Around the Matterhorn
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
Un imprenditore milanese, Alessandro Ledda, lancia il progetto di un itinerario che contorni per intero il Cervino “per ripercorrere le tracce dell’alpinismo dimenticato”: sci ai piedi.
L’Haute Route, percorso di scialpinismo sulla linea di confini geografici fra i massicci più alti d’Europa, è la via che da Chamonix porta a Zermatt (o viceversa): assai frequentato e ben conosciuto, solo nell’ultima (o prima) tappa sfiora il Cervino, la montagna simbolo dell’alpinismo.
Dice Ledda: “Il progetto Around the Matterhorn prende forma negli ultimi tre anni quando per pura passione ho potuto praticare analisi dei percorsi migliori e lunghe escursioni primaverili condivise con gli amici delle sez. CAI di Milano. Ogni qualvolta avevo la possibilità di organizzare gite sezionali proponevo i tracciati intorno al Cervino o sue varianti nelle più strette vicinanze. In breve tempo matura l’idea che il tracciato intorno alla montagna più amata d’Europa potesse divenire un percorso classico e conosciuto quanto, o più, della famosa Haute Route Chamonix-Zermatt. Ed è proprio su questo percorso, sulla Chamonix-Zermatt, che inizio a fare valutazioni concrete e paragoni idealmente vincenti per qualità del paesaggio, legami con la storia dell’alpinismo e, non da meno, ne colgo la possibilità di offrire una nuova opportunità per tutti nel massimo rispetto dell’ambiente alpino. Girare attorno alla Gran Becca è un’esperienza unica: si percorrono numerosi ghiacciai e, a seconda del tracciato, si valicano quattro o più colli, si possono vedere gli spigoli della piramide e le sue imponenti pareti, compresa la meno conosciuta parete ovest e il Naso di Zmutt”.
La SkiAlp Race Around the Matterhorn vuole dunque essere l’occasione per puntare i riflettori su un magnifico tracciato che porterà la massima attenzione mediatica sulle quattro facce del Cervino. Un percorso destinato a diventare tra i più battuti e più belli dell’arco alpino a beneficio delle comunità di Valtournenche, Cervinia, Ollomont, Zermatt e tutto il settore scialpinistico per la stagione invernale, ed escursionistico per quella estiva. Indubbio l’immediato beneficio che, direttamente o indirettamente ricaveranno i professionisti della montagna e le attività economiche dei territori circostanti.
Dopo quest’intuizione, Ledda però vede subito le grandi difficoltà per portare il percorso Around the Matterhorn alla notorietà della Chamonix-Zermatt. Quanto tempo, quante risorse economiche e quanta coordinazione e impegno professionale ci vorranno? Difficile rispondere. Da qui l’idea di creare un evento di portata internazionale che punti i riflettori sul tracciato. Una SkiAlp Race che per difficoltà, dislivello complessivo e sviluppo chilometrico si può certamente paragonare al Trofeo Mezzalama col vantaggio che la Ski Alp Race Around the Matterhorn ha come partenza lo stesso luogo dell’arrivo, Cervinia, un’indubbia facilitazione per gli organizzatori e per tutti gli operatori che a vario livello offriranno servizi.
Su questo punto Ledda prende pubblicamente un impegno: “Benché sia noto il valore di business legato a questo genere di attività agonistiche, la gara competitiva non sarà fine a se stessa e non avrà finalità lucrative, sarà invece l’occasione per mostrare, con tutta l’originalità possibile, un nuovo approccio a questo genere di manifestazioni. Per questo, anche se il piano di sicurezza ne deve prevedere l’uso, cercheremo di limitare al massimo il sorvolo di elicotteri per le fasi organizzative pre e post gara. È infatti mia intenzione escluderne a priori l’uso per le riprese video. La gara avrà anche un forte spirito educativo, storico e culturale: attraverso eventi tematici calendarizzati nell’arco dell’anno metteremo in evidenza il tracciato, relazioneremo punto per punto le criticità, i buoni comportamenti in alta montagna, l’importanza di avvalersi di guide alpine locali, la promozione dei rifugi dislocati lungo il tracciato e sue varianti, e tali eventi saranno soprattutto l’occasione per raccontare la storia dell’alpinismo legata alle Grandes Murailles e al Cervino”.
Descrizione del percorso e ipotesi di gara
Partenza da Breuil Cervinia 2050 m; salita al Colle Vofrede 3130 m; discesa al torrente Buthier in Valpelline 2100 m; salita al Col de la Division 3314 m; discesa/salita al Col de Valpelline 3163 m; discesa allo Schwarsee 2553 m; salita al Colle del Teodulo 3350 m; arrivo a Breuil Cervinia 2050 m. Un tracciato di altissimo livello, paragonabile alla Patrouille des glaciers o al Tour du Rutor.
Il tracciato, con i suoi cinque colli ad oltre 3100 m, presenta un dislivello positivo di 4450 metri e una lunghezza di circa 60 Km su percorso di alta montagna e prevede il superamento di difficoltà alpinistiche: per questo per la Ski Alp Race Around the Matterhorn è prevista attrezzatura classica di scialpinismo su ghiacciaio e gli atleti dovranno gareggiare a squadre composte da due elementi legati secondo regolamento nei tratti prestabiliti dalla commissione gara.
Partenza alle prime ore del giorno con diversificazione per le categorie miste e femminile. Ai controlli sarà presente un presidio medico che avrà facoltà di impedire la prosecuzione della gara agli atleti in evidenti e gravi sintomi di affaticamento o altri malori. Il 1° controllo di tempo massimo è previsto al rifugio Aosta è fissato in h. 3,30 (h. 4,00 per le squadre femminili e per le squadre miste) dalla partenza. Le squadre fuori tempo non potranno proseguire e dovranno obbligatoriamente fare rientro a Breuil Cervinia. Nel caso sia richiesto sarà possibile fruire dei servizio navetta disponibile all’inizio del lago di Place Mulin. Dal rifugio Aosta in poi la gara non avrà vie di fuga di facile attuazione, pertanto l’ente gara, in caso di necessità, attiverà le normali procedure di soccorso alpino.
Il «viaggio» dalla Valtournenche passerà sui confini con la conca di Cignana, poi dal colle di Vofrède andrà a quello di Bella Tza, che scende sul ghiacciaio omonimo nella Valpelline. Di lì gli scialpinisti punteranno verso le morene lungo il Buthier nella parte alta della Valpelline, verso il ghiacciaio di Tza de Tzan, quindi al rifugio Aosta. Si prosegue per ghiacciaio al colle della Division 3314 m, poi a quello di Valpelline, poco più di cento metri più in basso, quindi la discesa nella conca del Cervino sul versante svizzero, fino alla Schwarseehuette 2553 m, quindi dopo aver attraversato sotto alla parete nord si risale fino al colle del Teodulo per poi ridiscendere lungo le piste di Cervinia fino al traguardo. “Ma non è mia intenzione proporre una sfida agonistica esasperata” dice Ledda “Voglio lanciare un percorso competitivo, certo, ma che porti con sé la storia dell’alpinismo, del territorio. Che sappia coinvolgere, raccontare. Per questo penso ci debbano essere eventi. Poi voglio avere attenzione per l’ambiente e non usare l’elicottero per fare video ma solo per gli interventi di soccorso”.
Lucio Trucco, guida alpina, lo definisce un “percorso di grande impegno e di ambiente spettacolare”. Flavio Bich, presidente delle guide del Breuil, Flavio Bich, dice: “Certo, splendido. Fattibile, con molta attenzione al percorso e alle possibili varianti in caso di necessità, per motivi di sicurezza. Ci troveremo a fine stagione per affrontare con profondità l’argomento. Percorso e sicurezza spetterebbero a noi, non l’organizzazione complessiva della gara. Occorre tracciare con precisione”.
La gara «numero 0» sarà fra la fine di marzo e i primi di aprile 2019. “Questa è la nostra intenzione” spiega Ledda “Ho parlato, oltre che con le guide e con i Comuni, anche con il Club de ski. Voglio che ci siano le ricadute economiche sul territorio. Sono convinto che tutto ciò porterà benefici, oltre che essere una sicura promozione per l’area”. Un’occasione per far riemergere dalla dimenticanza catene di montagne che sfiorano i 4000 metri, come le Grandes e Petites Murailles. Questo è fra gli scopi di Alessandro Ledda: “Dare valore alla montagna facendola conoscere con il massimo rispetto dell’ambiente, sconfessando gli attuali progetti del Piccolo Cervino e del vallone delle Cime Bianche”.
Alcuni giudizi degli esperti
“Molto complesso” mette in guardia Adriano Favre, direttore del Soccorso alpino valdostano e organizzatore del trofeo Mezzalama di sci alpinismo: “la logistica fa drizzare i capelli su quel tracciato, come il Mezzalama se non ancora più delicata. Nulla può essere lasciato al caso”.
L’atleta del Centro sportivo Esercito Nadir Maguet, che ha partecipato a tutte le grandi classiche e vinto una Coppa del Mondo U23, dice: «Può funzionare, ma sarebbe meglio farla in due tappe. Poi c’è da calcolare che sono già tante le gare e credo che si faccia fatica a farla partire». La guida François Cazzanelli, atleta di scialpinismo e anche organizzatore, dice: “Ogni anno emergono problemi da risolvere per organizzazioni che lavorano su queste gare da 20 anni. Mi pare complicato organizzare questa in così poco tempo. Poi ci sono due punti critici, come il colle di Bella Tza e quello della Division, che affrontare a fine marzo è davvero problematico”.
Marco Camandona, guida e organizzatore del Tour du Rutor, fra i massimi esperti di sci alpinismo europei: “Se ne può parlare, certo. Però il calendario delle gare è già denso. Occorre trovare un equilibrio. E fine marzo non è un periodo che possa offrire sufficienti garanzie di sicurezza per un percorso del genere. Meglio a fine aprile”.
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Che disastro!
L’originalità di questa gara, i suoi presupposti e lo stile organizzativo intenzionalmente rispettoso dell’ambiente alpino sono stati descritti molto chiaramente. Ora, posso simpaticamente disquisire sull’eliminazione degli impianti di risalita, sull’eliski, sulle strade carrozzabili e su tutto ciò che possa facilitare la risalita in quota verso gli spazi alpini più ambiti, però le buone pratiche, almeno quelle, dovrebbero essere accolte con favore. Lo scialpinismo, la corsa, l’arrampicata sportiva e tutte le manifestazioni al seguito vi danno davvero fastidio? Siete seri?
Altrimenti fermiamo tutto! E già che ci siamo rivediamo anche lo statuto del CAI, siffatto potrebbe aumentare ancora in numero dei soci attivi/praticanti.
Codificare e valorizzare, sono due termini che andrebbero cancellati dal vocabolario.
Mi stanno sui coglioni!
Alla più parte piace ripercorrere itinerari codificati e facilmente identificabili. Girare attorno al Cervino a ad altre montagne a piedi o con gli sci si è sempre potuto, ma realizzare un circuito con tanto di nome e informazioni è più appagante e attraente se si è dei pesanti di spirito. Leggi, privi di: fantasia, senso estetico, curiosità e inventiva.
In montagna la leggerezza in tutti i sensi è indispensabile ma si vedono alpinisti ed escursionisti carichi di attrezzi inutili in nome di un consumismo che “pesa” perché è da portarsi nello zaino.
Poi chissà cosa ci sarà da valorizzare a Cervinia? Come si farà a preservare delle vallate invitando molte persone ad andarci?
In un ottica odierna, commercial-popolare, l’idea è ottima.
Da appassionato di montagna mi pare una stronzata.
Riprendo il commento di Carlo Crovella e colgo l’occasione per un mio pensiero… Se non ricordo male, anche negli anni ’30 l’organizzazione del Trofeo Mezzalama dovette scontrarsi con i “puristi” della montagna. L’organizzazione di allora superò le tesi dei più fermi oppositori sostenendo che la velocità in montagna fosse anch’essa garanzia di sicurezza da non sottovalutare. Una tesi che vale oggi come allora, e, con buona pace di chi pretende la montagna solo per se e pochi intimi, la pratica dello scialpinismo è ormai uno sport a tutti gli effetti ed il suo campo gara è indubbiamente in alta montagna, là dove c’è la neve anche in primavera e dove i tracciati sono molto lunghi e tecnici. Tanto vero che tra le varie critiche ho dovuto sentirmi dire che il circuito intorno al Cervino è noioso.
Ad ogni modo, il principio di questa iniziativa “Around the Matterhorn” è di più ampio respiro e non si concentra sull’utra trail estivo o sulla skialp primaverile destinate ad occupare il tracciato per 2 o 3 giorni l’anno, bensì, è una iniziativa tesa a valorizzare, far conoscere e preservare il territorio alpino a cui sono più affezionato.
Come dice Carlo Crovella, è bello percorre il tracciato intorno al Cervino da rifugio a rifugio in 2/3/4 giorni, in silenzio, e magari, da primo a battere traccia.
Immagino, di non dovermi pentire per il continuo sorvolo di elicotteri… è più verosimile che queso progetto arricchirà il futuro di qualche nuova mappa del tracciato, qualche relazione, qualche libro coinvolgente e magari l’organizzazione sopraffina delle Guide Alpine locali pronte ad accompagnare altri escursionisti più o meno abili. Forse, pura fantasia… ma questo sogno inizia a prendere vita poco distante da uno dei comprensori più commerciali delle Alpi, dove i progetti di “espansione industriale” raggiungono i massimi livelli immaginabili. Se mi è concesso pensarlo, decidere di istituire un Parco Alpino Protetto, o un percorso alpino per escursionisti/agonisti da gara, non fa molta differenza. In entrambe i casi si “vincola” il territorio ad un uno sostenibile. Chi la pensa diversamente dovrebbe essere più stimolato di me a trovare soluzioni per trasmettere l’amore per la montagna senza che arrivino prima gli amanti del business.
«Tot capita, tot sententiae»
Bellissima iniziativa. Speriamo si riesca a farla.
Montagna per gli appassionati, quelli veri.
Che gli appassionati siano pochi o molti, non possiamo però respingere nessuno. Eliminiamo invece le funivie con annessi e connessi (fantascienza…) e vedrete che la selezione sarà naturale, senza la necessità di prenotare il biglietto come sulla Via del Goûter.
Da egoista preferisco che siano pochi i frequentatori dei monti. Per il bene della gioventú spero invece che siano molti (e giovani).
Augh! Un saluto a tutti.
Giusto: montagna per pochi appassionati! La montagna del proselitismo e quindi affollata è(anche ma soprattutto) quella del CAI. Sigh.
Caro Carlo, tu non sei affatto un “talebano”.
Tu sei un “cavaliere della montagna”.
E se qualcuno osa accusarmi di retorica, a lui vada la mia pernacchia.
Io sono della “vecchia scuola” (di pensiero, ndr) e detesto le competizioni in montagna, speie di scialpinismo. Riesco al massimo a sopportare il Trofeo Mezzalama, per il suo valore storico (ma mi pare che sia stato ben inquinato, ora come ora).
Fare gare NON è “andare in montagna”, fare gare è un’altra cosa. Il problema è che lo spazio in montagna è lo stesso e la gente che ci va sempre di più e nei modi sempre più “strani”. Quindi: inquinamento, sia in senso diretto che metaforico.
Avrei già dei dubbi sulla validità del progetto “Intorno al Cervino” se si trattasse di un tragitto “organizzato” in sci, da rifugo a rifugio, frequentato da scialpinisti normali e non dalle tutine agonistiche.
Proprio su La Stampa di oggi (30/9/18) c’è un articolo sul Monte Bianco che si sta sbriciolando per colpa del riscaldamento globale, che a sua volta è conseguenza dell’inquinamento. Certo dell’inquinamento mondiale (emisioni di CO2, etc) e non solo quello prodotto dalle gare di scialpinismo. Ma intanto anche queste ultime danno il loro contributo negativo.
Quando si capirà che la montagna va lasciata in silenzio? Solo così tornerà a disposizione dei suoi veri innamorati, che non sono i “racer”, ma quelli che amano solcare pendii immacolati (magari mettendoci 5 gg a fare il Giro del Cervino).
Datemi pure del “talebano”, ma io mi batto per il ritorno alla montagna per pochi. O quanto meno alla montagna solo per gli appassionati (poichè sono pochi i “veri” appassionati di montagna, i due concetti tendono a coincidere).
Competizione, regolamento, numero di pettorale, giuria, elicotteri, spettatori, sponsor, pubblicità, rumore, classifica, Cervinia.
Spazzatura.