Waning

Vorremmo risposte univoche, siamo impazienti: ma il non-sapere-ancora è aperto e onesto. Ogni scelta di contrasto alla pandemia non poteva che essere una mediazione.

In quelle verità parziali il senso stesso della scienza
di Paolo Giordano
(pubblicato su Corriere.it il 7 novembre 2021)

L’estate scorsa (2021, NdR) mi sono trovato a un pranzo. Le persone presenti, per età, erano già tutte vaccinate, alcune di loro avevano avuto il CoViD-19. Mi ha colpito che si fossero sottoposte, quasi senza eccezioni, a un test sierologico per valutare quanto fossero protette, e che si siano messe, a un certo punto, a fare una specie di gara su chi fra loro avesse più anticorpi. Quasi nulla di quella conversazione aveva senso, sebbene venissero chiamati in causa i pareri dei rispettivi medici di famiglia e di questo o quel conoscente «esperto».

Illustrazione di Doriano Solinas

L’ impiego dei test sierologici per quantificare il livello di protezione individuale dal CoViD-19 è fuorviante, eppure si è imposto nel pensiero comune. L’uso popolare dei sierologici è stato, in effetti, uno dei territori più ambigui della pandemia, forse anche a causa di una mancata scomunica ufficiale da parte delle istituzioni scientifiche. Ma sapere «quanto si è davvero protetti», dal vaccino o da un’infezione pregressa, sapere ciò che succede dentro di noi a livello anticorpale, è praticamente impossibile. Molto più saggio e cauto sarebbe trattare il nostro organismo come una scatola nera.

Stabilire il proprio livello di protezione, tuttavia, ci sembra di nuovo cruciale adesso, in questo avvicinarsi dell’inverno, con i parametri della pandemia che salgono e un certo nervosismo che di nuovo si diffonde. Per ragionare correttamente su questi temi non si può prescindere dal modo in cui l’efficacia dei vaccini, così come la loro graduale perdita di efficacia nel tempo (waning) vengono misurate. Entrambe le misure, infatti, si basano su ciò che si osserva dopo, a posteriori, e non nel singolo individuo ma nella popolazione. Non sui prelievi di sangue quindi, bensì sui numeri della pandemia. Più precisamente: la popolazione viene vaccinata e, a intervalli diversi di tempo, si osserva quanto la vaccinazione abbia influito sull’abbattimento della trasmissione e delle ospedalizzazioni. Se questi effetti positivi si riducono nel tempo, sempre a livello di comunità, allora si ha un waning e si prova a quantificarlo. Il che non è affatto semplice, perché costringe a confrontare periodi diversi, quando circolavano varianti con contagiosità differenti, e a stabilire cosa sia dovuto a cosa.

Potrebbe sembrare una spiegazione troppo tecnica, ma se non si ha chiaro questo, ovvero come si misura, non ci si può formare un’idea affidabile di quanto sta accadendo. E non si può esprimere un parere di alcun tipo sull’opportunità o meno delle terze dosi, né su come andrebbero organizzate.

Uno degli studi più esaurienti sul waning, di Sara Y Tartof et al., pubblicato su The Lancet, contiene la parola chiave «retrospettivo» già nel titolo. Mostra che nel caso del vaccino Pfizer l’efficacia contro l’infezione scende dall’88% del primo mese al 47% dopo cinque mesi. L’efficacia contro l’ospedalizzazione rimane invece elevata, 93%, anche dopo sei mesi. Questi risultati sono stati ricavati, per l’appunto, retrospettivamente, dalla statistica complessiva, dall’andamento dei contagi. Eppure, una volta ottenuti, hanno un preciso valore individuale Molto più preciso e attendibile di quello dei test sierologici a pagamento.

Sebbene il waning misurato possa non essere vero letteralmente, specificamente per me, io dovrei comportarmi come se lo fosse. Perché quello è il dato migliore che ho a disposizione. È il mio riferimento su quanto sentirmi protetto a uno, cinque, sei mesi dalla mia seconda dose, e su come comportarmi di conseguenza.

È anche il dato migliore in mano alle istituzioni. Nella settimana scorsa, in particolare per via di un servizio controverso di Report, è stato segnalato come la validità attuale del green pass, dodici mesi, sia in aperta contraddizione con le evidenze sul waning, che non ci permettono di guardare oltre un orizzonte di sei. È un’obiezione fondata.

Ma per discutere il merito di un regolamento occorre, dal piano del singolo, saltare di nuovo a quello collettivo, e considerare che la validità del green pass deve per forza di cose essere modulata anche rispetto ad altre variabili: i tempi necessari per un’inoculazione ulteriore a tutti, le altre innumerevoli complicazioni logistiche. Si tratta necessariamente di una mediazione, come d’altronde è stata una mediazione ogni scelta di contrasto alla pandemia fatta fino a qui. Dire che il green pass, così com’è, non ha basi scientifiche è tendenzioso. Dovremmo semmai vigilare che si tratti della migliore mediazione possibile. Così come è lecito domandarsi, ad esempio, se le organizzazioni di sanità pubblica non dovrebbero pretendere che i booster siano ottimizzati al più presto rispetto alla variante Delta.

La nostra mente è affrettata. Sbanda continuamente, talvolta in una direzione talvolta in quella opposta, ma sempre alla ricerca di sentenze definitive. Sentiamo la notizia del farmaco approvato da Pfizer con un’efficacia altissima nel ridurre le forme gravi e concludiamo: adesso c’è la cura. Ci dicono che stando ai dati è necessario un richiamo per tutti e concludiamo che il vaccino non funziona veramente. L’Oms parla di quarta ondata in Europa, della possibilità di un altro mezzo milione di morti, e noi non andiamo a guardare quale sia l’Europa presa in esame dall’Oms, né quanto profonde siano le disomogeneità al suo interno in termini di vaccinazione.

Siamo impazienti. Vogliamo delle risposte univoche. Perché una verità parziale, in divenire, è molto più scomoda da maneggiare. Purtroppo, però, è quella con cui ci confrontiamo da un anno e mezzo. Non una verità che esiste intera a priori, ma una verità che potremmo definire «incrementale», acquisita mese per mese. L’incertezza che la accompagna viene sfruttata facilmente come argomento dai detrattori dei vaccini e da quelli del green pass, con la conclusione sommaria: «Vedete? Non lo sanno neanche loro. Mancano le basi scientifiche». Ma ciò che distingue un atteggiamento scientifico da uno antiscientifico è proprio il rapporto che si intrattiene con il non-sapere. O meglio, con il non-sapere-ancora. Che nel primo caso è aperto e onesto, nel secondo è binario e opportunistico.

Basandosi su questa verità incrementale, la scienza non è in grado di formulare promesse a lungo termine, e nemmeno promesse completamente affidabili nel medio. E tuttavia è in grado di stabilire, come in ogni istante dei mesi trascorsi, che cosa sia più conveniente fare ora, nel presente, in base alle conoscenze accumulate. L’effetto positivo, anzi più che positivo, straordinario dei vaccini, è in questo senso un dato solido, che esiste già da molti mesi. Anche la necessità di un booster è emersa con chiarezza, ma quando e per chi — affinché la strategia sia ottimale — è sotto indagine (ed è un’indagine complessa). Non lo sapevamo prima, è vero, ma lo sappiamo adesso, e la nostra ignoranza di prima non significa niente. Scopriremo altre ignoranze andando avanti, perché la pandemia è ancora lunga. E, una alla volta, le supereremo.

Waning ultima modifica: 2022-02-01T04:41:00+01:00 da GognaBlog

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18 pensieri su “Waning”

  1. Vegetti cerca di non fare il populista (che ti viene anche male) e leggi il rapporto oxfam

  2. Benassi. Alberto,non è che hanno assunto comportamenti democristiani. Quelli che contano, che gestiscono le cose importanti, dai soldi alla difesa, sono proprio ex DC, cresciuti nel movimento giovanile della DC nella fase pre-terminale.Gli altri sono folklore.

    Possono venire ed essere  quello che vogliono. Per me hanno chiuso, i RINNEGATI  che hanno TRADITO la fiducia delle persone non li sopporto.

  3. Vegetti, fino a pochi mesi fa non guardavo nessun telegiornale. Non ho neppure la tv, ma da un po’ di tempo lo seguo la sera dal cellulare per capire come devo comportarmi quando vado in paese in tempo di covid. Ti confesso che non appena il mio smartphone si romperà, ritornerò al telefono con i tasti. Quelli per anziani, belli grossi e facili da vedere e schiacciare. 
    Al telegiornale dicono un sacco di cose terribili e mai nessuna bella. Io, prima del telegiornale, non sapevo un sacco di cose e stavo molto meglio, anche perché passavo molti mesi l’anno in giro per paesi lontani. Ora che sono quasi due anni che sto a casa, a parte qualche scappatella in Grecia, vedo la vita in un altro modo che è per me molto peggiore di quando avevo la possibilità di vedere il mio paese da fuori e da lontano. Hanno pure acclamato Nadal che ha vinto più di tutti agli open d’Australia. Ma se non c’era il più forte!? Djocovic invece lo accusano di avere dato di sé una pessima immagine. Io la penso esattamente al contrario, ma il telegiornale dice di no.Devo però dire che non mi sembra che nelle città ve la passiate tanto bene, con tutti quei telegiornali, giornalai, cinema e musei. Ogni qualche giorno qualcuno mi chiede di andare a scalare o a fare una scialpinistica, così mi guadagno la pagnotta per pagare bollette e sfamarmi. Mi basta molto poco. Negli altri giorni vado a scalare o con gli sci ma con gli amici.Qui ho la natura e mi basta, per me è la cosa più importante assieme ai miei figli, ma c’è ogni sera quel cazzo di telegiornale… e non  ditemi che posso non guardarlo, perché lo so benissimo.

  4. Marcello, scusami, ma il calcolo del PIL è sempre stato così. fin da quando l’hanno inventato e introdotto. Le fasce povere c’erano ben prima del Covid. ma nessuno se n’era accorto e sbraita solo ora? Dopo 70 anni di governi democristiani come dice giustamente Pasini? Ma prima non dicevate nulla? Davvero PRIMA non sapevate nulla e ora tutti amministratori oculati, virologi laureati, sociologi sopraffini, filosofi acuti? O forse prima non c’era la scusa di una epidemia che comunque tocca tutti? PS – Il famoso raffreddore che continua a fare morti e riempire le terapie intensive? Ancora davvero lo pensate? 

  5. Benassi. Alberto,non è che hanno assunto comportamenti democristiani. Quelli che contano, che gestiscono le cose importanti, dai soldi alla difesa, sono proprio ex DC, cresciuti nel movimento giovanile della DC nella fase pre-terminale.Gli altri sono folklore.

  6. 9@ Roberto, il senso figurato dei Draghi carnivori  per dire che sono democristiani si, ma che al supremo vertice stanno vivi sulla carne dei cittadini attraverso misure draconiane . L’ultimissima elezione del Presidente conferma  d’altro canto  che la democristianita’ irresponsabile  non e’ tollerabile, costoro , tutti insieme ed uno per uno non devono essere rieletti mai. 

  7. Cominetti. Senza consenso non vai da nessuna parte. La prospettiva leninista è stata messa in cantina, destinata alla critica roditrice dei topi. A meno che uno voglia solo fare testimonianza a futura memoria, sperando che prima o poi le masse si risveglino. Posizione che rispetto, quando non si tratta di urla che provengono più da problematiche personali che da nobili obiettivi, perché allora è umano ma è un casino. Personalmente non è mai stata la mia visione. Perché sono impaziente e qualche cosa, anche piccolina, vorrei vederla in questa vita. Come dicono dalle tue parti: l’e megio avei e braghe sguarae ‘nto cu’ che o cu’ sguarau ‘nte braghe (è meglio avere i pantaloni rotti nel culo che il culo rotto nei pantaloni). E anda….

  8.  D’altronde Draghi ce l’aveva detto anni addietro e quello è uno che ragiona solo con i soldi. Ma a quanto pare non sembra abbia fatto centro per i poveri italiani, purtroppo.

    Non è li per i poveri italiani.

  9. L’unica cultura di governo sopravvissuta al crollo degli anni ‘90 è quella democristiana.

    su questo son d’accordo con Pasini. Anche i duri grillini che volevano fare gli apriscatole si sono trasformati in  democristiani.

  10. Mario. Draghi carnivori? Ma de che? come dicono a Roma. Sono tutti democristiani, qualcuno anche Opus Dei. L’unica cultura di governo sopravvissuta al crollo degli anni ‘90 è quella democristiana. Gli altri sono dei dilettanti, degli scappati da casa o smunti e tristi eredi della grande tradizione amministrativa e di aggregazione della Ditta. Lasciamo poi perdere i fasci, espliciti o vestiti di nuovo come le brocche del biancospino ma sempre con quell’odorino di olio di ricino non coperto da Chanel n. 5. Una sofferenza per gente come me e non siamo così pochi, anche se consunti. Per fortuna l’ottimismo della volontà ancora tiene. Con fatica.

  11. Vedi Pasini, c’è chi scrive o parla per ottenere consensi perché ci trova godimento e chi invece lo fa nella speranza di aprire gli occhi a chi non vede oltre la comoda visione preconfezionata che gli viene calata dall’alto. Entrambi aspirano a un successo, ma il primo è limitato al personale mentre il secondo mira a una migliore condizione sociale a vantaggio di tutti. Non si basa sull’infallibilità o sulla detenzione dell’unica verità, figuriamoci, ma solo sul mettere davanti a tutti le possibilità che si possono attuare per un bene comune.Il PIL in crescita nel 2021 dichiarato ieri da Istat sarà pure un dato veritiero ma se la ripartizione è squilibrata a favore delle grandi aziende lasciando gli ultimi anelli della catena a bocca asciutta, c’è qualcosa che non va. D’altronde Draghi ce l’aveva detto anni addietro e quello è uno che ragiona solo con i soldi. Ma a quanto pare non sembra abbia fatto centro per i poveri italiani, purtroppo.

  12. La ”scienza” con la sua verita’ incrementale ci ha messo nelle mani dei draghi carnivori  o sono i draghi carnivori ad averci promesso che la scienza ci salvera’? Qualcuno gli ha creduto, qualcuno no, il risultato non cambia…ci siamo avviati  giu’ per la discesa senza ritorno e presto le  doppie si incastreranno. Allora vedremo piu’ chiaramente  il risultato di questa follia 

  13. Vox clamantis in deserto. In realtà non è così.  Verità provvisorie, promesse realistiche, mediazioni dichiarate e trasparenti. Non corrisponde al forte bisogno di certezze e di schieramento da parte di molti, soprattutto di fronte agli eventi inattesi. Però per altri accettare,senza troppa ansia, questa provvisorietà è sopportabile. Un dilemma antico e che sempre si ripete per chi si trova a gestire responsabilità di guida e di governo, soprattutto in culture fortemente emotive e melodrammatiche. Con gli atteggiamenti alla Giordano, trasposti in politica, arrivi al massimo all’8/9 % dei consensi, soprattutto quando tira forte il vento. In più ci può essere l’idea, in chi è stato allevato in un certo modo,  che il “progetto salvifico” comporterà il perdono per gli eventuali peccati commessi durante il percorso. Un’idea diffusa anche in ambienti dove non te lo aspetteresti. 

  14. Il grinpas non lo mostro. Vado solo dove non lo chiedono (e i posti sono tanti). Sono sano e non lo considero una colpa.

    Invece lo è, perchè sei un ribelle.  Non lo decide il tuo stato di salute  se sei sano . Lo decide il green pass.

    ISTAT parla di incremento dell’economia e Pil nel 2021, ma un sacco di famiglie non possono avere reddito, ristoratori (vaccinati) che chiudono per mancanza di clienti a centinaia,

    Di questi non gli frega nulla. Sono ben sacrificabili. Andranno ad alimentare i precari dipendenti di amazon .

  15. Già,  una cosa sensata.
    Peccato che non parla dell’inefficienza che il grinpas ha dimostrato nel tempo. La scienza ha sempre giustamente a che fare col dubbio mentre la politica col mantenimento delle poltrone e conseguentemente con tutte le azioni-reazioni che ne derivano, incluse molte fuori controllo. ISTAT parla di incremento dell’economia e Pil nel 2021, ma un sacco di famiglie non possono avere reddito, ristoratori (vaccinati) che chiudono per mancanza di clienti a centinaia, quando ormai il covid è ridotto a un’influenza lieve anche per chi vaccinato non è. Parlo per esperienza personale diretta e di moltissimi conoscenti con la malattia in corso e/o guariti. Il grinpas non lo mostro. Vado solo dove non lo chiedono (e i posti sono tanti). Sono sano e non lo considero una colpa. Tutto qui.

  16. Non piacerà soprattutto a chi ha la verità in tasca e vuole imporla a tutti

  17. draghi&soci@gmail.com
    “Non una verità che esiste intera a priori, ma una verità che potremmo definire «incrementale», acquisita mese per mese”.
    Basandosi su questa verità incrementale, la scienza non è in grado di formulare promesse a lungo termine, e nemmeno promesse completamente affidabili nel medio”.
    E non saltate le righe.
    [articolo per il resto pernicioso: nessuno voleva verità, tutti volevano trasparenza.]

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