Assalto e code sulle montagne

Roberto Locatelli: ”Sì ai numeri chiusi e serve un cambio culturale: in quota come al museo per salvaguardare l’ambiente per le prossime generazioni”. E aggiunge: “Se l’esperienza diventa deludente, c’è una perdita di valore ma soprattutto si mette a rischio la salvaguardia di un luogo. E’ evidente che è più facile pensare a ‘limitazioni’ e ‘numeri chiusi’ negli spazi interni ma è urgente un cambiamento culturale e trattare l’ambiente come un vero e proprio museo”.

Assalto e code sulle montagne
di Luca Andreazza 
(pubblicato su ildolomiti.it il 30 aprile 2022)

Per entrare agli Uffizi si prenota senza problemi, così come per vedere la Gioconda a 5 metri di distanza si fa la coda: questa dinamica deve interessare anche la montagna“. A dirlo Roberto Locatelli, Ceo di Plus Communcation, azienda di Trento specializzata nella comunicazione, esperto del settore e un guru per quanto riguarda il marketing e l’elaborazione di marchi e strategie, soprattutto in ambito turistico. “E’ un lavoro generazionale e dobbiamo prendere coscienza che si deve giocare d’anticipo per salvaguardare e preservare l’ambiente: complicato ritornare indietro quando il danno è ormai presente“.

La questione è quale tipo di sviluppo territoriale si vuole per il territorio? Soprattutto in determinati periodi dell’anno le montagne vengono prese d’assalto: lunghe code e un fiume di escursionisti che frequentano le località in quota. Un acutizzarsi del fenomeno di overtourism, una sorta di eccesso di frequentatori che poi manda in crisi il sistema: rifugi in difficoltà, soccorsi attivati per imprudenza o impreparazione all’ambiente montano, sofferenza per il contesto naturale. Un impatto che diventa difficile da gestire e che pregiudica la qualità dell’esperienza.

Il tema – prosegue Locatelli – è quello di far capire che non è concetto di esclusione quanto far comprendere che è una necessità: un ragionamento per cui bisogna rinunciare a qualcosa per sviluppare le comunità e il territorio. Se l’esperienza diventa deludentec’è una perdita di valore ma soprattutto si mette a rischio la salvaguardia di un luogo che abbiamo solo in prestito e che abbiamo il dovere di preservare per le prossime generazioni. E’ evidente che è più facile pensare a ‘limitazioni’ e ‘numeri chiusi’ negli spazi interni ma è urgente un cambiamento culturale e trattare l’ambiente come un vero e proprio museo“.

In Trentino (fonte dati Ispat – comparto alberghiero e extralberghiero, escluso seconde case e alloggi privati) si è passati da 806.066 arrivi 6.130.825 presenze nel 1986 a 1.242.549 arrivi e 7.309.926 presenze nel 2000, poi 1.520.114 arrivi e 7.906.029 presenze nel 2010, per finire a 2.254.547 arrivi e 9.741.006 presenze nel 2019, una crescita abbastanza costante fino all’ultima estate prima di Covid e il conseguente calo (Qui articolo) con segnali di ripresa dal 2021 (Qui articolo). Insomma, c’è stato un trend a segno più: un risultato atteso e certamente importante che, però, ha evidenziato una sorta di impreparazione nel gestire flussi turistici di portata eccessiva. 

La montagna vive un nuovo periodo di grande interesse – dice il Ceo di Plus Communication – non è stata per molto tempo considerata e ora in questa epoca è ritornata di moda. Un atteggiamento del turista che non è dettato solo da Covid e dal senso di sicurezza nel trascorrere le vacanze o un momento di relax open air. Non è una consuetudine pensare alla gestione degli spazi aperti ma ormai è una necessità prendere coscienza nei confronti di un atteggiamento di questo tipo“.

Non si escludono divieti e restrizioni per le aree montane. A Braies si ritorna a gestire la mobilità dopo un week end di Pasqua caratterizzato dagli incidenti:14 persone, compreso un bambino di 4 mesi, in appena due giorni sono finite in acqua per un pugno di selfie e perché i turisti si sono avventurati sul ghiaccio in evidente disgelo. La superficie ha avuto un cedimento e la macchina dei soccorsi è dovuta intervenire con una complessa e rischiosa operazione di salvataggio.

Nel 2018, tra giugno e settembre, hanno visitato il lago di Braies 1.215.540 persone, con una media di 12.694 persone in agosto e una giornata picco di 17.874 il 16 agosto. Può essere sostenibile? E tanto si è lavorato anche in Trentino per cambiare la visione della montagna, per passare da un’idea di località forse più adatta agli anziani in fuga dalla canicola a zone di divertimento a portata di tutti. 

La tendenza – evidenzia Locatelli – è quella di riservare il difetto agli altri: ci si lamenta se una visita a Venezia è impossibile per l’eccessivo flusso di turisti oppure se una spiaggia è troppo frequentata ma serve un cambiamento culturale anche sulla montagna, che in questo momento non sfugge a questa dinamica del turismo ‘mordi e fuggi’, un numero di visitatori che rischia di mandare in crisi la sostenibilità dei luoghi“.

Un modello di turismo “mordi e fuggi” che impone riflessioni sull’organizzazione del comparto; un flusso che rischia di generare nei fatti guadagni limitati, mette sotto pressione i servizi e acuisce i problemi di sicurezza. Un’idea di sviluppo che deve tenere conto anche della forza della promozione e sulla comunicazione di quei luoghi che possono diventare un simbolo a uso e consumo dei social. Campagne marketinginfluencer e serie televisive giocano un ruolo sempre più importante sulla conoscibilità e sulla reputazione di una località.

La promozione può portare benefici ma le dinamiche sono molto delicate perché la sovra-esposizione può portare a risultati contrari rispetto a quelli desiderati“, aveva spiegato a Il Dolomiti Maurizio Rossiniamministratore delegato di Trentino Marketing. “Non proponiamo campagne specifiche, per esempio, sul Lagorai oppure sul lago di Tovel: paesaggi incantevoli che però rischiano di andare in difficoltà tanto sul profilo ambientale quanto sull’esperienza del turista in caso di un flusso eccessivo di persone“.

E si pensa di estendere il modello dei “numeri chiusi” ai sentieri e alle escursioni più gettonate, un modo anche per riequilibrare i flussi. Ma il blocco del traffico non era andato tanto bene sul Passo Sella.

Un eccesso di turismo compromette l’esperienza. Le regole possono essere modificate e ridefinite, mentre è più complicato intervenire quando la dinamica è già partita, difficilissimo poi rimediare a un danno già fatto dal punto di vista ambientale. E’ un cambiamento epocale e serve l’intervento di tutti. Non si può pretendere che le soluzioni arrivino solo dalla politica oppure dalle destinazioni e dalle Aziende per il turismo: serve una visione complessiva di un modello culturale diverso. Un approccio che deve essere di sistema dell’arco alpino: la condivisione è naturalmente importante, ma è fondamentale la chiarezza degli obiettivi e bisogna decidere, altrimenti le scelte vengono prese da altri“, conclude Locatelli.

Il commento della Redazione
Lodevole sottolineare che il numero chiuso non è da intendere come “esclusione per qualcuno” bensì come “necessità per tutti”: questo concetto potrebbe apparire ovvio ma raramente è stato scritto nella comunicazione. E, sempre commentando le parole di Locatelli, anche la successione di pensiero “esperienza deludente che porta alla perdita di valore (ovviamente non quello economico, NdR) che a sua volta porta a una maggior difficoltà di salvaguardia” è davvero azzeccata e centra appieno il problema culturale in cui ci stiamo dibattendo. Concordiamo pienamente anche con l’appello finale sull’approccio che “deve essere di sistema dell’arco alpino”.

Dispiace solo che queste riflessioni non siano più chiaramente indirizzate a operatori turistici, amministratori e politici, in definitiva i primi responsabili dell’attuale situazione. Dispiace pure che non sia fatta la debita differenza tra bene museale e ambiente naturale: trattare quest’ultimo come il primo si presta facilmente a ulteriore commercializzazione con le scuse più varie.

Aggiungiamo che il numero chiuso non deve essere considerato LA soluzione, come invece semplicisticamente si tende a fare. Va usato con molta cautela e oculatezza, solo dopo una precisa indagine sui dettagli delle limitazioni e sulle reali possibilità di far rispettare le ordinanze. Non escludendo, ad esempio, di evitare divieti tout court ma di considerare orari diversi e soggetti variegati, ovviamente spiegandone le motivazioni.

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Assalto e code sulle montagne ultima modifica: 2022-05-30T05:31:00+02:00 da GognaBlog

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174 pensieri su “Assalto e code sulle montagne”

  1. No non ci tengo a clonarmi. Mi preoccupo sinceramebnte per voi, che non comprendete come si sta evolvendo la realtà. Metaforicamente siete andati in gita senza la giaccavento, il berretto e i guanti. Ora il tempo sta cambiando rapidamente, è probabile che sarete costretti al bivacco forzato e siete in T-shirt e basta. Sopravviverete? La domanda dovreste porvela voi e invece vedo che, non solo non tornate a casa il più rapidamente possibile (per evitare se possibile il bivacco), ma addirittura persistete verso la vetta…

  2. @ A Carlo al 172. Carlo, non hai mai pensato alla clonazione, alla tua clonazione?

  3. Tranquilli, io mi sto preparando, da tempo.  Ho la dispensa piena, posso stare mesi senza uscire. Non so dire se sarà sufficiente per parare tutti i colpi dell’evoluzione. Staremo a vedere. Già in autunno potrebbero arrivare botte da orbi. Per tutti. E’ presumibile che la guerra continuerà ad oltranza, per cui il gas sarà arma di ricatto, il grano pure. Mettete in conto restrizioni elettriche e di riscaldamento. Si aggiungerà la siccità con restrizioni di acqua… La recessione economica è dietro l’angolo, potrebbe essere severissima. Dall’altra parte l’inflazione erode il potere di acquisto degli stipendi: doppio impoverimento. Ammesso che ci siano adeguati prodotti sugli scaffali dei supermercati, costeranno l’ira di Dio. La BCE con settembre interromperà il piano di acquisto di titoli pubblici. Non potremo più vivere a debito. Ergo si tirerà la cinghia.  Il covid è tutt’altro che debellato, anzi l’ultima variante è peggio delle precedenti e morde già in piena estate, figuriamoci all’abbassamento delle temperature. Cosa vi aspettate che deciderà questo Governo da settembre-ottobre in poi? §§Vi aspettate forse  che dirà “liberi tutti, io Governo mi affido alla vostra maturità nel saper gestire la vostra libertà”??? Se credete così siete degli illusi cronici. E stiamo parlando di questo governo, con il PD in maggioranza e il Ministro della Salute che è di LEU, cioè del più a sinistra dei partiti dell’attuale Parlamento… . Non di un Adolf-governo. Beatevi pure delle vostre illusioni, ma il risveglio potrebbe essere molto duro. Ricordatevi come la formica ha risposto alla cicala e che fine ha fatto quest’ultima…

  4. Crovella quello che mi rincuora, è che la natura, penserà anche a liberare il mondo da personaggi della tua risma.
    Stanne certo e preparati. Toccherà anche a te.

  5. “Correre dietro al feticcio della libertà e’ anacronistico. Roba da 50 anni fa, almeno (appunto anni ’70).”
    … … …
    Caro Alessandro, ti ringrazio e ti stimo per l’aria di libertà che si respira nel forum. Tuttavia ciò implica, tra le altre cose, di dover leggere farneticazioni di stampo totalitario come quella che ho riportato piú sopra (oltre a centinaia di altre che tutti noi purtroppo ben conosciamo ma piú non sopportiamo).
    Ma questo è il prezzo della democrazia e della libertà: perle ai porci.

  6. Non c’è bisogno di un Adolf umano. Infatti il vero Adolf è la Natura che impone la sua volontà, senza state a chiedere l’opinione degli umani. Chi, intelligentemente, l’ha gia’ capito (e forse proprio per questo a voi appare inquinato da “patologie cognitive”…) in realtà è un passo avanti: perché si sta già preparando e sarà più resistente alle future botte della Natura (pandemie, carestie, siccità, ecc ecc ecc). Chi non lo vuole capire, resterà al vento: darwinianamente parlando, ci penserà la Natura… Conseguenza politico-sociale di tale.fenomeno: gia’ oggi la maggioranza dei cittadini non chiede piu la libertà come prima esigenza,  ma sicurezza (in tutti sensi, anche economica), certezza del domani, serenità… Correre dietro al feticcio della libertà e’ anacronistico. Roba da 50 anni fa, almeno (appunto anni ’70). Fatelo pure, se vi piace, ma l’evoluzione ha già svoltato verso altre direzioni e la cosa sarà sempre più marcata. Infatti non è ancora finita la pandemia e c’è già siccità e rischio di carestia. Poi presumibile recessione nei prossimi mesi, cioè nuovo impoverimento. L’inflazione erode il potere d’acquisto degli stipendi, altro impoverimento. Forse ci dovremo accontentate di riuscire a mangiare una volta al giorno. E con tutto sto putiferio avete timore che la Spectre dei poteri forti vi ingabbi??? Non è quello il vero problema sul tavolo. La differenza che sarà decisiva è quella fra cicale (che corrono dietro ai feticci e non pensano al futuro) e formiche (che si preparano a vivere in un modo diverso da quello degli ultimi 70-80 anni).

  7. Direi che il commento 166 sintetizza a meraviglia come la pensiamo “noi”, cioè quello che Adolf Crovella chiama “voi”. C’è anche una canzone (eccezionalmente bella) Us and Them, firmata nel 1973 da un certo Roger Waters. Chissà se Adolf l’ha mai ascoltata?

  8. “Mi sono dilungato sul punto 2) …Ma questo risvolto non c’entra nulla con l’argomento dell’articolo … e anche solo il fatto di mescolare le due cose conferma che, in testa, avete un minestrone ingestibile.”
    3 interventi sulla libertà e le riforme costituzionali, di cui l’ultimo di 52 righe di per arrivare a constatare che dette riforme non c’entrano nulla con l’articolo e accusare “gli altri” di non avere le idee chiara…
     
    Sarebbe anche divertente se non fosse il sintomo di una patologia mentale/cognitiva!
     

  9. Crovella io tutti i giorni prego affinchè qualcuno riesca a fermare te e tutti quelli che hanno un pensiero simile al tuo.. il mondo che voi sognate per me sarà la fine; purtroppo ormai avete vinto voi.. il covid è il cavallo di troia che ha aperto tutte le porte.. le porte di un reame infernale che quelli come te invocano a gran voce.. mi rimane la speranza che qualcuno o qualcosa fermi la palla in corner e riesca a fermarvi.. spero anche di incontrarti mai di persona..

  10. “Avete un minestrone in testa che fa spavento.  […] in testa, avete un minestrone ingestibile. Se non fate chiarezza dentro la vostra testa, è impossibile che capiate la realtà.”
     
    Crovella über alles.

  11. Mantenete separate le due linee. Avete un minestrone in testa che fa spavento. Ho già detto che ci sono due linee che non canno mescolate.
     
    1) La realtà si impone sulla Costituzione. Siamo reduce da 3 inverni (e 2 Governi diversi) che hanno varato ripetute restrizioni alle libertà individuali a fronte di esigenze considerate prioritarie. In quel caso, esigenze sanitarie. Lo stesso potrebbe accadere in termini di salvaguardia dell’ambiente, concetto che oltretutto è stato inserito in Costituzione nei mesi scorsi. Pertanto non solo non si tratta di uno strappo alla Costituzione, ma si tratta addirittura dell’applicazione della Costituzione. La famosa frasetta “anche nell’interesse delle future generazioni” significa che i provvedimenti in tal senso possono anche avere una ratio preventiva. Cioè non si deve aspettare che l’ambiente sia oggettivamente degradato perché i provvedimenti restrittivi/coercitivi siano giustificati dalla Costituzione, ma essi possono anche intervenire in anticipo, laddove si tema il possibile (futuro) degrado dell’ambiente. (Ricordo che io propendo per meccanismi naturali di selezione degli accessi umani e solo come extrema ratio ipotizzo interventi coercitivi).
     
    2) Discorso completamente diverso (e del tutto estraneo all’argomento dell’articolo) è il progetto di modificare la Costituzione, per aggiornarla visto che è entrata in vigore nel 1948. Qui si tratta di una volontà umana di modificare le cose, non dell’applicazione pedestre (come nel caso 1) di necessità oggettive. La disponibilità dell’elettorato è completamente diversa da come credono alcuni di voi. E non vale solo per il mio quartiere, dove io svolgo l’attività promozionale in prima persona. Il progetto ha valenza nazionale e ci sono moltissime altre persone che sostengono l’attività promozionale in mille altre piazze italiane. I feedback sono molto simili da tutta Italia.
     
    Non è la “libertà” ciò che chiedono, oggi, i cittadini. O quanto meno non è la libertà incondizionata e idealizzata come la intendete voi. In ogni caso, la libertà non è al primo posto nell’elenco delle richieste: se viene citata (e spesso non è neppure citata) sta molto indietro. Al primo posto c’è la sicurezza o, meglio, le sicurezze (al plurale), cioè molti principi che hanno il comun denominatore della sicurezza, della tranquillità, della certezza e, last but not lesst, della programmazione di vita. La gente desidera: sicurezza in termini di ordine pubblico, ma anche e soprattutto lavoro, stabilizzazione, mutui “umani”, casa, possibilità di metter su famiglia, asili nido, scuole, trasporti, ospedali…. E poi c’è il tema “meno tasse e meno burocrazia”, che è il tasto dolente specie dei lavoratori autonomi, ma non solo. Proprio qualche settimana fa un commerciante mi ha detto “Che me ne faccio della libertà se poi le tasse mi stritolano e non ho neppure i soldi per una pizza?”. Questi sono i “bisogni” che chiede oggi la gente. Chi vuole andare incontro alle esigenze della popolazione, si deve orientare sui “desiderata” dei cittadini, non proiettare i proprio ideali sulla popolazione (è l’errore che commettono molti di voi). Voi (molti di voi) continuate a correr dietro a totem ormai privi di valore intrinseco, come Don Chisciotte correva dietro ai mulini a vento. Era ridicolo il personaggio… e siete altrettanto ridicoli voi: siete completamente slegati dalla realtà sociale del momento, non solo quella del mio quartiere, ma quella nazionale che va dal Brennero a Siracusa e da Torino a Gorizia.
     
    Mi sono dilungato sul punto 2) perché molti di voi continuano a non capire che le loro posizioni sono completamente slegate da ogni collegamento con la vita di oggi. Ma questo risvolto non c’entra nulla con l’argomento dell’articolo (eventuale numero chiudo in montagna, concetto che rientra nel punto 1)) e anche solo il fatto di mescolare le due cose conferma che, in testa, avete un minestrone ingestibile. Se non fate chiarezza dentro la vostra testa, è impossibile che capiate la realtà.

  12. L inizio della fine? Chissà, sarebbe fantastico. E mentre il buon Crovella sta a casa, io me la godo!

  13. Poiché la “congestione” non è generalizzata ma concentrata in alcuni luoghi, a marchio forte e costantemente rinforzato, la strada forse più efficace è quella di mettere in atto un insieme di azioni diverse: alcune possono essere restrittive e dissuasive (con ragionevolezza) e altre distributive, volte cioè a spalmare la domanda crescente su una gamma di possibilità diverse da promuovere, valorizzare, organizzare in modo adeguato, in particolare i trasporti. Quello che ho visto nel Levante nell’ultimo ponte è significativo. Gli stranieri sono tornati in massa e questo fa prevedere un’ “estate gloriosa” dopo le due stagioni del nostro scontento. Evviva. Ne abbiamo bisogno per tirarci su e iniziare a pagare un po’ di debiti, visto che la pacchia è finita e farsi prestare i soldi comincia a costare sempre di più. Provate a dire a tutti i “portatori di interesse” che vivono di turismo in montagna,al mare, sui laghi, nelle città d’arte…….che questo non va bene e che bisogna tornare a mangiare castagne e cipolle. Sconsiglio. I liguri ad esempio sono un popolo che a imparato (con fatica)  ad essere accogliente ma restano, di base, un popolo rude. Saluti e una buona estate.

  14. “Non è chiaro come possiate sapere voi, da distante oltretutto, quale sia la reazione delle persone alle quali vado a parlare io…  Mi sembrate un po’ tocchi.”
     
    Carlo, ora ti spiego un concetto filosofico: se tu vai dal tuo barbiere sabaudo a chiedergli se è disposto a prenderlo in quel posto magno cum gaudio, io posso presumere la reazione anche senza che tu me ne informi…
    Capito mi hai? 🤔🤔🤔
     
    P.S. Scusa la volgarità, forse necessaria affinché tu capisca al meglio.
    P.P.S. Alessandro, scusa la volgarità, ma quando ci vuole ci vuole… 😉😉😉

  15. Mescolate due cose parallele ma autonome e indipendenti.
     
    1) La realtà chiede un nuovo paradigma. La Costituzione è vecchia, la realtà l’ha superata e impone un’altra scala di priorità. Gli ultimissimi anni hanno dimostrato che sono state assunte misure di restrizioni individuali a fronte di situazioni di emergenza (per cui la realtà si impone sulla Costituzione). Non sottovalutate le prossime necessità connesse al Covid d’inverno: anche in queste settimane, che sono le meno problematiche per il Covid, si registrano 20-40 vittime al giorno. A fine settembre-ottobre in un attimo si potrebbe tornare in stato di emergenza con nuove restrizioni dalla libertà individuali (mascherine, SCP, vaccini, i no vax a casa senza stipendio ecc ecc) in barba alla’attuale Costituzione. Lo stesso, con altra scala temporale, potrebbe accadere nel contingentamento per la tutela dell’ambiente.
     
    2) Per quanto riguarda l’altro discorso, quello più generale sul rinnovo della Costituzione, vi ho già detto che non avete idea di quanta presa fa sul pubblico. La gente è stufa di uno Stato disorganizzato, sprecone e inefficiente. Se il prezzo da pagare è quello di alcune limitazioni alla più completa libertà individuale, in genere la reazione è positiva. Quanto meno non c’e’ preclusione aprioristica. La cosa interessa. Non è chiaro come possiate sapere voi, da distante oltretutto, quale sia la reazione delle persone alle quali vado a parlare io… Mi sembrate un po’ tocchi, ma ve lo già detto più volte. Invece di strillare “scandalizzati”, preoccupatevi di capire la realtà, cosa che invece vi sfugge completamente. 

  16. Matteo. Condivido al 100%. Per quello, come tu ben sai, il filosofo un po’ utopista di Treviri sognava un popolo affrancato dalla schiavitu’ del bisogno che solo così avrebbe potuto godere della piena libertà, individuale e collettiva. Purtroppo abbiamo visto come è finita. Almeno per ora 🥲 

  17. “Mai dimenticare che per gran parte delle persone la libertà individuale, compresa quella di andarsene per i monti, non è una priorità quando sono strette dal bisogno”
     
    Dunque io sono un povero ingegnere e non un  onnisciente tuttologo sabaudo, ma a me pare di poter affermare che la libertà individuale sia l’unico, vero fondamento possibile e che la storia dell’evoluzione delle società sia facilmente seguibile come l’affermazione della libertà individuabile e il suo ampliamento a strati sempre più ampi . Questa di sicuro dalla Magna Charta ad oggi, ma in fondo dal codice di Hammurabi.
     
    Quindi che ci siano persone per cui la libertà individuale non è una priorità di fronte al bisogno è al massimo una constatazione dell’imperfezione della società o è un giudizio sulle manchevolezze del carattere umano (Esaù e le lenticchie, per intenderci…che potrebbe ben essere ognuno di noi di fronte alla scelta “sii schiavo o muori”), ma non mette certo in questione la necessità del diritto alla libertà.
     
    Predicare la necessità di limitare il diritto alla libertà è invece cosa ben differente, perché è ben differente limitare il diritto oppure chiedere ben precise limitazioni di alcuni aspetti del vivere a fronte di contingenze particolari e con fini dichiarati e verificabili.

  18. Bertoncelli. Il pueblo è molto più saggio di quanto a volte pensino le elite (con le dovute eccezioni purtroppo come abbiamo visto anche nel secolo scorso) Senza aver letto il Marcuse della nosta gioventù (Eros & Civiltà) sa distinguere le limitazioni e le rinunce necessarie per vivere in società da quelle “addizionali”, spesso dovute più a proiezioni di bisogni di controllo delle classi dirigenti che a necessità oggettive. La grande discussione, che abbiamo avuto anche nei due anni passati, è proprio dove si colloca la barriera tra le due forme di rinuncia. Il tema si ripete sempre uguale anche qui parlando di ambiente montano. 

  19. Carlo, accetta questo consiglio, a tuo beneficio.
     
    Se mai andrai in giro per Torino a esporre il vostro programma elettorale a barbieri e ortolani, non accennare al fatto che miri all’eliminazione dei diritti civili (o, quanto meno, a una loro drastica riduzione).
    Non credo che apprezzerebbero.

  20. La conclusione di Pasini è il perno centrale del discorso. Le priorità della sopravvivenza sono altre rispetto al piccolo gioco di ciascuno.
     
    Ho già spiegato che vi arroccate su posizioni ideologiche non più sostenibili, in quanto non più attuali (già oggi, figuriamoci domani). La realtà sta cambiando alla velocità della luce e non ve ne rendete neppure conto.
    Molti di voi (quasi tutti) danno l’impressione di non accorgersi minimamente di tutto ciò che capita intorno. Non ve lo spiegherò più, tanto è tempo perso: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma alla fin fine non mi interessa neppure che capiate o meno.
     
    Infatti ci penserà la realtà a spazzarvi via, sarà un’alluvione (metaforica, ma forse neppure…) dove solo chi si è aggiornato mentalmente riuscirà a galleggiare, bene o male. Chi resta ancorato a parametri vecchi come il cucco (anche se cronologicamente solo di pochi decenni fa) non avrà proprio gli strumenti mentali per vivere nella quotidianità futura. Lo dico senza volontà offensiva: siete addirittura patetici a invitarmi a “riflettere”, quando dimostrate a ogni riga che non capite niente di ciò che vi circonda già oggi, figuriamoci domani o dopodomani… Ci penserà la realtà a farvelo capire: le nasate saranno molto severe, solo quando le percepirete ve ne renderete conto

  21. Bertoncelli & Matteo. Mai dimenticare che per gran parte delle persone la libertà individuale, compresa quella di andarsene per i monti, non è una priorità quando sono strette dal bisogno, fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e hanno paura del futuro. Il bisogno, come la malattia, puoi uccidere la dignità. Non sempre, ma può. I miei nonni che vivevano in montagna avevano altre priorità e si battevano soprattutto per altri diritti, anche se, come socialisti, amavano la libertà. Non è forse il fatto di aver dimenticato queste verità triviali della vita del popolo che viene rimproverato alla sinistra attuale? L’alternativa di fare l’hippy (versione nobile e sofisticata del barbone) è prerogativa, come in passato, di una minoranza, che poi, nella maggior parte dei casi, cade sempre in piedi per retroterra familiare/sociale/relazionale. Almeno così è capitato a me di vedere, a parte chi si è perso per strada “andando oltre la collina”. Quindi: occhio alle priorità nelle battaglie perché si rischia di apparire come una minoranza di privilegiati e snob che si occupa solo di tutelare i propri spazi di gioco.

  22. Quello che mi domando è come mai il petrolio alla fonte è assolutamente stabile ma il prezzo alla pompa cresce in ‘sto modo?

  23. I poveri soffrono e tacciono. Poi, quando sono alla fame, forse esplodono. 
    … … …
    Secondo l’ISTAT il loro numero sta aumentando.
    Non riteniamo affidabili i criteri di rilevamento? Potrebbe anche essere cosí. Però consideriamo che le statistiche, oltre ai numeri assoluti, forniscono le loro variazioni. Dato che i criteri rimangono i medesimi tra una rilevazione e la successiva, un’eventuale scarsa affidabilità non dovrebbe ripercuotersi troppo sulle mere variazioni.
     
    In ogni caso, ricordatevi quanto segue: negli anni Settanta e Ottanta un solo stipendio bastava quasi sempre per mantenere una famiglia; ora ne occorrono molto spesso due.
    Ognuno si domandi: perché? 
     
     
     

  24. PS. Ieri sera tornando a Milano dalla Liguria ho speso 9.10 € per una minerale e un toast in Autogrill ed era pieno di gente.  Col caffè sarebbero stati più di 10 €. Una famiglia “normale” avrebbe speso 40 euro. Non è che sto diventando ligure, ma a volte mi pongo delle domande sui reali redditi degli italiani e sui comportamenti collettivi.

  25. Mentre si discute di contingentamento versus libertà la benzina va a 2 €.,se cadesse il taglio delle accise in scadenza avremmo raggiunto il record storico di 46 anni fa (ricordate le domeniche a piedi?) È vero che nelle banche gli italiani hanno un sacco di soldi (non tutti e non egualmente) ma immagino sappiate cosa costa un andata e ritorno in giornata da Milano a Courmayeur o in Val Pusteria autostrada inclusa. Vedremo quest’estate. 

  26. Carlo, esprimo il mio pensiero servendomi dell’esempio che segue.
     
    La libertà di parola è riconosciuta dalla Costituzione (art. 21). Se domattina il “governo dei migliori” pretendesse di limitarla a suo piacimento, non potrebbe farlo. Le ragioni sono:
    1) La libertà di parola rientra nei diritti fondamentali ovvero quelli su cui perfino Draghi non può mettere becco.
    2) Se si tentasse di eliminare o anche solo ridurre la libertà di parola, scoppierebbe la rivoluzione (almeno spero).
    … … …
    Tuttavia è vero che a volte la storia del mondo si muove, quasi ne provasse sadico piacere, contro il bene dell’umanità. A titolo di esempio, rifletti su quanto accadde negli anni Trenta in una grande nazione europea che pur aveva dato i natali a Goethe e a Kant.
     
    Ecco, in questo caso le tue speranze si avvererebbero.

  27. 144 evidentemente non sei genitore, quindi non puoi capire. Un genitore, responsabile e emotivamente coinvolto, si toglie il pane di bocca per i figli. non lo fa perché se lo impone: lo fa perché lo “sente”. Vale anche in termini sociologici fra generazioni successive. In ogni caso è ormai principio inserito in Costituzione.  Lo stesso verso la montagna e, per estensione, verso l’ambiente nella sua totalità: se amiamo davvero la montagna dobbiamo esser disposti a fare delle rinunce per lei. Altrimenti siamo intrisi solo di egoistica ricerca del piacere personale: è inutile che facciamo affermazioni di “passione sconfinata, atmosfere irrinunciabili, vero coinvolgimento”, ecc ecc ecc. Per non parlare anche del risvolto pragmatico di spicciolo tornaconto: se la montagna va in ulteriore sofferenza, è possibile che sia contingentato l’accesso umano, come ho argomentato, e la cosa riguarderà tutti, nessuno escluso. Quindi anche te. Un atteggiamento maturo torna utile anche a chi non “sente” i principi etici sopraindicati.

  28. 1) Spesso parto da casa in biciletta o in treno/bus. 2) I principi costituzionali stanno cambiando, anzi sono “già” cambiati (febbraio 2022), ve ne ho data la dimostrazione: più tardi lo accetterete e più in fondo alla fila vi troverete.

  29. Crovella, solo quando farai gite partendo da casa in bici o a piedi e senza l’ausilio del ‘mezzo’ facilitatore per eccellenza (l’automobile) i tuoi discorsi potrebbero avere senso. Ora sono solo parole (tante) al vento.
    Quando arrivi al parcheggio con la tua auto rombante sei solo uno dei tanti cittadini andati a divertirsi in montagna.
    Si Crovella, nel parcheggio, tu ed il super chiappone con il suv siete uguali!
    Dunque ti consiglio di trasferirti in qualche valle occitana e vendi la macchina, solo così mostrerai un filo di coerenza.

  30. Ciascun uomo possiede un proprio bagaglio di princípi etici, che ne governano la vita.
    Per esempio, a certuni la montagna importa piú dell’umanità presente. Per altri la libertà non è il riferimento principale dell’esistenza; ancor peggio, alcuni ritengono che la libertà sia un concetto obsoleto. Altri ancora non sono mai stati interessati agli esseri umani, men che meno ai loro diritti fondamentali.
    … … …
    A qualcuno fischiano le orecchie?

  31. L’orientamento generale, addirittura a livello costituzionale, è in direzione opposta alla tua. Nuotare controcorrente si può, ma certamente è più faticoso e aumentano le probabilità di essere travolti. Il trend è da un’altra parte ed è giusto che sia dov’è. La montagna e le generazioni future sono entrambe più importanti di noi “attuali”

  32. 141. Non sono d accordo. Personalmente sono molto rispettoso dell’ambiente e più volte l ho difeso, anche esponendomi pesantemente in prima persona, ma è anacronistico pensare di tornare indietro. E basta con questa cosa delle generazioni future, di certo non sto a casa per essi. Fatti loro, si aggiusteranno e prenderanno ciò che rimarrà. Ripeto, siamo destinati a scomparire, tanto vale godersela. 

  33. @140 Affermazioni del genere sono esempio dell’alpinismo consumista che è ormai storicamente morto e sepolto e che va combattuto con ogni mezzo perché produce solo danno alle montagne. L’alternativa è l’alpinismo consapevole e maturo, sia su un piano ideologico e di intelligenza etica sia sul piano meramente operativo. Con l’ambiente così tanto deteriorato, una gita risparmiata oggi è una gita in più per il domani, sia il domani nostro sia, soprattutto, dei nostri figli e dei figli dei figli (intesi non tanto in senso anagrafico diretto, ma come nuove generazioni). Chi è saggio e maturo pensa all’interesse delle nuove generazioni, come indica già la Costituzione.  Chi se ne frega, accelera la rovina della montagna. Non venga allora a farsi bello dicendo che “ama” andar in montagna. Esser un vero alpinista non è saper fare il 9z o il Pilone Centrale con le mani in tasca. Un vero alpinista è un uomo maturo, saggio, ponderato che “sa” amministrare le sue passioni.

  34. Tanto siamo destinati a estinguerci, e tutto avrà una fine. Tanto vale godercela fino a che si può. E non ci saranno multe che mi potranno fermare.

  35. Ricordo ai sostenitori a spada tratta della Costituzione che una recente modifica costituzionale (febbraio 2022)  ha introdotto, fra i principi fondamentali della Carta, “la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità, anche nell’interesse delle prossime generazioni”. Pertanto il principio è già in Costituzione: se la situazione oggettiva peggiora ulteriormente, è un attimo snteporrr questo principio rispetto alle libertà individuali…
     
    Precisato ciò, che non va però dimenticato, è ovvio che i meccanismi naturali sono infinitamente preferibili rispetto alle coercizioni. Tuttavia la persuasione, che resta anche per me la variabile prioritaria, produce risultati solo se le persone sono disponibili a… farsi persuadere.
     
    Se la reazione della maggioranza dei cosiddetti “appassionati di montagna” persiste nella rigidità e nella riottosita’ espresse da voi, prima o poi potremmo trovarci in una situazione dove saranno inevitabili i contingentamenti. Sono il primo a non desiderare i “numeri chiusi”, ma ho provato a descrivere un possibile quadro coercitivo per spiegare quanto sia semplice, oggi, realizzarlo. Basta un server in una cantina, non ci vogliono né migliaia di forestali, né cani da guardia, né altri investimenti particolari. La tecnologia consente applicazioni che 10-15 anni fa erano impensabili.
     
    Ognuno tragga le sue considerazioni. Io seguo un approccio alla montagna di tipo “lieve” (cioè cerco di lasciare un’impronta leggera a carico della montagna) perché ci credo e non per timore. Ma altri potrebbero convertirsi per evitare restrizioni più severe, come quelle descritte. Alla fine ciò che conta è che l’ambiente stia meglio o, almeno, che non peggiori alla velocità degli ultimi decenni.

  36. 135. Non ho mai sentito tante cazzate in un colpo solo. Roba da cabaret o, meglio, da abrogazione della Legge Basaglia.

  37. Non sono mai stato interessato agli esseri umanai, specie in quel risvolto che si riassume nella dicitura “i diritti”. Lo applico anche alla mia persona: mi avete mai sentito piagnucolare rivendicando i “miei diritti”? Vale per l’intero panorama dell’esistenza e, di conseguenza, anche per l’andar in montagna.
     
    Da quando si è consolidata davanti a tutti la constatazione che l’ambiente è in sofferenza (saranno circa 10-15 anni fa), ho deciso di schierarmi “senza se e senza ma” a favore dell’ambiente. Gli esseri umano devono accettare di fare delle rinunce in nome della difesa dell’ambiente. Questa posizione cozza con la Costituzione? Beh, un motivo in più per cambiare la Costituzione. Siamo chiamati ad una rivoluzione copernicana: i diritti dell’ambiente devono avere priorità rispetto ai diritti dei singoli individui.
     
    La mia posizione ideologica vale per tutto l’ambiente (mare, fiumi, laghi….), quindi non solo per la montagna, ma qui restringiamo il focus alla sola montagna. E’ necessario scremare fortemente l’accesso antropico alla montagna: il contesto sociologico degli anni Settanta-Ottanta (che ho vissuto anche io in prima persona e che non rinnego in termini di analisi storica) è ormai obsoleto, roba da preistoria. Chi ci resta agganciato non ha capito nulla del quadro in cui viviamo e soprattutto di quello in cui vivremo in futuro anche molto prossimo.
     
    Per scremare l’accesso antropico alla montagna, in prima battuta preferisco meccanismi di selezione naturale , come far tornare la montagna più spartana e meno comoda. Questo meccanismo da solo disincentiva tutti coloro che hanno un approccio “sportivo” alla montagna.
    A questo aggiungo un secondo punto a livello individuale: dobbiamo ridurre il numero totale di uscite-uomo su basa annuale e lo si ottiene anche attraverso un’oculata autoregolamentazione delle proprie uscite in montagna. La situazione ambientale è talmente critica che, oggi, chi ama davvero la montagna cerca di andarci il meno possibile e non il più possibile. Meno “impronte” umane si registrano e più “respiro” all’ambiente diamo. Ho già detto che da qualche anno seguo di mia iniziativa una auto-regolamentazione: cerco di andare in gita una domenica sì e una no, più qualche altro giorno qua e là (ponti, vacanze ecc), scegliendo le giornate giuste (ti meteo, di condizioni, di mia ispirazione…) in modo da non eccedere la trentina di volte l’anno. Se tutti facessimo così, aiuteremmo la montagna a riprendersi più velocemente.
     
    In prima battuta sono propenso a meccanismi naturali per scremare l’accesso antropico. Tuttavia, se tali meccanismi naturali non risultassero sufficienti, non ho reticenze verso l’applicazione di meccanismi coercitivi e di contingentamento. Potranno essere numeri chiusi per singole aree oppure per particolari periodi, oppure una combinazione degli stessi. Ma si potrebbe arrivare a un concetto di numero chiuso individuale: hai un tot di uscite annue a disposizione, ogni volta che ne fai una , il sistema di controllo te la scala. La tecnologia per fare tutto ciò esiste già (gli spostamenti dei telefoni mobili sono già mapparti dalla rete cellulare). I controlli non si fanno più correndo dietro per boschi e pareti, ma ci pensa un sistema informatico che, da solo, evidenzia i cellulari irregolari (cioè quelli che, in quella data giornata, non sono autorizzati a esser in una certe area) e fa partire in automatico le sanzioni. A ciò si possono aggiungere ulteriori tasselli, per quelli che lasciano il telefono spento o prendono quello della moglie o del fratello: tipo che se un “irregolare” è costretto a chiamare il soccorso proprio in una uscita in cui lui è irregolare, la copertura assicurativa non agisce e quindi gli arriva un fatturone maggiorato con una multa esemplare… Chi si prende sberle da 20.000 o 30.000 euro o magari anche da 50.000 euro, poi ci pensa due volte prima di rifare un’uscita irregolare… C’è solo da sbizzarrissi a elaborare i meccanismi di controllo.
     
    Le varie modalità di numero chiuso sono una extrema ratio. Ma vista la riottosità che emerge nell’adeguarsi ai “nuovi” ritmi di accesso antropico richiesta dalla montagna in sofferenza, prima o poi questi contingentamenti saranno necessari. Quando scatteranno vorrà dire che non ci saranno più altre alternativa, ma vorrà anche dire che le alternative che avevate a disposizione (auto-regolamentazione ecc) le avete snobbate, ridendoci su, e quindi ve lo siete voluto voi se scatteranno le “gabbie”… 
     
     
     

  38. Crovella…ma lo fai per noi chi? Sei furbo come?… Se veramente puoi farne a meno inizia a lasciare posto in piscina e resta nel parco del Valentino. Dai il buon esempio lasciando libere le piscine…La nuova politica che avanza!!! 

  39. Crovella, sei veramente infantile.
    E pure perfettamente allineato con questo sistema alienato, questo (per noi) è il vero problema. Conosco degli scemi del paese che sono molto più buoni di te. 
    E chissà se in montagna ci sei mai andato davvero. 

  40. Ci avete preso: io sono astuto e vi prendo in giro. Anzi sono proprio perfido e vi sto noleggiando. Il fatto è che sono anni luce davanti a voi. Ho già raccontato in altra chat che sono coinvolto in un gruppo di lavoro che si propone di rinnovare completamente la Costituzione. Non sappiamo se raggiungeremo o meno l’obiettivo, ma, ora come ora, qui mi serve solo sottolineare la diversa visione fra di noi. O meglio: la direzione della visione. Noi guardiamo al futuro, voi al presente (cioe’ vivete alla giornata) o addirittura siete ancorati al passato e citate la Costituzione, vecchia di circa 75 anni. La Costituzione…. Andreste in giro con un’automobile di 75 anni fa???
     
    Cmq io, con la mia mentalità inscatolata, mi sto già preparando sul piano mentale e organizzativo per continuare ad andare in montagna anche se dovessero giungere delle restrizioni e dei contingentamenti (cioè dei numeri chiusi). Voi (a parte i Matusalemme che guardano al passato…) vivete senza porvi il problema. Quando arriverà la maestrina con il fischietto (poco rileva che si chiama Draghi o Ministro dell’Ambiente o Prefetto o Protezione Civile…), io avrò la soluzione e voi frignerete in un angolo come bambini, né più né meno come avete frignato l’inverno scorso per il SGP. E allora vedremo chi riderà di gusto! 

  41. Io ho letto l’articolo di Bursi col quale concordo e non vuole certo il numero chiuso, vuole proprio dei no: “anziché istituire il numero chiuso, sarebbe meglio smantellare le opere dell’uomo”
    Il tuo difetto Crovella è che parti giusto, le tue analisi sono spesso condivisibili: “la demografia ingovernabile non ha attinenza diretta con l’aumento dell’accesso antropico alle nostre montagne negli ultimi 25 anni.”
    “L’aumento intollerabile della frequentazione umana sulle Alpi NON dipende dalla dinamica demografica mondiale.”
    “Il fenomeno ha altre origini…Si tratta della conseguenza di interessi economici “
    ma non riesci a trarne le logiche conclusioni.
     
    Se il problema sono le conseguenze di interessi economici, l’unica soluzione è intervenire su questi interessi.
    Se non intervieni su questi, se li lasci intatti e liberi di agire, qualunque soluzione sarà un palliativo e probabilmente otterrai effetti altrettanto negativi.
    Il problema temo, è che intervenire sugli interessi economici contraddice i fondamenti basilari della tua impostazione ideologica e quindi è cosa inaccettabile. Rischierebbe di essere messa in crisi.
     
    Perciò numero chiuso e società del controllo e della repressione.

  42. Marcello, tu che sei uomo di mondo, spiegami: un barbiere come riesce a fare la barba a un tizio con la mascherina?
    Considerata la gravità del problema (Speranza docet) e visto che il Green Pass serve come il due di picche, non sarebbe piú prudente, per evitare decine di centinaia di migliaia di contagi, lasciarsi crescere la barba oppure tagliarsela da sé, sprangati in bagno?
    … … …
    Carlo, hai notato se il numero dei barbuti torinesi sia aumentato negli ultimi due anni?

  43. Aridaje Crovella, il tuo pensiero si fonda su fonti mainstream (Repubblica, Stampa , Corriere, ecc) che appartengono proprio al tuo mondo.
    Se c’è una cosa buona della pandemia covid è che ha aperto gli occhi a molti (anche se non abbastanza) sulla veridicità di certe informazioni e loro fonti. Ovvio che in quei molti tu non rientri. Sarai ancora lì con la mascherina dal tuo barbiere rintronato e sabaudo…. e tutte quelle robe lì. 

  44. E mi arrabbio ancor di piú se si tenta di persuadermi che la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese – celeberrima per i suoi “numeri chiusi” – sia migliore della nostra.

  45. Pure io ho fatto una veloce ricerca. Non nella Rete, ma nella Costituzione della Repubblica Italiana.
     
    Articolo 16.
    Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
    Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.
     
    N.B. In realtà non ho avuto bisogno di alcuna ricerca. La Costituzione l’ho studiata per mio interesse e passione, a partire dai quindici anni.
    E mi arrabbio se qualcuno pretende di convincermi che fosse migliore lo Statuto Albertino (Carlo Alberto di Savoia, Regno di Sardegna, 1848).

  46. Io sostengo che siete voi che vivete in un altro mondo. Siete “fuori”, la vita non è dove siete voi… e soprattutto il futuro non è dove lo pensate voi.
     
    Ho fatto una veloce ricerca da google: “alpi numero chiuso”. Ecco i primi risultati presi al volo, come vedete se ne parla da un sacco di tempo.
    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/01/sulle-alpi-serve-il-numero-chiuso-i-videogame-aiutano-a-salvare-il-pianeta-la-stampa-internazionale/5914575/
    https://www.corriere.it/cronache/19_aprile_11/monte-bianco-numero-chiuso-troppi-scalatori-maleducati-ccde8584-5c94-11e9-b6d2-280acebb4d6e.shtml
    http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/01/13/Altro/SCI-NUMERO-CHIUSO-PER-SALVARE-LE-ALPI-DAL-CRACK_111100.php
    https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2018/01/18/news/auto-sui-passi-dolomitici-verso-il-numero-chiuso-1.16363565
     
    Il mondo Sherpa propone l’alternativa di scremare in modo selettivo e non solo tramite la mia voce:
     
    https://www.sherpa-gate.com/altrispazi/montagne-numero-chiuso/
     
    La chiusa del soprastante articolo (estate 2020, ma il testo risale al luglio 2019) è: 
    L’alpinismo sopravvive se l’uomo riesce a limitare la propria azione sulle montagne con chiari NO, che non sono divieti, ma regole comportamentali.
     
    Invece voi volete solo dei “Sì”: è un approccio anni Settanta-Ottanta, vecchio come la preistoria…
     
    Ride bene chi ride ultimo… vedremo come si evolverà la realtà dei fatti.

  47. Astuto: 
     
    Che si orienta senza remore e con vantaggio nelle contingenze della vita; pronto a profittare del lato debole di una situazione o di un ragionamento.

    o anche : 
    Diretto a sorprendere la buona fede del prossimo o a trarre vantaggio da situazioni anche sfavorevoli.
     

    hahahahaha gli si addice…vai astuto facci sognare  🙂

  48. Matteo. Sono d’accordo. Bisogna impegnarsi a far scoprire e sperimentare  il mare. Perché anche un angolino sfigato può dare più soddisfazioni di una piscinetta accessoriata e affollata. E sai quanti ce ne sono in questo meraviglioso paese, magari a 30 km da Portofino? Ciao. Adesso devo andare perché appunto il decespugliatore mi chiama con il suo “schianto redentore”. 

  49. Matteo e Crovella, due pensieri agli antipodi di cui si capisce che il primo deriva dal guardarsi attorno con senso critico, mentre il secondo è frutto di un’esistenza “in scatola” allineata e col paraocchi. Crovella il tuo sbandierato concetto che non hai bisogno di girare troppo perché intorno a Torino trovi tutto quello che ti serve dimostra dal tuo pensiero ricorrente che ne sei vittima. 
    Così ci ammorbi costantemente con una teoria, che è sicuramente condivisa dalla più parte degli individui, ma che si rifà a un modello di vita piccolo piccolo, in cui sinceramente non mi riconosco affatto. 
    La vita è là fuori. Quando lo capirai?
    Se non lo capisci, però,  non dovresti continuare a proporci il tuo modello come l’unico praticabile.
    So che insisterai,  ma meno male che c’è qualcuno che la pensa diversamente. 
    Quella di darti dell’astuto da solo l’ho trovata esilarante. Sul piano comico continua così, almeno ci facciamo due risate.
     

  50. Roberto, a parte che Keynes e i piani quinquennali condividono esattamente il medesimo modello di sviluppo di fondo, vorrei agganciarmi alla parabola di Crovella.
    Se i bambini tendono a essere troppi, la soluzione non è che chi ama veramente la piscina ne stia fuori volontariamente…sopratutto se la maestra continua a dire ai bambini che stanno giocando a calcio di andare in piscina (per poi chiedere domani ai genitori di pagare se vogliono che i bambini vadano in piscina)!

  51. Crovella. A me sembra che abbiamo il mare a disposizione ma le persone contnuano ad affollarsi in alcune piscinette, belle per carità. Ma non pensi che una delle vie da percorrere sia anche far capire che esiste il mare e portare le persone a distibuirsi nella sua vastità? Qui dove sto io adesso ci stiamo provando e qualche risultato si ottiene, certo non ad agosto, perché tutti vogliono andare almeno una volta a Portofino, ma agosto io lo considero perso e come te e altri mi imbosco nelle mie tane.

  52. Matteo. Sai da quando sento parlare di nuovo modello di sviluppo? Da quando ero ragazzo negli anni 60’ dai teorici keynesiani delle riforme di struttura o dagli ammiratori della programmazione pluriennale di stampo sovietico. Mi accontenterei di provvedimenti concreti che funzionino e che non siano solo tamponamenti all’ultimo momento di problemi lasciati marcire da amministratori locali preoccupati solo della loro base elettorale. Qualcosa si può fare e riportare anche sul blog esperiemze positive, non però in chiave di puro marketing, potrebbe essere utile. Capisco che è un po’ triviale e non è di grande soddisfazione ma mi sono un po’ disamorato di sogni e profezie. 

  53. Immaginate che la catena alpina sia una piscinotta da bambini, tipo 5 m X 5m. All’inizio ci sono solo quattro bambini che ci sguazzano dentro la piscinotta. Sono così distanti l’un dall’altro che vivono con la sensazione di libertà sconfinata. Ognuno può fare quello che gli pare: chi si tuffa, chi fa la capriole in acqua, chi face la pipì… Lo spazio fra di loro garantisce la libertà, perché non si danno fastidio l’un con l’altro. Poi i quattro bambini sono diventati otto: già meno spazio fra uno e l’altro, ma, ancora ancora, si può fare quello che si vuole. Poi i bambini diventano 16, poi 32, poi 64, poi 128…
     
    Ora i bambini sono tutti pigiati come sardine in  scatola. Praticamente non possono muoversi. Se uno fa un movimento o tira una ginocchiata in pancia al vicino di destra o tira una gomitata nell’occhio a quello di sinistra. A questo punto, se i bambini fossero intelligenti, si accorderebbero per fare i turni: “oggi fai tu il bagno e io sto fuori, ma domani faccio io il bagno e tu stai fuori”. In tal modo in acqua ci sarebbero solo 4 o al massimo 8 bambini per volta. Si ristabilirebbe una situazione di libertà di movimento individuale.
     
    Ma i bambini NON sono intelligenti e, pur di non cedere il proprio posto, non escono dalla piscinotta. La situazione diventa ingestibile: zuffe, litigi, piagnistei, tutti fanno la pipì in acqua, che diventa vomitevole… Alla fine arriva la maestra con il fischietto e impone i turni.
     
    Questo è il trend futuro, se non si interviene modificando i comportamenti individuali. Lo dico per voi: io non ho nulla per cui devo “rassegnarmi”. Ho una vita talmente ricca di interessi e di attività che potrei anche smettere del tutto di andare in montagna. Mi costerebbe, certo. Ma non mi troverei nel vuoto esistenziale.
     
    Nel terzio Millennio, la vera libertà non è più l’ideale astratto per il quale sono morti i nostri concittadini 75 anni fa. Quel quadro storico si è esteso fino a tutti gli anni Settanta e anche Ottanta. Già nel corso dei Novanta le cose sono cambiate, senza che ce ne rendessimo veramente conto, ma i cambiamenti sono diventati irreversibili a partire dal 2000. Oggi siamo vent’anno dopo il 2000 e quindi il quadro storico da ’45 al ’95 (circa) è preistoria.
     
    Oggi (e soprattutto domani e dopodomani) la vera libertà è scegliere CONSAPEVOLMENTE di fare certe cose a livello individuale e, soprattutto, di non farne altre. Saper rinunciare è il “faro” del prossimo futuro. Sennò, non ci sarà futuro. Molto semplice.
     
    A ben vedere, la metafora della piscinotta vale ben oltre il concetto dell’andar in montagna. Vale per il pianeta nella sua totalità e per ogni risvolto dell’esistenza umana. A livello complessivo siamo troppi e (nei Paesi sviluppati) consumiamo troppo. I limiti attuali e prospettici alla libertà individuale derivano da questa semplicissima combinazione di fattori. Ho già detto che: 1) si può ipotizzare di “piegare” la dinamica demografica complessiva, imponendo l’obbligo di un solo figlio a tutta l’umanità (un figlio resta al posto di due genitori). I tempi di inversione della curva demografica non sono brevissimi, anzi, ma non vedo altra alternativa incruenta: certo, se espandiamo i carri armati di Putin a tutto il pianeta probabilmente otterremmo lo sfoltimento demografico in tempi più rapidi… 2) Nei Paesi occidentali (dove la popolazione non cresce più da diversi decenni, anzi forse sta diminuendo) occorre mitigare la propensione consumistica. Quando vedremo Briatore che gira su una semplice utilitaria sapremo che siamo tornati ad un livello di vita coerente con il “giusto” consumo delle risorse ambientali. Per fare questo tutti i mezzi sono buoni: l’ideale ovviamente è la crescita culturale (e vi assicuro che si è già mosso molto su questo terreno: 5 anni fa la mia era un’isola voce nel deserto, adesso registro con piacere molti altri pensatori che si sono allineati: Locatelli in questo articolo, ma non è il solo). Ma,  se non basta la crescita culturale, è necessario ricorrere ad ogni mezzo, compreso il numero chiuso. E’ un concetto che vale in assoluto, non solo per l’andar in montagna, ma anche per l’andar in montagna che, dell’intera esistenza dell’umanità, è un tassello marginale e di scarsissima importanza.
     
    Riassumendo: lo scenario storico di qualche decennio fa è ormai obsoleto e superato dagli eventi che cambiano alla velocità della luce. Occorre modificare (anche a livello individuale) il cosiddetto “paradigma”, ovvero la scala di valori e di priorità. La libertà non è più (e, soprattutto, sarà sempre meno) il riferimento principe della vita umana. La parola d’ordine sarà SOPRAVVIVENZA. Per far ciò il primo tassello è la CONSAPEVOLEZZA INDIVIDUALE, che ci fa prendere decisioni mature, anche se “dolorose” (come, appunto, saper limitare le proprie uscite in montagna).
    Darwinianamente parlando, chi prima si adatterà a questo nuovo paradigma, più probabilità avrà di sopravvivere. Chi resta caparbiamente agganciato a paradigmi ormai obsoleti, rischia di estinguersi.

  54. Roberto, 300 milioni di visitatori non sono un numero enorme rapportati agli abitanti e al territorio; 94 milioni su 59 milioni di abitanti è un  numero enorme (1.6 a testa e senza contare il turismo interno, probabilmente!).
    Non si tratta di gestire piccole o grandi cose, non si tratta di sperimentare buone pratiche o soluzioni realistiche, si tratta di cambiare il “modello di sviluppo” (che sviluppo non è).
    Ma gli astuti che prevedono il trend a 20, 30, 40 anni continuano ad applicare la solita, inutile soluzione: colpevolizzare i peones, proclamare la necessità di limitarne la libertà per continuare more solito senza mettere in discussione i fondamenti che sono la causa del problema.
    Sono quelli che inseguivano con gli elicotteri gli sci alpinisti durante il lock-down e due anni dopo tagliano i fondi della sanità per portare al 2% la spesa militare e che ormai osano dire, senza vergogna, che la libertà è un concetto obsoleto (ma mai quella di trading, ovviamente, come dicevo ieri)
    E’ il solito, vecchio gioco di privatizzare gli utili e collettivizzare le perdite, fondamentalmente un furto, un’appropriazione indebita…gioco storicamente molto ben giocato da una famosa famiglia di industriali “sabaudi” o da Confindustria, la cui unica soluzione è sempre e solo “diminuire il costo del lavoro”, ovvero pagare di meno gli inferio…ehmmm… i collaboratori.
     
    In questo senso la dinamica è portare sempre più gente (in montagna come a Venezia), fino a che sia evidente che non ce ne sta più e il giocattolo si degrada, quindi imporre il numero chiuso e poi far salire il prezzo d’accesso per chi può permetterselo.
    Di fronte a questo paradigma l’adozione di comportamenti virtuosi potrebbe funzionare solo se fortemente spinto dalla comunicazione (l’unico esempio che mi viene in mente sono le pellicce) e diventasse generale, altrimenti no.

  55. Italia. Quinto paese più visitato al mondo, 94 milioni di turisti all’anno. Ogni giorno migliaia di persone lavorano per aumentare questa domanda, vitale per noi e che tiene in vita intere aree del paese e può rappresentare il futuro per altre, salvandole dall’abbondono e dal degrado. O preferiamo estendere a tutta Venezia il petrolchimico di Marghera o aprire ancora più cave in Apuane o metterci una bella acciaieria in Val Pusteria (fa anche rima) ? Qui Rodi, qui salta dicevano gli antichi. E qui è il problema. Quando si tratta di gestire cose piccole siamo bravi, quando le dimensioni diventano grandi e richiedono soluzioni complesse arranchiamo o si scatena il dibattito ideologico. La questione è molto concreta: si tratta di sperimentare soluzioni realistiche e vedere l’effetto che fa e diffondere le buone pratiche. Forse sarebbe il caso di parlare un po’ di più di queste ultime, perché sono convinto che in giro ce ne sono, di diverso tipo. Ricordo infine che i Parchi americani hanno 300 milioni di visitatori all’anno. È vero che il loro territorio è smisurato, ma anche 300 milioni sono una cifra enorme. Bisogna imparare a gestire grandi numeri. Putroppo non si gestiscono coi fioretti, le buone intenzioni o svetolando le bandiere. 

  56. Ribadisco: siamo troppi!! Non tanto noi che rappresentiamo lo zero, zero zero qualcosa per cento di quelli che frequentano la montagna, per cui risulterebbe completamente inutile un’autoregolamentazione come auspica crovella, ma sono tutti gli altri che usufruiscono delle infrastrutture in valle che affollano per il novantanove, novantanove qualcosa per cento i luoghi più gettonati. Ok, per quanto mi riguarda in quei luoghi non ci vado e che mettano pure il numero chiuso o altro. Quanti anni sono che non si può più andare al rifugio gardeccia in auto o in val veny/ferret con il “conta auto”, tanto per fare un paio di esempi? Crovella rassegnati. 

  57. “La libertà appartiene a un quadro storico ormai obsoleto.”
    … … …
    La libertà è obsoleta? Ho capito male?

  58. Non ti chiedo di cambiare i tuoi ideali (= liberta’), ma di accettare l’idea che  tali ideali appartengano ad un quadro storico che è ormai obsoleto. 

    Queste sono frasi violente da monarchico-fascistoide. 

  59. @109 Se trovi in giro una copia del mio libro (esaurito) La Mangiatrice di uomini, potresti verificare che molte “stranezze” che ho elaborato negli anni ’90 (quando ho scritto diversi racconti che compongono quel libro) poi si sono più o meno realizzate… Per deformazione professionale, elaboro quotidianamente quadri prospettici a 10-20-30 anni. L’obiettivo delle previsioni economico-strategiche non è indovinare il numero puntuale del futuro ma i macro trend, cioè la direzione dominante e il target di massima verso il quale ci si sta muovendo. Per fare previsioni future occorre studiare a fondo il passato e il presente. Abituato ad agire così ogni giorno per la mia professione, mi viene naturale estendere questo modo di ragionare a qualsiasi fenomeno della realtà. Anche, per esempio, suquestioni collaterali quali quel inerenti all’andar in montagna. Perché non prendete le mie argomentazioni come spunto per riflettere con un’angolazione diversa dalla vostra solita? E se avessi ragione…? 

  60. @107 ho gia’ argomentato che il possibile/probabile numero chiuso è un rischio inevitabile se non interveniamo con i nostri comportamenti, presumibilmente virtuosi. Non ti chiedo di cambiare i tuoi ideali (= liberta’), ma di accettare l’idea che  tali ideali appartengano ad un quadro storico che è ormai obsoleto. È un quadro di pochi decenni fa, ma la velocità dei cambiamenti è ormai rapidissima. E lo sarà sempre di più. La realtà evolve alla velocità della luce. L’avresti detto, solo poco tempo fa, che avrebbero varato il SGP? No, eppure lo hanno fatto. Di conseguenza meglio “accompagnare” il trend, con ns comportamenti virtuosi (=auto-regolamdntazione), attenuandone la velocità negativa, per sperare di evitare/rinviare il numero chiuso. Non vuoi farlo? E non farlo. Se vareranno il numero chiuso, coinvolgerà tutti, quindi anche te.

  61. Il sovraffollamento dei luoghi montani più conosciuti e mediatizzati, è anche il frutto di una politica commerciale e di marketing, finalizzata a massificare i guadagni senza pensare che un giorno tutto questo si sarebbe ritorto contro, per anni le Apt hanno ed ancora foraggiano Tv,blogger/influencer(che brutto termine), Fiction televisive, campagne di marketing, ecc, dove vengono proposti e riproposti i soliti posti supermediatizzati, e la gente, che ben poco ha spirito di iniziativa e scoperta, vanno tutti dove il marketing(dove le agenzie di marketing sono tra le maggiori beneficiarie) li spinge come pecore, ecco allora che non è più chi “ama” la Montagna ad andarci, ma la massa pecoreccia che seduta davanti alla Tv o al Pc, raccolgono informazioni che spesso presentano la Montagna come un Luna Park, in questi anni sono fioriti centinaia o più siti web o blog di soggetti,  che ricevono le veline e le foto dalle Associazioni, con cui realizzare “reportage” standosene seduti nelle loro stanze in città e senza avere quasi conoscere la Montagna, personaggi che cercano o meglio elemosinano like per sentirsi “influencer” e magari ricevere una maglietta o un pernottamento u un piatto di pasta in un luogo che hanno pubblicizzato
    Io stesso gestisco in blog, (ogni anno faccio una media di 260g di attività, tra Escursioni, arrampicata, mtb) dove i numeri certificati, dicono che sono 257k le singole persone che lo hanno visitato, ma da anni ho deciso di non pubblicizzare i luoghi di cui scrivo, sopratutto nei miei testi leggerete sempre delle avvertenze a volte anche severe, affinchè si rispetti la Montagna in tutti i suoi aspetti, Lingua, Storia, Cultura, Ambiente

  62. Critico non è colpa tua.
    Come hai scritto guru e furbo nella medesima frase, Crovella non poteva che pensare che tu stessi parlando di lui…nonostante per modestia si fosse “limitato” ad incensarsi come novello Asimov.

  63. Risposta al commento 105
    Nominando il guru mi riferivo a questo: “esperto del settore e un guru per quanto riguarda il marketing e l’elaborazione di marchi e strategie”
    Probabilmente mi sono espresso male e sono stato frainteso. Mi scuso. 
    Il pensiero del sig. Crovella, in merito, ad un approccio responsabile alla montagna, dosando in modo opportuno le gite mi é chiaro ed in effetti è tutt’altro che consumistico.  Il pensiero, poi, di seguire itinerari poco battuti é pienamente condivisibile. 
    Purtroppo siamo in un epoca consumistica e anche le gite soffrono di questo aspetto che privilegia la quantità. 
    Comunque sono punti di vista ed ognuno ha i suoi. 
    Buona montagna a tutti. 
     

  64.  “Ho scritto fino alla noia che auspico una montagna spartana, scomoda, faticosa al fine di attuare una selezione naturale negli accessi umani.”
     
    Carlo, sono d’accordo. Però permettimi di notare che oggi hai aggiunto un concetto molto differente e cioè che bisogna autolimitarsi nelle uscite in montagna, altrimenti provvederanno le autorità a istituire un numero chiuso. Beninteso, numero chiuso non per entrare nelle Gallerie degli Uffizi – il che sarebbe comprensibile – ma per visitare parte del territorio nazionale qual è la montagna.
    Io lo considero aberrante, un po’ in stile Unione Sovietica, quando per gli spostamenti da una città all’altra o da una regione all’altra bisognava ottenere il permesso dall’autorità, con tanto di passaporto interno.
    Ecco, vorrei che si evitasse di tornare a quei tempi: l’umanità ha già dato. E ha già sofferto.

  65. dispone di sabati e domenica, più ferie. Combinazione, i giorni in cui le montagne sono più frequentate. Che si fa?

    semplice:
    si eliminano le ferie un diritto oramai obsoleto,  residuo di un illuminismo ormai morto,  che va contro le esigenze  dell’economia moderna
    e si eliminano anche i sabati e le domeniche che c’è bisogno di produrre per fare concorrenza ai cinesi e indiani.

  66. Che io sia astuto è fuor di dubbio, che io desideri una montagna consumistica con clienti paganti proprio no. Ho scritto fino alla noia che auspico una montagna spartana, scomoda, faticosa al fine di attuare una selezione naturale negli accessi umani. Sudare, mangiar poco e male e dormire scomodi è il vero e “sano” prezzo da pagare per andar in montagna. L’opposto di quello desiderato dalla società contemporanea.

  67. Il guru è astuto, usa la leva della salvaguardia dell’ambiente per invocare il numero chiuso. In questo modo si saprà quanti giornalmente saliranno a consumare in montagna. Tutto sarà programmabile, escursioni a tema, pranzetti nei rifugi e cenette con uscite per vedere, al buio, il lupo e altre varie cose “esclusive” . Poco importa se poi il turista arriva dall’altro capo del mondo e se per farlo arrivare si é inquinato quanto inquinerebbe in un decennio l’escursionista che, consapevolmente, limita le sue escursioni. Come per tutte le cose di questo mondo basta che il consumatore paghi. Più uno paga e più viene considerato. Poi, per la carità, ognuno ha le sue opinioni. 

  68. Io non so proprio che dire… Crovella però dimentica un fatto: a parte pensionati e più o meno nullafacenti e professionisti della montagna, la maggior parte dei “montanari” lavora e dispone di sabati e domenica, più ferie. Combinazione, i giorni in cui le montagne sono più frequentate. Che si fa?

  69. Io non “invoco” l’intervento delle autorità. Mi limito a fare delle previsioni oggettive e asettiche. Avreste detto, cinque anni fa, che sarebbe stato varato il SuperGreenPass? Nessuno ci pensava, cinque anni fa, eppure le condizioni oggettive hanno spinto le autorità ad una decisione senza preoccuparsi se coerente o meno con la Costituzione. Le regole le detta la Natura, non l’uomo. Per esempio potrebbe emergere un contingentamento umano alla montagna a fronte di rarefazione idrica. I primi segnali del problema sono già stati registrati. Il rifugio Quintino Sella al Viso ha chiuso la stagione 2021 (settembre 2021) in anticipo proprio per questi motivi. Vedi :  https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/09/10/news/siccita_il_rifugio_quintino_sella_costretto_a_chiudere_monviso_senz_acqua-317236755/.
     
    Vista la siccità dello scorso inverno, chi può prevedere quali evoluzioni interverranno? Non solo a brevissimo termine, ma soprattutto a medio termine, coni asprimento  del problema. Se la situazione sfugge di mano, chi può escludere che verranno prese delle misure restrittive sui movimenti umani?
     
    Le vs proteste mi fanno tornare in mente quanto fu deriso negli anni ’50 lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov. Nei suoi racconti prevedeva situazioni (drammatiche), che allora fecero ridere tutti e poi, piano piano, si sono avverate, una dietro l’altra. Le cose che espongo, se oggi vi appaiono delle castronerie incomprensibili, potrebbero essere davvero la realta’ quotidiana fra 15-20 anni.
    Possiamo lasciar correre il trend e inevitabilmente andremo incontro ad una vita sempre più contingentata, non solo in montagna. Infatti il problema del numero chiuso in montagna è un risvolto marginale del principale problema che riguarderà l’esistenza nella sua totalita’. Se non interverremo sul trend, vivremo la quotidianità a numero chiuso. Potrei fare migliaia di esempi, dal contingentamento del cibo a quello dei movimenti di vita spicciola. Non ci credete? La tecnologia esiste già, l’applicazione della stessa dipende solo dalle necessità imposte dalla Natura.
     
    Oppure potremo cercare di rallentare/ostacolare questo trend applicando dei comportamenti individuali di tipo virtuoso (come appunto auto-regolamentarsi nelle uscite in montagna). Per farlo occorre però un cambio di mentalità rispetto a quella che esprimete voi. È in sintesi quello che esprime Locatelli nell’articolo. Da parte mia registro che, rispetto a 3-4 anni fa, i principi hanno già iniziato a fare breccia. Chissà, magari fra 10 anni le cose che dico oggi (e che voi giudicate della castronerie ridicole) saranno di dominio comune. Chissà… basta aspettare e la realtà ci dirà come si evolverà il tutto.

  70. non credo che sia per la libertà.
    Anche perche molti che invocavo queste restrizioni hanno le mani in pasta con certi poteri . E non vorrei che ce le avesse anche il nostro sturmtruppen.

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