo dannoso per se stessi e per tutti questo “sacrificio”. Quel po’ di economia che si muove senza rischi, andrebbe mossa. Non vi sono più rischi di intasamento delle strutture ospedaliere quindi occorre fare tutto ciò che si faceva prima a basso rischio e ovviamente con buonsenso. Trovo molto più ragionevole per esempio alzarsi mezzora prima nei giorni lavorativi, e andare a lavorare evitando la calca o cose di questo tipo
@34: giusto per evitare equivoci, se per caso ti riferisci a me, non è così, perché io sono uno strenuo difensore dell’assoluto rispetto delle regole di reclusione (se leggi li commenti di articoli dei giorni predenti troverai conferma) e sostengo che il senso di responsabilità dovrebbe farci capire che il nostro “sacrificio” di alpinisti (rinunciare per altri mesi ancora alla montagna) è doveroso nell’ottica degli interessi della comunità nazionale. Vedi concetto di Marco Travaglio sul tennis, riportato qualche giorno fa. La parodia del governo paragonato a Totò e Peppino è per dire che, poveretti, potrebbero scrivere un testo di 4 regole e invece sono stritolati da mille richieste con mille esigenze differente e quindi vanno in bambola. Buona giornata a tutti!
Caro MArchetti
da collega concordo su ogni parola che hai scritto. Mi pare intrepretazione di buon senso e argomentata di testi “normativi” che gridano vendetta.
Il problema rimarranno le ordinanze regionali o locali che, laddove siano più restrittive e limitino il movimento al territorio comunale e non contengano una clausola che ne dispone l’efficacia al 3 maggio p.v. (quella ligure la contiene), potrebbero creare qualche problema.
Mi sembra assai più inquientante, in quell’articolo, l’assoluto arbitrio che regna nelle parole del vigile, segno evidente di una norma assai malconcepita e che finisce per lasciare ai verbalizzanti ampio (troppo) margine di interpretazione.
Trovo invece geniale l’iniziativa caiana: andare a fare un interpello formale (perlatro a mio avviso irrituale) per chiedere se l’attività alpinistica sia attività sportiva per farsi magari rispondere in senso negativo con qualche FAQ (per il valore che può avere tale bizzarro strumento) mi sembra una bellissima iniziativa tafazziana.
Marcello, hai introdotto un ulteriore step alla discussione, vale a dire il ruolo delle ordinanze regionali che sono state emesse in questi giorni.
Queste ordinanze in genere hanno ampliato il perimetro di ciò che è consentito fare rispetto a quanto previsto dai provvedimenti del Governo.
In Liguria ad esempio, dove io abito, la Regione ha emesso un’ordinanza che consente, tra l’altro, le passeggiate dalle 6 alle 22 individualmente o accompagnati con componenti del nucleo familiare: si tratta, evidentemente, di una enorme apertura, che lascio a ciascuno valutare
Il Governo si è lamentato delle fughe in avanti delle Regioni ma ad oggi non ha impugnato le ordinanze regionali che quindi rimangono valide ed efficaci.
Quindi se in Veneto, come tu riferisci, la Regione ha emesso un’ordinanza che consente l’esercizio di attività sportiva e ha precisato che si può utilizzare un mezzo per esercitarla (prima entro i confini comunali, dal 4 marzo entro quelli regionali), in Veneto potrete andare a scalare utilizzando l’auto (o la moto, o la bici o il risciò) per recarvi sul posto.
Per complicare ulteriormente le cose esistono anche le ordinanze comunali (dove abito io il Sindaco ha proibito l’accesso a tutta la passeggiata a mare impedendo di fatto l’accesso alle spiagge), ma non credo che qualche sindaco abbia emesso ordinanze di divieto di accesso alle falesie.
Comunque, vista l’italica fantasia, tutto è possibile.
Spero che questo periodo serva a tutti quelli che volevano meno persone sulle montagne a patto che quelli che dovevano stare a casa erano sempre gli altri….. Ecco così tutti possono capire cosa vuol dire fare parte degli altri, di quelli che devono stare a casa perché qualcuno ha deciso che tu non puoi andare in montagna…… E mi sembra di capire che chi si lamenta di più è proprio chi voleva limitare l’accesso ad altri…. È facile fare il finocchio con il culo degli altri..
Come spesso capita abbiamo completamente dimenticato il problema : non contagiare e non contagiarsi. Un qualsiasi provvedimento di legge non potrà mai contemplare tutti i casi e tutte le modalità. Non è sostenibile, umanamente ed economicamente restare tutti a casa chiusi a non fare niente. Non è pensabile rinunciare a tutto quello che facevamo, fosse solo perché ciò che facciamo genera benessere per noi e giro d’affari che ad altri consente di vivere. Piaccia o non piaccia questo è il nostro mondo. Il virus c’è e dobbiamo conviverci. Occorre ripartire con prudenza, con attenzione ma ripartire accidenti. L’emergenza medica è palesemente finita. Penso sia ora di finire di autocompiangerci per dimostrare a tutti quanto siamo “civili” ed esserlo per davvero, vivendo, agendo ma evitando autonomamente con buonsenso le opportunità di contagio al di la di qualsiasi DPCM.
Insieme all’ampia interpretazione ci vedo anche un’ampia libertà, da parte delle forze dell’ordine, di farti la multa a seconda del suo umore, del suo stato di salute, della tua simpatia, del tuo appeal e del meteo.
insieme all’ampia interpretazione ci vedo anche un’ampia libertà, da parte del poliziotto, di farti la multa o meno, a seconda del suo umore, del suo stato di salire, della tua simpatia, della tua bellezza e del meteo.
Ma in Corea del Sud come avranno fatto e cosa stanno facendo?
Mi sono immaginato Conte e i suoi ministri che scrivono i vari decreti: me li vedo rossi in faccia, sudati, che incepiscano, riscrivono, balbettano, litigano, ricevono telefonate dai vescovi, proteste da Confindistria, minacce dai climber, poi devono slalomeggiare fra i “congiunti”, gli “affetti stabili” e le “distanze sociali” e, stravolti, escono dalla stanza per la conferenza stampa con in mano un foglio confuso, corretto e ricorretto e tutto scarabocchiato. Insomma sono i novelli Totò e Peppino che scrivono alla malafemmina (“punto, due punti, punto e virgola…massi’, che non pensino che siamo provinciali!”)
A me la montagna manca, mi manca il tocco della roccia, l’odore del mio corpo che reagisce durante un passo difficile, mi manca il rischio, la natura, l’aria sul viso, la smorfia del compagno di scalata, e a tutti quelli(anche qui)che ci stanno dicendo che questa della arrampicata e dell’andare in montagna non è una necessità ed è un modo poco dignitoso per affrontare la situazione, dico che non capite perchè non conoscete la passione e l’alpinismo.
6) Si può andare a cavallo o a fare canotaggio o altra attività sportiva fuori comune?
Sì, dal 4 maggio. L’ordinanza regionale n. 43 lo ammette nel comune, il DPCM 26.4.2020 consente l’attività sportiva e motoria senza limitazioni dispazio, avendo tolto il riferimento alla prossimità dall’abitazione. Deve peraltroritenersi che l’attività motoria debba rimanere all’interno della Regione. IlDPCM richiede due metri di distanziamento per l’attività sportiva. Il luogo perlo svolgimento di tali pratiche sportive potrà essere raggiunto in auto, moto,bicicletta o altro mezzo. Si tratta della risposta secondo la Regione Veneto. Se equiparo la falesia al fiume, sem,bra che arrampicare si possa. Cosa ne pensa Marchetti?
Le interpretazioni estensive del DPCM mi paiono un pò stiracchiate. Siamo nel bel mezzo di un evento epocale: non riesco a capire come si possa parlare di stato di necessità per gli spostamenti e poi lasciarsi andare al lassismo sportivo. Durante il lockdown sperimentato sulla mia pelle e su quella dei miei familiari il concetto di prossimità e di necessità che per i Vigili era sulla soglia di casa. Quando uscirete alla cdc mi raccomando di portarvi dietro uno dei legulei di cui nell’articolo.
P.S.: Qualche giorno prima della scoperta dei primi casi ero ad arrampicare a Vò Euganeo e alla base della falesia eravamo stretti come le sardine. Che io sappia non si è ammalato nessuno di chi era con me. Vogliamo riprovarci?
Senza un commercialista in Italia è dura fare una dichiarazione dei redditi. Negli States è notoriamente semplice.
Ci si trova nella stessa situazione della compilazione di una dichiarazione dei redditi?
Caro Marchetti, ho arrampicato per vent’anni con un uomo di legge. So benissimo che il sistema del diritto è una rappresentazione convenzionale della realtà finalizzata a regolare in una data epoca le relazioni sociali. Ed essendo un appassionato lettore di Carofiglio mi è anche chiara la funzione del “ragionevole dubbio”. Tu giustamente fai il tuo mestiere e se ti chiedono un parere legale metti in evidenza le possibili interpretazioni di provvedimenti, peraltro abbastanza confusi. E sono anche convinto che con un buon avvocato molte sanzioni non avrebbero retto di fronte al giudice, anche quando erano penali e infatti sono state trasformate in sanzioni amministrative, non a caso. L’espressione manzoniana non era dunque riferita a te ma a quei tanti appassionati che invece di assumersi le loro responsabilità di violare norme che considerano ingiuste o sbagliate, vanno alla ricerca di un avvallo e di un ombrello che permetta loro di fare ciò di cui sentono il bisogno. Copertura rispetto a cosa poi? Qualche centinaio di euro con bassa probabilità di essere di fatto sanzionati in un ambiente montano? Mi sembra più un problema psicologico che reale, la famosa foglia di fico, di fronte a cose che per noi uomini “normali” e non di legge, appaiono abbastanza semplici nella loro sostanza: limitazione degli spostamenti e distanziamento fisico, armi patetiche ma sembra siano le uniche che abbiamo per ora. Se uno ritiene che siano fesserie, se ne fotta, faccia quello che ritiene giusto per la sua coscienza e semmai lo sanzionassero paghi o faccia ricorso, magari con un buon avvocato, che gli costerà più della sanzione. Quindi niente di personale ma solo un po’ di irritazione quando si confondono etica e legge.
Sta nell’incipit dell’articolo:
“Con un “difetto” comune: sono tutti e tre climber e quindi è presumibile (ma non necessario) che tendano a vedere le cose con un occhio un più favorevole alle esigenze del nostro mondo”
Con curiosità da profano mi chiedo (e chiedo) se anche la mia intepretazione possa avere la sua valenza “tecnica”.
Nel frattempo mi sono informato riguardo alla mia regione (Emilia Romagna): a quanto ho capito gli spostamenti per l’attività motoria sono consentiti solo in ambito provinciale.
Preferirei usare il “tu” se non è un problema, mi piace pensare che qui siamo tra amici accomunati da una passione. Sono stato contattato da Pareti dopo aver scritto il mio pensiero sul mio profilo facebook personale, e mi è stato chiesta la possibilità di utilizzare quanto da me scritto a titolo amichevole. Pur essendoci da parte mia una gran voglia di tornare su roccia, qualora dall’esame del testo fossi giunto a una conclusione diversa non avrei esitato a scriverlo. A malincuore ma l’avrei scritto.
Personalmente non ho nulla contro i professionisti. Anzi. E come dice bene lei, sono necessarii in un sistema democratico in cui ognuno e’ libero di sostenere le proprie idee. Detto questo, il problema e’ a monte, nell’intenzione di chi le chiede il parere. Se si ha intenzione di salvaguardare la propria salute, quella degli altri e la propria liberta’ di fare cose che ci piacciono, con buon senso, allora lo capisco. Ogni approfondimento e’ benvenuto.
se chiedo un parere per mettere in moto l’auto alle ore 00.01 di lunedi 4 maggio per correre a scalare e l’unico mio obiettivo e’ quello di non prendere multe, ecco questo non lo capisco.
Questo Governo di Conte mi piace sempre di più: fa delle regole e poi responsabilizza gli stupidi dicendo loro che possono pensare ad applicarle come preferiscono.
Praticamente dice: le regole sono queste, cazzi vostri se vi fate male.
E deve essere vero, da come si vedono protestare tutti i “paraculati”, nel senso di quelli abituati a dare sempre agli altri la responsabilità di ciò che fanno.
Sono l’autore del secondo parere riportato nell’articolo di Pareti. Tralascio ogni considerazione in relazione ai commenti ai quali ormai purtroppo sono abituato (azzecarbugli in primis). Evidentemente continua a sfuggire quanto sia fondamentale in un sistema democratico garantire il diritto di difesa e di come questo possa essere reso effettivo solamente grazie ai tanto vituperati avvocati.Il parere che mi è stato richiesto è stato rilasciato, come si suol dire, in scienza e coscienza e ne confermo totalmente il contenuto. L’interpretazione di un testo normativo è attività tecnica, ed è assolutamente comprensibile che chi è privo degli strumenti necessari possa non comprendere il perché di certe interpretazioni. Meno comprensibile è il perché ci si voglia leggere l’intenzione di piegare una norma ai propri interessi. Interpretazioni bislacche hanno vita breve, e un professionista minimamente degno del titolo che porta di certo non si presta a certi comportamenti. Chiunque, scevro da preconcetti, voglia confrontarsi è assolutamente ben accetto.Fabrizio Marchetti
“Arrampicata in modalità individuale” non sarà felicissima come espressione, ma mi sembra ovvio che indichi tutti i modi di arrampicare da soli: sassismo, traversi rasoterra, arrampicata in autosicura, certamente anche il freesolo, ecc.
Dal sito Ufficiale Regione Veneto.”Si può andare a cavalloo a fare canotaggio o altra attività sportivafuori comune?Sì, dal 4 maggio. L’ordinanza regionale n. 43 lo ammette nel comune, il DPCM 26.4.2020 consente l’attività sportiva e motoria senza limitazioni di spazio, avendo tolto il riferimento alla prossimità dall’abitazione. Deve peraltro ritenersi che l’attività motoria debba rimanere all’interno della Regione. Il DPCM richiede due metri di distanziamento per l’attività sportiva. Il luogo per lo svolgimento di tali pratiche sportive potrà essere raggiunto in auto, moto, bicicletta o altro mezzo. ”
Quindi l’interpretazione del DPCM è plausibile!
E’ interessante notare come, aggrappandosi alla necessaria generalità di un provvedimento che se dovesse comprendere gli infiniti casi particolari si trasformerebbe nell’elenco telefonico di una grande città, si giunga all’interpretazione che meglio si adatta ai nostri interessi personali.
Dimenticando la ratio di base (mi riferisco agli articolisti).
Sicuramente il nuovo DPCM poteva essere scritto meglio, ma voglio dare anch’io la mia interpretazione, assolutamente non autorevole, sapendo che non piacerà (cosa della quale sono sicuro, visto che non piace neanche a me).
Riporto in corsivo gli stralci dal DPCM (del quale suggerisco la lettura diretta a chi ancora non l’ha fatto).
Punto a)
“sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessita’ ovvero per motivi di salute e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti (…)”
Fra i motivi per cui sono consentiti gli spostamenti c’è lo svolgimento di attività sportiva e/o motoria ?
Mi pare di no. Quindi niente spostamenti per recarsi a svolgere attività sportive e/o motorie.
Punto f)
“(…) e’ consentito svolgere individualmente (…) attivita’ sportiva o attivita’ motoria, purche’ comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale (…)”
Come si fa a svolgere attività sportiva e/o motoria senza spostamenti ?
Si parte da casa propria, con le proprie gambe, bicicletta o altro mezzo mosso da energia muscolare atto allo svolgimento della propria attività sportiva e/o motoria e con mezzo analogo vi si fa ritorno (senza più il vincolo di “prossimità” che c’era nel DPCM precedente).
Detto questo, personalmente sarei lietissimo di leggere una indicazione meno restrittiva da parte del Governo in risposta alle domande poste dal CAI (in particolare quella al punto 1), ma temo che il Governo (e forse anche tanti Italiani) in questo periodo abbia altro genere di problemi.
Io mi comporteró da egoista.
Vivo a Ferrara ora, la città più bassa e lontana da monti d’Italia. Se non potrò andare in montagna, quest’anno, sublimeró la mia voglia di Natura rifugiandomi tra le paludi.
Non credo proprio incontreró qualcuno laggiù. Lo scorso anno, in agosto, erano totalmente deserte. C’è un piccolo paradiso dimenticato, nella zona di Volano. Andrò là in tenda e anti insetti, nella settimana del plenilunio di luglio o di agosto, per godere di notti illuminate, dove l’unico rumore saranno rane e grilli. All’alba sarà un concerto di richiami e basteranno al risveglio. Se poi qualche temporale estivo mi coglierà, mi godrò i vapori impazziti a rincorrersi nel cielo basso, il crepitio della pioggia sull’acqua, il mio canottino d’emergenza a portata.
Sognerò le mie montagne lontane, in attesa di tempi migliori, al gracchiare inelegante degli aironi.
Leonardo Castagnoli, non vedo perché tu debba aspettare, se scali con la tua famiglia.
Non devi proteggere loro né te stesso dal contagio reciproco e basta che tu eviti la possibilità di contagi esterni.
E comunque, come ricordava Ivo Ferrari, non si tratta solo di scalare, ma semplicemente di muoversi in montagna.
Tutte le altre dichiarazioni mi paiono improntate a un manicheismo e a un atteggiamento apocalittico-fideista francamente insopportabile. Come detto altrove se posso andare a farmi contagiare sul posto di lavoro, posso andare a camminare in Grignetta (che per la trasmissione del virus un metro sulla direttissima ne vale cinque in un ambiente chiuso con ventilazione riciclata)
L’unica cosa che non capisco bene è da dove derivi il limite di spostamento regionale, citato anche dall’anonimo vigile di Bergamo (esempio preclaro di anonimità non disonesta).
Sono totalmente d’accordo con il commento n. 5 di Enri e con l’amara constatazione che ne deriva sui soliti italiani che cercano sempre il “buco” nelle norme a proprio egoistico vantaggio.
Il buonsenso, prima di tutto, dovrebbe guidarci in questa situazione, e se il decreto che entrerà in vigore il 4 maggio presenta dubbi sul comportamento da tenere (mi riferisco al tema specifico: arrampicata si/arrampicata no), ebbene quel buon senso dovrebbe guidarci verso una scelta prudente, (ma prudente non per il nostro portafoglio ma per la salute collettiva).
E’ dai primi anni ottanta che scalo: la passione non mi ha mai abbandonato da quando, giusto negli anni ottanta, girovagavo per le rocce di Finale con una Citroen Dyane con tetto perennemente aperto e musica di Bob Marley e dei Pink Floyd a palla
Oggi continuo a frequentare le falesie con la famiglia, e sono quindi circa quarant’anni che scalo senza limitazioni: attendere una quidicina di giorni (dal 18 maggio dovrebbero esserci maggiori aperture, se tutto va bene) non mi può e non mi deve pesare.
Tutto ciò vale, ovviamente, per i dilettanti come me, perché per coloro che di montagna ci vivono (guide, gestori, ecc.) il discorso è totalmente diverso e in questo senso le domante che ha posto Torti, al di là delle simpatie/antipatie verso il CAI, credo che siano ragionevoli e meritino una risposta.
Questo non lo credo proprio. Le Montagne hanno bisogno di riappropriarsi di quello che gli è stato rubato: la wilderness.
In un caso solo le Montagne hanno bisogno di noi: per andarla a bonificare di tutta la ferraglia che la sta imbrigliando, di tutti i rifiuti di cui è inondata compresi tutti gli agglomerati cementizi.
Poi ha fatto un sondaggio se si andrà a scalare:
50% si
25% no
25% non so
Secondo me siamo proprio un popolo senza disciplina e il Governo di centro-sinistra non sbaglia poi di tanto a trattarci così.
Comunque quelli intelligenti, questa volta però non i furbi, trovano sempre delle soluzioni.
Come riportato da Stefano Ardito nel suo articolo l’altro ieri: il nostro Governo ci tratta come scolari discoli da tenere a bada (come degli irresponsabili), mentre in altri paesi (vedi Germania per esempio), il cittadino è considerato un adulto dotato di buon senso. Proviamo a rientrare in questa ultima ipotesi e, anche nei confronti dell’arrampicata in falesia, agiamo con intelligenza.
Mia figlia vive a Berlino e sono contento che sia rimasta lì (va a scuola e la retta l’avevamo pagata in anticipo, se no l’avremo fatta rientrare) perché ha molta piu libertà e si educa a un modello responsabile anziché repressivo. La considero una buona occasione, visto che è andata così.
Sul sito di Repubblica c’è questo articolo del 29.04.2020: Mascherine, la bocciatura del Politecnico di Torino: “Otto su dieci non funzionano”. I risultati degli esami sui prodotti in commercio e anche su quelli che le istituzioni forniranno gratis: “Molte non sono risultate neppure idonee a proseguire con i test successivi, quelli batteriologici svolti a Bologna e indispensabili per la certificazione”. L’articolo lo possono leggere solo gli abbonati e io non lo sono.
«Arrampicata in modalità individuale.» Che cosa significa?
Si vuole sembrare colti e invece si ottiene l’effetto contrario, come burocrati incapaci di esprimersi in chiara e semplice lingua italiana.
Concordo con Pasini ed Enri. La posizione di Gennari Daneri e’ abbastanza discutibile, come del resto tutte quelle che cercano “il buco” in norme limitative che sono necessariamente generali e quindi poco accurate. L’esercizio che ci si attende da persone responsabili che non dimenticano di vivere in una comunita’ e’ altro ( Enri ne ha proposto degli esempi )
Comunque il problema vero rimane. Non e’ certo quello degli arrampicatori della domenica. E’ in generale quello economico di tutte le persone che dipendono economicamente dal turismo sportivo e non. Rifugi, Guide, esercizi locali per rimanere ai piu’ evidenti vicini alle tematiche di questo blog. E’ sull’attenzione a questo aspetto che chi legifera dovrebbe essere piu’ accurato. Allo stesso tempo e’ vero pure che autorizzando gli spostamenti ‘a piacere’ anche solo all’interno della regione di appartenenza il caos aumentera’ significativamente. E credo che ‘la buona scelta’ si gioca sul filo di queste esigenze contrapposte, da pesarsi con il fattore tempo. Difficile.
Non avevo letto il commento 3 (Pasini) e aggiungo ora che lo condivido in pieno. Cosa significa “arrampicata in modalità individuale”? uguale suicidio di massa? ecc. La posizione della comunità dei “veri” appassionati di montagna dovrebbe dare un esempio di linearità e chiarezza deontologica. Distinguere fra doxa ed espisteme (Conte dixit in Parlamento)
Gira voce che per protesta, in quel di Lecco e dintorni, verrà presa d’assalto la montagna per eccellenza dei single: il Re segone!
Io temo che se, come anche mi sembra emergere dall’articolo di agd, stiamo sul filo delle regole, sulla punta del diritto, non solo non ne usciremo, ma ci ricaschiamo dentro. Porsi la domanda se dal 4 possiamo tornare a scalare gia’ dice che non si e’ capito nulla. Dobbiamo mettere in mostra la nostra capacita’ di essere respondabili. Non trovare il ns tornacconto nelle pieghe del decreto e soprattutto non dire che la questione della multa e’ la piu’ rilevante.
ma vi sembra che dopo due mesi di domicilio, dal 4 si possa andare a scalare nirmalmente, che ne so, spostandosi in massa tutti da genova ed inondando finale albenga ed il muzzerone? Ma via su un po’ di buon senso indivuduale. Ci stanno dicendo che possiamo farci qualche passeggiata, da soli. E che visto che di virus in giro ce n’e’ a palate meglio stare attenti e tenere quei 3 / 4 comportamenti da buon padre di famiglia. E di essere un po’ piu’ disciplinati ( termine che ha fatto inorridire alcuni di voi).
considerando quel che e’ successo e sta succedendo potremmo anche accontentarci un po’. Detto questo, e proprio per questo, se fossi al governo la smetterei di dare queste regole di dettaglio ( congiunti, attivita’ motoria, ludica ecc) ma direi chiaro e tondo che uno, qualsiasi cosa faccia, deve prendere certe precauzioni. Punto. Se no la gente si focalizza sulla differenza fra attivita’ motoria e sport ( sempre interpretandola a proprio favore) e non su quelle 4 cose di buon senso e di rispetto verso gli altri che si DEVE fare.
e poi a quel punto uno decide ed e’ in grado di sostenere la sua decisione non solo davanti ad un vigile e la multa ma davanti alla sua coscienza. E faccia quello che vuole ma non si nasconda dietro il parere dell’avvocato. Scherziamo. Se io ho una idea in testa ce l’ho il 3 maggio ma anche il 4. Se invece la gente sta scaldando i motori per riversarsi la’ fuori allora siamo mal messi. Personalmente non ho alcuna intenzione di trovarmi a final borgo e in qualche parete locale appiccicato ad altri. Meglio una bella camminata da casa da soli e in luoghi non battuti. E poi vediamo un attimo come andra’ di giorno in giorno. in poche parole: un po’ di buon senso, quello che invece di andare a 180 in autostrada ti dice che e’ meglio 130.
Interessanti le precisazioni. Sostanzialmente permesse attività singole o in piccolissimi (due-tre) gruppetti. Fra le tante, permane c’è una zona d’ombra: gli spostamenti in auto (per andare a far attività sportiva in montagna) dovranno essere rigorosamente individuali? A mio parere sì, forse al massimo in due con il passeggero seduto dietro e sfalsato rispetto al conducente.
Non avrei mai pensato che una parte del popolo delle terre alte sarebbe diventato un gruppo di azzeccagarbugli. Il DPCM parla chiaro: non ci si può muovere fuori dal territorio comunale se non per ragioni di necessità e bisogna rispettare il distanziamento fisico. Punto. Se uno vuole andare ad arrampicare magari fuori regione, lo faccia e basta e se ne assuma le conseguenze verso se stesso e gli altri, altrimenti faccia altro. Metta gli attributi sul tavolo ed eviti di arrampicarsi sulle sottigliezze giuridiche. Non è dignitoso.
Un’altra chicca letta in FB a cura del Collegio delle guide lombarde ”Crediamo ci siano gli spazi per tornare a consentire la pratica dell’escursionismo e dell’arrampicata in modalità individuale per tutti gli utenti outdoor, anche perché queste attività sono svolte all’aria aperta dove il distanziamento fisico di 2 metri é praticamente costante.” Cosa sarebbe l’arrampicata in modalità individuale? Free Solo per tutti? Un incentivo al suicidio di massa? Ma per favore: Dignità, Coraggio e Responsabilità e ognuno faccia le sue scelte.
Negli interessanti interventi e nella lettera del Presidente del CAI si parla di escursionismo ed arrampicata. E lo scialpinismo? Rientra anch’esso nelle attività sportive praticabili nei limiti della regione, ovviamente o quasi, raggiungendo la località di partenza in macchina? Specificatamente nel caso del Trentino Alto Adige, vigerebbe una restrizione provinciale? Resta l’osservazione, non legale, di essere particolarmente prudenti per evitare di gravare sul Soccorso Alpino e sul collassante sistema sanitario.
Qua a Lecco, non solo non si potrà scalare, ma nemmeno camminare sui sentieri …e l’uomo grande, i bimbi giovani, ne hanno bisogno.
Il buon senso dopo tutti questi morti è stato capito, ma la politica con i suoi politici…non ha ancora capito un cazzo…
Io uscirò, non potendo andare al lavoro, uscirò e porterò a spasso i miei figli, usando sentieri diversi, evitando magari punti di ritrovo in cima al cucuzzolo. Continuerò a rispettare regole…ma non questa vergognosa pagliacciata
Ivo Ferrari