Dopodomani, domenica 21 gennaio 2024, Club Alpino Italiano e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico organizzano l’edizione 2024 della giornata nazionale sulla prevenzione degli incidenti legati a valanghe, scivolate e ipotermia.
Gli appuntamenti sono decine in località alpine e appenniniche di dodici regioni.
Ma ancora una volta non si è provveduto a modificare il nome dell’iniziativa. Da anni sosteniamo che “Più sicuri con la neve” come anche “Più sicuri in montagna” dovrebbe essere la denominazione corretta di questa ormai pluriennale e peraltro assai lodevole iniziativa.
Ma vediamo assieme il significato semantico di “sicuro”. Etimologia: dal latino securus “senza preoccupazioni”, composto da se- (=privazione) e cura (=preoccupazione), come pure “sicurezza” (sine cura = senza preoccupazione).
Dunque la sicurezza è assenza di preoccupazioni: perciò nel nostro caso si sarebbe autorizzati a non preoccuparci di ciò che ci può succedere in montagna. Che senso ha quest’affermazione, quando si è discusso in più sedi e per più anni sul fatto che la sicurezza in montagna non possa mai essere considerata veramente tale al 100%? E’ vero o non è vero che tutti siamo ormai d’accordo su questo assioma?
Ebbene, l’aggettivo “sicuri” richiama e definisce proprio questo irraggiungibile 100%. Dunque, perché insistere in questa forma di veteromarketing per cui la montagna e la neve possono essere considerate “sicure” per definizione?
Inoltre: il connotato di sicurezza, quando si riferisce ad un soggetto individuale, ci dovrebbe raccontare di una sicurezza tutta interiore, perché la cura è un fatto assolutamente intimo.
Così l’essere o meno sicuri in una certa situazione, la sicurezza di un dato o di una previsione, la sicurezza che si declina in fiducia, rispondono tutti alla dimensione di una personale e segreta responsabilità – quella di stare in equilibrio col mondo esterno.
Quale iniziativa collettiva, quale corso pratico, quale scuola anche avanzatissima può davvero vantarsi di introdurre realmente alla responsabilità individuale e all’equilibrio?
Non possiamo liquidare questa dolente problematica come mera questione di parole.
Le parole contano come i fatti, specialmente in questi tempi di frenetica e superficiale comunicazione social.
Fatta questa doverosa premessa e con l’augurio che almeno per il 2025 si prendano i dovuti provvedimenti, o almeno si avvii un dialogo costruttivo al riguardo, riportiamo integralmente il comunicato stampa del Club Alpino Italiano.
Torna Sicuri con la neve, purtroppo ancora una volta senza il “più” davanti
comunicato stampa del CAI, 17 gennaio 2024
Sensibilizzazione, informazione e prevenzione dei pericoli insiti nella frequentazione della montagna invernale – legati soprattutto alle valanghe, alle scivolate su terreno ghiacciato e all’ipotermia – sono le parole chiave dell’edizione 2024 della giornata nazionale “Sicuri con la neve”, che Club Alpino Italiano e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico hanno programmato per domenica 21 gennaio 2024.
Un evento diffuso, che coinvolge decine di località alpine e appenniniche di dodici regioni, attraverso il quale il CNSAS, che quest’anno celebra il 70esimo anniversario, e il CAI intendono diffondere la conoscenza dei comportamenti e degli accorgimenti necessari per diminuire il rischio di essere coinvolti in incidenti, anche nei confronti di chi ha maggiore esperienza.
I volontari del Soccorso alpino e del CAI allestiranno stand e campi neve alla partenza dei principali percorsi escursionistici e scialpinistici e sensibilizzeranno i frequentatori sull’importanza di valutare attentamente, i giorni precedenti l’uscita, le proprie capacità, i propri limiti e l’equipaggiamento che si intende portare con sé, senza dimenticare la consultazione dei bollettini meteo e valanghe.
La giornata prevede dimostrazioni di soccorso di travolti da valanga con l’utilizzo di ARTVa, sonda e pala, strumenti obbligatori per i frequentatori di ambienti innevati nei quali sussistano pericoli di valanghe. Saranno inoltre organizzati convegni in tema di prevenzione e autosoccorso.
Sotto la lente d’ingrandimento ci sarà la crisi climatica: le anomalie alle variazioni delle temperature stagionali e alle precipitazioni minano infatti la stabilità del manto nevoso sui versanti e sui terreni degli itinerari frequentati dagli appassionati, aumentando così il pericolo di valanghe e crolli.
«Proporre momenti di riflessione sulle valutazioni ambientali, sui comportamenti, sui limiti personali e sulle capacità di rinuncia è importante perché la prevenzione rimane un fatto primario di cultura», afferma il responsabile di “Sicuri con la neve” Elio Guastalli. «Non è solo il rischio valanga che ci preoccupa. Noi vogliamo alzare l’attenzione anche sulle scivolate su terreno ghiacciato e sui problemi legati all’ipotermia, più preoccupanti in quanto si verificano più spesso rispetto agli incidenti da valanga. Da non dimenticare infine l’aspetto psicologico: con la neve che spesso si fa attendere, crescono negli appassionati smania e impazienza. Probabilmente anche per questo, appena nevica, poco importa se fa caldo e il manto non è assestato, molti sentono l’obbligo di non perdere tempo, tralasciando l’attenzione per la prevenzione».
Club Alpino Italiano e Soccorso Alpino e Speleologico raccomandano l’utilizzo di GeoResQ, applicazione dedicata alle attività in montagna in grado di inviare una richiesta di aiuto quando ci si trova in pericolo e si ha bisogno di soccorso. Dallo scorso luglio l’app è totalmente gratuita, grazie ai fondi che il Ministero del Turismo ha stanziato a favore del CAI.
La giornata “Sicuri con la neve” fa parte del progetto di CAI e CNSAS “Sicuri in montagna”.
Per informazioni a aggiornamenti sui singoli eventi: www.sicurinmontagna.it
Partecipazione gratuita e aperta a tutti.
Qui il programma nelle 31 diverse località italiane
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La seconda foto, con il tipo sotto due metri di neve, fa tenerezza: prima che si raccolga un tale numero di salvatori e venga organizzata la ricerca sarebbe già morto. Gli accrocchi elettronici sono come i vecchi santini: pura scaramanzia.
Bruttissimo esempio Sig.Cominetti uno peggio non poteva, o forse era solo l’unico. Maggiore conoscenza – Maggiore preparazione – minore errore -.Andare a leggersi Zero Defect –
# 4 Fabio di quell’ immagine ho probabilmente la cartolina d epoca e vi è aggiunta la scritta ” memento mori “credo sia databile anni ’30…
Più espliciti non si poteva.
Ciao
Ricordo un manifesto che, decenni fa, pubblicizzava la scuola di alpinismo di Reinhold Messner. Era la riproduzione di un vecchio dipinto che raffigurava un alpinista del primo Novecento in arrampicata su una parete rocciosa, mentre la Morte con falce e saio nero aleggiava al di sopra pronta a ghermirlo.
Il messaggio era macabro ma chiarissimo: “O voi che vi iscrivete gaudenti al corso, sappiate che la montagna non è un parco giochi. Qui si muore”.
Iniziativa lodevolissima, anche se, in gran parte, purtroppo si tratta di predicare nel deserto. Infatti chi è davvero interessato a imparare un approccio maturo e consapevole, non si limita a partecipare a una giornata di esercitazione, ma si iscrive a corsi e scuole con durata protratta nel tempo. Sapersi muovere in montagna, a maggior ragione in contesti nevosi, non si impara in una giornata estemporanea. normalmente non basta neppure un corso di una stagione, che ha in media 8-10 uscite (da gennaio a fine maggio). Noi contiamo da 3 a 5 anni e solo se c’è molta determinazione nel “voler” davvero imparare: infatti c’è molta differebnza fra essere iscritti e partecipare alle uscite “trascinati” e mettersi di buzzo buono per imparare, stuiduiano a casa e applicandosi sul terreno.
A parte tutto ciò, complimenti a chi si mette a disposizione per iniziative del genere ed anche a chi le ha inventate. forse nel breve non producono un effetto diretto, ma almeno danno un’idea e chissà qualcuno dei partecipanti, a fine giornata, fare mente locale su quanto sia impreparato e magari questo lo convince che è meglio iscriversi a corsi e scuole (anche NON del CAI, sai chiaro: oggi esiste una gamma infinita di possibilità in tale senso, dalle Guide ai maestri di sci).
Non ci piove che il titolo “sicuri in montagna” (anziché “più sicuri in montagna”) è ingannevole. Credo che l’inghippo sia del tutto involontario e in buona fede, ma certo gli organizzatori dovrebbero correggere l’imprecisione per le prossime edizioni.
La sicurezza in montagna è un desiderio.
Esattamente come quello che nasce alla vista di una bella donna provocante.
Poi in molti si torna a casa incontrando la moglie con i bigodini in testa, la maschera di “bellezza” e le rotture di coglioni varie di tutti i giorni.
Ecco, la montagna sicura è quella roba lì: problemi da risolvere con possibilità d’errore consistente.
La parola “Sicurezza” in montagna non esiste….. PREVENZIONE….