Le guide alpine a RisorgiMarche

Il 7 settembre 2019 uscivamo con questo post https://gognablog.sherpa-gate.com/risorgimarche/ allo scopo di informare su un evento in montagna di indubbia importanza prendendo in considerazione i diversi punti di vista, senza dare per scontati cioè i giudizi degli entusiasti ma neppure quelli dei detrattori. Riteniamo essenziale a questa manifestazione il contributo dato dalle guide alpine marchigiane: pertanto pubblichiamo integralmente il loro comunicato stampa del 10 settembre 2018.

Le guide alpine a RisorgiMarche
di Marco Vallesi (presidente del Collegio delle Guide Alpine e Accompagnatori di media montagna delle Marche)

Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(1)

Le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna delle Marche fanno il bilancio dell’edizione 2018 di RisorgiMarche, esprimendo piena soddisfazione per i risultati raggiunti dal punto di vista dei professionisti della montagna che hanno scelto, per la seconda volta, di mettersi a disposizione, in forma completamente gratuita, per l’ambiente, per le comunità e per la ricostruzione.

Una scelta di condivisione di un progetto, quello ideato da Neri Marcorè, nato come contributo per la ripartenza del territorio, una proposta bella e qualificata per far conoscere le risorse naturali dei luoghi e, allo stesso tempo, occasione per far comprendere l’importanza dell’accompagnamento in montagna, quale garanzia di una fruizione coinvolgente, in sicurezza, e compatibile con l’obiettivo della conservazione delle aree protette.

L’oceanica folla per Jovanotti a RisorgiMarche 2018

Gli itinerari escursionistici proposti nei diversi appuntamenti della manifestazione dalle Guide e dagli Accompagnatori di media montagna hanno riscosso notevole successo. Centinaia le persone che hanno partecipato e condiviso in vario modo parte del percorso con le “magliette arancioni”. Questo il colore con cui si poteva identificare una guida alpina o un accompagnatore di media montagna delle Marche, che per ogni appuntamento sono stati punti di riferimento essenziali, dislocate lungo tutto il percorso, oltre che per gli itinerari appositamente studiati, a disposizione per le varie evenienze, dando consigli, fornendo assistenza a chi era in difficoltà e, all’occorrenza, per soccorrere.

Questo implicava il patrocinio e questo hanno assicurato con grande responsabilità le guide e gli accompagnatori di media montagna: garantire con etica la riuscita della manifestazione, nello spirito del festival, per far conoscere un territorio montano di grande fascino e troppo poco noto, mettendo a servizio del popolo di RisorgiMarche la competenza e la conoscenza con cui svolgono quotidianamente la propria professione. Un sostegno logistico e organizzativo alla Direzione del festival e un apporto per la scelta dei luoghi nella convinzione che si possano coniugare ambiente e comunità anche nelle aree più delicate e sensibili.

Ogni sito, ogni sentiero d’accesso sono stati valutati sotto il profilo tecnico e condivisi con le amministrazioni locali. L’attenzione per l’ambiente non è stato mai un valore negoziabile, le guide e gli accompagnatori hanno assicurato sempre sostegno e vigilanza, nel rispetto dei vincoli formali verso gli enti gestori delle aree protette, ma anche e soprattutto, in assenza di obblighi formali, se non quelli del rispetto e della salvaguardia.

Foto di gruppo con Neri Marcoré tra le guide e gli accompagnatori

A sostegno della scelta fatta dai professionisti marchigiani, la presenza, in occasione del concerto del 31 luglio, anche del presidente delle Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane, Cesare Cesa Bianchi, che ha partecipato al festival portando in escursione un gruppo di bambini su un sentiero natura.

Costruire il cambiamento necessita di scelte coraggiose; la cultura, la conoscenza, il rispetto e la responsabilità sono gli strumenti di un modello che ha funzionato, al netto dei numeri, piccoli o grandi che siano stati, ogni persona che ha camminato per arrivare ad un concerto ha scelto consapevolmente se accettare le regole del gioco o meno. Grande plauso, in questo senso, al variegato popolo che si è unito al cammino, che ha condiviso i percorsi, talvolta faticosi, senza null’altro da richiedere se non la bellezza dei luoghi, la musica, lo stare insieme.

A chi specula, contesta e giudica, facendo finta di non sapere che questa terra ha bisogno di attenzioni tutti i giorni dell’anno, auguriamo un arrivederci in montagna, con o senza RisorgiMarche, purché nel rispetto delle regole scritte e non scritte, per la sopravvivenza delle comunità e per questa bella terra, segnata ma non arresa.

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Le guide alpine a RisorgiMarche ultima modifica: 2018-09-28T05:08:29+02:00 da GognaBlog

15 pensieri su “Le guide alpine a RisorgiMarche”

  1. Le guide alpine non sono onnipotenti e tra loro ci sono caratteri diversi e capacità ed esperienze diverse, come tra i muratori, i dentisti e gli architetti.
    Nessuna guida alpina si sente nel suo profondo come sostiene Panzeri, che sarà alpinista ma che di guide alpine ne sa come tutti quelli che non lo sono. Si evince da ciò che scrive.
    L’esperienza personale dipende dalla frequenza in ciò che si fa e sulla neve è dove se ne fa di più. La neve è mutevole e spesso imprevedibile e anticiparne i comportamenti è difficilissimo, quindi parlare di sicurezza sulla neve è molto labile e può cadere nel sibillino. Come sosteneva Alberto Paleari: delle valanghe io ho una fifa boia! Ed essendo stato mio istruttore l’ho sempre stimato anche per questo suo sapersi porre in decisa inferiorità nei confronti di un elemento imprevedibile come la neve. E di scialpinistiche mi sembra che ne abbia fatte non poche!

    Le guide alpine, pur notando chiaramente l’aumento dei praticanti che richiedono esperienze outdoor, hanno ben fermo nel loro compito istituzionale il tema della sicurezza, e questo non significa che sono in grado di annullare i rischi, ma sicuramente di limitarli grazie alla loro esperienza. Come accade in ogni campo. Tutto questo appare come un voler difendere il proprio orticello agli occhi di molti, specialmente di chi ultimamente sta cercando di inserirsi nel mondo outdoor. Ci sta pure a livello di pelle, ma ci sono leggi e situazioni (secondo me più importanti delle leggi stesse) che non si possono cambiare sull’onda dell’entusiasmo infuso da questo momento felice del “ritorno ai monti”. Il favorire la sovrapposizione di più campi d’azione da parte di chi pratica escursionismo, sci e alpinismo in aree naturali, non giova di certo a nessuno e può generare solo malcontenti e invidie.
    Sono tutti miei punti di vista personali, ma per avere un’offerta di qualità credo che chi accompagna e/o istruisce debba rimanere in numero limitato, anche perché le stagioni non sono tutte uguali e quando c’è da lavorare tutti si va d’accordo e quando il lavoro cala ci si scanna per chi lo debba fare: situazione tipica di molte realtà da cui penso le Marche non siano esenti. Tanto per restare nel tema del post.
    Tornando invece alle guide alpine, aggiungo che la formazione è bella spessa, onerosa sotto ogni punto di vista e sicuramente non alla portata di chiunque. Diventare guida alpina è tutt’altro che semplice e vedere che molto più facilmente (leggi SCORCIATOIE) si può fare altrettanto professionalmente parlando, mette tristezza e frustrazione in chi si è impegnato a lungo e a fondo per diventare professionista nel rispetto della legge, che piaccia o non piaccia.
    Un istruttore delle guide alpine è un docente a tutti gli effetti (checchè ne dica Panzeri-con cui sono d’accordo su tutto quando non parla di guide alpine- nei suoi deliri da bar, ma qui ora io non sono al bar), è specializzato in ciò che insegna e mentre lo fa ha una responsabilità enorme nel breve periodo, che non è cosa da poco. Mi baso su esperienze dirette e tangibili da chiunque. Un docente universitario di meccanica che spiega come si fanno i ponti ai suoi studenti, può averne uno di nome Morandi che poi realizza un ponte come quello di Genova che poi crolla uccidendo e seminando disperazione nella collettività. Le responsabilità poi sono moltissime e di genere diverso e quel docente ne avrà praticamente nessuna mentre quello che insegno all’allievo aspirante guida alpina che dopo pochi giorni si lega alla corda un ciccione squilibrato che vuole salire la Cima Grande di Lavaredo sono dirette e molto più immediate. E’ questo che i più non capiscono. Certo, devo essere sicuro che il ciccione ce la farà con il mio aiuto, sennò sarei un irresponsabile, ma quel giorno, vi assicuro, che la famosa pagnotta, da molti vista come oggetto di misfatto e insulto alla purezza della montagna (che penso non esista da almeno 40 anni), me la sono guadagnata alla grande e, come sostiene una mia amica che ogni tanto porto a scalare: voi guide vi fate pagare fin troppo poco!
    Ho divagato, ma per cercare di commentare molti degli ultimi commenti mi sono dovuto allargare e forse non tutto sarà chiaro.
    Ma una cosa chiara in me lo è: (e qui persino Panzeri sarà contento), la sicurezza assoluta non c’è mai e io lo scrivo, lo dico e lo penso sempre quando faccio il mio lavoro di guida e professionalità vuol dire farlo arrivare a chi ti si affida per essere sicuro, senza che quest’ultimo avverta insicurezza ma si renda conto di dove si trova e sia consapevole dei suoi limiti e di quelli della guida che sta pagando.

  2. Il commento lo faccio qui anche se è strettamente collegato all’intervista sui fatti del 29 aprile.

    Il curriculum della Guida parla chiaro, era un alpinista fortissimo ed esperto.

    Purtroppo nella vita capitano momenti in cui si stima male il rischio e ci si trova in mezzo alle difficoltà praticamente senza nemmeno rendersi conto; chi col senno di poi esprime giudizi è da biasimare sia esso Guida o Istruttore. Occorre trovarsi in mezzo ai casini  una volta sola per saperlo.

    La consuetudine, l’abitudine purtroppo sono elementi che determinano incidenti in ogni professione ed attività.

    La neve è terribilmente pericolosa e va affrontata con un bagaglio d’esperienza grandissimo; ed ancora non basta perché un accumulo, un rialzo di temperatura può cambiare completamente le cose. Pochi metri possono fare la differenza. Toni Gobbi è morto per uno smottamento di alcuni metri.

    Solo pensare che un corso, uno stage anche di qualche giorno possa insegnare a qualcuno qualcosa sul comportamento della neve è illusorio; occorre aver macinato ore e giorni, in ogni stagione e ogni situazione. Occorre conoscere il terreno e sapere cosa c’è sotto sul terreno. Occorre avere la “sensibilità”  che qualche volta, anche in presenza di condizioni belle ti dice” stai in pista”. Tantissime volte non basta nemmeno tutto questo.

    A mio modesto parere quando ci si muove da leader in inverno su terreno innevato, con persone inesperte, occorre avere margini personali di competenza  e complessivi ELEVATISSIMI ed ancora qualche volta non basta.

    Non si può pensare all’accompagnamento in termini commerciali; deve essere fatto con l’obbiettivo di condividere con altri questo grande piacere e poi solo in conseguenza a questo pensare che chi lo fa per professione deve viverci.

     

     

     

  3. Cominetti, grazie per il tuo invito, ma da 50 anni ho sempre guardato anche da altre parti e continuerò a farlo, solo che, mi spiace dirlo, ma siete sempre più invadenti e boriosi. Non tutti. ovviamente ci sono anche molti più o meno giovani molto bravi, umili e riservati, ma quelli incapaci e incompetenti sono diventati proprio infestanti e pericolosi, direi dei saprofiti… guardai un vostro filmato sulla sicurezza dove uno di voi mostrava/insegnava come fermarsi con la piccozza mentre si scivolava su un pendio di neve: puro incitamento al suicidio collettivo!
    Comunque tanto di cappello alle guide professioniste, ma non sono per nulla paragonabili a dei professori universitari e molte si atteggiano tali.

  4. parlare poi di essere detentori di sicurezza secondo me è ridicolo e denota parecchia incapacità e incompetenza.

    Ci metterei anche tanta ARROGANZA!

  5. Nessuno detiene la sicurezza.

    Ognuno è e deve essere libero di andare in montagna come vuole e con chi vuole.

    Le valanghe quando precipitano non fanno distinzione tra terreno escursionistico e/o alpinistico.

    Quando si è in tanti si devono stabilire, piaccia o no, delle regole.

    Arianna, dire che le GAE sollevino le sorti delle zone terremotate è puro sciacallaggio. Se sei convinta delle tue idee vai avanti per la tua strada ma non autoincensarti perché cadi nel ridicolo e nell’isteria.

    Panzeri, se guardi da altre parti a me non spiace. Grazie

    Pace e bene.

  6. Dico la mia e sfogo un po’ la mia delusione, ma lasciate pure perdere.
    Io sulla neve vado quando voglio e con chi voglio e non mi faccio pagare la giornata, al massimo se fanno cazzate li obbligo a pagarmi una birra e se proprio sono grosse cazzate anche un panino. Di solito devo assumermi la responsabilità di chiunque venga con me perché secondo la legge io sono sempre quello con più esperienza. Non mi piace dirmi esperto o altro perché questi sono quelli che di solito muoiono.
    Per me le guide stanno sbagliando, ma anche molti altri: l’andare in montagna è pericoloso, si muore facilmente e nessuno può arrogarsi una qualsiasi unicità nella capacità di andarci, parlare poi di essere detentori di sicurezza secondo me è ridicolo e denota parecchia incapacità e incompetenza.
    Però se la discussione è sul come dividersi la “pagnotta” allora lascio tutti litigare e continuo a guardare da altre parti.

  7. Leggo i vostri commenti qui e di altri altrove. Mi scappa da ridere. Ognuno tira l’acqua al suo mulino e le lobbies della montagna imperversano. Quasi quasi fondo un gruppo anch’io. Il gruppo di quelli che si sono rotti gli zebedei dei professionisti della montagna.

  8. La legge non dice che il terreno innevato è riservato alle Guide Alpine, infatti le archiviazioni delle denunce inutili al proposito si sprecano. L’ultima è di luglio 2018 ad opera della Procura di Bolzano e non lascia dubbi. Specificatamente nelle Marche le archiviazioni son 2, di cui una proprio su neve. Il parere dell’Avvocatura regionale dice poi in modo evidente che esclusive non ci sono e non ci possono essere. E che quindi anche in caso di neve occorre fare distinzione tra alpinismo ed escursionismo. La differenza non la fa il come ma il dove.
    Detto questo: le GAE fanno eccome formazione qualificata sulla neve. Sia nei corsi professionalizzanti che nei corsi di aggiornamento. E da ora in avanti come vera e propria specializzazione, come da regolamento depositato e accolto presso il Ministero di competenza. C’è anche una proposta avanzata alle Guide Alpine di fornire formazione, che pare caduta nel vuoto. Come sempre ciò che disturba il recinto protezionistico viene come minimo ignorato…
    No alle GAE ma il Collegio Guide Alpine aveva promesso agli AMM di poter accompagnare su neve da un giorno all’altro. Con uno schiocco di dita al solo cambio di legge (che non è passato, per l’ingordigia di volere con la stessa modifica mettere le mani su tutto il mercato dell’accompagnamento outdoor, come unici sovrani e padroni).
    Incoerenza e ottusità. Rigorosi verso gli altri, pur di bloccare i mercati. Indulgenti al proprio interno.
    Nel frattempo per fortuna i territorio terremotati sono aiutati per davvero dalle Guide Ambientali Escursionistiche, che nelle Marche portano a spasso quasi 10 volte tante le persone che vengono accompagnate da Guide Alpine e AMM.
    Con tutto l’indotto economico che questo rappresenta.
    Senza sottovalutare niente e soprattutto la sicurezza, ma davvero la pretesa di riservare a 4 (ripeto QUATTRO) Guide Alpine marchigiane l’interno mercato dell’accompagnamento su neve anche sugli altopiani più innocui ed escursionistici è come minimo non capire che il “grande blocco” non può essere risolto solo con i recinti. Ci sono un centinaio di GAE nelle Marche: si vuole dargli più formazione per avere maggiore sicurezza? Avanti. Massima disponibilità.
    Tutto sembra dire che invece si sta manifestando il solito attaccamento alle patacche, senza rendersi conto della realtà e delle conseguenze delle proprie azioni. E che dopo le manifestazioni di facciata, fatte anche per piantare bandierine, un Collegio sempre più autoreferenziale si aggrapperà ancor più rabbioso a pretese di esclusive antistoriche, riproponendo immotivatamente di dover essere il centro di tutto.
    Quando invece la realtà quotidiana racconta una marginalità e un’inadeguatezza che è sempre più sotto gli occhi di tutti.

  9. Dimenticavo, mi fa sorridere che Davide (se hai pure un cognome scrivilo qui che fai più bella figura) paragoni le guide alpine ai ministri della chiesa. Sono ateo dalla nascita perché educato così dalla mia famiglia e il paragone che fai con i preservativi, ecc. può solo lontanamente paragonarsi al rischio insito nelle attività in contesti naturali se ci rifacciamo alle malattie sessualmente trasmissibili. Grazie. Le guide alpine sono anche ai tuoi occhi gli unici che si rendono conto dei veri rischi e mettono così in guardia milioni di incoscienti che scambiano una forra per un impianto sportivo. Interventi come il tuo, e non solo, rafforzano nelle guide l’idea che una professione con tanta tradizione, cultura e livello tecnico appropriato, sia l’unico antidoto valido alla mercificazione a buon mercato della natura da parte di facilonerie prive di buon senso. Senso che le guide alpine, fortunatamente, hanno ancora.

  10. Davide, conosco bene Angelo Seneci e ne ho la massima stima. Lui fa il suo lavoro (pur essendo anche guida alpina) e io il mio, che é quello della guida a tempo pieno dal 1984. Ho fatto anche l’istruttore ai corsi per le guide per 12 anni e mi sembra di conoscere molto approfonditamente il mondo, oggi detto, dell’outdoor.

    Detto ciò, sarei disposto a rivedere molte delle posizioni prese dai miei colleghi, ma l’outdoor é anche pieno di rischi e per accompagnarci dentro la miriade di aspiranti avventurieri, che passano da una tastiera a una parete o un canyon credendo che qualche tutorial adrenalinico (per me pallosissimo) li abbia preparati a sufficienza, non é cosa facile scontrarsi con una realtá (la natura) che non propone sempre roselline.

    La preparazione che si richiede a un accompagnatore é immensa e sulla neve raggiunge il massimo della complicazione. La neve non é solo bianca e scintillante, la neve é come l’acqua ovvero é indomabile. Io ci vivo coi piedi sopra e dentro almeno 7 mesi l’anno e ogni giorno la neve mi insegna qualcosa di lei mentre mi fa capire che non mi si svelerà mai del tutto per quello che é. Capisci?

    Le ciaspe sono il mezzo meno sicuro per muovercisi sopra (infatti le guide alpine le odiano!) anche quando si passeggia nel bosco a pochi metri da un parcheggio, peró sono appetibili a milioni di incoscienti e ai loro potenziali accompagnatori. Questi ultimi devono avere una preparazione alta che di certo non si raggiunge con un corso AGAE e neppure con uno per AMM.

    Con tutti i limiti pratici che una formazione per guide alpine può presentare, rappresenta però la più completa e approfondita. Per questo le guide alpine difenderanno sempre l’accompagnamento sul terreno innevato, e se accadrà che politicamente e populisticamente  (come potrebbe essere diverso?) questo accompagnamento verrá concesso anche a chi ha una formazione nivologica sommaria, io uscirò da ogni Collegio e Albo professionale e convincerò tutti i miei colleghi a farlo sapendo che avrò un gran seguito. Perché per fare la,guida alpina occorre essere sicuri di sé!

    E per fare la guida alpina sulla neve bisogna avere rispetto e paura dei pendii immacolati su cui semmai esercitare costantemente le proprie diffidenza e esperienza. Ritengo di esserci spiegati. Ora c’è il sole e vado a scalare. Ciao

  11. Contribuisco con una bella intervista ad Angelo Seneci, come spunto di riflessione da un punto di vista “diverso” e autorevole, quale è un manager di valore riconosciuto a livello internazionale nel campo delle attività outdoor. Mi spiace Marcello, ma ultimamente le guide alpine sembrano dei ministri della chiesa che professano il valore della castità ad una società che consuma preservativi a tonnellate. https://www.planetmountain.com/it/notizie/eventi/gestione-del-rischio-e-attivita-outdoor-intervista-ad-angelo-seneci.html

  12. Sulla neve ci vanno le guide alpine e basta!

    La neve é un elemento assai complesso che rappresenta la più alta forma di rischio per chi si muove nella natura. Chi sostiene che una banale ciaspolata può essere guidata praticamente da chiunque denota grande ignoranza sul tema rendendo ancor più validi gli argomenti delle guide alpine e della legge (proprio lei “Cara” Arianna) che ne regola l’attività.

    Valorizzare (termine che detesto) i luoghi e dare opportunità di lavoro diretto e di indotto non deve prescindere mai dall’essere coscienti dei rischi che certe attività comportano.

    Le valanghe non badano  all’apostrofo e chi crede che certi territori ne siano esenti, si vede che non sa bene di cosa sta parlando.

  13. Brava Arianna!

    ( ma quell’apostrofo: ” un’importante volano” mia madre marchigiana non me lo perdonerebbe..)

    R

  14. L’iniziativa di per sé è lodevole. Ma allo stesso tempo il Collegio marchigiano ha fatto del danno ai territori terremotati cercando di frenare il mercato turistico e impedire ad altri legittimamente di lavorare, facendo polemiche inutili e sterili. Vedi il tentativo di blocco di tutto il mercato invernale, pretendendo che solo 4 (quattro!) Guide Alpine marchigiane potessero essere gli unici ad accompagnare su neve anche sugli altopiani più facili e innocui. Presentando denunce a vuoto, per le quali sarebbe ora che si applicasse il risarcimento per la pretestuosità palese, dato che le archiviazioni delle Procure riguardano precisamente accompagnamenti di Guide Ambientali Escursionistiche con le ciaspole e proprio nel territorio dei Sibillini.
    Parliamo nei fatti di cosa si fa a favore e cosa contro al turismo escursionistico, che sarebbe un’importante volano per il rilancio dell’economia dei territori colpiti dal terremoto. Tutti i giorni, tutto l’anno. Lo dico con il cuore, da marchigiana che ha assistito a grandi slanci di bella umanità ma anche a tanta ipocrisia.
    Un bel segnale sarebbe proprio quello di smetterla di fare i cazzoni. Passatemi il termine per una volta.

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