Tutto ciò che sapete sulla II Guerra Mondiale è sbagliato – 1

Ron Unz: “Gran parte dell’attuale legittimità politica del governo americano e dei suoi vari Stati vassalli europei si fonda su una particolare narrazione storica della Seconda guerra mondiale, e mettere in discussione questo racconto potrebbe avere conseguenze politiche disastrose”.

Si sottolinea che la Redazione di GognaBlog è fortemente critica verso il seguente testo, che riportiamo solo perché impressionati da tanta temerarietà. Non diamo giudizi di questo genere così spesso: se lo facciamo è perché perfino Totem&Tabù può trovarsi talvolta a disagio nel dare spazio a ciò che è di immensamente difficile dimostrazione. Inoltre non convincono il tono generale dell’esposizione e l’impianto dialettico. Siamo anche dell’opinione che, pur sapendo che la storia è fatta in genere dai vincitori e non concedendo quindi alle versioni ufficiali d’essere sempre e comunque la verità, la stessa storia sia più facilmente ribaltabile verificando ogni singola affermazione con prudenza, distacco e costanza, piuttosto che usando una catena di ipotesi coordinate tra loro allo scopo di stupire sempre e comunque con quegli effetti speciali alla cui costruzione ha lavorato più la fantasia che la ricerca.

Tutto ciò che sapete sulla II Guerra Mondiale è sbagliato – 1
Intervista di Mike Whitney a Ron Unz
(pubblicato su liberopensare.com il 28 giugno 2023)
Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi

Bandiera sovietica a Berlino

Domanda N.1: Hitler
Cominciamo con Hitler. In Occidente è universalmente accettato che:
– Hitler ha dato il via alla Seconda Guerra Mondiale;
– L’invasione della Polonia da parte di Hitler fu il primo passo di una campagna più ampia volta al dominio del mondo.
Questa interpretazione della Seconda guerra mondiale è vera o falsa?
E, se è falsa, allora – secondo lei – cosa stava cercando di ottenere Hitler in Polonia e la Seconda Guerra Mondiale avrebbe potuto essere evitata?

Ron Unz – Fino a dodici anni fa circa, il mio punto di vista sugli eventi storici era sempre stato piuttosto convenzionale, basato sulle lezioni che avevo seguito all’università e sulla narrazione uniforme dei media che avevo assorbito nel corso dei decenni. Questo includeva la mia comprensione della Seconda Guerra Mondiale, il più grande conflitto militare della storia dell’umanità, il cui esito ha plasmato il nostro mondo moderno.

Ma negli anni successivi agli attentati dell’11 settembre e alla guerra in Iraq, sono diventato sempre più sospettoso dell’onestà dei nostri media mainstream e ho iniziato a riconoscere che i libri di storia spesso rappresentano solo una versione raffazzonata delle distorsioni dei media del passato. La crescita di Internet ha liberato una grande quantità di idee non ortodosse di tutti i tipi possibili e dal 2000 lavoravo a un progetto di digitalizzazione degli archivi delle nostre principali pubblicazioni degli ultimi 150 anni, che mi ha dato un comodo accesso a informazioni non facilmente disponibili a chiunque altro. Così, come scrissi allora:

A parte l’evidenza dei nostri sensi, quasi tutto ciò che sappiamo del passato o delle notizie di oggi proviene da pezzi di inchiostro su carta o da pixel colorati su uno schermo, e fortunatamente negli ultimi dieci o venti anni la crescita di Internet ha ampliato enormemente la gamma di informazioni disponibili in quest’ultima categoria. Anche se la stragrande maggioranza delle affermazioni non ortodosse fornite da queste fonti non tradizionali basate sul web non fosse corretta, almeno ora esiste la possibilità di estrarre pepite vitali di verità da vaste montagne di falsità. Certamente gli eventi degli ultimi dodici anni mi hanno costretto a ricalibrare completamente il mio apparato di rilevazione della realtà“.

Come conseguenza di tutti questi sviluppi, una decina di anni fa ho pubblicato il mio articolo originale sulla Pravda americana, che conteneva quel passaggio. In quell’articolo sottolineavo che ciò che i nostri libri di storia e i media ci raccontavano sul mondo e sul suo passato potrebbe essere spesso altrettanto disonesto e distorto della famigerata Pravda della scomparsa URSS.

Adolf Hitler (a sinistra) e l’americano Franklin D. Roosevelt

All’inizio la mia attenzione si era concentrata su eventi storici più recenti, ma ben presto ho iniziato a leggere e indagare anche sulla storia della Seconda guerra mondiale, rendendomi gradualmente conto che gran parte di tutto ciò che avevo sempre accettato su quella guerra era completamente errato.

Forse non avrei dovuto essere così sorpreso di scoprirlo. Dopotutto, se i nostri media possono mentire così palesemente su eventi del presente, perché dovremmo fidarci di loro su questioni accadute molto tempo fa e molto lontano?

Alla fine ho concluso che la vera storia della Seconda Guerra Mondiale non solo era molto diversa da quella che la maggior parte di noi aveva sempre creduto, ma era in gran parte invertita. I nostri libri di storia tradizionali avevano raccontato la storia alla rovescia e al contrario.

Per quanto riguarda Hitler e lo scoppio della guerra, credo che un ottimo punto di partenza sia Origins of the Second World War, un’opera classica pubblicata nel 1961 dal famoso storico di Oxford Alan John Percivale Taylor. Come ho descritto, le sue conclusioni nel 2019 erano:

La richiesta finale di Hitler, che Danzica – tedesca al 95% – venisse restituita alla Germania come desideravano i suoi abitanti, era assolutamente ragionevole e solo un terribile errore diplomatico degli inglesi aveva indotto i polacchi a rifiutare la richiesta, provocando così la guerra. L’affermazione diffusa in seguito, secondo cui Hitler avrebbe cercato di conquistare il mondo, era totalmente assurda e il leader tedesco aveva in realtà fatto ogni sforzo per evitare la guerra con la Gran Bretagna o la Francia. Anzi, in generale era piuttosto amichevole nei confronti dei polacchi e sperava di arruolare la Polonia come alleato tedesco contro la minaccia dell’Unione Sovietica di Stalin.

Il recente 70° anniversario dello scoppio del conflitto, che ha distrutto decine di milioni di vite, ha naturalmente suscitato numerosi articoli storici e la discussione che ne è scaturita mi ha portato a ripescare la mia vecchia copia del breve volume di Taylor, che ho riletto per la prima volta dopo quasi quarant’anni. L’ho trovato altrettanto magistrale e persuasivo come ai tempi del campus dell’università, e le entusiastiche note di copertina mi hanno suggerito alcuni degli immediati consensi che l’opera aveva ricevuto. Il Washington Post ha lodato l’autore come “il più importante storico vivente della Gran Bretagna”, World Politics lo ha definito “Potentemente argomentato, brillantemente scritto e sempre persuasivo”, il New Statesman, la principale rivista britannica di sinistra, lo ha descritto come “Un capolavoro: lucido, compassionevole, splendidamente scritto” e l’augusto Times Literary Supplement lo ha definito “semplice, devastante, superlativamente leggibile e profondamente inquietante”. Essendo un best-seller internazionale, è sicuramente l’opera più famosa di Taylor e posso facilmente capire perché fosse ancora nella lista delle letture obbligatorie del mio college quasi due decenni dopo la sua pubblicazione originale.

Tuttavia, rivisitando l’innovativo studio di Taylor, ho fatto una scoperta notevole. Nonostante le vendite internazionali e l’acclamazione della critica, le scoperte del libro suscitarono presto una tremenda ostilità in alcuni ambienti. Le lezioni di Taylor a Oxford erano state enormemente popolari per un quarto di secolo, ma come risultato diretto della controversia “lo storico vivente più importante della Gran Bretagna” fu sommariamente epurato dalla facoltà non molto tempo dopo. All’inizio del suo primo capitolo, Taylor aveva notato quanto fosse strano che più di vent’anni dopo l’inizio della guerra più catastrofica del mondo non fosse stata prodotta una storia seria che analizzasse attentamente lo scoppio. Forse la rappresaglia che ha incontrato lo ha portato a comprendere meglio una parte di quel puzzle“.

Numerosi altri importanti studiosi e giornalisti, sia contemporanei che più recenti, sono giunti a conclusioni molto simili, ma spesso hanno subito gravi ritorsioni per le loro oneste valutazioni storiche. Per decenni William Henry Chamberlin è stato uno dei più apprezzati giornalisti americani di politica estera, ma dopo aver pubblicato America’s Second Crusade nel 1950 è scomparso dalla maggior parte delle pubblicazioni tradizionali.

David Irving è probabilmente lo storico britannico di maggior successo internazionale degli ultimi 100 anni, con i suoi libri fondamentali sulla Seconda Guerra Mondiale che hanno ricevuto enormi apprezzamenti da parte della critica e hanno venduto milioni di copie; ma è stato spinto alla bancarotta personale e ha evitato per un pelo di passare il resto della sua vita in una prigione austriaca.

La Heldenplatz (Piazza degli Eroi) è una piazza storica del centro di Vienna. Nel 1938 Adolf Hitler annunciò alla folla riunita nella piazza l’annessione dell’Austria al Terzo Reich (Anschluss).

Hitler torna trionfante a Berlino dopo la riunificazione con l’Austria

Alla fine degli anni Trenta Hitler aveva fatto risorgere la Germania, che sotto il suo governo era diventata di nuovo prospera, ed era anche riuscito a riunirla con diverse popolazioni tedesche separate. Di conseguenza, era ampiamente riconosciuto come uno dei leader di maggior successo e popolarità al mondo e sperava di risolvere finalmente la disputa sul confine polacco, offrendo concessioni molto più generose di quelle che i suoi predecessori di Weimar, eletti democraticamente, avevano mai preso in considerazione. La dittatura polacca, invece, rifiutò per mesi i suoi tentativi di negoziazione e iniziò a maltrattare brutalmente la minoranza tedesca, costringendo infine Hitler a dichiarare guerra. E come ho discusso nel 2019, provocare quella guerra potrebbe essere stato l’obiettivo deliberato di alcune figure potenti.

Forse la più ovvia è la questione delle vere cause della guerra, che ha devastato gran parte dell’Europa, ucciso forse cinquanta o sessanta milioni di persone e dato origine alla successiva era della Guerra Fredda, in cui i regimi comunisti controllavano metà dell’intero continente eurasiatico. Taylor, Irving e molti altri hanno sfatato la ridicola mitologia secondo cui la causa sarebbe stata il folle desiderio di Hitler di conquistare il mondo, ma se il dittatore tedesco aveva chiaramente solo una responsabilità minore, c’era davvero un vero colpevole? Oppure questa guerra mondiale massicciamente distruttiva si è svolta in modo simile alla precedente, che le nostre storie convenzionali considerano per lo più dovuta a un insieme di errori, malintesi ed escalation sconsiderate?

Durante gli anni Trenta, John T. Flynn fu uno dei più influenti giornalisti progressisti americani e, sebbene avesse iniziato come deciso sostenitore di Roosevelt e del suo New Deal, divenne gradualmente un critico acuto, concludendo che i vari piani governativi di FDR non erano riusciti a risollevare l’economia americana. Poi, nel 1937, un nuovo crollo economico riportò la disoccupazione agli stessi livelli di quando il presidente era entrato in carica, confermando il duro giudizio di Flynn. E come ho scritto l’anno scorso:

In effetti, Flynn sostiene che alla fine del 1937 FDR si era orientato verso una politica estera aggressiva volta a coinvolgere il Paese in una grande guerra estera, principalmente perché riteneva che questa fosse l’unica via d’uscita dalla sua disperata situazione economica e politica, uno stratagemma non sconosciuto ai leader nazionali di tutta la storia. Nella sua rubrica sul New Republic del 5 gennaio 1938, egli mise in guardia i suoi lettori increduli dall’incombente prospettiva di una grande costruzione militare navale e di una guerra all’orizzonte, dopo che un importante consigliere di Roosevelt si era vantato privatamente che un’abbondante dose di “keynesianismo militare” e una grande guerra avrebbero curato gli apparentemente insormontabili problemi economici del Paese. A quel tempo, l’obiettivo sembrava essere la guerra con il Giappone, possibilmente per gli interessi dell’America Latina, ma gli eventi che si stavano sviluppando in Europa persuasero presto FDR che fomentare una guerra generale contro la Germania era la migliore linea d’azione. Memorie e altri documenti storici ottenuti da ricercatori successivi sembrano in generale sostenere le accuse di Flynn, indicando che Roosevelt ordinò ai suoi diplomatici di esercitare enormi pressioni sui governi britannico e polacco per evitare qualsiasi accordo negoziale con la Germania, portando così allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939.

L’ultimo punto è importante, poiché alle opinioni confidenziali di coloro che sono più vicini a importanti eventi storici dovrebbe essere riconosciuto un notevole peso probatorio. In un recente articolo John Wear ha raccolto le numerose valutazioni contemporanee che implicano FDR come figura centrale nell’orchestrare la guerra mondiale attraverso le sue costanti pressioni sulla leadership politica britannica, una politica che, in privato, ammise persino che avrebbe potuto comportare il suo impeachment se fosse stata rivelata. Tra le altre testimonianze, abbiamo le dichiarazioni degli ambasciatori polacco e britannico a Washington e dell’ambasciatore americano a Londra, che trasmise anche il parere concorde dello stesso Primo Ministro Chamberlain. In effetti, la cattura e la pubblicazione da parte dei tedeschi di documenti diplomatici polacchi segreti nel 1939 aveva già rivelato molte di queste informazioni, e William Henry Chamberlin ne ha confermato l’autenticità nel suo libro del 1950. Ma poiché i media tradizionali non hanno mai riportato queste informazioni, questi fatti rimangono ancora oggi poco conosciuti“.

Ho discusso a lungo questi eventi storici nel mio articolo del 2019: Pravda americana: Capire la Seconda Guerra Mondiale.

Domanda N.2: Il “Blitz” di Londra
La Germania lanciò il “Blitz” sull’Inghilterra per terrorizzare il popolo britannico e sottometterlo. È d’accordo con questa affermazione o c’erano altri fattori coinvolti che sono stati omessi nei libri di testo di storia occidentale? (Come il bombardamento di Berlino da parte di Churchill?).

Ron Unz – Ancora una volta, questo resoconto standard della Seconda guerra mondiale è in gran parte il contrario della verità. All’epoca, il bombardamento aereo di centri urbani lontani dalle linee militari era illegale e considerato un crimine di guerra, e Hitler non aveva assolutamente intenzione di attaccare le città britanniche in quel modo.

In effetti, il leader tedesco aveva sempre avuto opinioni favorevoli nei confronti della Gran Bretagna e riteneva che la conservazione dell’Impero britannico fosse nell’interesse strategico della Germania, poiché il suo crollo avrebbe creato un vuoto geopolitico che avrebbe potuto essere colmato da una potenza rivale.

Dopo che la Germania attaccò la Polonia, Gran Bretagna e Francia le dichiararono guerra. L’esercito polacco fu sconfitto in poche settimane e Hitler si offrì di ritirare le sue forze dai territori polacchi occupati e di fare la pace, ma le due potenze occidentali giurarono di continuare la guerra finché la Germania non fosse stata schiacciata. I combattimenti durarono poco fino alla primavera del 1940, quando i tedeschi attaccarono e sconfissero l’enorme esercito francese, conquistando Parigi e mettendo la Francia fuori dalla guerra.

Le forze britanniche furono evacuate a Dunkerque e ci sono parecchie prove che Hitler abbia deliberatamente permesso loro di fuggire come gesto per salvare loro la faccia piuttosto che ordinarne la cattura. Dopo la vittoria in Francia, Hitler offrì condizioni estremamente generose al governo britannico, senza avanzare alcuna richiesta nei loro confronti e proponendo invece un’alleanza con la Germania, compreso il sostegno militare per proteggere la sicurezza del loro impero mondiale. Hitler naturalmente credeva che gli inglesi avrebbero accettato un’offerta così allettante, ponendo fine alla guerra, che egli riteneva essenzialmente conclusa.

Sir Winston Leonard Spencer Churchill

Molti dei principali leader britannici sembravano desiderosi di fare la pace alle generose condizioni di Hitler e, secondo le prove trovate dal famoso storico britannico David Irving, lo stesso Primo Ministro Winston Churchill sembrava disposto a farlo prima di cambiare idea e tirarsi indietro. Churchill aveva passato decenni a cercare di diventare Primo Ministro e Irving sostiene plausibilmente che si rese conto che perdere una guerra disastrosa a poche settimane dal raggiungimento di quella posizione lo avrebbe reso lo zimbello dei libri di storia.

Ma data la sconfitta militare della Gran Bretagna sul continente e le condizioni molto generose offerte da Hitler, Churchill si trovò di fronte a un enorme problema nel convincere il suo Paese a continuare una guerra che era ampiamente considerata persa. Pertanto, iniziò a ordinare una serie di bombardamenti contro la capitale tedesca, un crimine di guerra illegale, sperando di provocare una risposta tedesca.

Questo portò Hitler ad avvertire ripetutamente che se avessero continuato a bombardare le sue città, sarebbe stato costretto a rispondere con una rappresaglia, e alla fine lo fece. Poiché l’opinione pubblica britannica non era a conoscenza del fatto che il proprio governo aveva avviato la campagna di bombardamenti urbani, considerò gli attacchi aerei tedeschi di rappresaglia come mostruosi e immotivati crimini di guerra e, proprio come Churchill aveva sperato, si impegnò a fondo per continuare la guerra contro la Germania.

Irving e altri spiegano tutti questi fatti importanti nei loro libri, e un’avvincente conferenza di Irving che riassume le sue informazioni è stata rimossa da Bitchute dopo essere stata cancellata da Youtube.

Irving è una fonte fondamentale per molte informazioni importanti sulla guerra e nel 2018 ho spiegato perché i risultati di una causa di alto profilo contro Deborah Lipstadt avevano dimostrato che la sua ricerca storica era estremamente affidabile:

Questi zelanti attivisti etnici iniziarono una campagna coordinata per fare pressione sui prestigiosi editori di Irving affinché abbandonassero i suoi libri, interrompendo inoltre le sue frequenti tournée internazionali e facendo persino pressione sui Paesi affinché gli vietassero l’ingresso. Hanno continuato a diffamare i media, oscurando continuamente il suo nome e le sue capacità di ricerca, arrivando persino a denunciarlo come “nazista” e “amante di Hitler”, proprio come era stato fatto nel caso del professor Wilson.

La battaglia legale è stata certamente un affare tra Davide e Golia, con ricchi produttori cinematografici e dirigenti d’azienda ebrei che hanno fornito un’enorme cassa di guerra di 13 milioni di dollari alla parte della Lipstadt, permettendole di finanziare un vero e proprio esercito di 40 ricercatori ed esperti legali, capitanati da uno degli avvocati divorzisti ebrei di maggior successo in Gran Bretagna. Per contro, Irving, essendo uno storico squattrinato, è stato costretto a difendersi senza il beneficio di un legale.

Nella vita reale, a differenza delle leggende, i Golia di questo mondo trionfano quasi sempre, e questo caso non ha fatto eccezione: Irving è stato mandato in bancarotta, con la conseguente perdita della sua bella casa nel centro di Londra. Ma vista dalla prospettiva più lunga della storia, ritengo che la vittoria dei suoi aguzzini sia stata una vittoria di Pirro.

Sebbene il bersaglio del loro odio scatenato fosse la presunta “negazione dell’Olocausto” di Irving, per quanto ne so, quel particolare argomento era quasi del tutto assente da tutte le dozzine di libri di Irving, e proprio quel silenzio era ciò che aveva provocato la loro indignazione a colpi di sputo. Pertanto, in mancanza di un bersaglio così chiaro, il loro corpo di ricercatori e verificatori, riccamente finanziato, ha trascorso un anno o più, apparentemente eseguendo una revisione riga per riga e nota per nota di tutto ciò che Irving aveva pubblicato, cercando di individuare ogni singolo errore storico che potesse metterlo in cattiva luce professionale. Con denaro e uomini quasi illimitati, hanno persino utilizzato il processo di scoperta legale per citare in giudizio e leggere le migliaia di pagine dei suoi diari personali rilegati e della sua corrispondenza, sperando così di trovare qualche prova dei suoi “pensieri malvagi”. Denial, un film hollywoodiano del 2016 co-scritto dalla Lipstadt, può fornire un quadro ragionevole della sequenza degli eventi visti dalla sua prospettiva.

Eppure, nonostante le ingenti risorse finanziarie e umane, a quanto pare non hanno trovato nulla, almeno se si può dare credito al libro trionfalistico della Lipstadt del 2005, History on Trial. In quattro decenni di ricerca e scrittura, che hanno prodotto numerose affermazioni storiche controverse della natura più sorprendente, sono riusciti a trovare solo un paio di dozzine di presunti errori di fatto o di interpretazione, la maggior parte dei quali ambigui o contestati. E la cosa peggiore che hanno scoperto, dopo aver letto ogni pagina dei molti metri lineari dei diari personali di Irving, è stata che una volta aveva composto una breve canzoncina “razzialmente insensibile” per la figlia neonata, un elemento banale che naturalmente hanno poi sbandierato come prova che era un “razzista”. In questo modo, sembravano ammettere che l’enorme corpus di testi storici di Irving fosse forse accurato al 99,9%.

Credo che questo silenzio del “cane che non ha abbaiato” risuoni con un volume da tuono. Non conosco nessun altro studioso accademico in tutta la storia del mondo che abbia sottoposto tutti i decenni di lavoro della sua vita a un esame ostile così scrupoloso ed esaustivo. E poiché Irving ha apparentemente superato questo esame a pieni voti, penso che possiamo considerare quasi tutte le sorprendenti affermazioni contenute in tutti i suoi libri – come riassunte nei suoi video – come assolutamente accurate.

La notevole storiografia di David Irving

Domanda N.3: L’epurazione degli intellettuali contro la guerra
Negli anni Quaranta ci fu un’epurazione di intellettuali e opinionisti contrari alla guerra, simile a quella che oggi colpisce i critici della politica statunitense sui social media. Può spiegare brevemente cosa è successo, chi è stato preso di mira e se il primo emendamento debba essere applicato in tempi di crisi nazionale?

Ron Unz – Intorno al 2000 ho iniziato un progetto di digitalizzazione degli archivi di molte delle nostre principali pubblicazioni degli ultimi 150 anni e sono rimasto stupito nello scoprire che alcune delle nostre figure più influenti degli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale erano “scomparse” in modo così totale da non averne mai sentito parlare. Questo ha giocato un ruolo importante nel mio crescente sospetto che la narrazione standard che avevo sempre accettato fosse falsa, e in seguito ho descritto la situazione usando l’analogia delle famose bugie storiche della vecchia Unione Sovietica:

A volte mi immaginavo un po’ come un giovane ricercatore sovietico degli anni Settanta che iniziava a scavare nei file ammuffiti degli archivi del Cremlino da tempo dimenticati e faceva delle scoperte sorprendenti. A quanto pare, Trotsky non era la famigerata spia e traditore nazista ritratta in tutti i libri di testo, ma era stato il braccio destro del santo Lenin durante i giorni gloriosi della grande Rivoluzione bolscevica, e per alcuni anni dopo era rimasto ai vertici dell’élite del Partito. E chi erano questi altri personaggi – Zinoviev, Kamenev, Bukharin, Rykov – che avevano trascorso quei primi anni ai vertici della gerarchia comunista? Nei corsi di storia sono stati appena menzionati, come agenti capitalisti minori che sono stati rapidamente smascherati e hanno pagato con la vita il loro tradimento. Come poteva il grande Lenin, padre della Rivoluzione, essere così idiota da circondarsi quasi esclusivamente di traditori e spie?

Ma a differenza dei loro analoghi stalinisti di un paio d’anni prima, le vittime americane scomparse intorno al 1940 non sono state né fucilate né mandate in un Gulag, ma semplicemente escluse dai media mainstream che definiscono la nostra realtà, venendo così cancellate dalla nostra memoria in modo che le generazioni future dimenticassero gradualmente che erano mai vissute“.

John T. Flynn

Un esempio emblematico di questo tipo di americano “scomparso” è stato il giornalista John T. Flynn, oggi probabilmente quasi sconosciuto, ma la cui statura un tempo era stata enorme. Come ho scritto l’anno scorso:

Immaginate quindi la mia sorpresa nello scoprire che per tutti gli anni Trenta era stato una delle voci liberali più influenti della società americana, uno scrittore di economia e politica il cui status poteva approssimarsi a quello di Paul Krugman, anche se con una forte sfumatura di muck-raking. La sua rubrica settimanale su The New Republic gli permise di essere un punto di riferimento per le élite progressiste americane, mentre le sue apparizioni regolari su Colliers, un settimanale illustrato a diffusione di massa che raggiungeva molti milioni di americani, gli fornirono una piattaforma paragonabile a quella di un importante personaggio televisivo nel periodo di massimo splendore della televisione di rete.

In una certa misura, il rilievo di Flynn può essere oggettivamente quantificato. Qualche anno fa, mi è capitato di fare il suo nome a una colta e convinta liberale nata negli anni Trenta, e lei, senza sorpresa, ha avuto un vuoto totale, ma si è chiesta se potesse essere un po’ come Walter Lippmann, il famosissimo editorialista di quell’epoca. Quando ho controllato, ho visto che tra le centinaia di periodici presenti nel mio sistema di archiviazione, c’erano solo 23 articoli di Lippmann degli anni Trenta, ma ben 489 di Flynn”.

Un parallelo americano ancora più forte con Taylor è quello dello storico Harry Elmer Barnes, una figura a me quasi sconosciuta, ma ai suoi tempi un accademico di grande influenza e statura:

Immaginate il mio shock quando ho scoperto che Barnes era stato uno dei primi collaboratori più assidui di Foreign Affairs, in qualità di principale recensore di libri per quella venerabile pubblicazione a partire dalla sua fondazione nel 1922, mentre la sua statura di uno dei più importanti accademici liberali d’America era indicata dalle sue numerose apparizioni su The Nation e The New Republic nel corso di quel decennio. Gli viene riconosciuto il merito di aver svolto un ruolo centrale nella “revisione” della storia della Prima guerra mondiale, in modo da eliminare l’immagine fumettistica dell’indicibile malvagità tedesca lasciata in eredità dalla disonesta propaganda bellica prodotta dai governi britannico e americano. La sua statura professionale è stata dimostrata dai suoi trentacinque e più libri, molti dei quali influenti volumi accademici, oltre che dai suoi numerosi articoli su The American Historical ReviewPolitical Science Quarterly e altre importanti riviste.

Qualche anno fa mi è capitato di parlare di Barnes a un eminente studioso accademico americano, il cui orientamento generale in scienze politiche e politica estera era molto simile, eppure il nome non significava nulla. Alla fine degli anni Trenta, Barnes era diventato uno dei principali critici della proposta di coinvolgimento dell’America nella Seconda Guerra Mondiale e, di conseguenza, era definitivamente “scomparso”, bandito da tutti i media tradizionali, mentre un’importante catena di giornali aveva subito forti pressioni per interrompere bruscamente la sua lunga rubrica nazionale nel maggio 1940″.

Molti amici e alleati di Barnes caddero nella stessa epurazione ideologica, che egli descrisse nei suoi scritti e che continuò anche dopo la fine della guerra:

Più di una dozzina di anni dopo la sua scomparsa dai media nazionali, Barnes è riuscito a pubblicare Perpetual War for Perpetual Peace, (Guerra eterna per una pace eterna, NdT) una lunga raccolta di saggi di studiosi e altri esperti che discutono le circostanze dell’ingresso dell’America nella Seconda Guerra Mondiale, e a farla produrre e distribuire da una piccola tipografia dell’Idaho. Il suo contributo è stato un saggio di 30.000 parole intitolato Revisionism and the Historical Blackout” (Il revisionismo e l’oscuramento della storia), che discuteva i tremendi ostacoli affrontati dai pensatori dissidenti di quel periodo.

Il libro stesso è stato dedicato alla memoria del suo amico, lo storico Charles A. Beard. Fin dai primi anni del XX secolo, Beard era stato una figura intellettuale di grande levatura e influenza, cofondatore della New School di New York e presidente dell’American Historical Association e dell’American Political Science Association. In qualità di principale sostenitore delle politiche economiche del New Deal, è stato molto apprezzato per le sue opinioni.

Tuttavia, una volta che si oppose alla politica estera bellicosa di Roosevelt, gli editori gli chiusero le porte e solo la sua amicizia personale con il direttore della Yale University Press permise al suo volume critico del 1948 President Roosevelt and the Coming of the War, 1941 di essere stampato. Da quel momento in poi la reputazione stellare di Beard sembra aver iniziato un rapido declino, tanto che nel 1968 lo storico Richard Hofstadter poteva scrivere:

Harry Elmer Barnes

“Oggi la reputazione di Beard si erge come un’imponente rovina nel paesaggio della storiografia americana. Quella che un tempo era la casa più grande della provincia è ora una sopravvivenza devastata”. 

In effetti, l’”interpretazione economica della storia” di Beard, un tempo dominante, potrebbe oggi essere quasi liquidata come la promozione di “pericolose teorie del complotto”, e sospetto che pochi non storici abbiano anche solo sentito parlare di lui.

Un altro importante contributo al volume di Barnes fu quello di William Henry Chamberlin, che per decenni era stato annoverato tra i principali giornalisti americani di politica estera, con più di 15 libri al suo attivo, la maggior parte dei quali ampiamente e favorevolmente recensiti. Tuttavia, America’s Second Crusade, la sua analisi critica del 1950 sull’ingresso dell’America nella Seconda guerra mondiale, non riuscì a trovare un editore tradizionale e, quando apparve, fu ampiamente ignorato dai recensori. Prima della sua pubblicazione, i suoi titoli erano apparsi regolarmente sulle nostre più influenti riviste nazionali, come The Atlantic Monthly e Harpers. In seguito, però, i suoi scritti sono stati quasi interamente confinati in newsletter e periodici di piccola tiratura, destinati a un pubblico ristretto di conservatori o libertari.

Ai tempi di Internet, chiunque può facilmente creare un sito web per pubblicare le proprie opinioni, rendendole immediatamente disponibili a tutti nel mondo. I social media come Facebook e Twitter possono portare materiale interessante o controverso all’attenzione di milioni di persone con un paio di clic del mouse, evitando completamente il supporto di intermediari istituzionali. È facile dimenticare quanto fosse difficile la diffusione di idee dissenzienti ai tempi della stampa, della carta e dell’inchiostro, e riconoscere che un individuo epurato dal suo punto di vendita abituale potrebbe aver bisogno di molti anni per riguadagnare un punto d’appoggio significativo per la distribuzione del suo lavoro“.

Ho scritto queste ultime parole nel giugno del 2018 e, ironia della sorte, le epurazioni a tappeto dei social media e il divieto di accesso hanno presto inghiottito molti dissidenti attuali, riducendo notevolmente la loro capacità di diffondere le proprie idee.

Pravda americana: La nostra grande epurazione degli anni ’40

Domanda N.4: La Germania del dopoguerra
La maggior parte degli americani ritiene che il popolo tedesco sia stato trattato umanamente dopo la fine delle ostilità e che il Piano Marshall abbia contribuito alla ricostruzione dell’Europa. È un resoconto accurato di ciò che è realmente accaduto? 

Ron Unz – Anche se oggi è a lungo dimenticata, Freda Utley è stata una giornalista di spicco della metà del secolo . Nata in Inghilterra, aveva sposato un ebreo comunista e si era trasferita nella Russia sovietica, per poi fuggire in America dopo che il marito era caduto in una delle purghe staliniane. Sebbene non simpatizzasse con i nazisti sconfitti, condivideva fortemente il punto di vista di Beaty sulla mostruosa perversione della giustizia a Norimberga e il suo resoconto di prima mano dei mesi trascorsi nella Germania occupata è sconvolgente nella descrizione delle orribili sofferenze imposte alla popolazione civile prostrata, anche anni dopo la fine della guerra.

Freda Utley

Nel 1948 trascorse diversi mesi in giro per la Germania occupata e l’anno successivo pubblicò le sue esperienze in L’alto costo della vendetta, che ho trovato di grande impatto. A differenza della stragrande maggioranza degli altri giornalisti americani, che in genere effettuavano visite brevi e strettamente accompagnate, la Utley parlava effettivamente tedesco e conosceva bene il Paese, avendolo visitato spesso durante l’era di Weimar. Mentre la discussione di Grenfell era molto sobria e quasi accademica nel suo tono, il suo scritto era molto più stridente ed emotivo, il che non sorprende se si considera il suo incontro diretto con un argomento estremamente angosciante. La sua testimonianza oculare è sembrata abbastanza credibile e le informazioni fattuali fornite, corroborate da numerose interviste e osservazioni aneddotiche, sono state avvincenti.

A più di tre anni dalla fine delle ostilità, Utley si trovò di fronte a una terra ancora quasi completamente in rovina, con gran parte della popolazione costretta a cercare riparo in scantinati danneggiati o a condividere minuscole stanze in edifici distrutti. La popolazione si considerava “senza diritti”, spesso soggetta a trattamenti arbitrari da parte delle truppe di occupazione o di altri elementi privilegiati che si trovavano completamente al di fuori della giurisdizione legale della regolare polizia locale. I tedeschi, in gran numero, venivano regolarmente allontanati dalle loro case, che venivano utilizzate per alloggiare le truppe americane o altre persone che incontravano il loro favore, una situazione che era stata notata con un certo sdegno nei diari pubblicati postumi del generale George Patton. Anche a questo punto, un soldato straniero poteva ancora talvolta impadronirsi di qualsiasi cosa volesse dai civili tedeschi, con conseguenze potenzialmente pericolose se questi protestavano per il furto. Utley cita in modo eloquente un ex soldato tedesco che aveva prestato servizio di occupazione in Francia, il quale ha osservato che lui e i suoi commilitoni avevano operato nel rispetto della più rigida disciplina e non avrebbero mai potuto immaginare di comportarsi con i civili francesi nel modo in cui le attuali truppe alleate trattavano quelli tedeschi.

Alcune delle affermazioni citate da Utley sono piuttosto sorprendenti, ma sembrano solidamente basate su fonti attendibili e pienamente confermate altrove. Durante i primi tre anni di tempo di pace, la razione alimentare giornaliera assegnata all’intera popolazione civile tedesca fu di circa 1550 calorie, all’incirca la stessa fornita ai detenuti dei campi di concentramento tedeschi durante la guerra appena conclusa, e a volte scendeva molto, molto al di sotto. Durante il difficile inverno del 1946-47, l’intera popolazione della Ruhr, il cuore industriale della Germania, aveva ricevuto solo razioni da fame di 700-800 calorie al giorno, e talvolta si raggiungevano livelli ancora più bassi.

Influenzato da una propaganda ufficiale ostile, l’atteggiamento diffuso del personale alleato nei confronti dei tedeschi comuni era certamente peggiore di quello dei nativi che vivevano sotto un regime coloniale europeo. Più volte, Utley nota i notevoli parallelismi con il trattamento e l’atteggiamento che aveva visto in precedenza adottare dagli occidentali nei confronti dei nativi cinesi durante la maggior parte degli anni ’30, o che gli inglesi avevano espresso nei confronti dei loro sudditi coloniali indiani. Piccoli ragazzi tedeschi, senza scarpe, indigenti e affamati, recuperavano avidamente palloni nei circoli sportivi americani per una piccola somma. Oggi si discute se le città americane alla fine del XIX secolo contenessero effettivamente cartelli con la scritta “No Irish Need Apply”, ma Utley vide certamente cartelli con la scritta “No Dogs or Germans Allowed” fuori da numerosi locali frequentati dal personale alleato.

Sulla base dei miei libri di storia standard, ho sempre creduto che esistesse una differenza totale tra il comportamento delle truppe tedesche che occuparono la Francia nel periodo 1940-44 e quello delle truppe alleate che occuparono la Germania dal 1945 in poi nei confronti dei civili locali. Dopo aver letto i resoconti dettagliati di Utley e di altre fonti contemporanee, ritengo che la mia opinione fosse assolutamente corretta, ma con la direzione invertita.

Utley riteneva che parte del motivo di questa situazione assolutamente disastrosa fosse la politica deliberata del governo americano. Sebbene il Piano Morgenthau, che mirava a eliminare circa la metà della popolazione tedesca, fosse stato ufficialmente abbandonato e sostituito dal Piano Marshall, che promuoveva la rinascita della Germania, Utley scoprì che molti aspetti del primo erano ancora validi nella pratica. Ancora nel 1948, enormi porzioni della base industriale tedesca continuavano a essere smantellate e spedite in altri Paesi, mentre rimanevano in vigore restrizioni molto severe sulla produzione e sulle esportazioni tedesche. In effetti, il livello di povertà, miseria e oppressione che vedeva ovunque sembrava quasi deliberatamente calcolato per mettere i tedeschi comuni contro l’America e i suoi alleati occidentali, aprendo forse la porta a simpatie comuniste. Tali sospetti sono certamente rafforzati se si considera che questo sistema era stato ideato da Harry Dexter White, poi rivelatosi un agente sovietico.

L’autrice è stata particolarmente critica nei confronti della totale perversione di qualsiasi nozione di giustizia umana durante il Tribunale di Norimberga e vari altri processi per crimini di guerra, argomento al quale ha dedicato due interi capitoli. Questi procedimenti giudiziari mostrarono il peggior tipo di doppio standard legale, con i principali giudici alleati che dichiararono esplicitamente che i loro Paesi non erano affatto vincolati dalle stesse convenzioni legali internazionali che sostenevano di applicare agli imputati tedeschi. Ancora più scioccanti furono alcune delle misure utilizzate: giuristi e giornalisti americani indignati rivelarono che torture orribili, minacce, ricatti e altri mezzi del tutto illegittimi venivano regolarmente impiegati per ottenere confessioni o denunce di altri, una situazione che suggeriva fortemente che un numero considerevole di condannati e impiccati fosse del tutto innocente.

Il suo libro ha anche dato ampio spazio alle espulsioni organizzate di etnie tedesche dalla Slesia, dai Sudetenland, dalla Prussia orientale e da varie altre parti dell’Europa centrale e orientale in cui avevano vissuto pacificamente per molti secoli, con un numero totale di espulsi generalmente stimato tra i 13 e i 15 milioni. Alle famiglie furono concessi a volte anche solo dieci minuti per lasciare le case in cui avevano risieduto per un secolo o più, poi furono costrette a marciare a piedi, a volte per centinaia di chilometri, verso una terra lontana che non avevano mai visto, con gli unici beni che potevano portare con sé. In alcuni casi, gli uomini sopravvissuti venivano separati e spediti in campi di lavoro per schiavi, producendo così un esodo composto esclusivamente da donne, bambini e anziani. Secondo tutte le stime, almeno un paio di milioni di persone morirono lungo la strada, per fame, malattie o esposizione.

Al giorno d’oggi si leggono interminabili e dolorose discussioni sul famigerato “Sentiero delle lacrime” subito dai Cherokees nel lontano passato dell’inizio del XIX secolo, ma questo evento molto simile del XX secolo era quasi mille volte più grande. Nonostante questa enorme discrepanza di grandezza e la distanza temporale di gran lunga maggiore, ritengo che il primo evento possa essere mille volte più noto all’opinione pubblica americana. Se così fosse, ciò dimostrerebbe che il controllo schiacciante dei media può facilmente spostare la realtà percepita di un fattore di un milione o più.

Il movimento di popolazione sembra aver rappresentato la più grande pulizia etnica nella storia del mondo e se la Germania avesse mai fatto qualcosa di anche solo lontanamente simile durante i suoi anni di vittorie e conquiste in Europa, le scene visivamente affascinanti di un’enorme ondata di rifugiati disperati e arrancanti sarebbero sicuramente diventate il fulcro di numerosi film sulla Seconda Guerra Mondiale degli ultimi settant’anni. Ma poiché non è mai accaduto nulla del genere, gli sceneggiatori di Hollywood hanno perso un’opportunità straordinaria.

Freda Utley, L’alto costo della vendetta.

Il ritratto estremamente cupo di Utley è fortemente corroborato da numerose altre fonti. Nel 1946, Victor Gollanz, un importante editore britannico di origine ebraico-socialista, si recò in Germania per un lungo periodo e l’anno successivo pubblicò In Darkest Germany, raccontando il suo enorme orrore per le condizioni in cui si trovava. Le sue affermazioni sulla spaventosa malnutrizione, sulle malattie e sulla totale indigenza erano supportate da oltre cento fotografie agghiaccianti, e l’introduzione all’edizione americana era stata scritta dal presidente dell’Università di Chicago Robert M. Hutchins, uno dei nostri più stimati intellettuali pubblici dell’epoca. Tuttavia, sembra che il suo volume abbia attirato relativamente poca attenzione da parte dei media americani, mentre il suo libro simile, Our Threatened Values, pubblicato l’anno precedente e basato su informazioni provenienti da fonti ufficiali, ha ricevuto un po’ più di attenzione. Gruesome Harvest di Ralph Franklin Keeling, pubblicato anch’esso nel 1947, raccoglie un gran numero di dichiarazioni ufficiali e di resoconti dei principali media, che in genere sostengono esattamente questo quadro dei primi anni della Germania sotto l’occupazione alleata.

Negli anni Settanta e Ottanta questo tema angosciante è stato ripreso da Alfred M. de Zayas, laureato in legge ad Harvard e dottore in storia, che ha svolto una lunga e illustre carriera come avvocato internazionale di spicco per i diritti umani, da tempo affiliato alle Nazioni Unite. I suoi libri, come Nemesi a PotsdamUna terribile vendetta e L’Ufficio crimini di guerra della Wehrmacht, 1939-1945, si sono concentrati in particolare sulla massiccia pulizia etnica delle minoranze tedesche e si sono basati su una grande quantità di ricerche d’archivio. Hanno ricevuto considerevoli elogi accademici e segnalazioni nelle principali riviste accademiche e hanno venduto centinaia di migliaia di copie in Germania e in altre parti d’Europa, ma difficilmente sembrano essere penetrati nella coscienza dell’America o del resto del mondo anglofono.

Alla fine degli anni Ottanta, questo dibattito storico in corso ha preso una nuova piega. Mentre visitava la Francia nel 1986 per preparare un libro non correlato, uno scrittore canadese di nome James Bacque si imbatté in indizi che suggerivano che uno dei più terribili segreti della Germania postbellica era rimasto a lungo completamente nascosto. Basandosi su prove molto consistenti, tra cui documenti governativi, interviste personali e testimonianze oculari registrate, egli sostenne che, dopo la fine della guerra, gli americani avevano fatto morire di fame ben un milione di prigionieri di guerra tedeschi, apparentemente come un atto deliberato di politica, un crimine di guerra che sarebbe sicuramente da annoverare tra i più grandi della storia.

La discussione di Bacque sulle nuove prove degli archivi del Cremlino costituisce una porzione relativamente piccola del suo seguito del 1997, Crimes and Mercies (Crimini e misericordie, Ndr), incentrato su un’analisi ancora più esplosiva e diventato anch’esso un best-seller internazionale.

Come descritto in precedenza, osservatori di prima mano della Germania postbellica nel 1947 e nel 1948, come Gollanz e Utley, avevano riferito direttamente delle condizioni orribili che avevano scoperto, affermando che per anni le razioni di cibo ufficiali per l’intera popolazione erano state paragonabili a quelle dei detenuti dei campi di concentramento nazisti, e a volte di gran lunga inferiori, portando alla malnutrizione e alle malattie diffuse di cui erano testimoni. Hanno anche notato la distruzione della maggior parte delle abitazioni tedesche dell’anteguerra e il grave sovraffollamento prodotto dall’afflusso di tanti milioni di pietosi rifugiati di etnia tedesca espulsi da altre parti dell’Europa centrale e orientale. Ma questi visitatori non avevano accesso a solide statistiche demografiche e potevano solo ipotizzare l’enorme tributo di vite umane che la fame e le malattie avevano già inflitto e che sarebbe sicuramente continuato se le politiche non fossero state rapidamente modificate.

Anni di ricerche d’archivio condotte da Bacque tentano di rispondere a questa domanda, e la conclusione che ne deriva non è certo piacevole. Sia il governo militare alleato che le successive autorità civili tedesche sembrano aver compiuto uno sforzo concertato per nascondere o oscurare la vera portata della calamità che colpì i civili tedeschi negli anni 1945-1950, e le statistiche ufficiali sulla mortalità che si trovano nei rapporti governativi sono semplicemente troppo fantasiose per essere corrette, sebbene siano diventate la base per le storie successive di quel periodo. Bacque osserva che queste cifre suggeriscono che il tasso di mortalità durante le terribili condizioni del 1947, a lungo ricordato come l’”anno della fame” (Hungerjahr) e vividamente descritto nel racconto di Gollancz, era in realtà inferiore a quello della prospera Germania della fine degli anni Sessanta. Inoltre, i rapporti privati degli ufficiali americani, i tassi di mortalità delle singole località e altre solide prove dimostrano che questi numeri aggregati, a lungo accettati, erano essenzialmente fittizi.

Bacque cerca invece di fornire stime più realistiche, basate sull’esame dei totali della popolazione dei vari censimenti tedeschi e sull’afflusso registrato dell’enorme numero di rifugiati tedeschi. Applicando questa semplice analisi, egli sostiene con ragionevole certezza che l’eccesso di morti tedesche in quel periodo fu di almeno circa 10 milioni, e forse di molti milioni in più. Inoltre, fornisce prove sostanziali del fatto che la fame fu deliberata o almeno enormemente aggravata dalla resistenza del governo americano agli sforzi di soccorso alimentare oltreoceano. Forse questi numeri non dovrebbero essere così sorprendenti se si considera che il Piano Morgenthau ufficiale prevedeva l’eliminazione di circa 20 milioni di tedeschi e, come dimostra Bacque, gli alti dirigenti americani accettarono tranquillamente di continuare quella politica in pratica anche se la rinnegarono in teoria.

Supponendo che questi numeri siano anche solo lontanamente corretti, le implicazioni sono notevoli. Il tributo della catastrofe umana sperimentata nella Germania del dopoguerra sarebbe certamente tra i più grandi della storia moderna in tempo di pace, superando di gran lunga le morti avvenute durante la carestia ucraina dei primi anni ’30 e forse avvicinandosi anche alle perdite del tutto involontarie durante il Grande balzo in avanti di Mao del 1959-61. Inoltre, le perdite tedesche del dopoguerra supererebbero di gran lunga, in termini percentuali, quelle di questi altri sfortunati eventi, e questo rimarrebbe vero anche se le stime di Bacque venissero notevolmente ridotte. Tuttavia, dubito che anche una piccola frazione dell’uno per cento degli americani sia oggi consapevole di questa enorme calamità umana. Presumibilmente la memoria è molto più forte nella stessa Germania, ma data la crescente repressione legale delle opinioni discordanti in quello sfortunato Paese, sospetto che chiunque discuta l’argomento con troppa energia rischi l’immediata incarcerazione.

In misura considerevole, questa ignoranza storica è stata fortemente favorita dai nostri governi, spesso con mezzi subdoli o addirittura nefasti. Proprio come nella vecchia URSS in decadenza, gran parte dell’attuale legittimità politica del governo americano e dei suoi vari Stati vassalli europei si fonda su una particolare storia narrativa della Seconda guerra mondiale, la cui contestazione potrebbe avere conseguenze politiche disastrose. 

Bacque racconta in modo credibile alcuni degli sforzi evidenti per dissuadere qualsiasi grande giornale o rivista dal pubblicare articoli che discutessero le sorprendenti scoperte del suo primo libro, imponendo così un “blackout” volto a minimizzare assolutamente qualsiasi copertura mediatica. Tali misure sembrano essere state abbastanza efficaci, dal momento che fino a otto o nove anni fa non sono sicuro di aver mai sentito parlare di queste idee scioccanti, e certamente non le ho mai viste discusse seriamente in nessuno dei numerosi giornali o riviste che ho letto con attenzione negli ultimi tre decenni.

Nel valutare i fattori politici che apparentemente produssero un così enorme e apparentemente deliberato numero di morti tra i civili tedeschi molto tempo dopo la fine dei combattimenti, occorre fare un’osservazione importante. Gli storici che cercano di dimostrare l’enorme malvagità di Hitler o di suggerire la sua conoscenza di vari crimini commessi nel corso della Seconda guerra mondiale sono regolarmente costretti a setacciare decine di migliaia di sue parole stampate alla ricerca di una frase suggestiva qua e là, per poi interpretare queste vaghe allusioni come dichiarazioni assolutamente conclusive. Coloro che non riescono a far combaciare le parole, come il famoso storico britannico David Irving, a volte vedono la loro carriera distrutta.

Ma già nel 1940, un ebreo americano di nome Theodore Kaufman si infuriò a tal punto per quelli che considerava i maltrattamenti di Hitler nei confronti dell’ebraismo tedesco, da pubblicare un breve libro dal titolo evocativo ” La Germania deve morire”, in cui proponeva esplicitamente lo sterminio totale del popolo tedesco. A quanto pare, questo libro ha ricevuto una discussione favorevole, anche se forse non del tutto seria, da parte di molti dei nostri media più prestigiosi, tra cui il New York Times, il Washington Post e il Time Magazine. Se tali sentimenti venivano espressi liberamente in certi ambienti anche prima dell’ingresso effettivo dell’America nel conflitto militare, allora forse le politiche a lungo nascoste che Bacque sembra aver portato alla luce non dovrebbero essere così sconvolgenti per noi.

Pravda americana: La Francia del dopoguerra e la Germania del dopoguerra

(continua)

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Tutto ciò che sapete sulla II Guerra Mondiale è sbagliato – 1 ultima modifica: 2023-09-21T04:12:00+02:00 da GognaBlog

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117 pensieri su “Tutto ciò che sapete sulla II Guerra Mondiale è sbagliato – 1”

  1. Mi pare vagamente di aver capito che il Vegetti non le manda a dire.
    👏👏👏
     
    P.S. Ma ‘sto Putin è poi morto per sei o sette volte oppure sta semplicemente morendo per la prima volta?
    Tu che hai entrature nel Politburo del PCUS – mi correggo, nel Cremlino – prova a chiarire la faccenda. 😉😉😉
     

  2. Solo velocemente sul gasdotto. Le indagini occidentali hanno escluso che sia stata la Russia. Poi han dato la colpa agli ucraini. Però nessuno, in Occidente -Stati non persone- ha avuto niente da dire. In compenso, Svezia Danimarca Germania NON danno accesso alle carte delle indagini. Perché, mi chiedo, visto che tanto hanno già detto chi è stato e chi non c’entra? Ma basterebbe un piccolo “cui prodest” onesto: basta energia a basso costo, economia europea in declino, fonti energetiche made in USA.
    Altra cosina da nulla: in Europa occidentale non si ha accesso ad informazioni provenienti dalla Russia, in base ai principi della democrazia, ovviamente. Ma si può senza problemi sparare in prima pagina le minchiate ucraine (da Putin sta morendo, Kadyrov è morto, non hanno missili, non hanno munizioni, usano le pale, Solokov è morto e resuscitato. gli ucraini hanno sfondato la prima linea di difesa russa ecc. ecc.) Questa è l’informazione che in Italia si dà, a partire da ANSA, OPEN, Repubblica, Il Messaggero… 
    Mi chiedo come mai nessuno scrive che alla faccia delle sanzioni USA, gli Stati Uniti continuano a comprare petrolio e uranio  russo…

  3. 80 – GB Ma ci sei o ci faI? Nella presentazione del nazista hanno detto chiaro e tondo che tanti anni fa aveva combattuto per l’indipendenza dell’Ucraina e contro i russi. E tanti anni fa. chi ha combattuto contro i russi? Comunque sia, c’è anche una foto fatta dalla nipote mentre il vecchio aspetta Trudeau e Zelensky fuori dall’ufficio del primo. Quindi non una comparsata ma un evento preparato… A parte il fatto che il Canada ha ospitato centinaia di nazisti dopo il 1945 e persino il nonno di una ministra era un collaborazionista nazista che pubblicava una rivista “alla Goebbels”…

  4. non ho bisogno del tuo benestare
    E ci mancherebbe! 🙂
    Per me ciascuno è libero di (dis)informarsi come meglio crede.
     
    P.S. Mai creduto seriamente che siano stati i Russi, comunque.
    Come scrissi in quella discussione, pensavo più agli USA. Ma, ripeto, senza prove sono solo supposizioni inutili.

  5. Perché mi piacerebbe conoscere la tua posizione ? Semplicemente perché mi sembra un po’ uno spartiacque , uno che crede che chi ha il rubinetto x chiudere o aprire invece di usarlo decida di sabotare l’impianto decisamente non ha il mio modo di ragionare sulle cose. Non ho letto la discussione che mi hai linkato , tropo lunga. Per gli articoli che dovrei leggere scusa ma non ho bisogno del tuo benestare

  6. @91
    mi sono fidato troppo di un articolo riassuntivo
     
    Capita. Ora che te ne sei reso conto, meglio prestare in futuro più attenzione a quello che leggi da quella fonte: ti ha già manipolato (almeno) una volta.
     
     
    Una tua considerazione invece sul gasdotto non è ancora pervenuta
     
    Tiziano, non capisco il motivo per cui ci tieni tanto a conoscere le mie irrilevanti considerazioni in merito all’affaire gasdotto.
    Mi sembri Vegetti quando, con i suoi “non una parola su”, vorrebbe che lo seguissi nelle sue Galoppate alla Gish 🙂
     
    Comunque, a suo tempo ne ho scritto (poco e inutilmente) qui:
    https://gognablog.sherpa-gate.com/senza-dignita
    E, considerando personalmente l’ “evidenza senza prove” un ossimoro (per deformazione professionale), in assenza di prove consolidate potrei aggiungere solo altre (e altrettanto inutili) congetture.

  7. @Govi
    Anch’io penso che sia meglio vivere nell’occidente, ma vorrei che diventi migliore rispetto alle parti del mondo a cui vuole goffamente dare lezioni di civiltà e di democrazia… Ed è per questo motivo che vado a ravanare in fonti di informazione che sono anch’esse di parte, ma giusto per mostrare altri punti di vista che secondo me sono altrettanto validi – e in alcuni casi migliori – di quelli della parte occidentale.

  8. @89 

    Solo che, Matteo, la popolazione dei Sudeti non era affatto oppressa.

    Il Donbass invece lo possiamo definire “oppresso”? qualche migliaio di civili morti, tra cui donne, anziani e bambini dal 2014 in poi?
    Possiamo pensare che questo, unito al menefreghismo di tutti, possa avere fatto girare un pò le scatole a Putin? 
    Una guerra non è mai giustificabile, e penso che si debba cercare in tutti i modi di fermarla. Ma tra questi modi non credo che serva continuare a riempire di armi l’Ucraina, che a detta di molti è diventato il modo dell’occidente di disfarsi di armi obsolete e rifarsi l’arsenale. 
     
    @Govi
     Per l’altra opzione, citofonare a Paesi Baltici, Polonia, Finlandia, Svezia, Moldavia, Georgia, ecc. e farsi un idea adeguata. 
    La Russia di oggi non mi sembra più l’URSS degli anni 90, o in questi ultimi anni questi paesi hanno subìto minacce concrete? 
     

  9. “Mi viene da pensare che la tua analogia sia andata oltre alle tue aspettative”
    Balsamo, non credo proprio.
    Innanzitutto, non è molto importante la situazione effettiva (il livello di vessazione), quanto il sentimento di chi si ritiene vessato. Dopo il 1945 i sudtirolesi non sono stati vessati affatto, anzi, eppure non la vivevano  proprio serenamente (e senza nessuno che soffiasse sul fuoco…)
    L’analogia comunque era un po’ più ampia e riguardava anche Danzica e Trieste e non voleva affatto paragonare i vari livelli di vessazione, quanto sottolineare che, anche quando questi esistano effettivamente, non significa che siano un diritto all’invasione e alla guerra. Hi presente il dito e la luna…
     
    Vorrei sottolineare comunque, che quando una guerra è in corso sostenere una parte senza condizioni non è il modo migliore per farla cessare.

  10. Balsamo 80: Non so l’inglese e mi sono fidato troppo di un articolo riassuntivo. E me ne scuso. Comunque l’essenza del discorso rimane . Una tua considerazione invece sul gasdotto non è ancora pervenuta

  11. @88
    almeno quanto Hitler aveva ragione a dire che Danzica era una città tedesca o che la popolazione tedesca maggioritaria nei sudeti era oppressa
     
    Solo che, Matteo, la popolazione dei Sudeti non era affatto oppressa.
    Almeno, così scrive Umberto Eco in “Storia della civiltà europea”:
    “La Cecoslovacchia, per quanto etnicamente frammentata, non presenta una situazione di minoranze particolarmente vessate dall’elemento ceco.
    L’etnia tedesca vive nelle regioni più industrializzate e fino al 1933 le sue rivendicazioni si limitano a una più ampia autonomia e al rispetto dell’identità linguistica e culturale.
    È dopo il 1933 che nasce un partito dei tedeschi dei Sudeti dai caratteri spiccatamente nazisti e che costituisce la longa manus di Berlino.
    I nazionalisti tedeschi mettono in atto un’accorta politica di disordini, facendo richieste inaccettabili per il governo di Praga, fino a giungerealla rottura.”
    fonte: treccani.it/enciclopedia/la-cecoslovacchia_%28Storia-della-civilt%C3%A0-europea-a-cura-di-Umberto-Eco%29/
     
    Allora le democrazie occidentali si accordarono con Hitler alle spalle della Cecoslovacchia nella speranza di evitare la guerra, e sappiamo tutti come andò a finire.
     
    Mi viene da pensare che la tua analogia sia andata oltre alle tue aspettative :), ma mi chiedo da dove venga questa tua convinzione dei Sudeti oppressi…

  12. @85: no Marcello, Putin non ha certamente ragione,
    O meglio, ha ragione (o forse aveva, perché adesso solo dio lo sa) a sostenere che Donbass, Donietsk e Crimea sono a larga maggioranza di lingua russa e non ucraina…almeno quanto Hitler aveva ragione a dire che Danzica era una città tedesca o che la popolazione tedesca maggioritaria nei sudeti era oppressa (e by the way, decisamente più ragione di noi italiani nel definire italiana Trieste)
     
    Ma questa non era, non è e non deve essere ritenuta una ragione valida per invadere un paese straniero

  13. Pasini, se è vero che “Il discorso vale nei due sensi” io (noi) viviamo nella parte di un solo senso dei due ed è questo senso unico che io combatto.
    Da subito ho detto e scritto che se c’è un incendio il modo peggiore per combatterlo è buttarci sopra la benzina, ma nessuno pare prendere in considerazione questa semplice constatazione e di sicuro nessuno ne parla.
     
    E continuiamo, uniti a difendere la civiltà occidentale e la democrazia pompando una stupefacente quantità di benzina…
    Se sei interessato a verificare quanto sia stupefacente, fai una rapida ricerchina, somma il valore degli aiuti europei all’Ucraina e poi calcola quanto abbiamo pagato al chilometro quadro Donbass, Doniesk e Crimea.
    Finora e senza contare gli aiuti americani…

  14. @82  Bravo Pasini, sono totalmente d’accordo. Curiosamente, Parmeggiani non si sente chiamato in causa, come se le fonti delle sue “informazioni” a senso unico non venissero da quel sottobosco che hai qualificato adeguatamente.
    Verissimo che ci e’ richiesto, a noi e agli altri paesi “satelliti” un buon turamento di naso.  Io, nella fattispece, non ho dubbi che, nonostante tutto, sia meglio stare dalla parte “degli anglosassoni” ( come li chiama Parmeggiani, come se fosse un fatto linguistico ). Per l’altra opzione, citofonare a Paesi Baltici, Polonia, Finlandia, Svezia, Moldavia, Georgia, ecc. e farsi un idea adeguata. 
    Ma riguardo alla guerra in Ucraina non e’ neppure questione di scelta di campo. I fatti, chi stia subendo un abuso e chi lo stia commettendo, parlano da soli, o dovrebbero farlo. “Punto e basta” [cit.]
    Ultima nota: curiosamente, i gruppuscoli neo-nazisti, ma quelli veri, magari senza tatuaggi ma con ideologia e pamphlet (vedi l’articolo in questione), stanno dichiaratamente con voi, a favore di Putin!
     

  15. Parmeggiani. Il discorso vale nei due sensi. Anche per quelli che stanno dalla parte del KGB travestito da difensore della religione cristiana e dei diritti degli oppressi contro l’infame capitalismo. Va bene, se uno vuole si turi il naso se vuol stare con lo zar, avra’ le sue ragioni ma non racconti palle a te stesso e agli altri, tanto non convincono nessuno che non sia già schierato, anche se dimostri che l’ebreo Zakensky ha un busto di Mussolini e uno di Hitler in casa, battendo 2 a 1, il nostro presidente del Senato. 

  16. @Pasini
    Hai detto una cosa sacrosanta. 
    Infatti quello che io non sopporto è questo slinguazzamento al mondo anglosassone, che ha fatto porcate inenarrabili (e sta continuando), vorrebbero sembrare cani da pastore, mentre sono lupi peggiori degli altri. 
    E questo nostro governo che si è dimostrato penoso, anche da questo punto di vista, dimenticando il sovranismo sbandierato fino ad un anno fa per diventare “culo e pataia” con gli USA

  17. Non capisco tutto sto’ ravanare in quella grande pentola piena di immondizie spesso puzzolenti e di bugie e omissioni strumentali che sono le guerre. Basta dire : tutto sommato io appoggio i russi di oggi , anche se non ne sono innamorato e non vorrei Putin e i suoi al governo dell’Italia, perché dall’altra parte c’è gente che non mi piace per nulla e per di più gli USA e gli altri occidentali che li appoggiano sono pure peggio. E dall’altra parte la stessa cosa, senza slinguazzarsi gli ucraini come campioni di libertà e democrazia. Ovviamente non avvallando o tacendo sui crimini di guerra di entrambi, compresi i propri preferiti. È sempre stato così, le guerre non sono pranzi di gala e richiedono un buon livello di turamento del naso. D’altra parte è troppo comodo fare l’anima bella e neutrale, pensando di salvarsi l’anima, per di più non essendo manco svizzeri. Un po’ come sto’ Unz: di’ che ti spiace che gli alleati abbiano vinto la guerra e che preferivi vincessero i nazi, facessero fuori tutti i tuoi ex compagni di fede e governassero il mondo e falla finita di rompere le palle con le citazioni di storici e pseudostorici.  Così quando ti incontriamo, magari senza guardie del corpo sappiamo come comportarci per un franco confronto dialettico. 

  18. @Balsamo

    Pare che nemmeno chi l’aveva invitato conoscesse i suoi trascorsi, figurati gli altri parlamentari.

    Se questo fosse vero, sarebbe altrettanto inaccettabile, anche perchè “il nemico” non ci ha messo molto a trovare la verità. 

    Dunque qui sta la differenza fra affermare “che al 99.9% è un fake” e prenderlo (forse perché in linea con i propri pregiudizi ?) per un fatto assodato “passato sotto silenzio“. Senza porsi il dubbio che, forse, il silenzio c’è perché non c’è nulla da dire.

    Sono d’accordo con te… E’ pur vero che se uno è capace di fare 2+2 – e tu penso che lo sia – capisce che qualcosa di sporco in quel paese c’è… cosi’ come è sporco il lavoro che la Nato ha fatto nel paese da 10 anni a questa parte… Cosi’ come è ingiustificabile che i media che fino al 2021 condannavano le aggressioni, i bombardamenti che avvenivano in Donbass da parte del governo Ucraino, dopo fosse tutto giustificabile, anzi scomparso…
    Ma sono cose già dette e ridette, e anche queste dovrebbero essere comprese come base per gli avvenimenti successivi

  19. @78
    Pare che nemmeno chi l’aveva invitato conoscesse i suoi trascorsi, figurati gli altri parlamentari.
    Come si dice, “shit happens”. Ma più attenzione avrebbe evitato successivi imbarazzi e il doversi pulire le scarpe:
    reuters.com/world/canada-house-speaker-apologizes-recognition-veteran-who-fought-nazis-2023-09-24/
     
    @77
    Sono d’accordo, Parmeggiani.
    Inoltre anche lo screenshot della e-mail potrebbe essere alterato o del tutto inventato.
    Dunque qui sta la differenza fra affermare “che al 99.9% è un fake” e prenderlo (forse perché in linea con i propri pregiudizi ?) per un fatto assodato “passato sotto silenzio“. Senza porsi il dubbio che, forse, il silenzio c’è perché non c’è nulla da dire.
     
    @75
    Tiziano, la prima vittima della guerra è la verità.
    Capisco il tuo punto. Ma, proprio per questo, ritieni corretto, in base a quanto riportato dall’articolo del NYT, scrivere di “attacco missilistico sul mercato“,e facendo passare quella frase come “recente articolo del Times” mentre l’articolo originale dice tutt’altro ?

  20. 73. GB Si sa che praticamente tutto quello che viene proposto alla Rada, diventa legge, visto la maggioranza assoluta del partito al potere. Hai ragione, limita solo quella dei paesi belligeranti o occupanti: quindi? Si riferisce agli ungheresi della Transcarpazia o ai russi? Varrà ANCHE per per i milioni di russofoni ucraini? Incostituzionalità in Ucraina? Almeno questa lasciamola stare: fa un po’ ridere… Visto che leggi molto e sai un po’ di cirillico, beh chiedevo se non fosse interessante ed indicativo il fatto che i/le portavoci dell’Esercito Ucraino siano AMERICANI… 
    Comunque, nulla sulla macerazione dei testi in russo o di russi, sulla demolizione di statue e targhe a scrittori russi dell’Ottocento che fan parte della cultura dell’umanità, nulla sulla simbologia nazista ripetuta e palese. Parmeggiani giustamente aggiunge: Trudeau e Zelensky applaudono un nazista che ha ricevuto un premio in Canada (SS Galizia – toh ha lostesso stemma che anche alcuni reparti ucraini hanno adottato – certo, coincidenze)…

  21. Faccio altresi’ notare, a proposito di nazismo, quanto è successo al parlamento canadese pochi giorni fa, in occasione della visita di Zelensky:
    🇨🇦🇺🇦 Il “veterano” di 98 anni Jaroslav Gunka, che combatté come parte della 14a divisione Waffen SS “Galizien”, ha ricevuto lunghi applausi nel parlamento canadese per aver combattuto contro i russi nella seconda guerra mondiale. Io credo che quando un parlamento si alza in piedi per tributare un applauso lunghissimo e delle ovazioni a un appartenente ad una entità che al processo di Norimberga è stata definita organizzazione criminale, io credo che tutti i freni e tutte le inibizioni siamo superate.
    Fonte: https://t.me/giuseppemasala/32894
     
     

  22. … o meglio, senza pubblicare come controprova screenshot della mail ricevuta dal portavoce che nega tutto… come essere certi delle sue affermazioni? 😉

  23. @Balsamo
    avevo notato anch’io il Fact-checker tedesco… che sostiene quello che dice, forse anche a ragione… ma senza citare a sua volta la fonte!

  24. Balsamo 73: Il discorso non è se il missile sia caduto x erore o no è che la responsabilità è stata attribuita da subito ai russi , e ripeto come pure x l’attacco ai gasdotti su cui vedo che non ti pronunci. 

  25. @72
    Parmeggiani, grazie per la risposta (e assolto con formula piena per il ritardo 🙂 : durante il fine settimana bisognerebbe dimenticarsi del tutto dell’esistenza di internet. Io lo dico sempre, ma non sempre lo faccio).
     
    Oltre alle tue (giuste) osservazioni, stando a quanto dice qui:
    correctiv.org/faktencheck/2023/02/21/nein-das-verteidigungsministerium-wies-ukrainische-soldaten-nicht-via-plakat-auf-das-verbot-von-hakenkreuzen-hin/
    l’autenticità del documento è smentita dalle stesse Forze Armate tedesche (Bundeswehr).
    E in effetti appare un pò troppo raffazzonato.
     
    Le conclusioni che ne traggo io è che al 99.9% è un fake, che contropiano dovrebbe fare più attenzione a quello che pubblica, e che i lettori di contropiano dovrebbero fare più attenzione a quello che leggono su contropiano (ma questo vale in generale, non solo per contropiano e i suoi lettori).

  26. @69
    Vegetti, il 9610 13/8/2023 è un progetto di legge ancora in attesa della firma da parte del Presidente della Rada.
    Quindi non è ancora in vigore (vedi itd.rada.gov.ua/billinfo/Bills/CardByRn?regNum=9610&conv=9).
    Fra i vari punti, nello specifico, quando sarà ratificato porrà limiti all’uso delle lingue di minoranza in alcuni contesti ma solo per le lingue degli Stati considerati dalla Rada aggressori o occupanti.
    Non è quindi una legge che “vieta” la lingua russa di per sé, ma che limita l’uso di una qualsiasi lingua di un qualsiasi Stato aggressore/occupante.
    Pertanto, personalmente, avrei diversi dubbi sulla incostituzionalità.
     
     
    Sull’articolo del NYT, non è certo mia intenzione contestarlo.
    Mi chiedevo se Tiziano @66 l’avesse letto, dato che scrive di “attacco missilistico […] sul mercato” mentre l’articolo parla (mi sembra anche chiaramente) di missile fuori controllo e di incidente.
    Secondo la sua logica (peraltro identica a quella di varie testate della c.d. informazione alternativa che hanno citato il NYT), per l’aereo caduto a Caselle dovremmo parlare di attacco kamikaze (con tutto il rispetto per le vittime, TUTTE).
     
     
    sembra tu sappia e legga molto
     
    Vegetti, io non so niente, ma mi piace leggere e leggo molto, questo è vero.
    Tuttavia non ho idea di chi sia né Sarah Ashton-Cirillo né Dylan Mulvaney.
    E, francamente, nemmeno mi interessa saperlo (orientamenti sessuali compresi).
    Inoltre, se come dici si tratta di portavoce di un esercito (in guerra), mi interessa poco anche cosa dicono.

  27. @65
    Hai ragione, ma nel fine settimana ho poco tempo di leggere il blog… 
    Non ho trovato il documento Ucraino, ma ci sono articoli come questo
    https://contropiano.org/corsivo/2023/02/15/cari-ucraini-qui-in-germania-il-saluto-nazista-non-si-puo-fare-0157354
    Che riportano la foto dei manifesti che sono presenti affissi in Germania dal governo tedesco… e tu mi farai notare che dato che non hanno la firma digitale con marca temporale di Scholz potrebbe essere un falso 🙂 … ma ognuno può trarre le conclusioni che crede
     
     
     

  28. Saltata una riga!
    inchiesta perchè l’Ucraina è “20 droni abbattuti su 20”, tutte le volte…
    Era “nessuna inchiesta perché l’Ucraina è sicura che il missile era russo, come i famosi “20 droni abbattuti su 20”?

  29. Balsamo. Ho detto che ormai vengono introdotte leggi dalla rada anche in contrasto con la Costituzione, che, ripeto, risale al 1996.13 agosto 2023. 9610. Emendamento alla legge sulle minoranze nazionali. Sulla sparizione ei testi in russo o di russi (comprese statue di scrittori come Gogol o Puskin, non una parola?). Su il missile del mercato di Kostantinovka oltre al NUT anche il giornalista tedesco della Bild e collaboratore di Bellingcat (sicuramente non filorussi) e quelli del Conflict Intelligence Team sono arrivati alle stesse conclusioni. Ti ricordo che “Dio in terra” M. Podolyak, consigliere capo dell’Ufficio di Zelensky ha tranquillamente affermato che non ci sarà nessuna inchiesta perchè l’Ucraina è “20 droni abbattuti su 20”, tutte le volte… Immagino che tu abbia visto centinaia di “musicisti” nudi per mostrare le svastiche al mondo intero. Comunque, non una parola sui simboli delle SS ripresi tali e quali IDENTICI dall’Esercito ucraino a cui si è aggiunto la 3° OSHBR il cui badge, un mammuth, è lo stesso del 502° Schwere Panzerabteilung, nazista. Ovviamente un’altra coincidenza. Visto che sembra tu sappia e legga molto, riesci a spiegarmi come mai dopo aver licenziato Sarah Ashton-Cirillo, AMERICANA e transgender, che le sparava troppo grosseda portavoce dell’Esercito, viene sostituita da Dylan Mulvaney, AMERICANA e transgender? Un portavoce uomoo donna ma soprattutto UCRAINO  no?

  30. Il problema è che dietro agli occhi aperti servirebbe però anche un cervello, possibilmente acceso e funzionante.
    E magari avere la curiosità di andarseli a leggere gli articoli, meglio se nella versione originale.
    Come quello del Times, ad esempio.
    Senza fermarsi ai titoli o alle versioni, spesso distorte, riportate da altri.
    Altrimenti si rischia di vedere solo quello che ci si aspetta di vedere.

  31. Il recente articolo del Times : I fatti si riferiscono all’attacco missilistico del 6 settembre scorso sul mercato della località di Konstantinovka, città del “oblast” di Donetsk sotto il controllo delle forze ucraine. Qualche volta la verità viene a galla , poi ci sono cose talmente evidenti come la distruzione dei gasdotti che non necessitano di prove ma solo di aprire gli occhi 

  32. @60
    Si, come se i componenti di Wagner non avessero simboli nazisti tatuati…
    Ma dai, Vegetti, siamo seri: negare l’ispirazione neonazista di Wagner è come negare quella di Azov.
    Pertanto, usando il tuo criterio, quello russo è un regime sotto sotto nazista. O questo vale solo a senso unico ?
     
    Piuttosto, nel sito della Rada (www.rada.gov.ua) l’art.10 della Costituzione non è (ancora) cambiato e fra le varie risoluzioni non ho trovato nulla sull’argomento (anche se devo ammettere che la mia comprensione del cirillico è piuttosto arrugginita perché è da un pezzo che non mi reco nei Paesi che ne fanno uso, quindi potrebbe essermi sfuggita).
    Tu hai un riferimento per la risoluzione della Rada che, come affermi, modificherebbe la Costituzione escludendo la lingua russa ? (Ad es. link al testo della risoluzione, a un articolo che ne parla, …). Grazie in anticipo.
     
    P.S. Ne approfitto per ricordare a Parmeggiani che non ho ancora visto alcuna indicazione su dove si possa leggere il “documento del Ministero della Difesa dell’Ucraina […] che riporta che la la Germania non vuole più addestrare combattenti ucraini con tatuaggi nazisti“.
    O, in alternativa, quello in cui la Germania “prega l’Ucraina di non inviare soldati con tatuaggi chiaramente riconducibili al nazismo“.
    Se ti va puoi rispondere anche tu, Vegetti, visto che il primo a parlare della questione sei stato tu (@26).

  33. Marco Vegetti. Per pignoleria che interessa solo noi due e quindi chiedo scusa agli altri e poi taccio.  Guarda che io non ricordavo da fuori ma da dentro, da “soldato” ventenne, pieno di aggressività verso il “nemico” e non era una critica ne’ un’autocritica ma un’osservazione sui comportamenti umani in certi contesti storici, comportamenti che tendono a ripetersi. Osservazione fatta con l’occhio di chi riflette sui cicli della vita e sulle esperienze di più di mezzo secolo prima. Non so quanti anni avessi tu nell’anno accademico 1968/69. 

  34. @ 61
     
    “Vi siete già scordati delle fregnacce che vi siete bevuti in un anno? Putin sta per morire.”
     
    Caro Marco, guarda che ti sbagli. Secondo i media occidentali – e i media occidentali raccontano sempre la verità – Putin in un anno e mezzo si è beccato il cancro per tredici volte ed è già morto sei o sette volte. Quello che c’è adesso è il sosia del sosia (pure il primo sosia è morto di cancro). 

  35. Caro Govi, ovvio che i russi non sono dei santerelli. Non l’ho detto. Ma mi pare che nel mondo intero dovrebbero tutti stare zitti su questo “avere il diritto di”.
    L’altro ieri, la non eletta pagliaccia a capo della Comunità Europea, parlando di Hiroshima non ha mai nominato gli Stati Uniti ma a un certo punto dice testuale “…e ora la Russia minaccia di usare nuovamente l’atomica”. Usare di nuovo la Russia? A questo livello siamo arrivati?
    Vi siete già scordati delle fregnacce che vi siete bevuti in un anno? Putin sta per morire, i russi non hanno più missili, i russi non hanno più munizioni e usano le pale, non hanno più armi e usano le mani come baionette… Ma sì, proiettili all’uranio impoverito che non fa male a nessuno, se non a qualche centinaio di sfigati militari italiani che erano nei Balcani e si son ritrovati con cancri e leucemie, così come molti veterani americani dell’Iraq e dell’Afghanistan… O come i signori di Open/Facta/ecc. ecc. che, combinazione, non fanno mai un fact check su quanto dicono gli ucraini … Strano che la RAI aveva un solo giornalista a Mosca che parlava russo e l’han fatto rientrare… Strano che il capo dei Factchecker di Open abbia una moglie ucraina (dalla quale si sta facendo insegnare il russo, non l’ucraino…)… 

  36. 57 – GB. La Costituzione ucraina risale al 1996. Ma da 10 anni i cambiamenti possono/vengono apportati direttamente dalla Rada. L’ultimo, di una settimana fa circa, permette lingue diverse dall’ucraino ad esclusione di quella russa. D’altra parte dalle biblioteche sono stati fatti sparire la gran parte dei volumi in lingua russa o di autori russi… Vedo che eviti di parlare delle persecuzioni religiose (con esproprio persino dei luoghi di culto) e della sparizione di 20 milioni di ucraini dall’indipendenza in poi. Il regime è nazista? Si. Cosa altro è uno Stato che ha come eroe nazionale Stepan Bandera, collaborazionista dei nazisti e accanito russofobo, nonché una pletora di altri collaborazionisti…  Wagner ha una simbologia nazista? Un teschio in un mirino? Guardati bene il totenkopfs sulle divise di molto ucraini: è lo stesso della 3° Divisione SS Panzer. Così come la recente 10 °Divisione Edelweiss ucraina (Edelweiss alla tedesca? Non avevano un nome nazionale?) ha la stessa stella alpina di quella azista… Tutte coincidenze vero? Come la croce sui carri ucraini tale quale a quella sui carri nazisti… 

  37. 55 Roberto – Secondo me, mischi un po’ le cose. Quelli “in divisa” e con i fazzoletti erano di Lotta Continua, con i loro eskimi e i fazzoletti rossi. Sono stato, ebbene sì, quattro anni nel servizio d’ordine del MS: la “direttiva” era vestirsi come qualsiasi studente borghese (certo, lo eravamo anche noi!) perché in caso di scontri potevi passare inosservato, mentre con l’eskimo proprio no… E, a parte quel che tu riporti (che era uno slogan, non una canzone), noi si cantava fondamentalmente canzoni partigiane… Giusto per, visto che ci son passato… Con simpatia.  PS Nel giardino del Filarete ci avrai visti prima di qualche scontro, altrimenti eravamo o a spasso intorno alla Statale, o in piazza Santo Stefano, o in largo Richini…

  38. Vegetti. È morto Giorgio Napolitano.  Un grande dolore. Ho appena parlato con te della trappola ungherese. Lui ci cadde in pieno, a differenza di Antonio Giolitti, uno dei pochi dirigenti comunisti che rifiuto il ricatto morale e politico e Napolitano lo ammise dopo 50 anni. E c’era l’URSS. Okkio dunque. Bisogna rifletterci seriamente soprattutto se si hanno certe radici personali. Per i nazisti come l’autore dell’articolo il problema ovviamente non si pone. Ciao. 

  39. @54
    E’ un regime sotto sotto nazista, non la popolazione. Scioglimento dei partiti di opposizione, censura totale della stampa…
    Per un attimo ho pensato che stessi parlando della Russia… 🙂
     
    Sul resto non so, ma non mi sembra che l’uso della lingua russa sia vietato in Ucraina, anzi:
    L’Ucraina garantisce il libero sviluppo, l’uso e la protezione del russo e delle altre lingue delle minoranze nazionali dell’Ucraina” (Costituzione Ucraina, art. 10).
    La lingua russa (come le altre di minoranza) ha perso lo status di lingua regionale con una legge del 2019 varata dal predecessore di Zelensky.
    La cosa buffa è che Zelensky (russofono) era contrario…
    Di quale divieto stai parlando, Vegetti ?
     
    P.S. Anche sulla questione che il 20% delle terre coltivabili sia della Monsanto avrei qualche dubbio.
    facta.news/notizia-falsa/2022/08/05/ucraina-17-milioni-ettari-societa-americane/
    http://www.butac.it/ucraina-america-terreni-agricoli/
    P.P.S.
    Un governo che permette ai suoi militari l’uso sfacciato della simbologia nazista, è complice
     
    Ti stai riferendo ai miliziani di Azov o a quelli di Wagner ?

  40. @54 “Punto e basta”. E certo, quindi chi meglio dei Russi (un vero esempio per principi democratici, rispetto delle minoranze, poi guerrieri nobili e leali ) puo’ riportare sulla retta via gli infami nazisti?  Compagno Vegetti, sei in pieno delirio… 

  41. Vegetti. Io delle cose slave non ci ho mai capito niente e quindi non ne parlo. Mi sono sempre sembrati dei marziani a partire dai “compagni sovietici” che mi hanno sempre fatto una gran paura. Per non parlare degli altri sudditi dell’impero. I vecchi compagni, anche gli stalinisti, in privato raccontavano storie incredibili rispetto alle quali Putin è un chierichetto e un epigono, anche se indubbiamente dotato. Perché non è vero che non sapevano. Sapevano e come, ma tacevano per il bene supremo del sol dell’avvenire  e perché non c’era più la perfida Albione ma c’era la perfida e guerrafondaia America con i suoi alleati. Ecco qui la “trappola Ungheria” ricordata da Moretti nell’ultimo film, coni due titoli dell’Unita’ di quel giorno dei carri armati, quello vero e quello che avrebbe potuto essere, magari cambiando la storia del nostro paese. Perciò okkio: non c’è più l’URSS ma la trappola è sempre lì, ancora operativa. Per quanto riguarda le affinità elettive tra “guerrieri”di sponde opposte,  il mio Amarcord “statalino”è di dieci anni prima, a spanne credo. Ovviamente in quell’epoca non ci si tatuava, ne’ di qua ne’ di là, a meno che uno facesse il pugile. Però ti posso assicurare che alcune affinità tra combattenti c’erano: culto delle armi, adorazione della forza, miti maschilisti, passione per riti militareschi come le “truppe” schierate a quadrato nel cortile del Filarete a cantare “inni” guerreschi tipo “Viva il compagno Giuseppe Stalin, terrore dei fascisti, terrore dei borghesi…”(gli altri ovviamente cantavano altri inni) o i caschetti e i fazzoletti tutti uguali, la divisa..…e ci sta, perché se devi batterti e magari rischi di farti spaccare la testa o beccarti una pallottola, perché c’è stata un’epoca in cui nelle strade si sparava, non è che canti inni gioiosi e coltivi la compassione e l’empatia verso il “nemico”. Quindi certamente la’ si stanno scannando in quello che non è una partita di burraco tra signore di buona famiglia, come ogni guerra peraltro, che tira fuori il macellaio latente in noi. Hasta la victoria siempre, dunque, compagno Vegetti 😀 

  42. E’ un regime sotto sotto nazista, non la popolazione. Scioglimento dei partiti di opposizione, censura totale della stampa, persecuzione addirittura degli ortossi legati alla Chiesa di Mosca (da secoli), divieto dell’uso della lingua russa (parlata da più del 20% della popolazione, ecc. ecc. Un governo che permette ai suoi militari l’uso sfacciato della simbologia nazista, è complice. Punto e basta. La popolazione ucraina non è nel mirino della Russia. Se i russi si comportassero come l’esercito ucraino (che da 9 anni bombarda Donestsk -sentro città, scuole, ospedali- dove non c’è nessuna base militare né installazione militare) l’Ucraina non avrebbe centinaia di migliaia di morti ma milioni. PS – Nel 1991, anno dell’indipendenza ucraina, l’Ucraina di abitanti ne aveva 40 milioni. 11 sono fuggiti dal febbraio 2022 ad oggi. Gli altri? Scappati perché ridotti alla miseria (sotto l’URSS, l’Ucraina aveva un’economia fiorente) da regimi corrotti fino al midollo. E venduti agli stranieri (il 20% delle terre coltivabili è della Monsanto, altro che “grano ucraino”)…

  43. @vegetti 48,50
    Proviamo a ragionare, se possibile. Supponiamo di considerare il tasso di simpatia al nazismo come un parametro essenziale per decidere se aiutare o no l’Ucraina a difendersi dai Russi.  Il primo passo e’ definire come si individua un nazista.  Se ha la svastica tatuata e’ sufficientemente nazista ? Da quello che dici, pare di si.  Tra svastiche ben in mostra e nazisti in pectore non dichiarati, quanti devono essere per poter meritare l’azione de-nazificatoria dei russi? 50% +1 ? Immagino che per te basti ben meno, altrimenti tu stai assumendo che in Ucraina ci siano 18 milioni di nazisti (escludendo i minori, ma magari pure quelli…).
    Ma ti rendi conto delle fragnacce che circolate, totalmente (ma felicemente) manipolati dalla propaganda russa…
     

  44. 51 Migheli. Dall’articolo che linki:
    I cinque dovranno astenersi dal partecipare al conflitto e saranno obbligati a risiedere in Turchia “fino alla fine della guerra”, recita l’accordo mediato da Recep Tayyip Erdogan,
    Che per altro apre l’articolo in un modo un pochetto strano e contraddittorio:
     Proprio mentre Vladimir Putin decretava la mobilitazione generale parziale
    Generale o paeziale?

  45. L’ipocrisia è non volere tra i piedi uomini tatuati con simboli nazisti, ma continuare ad armarli, finanziarli, facendo finta che non siano in realtà criminali… Poi, è vero che non tutto l’esercito ucraino è nazista. Infatti ormai, dopo centinaia di migliaia di morti, i militari son letteralmente catturati in mezzo alle strade, vestiti armati e spediti a morire al fronte. Comunque sia, il miglior reparto ucraino attuale è la £° Divisione della Difesa Territoriale che, guarda caso, è composta al 90% di uomini di Azov (così fan finta che non ci sono più). Perché? Semplice, sono quelli che han cominciato la guerra (ATO) nel Dombass nel 2014…
    Caro Roberto, essendo stato nel MS milanese, ti posso assicurare che nessuno si tatuava svastiche e nemmeno i baffoni di Stalin. 

  46. 42. Mighli. NON E’ STATO  CONSEGNATO A ZELENSKY MA ALLA TURCHIA, che, in violazione della Convenzione di Ginevra sui POW li ha riconsegnati all’Ucraina senza avvertire la Russia. Forse, li han dati perché non sono macellai come gli stessi ucraini…

  47. 39. Pasini. Ma che si facciano tatuare quello che vogliono, ma se io non sono cattolico non mi faccio tatuare il crocefisso con Gesù appeso. Quindi, se mi tatuo una svastica, un sole nero, il totenkopfs, forse, caro Roberto, sono NAZISTA non un “partigiano della libertà” come cercano di spacciarli. 
    PS –  avete notato che il tridente ucraino è ovunque, ma sui carri armati dipingono la croce che stava su quelli nazisti? Avete notato che i badge che hanno addosso in molti sono, stranamente, appartenuti a Divisioni naziste delle SS? 

  48. 36. Anche Goebbels aveva lo spirito dell’Oriente. E come molti storici (in primis Giorgio Galli) hanno ampiamente dimostrato documenti alla mano, il nazismo era stracolmo di esoterismo di stampo orientale. Quanto al Papa polacco, avrebbe potuto stare zitto, visto che ci sono religioni che hanno migliaia di anni in più della sua (da cui per altro la sua ha attinto alla grande…).

  49. Mio padre si è trovato i tedeschi in casa, lo hanno arrestato il 28 giugno 1944 a riva del garda e portato in carcere a bolzano-silandro fino al 3 maggio 1945. I suoi amici sono stati trucidati o fucilati.
    A lui è andata meglio e dopo mi ha portato in montagna., liberi
     

  50. @41 Parmeggiani, insisti con la storia dei Nazisti che e’ per me la piu’ idiota delle argomentazioni di voi fautori della causa russa.  La risposta piu’ ragionevole e ovvia te l’ha data Pasini, e non ti piace. Ma anche cercando di prenderti sul serio, credi davvero che i 200000 regolari dell’esercito Ucraino (+ altrettante riserve ) siano tutti etichettabili come Nazisti? Magari solo per la svastica sul braccio? Ma perche’ non commenti sull’articolo e sul da dove viene, e’ roba ben piu’ consistente.  Riguardo all’atteggiamento dei Tedeschi, quand’anche fosse vero, io non ci vedo nulla di sbagliato, e’ la loro legge, valida per tedeschi e stranieri: niente simboli nazisti. Ci sta eccome, l’ipocrisia ce la trovi solo tu ( e l’inevitabile Vegetti)

  51. Parmeggiani. L’oggetto dell’osservazione (ironica) non era il battaglione Azov, la sua storia, il suo utilizzo e la sua collocazione. Si è parlato di Jung: l’uomo e i suoi simboli. Certe simbologie, e il contenuto psichico al quale rimandano, sono attrattive e diffuse in ambienti molto diversi anche per colorazione politica. Ad esempio in ambienti caratterizzati dal culto e dall’uso della forza si trovano spesso simboli simili. Ricordo alcuni sprangatori rossi entusiasti degli anni eroici, molto attratti dagli stessi rituali e simboli di quelli dall’altra parte, in realtà molto affini sul piano della personalità. Tutto è nato dalla considerazione di Bertoncelli e Migheli, su un piano molto diverso dalla forza, quella della spiritualità e dell’avventura. La forte attrazione che l’Oriente (nel suo significato simbolico) può esercitate su persone collocate in modo diverso come Terzani e Tucci. Cosa accomuna ad esempio chi prova una profonda ostilità per le democrazie anglosassoni da destra e da sinistra? Perché uomini dal passato e dall’orientamento di sinistra danno spazio a personaggi chiaramente anni luce lontani dai loro per gusti, principi, stili di vita? Sono motivazioni solo diciamo così “editoriali”? Ognuno ha la sua risposta e se la tiene. Io per quanto mi riguarda certa roba non la reggo, anche come puro stimolo provocatorio. Ovviamente è probabile che ci siano ragioni profonde, ben oltre quelle che dichiaro e razionalizzo, ma le auto-analisi non si fanno in pubblico. Pausa. Ciao

  52. @35
    Parmeggiani, grazie per la risposta.
    Tuttavia, se effettivamente “…sul Web è apparso un documento del Ministero della Difesa dell’Ucraina…” come dice l’articolo da te indicato, mi chiedo dove, sul Web, questo documento sia visionabile.
    Perché nell’articolo non mi pare che vi sia alcun link a tale documento, ma solo una immagine sfocata ed illeggibile, in cui l’unica cosa comprensibile e significativa è una svastica.
    A me questo modo di fare informazione un pò puzza 🙂
    Comunque, tu questo documento l’hai letto ?
    Sai dove si possa trovare ?
    Hai altre fonti, per verifica, che ne parlano oltre ad AGCNews ?
     
    Mi viene, infine, un ulteriore dubbio.
    Se la NATO addestra i militari ucraini da anni a questa parte, per quale motivo i loro tatuaggi dovrebbero essere un problema proprio ora ?

  53. Solo per capire. Come mai il reggimento Azov dopo la caduta di Mariupol è stato riconsegnato da Putin a Zelensky con un semplice scambio di prigionieri, anziché essere passato a fil di spada? L’invasione dell’Ucraina non era stata motivata proprio dalla necessità di far fuori tutti i nazisti presenti in quell’area?

  54. ….se  anche in Germania non ne vogliono sapere di prenderli ci sarà un motivo no?

  55. @Pasini
    Ma si dai, giustifica anche tu i nazisti di Azov, dopotutto sono presi di mira da tutto il mondo poverini…

  56. Parmeggiani. Ma secondo te i guerrieri stipendiati di tutto il mondo, prevalentemente maschi, si fanno tatuare i coniglietti, i cuoricini, i pesciolini, le frasi d’amore delle canzoni di Cristina d’Avena,  hanno nei loro armadietti foto di Madre Teresa di Calcutta che fa il bagno e hanno come eroi ispiratori San Francesco,,Ghandi e pure Elton John e le sue candele nel vento? 

  57. Questa la conclusione dell’articolo (del 2015)

    Mentre gli Usa, in preparazione del vertice di Minsk sull’Ucraina (cui volutamente non partecipano), assicurano per bocca del segretario di Stato che tra gli alleati «non ci sono divisioni, siamo tutti d’accordo che non possa esserci una soluzione militare». Ma allo stesso tempo, addestrando e armando i neonazisti ucraini, gli Usa alimentano le fiamme della guerra nel cuore dell’Europa.

  58. Migheli. Il fascino dell’Oriente e’ da sempre un po’ come il mal d’Africa per l’aristocrazia prima e la borghesia europea poi: qualcuno si è limitato a comprarsi il tappeto o le spezie (anche quelle proibite 😀) altri hanno cercato di comprarsi lo spirito. Anime inquiete alla ricerca della salvezza e della pace interiore  su cui scrisse parole dure il papa polacco: ma cosa cercate che qui abbiamo duemila anni di culto con enne varianti! Ma dite il rosario e risparmiate sui viaggi ! Giustamente difendeva con grinta il suo prodotto,  che peraltro viene dalla porta dell’Oriente. Pensa un po’ chi cito io..ale’ 

  59. Una chicca:

    La NATO ha detto che continuerà ad addestrare i militari ucraini, ma ci sono dei distinguo da fare: sul Web è apparso un documento del Ministero della Difesa dell’Ucraina, indirizzato al Comandante in Capo delle Forze Armate dell’Ucraina Valery Zaluzhny, che riporta che la la Germania non vuole più addestrare combattenti ucraini con tatuaggi nazisti, e se tali ragazzi vengono fermati in Germania, non saranno rimpatriati in Ucraina, ma verranno perseguiti in Germania in base alle leggi dello stato per apologia del Nazismo. Pena fino a tre anni di carcere. I generali delle forze armate ucraine chiedono di agire e proteggere i i militari tatuati dalla legge tedesca.

    Non ho parole

  60. Io mi ritiro, però “acca’ nissiuno è fesso..e nulla accade per caso. Ciao. Se vedemu, come dicono i miei amici liguri.

    Nessuno è fesso. Ok.
    Non saremo delle menti superiori, ma  nemmeno siamo da “ABBOCCANO I LUCCI” .
    Non  ci facciamo condizionare,  tanto meno convincere  da  discorsi di oscuri e ambigui presunti filosofi orientaleggianti o meno, risaliti dalle fogne.

  61. Di Tucci (ignorando che fosse stato fascista, nelle note di copertina veniva omesso; e privo di bias cognitivi mi sono goduto la lettura)  avevo letto in gioventù un libro affascinante pubblicato da Newton Compton, La via dello Swat, che trattava di una regione mi pare fra Pakistan e Afghanistan da lui esplorata, in cui veniva praticato e tradotto artisticamente un incredibile sincretismo religioso fra ellenismo, buddismo e islam.
    Ciò che le popolazioni successive hanno perso forse per sempre, per innumerevoli ragioni a cui l’Occidente non è affatto estraneo  (confessione di un già tronista, convertito da Merlo).

  62. Eh si…caro Migheli, da bravo clinico hai sviluppato acume investigativo e hai individuato una porticina d’ingresso che conduce al mondo di sotto. Qualcuno però si è fermato prima, al primo strato, altri sono andati più giù, giù fino alla rete fognaria e sono rimasti avvinghiati. La mescolanza, non priva di fascino, citata da Bertoncelli si è scurita sempre di più e il tanfo è aumentato, anche se la Fede dei seguaci può farlo percepire come un suadente profumo esotico di Oriente. È  tuttavia un discorso delicato, con implicazioni anche personali, dal quale è opportuno astenersi. Io mi ritiro, però “acca’ nissiuno è fesso..e nulla accade per caso. Ciao. Se vedemu, come dicono i miei amici liguri.,

  63. @ 29
    All’orientalista Giuseppe Tucci si accompagnò il venticinquenne Fosco Maraini nel suo primo memorabile viaggio in Tibet nel 1937.
     
    … … …
    Chi era Tucci? Oltre che sommo orientalista, convertitosi al buddismo, fu professore universitario e accademico d’Italia. Aderí al regime fascista.
     
    Dal Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani): 
    Nel luglio del 1944, all’indomani della liberazione di Roma, Tucci venne sottoposto a procedimento di epurazione dai ruoli universitari, con le accuse dapprima di «apologia» e poi di «partecipazione attiva alla politica del fascismo»; il graduale ripiegamento della politica epurativa, unitamente alla minuziosità dei memoriali presentati per la propria difesa dallo studioso, indussero la Commissione centrale per l’epurazione a proscioglierlo dalle accuse e a reintegrarlo, l’8 gennaio 1946, in servizio attivo. Analogo esito ebbe il procedimento di revisione della «nomina per alta fama ad ordinario di cinese» che prese avvio nell’ottobre del 1945 e si concluse, il 30 giugno 1946, con la riconferma nel ruolo di professore universitario, a favore della quale era intervenuto anche Francesco Saverio Nitti.”
     
    Da Wikipedia:
    “Tucci aderì al regime fascista, seppure senza grande interesse politico, preso dai suoi studi che Mussolini deciderà di finanziare a fini politici. “«È meglio che io sappia chi è il mio padrone, piuttosto che mi senta disperatamente, ma ugualmente schiavo in nome di un’astrazione che si chiama stato, democrazia o che so io. Il fatto è che l’uomo è nato con un duro destino dal quale può trovar scampo soltanto l’asceta o il poeta.» (Giuseppe Tucci)”.
     
    Certamente Tucci aveva un carattere autoritario.
    Maraini ebbe qualche problema. Per esempio, quando si dichiarò suo allievo a motivo di ciò che aveva imparato da lui nel corso dei mesi passati insieme in Tibet, Tucci lo rimproverò pubblicamente: “Lei NON è mio allievo”.
    Al che il grande Fosco si difese cosí: “Formalmente non lo sono. Di fatto nel 1937 lo sono stato. Eccome! Da Tucci, che ancora ringrazio, ho imparato tantissimo. In Tibet è stato il mio maestro”.
     
    Come si vede, anche un fascista autoritario, poi buddista, e un agnostico, spirito libero e tollerante, possono convivere per mesi, seppure con qualche screzio.
     
    P.S. Mi domando: ho fatto bene a inserire qui il mio commento? Un individuo come Ron Unz non meriterebbe solo zero commenti e un silenzio che urla disprezzo?
     

  64. #28 Pasini. Piccola divagazione sull’antisemitismo. Essendo insonne anch’io, stanotte mi sono divertito a surfare su internet e, dal blog dell’antroposofista Cammerinesi che ha pubblicato la traduzione italiana del vomito di Unz, sono risalito al suo mentore (da te citato), il giornalista-filosofo-razzista Massimo Scaligero; e da qui, per poco ardite scale, all’orientalista Tucci, al circolo mistico Eranos, fino a giungere nientemeno che a Carl Gustav Jung e al suo personalissimo e mai abbastanza chiarito antisemitismo, che alcuni suoi seguaci hanno cercato di giustificare con i metodi propri della filosofia junghiana, secondo cui “anche il più grande genio può essere originale soltanto in una piccola parte della sua psiche; la maggior parte di essa appartiene alla psiche collettiva”. (http://centrostudipsicologiaeletteratura.org/2014/01/jung-lantisemita/).
    E’ vero che “solo chi non fa, non  sbaglia”. Ma chi fa, dovrebbe stare un po’ più accuort’.
     

  65. A causa di una botta di insonnia e in un impeto di masochismo mi sono andato a leggere l’originale. Se avete lo stomaco forte, leggete in anteprima la risposta alla domanda 7 sull’Olocausto e se poi volete diabolicamente perseverare nel farvi del male anche qualcuno dei più di 1500 commenti per vedere cosa tira su questo nazista antisemita. Io mi fermo qui, auguro buona notte e saluto con reverenza.  Non ce la posso fare, strapiombi del pensiero eretico (diciamo così) che mi sono preclusi. https://www.unz.com/runz/why-everything-you-know-about-world-war-ii-is-wrong/

  66. @26 – Vegetti
     
    1 – Fonte ?
    Poi, magari, discutiamo degli altri punti.
    Nel frattempo, sulla questione da te sollevata, mi permetto di segnalare questo articolo secondo me interessante:
    https://www.valigiablu.it/ucraina-esercito-nazismo-simboli/
     
    Sul presente articolo evito di commentare, per non ricevere ancora deltronista che “non riconosce le ragioni di Hitler e la causa Naturale della guerra” [cit.]
    (Le analogie sottese nell’articolo con quanto sta avvenendo in Ucraina, sono tutt’altro che non volute).

  67. A me fa disgusto questo, naturalmente passato sotto silenzio.
    1 – La Germania addestra militari ucraini ma prega l’Ucraina di non inviare soldati con tatuaggi chiaramente riconducibili al nazismo perché in Germania sono perseguibili penalmente. DISGUSTO: quindi la Germania SA che in Ucraina le Forze Armate sono piene di nazisti e li addestra lo stesso? COMPLIMENTI EUROPA
    2- A Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, il Comune patrocina una mostra fotografica sugli “eroi di Mariupol” ovvero il Battaglione Azov. Dal 2014 e per anni TUTTI i media (europei e americani) dipingeva i suoi appartenenti come feroci nazisti anti-semiti, Improvvisamente, 2022, diventano eroi, anche se nei filmati della loro resa, fatti denudare dai russi, apparivano svastiche, sole nero, ed altre amenità naziste e OPEN di Mentana e Repubblica ne hanno scritto come di simboli runici nordici, di simboli induisti…  Milano, città Medaglia d’oro della Resistenza e guidata da una Giunta di “sinistra” (?!).
    3 – Sarà, ma non dimenticate che negli USA puoi essere e dimostrare in piazza LEGALMENTE da nazista. Svastiche, uniformi, persino il simbolo delle SS. Questo lo chiamano “libertà di espressione”.
    Basta, già questo mi disgusta abbastanza, altro che le uscite di uno pseudostorico.
    PS – Però… Hitler aveva SICURAMENTE appoggi nell’establishment britannico; la Svezia neutrale vendeva alla Germania nazista legno e ferro; la neutralissima Svizzera riempiva i caveau con l’oro depredato dai nazisti; nel 1938 Henry Ford, l’industriale americano, ottenne da Hitler la Gran Croce del Supremo Ordine dell’Aquila Tedesca per rifornire l’esercito nazista di veicoli blindati, soldi e una quota di 50.000 dollari annuali al partito di Hitler…

  68. Cominetti. Non solo. Di solito i convertiti diventano feroci nemici e persecutori degli ex compagni. Probabilmente perché per giustificare l’abbandono devono proiettare negatività sulla casa che hanno abbandonato. Accade in politica ma anche sul lavoro e pure nei divorzi. Ci vuole sempre cautela nel prendere alla lettera ciò che raccontano gli ex. Che poi è un’arma a doppio taglio perché uno potrebbe dire, ma se era un ambiente così brutto perché sei rimasto lì tanto tempo? 

  69. 13 Migheli, non mi meraviglio mai di fronte a chi passa sfacciatamente dalla parte opposta. Senza scomodare l’ebraismo ho esempi a non finire, in politica, a scuola, sul lavoro e anche nel gognablog. 

  70. Io semplicemente colgo dall articolo una volontà e lo scopo di farne sporco guadagno , uno storico mai si deve permettere di uscire dai binari tanto meno usare altre locomotive e vaghi scartamenti… un po come nel giornalismo dove ne nasce uno discreto ogni 20 anni..
    Ragione  aveva Levi a dubitare di essere creduto nella memoria e dalle nefandezze da lui vissute, aveva visto molto avanti…come le aveva viste Winston dieci anni prima che i barbari pranzassero sui bottini europei con buona parte del governo inglese incredulo e con parte dei Windsor appoggiare il baffetto per paura di baffone…
    Anche oggi vi sono evidenti spartizioni in corso ,la cosa che spaventa è che il fulcro sia sempre la Polonia.
    Lo è da più di 5 secoli!
    Più che revisionismo o negazionismo li chiamo ribaltoni per fare cassa e diventare libri da stube.
    Comunque nella lettura e interpretazione della storia dubitare sempre come di certi ancoraggi del resto!
    Un caro saluto
     

  71. Caro Mereu, c’è un punto discriminante quando si parla di guerre, di fascismo/nazismo o di stalinismo (ne ha parlato Moretti nell’ultimo film e se ne parlerà presto quando uscirà di scena Giorgio Napolitano, un politico che è stato per me un riferimento per anni, non negli anni dell’Ungheria, ma dopo, perché ero troppo piccolo).  Si può fare revisionismo, si possono ricercare ragioni e giustificazioni storiche ma solo dopo una netta e precisa presa di posizione e di condanna. Prima dimmi dove ti collochi (o riconosci sinceramente i tuoi errori se stavi sul lato sbagliato della strada) e poi parliamo di tutto, anche fuori della vulgata corrente. Che poi è quello che fece a Fiuggi Fini, con tutti i suoi difetti e il suo passato di uomo di Almirante. E lo dico come uno che è sempre stato dall’altra parte. Idem per le cose di oggi, Ucraina compresa. Altrimenti non si capisce più niente, tutto diventa confuso e dominano qualunquismo, trasformismo, nichilismo, giustificazionismo e chi più ne ha, più ne metta. Pochi ancoraggi lungo la via, ma solidi a cui attaccare la propria vita. Amen. 

  72. Come non dar ragione a Daidola. Non riconoscere che la guerra in Ucraina è dovuta principalmente a trattati non rispettati , ad allargamento Nato a dismisura a tutto ciò che è successo nel 2014. Poi anche la Russia ci avrà messo del suo ma mi sembra lampante chi la guerra la prepara, vedi Iraq e tanti altri casi. 

  73. La storia è come un grande fiume e dentro ci sono milioni di piccole gocce di vita con ognuna la sua piccola verità e ferite annesse…
    Dei miei due zii prigionieri uno dagli ex alleati  non tornò più e se ne andò in cenere l altro seppur stramaledendo gli inglesi campo’ fino ai cento…
    Ad ogni modo guai ai vinti, e che ai vincitori  nessuno presenti il conto è risaputo.
    Sanj e buone letture.
     

  74. Matteo. Non sono affatto buonista e ottimista. Non farti ingannare dalle forme. Non ci conosciamo di persona ma non sono stato e non sono una “ figie de familia” per citare Faber. C’è chi li tiene d’occhio, chi li foraggia, chi li usa, a volte dentro gli stessi apparati di sicurezza dello Stato.È un film visto e rivisto. Per questo a volte mi meraviglio. Ma va bene, ognuno è libero di frequentare anche per curiosità la rete fognaria, che stomaco però…..a me viene da vomitare quando sento certe puzze. 

  75. “tenendoli d’occhio … come si fa da noi in modo coperto”
    Pasini, vabbé l’ottimismo buonista, ma a me pare che da noi in Italia più che tenerli d’occhio li si incoraggi, foraggi e si tenti di sdoganarli!!

  76. Pasini le fogne van controllate, altrimenti s’intasano e la merda vien di fori.
    Come mi pare stia accadendo.

  77. Migheli. Pensa che non avevo neppure controllato la fonte. Però la puzza io la sento subito, come era già successo un’altra volta con un altro sito in cui pescava un autore del blog. Devo averlo imparato da bambino in Val d’Ossola. Questi qua sono fasci, filonazisti e antisemiti. Punto. Poi ognuno pesca dove vuole. Ma non prendiamoci per i fondelli. Non siamo nati ieri. 

  78. Un peu plus, on plaindrait Hitler !
    Le pauvre, incompris, si généreux !
    Qui offre des voyages organisés, bien encadrés !
    Qui vous ouvre le “Paradis” !
    Mais enfin, de quoi  vous plaigniez vous ?

  79. A proposito di monitoraggio delle fogne. A volte la rete e’ fantastica: apri uno sportellino e voilà…. Questo articolo è stato pubblicato sul sito di un seguace e ammiratore di Massimo Scaligero, pseudonimo di Massimo Sgabelloni, un fascista, razzista e antisemita, esponente di in filone occultista all’interno del fascismo e legato nel dopoguetra ad ambienti neofascisti.  Notizie su questo personaggio si trovano ampiamente in rete. Così tanto per capire l’ambiente da cui vengono pescati certi pesci siluro. 

  80. Pasini, che ne pensi di un soggetto come questo Ron Unz, che arriva a rinnegare le sue origini ebraiche per scoprirsi antisemita? Leggo che fra le altre cose ha fatto pure una crociata contro l’eccesso di ammissioni di studenti di religione ebraica ad Harvard, rea di una sorta di “affirmative action” a favore di una lobby semita? Quali complessi nasconde la mente di un individuo simile?

  81. Gogna. Appunto. A ciascuno il suo. Tu fai le tue valutazioni e le tue scelte legittime, io e altri reagiamo, con educazione, senza processi alle intenzioni o interpretazioni malevole. Io però non riesco a tacere. Lo devo ai miei morti. Per me un nazista è un nazista, anche se si mette un mantello da pensatore alternativo e revisionista storico. E così andrò avanti fino alla fine. Poi le prossime generazioni magari saranno meno emotive perché le ferite si rimarginano con il tenpo, sperando che non scompaia anche la memoria. 

  82. #10 Pasini. Certo che me ne assumo la responsabilità. La responsabilità di monitorare sempre cosa scorre nelle fogne, quantità e qualità. E non c’entra il “dal letame nascono i fior” di deandreana memoria…

  83. Usiamo i termini giusti. In Germania Alternative fur Deutschland ha raggiunto il 20/%. Al suo interno esistono gruppi che si rifanno esplicitamente al Nazional Socialismo. Sono nazisti, sottoposti al controllo Federale sulla base di una sentenza della Corte Suprema. Il “revisionismo storico” sulla seconda guerra mondiale e sul ruolo della Germania, magari tirando in ballo fonti non esplicitamente nazi, crea le basi culturali per cercare di rimettere in circolo certe posizioni. Nazisti, non negazionisti e ce ne sono in giro per il mondo, con le più varie motivazioni e provenienze, soprattutto anti USA. Anche se non bisogna esagerare il pericolo, io li lascerei nelle loro fogne finché non diventano pericolosi,  tenendoli d’occhio come fanno in Germania esplicitamente e come si fa da noi in modo coperto e spero si continui a fare anche dopo le prossime dimissioni di Gabrielli. Non capisco la pubblicazione di questo testo qui ma questo è già successo in passato. Gogna tira dritto con la sua linea editoriale “eretica” e alcuni di noi tirano dritti per la loro, esprimendo con garbo ma anche decisione la loro contrarietà. A ciascuno il suo e ciascuno se ne assume la responsabilità.

  84. A me pare che sia un cialtrone l’autore dell’articolo, come pure i terrapiattisti ed i negazionisti

  85. @Giorgio
    Udite udite… quindi stai attribuendo una parte delle colpe dello scoppio della guerra in Ucraina a Biden, e della WW2 a Roosevelt? 😉

  86. @Antonio 
    Ricorda che l’attacco alle competenze della medicina sta avvenendo anche da tanti tuoi colleghi… tutti cialtroni?

  87. #3 Matteo. Non aprire quella porta… l’attacco alle competenze può estendersi a tanti altri saperi, ad esempio alla Medicina, di cui questo blog offre prove a getto continuo.

  88. Tentando di leggere questo testo (troppo lungo, mi manca il tempo per farlo!) le analogie con ciò che è capitato e sta capitando in Ucraina mi sembrano piuttosto forti. La verità non sta mai da una sola parte. Roosevelt era decisamente più intelligente e meno cialtrone di Biden ma la storia, sempre  determinata da evidenti ragioni economiche, sembra ripetersi. 

  89. Farebbe ridere se non fosse tragico.
     
    L’ennesima dimostrazione di come si possano vedere i fatti travisandone completamente il significato…
    In realtà mi capita qualcosa di simile, quando gente pur brava nel suo mestiere (amministrazione, organizzazione, contabilità, gestione), pretende di commentare il mio (progettazione meccanica), nella presunzione di capire cosa significhi e come funzioni una macchina. 
    Credo che tutto ciò sia dovuto all’overconfidence dell’ignorante: capisco qualcosa e penso di sapere tutto e poter giudicare tutto. Atteggiamento fortemente amplificato e reso universale dall’esplosione di informazioni dell’era digitale

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