Snowkite

Lo snowkite è uno sport invernale che negli ultimi anni è emerso costantemente all’attenzione, infatti è abbastanza frequente sulle nostre montagne imbattersi in questa affascinante disciplina.

Seguendo le mode del momento, anche lo snowkite (un derivato del kitesurf) si fregia d’essere moderno e innovativo, ad alto tasso di adrenalina e divertimento.

Chi lo pratica vuole di certo un’esperienza diversa, abbandonare momentaneamente le sciate classiche e surfare sulla neve con sci (o snowboard) e vela. Con lo snowkite ci si lascia guidare dall’aquilone, sfruttando la forza del vento, per scivolare (ma anche volare) sulle distese innevate.

Penuria di neve e costi eccessivi sono le principali cause del decremento nelle vendite di attrezzatura tecnica da discesa per quanto riguarda le storiche attività sciistiche e di snowboard. Questo fa capire che la tendenza degli ultimi anni è quella di cercare alternative sulla neve. Alternative che possiamo trovare in molte discipline alpine e non per ultimo nello snowkite.
La ragione per cui lo snowkite è in forte incremento è perché imparare quest’attività, è molto semplice, sicuro, divertente, e soprattutto economico in quanto non si è dipendenti da impianti di risalita.

Nel comprensorio Pontedilegno-Tonale chi desidera avvicinarsi a questa disciplina tutta da scoprire può servirsi delle offerte esposte presso Freedome, il portale dell’outdoor. I principianti possono iscriversi a un corso di tre ore, come pure, i già “sgrezzati” possono migliorare con un corso di perfezionamento di un’ora.

Passo del Tonale. Foto: kitepoint.it

Per i più esperti le scuole organizzano anche giornate di esplorazione backcountry tra salite e rapide discese rigorosamente sfruttando solo la forza del vento. Gli istruttori sono tutti diplomati CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale – Ente di Promozione Sportiva del CONI). Per rispetto alle norme per contrastare la diffusione di CoViD-19:
– L’attività si svolge nel completo rispetto della normativa vigente;
– Attrezzature e superfici a contatto con i partecipanti vengono igienizzate di frequente;
– È obbligatorio, quando richiesto, sottoporsi al controllo della temperatura e indossare la mascherina protettiva.

Passo del Tonale, area snowkite
Il Passo del Tonale è il posto ideale per imparare a praticare lo snowkite Al confine tra la Lombardia e il Trentino-Alto Adige, il luogo è circondato dai gruppi Adamello/Presanella, Ortles-Cevedale e Brenta. C’è sempre abbondanza di neve e il vento è molto frequente e di intensità adeguata ad effettuare corsi per principianti. Il campo dove si pratica è molto ampio, l’accesso all’area di partenza è molto comodo vicino al parcheggio e non richiede impianti di risalita.

Clicca per ingrandire. Disegno tratto da kitepoint.it

L’area snowkite di Passo del Tonale si trova alla fine del passo, venendo da Ponte di Legno, nella zona sottostante all’Ospizio San bartolomeo. Il parcheggio è proprio nella zona dove partono gli impianti della Valbiolo. L’area snowkite è suddivisa in tre zone con caratteristiche diverse e di difficoltà crescente:
il pianoro più basso con campo scuola, separato e delimitato da bandiere e da una manica vento;
il pianoro superiore è molto simile a quello inferiore ma per accedervi bisogna salire un piccolo pendio;
il pendio superiore dedicato ai rider più esperti.
Non vi è mai alcun conflitto con piste battute o attività da discesa.

Ecco un video girato allo spot del Tonale:

Al Passo del Tonale si sono svolte parecchie tappe degli annuali Campionati Italiani Snowkite (la prima edizione fu nel 2012).

I venti che lavorano meglio sono quelli proveniente dai quadranti occidentali, perciò da ovest, nord-ovest o sud-ovest. Anche quando le previsioni dei più noti siti non danno vento, al Passo del Tonale lavora bene anche il vento termico di 8 -10 nodi (sufficienti per il traino), in presenza di alta pressione. Al contrario del kitesurf, in montagna bastano pochi nodi e una vela performante per farsi trainare e risalire pendii sulla neve.

Passo del Tonale. Foto: pontedilegnotonale.com

Quanto alla neve, il Passo del Tonale ha un altitudine di quasi 2000 m. Questo gli consente di avere neve abbondante già inizio dicembre fino a Pasqua. Nel campo di prativa non sono presenti rocce o sassi, quindi è sufficiente un manto nevoso compatto di 30-40 cm per praticare lo snowkite.

Il tempo può cambiare molto rapidamente al Passo, e in pochi minuti il vento può diventare più forte ed essere accompagnato da neve e nebbia con il rischio di ritrovarsi totalmente disorientati. Per anticipare questo tipo di situazione, è opportuno dirigersi subito verso il parcheggio.

La zona snowkite del Passo del Tonale. Disegno tratto da kitepoint.it

Altri spot in Italia
Roccaraso
Quando si dice snowkite è impossibile non pensare a Roccaraso, probabilmente una delle migliori località per praticare snowkiting in Italia. Roccaraso si trova in provincia dell’Aquila, in Abruzzo: vi sono molte possibilità, da 1200 m a 2100 m, raggiungibili con la macchina o con gli impianti di risalita, da scegliere a seconda delle condizioni meteo e del livello dato che ogni spot presenta caratteristiche specifiche e funziona con diversi venti: Pizzalto è un piccolo spot facilmente raggiungibile dalla strada che collega Roccaraso–Pizzalto-Aremogna, senza impianti di risalita; Aremogna è uno spot ampissimo di circa 50 kmq, accessibile con la cabinovia dell’Aremogna; Pratello è raggiungibile prendendo la telecabina del Monte Pratello e scendendo sulla pista azzurra di destra. Lo spot è molto ampio e costeggia tutta la pista; Valle Fredda  è uno dei migliori spot del Comprensorio, caratterizzato da una parte pianeggiante ma anche da pendii. Raggiungibile comodamente da un ampio parcheggio accanto al rifugio Heidi. Da qui i più esperti possono risalire fino agli impianti delle gravare, e da lì addirittura arrivare allo spot in quota dell’Aremogna; Piana delle 5 Miglia è un altro spot molto ampio accessibile dalla strada di collegamento per gli impianti di Monte Pratello. 

Roccaraso. Foto: tabularasateam.it

Campo Imperatore
E’ un’altra Mecca dello Snowkiting Italiano, un immenso altopiano alle pendici del massiccio del Gran Sasso 2914 m. In questa piana vastissima non c’è un solo spot ma decine di chilometri da esplorare trainati da una vela.
Tuttavia si possono distinguere 3 spot principali per lo snowkiting: 
Fonte Vetica è un pianoro immenso raggiungibile da Castel del Monte con dossi e pendii. Vi si arriva direttamente dalla strada; Racollo è un altro pianoro enorme con dossi e pendii che si può raggiungere dalla strada; Scindarella è in cima alla seggiovia Scindarella ed è un altro altipiano surfabile. 

Campo Imperatore. Foto: tabularasateam.it

Ovindoli – Campo Felice
Ancora in Abruzzo per un altro comprensorio di snowkite strepitoso. Campo Felice è un’immensa piana (tagliata in due dalla strada) a quota 1530 m; Ovindoli è un altro comprensorio famosissimo e incredibilmente ricco di spot per lo snowkite, da quota 1350 m a 2200 m, con accessibilità differente e diversa esposizione al vento. Fra gli spot principali segnaliamo: Valle d’Arano, spot pianeggiante vicino al paese di Ovindoli e alla strada; Serra di Celano; Vento nel VentoRocca di Mezzo, immenso pianoro a nord di Ovindoli; Piani di Pezza, spot grande e bellissimo; Capanna Brinn-Valle delle Lenzuola spot all’arrivo della seggiovia omonima; Montefreddo spot solo per esperti all’arrivo della seggiovia Montefreddo in prossimità del rifugio Telespazio; Monte Sirente è un vallone a circa 2 km da Ovindoli verso nord in direzione Valle d’Arano. 

Piancavallaro
Risalendo dal centro Italia, sul Monte Cimone (Appennino Tosco-Emiliano) si trova lo spot di Piancavallaro. A quota 1800 m, è un grande uno spot a forma di half-pipe: circa 1500 metri di lunghezza per 500 metri di larghezza in leggera pendenza sulla lunghezza, con rampe naturali pro jump in uno scenario incantevole. Lo spot è raggiungibile con gli impianti di risalita. 

Colle della Maddalena
Il Colle della Maddalena si trova in provincia di Cuneo, proprio al confine con la Francia. Lo spot che è situato ad un’altezza di circa 1900 m è in una zona ben esposta ai venti che qui soffiano molto frequenti (la famosa “lombarda”).

La Thuile. Foto: tabularasateam.it

La Thuile
In Val d’Aosta la famosa stazione sciistica della Thuile dispone di un’ampia zona snowkite situata al Colle del Piccolo San Bernardo 2188 m, sul confine tra Italia e Francia, al cospetto del Monte Bianco. Lo spot si raggiunge con gli impianti di risalita, ma è disponibile un’apposita convenzione snowkite.

Lago di Resia
Il lago di Resia è un lago alpino artificiale situato a 1498 m nel comune di Curon Venosta in Alto Adige, vicino al più piccolo lago di San Valentino. In inverno entrambi i laghi ghiacciano completamente e vengono ricoperti da circa 40 cm di ghiaccio e neve, diventando così il palcoscenico privilegiato di pattinatori e naturalmente snowkiter.

Altopiano del Renon. Foto: tabularasateam.it

Corno del Renon
Il Corno del Renon, in provincia di Bolzano, è uno dei migliori spot di snowkite delle Alpi Centrali: un immenso altipiano a quota 2200 m, molto vario con ampi tratti pianeggianti ed altri più impegnativi. Lo spot è raggiungibile con gli impianti di risalita.  

Passo Giau
Il Passo Giau che collega Cortina d’Ampezzo a Selva di Cadore nella provincia di Belluno, è considerato uno dei passi più belli delle Dolomiti, probabilmente perché dalla sua altitudine di 2236 m si può godere di una vista panoramica incredibile. Lo spot di snowkite non può che renderlo ancora più interessante.

Ci sono altri spot di snowkite in Italia?
Per fare snowkite non è per forza necessario limitarsi alle zone per così dire “ufficiali”. In teoria una qualunque vallata aperta, altipiano o campo innevato è ideale per lo snowkiting. La cosa importante è ovviamente fare attenzione che non vi siano pericoli di nessun tipo come tralicci, staccionate, laghi o laghetti coperti solo da un sottile strato di ghiaccio che potrebbe facilmente cedere e così via.

Buone norme
Al di là di questi eventuali ostacoli, occorre tener presente di non farsi prendere la mano più di tanto, perché se ci si allontana bisogna poi tornare indietro e il vento potrebbe anche abbandonarci, o potrebbe arrivare la nebbia.

Le regole sono le stesse di un’escursione in alta montagna, perciò:
– mai allontanarsi senza attrezzatura adeguata (che include ciaspole o pelli, gps, bussola, abbigliamento adeguato, Artva…);
– ci vuole adeguata esperienza di escursionismo invernale;
– mai da soli;
– sempre avvertire qualcuno della nostra escursione.

Nelle aree in cui ci si avventura potrebbero non esserci rifugi e i telefoni cellulari non sempre prendono in montagna. Non possiamo affidarci a Google Map per orientarci e tornare a casa!

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Snowkite ultima modifica: 2021-03-02T05:50:00+01:00 da GognaBlog

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34 pensieri su “Snowkite”

  1. Albert (commento n.1) cita Leo Gasperl e questo illustre nome mi ricorda l’ incontro che ebbi con lui 75 anni orsono.                                                                               Avevo 19 anni e stavo salendo, in una giornata primaverile radiosa, assai di buon mattino  con sci e pelli verso il Teodulo. Dovevo individuare del posti lungo le piste dove mettere dei cartelli réclame di una ditta.                                              La prima corsa della funivia del Breuil, io ero già abbastanza in alto, sbarcò soltanto Gasperl con alcuni allievi. Quando ci incontrammo, Gasperl fermò gli allievi e disse loro: “Questo che vedete salire è uno degli ultimi esemplari viventi di scialpinista!” Per fortuna si sbagliò ma l’episodio mi inorgoglì molto.

  2. Se ne vedono anche  al mare, zona alto adriatico. I Kite surfer prediligono le giornate   ventose e  non danno particolare fastidio, la goduria e ‘ tutta loro,  specie nelle giornate  dalle spiagge deserte.
    Condivido quanto detto da Lorenzo Merlo..gli struttori forse sgrezzano , forniscono  modello da imitare, ma a volte il loro gergo e’ stereotipato standard ma poi il bagaglio  interiore  diventa proprio.. non si avverte dicotomia tra corpo e mente..
     Ad esempio  tu segui i consigli sulla sciolina per il fondo, leggi gli schemi delle ditte fornitrici.. maneggi la nev , tieni conto delle zone al sole ed in ombra ma solo quandoil corpo capisce come deve essere  nelle prime  scelte azzeccate,, poi ci si sforza a ripetere quella sensazione, come pure per i vari passi, quando si capisce come usarli senza pensarci applicandoli al terreno ,istintivamente.Presumo quindi che sara’cosi’ anche per i  kite surfer, quando hanno interiorizzato come dominare vento , attrezzo e corpo e non ci pensano piu’…vanno d’istinto.Chi li guarda o li ammira , o li invidia, o e’ tentato a seguirli  o li critica.

  3. Nel 1999/2000 con Lorenzo Nadali, durante una rocambolesca e sicuramente picaresca traversata della Patagonia dal Pacifico all’Atlantico in canoa, piedi e sci, avevamo con noi un kite. Per i forti venti locali era un po’ troppo grande, tanto che un giorno Lorenzo volò via e io pensai che non l’avrei più rivisto. Furono due mesi di avventura pura e semplice vissuti di pancia, testa e soprattutto cuore. Una parte di corpo a seconda dell’occasione,  senza inutili irrigidimenti.

  4. arrivo un po’ tardi: il kite è una bella cosa. L’ho provato, nel lontano 1998 con un francese che mi ha isegnato i rudimenti. Accorgersene oggi è un po’ come dire “ci sono davvero le auto elettriche”? Il kite (che poi è una vela) è leggero, ingombra poco e se hai abilità, studi le meteo locali e un pizzico di fortuna, ti fai alcune scialpinistiche senza quasi pellare, che non è male. Magari 3 volte in un giorno! O le grandi traversate (tipo Glowacz a Baffin cosa pensate abbia usato?) o altre cose. POI c’è sempre qualche genio del marketing che si inventa delle cazzate, come sfruttare il kite come paracadute per “fare” salti impossibili o altre menate, dando una visione distorta. Come il sup (che invece non mi piace ma che hanno tirato in ballo) è come andavano a surfare le onde i primi hawaiiani, usando la pagaia come deriva-timone. Poi ti fanno vedere una supertopona che rinnegheresti qualunque cosa, mezza nuda che galleggia su un lago alpino con sta roba qui, e… qualcuno ci crede anche, se lo compra, sua moglie gli dice che è un idiota e poi… lo usano i bambini per giocare, quando va bene! Dai, c’è di peggio!
    In generale la cosa in me genera comunque una sola reazione… Esticazzi? (letteralmente: E chissene frega?)
    Nel senso: inquinano? Deturpano? Fanno male a qualcuno? Non particolarmente, come attrezzatura stiamo tutti zitti, che fra macchina, benzina, goretex, corde, sci, attacchi e abs… ecco, guardiamo tutti in basso e riflettiamo.
    E a livello pericolo/responsabilità non meno di uno scalatore che può far cadere giù un sasso o di uno scialpinista che causa una valanga.. 
    Ergo uno snowkiter ha gli stessi diritti/doveri di ognuno di noi nell’andare in montagna, visto che lo fa comunque by fair means (va beh, una cosa del genere)
    Quindi la domanda è: di cosa stiamo parlando? Di come si invecchia male? 

  5. Oggi ho letto che a Cuba stanno per produrre un loro vaccino anti-CoVid e che stanno gia’ organizzando dei pacchetti turistici comprensivi di settimana di vacanza e vaccinazione inclusa. Cosa c’entra con lo snowkite? C’entra come ulteroore dimostrazione che gli artigli del capitalismo, il furore del business, l’odore del profitto mordono qualsiasi fenomeno, costruendci sopra un pacchetto a fini commerciali (per gli organizzatori). Lo snowkite non è stato inventato ieri mattina, ma era cosa molto ristretta di numeri, ora la sua promozione sta avvenendo in particolare come attivita’ della serie “affitto il pacchetto completo per provare una scossa di adrenalina” e poi ciao arrivederci. Non è cosa illegittima, intendiamoci, ma questa fagocitazione da parte dell business su molti fenomeni che si svolgono in montagna (fat bike, ebike in carovana, rafting, torrentismo….) sviliscono il profondo valore delle disciplina in se’. È contro questo specifico risvolto che mi batto piu’ caparbiamente sul piano ideologico. Nel dettaglio dello snowkite però proprio non condivido la ratio che rende eccitante sta mischietta. Sciare è così bello in sé che… doverci aggiungere delle stranezze mi ricorda appunto il “famoso strano” di Verdone. Ciao!

  6. Crovella scrive “  finché i “velisti” restano quattro gatti confinati in zone ben delimitate (come quelle descritte nell’articolo), il fenomeno è relativamente poco fastidioso all’atto pratico “
    chi va in montagna dice: “finché gli auto referenziati tipo crovella restano 4 gatti confinati in zone ben delimitate (come i blog e il proprio divano) il fenomeno è relativamente poco fastidioso all’atto pratico”.
    Peccato però per il blog che perde un po’ di interesse se ci sono “i soliti” che devono forzatamente avere un parere ignorante su qualsiasi cosa.
    …domani previsto vento da NE sul confine italoavizzero perciò prevedo forte attività di velisti, prestare attenzione!!

  7. Tutti ‘sti frequentatori della montagna a vario titolo e livello si accorgono solo ora che esiste lo snowkite? E dove andavano? Forse in biblioteca, li non tira vento.

  8. @26 concordo con la tua conclusione e, nel mio piccolo, sostengo una campagna politica (politica, non partitica) proprio in quella direzione. Tu la ritiemni un’utopia, io credo che, goggia dopo goccia, anche la pietra si buca…
     
    Se vuoi prendere un té con me, ti avverto di due cose§§:1) da buon torinese sono un bougia nen all’ennesima potenza. Quindi devi mettere in conto di venire a Torino. 2) Non amo pareticolarmente il tè (anche se non lo disprezzo in assoluto), preverisco tutto il campoi “caffè-marocchino-cioccolata-bicerin”. Il bicerin è una specialità torinese, da solo giustifica il viaggio a Torino. Ciao!

  9. Premettendo che pretendo, ESIGO di prendere prima o poi almeno un tè con Crovella,
    In risposta al 22 vorrei dire, ma dove la vede lei tutta questa gente che non ha mai arrampicato altro che su plastica? Il vero dramma dell’epoca contemporanea è il sempre maggior numero di persone che compiono il “salto” dalla plastica alla falesia e poi alla montagna, attratti dal miraggio di uno stile di vita apparentemente ribelle ed elitario più che dall’attività in sè. Lo stesso avviene per gli sport nivali.
    Lo snowkite sicuramente esiste non da ieri, in posti tipo le calotte glaciali è un mezzo di propulsione molto valido; e sulle alpi, sicuramente è una figata pazzesca, almeno se uno ha un solido background di freeride ad alto livello; basta vedere quel video su youtube col tizio che scende dal monte Bianco in 3 minuti saltando i seracchi. Il vantaggio sul freeride è che si possono fare salti da decine di metri senza temere l’atterraggio, penso.
    Il problema come per tutte le attività arriva quando lo sciatore comune vede questi video e pensa “anch’io!”. Perchè ciò avviene? Perchè c’è gente che li fa, i video, e solo in parte è colpa del capitalismo e delle grandi aziende; la vera responsabilità è di coloro che cercano di vivere di queste attività e necessitano quindi di sponsor. Cercano di viverne perchè non è possibile praticare certe attività a certi livelli se non a tempo pieno, non si può anche lavorare. Poi certo, c’è anche il mero esibizionismo da social network.
    Vedete dove si va a parare? Salto subito alla mia conclusione: l’unico modo per attuare la “decrescita felice” auspicata da Crovella (utopia) sarebbe il ritorno al dilettantismo, con una volontaria e drastica riduzione della difficoltà tecnica delle proprie attività fino ad un livello che sia praticabile da quasi tutti con poco impegno, e in un nuovo falò delle vanità, distruggere ogni traccia delle imprese di alto livello compiute in passato.

  10. Ci sono due piani di ragionamento. Uno è quello della incomprensibilità logica del fenomeno, specie da parte dei “vecchi” come me. L’altro è quello dei numeri di praticanti specifici: finché i “velisti” restano quattro gatti confinati in zone ben delimitate (come quelle descritte nell’articolo), il fenomeno è relativamente poco fastidioso all’atto pratico. Se invece ai già numerosi frequentatori della montagna innevata aggiungiamo in prospettive anche frotte crescenti di scialpinisti-velisti, non ne usciamo più. Anche io sono un amante dei valloni isolati, ma temo quanto scritto nel commento 18 da Arioti.

  11. Lo SnowKite esiste da più di 30 anni da quando esiste L’Aquilonismo da trazione. Io personalmente lo pratico da 20 anni e lo associo allo sci alpinismo, e come me molto altri praticanti. Capisco che nella testa di qualcuno di voi venga immaginato come uno sport da spiaggiari e che sia stato il capitalismo a crearlo, ma non credo che abbiate gli strumenti per capirlo, visto iL livello dei ragionamenti.
    Lo scoprii a metà degli  anni 90’ a militare, quando vidi i vecchietti sul lago di resia che si facevano trainate da piccoli parapendii autocostruiti
    I veri prodotti del consumismo/ capitalismo sono i “boomer”

  12. I più -( SGREZZATI) – mmh da leccarsi gli alluci… war boys…poi il crovellati contro il capitalismo e l’albert ignoto un milite  delle inneffabili semifrasi e arrampicatore  delle foto famiglia…dal latino…Minchia  Sig.Capitano un vero blogghe..mmmh

  13. Le persone che frequentano la MONTAGNA in modo serio/alpinistico anche se non professionistico non saranno attratti da e-bike, snowkite ne da altre stravaganze…loro le emozioni sanno come procurarsele e gestirsele, chi con una tranquilla gita di scialpinismo, chi con un free-solo sulla Marmolada o El Capitan e chi aprendo una nuova via in inverno sul K2 senza ossigeno in stile alpino… Le persone che invece affollano le piste da sci in inverno e che in estate si riposano sulle spiagge, potrebbero essere attratte da queste novità cosiddette adrenaliniche…basta vedere il boom del SUP (Stand Up Paddling), tavola su cui si pagaia in piedi. Per esplorazioni e viaggi marini la canoa, che esiste da una vita, funziona molto meglio, ma non ha un grande mercato, mentre il SUP è esploso e questo perchè? La gente non vuole esplorare ma solo svagarsi e per questo funziona meglio il SUP della canoa…con la e-bike è la stessa cosa. Non parliamo poi di tutta la gente che dice di arrampicare e poi scopri che oltre alla plastica della palestra ha visto la roccia della falesia forse due volte e quando glielo dici scopre che è possibile arrampicare anche su una montagna, magari le Dolomiti!!! Queste persone saranno attratte da queste novità e, a mio modesto parere benvenga. Magari iniziano con lo snowkite e poi in estate, avendo già la vela, invece che ingrassare in spiaggia, comprano una tavola e si mettono a fare Kitesurf…
    Tutte le attività in cui compri il materiale e dopo un breve corso ti puoi arrangiare danno alla persona una libertà che ad esempio lo sci di pista o anche il fondo (per rimanere in tema neve) non possono dare…sarai sempre dipendente da altri…
    In una società ideale le stravaganze sarebbero superflue, ma nella nostra, pigra e ormai fiacca, ogni piccola scintilla fa luce….e poi il mondo è bello perchè è vario!! 
     
     

  14.  Idea gratis per una attivita’ accessoria allo sci: vendere palloncini in Mylar  gonfiati con elio , varie forme e colori e personaggi  .    Ci si i piazza con  auto o furgone ,anche   motocarro ape, alla stazione di partenza con bombolona di elio e  campionario  e scorta di  palloncini  sgonfi… Poi  dopo acquisto, gonfiaggio, si legano allo sciatore che pratica in compagnia…e in allegria. Anche piu’ d’uno a testa.
    Sul web”Palloncini Mylar”..più resistente del lattice.

  15. Il capitalismo ci ha portati dove siamo, allo sfascio dell’ambiente e, con la globalizzazione, a effetti indesiderati come le pandemie (non mi dilungo a spiegare i nessi, l’ho già fatto in mille articoli anche su questo blog). Da tempo io sono per la decrescita controllata (sia demografica che economica) e via il capitalismo esasperato, ormai è solo foriero di male. Inoltre se avere le masse in montagna significa alimentare attività del genere, meglio le masse in pianura. Da tempo scrivo: “più montagna per pochi”. E’ pensiero elitario, ma ha un suo fondamento, non chiedermi di illustrartelo ora perché lo giòà abbondantemente fatto anche sul Blog. Se interessato, cerca in archivio. Ciao!

  16. “Perché non si “spingono” le attività naturali… E’ solo luna park…”
     
    E’ il capitalismo, bellezza!
    [Michael Moore]

  17. 17) Io sono uno da vallone isolato e quindi non li vedo. Occhio non vede cuore non duole anzi, l’amante del vallone isolato gongola di tutto ciò. Ci manca solo che l’omologazione porti le masse negli spazi solitari, saremmo fritti.

  18. Chiamiamolo come vogliamo, ma la spinta sottostante a evolvere queste attività innovative (come le fat bike, le e-bike in carovana, le discese di rafting ecc ecc ecc) è catturare clienti in cerca di scosse di adrenalina. Le trovo attività innaturali per questo tarlo di fondo. in più sono un convinto sostenitore della riconversione turistica della montagna verso attività slow, ma “sane” (camminare, sciare ecc). Queste attività innovative in termini tecnici sono meno inquinanti di un comprensorio sciistico, ci mancherebbe (fin lì ci arrivo anche io), ma ideologicamente sostituiscono un’attività consumistica con un’altra attività consumistica. Perché non si “spingono” le attività naturalòi, vecchie come il mondo (lo sci fu inventato in Scandinavia come mezzo di spostamento)? Perché si lucra meno. A me dispiace per chi ci casca, alla ricerca di “adrenalina”, ma ai mie occhi “tradizionalisti” fanno proprio una figura davvero poco “illuminata”… fatevi una bella scialpinistica inn un vallone isolato e vivrete momenti molto più indimenticabili che stare appesi ad un aquilone con gli sci ai piedi… E’ solo luna park, Circo Barnum…

  19. “vedete che non solo i vecchi come me hanno questa sensazione di gioco torbido…”
    beh Carlo, io sono più vecchio di te, anagraficamente parlando…
    e il torbido lo chiamo “sviluppo”, “valorizzazione”, “crescita”, in una parola capitalismo e finanza.
    Non attività sportive innaturali

  20. @10, conclusione: 
    Io dico che questo pullulare di attività “innovative” nasce per vendere qualcosa, per valorizzare, per sfruttare; e qui si nasconde il diavolo.
    vedete che non solo i vecchi come me hanno questa sensazione di gioco torbido… lì sta il marcio

  21. Bé Lorenzo credo sia più o meno quello che volevo dire io.
    Solo che talora, e ormai sempre di più e sempre più spesso, il commercio (o meglio il sistema che ormai è diventato dominante, diciamo il modello di sviluppo) “stupra” la creatività piegandola ai suoi fini che definirei opposti, rovinandola.
    Questo penso sia il problema.
    Poi ognuno può sempre trovare la soluzione personale, reinventando e reinventandosi, usando in maniera diversa.
    Ma il danno, al mondo, alla cultura, alla creatività, rimane e si aggrava; come è già capitato molte volte. E il degrado avavnza

  22. Forse, come un ingegniere escogita una nuova volta di sostegno, di scarico di forze, così, accade per il surf, lo skate. Rudimentali tavole per scivolare sulle onde o sotto le quali aggiungere rotelle. Chi è sul pezzo di qualcosa trova come l’acqua dove proseguire. Poi il commercio. Non prima. Il commercio accade prima per i prodotti imposti dalla comunicazione. Non per quelli generati dalla creatività.

  23. Come ho scritto anche a me tante attività paiono forzature.
    In primis lo sport in generale, che di per se’ non è né naturale, né connaturato con l’uomo, ma un costrutto culturale.
    Cosa c’è di naturale in un paio di sci? O in una pista di tartan e correre senza sgomitare per buttar giù l’altro?  Chi ha assistito anche a una sola corsa tra bambini dovrebbe aver ben chiaro che l’idea di regole e rispetto naturalmente latitano alquanto.
     
    La differenza è da quale posizione culturale nascono, non da una presunta naturalità. Scommetto che Messner che in Antartide usa il parapendio per tirare la slitta va bene…
     
    Io dico che questo pullulare di attività “innovative” nasce per vendere qualcosa, per valorizzare, per sfruttare; e qui si nasconde il diavolo.

  24. 6) Per vivere esperienze interiori gli indu ci hanno tramandato la posizione del loto, probabilmente la più efficace, ma dipende sempre da qual è l’obiettivo.
    Che devo dirti, condivido sia quello che dici tu sia quello che ha scritto Lorenzo, sono due analisi che focalizzano aspetti diversi dello stesso tema.

  25. La posizione del missionario è sufficiente a raggiungere qualsiasi scopo: il piacere come la riproduzione… quindi perché non limitarsi esclusivamente a quella?

  26. @5: tutti concetti fondati e condivisibili, ma non è chiaro perché, per provarli in prima persona, non sia sufficiente una sana sciata tradizionale o una normale camminata in un bosco innevato e silenzioso…
     
    E’ il “famolo strano” che non torna: la necessità di ricercare qualcosa di forzato per vivere esperienze interiori. Allora perché non sciamo con scafandri da palombaro o andiamo in montagna solo quando c’è tempesta patagonica?
     
    Ai miei occhi tradizionalisti, tutte le forzature, rispetto alle attività sportive più naturali, appaiono qualcosa di artificiale, una sovrastruttura incomprensibile sul piano concettuale.
    Si può percorrere un viaggio interiore con attività semplicissime. La mia sensazione è che tutte queste cose hanno a monte un’esigenza di tipo commerciale… Di per sè non è una colpa, ma esaltarle come se fossero la porta del nirvana mi pare eccessivo. una sana sciata, una sana camminata, una sana arrampicata permettono di condurre un viaggio interiore, che a volte si dipana per decenni e decenni senza soluzioni di continuità.

  27.   Anche se non si VUOLE METTERE INPRATICA   un bel racconto:
    http://www.sciatoridepoca.it/wp-content/uploads/2017/05/1938-Lo-Sci-Aerolibrato.pdf
    per chi vuol provare
    https://antidizionariodellamoda.tumblr.com/post/5255780546/mantello-thirring-thirrings-cape-patent-1940
     volendo pure col fai da te ed un vecchio telo RESISTENTE  o avanzo di vela riciclato.
     certo che uno sci “AEROLIBRATO” FA MOLTO SNOB, O MOLTO FIGO.
     anche” SAMPISTRELLO”  NON E’MALE.
    OOPPS , GIA’ FATTO!
    https://sw-ke.facebook.com/SkiCollegeSelletta/videos/1739880629426035/

  28. In queste attività “fini a se stesse” – kitesurf, windsurf, sci alpino, sci di fondo, sci nautico, skate, pattinaggio, arrampicata, il tiro a segno, il fressbee, le bocce, ecc  – è vero non c’è percorrenza, non c’è conoscenza che derivi dalla percorrenza.
     
    C’è però lo spazio per un’esplorazione interiore, per una presa di coscienza cosiddetta del corpo proprio. Un percorso latente, raccolto solo da coloro che non si limitano a cercare di ripetere quanto dice l’iscruttore o un modello a loro esterno. L’inquinamento delle idee, la loro invasività e il loro dominio su noi impedisce di portare l’attenzione su ciò che sentiamo e da queste informazioni farci condurre.
    Nelle attività fini a se stesse c’è la soddisfazione di una progressiva scoperta e successivo dominio della coordinazione, dell’impiego della forza opportuna, nonché dell’opportuna decontrazione, dell’equilibrio, dello stato della concentrazione in situazioni, diciamo via via più complesse, o semplicemente nuove.
    In ogni giro di ruota non si va dunque solo avanti e indietro ma ad ogni tornata si porta l’attenzione sugli elementi interiori e psicomotori che vengono alla luce. Su questi si fanno test e prove, fino a dimenticarli  quando divengono automatismi motori che lasciano così emergere nuove informazioni corporee.
    L’evoluzione è tendenzialmente infinita o finita in funzione della propria motivazione a perseguirla.
    Se poi uno volesse, potrebbe anche generalizzare per arrivare a riconoscere perché capire non conta nulla e ricreare è necessario, ovvero l’esperienza non è trasmissibile.

  29. Io sono molto conservatore, orm ai l’avete assimilato, ma tutte ‘ste novità “adrenaliniche”…am piasu pa vaire, come diciamo a Torino, storcebndo bocca e naso in un modo che non lascia adito a dubbi. In particolare questa disciplina, che è un mix di sci e parapendio, mi ricorda un film di Verdone, credo che il titolo fosse Viaggi di nozze. Una delle storie raccontate in quel film è quella di una coppia sessualmente molto “attiva” che però si dà al “famolo strano“, senza il quale lo spirito viene meno (infatti, tornanti a casa e immersi nelle routine quotidiana, se ne vanno a dormire lemmi lemmi). In qualsiasi risvolto dell’esistenza, se devi ricorrere al Famolo strano, significa che c’è qualcosa che non funziona a monte. Voglio dire: sciare è così bello in sé che, se ci devi aggiungere qualcosa per aumentare l’adrenalina, significa che lo sci in quanto tale ti ha stufato oppure che proprio non è il tuo “mestiere” passionale… A titolo personale sciare, la discesa in sci intendo, è la passione più intensa della mia vita, anche più dell’arrampicata o dell’alpinismo. Mai e poi mai mi verrebbe in mente di dover aggiungere qualcosa (la vela, nella fattispecie). Se devo aggiungere qualcosa al puro sci, significa che il puro sci non mi dà più quello che mi dava (e che, nel mio caso, continua a darmi dopo oltre 50 anni ininterrotti di sci).
     
    Certo, meglio 1000 snowkiters (si dice così?) che 1000 nuovi impianti di risalita, questo è ovvio, ma perché non praticare attività tradizionali come scialpinsmo, sciescursionismo e ciaspole? Boh. Nulla da eccepire sul piano “costituzionale” (dove viene garantita la libertà di azione), ma attività del genere mi appaiono condizionate da una evidente forzatura commerciale…
     
    Una considerazione finale, che non riguarda solo lo snowkite, maq tut6te le “nuove” discipline: l’altro giorno ho sentito al TG Regionale che un tipo di Torino, con sci e vela, si è spiattellato sul Ghiacciaio del Gigante nel massiccio del Bianco. Non è grave, però è stato recuperato con l’elicottero e poi ospedalizzato (Aosta, mi pare). Non ho nulla contro costui, anzi spero che guarisca il prima possibile, sia chiaro. Però mi ha fatto riflettere. Ogni “nuova” disciplina porta con sé una quota aggiuntiva di incidenti, di operazioni di soccorso (elicotteri ecc), di uomini e mezzi coinvolti, di pressione aggiuintiva sugli ospedali (e sul sistema sanitario nel suo complesso) e, last but not least, di di costi aggiuntivi per la collettività. In parole povere: privatizzazione del divertimento (che è individuale) e collettivizzazione dei costi. Noin mi trova tanto d’accordo. Tutto ciò, che trovo già discutibile in un quadro “normale”, figuriamoci co9me mi appare in una situazione di eccezionalità come l’attuale, caratterizzata dalla pandemia. Tutte cose figlie del “famolo strano“, è inutile negarlo. Ma perché non ci si riesce più a divertirsi con un normale paio di sci e delle normali pelli di foca??? E camminare nei boschi innevati, con o senza ciaspole, è così da retrogradi?

  30. E’ lo sport perfetto: è facile, si impara in 3 ore, è sicuro e senza rischi ma adrenalinico e spettacolare; e poi non costa molto.
    Certo, non porta da nessuna parte ed è come il girare dei criceti nella ruota, ma con un po’ di bei filmati e pubblicità puoi illudere chiunque
     
    Quasi un paradigma di come il capitale si appropria anche di quello che nasce come totalmente “diverso”

  31.   Leo Gasperl con il mantello “Thirring”, compitino per oggi: trovarne la foto e poi chi puo’, se ne confezioni uno e lo provi. Se son tornate di moda le racchette da neve dette  ciaspole..c’e’spazio anche per il mantello e il suo uso frenante-curvante.–all’insegna dello slow ski lento.    A volte il futuro e’gia’stato inventato.

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