Metadiario – 164 – Viaggio angelico e casuale (AG 1992-001)
L’8 febbraio 1992 mi ritrovai al Bausu Centrale di Oresine, con Mario Ogliengo e Giovanni Rosti. Decidemmo di salire quella che probabilmente (appena chiodata da Fulvio Balbi) era la classica della struttura, Kramer contro Kramer, una via di tre lunghezze a difficoltà decrescente (7a, 6c+, 6c): avevo già fatto (non bene) il primo tiro, ma questa volta mi riuscì. Anche sul secondo fu successo, mentre evidentemente sul terzo ero stanco e non andò affatto bene.
Era prevedibile che nei primi mesi di vita di mia figlia, la mutata realtà di tutti i giorni e la sua continua presenza dentro di me dessero una forte scossa emotiva a ciò che ritenevo ormai acquisito. Accanto al beneficio che mi procurava l’esserne orgoglioso c’erano alcune sensazioni abbastanza minacciose, prima fra tutte l’accorgermi che la consideravo una parte di me e quindi probabilmente non la amavo nel modo “giusto”. L’amore vero, ero convinto, doveva escludere che io significassi qualcosa nel confronto. Dovevo essere al suo servizio senza pretendere di farlo per me stesso. Questo mi faceva balenare anche il sospetto della mia reale inadeguatezza all’essere padre. Ma cosa è l’essere padre? Al di là dell’origine biologica, al di là delle convenzioni, cosa è davvero essere padre? Ero davvero pronto ad esserlo? Quanto lo ero e quanto recitavo un copione scritto dai secoli? Le mie giornate passate ad arrampicare, invece che a spingere un passeggino, quanto erano normale necessità di relax lavorativo e quanto invece erano “fughe” da una realtà domestica che tanto mi piaceva quanto mi spaventava? Perché ancora tutto questo fascino per l’avventura, per la scalata un po’ rischiosa, a dispetto di tante giornate più calme e “sportive”? Avevo qualità e occasione di fare della mia esperienza un viaggio “angelico”, ma ancora qualcosa mi tratteneva, perciò non era “casuale”. Ma sentivo che doveva diventarlo.
Per il weekend del 15 e 16 febbraio, Bibi, Petra ed io fummo ospiti dei Sorbini a Pontedilegno. Il sabato, mentre Alberto, Pietro e Marina erano al Tonale, Bibi ed io preferimmo portare Petra alla Case di Viso, per una bella passeggiata al sole nel silenzio e senza gente intorno.
Il giorno dopo invece, lasciate le donne con bambini al sole delle piste, andai con Alberto al rifugio Bozzi 2478 m alla Conca del Montozzo: sui 700 m di dislivello dalle Case di Viso ci facemmo la nostra traccia nella neve non abbondante e ne venne fuori una gita bella come la nostra amicizia.
Qui potete vedere un filmino (molto artigianale) che ho intitolato Dal latte della mamma alla prima pera.
Seguì un periodo in cui andammo prevalentemente ad arrampicare al Bric Pianarella, ma non sulle solite vie ripetute ormai più volte. Allora nel Settore Meridionale di Pianarella non vigevano le attuali restrizioni per la nidificazione. Lì, in piccolo, potevamo vivere giornate d’avventura: e, con un po’ di paura, io mi accorgevo di averne bisogno.
Il 22 marzo, con Mauro Curzio e Paolo Pavan, salimmo la via Gran Bazar, uscendo poi per la via Grassi, per un totale di 9 lunghezze, fino al 6c+. Non ricordo neppure cosa avessi fatto da primo, ho solo annotato un voletto e dell’A0. Il 26 marzo, sul Settore Settentrionale, altra via inconsueta, Antro vergognoso, 3 lunghezze di difficoltà crescente fino al 7a, con Mauro Curzio. Ricordo quanto mi giovasse la compagnia di Mauro: non c’era volta, quando mi vedeva un po’ impegnato, che non mi incitasse di cuore. A volte mi sentivo quasi sospinto da lui e dal suo entusiasmo. E’ di certo grazie a lui che il 7a di Antro vergognoso mi si sia concesso a vista.
Continuammo il 17 aprile, nel Settore Centrale, con la via Hotel Supramonte (chiamata anche via Oliva): sono 6 lunghezze fino al 6b. Compagni: Paolo Pavan e Mauro. Il giorno dopo, con il solo Mauro, altra onsight su Quarto Stato, 3 lunghezze fino al 6c. Ricordo che ogni volta era difficile reperire queste vie, non propriamente a portata di mano, ma la frequentazione che ne stavamo facendo stava rendendo tutto più facile.
Così per il 18 aprile con il consolidato team di Paolo e Mauro decidemmo di salire una delle due più belle (e certamente più impegnative): Masada, 9 lunghezze (oggi inaccessibili) fino al 7a (fatto un po’ di A0).
Con Bibi e Petra il 21 aprile tornai a Camporotondo: questa volta faceva caldo e il vigore del sole e delle ombre mutarono l’effetto che il luogo ci aveva fatto durante l’inverno. Ma in ogni caso rimaneva l’impressione di essere stati in un vero “luogo”, inteso come contrario di un “non luogo”. Perché solitudine e storia silenziosa mostrano la loro energia, sempre che si sia disposti ad accoglierla.
Chiusi il viaggio al Pianarella misterioso con un’ultima uscita, il 27 aprile, questa volta con l’amico Fulvio Balbi. Mi mancava infatti l’altra bella realizzazione, Viaggio angelico e casuale, 11 lunghezze fino al 6c+ e con un po’ di A0 (anche questa oggi è inaccessibile per via delle limitazioni). E, anche dopo averla salita, continuava a mancarmi…
Sul fronte lavorativo ci fu la novità della rifondazione della mia casa editrice, che a questo punto fu Edizioni Melograno srl, depositata al Tribunale di Milano il 16 marzo 1992, capitale sociale lire 20.000.000. I soci, oltre a me amministratore (48%), erano Bibiana Ferrari (3%), Massimo Rosti (13%), Giuseppe Miotti (18%) e Marco Milani (18%). In seguito, il 12 dicembre 1997, Miotti avrebbe ceduto le sue quote a Milani.
Nell’aprile del 1992, grazie a Lorenzo Meciani ed Eugenio Pesci, pubblicammo Arrampicate moderne nel Lecchese (1.600 tiri in 43 pareti e falesie), una guida di cui si sentiva a quel punto grande mancanza. La guida fu stilata con lo stesso format di quella editata per Finale Ligure ed ebbe un buon successo. Ovviamente continuavo a fare qualche serata, ma anche partecipavo ai convegni che mi sembravano validi, come ad esempio quello organizzato dalle guide alpine e da Alberto Re a Bardonecchia, con tema “lo spit in montagna”, in data 4 aprile 1992.
L’Espresso alla fine dell’inverno 1991-1992 aveva pubblicato in tre puntate i resoconti delle indagini di Aquila Verde del 1991, che qui potete leggere.
Tra le varie strutture rocciose nei pressi di Oresine in Val Pennavaire (Albenga), la Rocca Rossa (chiamata anche Mezzaluna) è la più spettacolare ed evidente: si erge isolata dal bosco, grigia ma anche e spesso rossastra. Alta un centinaio di metri, già allora presentava bellissime vie per lo più aperte da Manlio Motto. Una di queste era Operazione Papero (6b+, 6c, 7b, 6c): il 2 maggio 1992 ci andai con Mauro Curzio e naturalmente non riuscii a fare bene il tiro di 7b. Stessa cosa, subito dopo, per Pulce d’Acqua (6c, 6c, 6b+, 6b): anche qui, a dispetto degli incitamenti dell’amico Mauro, feci qualche pasticcio.
Il 9 maggio, in occasione di un breve ma simpatico soggiorno a Erto da Mauro Corona, salii con lui la Falesia di Cellino (in val Cellina, PN) per una via senza nome a sinistra di un grande diedro: 1 resting e una staffa per 4 lunghezze per niente facili e del tutto all’ombra. Legarsi con Mauro fu vera emozione, perché quell’uomo era in grado di darti una carica incredibile.
Qui potete vedere il solito filmino artigianale, questa volta girato a Erto e dintorni con Mauro Corona.
Ma quello era il periodo dei “Mauri”, infatti anche Mauro Curzio, come già detto, era speciale per farti sentire a tuo agio sulle difficoltà che non sempre eri disposto ad affrontare nel modo giusto. Il 23 maggio Mauro mi portò al Salto del Lupo, nell’entroterra di Loano. Una parete molto suggestiva, esposta a est, alta fino a 150 m. Fu scoperta dal savonese Carlo Aureli che, con Mauro Mattioli, superò per primo la parete per un itinerario oggi purtroppo sovraimpresso da altri. La storia moderna iniziò nel 1989, quando Marco e Luciano Zambarino chiodarono dall’alto la loro centesima via (Ricomincio da 100). Poi fu la volta, ai primi anni Novanta, di Mauro Curzio. Questi vi tracciò cinque vie a metà tra lo sportivo e l’alpinistico, alcune decisamente belle come Salto nel Buio ed Essere o Avere.
Come prima cosa Mauro mi fece salire su Ricomincio da 100, una via al di fuori delle mie possibilità in arrampicata libera (6b, 7a+, 7b+, 6b), ma davvero estetica.
Il 14 giugno 1992 andai alla bellissima Torre di Monzone, nelle Alpi Apuane, con mio nipote Paolo Cerruti. Salimmo i 5 tiri di Quando avrò finito di pagare?, purtroppo non bene sul tiro di 6c. Lì è molto caratteristica l’arrampicata su sottili liste marroncine che interrompono il calcare liscio.
Il 20 giugno ecco la prima vetta di Petra: con Bibi, la portiamo sulla Cima Orientale della Pietra di Vasca, una catena di rocce verdi nei pressi del Passo del Bracco (tra Sestri Levante e La Spezia).
Il 21 giugno Popi Miotti passò da Levanto (dove stavamo cercando una casa per l’estate) e insieme andammo in Apuane al Solco d’Equi. Qui attaccammo la via Ratti, ma dopo tre lunghezze di corda tornammo indietro (non ricordo perché). Ancora un weekend con Paolo Cerruti, il 27 giugno alla Parete Striata del Muzzerone su una via impegnativa e un po’ pasticciata, Marinai, spit e guai, con uscita diretta (6c+) e Overdose (7a), fatta non bene. Il giorno dopo andammo in Apuane, al Monte Procinto, e salimmo la via Stefania con uscita Gamma.
In quel giugno Mauro Curzio mi convinse e poi mi procurò un telefonino: non ero certo tra i primi ad averlo, ma di certo molti miei amici lo ebbero dopo di me. Il numero era 335-6346360, e lo è ancora oggi. Ebbi un po’ di resistenza all’idea, ma poi la praticità ebbe la meglio. Nessuno poteva immaginare cosa quello strumento sarebbe diventato solo dieci-quindici anni dopo: forse le paure iniziali anticipavano una realtà allora imprevedibile.
Ci sono alcuni bei ricordi per monotiri di arrampicata sportiva: Falesia del Vaccarese, Disavanzo (6c+), onsight, 12 gennaio, 1992; a Oresine, Settore I Malavoglia, via di Claudio e Angela (2L, 6c), rp, 9 febbraio; al Bric Pianarella: Placca Gasp, Svenimenti di Squappa (6c), onsight, 21 marzo, quindi alla Mansarda, Realtà colorata (6c+), rp, 26 marzo; A Finale: Falesia Doors, Vietato rompere lo scoglio (6c), rp, 30 marzo; quindi Attico (30 marzo), La cosa pesante che sta nelle mutande (6c+), onsight, e Vagabondo (6c+), onsight; quindi ancora a Lacremà, Qualcuno ti osserva (7a), rp, 25 aprile e Casa del Vacché, Colpo grosso (6c), rp, 1 maggio; quindi ancora, a Boragni, Incubi di Pietra (6c), rp, 31 maggio. Alla Falesia di Versasio (Lecco), David Gnomo (6c), onsight, 17 maggio. Al Tempio di Querceta, 7 giugno, Mani di Fata (6c9, onsight e La Magia di un Genio (6c+), onsight. A Bergiola Maggiore, 13 giugno, Sudomagodo (6c+, 2L), onsight e Fiesta che vien la meraviglia (6c), onsight.
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Io mi meraviglio di quei due genitori che hanno lasciato la loro figlioletta di pochi mesi tra le braccia di un irsuto uomo di Cro‐Magnon, sopravvissuto non si sa come tra le foreste sotto al Rifugio Pordenone.
P.S. Oddio, che ho detto? 😀 😀 😀
Le bonheur d’être parents !
Un’ultima cosa: la via si chiama Sara perché era nata da poco la figlia di Pietro Passerini, Sara appunto.
Carlo giusta precisazione.
Oramai nessuno esce più in cima e nessuno fa più la vecchia discesa. Tutti scendono a doppie sulle vie ritornando esattamente all’attacco. Sulla Pala dei Forentini c’è una fitta ragnatela di vie che si incrociano. Se non le conosci alla perfezione passi da una all’altra sbagliando piuttosto facilmente. Il luogo è veramente bello e caratteristico, la roccia ottima.
Bella e interessante la storia.
Alberto, volevo precisare che tra gli apritori via Sara alla Torre di Monzone c’era anche Pietro Passerini, professore di geologia all’unifi, che era stato lo “scopritore” della parete. Giovanni Bertini con lui iniziarono la via poi coinvolsero me e Passaleva. Nel 1977 si terminò la via sulla cengia alta per poi scendere in un canale vicino. Nel dicembre del 1978 io e Lorenzo Cirri (Ciro) salimmo anche l’ultimo tiro che credo non faccia nessuno.
Cara Petra,
mi domandavo proprio come ci si possa sentire vedendo pubblicate le foto che ti ritraggono così piccola e leggere le poetiche e introspettive descrizioni di Alessandro.
Grazie per aver condiviso altri frammenti di vissuto!
Che bellezza leggerti e comprenderti. Che emozione e che tenerezza rivedervi e risentirvi ora come allora. Quante assonanze. Grazie.
Altra gran via chiodata dal grande Claudio Ratti, un vero esploratore delle Apuane. Le liste marroncine sono di durissima selce, a volte sottilissime, ma estremamente resistenti, che impongono una arrampicata di dita con gli avambracci che s’induriscono se non si è abituati.
Questa via è sulla Pala dei Fiorentini la prima a destra. Detta dei Fiorentini perche la prim via aperta seulla parete, la via Sara, è stata aperta nel 1977 dai fiorentini: Bertini, Passaleva, Barbolini e Cirri. Via caratterizzata da lunghe traversate per sfruttare i punti deboli della parete. Oggi questa bella via è più volte incrociata dalle vie moderne.
Caspiteriña.
Cai piroska.
Kazoo.
Corcega.
Rospotosto.
Cruscotto.
Perro salchicha.
Rimbombastrofen.
Cara Petra, le lacrime di emozione sono una delle ragioni per cui vale la pena vivere.
La picola falesia del TEMPIO non è proprio Querceta che si trova divisa tra in comuni di Seravezza (in gran parte) e Pietrasanta, ma è in comune di Montignoso.
Infatti sopra, in direzione della fortezza, c’è l’altra falesia di Montignoso.
Come iniziare la giornata con il cuore caldo, in un bagno di lacrime di emozione.
Da figlia, credo che la paternità non sia qualcosa che é lì, non è’ qualcosa che c’è o non c’è, arriva o non arriva…. Credo che la paternità sia un percorso, sia qualcosa che si conquista,passo per passo, anno per anno. La vetta più sublime, la vetta dell’amore incondizionato, della consistenza, della pazienza, della presenza, dell’ascolto, del perdono, del desiderio.
Il desiderio più alto, quello di volere il meglio per una creatura altra.
Il desiderio più difficile, in quanto implica mettere da parte il proprio e permettere che il quello proprio del figlio possa, autenticamente, dispiegarsi, attualizzarsi e irradiarsi.
La paternità e’ un viaggio.. la cosa bella é che a un certo punto si diventa compagni!
Grazie per avermi trasmesso il silenzio della valle, la danza del bosco e il profumo della libertà. te ne sarò per sempre riconoscente e tutte le volte che li apprezzerò, tu sarai lì con me <3
ti voglio l’universo di bene
petra