Sovranismo senza respiro
di Luigi Manconi
(pubblicato su La Repubblica del 5 settembre 2019)
Nelle società contemporanee, il sovranismo si presenta come il peggior nemico dell’ambientalismo. In altre parole, il nazional-populismo sovranista è la negazione di una concezione ecologista dello sviluppo. All’ecologia oppone l’ego-logia. Facciamo un passo indietro. Il sovranismo non sa il futuro. O meglio: non ha futuro. Con ciò intendo dire non che esso sia destinato a un rapido declino (temo l’esatto contrario), bensì che, alla lettera, il sovranismo non contenga nella propria cultura e nel proprio sistema di valori il pensiero dell’avvenire. Di ciò che verrà dopo di noi. Insomma, il sovranismo ha un grande problema nel manovrare la categoria del tempo. Così come, per la verità, ce l’ha nel manovrare la categoria dello spazio. Infatti, di chi è l’Amazzonia? Questo interrogativo, nelle ultime settimane, si è imposto con tutta la sua radicalità e urgenza alla sensibilità del mondo. Più correttamente dovrebbe dirsi: alla sensibilità di quella parte minoritaria del nostro pianeta, rappresentata sostanzialmente dai sistemi economicamente sviluppati, retti da regimi democratici.
Si tratta, in ogni caso, di un passo avanti che può incrinare alle radici il fondamento ideologico e morale del sovranismo, mostrandone impietosamente la fragilità. Infatti, se l’Amazzonia “appartiene” al Brasile in via esclusiva (o in “multiproprietà” con Bolivia, Perù, Venezuela, Guyana, Colombia ed Ecuador) e, di conseguenza, se la definizione di “polmone verde della Terra” rimanda solo a una cattiva retorica, non resta che affidarsi alla lungimiranza, si fa per dire, del presidente Jair Messias Bolsonaro. Se, al contrario, la Grande Foresta, così come gli oceani e i ghiacci e l’aria e il clima sono un patrimonio dell’umanità, quest’ultima dovrà contendere la titolarità di quel possesso al sovranismo brasiliano. In nome di quel principio universale per il quale distruggere anche solo una parte di quei beni comuni equivale a ledere il presente e il futuro di ciascuno di noi. Già nel 1962 il matematico statunitense Edward Lorenz aveva intuito che il batter d’ali di una farfalla in Brasile avrebbe potuto provocare un tornado in Texas. E se questo è vero, come è vero, la politica sovranista, concentrata sull’autarchia, interamente piegata sull’autodifesa territoriale e culturale, tutta rattrappita su identità chiuse e su solidarietà corte, si trova drammaticamente in affanno di fronte a problemi che esigono uno sguardo ampio. E strategie che scavalchino le frontiere degli Stati nazionali e degli interessi regionali.
Ecco, senza cedere neppure per un attimo a un ottimismo che davvero avrebbe scarse, scarsissime, motivazioni, è innegabile la crescita della consapevolezza che, di fronte a questioni globali, servano responsabilità altrettanto globali. E, dunque, strategie e programmi politici non limitati al qui e ora, bensì capaci di immaginare il lontano nello spazio e nel tempo. Il sovranismo ritiene di poter sottrarsi a tale impegno, ma dimentica il fatto che – come tutte le dottrine politiche – deve fare i conti con quelle due categorie, pena il fallimento. Quindi, chi decide sul territorio amplissimo dell’Amazzonia? Oppure: l’isola di Lampedusa è l’estremo confine dell’Italia o una terra emersa del Mediterraneo? Come si vede, il territorio è l’essenziale risorsa del sovranismo e la lotta per il suo controllo rappresenta il cuore del suo programma: ma ne costituisce anche il punto debole. Tuttavia, è il rapporto col tempo che ne rivela ancor più la precarietà e la deperibilità. Qui, il sovranismo rivela la sua incapacità di proiezione sul tempo successivo al nostro e alla nostra età, su chi abiterà il pianeta dopo di noi, figli, nipoti e nuove generazioni e sul mondo che verrà.
Nell’epoca moderna e in quella contemporanea tutti i movimenti e le culture che hanno prodotto grandi trasformazioni e radicali innovazioni coltivavano idee e progetti che andavano oltre il presente, immaginavano i propri programmi dentro una realtà attuale che anticipava e accelerava il futuro, ne disegnava i tratti qualificanti e ne ipotizzava gli sviluppi ulteriori. Ciò ha prodotto ideologie e utopie, talvolta perniciose, ma ha accelerato il progresso della storia, con tutti i suoi contraccolpi, le sue contraddizioni e regressioni. E, comunque, pensare il futuro e lavorare per le nuove generazioni ha costituito un fondamentale motore del cambiamento.
All’opposto, il sovranismo come forma moderna della cultura reazionaria è “costretto” a giocarsi tutto sull’oggi: non può accettare, perciò, l’evidenza dell’esaurirsi delle risorse naturali, del consumarsi delle fonti energetiche e dell’emergenza climatica. In termini di politica nazionale – lo si vede limpidamente nei Paesi europei – il sovranismo si mostra ostile verso il cosiddetto sviluppo sostenibile, sospettoso verso la green economy e diffidente verso la fiscalità ecologica. Un’ideologia che afferma di fondarsi sulla struttura della famiglia, si sottrae a qualunque responsabilità verso le prossime generazioni e quelle che verranno ancora dopo. E’ qui la radice del suo dichiarato e protervo anti-ambientalismo. La sola ecologia di cui sembra esser capace è, come si è detto, una ego-logia: la concentrazione, cioè, su se stessi, sulla propria rete familiare e comunitaria, sul proprio territorio e sul presente. Il sovranismo è, appunto, presentismo, immediatismo, esaltazione del localismo e dell’oggi. Il suo è un “attualismo”, che non rimanda nemmeno all’elaborazione filosofica di Giovanni Gentile, cui si deve quella definizione, bensì a una concezione politica breve e di corto respiro che può vincere ora, ma che non potrà nascondere a lungo la propria miseria e la propria sterilità.
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Buongiorno Lorenzo, hai perfettamente ragione sull’ultima tua affermazione “non ci può esserre contestazione istituzionalmente promossa” ma sappi che non tutti sono dei modaioli ambientalisti…sempre che tu non intenda di “moda” farsi ammazzare per difendere una forsta (non era ancora successo quando hanno girato i video )
https://www.youtube.com/watch?v=af5LCavcSdg
questo video un pelo più romanzato
https://www.youtube.com/watch?v=HAhZ-YUHcyM
notizia morte attivista
https://www.corriere.it/cronache/18_settembre_21/foresta-hambach-attivista-cade-15-metri-muore-filmando-protesta-afd0faea-bd7e-11e8-92b2-6ab34b2db80e.shtml
Nessuna forza politica entro un sistema liberista (materialista) può essere considerata rispettosa dell’ambiente.
La logica del profitto lo impedisce.
Semmai farà in modo di trarne profitto.
Il concetto di sostenibilità e impatto zero sono infatti due suoi cavalli da battaglia, con i quali ha pescato i modaioli ambientalisti.
L’ultimo è la strumentalizzazione di Greta e, parlando di Italia, la protesta giovanile, con lo sciopero del venerdì scolastico promossa dal governo.
Un ossimoro visto che non ci può esserre contestazione istituzionalmente promossa.