“Paroni a casa nostra? No, paroni a casa vostra”, sintetizza il consigliere regionale Andrea Zanoni, che aveva denunciato la maratona burocratica affrontata dai privati proprietari di terreni agricoli interessati da attività venatorie. E visto l’esito negativo delle richieste presentate, consiglia al più presto di fare ricorso al Tar.
Zaia dà ragione alle doppiette
(caccia in Veneto, respinti tre quarti delle istanze dei privati per vietare l’ingresso nei loro terreni)
di Giuseppe Pietrobelli
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 4 febbraio 2023)
Quell’eterna indulgenza della giunta regionale del Veneto a favore dei cacciatori. Una volta c’era l’assessore Sergio Berlato, attualmente eurodeputato di Fratelli d’Italia, che veniva regolarmente eletto grazie all’appoggio delle doppiette di tutta la regione.
Ma anche oggi la musica non sembra cambiata. Per otto mesi il consigliere dem Andrea Zanoni ha denunciato le mancate risposte degli uffici regionali ai cittadini che chiedevano di vietare ai cacciatori l’accesso ai loro terreni.
Anche per sottolineare la maratona burocratica che i proprietari devono affrontare per vedere riconosciuto il proprio diritto, quasi che i cacciatori siano liberi di scorrazzare per le campagne, mentre chi vuole tutelarsi trova una montagna di documenti da compilare.
Adesso però la giunta a trazione leghista ha rotto il silenzio. “Finalmente dopo otto mesi arriva la risposta della Regione.
Il governatore Luca Zaia ha detto no a tre richieste su quattro: i cittadini ricorrano al Tar”, sintetizza Zanoni. I cittadini avevano presentato nel maggio 2022 le istanze di divieto di caccia nei propri terreni in base al Piano Faunistico Venatorio.
“E’ stata un’attesa infinita, peraltro dopo una trafila burocratica che per questo tipo di pratiche non ha precedenti in tutta Italia. I cittadini hanno dovuto pagare centinaia di euro ai Caf agricoli per la compilazione della domanda e sono stati addirittura costretti a iscriversi obbligatoriamente all’agenzia regionale Avepa, nonostante molti di loro non siano agricoltori di professione”.
A disposizione degli interessati c’è ora una delibera di giunta approvata il 26 gennaio, che può essere consultata utilizzando il proprio numero identificativo al link: https://www.regione.veneto.it/web/agricoltura-e-foreste/caccia-pesca/fondi-sottratti
“Su 611 richiedenti – sintetizza Zanoni – le domande ammesse sono state solo 127, pari al 21 per cento del totale. Sono 41 i cittadini che, invece, si sono visti negare metà della superficie per la quale chiedevano il divieto di caccia. Infine sono ben 443 i cittadini che purtroppo si sono visti respingere la domanda di divieto di caccia in tutta la superficie da loro richiesta, pari al 72 per cento del totale dei richiedenti. Praticamente Zaia ha detto no a tre cittadini su quattro”.
Le 611 domande riguardavano una superficie complessiva pari a 9.617 ettari. “Di questi, 2.220 saranno protetti e 7.397 continueranno ad essere territorio delle scorribande delle doppiette.
Ora i cittadini riceveranno una lettera della Regione che li informerà dell’accoglimento, del parziale accoglimento o del rigetto totale della domanda. “Per una Regione guidata da un partito che ha fatto la sua fortuna politica con il motto ‘paroni a casa nostra’, questa delibera diventa ridicola perché consente ai cacciatori di essere ‘paroni a casa vostra’”, commenta Zanoni.
La denuncia del consigliere riguarda l’uso di due pesi e due misure. “Per accontentare i cacciatori, solo pochi giorni fa, appena una settimana dopo una sentenza del Tar che chiudeva la caccia ai migratori in tutto il Veneto, la giunta ha approvato in tempi record una nuova delibera per riaprirla. Invece, per le richieste di divieto di caccia ha fatto attendere 8 mesi. Nel frattempo i cacciatori hanno continuato ad entrare in terreni dove la caccia era vietata per legge per l’intera stagione venatoria”.
L’invito del consigliere regionale dem è di presentare ricorso al più presto.
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Cosa succedere nella questione specifica non lo so; di per certo so che se l’Italia si allineasse ai calendari venatori europei stappo una magnum
L’Unione Europea, a seguito dell’interrogazione parlamentare al Commissario UE per l’Ambiente, Janusz Potocnik, ha aperto un inchiesta sulla caccia nella Regione Veneto rilevando alcune irregolarità rispetto alle direttive europee. Autore dell’interrogazione è l’eurodeputato di Idv, Andrea Zanoni, il quale nel documento denunciava una particolare situazione che metterebbe a rischio circa venti specie di uccelli.
Caccia Veneto, Tar annulla i 3 giorni di apertura in deroga: salvi gli uccelli migratori
La giunta il 18 gennaio aveva approvato una modifica al calendario venatorio che consentiva il 26, 29 e 31 gennaio di ‘prendere di mira’ volatili acquatici come il Germano reale
Ecco alcuni copiaincolla dove di parla di multe e deroghe.
Che poi le deroghe vengono bloccate è un altro paio di maniche, resta il fatto che la responsabilità ricade sul presidente di regione…credo.
Da profano ignorante vorrei solo, con garbo, farmi un’idea al difuori di tifoserie e voxpopuli
venetoeconomia.it
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La strana deroga della caccia Veneto: per sparare si può andare anche fuori …
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Caccia Veneto, Tar annulla i 3 giorni di apertura in deroga – Il Resto del Carlinogreenreport.it
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Caccia in Veneto: stop alla deroga per due giornate aggiuntive settimanali di …
Da profano ignorante ho trovato questi.
O no??
Con garbo che vorrei farmi una opinione quanto più possibile reale ed al di sopra della vox populi
Sig. Carlo faccia qualche esempio, perché io di deroghe in veneto nn sono a conoscenza: le specie in deroga sono anni che nn sono concesse, ma nn in veneto, in tutta Italia. Mi sembra, se nn sbaglio che la toscana quest’anno abbia concesso lo storno, ma è veramente uma mosca bianca. Il veneto è l’unica regione in Italia a nn aver legiferato sulla braccata al cinghiale ( forma di caccia discutibile, comunque ). La caccia di selezione in veneto è partita l’anno scorso, ma nn sinsa ancora come farla. Per la caccia tradizionale come ho detto in altro commento, abbiamo dei calendari venatori fatti coi piedi. Ci si discosta dal parere ispra senza una motivazione scritta e poi ( giustamente ) i calendari vengono impugnati e bloccati. Ripeto scrivere questi articoli nn è informazione, è solo riportare la voce di una parte senza contraddittorio
Signor Carlo,
la sua è un’ottima questione. La legge attualmente, nel regolamentare quali specie sono cacciabili, in quale periodo e con quale cadenza, rimette anche alle regioni il potere di deroga su questi regolamenti in casi particolari, nel rispetto di specifiche condizioni, volte a garantire che la caccia avvenga comunque entro limiti precisi e in presenza di adeguati controlli.
Detto ciò, se nelle procedure per attuare la deroga sono commesse irregolarità da parte del Consiglio Regionale o semplicemente se le motivazioni per la quale si richiede la deroga non vengono legittimate dagli organi di controllo, è giusto che tali deroghe vengano annullate.
Personalmente non sono veneto e quindi sono “ignorante” riguardo eventuali sanzioni applicate alla regione, però il concetto è che la regione, per legge, PUO’ attuare delle deroghe.
Sign. Natali, Le chiedo una cosa da profano e da, come Lei intende, ignorante.
Leggo spesso di deroghe in termini di caccia da parte del Veneto per le quali, tra l’altro, mi pare la Regione paghi delle multe.
Sbaglio pensare che queste responsabilità vadano iscritte al presidente della giunta regionale???
Ma come si fa a fare un articolo del genere? Pieno di errori commessi fra l’altro in malafede e di termini faziosi?
Come già fatto notare nei commenti, non è Zaia che di libero arbitrio impone ai cittadini di far entrare i cacciatori nei propri territori, ma c’è una legge italiana che indica quali sono i territori (e la loro estensione) in cui è possibile applicare l’attività venatoria.
Scrivere un articolo del genere è solo malainformazione, come quando si dice: “Quell’eterna indulgenza della giunta regionale del Veneto a favore dei cacciatori.”
Indulgenza? Zaia ha applicato la legge. Punto.
Oppure: “E’ stata un’attesa infinita, peraltro dopo una trafila burocratica che per questo tipo di pratiche non ha precedenti in tutta Italia.”
Attesa infinita che non ha precedenti? Ma quando mai! La trafila burocratica infinita è la prassi per qualsiasi cosa in Italia, anche la più semplice. Io per fare un accesso agli atti nel mio comune per visionare la cartella inerente la mia abitazione (ovvero chiedere all’impiegato comunale di andare semplicemente a prendere una cartella in archivio e appogiarmela sopra un tavolo) ho dovuto aspettare 3 mesi prima di avere una risposta e altre due settimane prima di aver fissato un appuntamento!
Questo è lo stato delle opposizioni in Italia, dire menzogne e usare termini forti con cui la popolazione (ignorante, nel senso vero del termine, ovvero che ignora i fatti) può facilmente simpatizzare.
Ma perché invece non viene fatta un’opposizione seria? Ad esempio proporre maggiori controlli in quei territori in cui, a detta dell’articolo, i cacciatori (ma poi tutti? i bracconieri? boh?) entrano in territori che sono salvaguardati per legge tutto l’anno dall’attività venatoria.
Questa sarebbe una battaglia utile per un’opposizione che cerca i consensi di chi è contro la caccia, non la battaglia contro i mulini a vento descritta nell’articolo.
Cara Grazia il mio tono querulo indica che è un articolo privo di fondamento giuridico. C’è una legge nazionale che indica quanta superficie di territorio si può sottrarre alla caccia. Siccome si è già al massimo è ovvio che se la gente si veda respinta la domanda di “fondo chiuso”. Quindi dire che Zaia aiuta la fantomatica lobby delle doppiette è una castroneria…tanto poi che i calendari venatori veneti sono mediamente fatti coi piedi e continuamente attaccabili, segno chrle alla giunta Zaia della caccia interessa gran poco…tolto il periodo pre elettorale
Il politico è paraculo per decreto legge…
Caro Marco, non soltanto non ho compreso il tuo tono querulo, ma neppure il contenuto del tuo commento.
Purtroppo non mi sorprende sapere che i cacciatori hanno vasti spazi d’azione, anche in ragione dei futuri abbattimenti.
Sembra una regione guidata dalle lobby.
Prima di scrivere le cose cercate di sapere come sono le leggi: la legge 157/92 dice che la superficie venabile non può essere inferiore al 55% del territorio agrosilvo pastorale. Anche se zaia volesse e tutti i proprietari terrieri domandassero il fondo chiuso, la maggior parte delle richieste verrebbero scartate, considerando che il terreno sottratto alla caccia è dato anche dai parchi, oasi, zone ripopolamento, ecc ecc