L’offerta (è valida veramente) di sette comuni dell’Agordino, sulle Dolomiti: cinque giorni di vacanza senza pagare, ma disconnessi
Vacanze gratis se disconnessi
di Massimo Spampani
(pubblicato su Corriere della Sera il 19 luglio 2019)
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
Quello squillo che ti perseguita. Quel continuo chattare a testa in giù, con gli occhi incollati allo schermo, magari senza accorgersi che intorno ci sono la bellezza del Canal Grande o l’empireo delle Dolomiti.
Schiavi dello smartphone. Sempre in diretta con gli amici che non possono perdere un attimo della nostra vacanza. Iperconnessa. Che diventa virtuale più che reale. Bella deve essere la foto, anche se perdi l’emozione di quel che ti sta davanti. Meglio i «mi piace» e le faccine. E pazienza se hai davanti la parete sud della Marmolada, che si incendia al tramonto, o il mare trasparente della Sardegna.
E se provassimo a ricominciare? Se resettassimo almeno per un momento la nostra vita?
Vogliono provare ad andare controcorrente e proporre un’esperienza nuova di vacanza sette comuni dell’Alto Agordino. Una di quelle zone delle Dolomiti spazzate via dal vento di Vaia nell’ottobre scorso, con interi boschi rasi al suolo, che hanno cambiato i connotati del paesaggio. Da lassù viene una proposta, che può lasciare impietriti, perché per molti sarebbe insopportabile. Cinque giorni di vacanza del tutto gratuita, in alta montagna, nei rifugi alle pendici dei monti pallidi, patrimonio Unesco, a patto di lasciare a casa lo smartphone, di non smanettare in continuazione. Tutto gratis, viaggio, soggiorno, vitto e alloggio in un rifugio alpino. Aria frizzante, luci e silenzi. Magia per chi la sa cogliere. Ma a un costo psicologico elevato per tanti.
Il patto è quello di tenere spento. «Recharge in Nature, in the Heart of the Dolomites», ricaricati nella natura i nel cuore delle Dolomiti, è lo slogan del progetto concordato con i comuni che hanno come capofila Rocca Pietore e Alleghe, proprio le zone più colpite da Vaia.
Ma perché dire no al cellulare e a quei silenzi che spesso, complici le chat, sono protagonisti anche intorno a una tavolata di un rifugio alpino? «Per imparare a vivere bene con se stessi e con ciò che ci circonda, per poi far vivere bene tutti gli altri – è la risposta di Emma Taveri, coordinatrice del progetto – Una lezione che viene dalle cime, che solo Madre Terra sa dare, proprio qui tra queste Dolomiti diventate simbolo per eccellenza di resilienza e nuovi inizi, dopo quanto accaduto».
Chi parteciperà a questo soggiorno del tutto speciale dovrà essere motivato e aver voglia di mettersi in gioco, sentire il desiderio di lasciare la «comfort zone» per condividere con nuovi amici l’inusuale esperienza. Non messaggini, ma parole vere, dette e ascoltate da persone vere, gli instancabili operatori delle comunità locali, le persone grazie a cui tutto quassù accade ed evolve.
Insomma, ecco l’idea: cinque giorni di ospitalità del tutto gratuiti, tra il 13 e il 17 settembre, in un rifugio tra i gruppi dolomitici del Civetta, del Pelmo e della Marmolada. Ai partecipanti saranno richiesti piccoli lavoretti da svolgere nel bosco o per la manutenzione dei sentieri. Niente di faticoso o di pericoloso, magari ci sarà qualche ramo da togliere. «Non sarà come L’Isola dei famosi – continua Taveri – aspettiamo queste persone per far vivere loro un’esperienza eccezionale, del tutto inedita. Vogliamo aiutarle a disconnettersi e far provare loro un intenso senso di soddisfazione».
Per essere scelti e poter partecipare, quello che conta di più è la motivazione. A tal proposito c’è un questionario da compilare, https://recharge.heartofthedolomites.org/, al quale può essere allegato un video che non superi un minuto di durata. Tutto entro il 9 agosto 2019.
Non sono richieste abilità particolari, né ci sono limiti di età. Però serve la volontà di rimanere disconnessi. E non è poco.
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E leggere un po’ ?
E osservare chi viene inquisito o condannato ?
L’aria ventilata fritta non fa bene 🙂 e può incendiarsi facilmente
Poi, a casa mia ci vivo bene anche io, ma devo tener ben chiusi gli ingressi
Qui da noi non esiste nei cervelli il senso del sociale, c’è solo quello individualistico
Ps: altrove c’è chi dice che vive con 900 euri e 4 figli: o la compagna guadagna bene, o fa tanto “nero” ?! ……. ma può essere anche ricco e non aver bisogno di guadagnare
BELLO IL MONDO
qua dentro volano code di paglia… non so nelle piane ma quassù c’è parecchia gente che il volontariato lo fa gratis et amoris… per carità qualcuno ci lucrerà o si pavoneggerà ma un fracco di gente lo fa per passione anche rimettendoci del suo… dalle sagre di paese, al soccorso, ai vvff, allo spalare la neve… si sta meglio noi, stanno meglio quelli che vengono in vacanza e, giustamente, ci portano i soldini per vivere… non viviamo mica di aria come qualcuno… buon ferragosto a tutti
Ho letto al volo sul Corriere del 13/8 che pare ci siano state 19.000 domande per aderire al progetto. Il quesito è: ci sono così tanti individui desiderosi di “disconnettersi” oppure ci sono cosi’ tanti individui che non possono permettersi una vacanza e sono disposti a pagarla in termini di disconnessione? Considerato l”impoverimento in atto del sistema socio-economico italiano sono tentato di propendere per la 2.
Neanche di fronte alle situazioni e malefatte quotidiane ammettono la realtà. Mi viene in mente quello che disse il Presidente Scalfaro ai tempi di mani pulite quando gli chiesero cosa ne pensava di quelli che sostenevano che la faccenda fosse un’invenzione di qualcuno. Disse: la cosa è talmente evidente che se la neghi ci sono due possibilità: o sei scemo, oppure ci sei dentro fino al collo e allora ti conviene negare.
Il patto è quello di tenere spento. «Recharge in Nature, in the Heart of the Dolomites», ricaricati nella natura i nel cuore delle Dolomiti, è lo slogan del progetto concordato con i comuni che hanno come capofila Rocca Pietore e Alleghe, proprio le zone più colpite da Vaia.
Passo spesso da quelle parti e non mi sembra che i politici che gestiscono i comuni abbiano un obiettivo diverso allo sfruttamento più del territorio ad ogni proficua occasione.
Per i neofiti basterebbe che guardassero gli alberi caduti nelle valli e osservassero il “non impegno”, se non privato, per la loro raccolta, o la proliferazione di segnali e di divieti di vario genere (esempio facile: la strada fortificata per fuoristrada e quad con permessi e multe salate che va al Falier, il sentiero diretto è chiuso, ma vi sono pulmini a disposizione a pagamento per il pezzo asfaltato in orari turistici, ma anche la “ratatuia” estiva di Pian di Pezzè dove si parcheggia solo a pagamento… e se si sta via più giorni…).
Ma son vecchio, ho altri ricordi e di sicuro non capisco il presente.
Giusta osservazione, ma dovrebbe essere pubblicizzata esattamente cosi. Invece l’obbiettivo, nemmeno celato, è la valorizzazione turistica del territorio. Cioè più soldi, nient’altro. Mistificando e manipolando valori indiscutibili, come benessere, protezione ambientale, volontariato. Invece in fondo si tratta solo di soldi… Allora perchè non dirlo, alla luce del sole?
Interessante il dibattito sul volontariato, immagino riferito alla montagna e quindi al Cai (quanti “rimborsi spese” sono in realtà remunerazioni implicite?). Ma il tema centrale del post è la possibilità/capacità di disconnettersi dalle grinfie della società tecnologica e interconnessa. E l’iniziativa se fosse una specie di terapia? Non potrebbe giustificare addirittura un costo di adesione? In fondo c’è gente che paga per vacanza “dimagranti” o “medirative”, perche’non farlo per vacanze rigeneranti dalla tecnologia?
Mi associo profondamente al commento 12 di Panzeri.
So che dichiararsi contro il volontariato suscita indignazione nei più, ma sarà che mentre lo facevo pure io ne ho viste di ogni colore e ho iniziato seriamente a pensare che dietro non ci fosse solo l’apparente carità di chi lo pratica ma anche tanto egoismo (in senso negativo) e voglia di apparire.
Poi, certo, l’azione spontanea che aiuta chi ha bisogno è sicuramente positiva, ma il tema è di quelli veramente delicati. Ciao
C’è molta più vanità nell’alpinismo che nel volontariato, che cazzo state a dire?
Non tutti (pochissimi?) fanno bene del volontariato per gli altri in modo disinteressato.
Molti (quasi tutti?) lo fanno per mettersi in mostra, o avere dei riconoscimenti e parecchi, magari senza accorgersi, lo usano per sentirsi qualcuno…. spesso fanno danni.
Mi sembra che basti osservare quello che succede in tutte le strutture, anche nel cai… e i “casini” nella protezione civile, o nel soccorso alpino, che ogni tanto si leggono sui giornali e poi scompaiono.
Ripeto: secondo me il volontariato è un problema molto delicato.
Io non lo faccio più da anni, non mi piace giocare a giochi solo di altre persone.
Facendo volontariato non ho mai pensato di essere manipolato da qualcuno.
Sicuramente sarà stato cosi e qualcuno della mia ingenuità se ne è approfittato . Buon per lui/loro.
A me però non interessa perchè l’importante è che il mio servizio di volontario è servito a chi ne aveva veramente bisogno.
Io un pò di volontariato l’ho fatto e non mi pare di avere rubato nulla a nessuno.
Caso mai ho dato agli altri qualcosa di mio senza pretendere nulla come e giusto che sia.
Il problema non è il volontariato. Ma chi abilmente lo manipola e piega ai propri interessi.
Dunque, il volontariato “dovrebbe essere vietato dalla legge” perché è “la rovina dell’umanità”. Io non ho fatto molte cose di cui, come si dice, “essere fiero”, ma se ce n’è una è quella di avere dedicato un pezzo della mia vita a rovinare l’umanità facendo cose che dovrebbero essere vietate dalla legge. Abbiamo davvero smarrito completamente il senso delle parole e quello delle azioni.
Il volontariato dovrebbe essere un’attività vietata dalla legge! Invece chi le leggi le fa e manipola: ci sguazza.
Il volontariato è un argomento “delicato”.
Il parlamento europeo precedente voleva affrontare il problema del volontariato.
Viene ritenuto completamente incontrollabile, quindo pericoloso per qualsiasi società e facilmente manipolabile da strutture politiche, ma anche da interessi personali, o da interessi di gruppi di potere economico.
Penso che qui da noi ci siano dei “grandi artisti” nel suo sfruttamento. 🙂
Il volontariato: la rovina dell’umanità.
Presentata così, l’offerta e le sue motivazioni sono pregevoli. Ma è proprio così ? L’articolo non è completo. Bisogna scaricare il regolamento per capire fino in fondo.Primo, l’ Ente promotore è un Associazione di Comuni, utilizzando fondi del “Progetto Integrato territoriale di valorizzazione turistica del Medio Alto Agordino”. Dunque, la finalità dichiarata è quella di portare più turisti in zona, mascherando l’obbiettivo discutibile dietro un altro di universale accettazione: il benessere umano. Vecchia tecnica sempre attuale, nell’associare valori percepiti come negativi con altri palesemente positivi ed ottenere il risultato voluto.Secondo, riguarderà pochissimi “eletti” e non una vasta massa di persone, ininfluente come peso economico da supportare.Terzo, non è completamente gratuito come riferito. Infatti nel regolamento c’è scritto: “consisterà anche in un’esperienza di crescita personale e trasformativa, per la collaborazione con le comunità locali in piccole attività di volontariato per il territorio (pulire sentieri, produrre prodotti artigianali tipici con utilità per il territorio)”. Ovviamente niente di male, sicuramente potrebbe rappresentare una crescita per i partecipanti. Però non è gratuito. Al massimo si potrebbe parlare di scambio di favori, ecquo.Nella nostra era fraudolenta, si assiste sempre più spesso all’uso del termine “volontariato” per nascondere attività lavorative vere e proprie, altrimenti onerose. Ed è stato istituzionalizzato. Un esempio per tutti, la famosa “Alternanza Scuola Lavoro”.Per chi volesse potrebbe essere utile la lettura “critica” del seguente articolo, che in parte comprende la Montagna e il concerto di Plan Corones: https://jacobinitalia.it/voglio-il-tuo-sudore/
Iniziativa controcorrente e davvero interessante. L’attuale impostazione è purtroppo dominata da esigenze addirittura opposte. Un paio di anni fa il CAI Torino ha aperto un dibattito sull’opportunità di dotare tutti i suoi rifugi di wifi gratuito per gli ospiti. Vi è una richiesta di base da parte della attuale società che evidentemente non differenzia fra normali strutture alberghiere (dove ormai il wifi è oggi un optional irrinunciabile) e i rifugi di montagna. La domanda cruciale è: che senso ha staccare dal mondo e pretendere di disporre cmq degli stessi optional che si trovano nel mondo da cui ci si sta staccando? Il wifi è utile rifugio per esigenze di sicurezza (chiamata soccorso, consultazione meteo, avvertire casa per il ritardo, etc), ma non certo per vedere le partite di calcio in streaming. Per inciso mi pare che alcuni gestori di rifugi del CAI Torino abbiano elaborato un decalogo di comportamento circa l’utilizzo del wifi da parte degli ospiti. Purtroppo non è un obbligo, ma un “invito”. Un passo importante. Speriamo che si diffonda.
Verrei di corsa ma mi sembra di rubare risorse a chi gia non naviga nell’oro, pensando soprattuto ai rifugi. Abbiamo bisogno di incentivi economici per rispettare l’ambiente, per comportarci civilmente e anche per riscoprire le qualità umane….il mondo alla rovescia. O forse un tentativo di salvare il buon senso dall’inesorabile estinzione. Spero a questo punto che ci sia per gli organizzatori anche un contributo da parte dei servizi di salute mentale.
Io vivo già senza il cellulare e se passassi da uno di quei rifugi mica lo direi, per non fare anche di questa mia semplice scelta naturale un “evento”.