Uguaglianza di genere nel CAI

La commissione permanente CAI per l’Uguaglianza di genere è una buona notizia. Ma è anche una pessima notizia.

Uguaglianza di genere nel CAI
di Alessandra Gionti

Questi giorni confrontandomi con persone con una esperienza maggiore dell’associazione ho scoperto che il CAI è un ente pubblico. In particolare, per essere più precisi, la struttura centrale del CAI Club Alpino Italiano si configura come un ente pubblico non economico, mentre tutte le sue strutture territoriali (sezioni, raggruppamenti regionali e provinciali) sono soggetti di diritto privato.

Questo comporta tra le altre cose che il CAI possa e debba, come altri attori del settore pubblico, darsi degli strumenti per l’attuazione dell’Agenda 2030, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite.

Tra i 17 goal dell’Agenda 2030 il quinto è la parità di genere.

In questo quadro normativo più ampio si inserisce dunque la delibera presidenziale del 26 gennaio 2023 con cui il CAI istituisce la commissione permanente Politiche sociali – Uguaglianza di genere.

Un’ottima notizia no? Ecco, sì e no.

E’ sicuramente un primo fondamentale passo in avanti che il tema della parità di genere sia entrato ufficialmente tra gli obiettivi sociali e che questo sia stato comunicato in modo chiaro e netto.

Da questo momento nessuno potrà più considerarlo alla stregua di un capriccio di poche femministe arrabbiate col mondo. Ce lo siamo dati noi come associazione questo obiettivo, è entrato di pieno diritto tra i valori che il CAI si pone nella sua vita associativa.

Le perplessità però partono leggendo la notizia su Lo Scarpone in cui si dice che questa commissione avrà uno “sguardo attento agli ostacoli che socie e soci trovano sul proprio cammino”. Socie e soci? Soci? Non capisco.

Io penso che il patriarcato crei delle gabbie che ci imprigionano tutti e tutte e, ad esempio, schiacciano gli uomini su modalità aggressive che impediscono loro di restare in contatto con la propria vita emotiva, cosa che è fondamentale per garantire la salute mentale di ogni essere umano. Per cui sono la prima a riconoscere che è per il bene di tutta la società, non solo delle donne, che la cultura patriarcale deve essere rimossa.

Tuttavia mi pare buffo che questa neonata commissione pari opportunità livelli l’attenzione sulla partecipazione alla vita associativa di uomini e donne quando la sua stessa ragion d’essere è dovuta allo squilibrio esistente e che richiede, per il suo superamento, un focus specifico sulla condizione delle donne.

Ma questa è solo la prima perplessità.

La seconda segue immediatamente dalla dichiarazione rilasciata dalla coordinatrice della Commissione Avvocata Fabiola Fiorucci. La socia Fiorucci dichiara: “Personalmente sono l’unica donna a far parte della Scuola di alpinismo “la Fenice” di Ancona e posso dire di essere considerata assolutamente alla pari dagli altri Istruttori.”.

Sicuramente è un bene che la socia ponga l’accento sul fatto di essere l’unica donna nella sua scuola di alpinismo. Il dato numerico aiuta a capire che un problema esiste. Tuttavia dal modo compiaciuto con cui la socia Fiorucci ci comunica che lei è considerata del tutto alla pari degli altri istruttori viene il dubbio che se le donne non partecipano allora è per un loro timore o pregiudizio, perché se partecipassero troverebbero questa condizione paradisiaca descritta dall’avvocata Fiorucci. In sostanza sembra che si dica che il clima che le donne trovano frequentando le attività del CAI è assolutamente inclusivo e quindi che un problema in fondo non esiste. Come mai ci si potrebbe chiedere allora queste donne non partecipano o se partecipano non diventano istruttrici? Devono impegnarsi loro, di più, per vincere i pregiudizi che le frenano?

Fabiola Fiorucci

A me sarebbe piaciuto che alla sua prima dichiarazione, che si potrebbe dire delinea gli intenti del futuro lavoro, la socia Fiorucci avesse accennato ad un collegamento tra i dati numerici che vedono uno squilibrio nella partecipazione delle donne nelle strutture tecniche e nelle gerarchie CAI alla cultura sessista esistente nel CAI.

Sennò davvero non si capisce quei numeri da cosa vengono fuori.

La seconda perplessità è dovuta alla scelta delle donne che parteciperanno alla commissione. Vedo che c’è anche la presidentessa della sezione CAI a cui sono iscritta, Evelin Franceschini. Non ricordo onestamente – ma potrei essermela persa lo ammetto! – una comunicazione del CAI che mi invitava a partecipare alla scelta di socie che sarebbero andate ad operare in questa commissione pari opportunità. Non mi pare, per dirla in altre parole, che queste donne siano espressione dei territori che hanno dato loro fiducia per operare su questo tema.

Io di certo non avrei dato fiducia ad Evelin poiché si è dimostrata del tutto sorda alle mie richieste di aiuto e alle mie segnalazioni del clima sessista nella sezione CAI di Pisa.

Mi viene dunque il dubbio che queste donne siano state scelte con criteri diversi dalla loro attenzione ai temi di genere. E mi viene il dubbio che queste socie siano state scelte dall’alto, da chi in fondo il problema della discriminazione non lo vive e non ha quindi a cuore che questa commissione permanente operi con efficacia e non si riduca ad una semplice spunta su una checklist di cose che si dovevano fare e allora sono state fatte ma senza un reale interesse a che il problema vero sia risolto.

Mi si potrebbe dire che delle donne pure esistono nelle gerarchie e nelle strutture tecniche del CAI e se queste donne, come l’avvocata Fiorucci, un problema non lo percepiscono forse questo problema in realtà non esiste.

Qui vorrei fare un discorso più profondo, sul bisogno di appartenenza ad un gruppo. E parto dalla mia esperienza di ingegnera che ha quindi sempre vissuto ambiti prevalentemente maschili dall’università al luogo di lavoro.

Il desiderio di essere accettati è un motore potentissimo dell’animo umano. E’ stato studiato che sentirsi esclusi attiva le stesse aree della corteccia cerebrale del dolore fisico. Provoca dolore. E per evitare questo dolore a volte si scende a compromessi, si preferisce far finta di nulla, si sorride ad una battuta fuori luogo o addirittura la si dice per prime, per ottenere approvazione. Come dire “vedete, la penso come voi? sono una di voi”. Ma tutto questo ha comunque un prezzo. Il prezzo di non poter essere noi stesse in modo autentico, di dover rinnegare una parte della nostra identità pur di essere accettate. Questa dinamica che ho descritto spero possa aiutare a capire i motivi per cui forse – ma non ne sono sicura, non la conosco – l’avvocata Fiorucci e altre donne come lei negano che esista un problema di sessismo nel CAI.

E’ per tutti questi motivi che io e altre donne abbiamo deciso che bisogna fare qualcosa per cambiare questo CAI e per immaginarcene insieme uno nuovo, che sia davvero una casa per tutte le socie e tutti i soci. Abbiamo deciso di fare una rivoluzione che ho chiamato Primavera Alpina. C’è già una pagina facebook di questo movimento www.facebook.com/primaveraalpina e presto ci sarà un sito web. Ma soprattutto il 1 Marzo ci sarà il nostro primo incontro online, aperto a tutte le donne del CAI e in generale amanti della montagna interessate a capire cosa si può fare tutte insieme per superare il sessismo nel CAI e rimuovere davvero gli ostacoli che impediscono una partecipazione piena delle donne alla vita associativa. Donne, riprendiamoci le montagne, devono essere casa anche per noi.

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Uguaglianza di genere nel CAI ultima modifica: 2023-02-02T05:11:00+01:00 da GognaBlog

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343 pensieri su “Uguaglianza di genere nel CAI”

  1. Ops ho sbagliato discussione, il mio commento è relativo all’altra, quella più recente 🤣

  2. … e con quest’ultimo commento non fai altro che confermare che ti senti dio, perché ritieni che le tue affermazioni siano le uniche valide.
     
    E ti permetti pure di pretendere che gli altri stiano zitti, che accettino la tua conclusione come definitiva, fondamentalmente perché ti rompe le palle sentire questi discorsi e ci tieni ad avere a tutti i costi l’ultima parola.
     
    Visto che sembra chiaro che non mi hai smosso nemmeno di un millimetro dalla mia posizione, perché non molli tu l’osso? se hai ragione lascia che i fatti parlino da soli e mi smentiscano no? 😊 É solo l’ego che ti fa continuare a parlare.

  3. Luciano Pellegrini scrive:”Pur essendoci sul blog una raccomandazione, che la lunghezza massima per i commenti è di 1500 caratteri, Alessandra Gionti, con il penultimo commento, il 334 dell’11 febbraio 2023 alle 13:23, ha superato TUTTI CON 5748 caratteri spazi esclusi. E’ IL COMMENTO PIU’ LUNGO, ma è giustificata, perché certamente non è a conoscenza di questo avviso –”

    Caro Luciano io ti ringrazio per la generosità ma non cerco giustificazioni.
    Chiedo scusa se col mio commento ho violato le linee guida del blog ma, anche se ne fossi stata a conoscenza, non sarei riuscita ad articolare il mio ragionamento in 1500 caratteri.

  4. Eh, ragazzi! Alla fine della fiera si è presentato il Pellegrini che, col suo “pellegrinometro”, ci ha analizzati e rivoltati come un calzino. 😂😂😂

  5. L’11 febbraio, con il commento 335 di CARLO CROVELLA, alle ore 13.37, è terminata la bagarre su questo articolo.
    Ho scelto di non commentare, ma leggere sì. Ho voluto perdere tempo, perché ho visto alcune persone che hanno molto commentato. Salvo errori, la classifica è questa: ALESSANDRA GIONTI con 57 commenti è LA PRIMA – E’ GIUSTIFICATA perché ha dovuto da sola difendersi da un gruppo di “montaniani” e subire, offese e provocazioni – CROVELLA IL PADRETERNO, (COSI’ DENOMINATO DA AGNESE AL COMMENTO 108), è IL SECONDO, CON N.54 COMMENTI – BERTONCELLI N.29 –  MATTEO N.15 – MERLO N. 10 – COMINETTI N.7 – TEO IL PIU’ NERVOSO N. 23 – MARCO N. 20 –  ENRI N.10 –
    Pur essendoci sul blog una raccomandazione, che la lunghezza massima per i commenti è di 1500 caratteri, Alessandra Gionti, con il penultimo commento, il 334 dell’11 febbraio 2023 alle 13:23, ha superato TUTTI CON 5748 caratteri spazi esclusi. E’ IL COMMENTO PIU’ LUNGO, ma è giustificata, perché certamente non è a conoscenza di questo avviso – a CROVELLA, sembra non interessa. Numero commento: 131Carlo Crovella says: 1760 caratteri spazi esclusi – 128 Carlo Crovella says: 2411 caratteri spazi esclusi – 117 Carlo Crovella says: 1958 caratteri spazi esclusi – 79 Carlo Crovella says: 2935 caratteri spazi esclusi – 22 Carlo Crovella says: 1815 caratteri spazi esclusi – 11Carlo Crovella says: 4668 caratteri spazi esclusi – (qui si è superato). Ripeto che io non lo leggo, ma intuisco il suo commento dalle risposte – 23 Paolo says: 1989 caratteri spazi esclusi – 20 Federica says:3055 caratteri spazi esclusi –  140 Marco says: 3250 CARATTERI SPAZI ESCLUSI – 190 Marco says: 2552 CARATTERI SPAZI ESCLUSI.
    LE DONNE CHE HANNO COMMENTATO sono N.11/12- sono state molto taciturne, QUASI TUTTE CON UN SOLO COMMENTO, TRANNE Alessandra Gionti COMMENTI 57 – ha dovuto da sola difendersi da un gruppo di montaniani, e subire offese e provocazioni – 266 Irene NEW ENTRY, molto agguerrita – penso una MONTANIANA COMMENTI 6, DAL COMMENTO 266 DELL’8 febbraio 2023 alle 20:00 sino alla fine – 81 Agnese 5 COMMENTI PENSO UNA GIONTIANA, MA HA TERMINATO AL COMMENTO 234 IL 7 Febbraio 2023 alle 20:36 – 56 Margherita 5 COMMENTI – 65 grazia DUE COMMENTI-  2 Lidia UN COMMENTO – 9 Fabiola Fiorucci UN COMMENTO – 15 Giovanna UN COMMENTO – 20 Federica UN COMMENTO – 30 Marta Russo UN COMMENTO –  125 Lusa UN COMMENTO M/F-  
    N.B. IL NUMERO CHE PRECEDE IL NOME E’ DEL COMMENTO
     
     

  6. Come suggerisce il vecchio saggio, ho deciso di sedermi sulla riva del fiume e godermi lo spettacolo di come si evolverà il dibattito. Sta diventando molto divertente.
    Vedrete che i veri motivi verranno fuori, piano piano, con modalità “maieutiche” (da Oxford Languades. Maieutica: “Nell’ambiente socratico-platonico, il criterio di ricerca della verità, consistente nella sollecitazione del soggetto a ritrovarla in sé stesso e a trarla fuori dalla propria anima“).
    Sono abbastanza convinto che, al termine del procedimento, sarà chiaro a tutti che il CAI non ha alcuna responsabilità oggettiva né colpe da espiare né errori strutturali/manageriali da correggere, meno che mai attraverso decapitazione della carica apicale.

  7. Rispondo al commento 333 di Enri.
    Il motivo principale per cui io credo che il presidente Montani dovrebbe dimettersi è dal mio punto di vista la sua gestione della sua vicenda personale, in particolare i suoi comportamenti verso la socia che lo ha denunciato.
    Puntualizzo subito che non faccio riferimento a quanto tra loro accaduto e che ha portato alla denuncia da parte della socia. A me quegli eventi non interessano e non credo debbano interessare al CAI come associazione.
    Quel che mi interessa è come Montani si è comportato a seguito di quegli eventi.
    Puntualizzo ancora un aspetto, non scontato. Anche se adesso Montani diffonde comunicati in cui la signora viene fatta passare come bugiarda, prima dell’archiviazione si esprimeva, probabilmente per considerazioni di opportunità, in un modo diverso.
    Prima dell’archiviazione non negava che qualcosa fosse accaduto, semplicemente sosteneva di avere una sua versione dei fatti.
    Io credo che a noi come associazione non debba interessare se questi fatti hanno un risvolto legale. A noi come associazione deve solo interessare se questi fatti possono aver prodotto sofferenza nella socia e io credo che l’abbiano prodotta, tanto che è arrivata alla denuncia.
    Qui c’è un punto cruciale: ci sono tanti comportamenti che possono provocare sofferenza in un essere umano, anche senza che si configuri un reato.
    A me come socia sta a cuore prima di tutto che esprimiamo solidarietà e vicinanza ad una donna che ha sofferto e forse tuttora soffre.
    Questa è la mia priorità ed è del tutto indipendente dal fatto che quanto ha causato la sofferenza di questa donna costituisca reato.
    Io credo che una associazione sia prima di tutto un insieme di esseri umani che si riuniscono intorno ad un interesse che li accomuna ma che prima di tutto devono assicurarsi che tutti e tutte possano stare bene e partecipare alle attività associative con serenità.
    Io credo che Montani non si sia curato di questo aspetto umano verso la socia che lo ha denunciato, ad esempio diffondendo un comunicato di dubbia origine che viene fatto passare come comunicato del CAI in cui si rivela l’identità della socia e la si fa passare come bugiarda.
    Questa cosa io credo che sia molto grave, sia perché risulta punitiva verso la socia in un momento in cui Montani avrebbe potuto godersi la serenità che gli deriva dall’archiviazione. Ed è grave perché lancia un messaggio intimidatorio a chiunque pensasse di fare qualcosa di simile. Il messaggio è “stai attenta donna, pensaci bene prima di metterti contro di me perché non esiterò a diffondere la tua identità e infangarti”.
    Un’altra cosa che secondo me è stata molto grave da parte di Montani è che in più di una occasione ha insinuato che questa donna lo abbia denunciato perché manipolata dai suoi oppositori.
    Questa cosa è grave sia perché Montani manca di rispetto all’intelligenza di questa donna ma anche perché sposta l’attenzione su altri. Io credo che una persona adulta debba rispondere del proprio operato e si debba confrontare con gli altri sempre ammettendo la buona fede altrui.
    Insinuare che ci siano complotti ai propri danni ha il solo risultato di produrre nell’ambito dell’associazione un clima di guerra tra bande.
    Montani avrebbe potuto rispondere a chi gli chiedeva delle ragioni della denuncia dicendo: “la signora ritiene di aver subito qualcosa che si possa considerare reato, la mia lettura dei fatti è diversa ma su questo si pronuncerà il giudice. In ogni caso a me dispiace se questa persona sente di aver subito un abuso e anche se io non sono d’accordo con la sua interpretazione dei fatti provo dispiacere per lei”.
    Questo avrebbe dovuto dire Montani, non spostare l’attenzione su presunti nemici.
    Non fa il bene di una associazione uno che insinui di complotti, soprattutto se non ne parla sfogandosi al bar con gli amici ma in una intervista alla stampa.
    Un altro motivo per cui ritengo che Montani dovrebbe dimettersi è la sua reazione all’assemblea dei delegati, al discorso di dimissioni di Lorella Franceschini.
    Ribadisco che io non giudico Montani per la sua rabbia, quella è una emozione umanamente comprensibile. Ciò che gli contesto è che lui si sia sentito in diritto di sbattere il pugno sul tavolo e urlare per intimidire la socia Franceschini e zittirla.
    Ma ancora di più credo che sia grave che a distanza di tempo non abbia riflettuto sulla propria condotta e non abbia ritenuto di dover chiedere scusa alla socia Franceschini, alle persone presenti e all’associazione tutta visto che il video dell’accaduto è stato poi diffuso tramite youtube.
    Io credo che tutti possiamo sbagliare. Il punto è se ci assumiamo la responsabilità dell’errore e chiediamo scusa e facciamo il possibile per rimediare.
    A distanza di mesi non mi pare Montani abbia fatto nulla di tutto questo.
    I due punti di cui ho fin qui parlato hanno implicazioni molto gravi sulla cultura dell’associazione in quanto affermano con l’esempio due concetti:
    – qualsiasi cosa succeda tra due soci che non sia giudicato reato da un giudice è affare privato che riguarda solo loro. All’associazione non importa nulla se viene causata sofferenza a qualcuno che fa parte dell’associazione, fino a quando questa persona eventualmente ottenga da un giudice che riconosca che quanto ha subito configura un reato
    – è legittimo in un confronto pubblico adottare condotte aggressive e intimidatorie nei confronti di chi esponga argomenti non graditi
    Io credo che entrambe queste implicazioni siano molto gravi e il fatto che Montani non le consideri secondo me denota una gestione irresponsabile del suo ruolo.
    Un altro motivo per cui credo che Montani debba dimettersi è la sua indisponibilità al confronto. Il fatto che si sottragga a delle domande pubbliche sul suo operato.
    Come spiegavo pochi commenti più giù di fatto Montani in questo modo sta gestendo il CAI secondo il modello del buon padre di famiglia che si suppone agisca nell’interesse della famiglia e a cui tutti i membri della famiglia si affidano nella convinzione che agirà per il meglio.
    Io credo che questo modello non sia più sostenibile nel 2023.
    Credo che i tempi siano ormai maturi per relazioni più trasparenti e paritarie tra soci e socie e che sia del tutto legittimo discutere di temi come quelli sopra: c’è una socia che ha manifestato disagio, che facciamo come associazione per mostrarle vicinanza e partecipazione?
    C’è una socia che è stata zittita durante un dibattito, come riaffermiamo il suo diritto e il diritto di chiunque a esprimersi liberamente senza subire le esplosioni di rabbia di chi non è d’accordo?
    Io credo che questi punti siano fondamentali in una associazione.
    E credo che la presidenza di Montani si stia muovendo in una direzione appunto opposta a questo rispetto che io auspico come valore alla base dell’idea stessa di associazione.
    Per questi motivi io credo che Montani debba dimettersi.

  8. 332
    Li elenchi questi motivi cosi una volta per tutte ci facciamo un’idea di quali sarebbero.

  9. Paolo scrive:”Poi arriva qualcuno che dice “non hai la sensibilità adatta (perchè lo stabilisco io e quindi non si discute) per gestire la commissione xyz”, che rappresenta ottimisticamente l’1 per mille delle attività del CAI, e lui si dovrebbe dimettere (non dalla commissione, dal CAI).”

    Non ho mai detto che Montani non ha la sensibilità adatta a gestire la Commissione permanente Politiche sociali Uguaglianza di genere, anche perché da quel che ho capito non la gestirà lui bensì Fabiola Fiorucci.
    Quel che ho scritto è che per una serie di motivi – che se le interessa le posso elencare – ritengo dannosa per il CAI la presenza di Montani alla presidenza dell’associazione e per questo chiedo che si dimetta da presidente.

  10. Fatemi capire… stiamo parlando di una persona che gestisce un’associazione di 300000 persone, con un’infinità di sfaccettature e responsabilità, e lo fa a pieno titolo.
    Poi arriva qualcuno che dice “non hai la sensibilità adatta (perchè lo stabilisco io e quindi non si discute) per gestire la commissione xyz”, che rappresenta ottimisticamente l’1 per mille delle attività del CAI, e lui si dovrebbe dimettere (non dalla commissione, dal CAI).
     
    Logica ineccepibile, chapeau – perfetta per mostrare la differenza tra chi si dedica al fare (e quindi inevitabilmente può sbagliare) e chi si dedica solo al chiacchierare e contestare (e quindi è infallibile).
     

  11. La gestione “da buon padre di famiglia” da parte del PG in carica (cha sia Montani o Piripicchio o Vattelapesca) è quella desiderata dalla stragrande maggioranza dei soci e socie CAI.
     
    Tale tipologia di gestione si supererà (ammesso che capiterà, perché non ci credo in seno al CAI…) solo quando la base sociale al suo interno sarà composta a maggioranza da soci/e cloni della socia Gionti. Ma allora “addio CAI”, nel senso che non sarà proprio più un club di alpinisti, sarà un’altra cosa…
     
    #iostoconmontani
     
    (vedi 312)

  12. Marco scrive:”Ne dico un’altra: Montani sarà pure un “troglodita” sul tema – come lo sono molti di noi e io non faccio eccezione – e quindi non faccia caso per imprintig culturale o altro ad alcuni dettagli (che Alessandra non considera tali infatti).”

    Marco ti sembrerà strano ma sono perfettamente d’accordo con te.
    Io sono convinta che Montani si comporta come si comporta ritenendolo assolutamente “normale” perché gli manca l’abc di certi temi.
    Purtroppo però lui è in una posizione troppo difficile da conciliare con l’incompetenza su questi temi.
    Nel senso che, messo lì a fare quello che gli pare “normale”, fa troppo danno.
    Ad esempio ripropone il modello di una gestione del CAI da buon padre di famiglia, in cui il capofamiglia con la sua gestione animata da buonissime intenzioni si fa garante del buon funzionamento delle relazioni familiari.
    Nessuno chiede conto al capofamiglia del suo operato, che in quel contesto in cui lui opera è buono per definizione.
    Non chiedi spiegazioni, ti fidi e basta perché lui farà il meglio per tutti.
    Ecco, questo modello io credo che non sia più sostenibile nel 2023. Ma non sarebbe sostenibile anche se fosse una donna a ricoprire quel ruolo con quella stessa modalità (penso ad esempio alla presidentessa della sezione a cui sono iscritta che non ha mai risposto alle mie richieste di aiuto e collaborazione su questi temi, anche dopo che il gruppo regionale l’ha sollecitata a farlo).
    Credo che i tempi siano maturi per un modello diverso di relazioni, più paritarie e trasparenti, all’interno dell’associazione.
    È anche per questo che ritengo che Montani, che non risponde alle domande che gli ho posto reiteratamente in modo pubblico, stia producendo un danno difficilmente sanabile da qualsiasi Commissione.
    Ed è anche per questo che ritengo le sue dimissioni un prerequisito necessario per un lavoro efficace su questi temi.

  13. Comunque alla fine, se in tutto questo non ci fossero state donne in mezzo, non ci sarebbero stati tutti questi problemi. Alla fine, i soldi e le donne sono le due cause di maggiori discussioni tra i maschi 🤗😆

  14. Quali che siano le cause di questo ritardo, mi riferisco al gap di genere, non c’è secondo me  la volontà di tenere le donne dentro al CAI in  una posizione di subalternità.  Questo mi sembra un concetto importante da sottolineare.  Non c’è quell’ intenzione, figuriamoci un lucido disegno, volto ad ostacolare l’avanzamento delle donne. Sarei portato a pensare quindi che anche l’attuale classe dirigente sia  sinceramente ben disposta a lavorare per il superamento dello squilibrio.  Ma ci vogliono, come in tutti gli ambiti, non solo buona volontà ma  anche competenze per analizzare le cause e proporre soluzioni.  E non è detto che abbondino nel CAI…  Ragion per cui, voglio credere  che l ‘invito di Fabiola ad Alessandra – che dimostra di avere oltre a una sensibilità spiccata sul tema, probabilmente  anche qualche esperienza,  competenza e capacità da mettere in campo –  sia stato  sincero. Ne dico un’altra: Montani sarà  pure un “troglodita” sul tema – come lo sono molti di noi e io non faccio eccezione –  e quindi non faccia caso per imprintig culturale o altro  ad alcuni dettagli (che Alessandra non considera tali infatti).  Questo non significa però che non voglia  migliorare la rappresentanza femminile. Spero sia chiaro questo concetto. Ragion per cui invitavo Alessandra: primo,  a non essere così  dura e categorica nei giudizi e a considerare qualche  attenuante; secondo,  ad  accettare l’invito a per dare il suo contributo.  Io sono fuori dalle dinamiche politiche, vivo l’associazionismo in questo modo: dare una mano,  ognuno per quello che può e che sa fare. Sarà ingenuo, ma mi sembra una cosa naturale. Alessandra non si fida e  preferisce stare all’opposizione. Forse è  convinta che da li possa essere più utile. Forse vuole  pungolare da fuori.  Vuole costruire un’alternativa con persone più affini a lei delle quali si fida di più?  Legittimo. Buon lavoro 

  15. La battuta di Alessandra sull’essere chiamata a pulire i locali della scuola non è’ non voluta. E’ la testimonianza di quanto pregiudizio e di quanta distanza dalla realtà’ alberghi nelle sue idee.
    Ps
    In nome della parità’ di genere esigo che da adesso tutte le guide alpine maschio si chiamino Guido Alpino. 

  16. “E ovviamente per disparità non mi riferisco all’essere chiamate a fare pulizie, lo ripeto ancora era una battuta un poco provocatoria.”
    Non è provocatoria. E’ offensiva nei confronti di tutte quelle donne che operano nelle scuole, di tutti quelli che le hanno elette a ruoli dirigenziali. E’ una espressione vergognosa degna del peggior molestatore.vergogna

  17. @315 Contesto apertamente che sia la presunta mentalità sessista, diffusa nel CAI, il brodo di cultura del gener gap (brutto termine, ma non tempo per trovare adeguata teaduzione). Ai nostri giorni – dice la comunicazione ufficiale CAI – c’è solo  20% di presidenti sezionali donne e di istruttrice titolate.
     
    Ma io affermo che la causa di ciò non è nelle canzoni da osteria o nel tentativo di rimorchio dei maschi. È semplicemente una questione storica.
     
    Decenni fa la società era impostata in un certo modo,m: una donna, specie se gia’ madre di famiglia, con figlioletti da mettere a nanna, camicie da stirare, mutande da rammendare…, non metteva in conto di andare di sera alle riunioni CAI vuoi per la Commissione Rifugi (come faceva mio padre circa una volta alla settimana: il CAI Torino possiede oltre 30 rifugi, roba da smazzare ce n’è fin sopra ai capelli)  o per la Direzione della Scuola (come ho iniziato a fare io ai miei 21 anni).
     
    Piano piano, già negli 80, si sono registrati i primi casi di presenze.femminili. la prima istruttrice SUCAI è del 1978. Per cui e’ “solo” da 40-45 anni che le donne stanno prendendo maggior spazio nel CAI. I maschi, invece, sono “impegnati” nel CAI da 160 anni (ovviamente con alternanza di generazioni). Tutto spiegato. Le donne in ruoli di resoansabilita” del CAI  sono partite 45 anni fa da zero, ora sono al 20%. Continueranno A crescere in %. Busogna lasciare al.CAI i suoi tempi, che ho già detto più volte che so o biblici. Ora però le cose accelerano, forse fra 25 anni avremo 50 e 50 fra maschi e femmine.
     
    L’importante è che, al ns interno, non ci siano ostacoli oggettivi, ma io non li vedo proprio. Quando una donna è capace, in genere e’ piu’ capace di un corrispondente uomo. Non solo nel CAI, ma nella vita generale. Una donna sa farsi valere e tutti la rispettano.
     
    Cito sempre l’esperienza torinese perché ce l’ho sotto gli occhi ogni giorno. A Torino abbiamo avuto, pochi anni fa, una Presidentessa sezionale (bravissima!), ai giorni nostri abbiamo un Direttore donna del Museo della Montagna (bravissima!), museo che è complicatissimo, la Biblioteca Nazionale del CAI e’ retta da una donna (bravissima!). La celeberrima e dirissima Scuola di alpinismo Gervasutti da anni ha numerose istruttrici (bravissime!), altrettanto l’altra celebre Scuola, quella SUCAI di scialpinismo (bravissime!). In più la Scuola di scialpinismo dell’Uget da un paio di anni è gestita da un  Direttore donna (bravissima!).
     
    Dovreste vederle tutte ste donne  capaci, intelligenti, affascinanti, come ci comandano, a noi esercito di maschietti! Non si sente volare una mosca, ai loro comandi tutti noi battiamo i tacchi come soldatini. Altro che gender gap!
     
    Se tutto ciò capita nella profonda Sabaudia (peraltro pure inquinata da quel sessista irrecuperabile di Crovella), significa che si può ottenere ovunque in Italia.
     
    MA DOV’È STO GENDER GAP???
     
    E SOPRATTUTTO DOV’È CHE IL SESSISMO DI BASE IMPEDISCE ALLE DONNE DI REALIZZARSI NEL CAI???
     
    Mai visto. MAI!
     
    Volere e’ potere.
     
    Invece frignare è regredire.
     
     

  18. Sí, Alessandra. Però, visto che stiamo affrontando un tema scabroso – un campo minato – io mi muoverei con i piedi di piombo ossia con estrema cautela.
     
    Poiché la sensibilità varia da una persona all’altra, potrebbe esserci perfino qualche istruttore maschio che non ci sta a farsi definire come quello “che manda le istruttrici a pulire i pavimenti e a vuotare i posacenere”. Per esempio io ai miei tempi non ci sarei stato.

  19. Fabio Bertoncelli scrive:”Questa io la chiamo insinuazione malevola e del tutto gratuita.”

    Fabio, era una battuta, l’ho anche specificato il rigo dopo.
    Era per dire che dovrebbe essere scontato essere alla pari, senza neanche bisogno di specificarlo.
    Specificare quello che dovrebbe essere ovvio/normale ottiene purtroppo solo l’effetto di far sentire più sola chi vive invece una situazione di disagio per le disparità nell’associazione.
    E ovviamente per disparità non mi riferisco all’essere chiamate a fare pulizie, lo ripeto ancora era una battuta un poco provocatoria.

  20. Mi sembra un approccio alla Bertinotti dei bei tempi andati: “dico sempre di no perchè mi fa sentire puro e limpido, e qualcuno (anche se pochi) così mi segue.Poi tra l’altro costruire qualcosa è difficile e faticoso, dire di no è molto più facile, quindi me ne sto tranquillo a guardare e a criticare, pur sapendo che così non otterrò mai niente”.Lui però in quel modo riusciva almeno a portarsi a casa uno stipendio ragguardevole senza troppi sforzi, qui mi sfugge lo scopo, ma il mondo è bello perchè è vario.
    Buona primavera…

  21. “Lei si compiace di essere trattata alla pari nella sua scuola di alpinismo.Mi verrebbe da dire: wow, non ti chiedono di pulire i locali della scuola? che fortuna!”
     
    Questa io la chiamo insinuazione malevola e del tutto gratuita.
    Alessandra, a quante istruttrici del CAI è stato chiesto di fare le pulizie?

  22. Marco scrive:”La risposta non poteva che essere no, e penso che la desse per scontata!”

    🙂
    Forse anche Fabiola poteva dare per scontato, visto che la proposta è arrivata dopo avermi ascoltata nel video e letto mie riflessioni, che il mio punto di vista fosse diverso dal suo.
    Lei si compiace di essere trattata alla pari nella sua scuola di alpinismo.
    Mi verrebbe da dire: wow, non ti chiedono di pulire i locali della scuola? che fortuna!
    Sono ovviamente ironica ma è per ribadire quanto già scrivo nell’articolo. Dalla dichiarazione di esordio della signora Fiorucci non si capisce quasi che bisogno ci sia di questa Commissione.
    Mi pare chiaro che i nostri due approcci siano diversi. Ho apprezzato la proposta della signora Fiorucci ma ho pensato anche io, come Crovella, che forse tra le tante motivazioni ci poteva stare anche quella di darmi un contentino e “tenermi buona”.
    Ma ovviamente non conoscendo la signora Fiorucci non so se è questo il caso. Allora ammettendo che la sua proposta fosse sincera ho deciso di accettare ponendo la condizione che a me pare sia il presupposto per un lavoro realmente efficace sul piano culturale, come sintetizzavi tu.

  23. @ 305 Ciao Carlo, credo che Alessandra non abbia bisogno che nessuno le spieghi ciò che sintetizzi nei punti uno e due. In base a  quello che ha scritto nell’articolo  e nei commenti, a meno che mi sia sfuggito qualcosa, credo ce le abbia ben chiare di suo. Anche se forse capisco la tua provocazione… Arriviamoci.  Perdona Alessandra se provo a interpretare il tuo pensiero. Ad Alessandra  è chiaro sia  il fine della Commissione – azioni finalizzate a incoraggiare la presenza delle donne nelle gerarchie associative – sia che  non si occuperà di casi specifici di molestie, quindi neppure del caso Montani.  Alcune  perplessità sulla efficacia  del lavoro che la  commissione potrà svolgere le ha espresse nell’articolo qua sopra;  un’altra perplessità è legata invece proprio alla presenza di Montani alla presidenza. Lei in pratica sostiene che il  lavoro  positivo che la commissione potrebbe fare sul piano culturale per superare la mentalità sessista presente nel Cai  – e che ritiene il brodo di coltura da cui origina il gap di genere –  sarebbe inficiato dalla forza degli esempi negativi forniti dal PG che,  legittimando quella mentalità, ne ostacolerebbe  il superamento. Tanto è vero che lei ha posto a Fabiola come condizione necessaria al suo ingresso nella commissione la condivisione della richiesta di dimissioni di Montani. Il punto è proprio qui: lei non pensa che la Commissione debba lavorare sul caso Montani. Lei  pone le sue dimissioni come prerequisito perché la commissione possa lavorare! La risposta non poteva che essere no, e penso che la desse per scontata! 

  24. No, ho controllato: elezione di Montani è del maggio 2022, per il triennio 2022-2025. Ciao a tutti.

  25. Chiarisco cosa intendo con “io sto con Montani”.
     
    Non sono nè un suo amico né collegato a lui da interessi economici o di convenienza e non sono neppure un molestatore seriale, per cui voglio “legittimare” un certo quado operativo nel CAI.
     
    Semplicemente: Montani nel maggio 2022 è stato legittimamente eletto PG. Non mi interesso delle beghe alzate dai suoi competitor. Certo sono rimasto prudentemente in attesa della conclusione da parte della magistratura. Neppure io avrei gradito un PG rinviato a giudizio o addirittura condannato (a prescindere dal reato in questione, poteva anche essere per truffa o peculato…).
     
    La procura ha archiviato (due volte!) la querela. Ora il PG non ha più alcuna spada di Damocle sulla testa di eventuali procedimenti penali a suo carico. Quindi è il PG legittimamente in carica e DEVE poter agire senza tutte ‘ste scocciature fra i piedi.
     
    Infatti io sono fondamentalmente interessato che il CAI possa continuare a fornire i servizi e le “cose” (=andar in montagna, parlar di montagna, scrivere e leggere di montagna) che competono al CAI per Statuto (art 1).
     
    Le azioni che continuano a tentar di delegittimare il PG, possono tendenzialmente rischiare una situazione in cui il CAI vada in stallo o quanto meno che non garantisca al 100% quello che è il suo oggetto sociale.
     
    Per questo “sto” con Montani: è il PG in carica, legittimamente e ormai senza ipotesi di procedimenti penali pendenti. La sua piena legittimità operativa garantisce la piena operatività del CAI, che è quello che mi interessa.
     
    Sentendo in giro fra amici e colleghi CAI (sia maschi che FEMMINE), questo è il sentiment dominante. Collegato a tale sentiment emerge ormai il generale “fastidio” per il continuo rimestare nell’affaire Montani, con l’idea di arrivare a farlo dimettere (?!?). I SOCI (M+F) NON NE POSSONO PIU’ DI TALI TENTATIVI, che essi giungano da socie femmine o da soci maschi poco rileva.
     
    Per cui nell’interesse del CAI occorre smetterla definitivamente con  l’affaire Montani, se ha fatto o non ha fatto, se ha detto o non ha detto, se il comunicato era suo o del CAI… è tutta roba (robaccia) inutile che rompe solo i cosiddetti e  NON interessa alla stragrande maggioranza dei socie/socie. Se interessasse, state tranquilli che la maggioranza dei soci (m+f) avrebbe già fatto saltare il banco: invece a parlare sono solo quattro gatti in croce (percentualmente parlando, rispetto ai 327.000 soci totali).
     
    Chi non si trova bene nel CAI, ha solo da prendere altre strade.
     
    In ogni caso, la neonata Commissione NON si occupa e non si occuperà mai né del tema generale “molestie”(che, se si realizzano, sono di competenza delle nostre generali norme disciplinari già in essere da decenni) né tanto meno dell’affaire Montani, non fosse altro  perché quest’ultimo è ormai alle spalle.
     
    La Commissione non è e non sarà mai un “tribunale interno” sul tema molestie ecc

  26. Trovo assurde tutte queste disquisizioni su chi ha emesso il comunicato  e sulle sottili differenze tra archiviazione e assoluzione.
    Una persona è stata denunciata, il giudice ha ritenuto che le prove portate a suo carico non fossero attendibili e quindi non si è nemmeno andati a processo.
    E’ colpevole? NO, quindi è innocente, visto che almeno in questo campo l’esito è binario, e non sono per fortuna ammesse le sfumature tanto di moda.
    Poi ognuno troverà la persona simpatica, antipatica o non gliene fregherà proprio nulla, ma tutte queste pippe mentali cambiano qualcosa? No.
     
    Tutto il resto mi ricorda tanto le discussioni dei Monty Python durante le riunioni segrete in Brian di Nazareth, in anticipo sui tempi di 40 anni.
     

  27. Sí, Placido, la denuncia è stata archiviata. Non si è neppure aperto il processo giudiziario e perciò, a rigore, non si può nemmeno parlare di assoluzione. Chiunque lo sostenga è in errore. Tutto qui.
     
    … … …
    Placido, io rifuggo dalle polemiche in cui si voglia dimostrare chi è il piú dritto. Forse nel GognaBlog non sembrerà, ma ti assicuro che nella vita reale sono cosí.
     
    Amo la verità. Da qualunque parte provenga, da un uomo o da una donna, da destra o da sinistra, da un giovane o da un anziano, da me o da te. E nel caso del presidente generale del CAI e di Alessandra, cerco di valutare le loro parole e il loro comportamento come se si trattasse di un qualsiasi essere umano, senza averne pregiudizio.
     
    Amo anche la giustizia. E proprio perché la amo mi sforzo di ammettere i miei errori, quando li riconosco. La domanda che mi pongo sempre è questa: ma sono capace di riconoscerli?
     
    P.S. Lo confesso: cosí ero da giovane, alla lettera.
    Però mi sono reso conto che forse con l’età sono un po’ cambiato, ma spero solo di poco. In ogni caso, il pregiudizio è una bestia che va tenuta a bada, a qualsiasi età.

  28. Scrive Fabio Bertoncelli al #299:

    L’archiviazione non è un’assoluzione, come sottolineano certuni lasciando subdolamente intendere che si tratti di chissà che a sfavore dell’indagato.

    Ebbene, l’archiviazione è decisa dal giudice (gip) in uno dei seguenti casi: la notizia di reato risulta infondata, l’autore del reato è rimasto ignoto, manca una condizione di procedibilità, il reato è estinto, il fatto non è previsto dalla legge come reato, il fatto è particolarmente tenue.

    Nella fattispecie la decisione non è ancora stata depositata, ma il gip si è già espresso a voce in modo chiarissimo.

    Si insiste ancora a insinuare?

    Non penso di doverti una risposta, ma voglio sgombrare il campo da ogni equivoco. Mi aspettavo reazioni di questo tenore, ed infatti nel mio commento 297 (cui il tuo 299 è evidentemente riferito, anche se -chissà perché- hai evitato di citarlo esplicitamente) avevo messo le mani avanti scrivendo chiaramente che non volevo insinuare niente.
    Ora: tu che sei così attento alle questioni di forma da riprendere prontamente chi usa degli inglesismi, degli asterischi, o commette degli errori di ortografia, cosa mi dici di una questione di sostanza come quella, ad esempio, del commento 291 (non se ne prenda a male l’autore del medesimo: lo uso soltanto come esempio) dove si dice:

    Ora Gionti considera inopportuno questo PG e vuole che si dimetta ancorché sia stato assolto da un Giudice dal peggiore dei colpi bassi.

    , cosa che non corrisponde a verità?
    A me risulta che la denuncia sia stata archiviata, non che il PG sia stato assolto.
    Se ho scritto delle castronerie sono ovviamente pronto a correggerle, e ben contento di imparare qualcosa.

  29. @307. Pur senza conoscere i dettagli specifici dell’affaire Montani (né siamo interessati a esserne edotti) , è straevidente che alla gran maggioranza dei soci/socie non gliene sbatte un fico secco. Se non fosse così, ci sarebbe stata un sollevazione generale. Invece siamo complessivamente allineati con il PG. Anche la famosa letters dei 34 e’ stata sottoscritta da ben… 34 soci su 327.000! Un’inezia percentuale.
     
    Quanti saranno gli “infervorati” che vogliono la testa di Montani? Vogliamo dire 10.000? Secondo me sono molti meno (max max max 5.000), ma mettiamo che siano 10.000. Vuol dire che 317.000 (327-10) soci/socie o sono apertamente con Montani (è il mio caso) o sono indifferenti, ma anche costoro sono interessati che il CAI non abbia sbandamenti organizzativi al seguito di una possibile decapitazione capitale.
     

  30. Irene scrive:”@Alessandra invece nei tuoi commenti hai detto sia che il comunicato è personale sia che non è del CAI.”

    No Irene, ho scritto che il comunicato non è del CAI perché non è sulla pagina istituzionale che ospita i comunicati dell’associazione.
    Ma io non lo so di chi sia questo comunicato.
    Qualche commentatore qui su gognablog ha scritto che è dell’avvocato di Montani ma io non lo so se è così.
    Credo che sia scorretto far passare come comunicato dell’associazione una nota che riporta dichiarazioni di parte di Montani.
    Questo perché anche l’altra persona coinvolta nella vicenda è una socia del CAI e mi sembrerebbe inopportuno che l’associazione si sbilanci a favore del presidente. Mi sembra inopportuno anche che il CAI non abbia espresso in nessuna forma vicinanza umana per questa donna.
    Di certo a Montani può tornare comodo lasciar credere a un lettore più superficiale che quel comunicato sia del CAI ma ripeto che non sono nella sua testa per cui non posso dire con certezza che abbia alimentato questa confusione con malizia.

  31. @Alessandra invece nei tuoi commenti hai detto sia che il comunicato è personale sia che non è del CAI. Entrambe le due cose prese dai tuoi commenti. Continui inoltre a eludere le altre tematiche sulla responsabilità concentrandoti sul fatto che Montani è adulto e si deve prendere le sue responsabilità.
    Ripeto il tuo comportamento, facendo domande nei commenti di Facebook e dicendo che non è necessario scrivere una mail al Presidente se hai domande è quello che sembra un po’ meno da adulta. 
    Non penso altri AD di grandi società avrebbero risposto ai commenti su Facebook, non penso lo farà il Presidente di un’associazione con 300mila soci.
    Quando è intervenuto in questo blog qualcuno ha addirittura detto che era “fuori luogo” per la sua carica. Non c’è lo vedo a rispondere a domande su una denuncia nei commenti di Facebook

  32. @298 Marco. Vediamo se tu riesci a far capire alla socia Gionti due concetti chiave.
     
    1) Che la Commossioni ha la finalità che hai focalizzato anche tu e NON si occupa di casi specifici di molestie, in particolare il tema Montani.
     
    2) quand’anche la Commissione volesse (ma non lo fara’, perché non e’ il suo ambito istituzionale) funzionare da tribunale interno a carico di Montani, TUTTI i componenti sono quanto meno filo-presidenziali. Basta leggere l’elenco che si trova sullo Scarpone. Vi vedete voi quegli elementi agire per far dimettere il PG? Ma se li ha messi lui, o direttamente o per interposta persona!!! Cos’è, il PG, un “tonto” che costruisce di persona una Commissione CONTRO di sé??? Ma minimo minimo si sar’ assicurato che la composizione dei nomi non gli fosse ostile, no?!?
     
    Cmq, il punto 2 e’ solo una provocazione dialettica. Nella realtà il PG ha seguito le regole oggettove nella composizione della Commissione, la quale NON si occuperà né di casi singoli di molestie (che eventualmente rientrano nell”applicazione di norme disciplinari, ma non gestite da tale Commisdione) né tanto meno si occuperà dell”affaire Montani, proprio perché tale vicenda NON rientra nei compiti della Commissione. Chissa’ quando la socia Gionti riuscirà a comprendere questo banale concetto.

  33. Alessandra. Nessuna pantomima. Da padre di una figlia forse tua coetane, mi susciti tenerezza e timore per tua situazione, specie prospettica. Il mio è sentimento genuino. Se ti infastidisce, nd prendo atto e rientro nel mio territorio, di grane ne ho fin sopra i capelli e non perdo tempo Ad occuparmi di te.
     
    Piuttosto è una pantomima questa tua fissazione con Montani. Quando la smetterai? Hai risposto: fin che non si dimetterà. Ma non hai ancora capito che il PG, a quedto punto, non si dimetterà MAI? Resta in carica per un triennio, ovvero fino a maggio 2025. Per consuetudine i PG vengono rieletti una volta, quindi si farà un secondo triennio, ovvero fino a maggio 2028. Poi, per volontà statutaria del CAI, resterà in CC (Consiglio Centrale), come tutti i Past President. Tutto ciò finche campa.
     

  34. @297 Placido.  Io la nota non l’ho trovata. Ma una nota stampa non necessariamente deve comparire nel sito istituzionale, può essere diffusa alle agenzie di stampa o alle testate anche in modo autonomo. Il punto è capire  se il Presidente del CAI  ha il diritto di rilasciare autonomamente dichiarazioni a nome dell’associazione che rappresenta, oppure sia necessario un’altra forma di avvallo. Non saprei. Certamente, che  ne avesse o meno diritto, io al suo posto avrei diffuso la nota  a mio nome senza usare quello del Cai.  Per cui non ho fatica a ravvisare quantomeno una caduta di stile in ciò. Come non è stato cortese comunicare il nome dell’accusatrice  (il corriere correttamente ha riportato solo le iniziali)  o altre cose simili. Alessandra non ha torto nel fare queste osservazioni. Ma io non concordo con lei che bastino, che siano aspetti di rilievo tale  da richiedere le sue dimissioni. E’ li perché è stato legittimamente eletto e anche questo va rispettato.  Poi ognuno ha i suoi criteri di valutazione e di giudizio ed è libero di pensarla come crede. 

  35. Placido Mastronzo scrive:”Quindi se (e sottolineo se) il comunicato non esiste, come mai nessuno del CAI ha richiesto una rettifica?”

    Grazie 🙂 finalmente ci siamo arrivati.
    E come mai se il comunicato non è del CAI Montani ha linkato quell’articolo senza specificare che chi lo aveva scritto si era sbagliato e aveva attribuito erroneamente al CAI un comunicato che del CAI non era?
    E supponiamo che Montani non se ne sia accorto, come mai non ha rimediato dopo che gliel’ho fatto notare nei commenti?

  36. Marco scrive:”Il Corriere.it in “Molestie, il gip archivia le accuse contro il presidente del Cai Montani” del 10 gennaio 2023 (cercatelo su Google) scrive quanto riporto in basso. Precisando correttamente che la nota va attribuita al PG.”

    Marco io non ho letto l’articolo del Corriere.it – rimedierò il prima possibile – ho letto invece questo articolo su montagna.tv che Montani stesso ha postato sulla sua bacheca facebook e dove viene attribuito al CAI un comunicato che del CAI non è:

    https://www.montagna.tv/211995/non-ci-furono-molestie-archiviato-il-procedimento-contro-antonio-montani/

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