Sulle recenti “opere forestali” nella zona del Resegone abbiamo pubblicato due post: Bravo Stefano Valsecchi! (21 luglio 2023) e Le faggete del Morterone tagliate “a tappeto” (28 luglio 2023). Mario Covini, sotto forma di lettera aperta al Sindaco di Morterone, propone altri interrogativi.
Ulteriori considerazioni sui tagli al Morterone
di Mario Covini
Egregio Sindaco,
non avendo ricevuto, per il momento, nessuna risposta alla mia precedente lettera inviatavi con PEC, mi sono recato diverse volte a Morterone per ulteriori sopralluoghi e per mettere meglio a fuoco alcune domande alle quali, visto il clamore mediatico, moltissime persone oltre a me aspettano risposte.
Dalle evidenze di detti sopralluoghi vorrei dapprima sgomberare il campo da due grosse, mi scusi il termine ma non me ne viene uno migliore, “balle” generatesi chissà come (forse inventate da qualcuno interessato ai tagli?) e circolate sulla stampa e che mi sento di dover confutare per corretta informazione.
Prima “balla”, la manutenzione
Girando diversi giorni per le faggete di Morterone mi sono imbattuto e ho fotografato quasi ovunque diverse centinaia di alberi pericolanti, caduti, grosse ramaglie a terra nella incuria più totale del bosco come da foto sottostanti:
E’ questa la “manutenzione” di cui parla la stampa? Si tagliano cioè i faggi sani e commerciabili e si lasciano quelli malati, caduti e marcescenti a terra? Non scherziamo: da ciò che chiunque può rilevare, a Morterone non si fa alcuna manutenzione del bosco, anzi direi che ciò che si vede è il contrario della manutenzione.
Seconda “balla”, il tagliafuoco
Non è una prestazione che si attribuisce bizzarramente a ciò che può far comodo, ma è una ben precisa pratica forestale che, siccome è parzialmente distruttiva, si attua laddove è stato valutato un rischio incendi (bisogna quindi dedurre che a Morterone avete valutato un rischio-incendi e che in Comune esiste quindi un piano globale di cui sarebbe bene fosse data visione), le cui caratteristiche devono essere:
• larghezza di 2-3 volte l’altezza media delle piante;
• percorso rettilineo o, se non possibile, con minime curve a largo raggio;
• orientamento del taglio tenendo conto della direzione media dei venti della zona;
• scrupolosa manutenzione mensile del terreno, tenuto indenne da sterpaglie e ricrescite per evitare l’annullamento dell’azione frangifuoco.
Riporto uno schizzo e foto di esempi di tagliafuoco, e poi una foto della strada di Morterone verso Forbesette.
Ora, siccome la strada realizzata non ha nessuna delle caratteristiche costruttive soprariportate, né manutentivi, perché fin dai tagli operati dal 2014 la/e aziende incaricate hanno tagliato, portato via i faggi e poi non si sono più viste (e le foto della “manutenzione” di cui al punto precedente lo dimostrano), a mio avviso, è disinformante parlare di tagliafuoco.
Sgombrato il campo da quanto sopra, restano alcune domande.
Domanda 1
Da evidenze e testimonianze raccolte, i tagli sono stati fatti da maggio 2023 ad oggi “a verde”, cioè con piante in fase vegetativa e nidi di uccelli in cova o in nascita/addestramento piccoli, con scoiattoli e ghiri con i piccoli nelle tane sugli alberi o, nel terreno sconquassato dalla ruspe e dai trasporti dei faggi abbattuti, con volpi e tassi coi piccoli, e anfibi quali tritoni, rane e salamandre in prossimità della sorgente. E’ mai possibile? Questi tagli si fanno a stagione morta! Il Comune ha autorizzato tagli a verde con sofferenza/morte di molta fauna?
Domanda 2
Le nuove ferite nella foresta del Resegone sono purtroppo ora ben visibili come nella foto.
Si vede benissimo ciò che spiegavo nella mia lettera precedente: le piogge dilavanti di questo clima tropicalizzato stanno già asportando l’humus accumulato in decenni e decenni laddove le chiome dei faggi non coprono più il terreno, invadendo i terreni di nuove crescite di arbusti e infestanti (a crescita rapidissima), sopprimendo le condizioni di crescita dei faggi (a lentissima ricrescita), soffocando la faggeta. Aumento di biodiversità? No! Un autentico caso di Granchi Blu del bosco. Ma mentre quello del mare è stato trasportato inavvertitamente dalle navi, questi granchi blu dei boschi ce li siamo voluti noi con questi tagli. Inoltre, col terreno argilloso sottostante l’humus, è probabile la diminuzione di stabilità di fronte a smottamenti peggiori.
Il Comune ha valutato i rischi di tropicalizzazione (già da me segnalati nel 2014 – vedi mail qui sotto), e ben evidenti oggi?
—–Messaggio originale—– Da: mario.covini@tin.it <mario.covini@tin.it> Inviato: domenica 28 settembre 2014 23:06 A: comunedimorterone@comune.morterone.lc.it Oggetto: Modalità di taglio faggete
Buongiorno, sono un appassionato studioso di funghi che viene spesso a Morterone per la bellezza unica del paesaggio e dei suoi boschi.
Sono rimasto molto colpito dal modo in cui è stato fatto il taglio delle faggete secolari, e vi voglio spiegare la mia preoccupazione…. (continua).
Domanda 3
Un bosco tenuto e tagliato bene (come facevano i nostri nonni ieri o in Trentino anche oggi) ha un valore economico, oltreché paesaggistico e turistico, che si può mantenere o far crescere nel tempo con tagli corretti. Viceversa, una foresta di cui si è rotto in questo modo l’equilibrio non sarà MAI PIÙ quella di prima: Il Comune e i proprietari dei faggeti sono informati della evidente (vedi foto sotto) perdita di valore futura?
Domanda 4
Il Comune si è cautelato nei contratti con chi fa i tagli e con chi li assevera con clausole di penali e risarcimenti nel caso di danni a future evoluzioni nefaste della foresta?
Come minimo dovrebbero essere obbligati ad estirpare annualmente eventuali crescite di vegetazioni anomale per consentire alla faggeta di ripristinare lo stato quo ante. A tutela di beni privati e pubblici, cioè di noi cittadini.
Domanda 5
Parlando in loco, ho sentito dire che questa strada verrà estesa per poter asportare altri faggi da tutta la zona. E’ vero? Una giunta Green vuole addirittura incrementare rispetto al passato un processo come questo, favorendolo con una strada?
Gradirei, quindi, anche a nome di tantissime persone che ho incontrato e ascoltato, risposte a questa seconda lettera, anche perché a tutti vien difficile pensare che al sindaco di un paese di 30 abitanti manchi il tempo per rispondere; e vorrei rassicurazioni che, se si sono commessi degli errori ora ed in passato, si rimedi con una dismissione immediata di questa strada e uno stop a queste modalità per il futuro.
Distinti saluti, Mario Covini
P.S. (per i giornali che volessero pubblicare)
A parte la fiera polemica scatenata dall’ottimo Stefano Valsecchi, che voglio personalmente ringraziare, ho letto in proposito prese di posizione della Comunità Montana Valsassina Valvarrone, del CAI… decisamente flebili, che mi fanno chiedere a codesti Enti: siete andati a vedere? Se volete mi presto volentieri ad accompagnarvi, così come chi avesse dei contributi da dare (associazioni naturalistiche, di montagna, animalistiche, legali che si occupino di ambiente) mi può contattare a mario.covini@tin.it.
Qualche giorno fa mi serviva un tagliere; sono andato in un grande negozio con reparto caslinghi, c’ erano taglieri di faggio, spessi vari centimetri, circa 5, te li facevano pagare sui 50 euro cadauno…mi son detto: cioè, ma da dove proviene questo legname pregiato, per fare taglieri poi? Ora lo so…Come tagliere, ne ho comprato uno di bambù.
I vari scempi ambientali che si susseguono in Lombardia, sono possibili anche grazie alla complicità, alla accondiscenza assoluta, del sistema mediatico, sempre totalmente asservito, capace solo di realizzare insulsi resoconti di “raduni” degli alpini et similia.
Mi chiedo come si possa realizzare quanto auspicato da Mancuso, quando ogni anno nel pianeta vengono eliminati 5 milioni di ettari di foresta per vari motivi, tra cui creare piantagioni da cui ricavare cibo per animali da macello. Alla fine si arriva sempre alla causa principale che è la sovrappopolazione del pianeta. Quindi l’umanità deve decidere cosa fare da grande, non puoi da una parte mettere e dall’altra togliere.
Per quanto riguarda l’Italia, eviterei di accostare questo esempio di cattiva gestione al problema della Co2. Anche perché, invece, bisognerebbe, in generale, operare nel senso opposto: la superficie boschiva infatti è in continuo aumento (+26% negli ultimi 30 anni), a discapito di aree di elevata biodiversità, soprattutto nelle aree montane, che stanno scomparendo a causa dell’abbandono e della mancanza di manutenzione delle aree prative. Ma questo è un altro problema.
19, tutto vero. Teniamo però a mente che non saremo noi a godere i benefici ci vogliono almeno 50 anni a che un albero faccia la dua funzione ecologica. Non solo, ci vogliono alberi di prima e seconda grandezza….esattamente quelli che si tolgono dalle strade per “pericolosità” per sostituirli con alberi da talea di frassini e carpini, destinati a morire per mancanza di acqua e degli indispensabili aiuti che le piante mature o morte danno ai giovani virgulti. 50 alberi di un anno non fanno nemmeno lontanamente quello che fa un singolo albero di 50 anni
18 beh, dipende dal bosco. In una pecceta pura con piante piantumate fitte nello stesso periodo impossibile cresca qualcosa con gli aghi e i tannini delle conifere. Bosco misto, disetaneo e con schianti lasciati al suolo si avrà un sottobosco ricco di specie e di quantità, passando prima per rovi e infestanti. In una faggeta piantumata per reddito o produzione solo erba e poche fioriture. In una faggeta dismessa col tempo erbe e funghi in quantità.
Il prof. Mancuso, botanico di fama mondiale, sostiene che per salvare l’ambiente del nostro pianeta occorrerebbe piantare su tutta la Terra 1000 miliardi di piante nei prossimi 10 anni (ovvero 100 miliardi all’anno) e che se si volesse (e qui sta il problema!) la cosa è fattibile. Naturalmente per questa cosa a Comune, Provincia, Regione e Governo Centrale l’interesse è al di sotto dello zero. E allora vanno ben gli allegri e per qualcuno, lucrosi tagli. All’ambiente ci penseranno altri. Grazie a Mario Corvini per la puntuale e circostanziata denuncia rimasta, purtroppo, senza alcuna risposta da parte degli enti interessati. Distruzione ambientale continua!
Vorrei fare una domanda al sig.covini come mai in molti boschi non cresce la vegetazione tra cui l’erba, invece in molti si , visto che mi sembra un esperto in materia??
Povera patria schiacciata dagli abusi del potere da gente che non sa cos’è il pudore siamo alle solite per il Dio Denaro si fa qualsiasi cosa Nel bene e nel male tanto nessuno Controlla
Uno scempio,per 4 soldi.Lo stesso sta succedendo da noi,in provincia di Biella,esattamente sopra Graglia,localita’ La Bossola.Stanno distruggendo delle bellissime faggete e pinete decennali, per non parlare della bellissima strada che portava attraversando il bosco verso la parte alta della montagna,completamente rovinata dal passaggio dei mezzi per il taglio!!!VERGOGNATEVI,SPERO CHE I SOLDI CHE STATE QUADAGNANDO IN QUESTO MODO,LI DOBBIATE USARE PER CURARVI,DA CIO’ CHE SPERO VI VENGA!!!IGNOBILE.
Complimenti al sig. Covini. Inutile sottolineare che mi accodo anche io alla grande preoccupazione espressa da molti. Vergogna, tutto per soldi. Bisogna diffondere la voce su testate giornalistiche.
Io,per installare fotovoltaici sul tetto di casa, sto lottando contro comuni, regione, paesaggistica ecc ecc , poi succede questo e nessuna istituzione si muove.
Cittadino indignato.
una domanda per i vecchi lecchesi, o i lecchesi vecchi. Sono un frequentatore della zona da relativamente pochi anni. Volevo chiedere, ma 40/50 anni fa, le montagne lecchesi erano ricoperte da boschi come oggi???? Nelle mie zone di origine dagli anni 70/80, da quando quasi nessuno teneva bestie e quindi sfalciava, hanno piantato abeti su tutti i prati attorno ai paesi cambiando il paesaggio della valle. Se prima tutto attorno c’erano praterie, adesso c’e’ un muro compatto di boschi.
D accordo con voi la morfologia della montagna si deve conoscere, non solo sulla carta ,si provocano dei danni irreversibili
sono perfettamente d’accordo con quanto detto a proposito del disastro ambientale che si sta perpetrando nel faggeto del Resegone. Seno avvilita e mi sento impotente di fronte alla tracotanza di pochi???
Che orrore…tutto in nome di quattro soldi…
Stessa cosa vicino a casa mia sul monte Crocione ,una delle cime del monte di Brianza.
Nel 2023 esistono ancora mostri, anzi è sempre peggio.
Un bosco meraviglioso ferito e sacrificato per quattro soldi.
“Il ministro dell’ambiente, ne è a conoscenza? “
Chi, il dottor Pichetto Fratin, laureato in Economia e Commercio, professore di ragioneria all’ITIS e ministro dell’Ambiente nel governo dei migliori?
…si credo proprio che sia perfettamente al corrente…
Il ministro dell’ambiente, ne è a conoscenza? COSA FA? E le OTTANTA ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE? E L’INDIFFERENZA DEBOLE DEL CAI ?
Fatti dall’unica impresa locale che ha trovato comodo tagliare in quella zona per l’accesso facilitato.
Sono un altro cittadino che abita sotto al Resegone, parlavo alcuni giorni orsono con un amico con casa a Morterone, tutti in ambito locale sanno dei danni fatti all’unica impresa locale, nel senso che è di Morterone, e che ha fatto il taglio.
Probabilmente sa che può fare quello che vuole con istituzioni pubbliche che non verificano lo stato dei lavori.
Mi chiedo dove sono Comune di Morterone, Comunità Montana, ente regionale foreste.
Ringrazio Covini che continua a documentare in modo esemplare quanto accaduto, suggerisco, se non già fatto, di inviare tutta la documentazione alle testate locali, sia cartacee che on line.
Se ne fregano….hanno la motosega facile…..a loro interessano gli EURO…..dicono che di piante ne hanno tanti… .terribile terribile.
Stesso lavoro sotto l alpe sacchi a sud del comune di Quarna. Uno scempio.. C era un muro di legna alto 6 mt largo 6mt lungo più di 100 mt
Non conosco la realtà della zona ma le foto mi sembrano decisamente eloquenti. Purtroppo è l’ andazzo dei tempi attuali. Ho 66 anni e quando io ero ragazzo i boschi erano un patrimonio per la comunità. Ora purtroppo le cose vanno diversamente
Sono un cittadino italiano qualunque che abita sotto il Resegone, che pratica moltissimo escursionismo e trekking (in tutta Europa), e che per ragioni qui inutili da riepilogare ha avuto a che fare con gli enti locali lecchesi. La mia solidarietà a Covini e Valsecchi è incondizionata e totale. Spero per loro, e per tutti noi amanti della natura, che una qualsivoglia forma di replica congrua e dignitosa giunga dai destinatari della missiva che ho letto. Non posso nutrire molto più che una speranza, perché l’esperienza diretta mi ha insegnato che non tutti ma parecchi enti locali lecchesi si contraddistinguono per tratti poco edificanti, che qui non esplicito, ma che mi danno la certezza di buttare nel cesso le mie tasse – quanto meno per la porzione che di esse va a loro. La prova del nove è semplice: dove succedono altre cose simili? Perché anche se adesso rispondono ormai la frittata è fatta.
“Rustica natura semper sequitur sua iura“.