Alpi Apuane: il divieto più lungo

Sulle Alpi Apuane, il 21 giugno 2013 si verifica una scossa di magnitudo 5.2 che, con epicentro in Lunigiana tra Fivizzano e Casola, provoca, oltre alla paura della popolazione, qualche danno agli abitati e quattro contusi.
I giorni dopo vi è uno sciame sismico con altre scosse via via più deboli. Qualcuno segnala che dalla parete nord del Pizzo d’Uccello si è staccato qualche blocco di roccia.

Dal 4 luglio 2013 nel comune di Fivizzano (provincia di Massa-Carrara) è in vigore l’ordinanza n. 320 del Sindaco Paolo Grassi che vieta, in via cautelativa e fino alla verifica dei sentieri e arrampicate della zona Pizzo d’Uccello e dell’intero comprensorio Apuano/Valle di Vinca, la pratica dell’arrampicata e la fruizione dei sentieri presenti all’interno del territorio comunale e facenti parte del Parco Regionale delle Alpi Apuane.

Il versante sud del Pizzo d’Uccello

Il PIzzo d'Uccello dal M. Contrario , Alpi Apuane

L’ordinanza fa seguito a una relazione tecnica firmata dal geologo Paolo Cortopassi secondo la quale nella zona sono state identificate aree potenzialmente instabili. Per il sindaco dunque, accertato lo “stato di pericolo”, scatta l’interdizione per tutti “fatto salvo l’accesso… da parte di guide alpine professionistiche e/o equipollenti purché iscritte che per la natura della loro qualifica si assumono ogni grado di responsabilità”.

L’ordinanza dispone “altresì che le Guardie Parco dell’Ente Parco Regionale delle Alpi Apuane con sede in Massa, Via Simon Musico 8, esaminino tutti i percorsi escursionistici interdetti dalla presente ordinanza al fine di verificare l’agibilità degli stessi”.

Una breve indagine storica ci informa che la zona non è per nulla esente da fenomeni sismici: basterà ricordare il terremoto del 1920 con magnitudo stimata di 6.5 che provocò centinaia di morti fra Fivizzano, Barga e Castelnuovo Garfagnana. Risalendo alcuni secoli addietro si arriva al 1481 con il terremoto di Barga (Garfagnana), per il quale la magnitudo stimata è di 5.8.
E nel 1985 vi fu un’evacuazione prudenziale di molti abitati della zona a seguito di una scossa di magnitudo 4.6.

Per questi precedenti tutti i comuni di Garfagnana e Lunigiana dal punto di vista della zonazione sismica sono classificati nella zona “2”. Quindi niente di inaspettato.

In otto mesi dal luglio 2013 non si sono verificati altri fenomeni. Se anche qualche crollo ci fosse stato, ciò è comune a tutte le montagne, purtroppo.

Non siamo a conoscenza se le guardie del Parco Regionale abbiano o meno provveduto all’esame dei percorsi escursionistici o delle vie ferrate: di certo nulla di ufficiale è stato fatto sui percorsi alpinistici del Pizzo d’Uccello. Perché dunque questa staticità? Perché proibire a tempo indeterminato? E infine, perché proibire?

La parete nord del Pizzo d’Uccello

Paola .... e parete nord del Pizzo d'Uccello. 14-06.1998

A me risulta che detti percorsi siano frequentati con la stessa frequenza di prima, la gente se ne infischia delle ordinanze oppure ragionevolmente pensa che siano divieti inutili?

Con tutto il rispetto per la sollecitudine dimostrata a vietare, non certo seguita da altrettanto puntiglio nel controllo o in opere di sicurezza, non era meglio limitarsi a un consiglio generico di prestare attenzione, forse più attenzione del solito?
Non era meglio puntare finalmente sulla responsabilità del singolo, il quale deve essere debitamente informato dei pericoli ma deve anche poter decidere in autonomia e consapevolezza, per farlo crescere come cittadino e non come suddito?

Che cosa spinge un amministratore a dichiarare inagibile un percorso per un periodo si spera non infinito? Ci domandiamo se ha mai riflettuto questo amministratore sulla convinzione comune che là dove c’è un divieto c’è sicuramente un pericolo, quindi là dove non c’è alcun divieto significa che non v’è pericolo alcuno. Assecondare con i divieti questa convinzione significa essere davvero responsabili dei possibili errori e delle possibili disgrazie.
Oppure si vieta tutto e per sempre.

Ma ci sono anche altri vizi sostanziali in questa ordinanza, che non è certo la prima a presentarli. Una per tutte valga quella del Sindaco di Livigno (ord. n. 34 del 24 aprile 2012 – Prot. 8504 cat. II/1 fasc. 10, successivamente revocata con ord. n. 48 del 16 maggio 2012), ai sensi della quale «dalla data odierna e fino alla revoca della presente, all’interno del territorio comunale di Livigno (SO), è vietato lo sci fuori pista in ogni sua specialità, ad esclusione delle guide alpine italiane e straniere abilitate (art. 4 della Legge 2/1/1989, n 6 ”Ordinamento della professione della guida alpina” e degli artt. 20-26 ”Regolamento regionale 6/12/2004 n. 10” ) e delle persone accompagnate dalle stesse, sotto la responsabilità delle medesime guide alpine».
Pur senza voler approfondire, si può qui notare “ictu oculi” come il divieto della libertà di circolazione sul “fuori pista” sia qui da una parte generalizzato (non riferita cioè soltanto ad alcune zone circoscritte ad “alto rischio”) e privo di un termine certo (così che, in carenza di una tempestiva azione da parte del Sindaco, il divieto ben sarebbe potuto permanere anche quando le presunte condizioni di pericolo fossero materialmente venute meno), e dall’altra parte finisca per mettere in atto una discriminazione fra gli utenti “esperti” della montagna prevedendo una deroga al divieto esclusivamente per le guide alpine (e le persone da questi accompagnate) e non già per tutti i soggetti dotati di idonea (o analoga) preparazione tecnica (si pensi all’alpinista esperto e che, tuttavia, non abbia la qualifica di ‘guida’). Questa sarebbe la vittoria dei “pezzi di carta” sulla vera esperienza e sul buon senso.

Castello della Verrucola a Fivizzano (MS)

Fivizzano-Verrucola (2)

Postato il 23 febbraio 2014

Aggiornamento del 29 maggio 2015: il divieto di accesso è stato revocato con ordinanza del Comune di Fivizzano del 28 maggio 2015.

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Alpi Apuane: il divieto più lungo ultima modifica: 2014-02-23T06:32:59+01:00 da GognaBlog

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5 pensieri su “Alpi Apuane: il divieto più lungo”

  1. Aggiornamento del 29 maggio 2015. Il divieto di accesso è stato revocato con ordinanza del Comune di Fivizzano del 28 maggio 2015.

  2. Leggo solo oggi (18/08/14) l’articolo in oggetto e preme aggiungere alcune informazioni. Nel settembre 2013, come genio Civile di Massa Carrara, abbiamo percorso una sessantina di chilometri di sentieri nell’area del comune di Fivizzano per verificarne lo stato. Abbiamo segnalato solo alcuni tratti (sotto Cresta Garnerone e sopra Vinca), nei quali erano evidenti tracce recenti di rotolamenti e crolli di roccia, che potevano essere associati al recente terremoto. Per il resto dei sentieri (oltre il 90% di quelli percorsi), non abbiamo verificato tracce che ci potevano far collegare al terremoto del 21 giugno 2013. Abbiamo trasmesso il responso al comune di Fivizzano e al Parco delle Alpi Apuane e, per quanto sono a conoscenza, l’ordinanza è stata in parte ritirata. Maggiori informazioni potete trovare presso il Parco Alpi Apuane e il comune di Fivizzano. Saluti. Paolo Cortopassi

  3. Tempo addietro un rifugista me ne spiegò una: “Vede il ghiaione sotto a quella parete, lo sa che cosa è un ghiaione? No? E’ una montagna che viene giù un pezzo per volta!”
    Allora ci restai come un fesso, non mi ero ricordato l’indovinello sulla gallina: “Lo sa perchè la gallina attraversa la strada? No? Per andare dall’altra parte!”.

  4. E’ un po’ come la storia del divieto di scalata sulle pareti del Solco D’Equi perché gli scalatori disturbano l’aquila. Però quando si fanno saltare in aria interi speroni di monte, per farci carbonato di calcio, non ci si preoccupa dell’aquila. Magari ci avrà fatto anche il nido ma chi se ne frega. L’importante è arraffare, razziare, portare via il più possibile con minor costo possibile. Lasciando rifiuti da tutte le parti. Poi tanto per farsi belli davanti alla opinione pubblica si emette l’ordinanza di divieto di scalata e in questo modo il politico di turno anche se avalla la distruzione del territorio a suon di mine, appare protettore della natura.
    In fondo, degli scalatori chi se ne frega.

  5. Questa ordinanza di divieto è veramente un sopruso, un altro atto di violenza sui più deboli. Si vieta agli escursionisti e agli alpinisti, ma non si vieta l’accesso alle cave, anche se queste cave sono in zona sismica. Vedi quelle proprio sotto la parete nord del Pizzo. Eppure i cavatori sono potenzialmente molto più in pericolo. Uno per il tipo di lavoro che fanno, due perché sono in zona pericolosa per 8 ore al giorno per 6 giorni alla settimana quando non 7. Quindi molto più soggetti ai pericoli di frane che degli alpinisti/escursionisti. Ma a questi si vieta, ai cavatori NO!!
    Due pesi e due misure? Oppure bisogna riconoscere al Sig. Sindaco che ha molto più a cuore la salute degli alpinisti che di quella dei cavatori??
    Ora voglio vedere chi se la prende la responsabilità di fare decadere questa Ordinanza. Chi se la prende la responsabilità di affermare nero su bianco che il pericolo non c’è più.
    Questi politici sanno solo vietare quello che più gli fa comodo. Un vera VERGOGNA!! Una dimostrazione d’ignoranza e di mancanza di rispetto del cittadino.

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