Sotto la panca la montagna crepa

Il pacchiano, in montagna, può assumere diverse forme. Una di quelle che più lo caratterizza è indubbiamente rappresentata da panchine giganti, spesso verniciate con i colori più improbabili. Una distorsione disneyniana della vita per offrire al turista un’esperienza molto ludica e poco educativa.

Sotto la panca la montagna crepa
di Pietro Lacasella 
(pubblicato sulla pagina fb Alto-rilievo/Voci di Montagna il 13 giugno 2022)

Con gli anni la qualità estetica dei territori montani ha subito una rapida e vistosa erosione. Le cause non sono imputabili esclusivamente al dilagante abbandono, ma anche e soprattutto all’innesto di elementi insensibili agli equilibri paesaggistici.

È una dinamica deflagrata in pianura, le cui schegge, tuttavia, hanno graffiato anche le Alpi e gli Appennini frammentando l’armonia territoriale. In montagna questo fenomeno è particolarmente evidente perché esistono/resistono ancora ampie regioni caratterizzate da un dialogo equilibrato tra elementi naturali e iniziative di origine antropica.

Di conseguenza, il pacchiano emerge per contrasto: un po’ come i colori complementari nelle opere impressioniste, solo che nel nostro caso, invece di ingentilire il dipinto, lo sfregiano. Il pacchiano, in montagna, può assumere diverse forme. Una di quelle che più lo caratterizza è indubbiamente rappresentata da panchine giganti, spesso verniciate con i colori più improbabili. Una distorsione disneyniana della vita, in perfetta continuità con la programmazione turistica degli ultimi settant’anni, dove le peculiarità locali sono spesso state sacrificate per offrire al turista un’esperienza molto ludica e poco educativa.

Il problema di fondo è che abbiamo perso la capacità di raccontare. Di raccontarci. Non riusciamo più a rendere seducente il territorio attraverso una narrazione accattivante, capace di cogliere ed evidenziare la poesia e il fascino degli elementi in esso già esistenti; degli elementi che lo rendono unico. Di conseguenza ci limitiamo a calare dall’alto oggetti vistosi, appariscenti, ma culturalmente vacui. Un’operazione semplice, perché svincola dallo studio e dal ragionamento.

Così le panchine giganti si moltiplicano, in questa società culturalmente lillipuziana, in attesa di un Gulliver che non arriverà mai.

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Sotto la panca la montagna crepa ultima modifica: 2022-07-23T05:04:00+02:00 da GognaBlog

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22 pensieri su “Sotto la panca la montagna crepa”

  1. IL COLMO PER UNAPANCHINONA E’TROVARE UN  FOGLIO FISSATO CON PUNTINE DA DISEGNO O NASTRO ADESIVO CON “OCCUPATA PER IL 2 6 SETTEMBRE 2022 FIRMATO….”LEADER DI PARTITO O  LISTA A SCELTA si usa molto  prenotarsi o autocandidarsi percairiche di nomina presidente della repubblica.Un Ministero delle panchinone manca

  2. @Bruno Telleschi, sperando di non portare troppo fuori tema: che c’entrano i cani? E i ciclisti??

  3. Ma vuoi mica mettere a paragone la grande minchia che di nascosto da tutti nell alto delle colorate assi rendi viva con la tua incisione?
    Oppur con gigantesche proporzionate iniziali dell’ amor che le  stesse assi han testimoniato…
    Povero barbone se mai ti capiterà di dormire lassopra  altro che un piccolo giornale ,ti ci vorrà un megacartone…

  4. se si fa merenda sulla panchinona, cadono briciole ed arrivano al banchetto cornacchie scacazzanti .

  5. Un oggetto di uso comune ingugantito potrebbe voler significare la piccolezza del suo utilizzatore abituale. Allora qual miglior posto la montagna? Lì sarebbe un monito che riporta l’uomo alla sua piccolezza di fronte alla natura. 
    Ovviamente in montagna ci vanno tutti, semplici giganti alla ricerca del fresco, come paranoici pieni di idiosincrasie, sociopatici. Il belli e che la montagna rimane indifferente a tutti.

  6. Ma ai PARCHI va bene? Al Tam del CAI, ( TUTELA AMBIENTE MONTANO), va bene? Quindi, godiamoci queste stupidate, almeno scegliessero un colore più… montano!

  7. @ Marco al 13. L’indotto Marco, l’indotto. Che fa aumentare i ricavi e il nero!

  8. Purtroppo la montagna si sta riempiendo di persone che la frequentano non per passione ma per la moda del momento, tanto per dire “pure io”. E questi scempi non sono altro che un modo per attrarne di più in quel luogo, il colore stesso lo dimostra: vivace per essere visibile da lontano. La colpa non è tanto di chi ha queste brillanti idee ma degli ignoranti che le autorizzano.

  9. Alle ferrate e alla panchine aggiungi pure i cani e i ciclisti: non c’è limite al delirio antinaturalista!

  10. Personalmente non condivido per nulla queste considerazioni. Non simpatizzo particolarmente per le panchine giganti ma nemmeno le condanno come sembra fare l’autore di questo articolo! Sinceramente trovo molto più rompicazzo le immancabili e infestanti croci di vetta o le patetiche vie ferrate!! 

  11. La cosa grave è che oltre ad essere volgari e inutili, le panchine giganti – ma anche ogni tipo di manufatto o artefatto  in montagna, oltre i 1200 m slm, – hanno pure le autorizzazioni dei Sindaci. L’inciviltà e il trash ormai sono sdoganati a livello istituzionale. Secondo loro porteranno lo sviluppo dei territori di montagna. Bisogna protestare e cercare di rieducare i nostri amministratori dei beni comuni.

  12. Dimenticavo: non mi i piacciono nemmeno le ferrate, le postazioni di ricarica per le biciclette elettriche (io le chiamo motorini) accanto ai rifugi e malghe, ecc

  13. Quello che più mi fa orrore è che alla stragrande maggioranza dei frequentatori della Montagna, queste idiozie piacciono, sembra che si vada in ambiente solo per farsi selfie, basta guardare i profili anche di nostri conoscenti, davanti a qualsiasi panoramica ci deve sempre essere il fotografo. Le panchine sono solo l’ultima minchiata.

  14. Non mi piacciono come non mi piacciono croci, tabernacoli, lapidi, campane, bandierine tibetane (quelle lasciamole ai tibetani), ecc. Soldi buttati e natura offesa. Come non mi piacciono le attrezzature complete di pareti in quota che dopo qualche anno di frequentazione vengono abbandonate e se le si guardano anche da lontano si vedono luccicare tutti gli spit ecc. Non riusciamo a lasciare in pace niente. 

  15. A mio parere le panchine giganti sono una delle ultime “invenzioni” per voler stupire, per segnare il territorio dell’esibizionismo, per dare un’occasione in più ai selfisti di ogni età, ecc. Quelle in montagna, e quella della foto in particolare per via del colore, sono un obbrobrio, un insulto all’estetica e al paesaggio, una cazzata da semi-decerebrati. E mi aspetto che diventi il modo alternativo e futuribile di “segnare le punte”. Senza voler essere blasfemo, ci sono croci e statue su quasi tutti gli spuntoni di roccia, ed è  discutibile, ma quando sono di 3 5 10 20 metri, c’è poco da discutere, sono senza giustficazioni, esteticce, religiose o altre. Pura esibizione. Panchine giganti sulle punte al posto delle croci, fascino di una nuova religione per il mondo di tanti nuovi montanari/alpinisti !!! Siamo mal messi.

  16. SI LEGGE PACCHIANO   E SI SALTA  A  ” PANCHIANO”.NEOLOGISMO. PER CONFRONTO, CI SONO IN CITTA’PANCHINE “DI DESIGN”ROTONDEGGIANTI , DI IMPASTI STRANI,(PLASTICA O CEMENTO) CHE INVITANO A STARSENE LONTANI:FREDDE ,IN INVERNO, SENZA SCHIENALE,CHE RICORDANO QUELLE DI FRACCHIA-VILLAGGIO. LA CONCA DELLA SEDUTA FA SLITTARE IN AVANTI E , IN INVERNO RACCOGLIE ACQUA GHIACCIATA.LE CHIAPPE SANNO BENE  DOVE APPOGGIARSI. PRIMA DI  APPROVARE LA DELIBERA , NESSUN ASSESSORE O TECNICO HA MAI FATTO LA PROVA DEL DERETANO.VOGLIONO FARE GLI SNOB CON I SOLDI DELLE TASSE.L’ultima parola sulle panchinone,la si avra’ alla prima caduta con conseguente causa di risarcimento.

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