Due parchi nazionali
(Ortles ed Engadina)
Con i suoi 3905 metri di altezza l’Ortles è la montagna più alta delle Alpi ad oriente del Bernina, massiccia e poderosa, addirittura repulsiva con la parete nord est che cade a picco sulla valle di Solda con oltre 2000 metri di dislivello come un colosso himalayano.
L’arciduca Giovanni d’Austria desiderava che fosse esplorata e scalata la massima elevazione delle alpi tedesche, e incaricò un suo ufficiale, il dott. Gebhard, di organizzare l’impresa. Pochi giorni dopo, il 28 agosto 1804, l’ufficiale era già ai piedi della montagna con due cacciatori tirolesi, Johann Leitner e Johann Klausner, ma il tentativo andò a vuoto. Il gruppo stava per rinunciare quando si presentò un uomo dall’aspetto insignificante, Johann Pichler, un cacciatore di camosci della Val Passiria che dichiarò «Se il signore lo desidera, sull’Ortles ci vado io». Il giorno seguente, il 27 settembre 1804, Pichler con Leitner e Klausner partì da Trafoi alla 1,30 di notte, con il barometro sulla schiena e senza corde, piccozze o ramponi. In nove ore i tre cacciatori superarono 2400 metri di dislivello su terreno sconosciuto e difficile, raggiungendo la vetta dell’Ortles lungo il versante ovest-sud-ovest. Alle 8 di sera gli scalatori erano di ritorno a Trafoi, tuttavia qualcuno dubitò del successo della salita. L’anno seguente Pichler condusse Johann e Michael Hell in vetta alla montagna per la cresta sud est, anch’essa più difficile della normale oggi comunemente seguita, issando sulla cima una grande bandiera per togliere ogni dubbio agli scettici. In seguito Pichler divenne quasi un padrone dell’Ortles perché per decenni fu la sola guida in grado di condurre le comitive alla vetta.
Ghiacciaio del Madraccio, Ghiacciaio dello Stelvio e Ortles visti dal rifugio Livrio, Bormio
La superficie di territorio compresa entro i confini del Parco Nazionale dello Stélvio e del Parco Nazionale Svizzero dell’Engadina costituisce una delle maggiori aree protette d’Europa. Sebbene assai vasto, questo comprensorio montuoso che assomma a circa 200.000 ettari presenta una certa omogeneità orografica e geologica essendo completamente isolato da un sistema di valli che lo coronano. La Bassa Engadina e la Val Monastero ne costituiscono il limite settentrionale; a ovest e sud lo delimitano invece l’Alta Valtellina e l’Alta Val Camònica; a oriente abbiamo la Val Venosta.
Geograficamente stiamo parlando della porzione orientale delle Alpi Retiche, caratterizzata dalla presenza di due importanti massicci montuosi. A sud est si trova il grande Gruppo Ortles-Cevedale mentre a nord vi sono le montagne calcareo-dolomitiche del massiccio Piz Quattervals 3154 m-Piz Sesvenna 3204 m, le cosiddette Dolomiti dell’Engadina.
Grigioni (Val Monastero), Parco Nazionale Engadina, Stabelchod. Visibili i paletti che il pubblico non deve oltrepassare
Il settore settentrionale quindi, per quanto più complesso orograficamente e ricco di vette, non presenta grandi elevazioni e neppure, di conseguenza, grandi ghiacciai anche a causa di un clima particolarmente asciutto di tipo continentale. La sua importanza geografica risiede nel fatto che esso si trova sullo spartiacque principale delle Alpi: i fiumi che defluiscono verso nord vanno ad alimentare il bacino del Mar Nero, quelli che scendono a sud il bacino del Mediterraneo.
Il massiccio dell’Ortles-Cevedale si trova invece un poco decentrato verso sud rispetto alla catena alpina, pur facendone parte a tutti gli effetti. Tale massiccio è geologicamente formato da Dolomia Principale nel suo settore nord occidentale (Ortles 3905 m, Gran Zebrù 3735 m) mentre, a partire dal Monte Cevedale 3769 m affiorano le Filladi Quarzifere che determinano molte importanti vette del settore sud orientale.
Rocce cristalline e metamorfiche intercalate da lenti marmifere si riscontrano invece nel breve settore di costiera che separa la Val Camònica dalla Valtellina.
Tutto il massiccio è caratterizzato dalla presenza di imponenti fenomeni glaciali; 27 ghiacciai sono situati a cavallo della catena che separa la Valle del Bràulio dalla Val Zebrù, 15 sono quelli della Val Cedec, 26 quelli del settore meridionale a confine con la Val Camònica. 21 sono i corpi glaciali del Livignasco, oltre 30 sono quelli del versante atesino. Fra tutti il maggiore è il Ghiacciaio dei Forni che per estensione è il secondo d’Italia con una superficie totale di 1290 ettari (il maggiore in assoluto è il Ghiacciaio Adamello-Mandrone con 1813 ettari).
Tali ghiacciai durante i periodi di massima espansione e il successivo ritiro hanno profondamente modellato le valli e il territorio lasciando a testimonianza del loro passaggio grandi cordoni morenici ora ricoperti dalla vegetazione, ripiani e laghetti alpini che sono oltre un centinaio ma che un tempo dovevano essere assai di più, visto anche il notevole numero di torbiere e paludi che ancora ne testimoniano l’antica presenza un po’ ovunque.
Dal punto di vista orografico il massiccio più importante è quindi quello dell’Ortles-Cevedale, vero e proprio «tetto» della regione e meta di alpinisti e scialpinisti di tutt’Europa.
Grigioni, Val Monastero, Parco Nazionale Engadina, salita a Margunet da Alp Stabelchod
Montagne principalmente glaciali, queste vette sono un paradiso per gli amanti delle impegnative ascensioni su ghiaccio e misto e in primavera offrono percorsi scialpinistici fra i più belli e completi di tutte le Alpi.
Le vette maggiormente frequentate sono il Gran Zebrù (Koenigspitze) di cui celebri la via normale, l’impressionante parete nord e la cresta nord ovest; l’Ortles con la difficile via normale e la pericolosa e altissima parete nord; il Cevedale, facile da tutti i lati ma possente come un colosso himalayano.
Altrettanto celebre è la traversata per cresta dei monti che fanno corona alla Val Cedec, le cosiddette «13 cime», una cavalcata di un paio di giorni che si mantiene costantemente al di sopra dei 3300 metri di quota e che comprende le vette dal Cevedale al Tresero (o viceversa).
Grande importanza geologica è attribuita al massiccio Ortles-Cevedale poiché in esso sono riconoscibili gli elementi fondamentali connessi alla nascita della catena alpina. Il massiccio appartiene a un più vasto apparato tettonico che è noto come Austroalpino superiore e che è costituito dalla sovrapposizione di unità tettoniche dette falde alpine. Quindi anche il complesso montuoso che forma questa regione è costituito da grandi sistemi tettonici (tre), che si sovrappongono.
Il più antico è il Sistema del Languard che affiora in Val Trafoi ed è costituito prevalentemente da rocce cristalline di tipo granitico. Al di sopra di questo abbiamo il possente sistema Ortles-Quattervals costituito da calcari dolomitici, la cosiddetta Dolomia Principale. La terza falda è quella dello Scarl-Umbrail ed è costituita da rocce cristalline.
I grandi movimenti tettonici hanno dapprima avuto un movimento lungo l’asse nord-sud, poi lungo quello sud-sud-est/nord-nord-ovest e infine ancora nel primo senso. Conseguenza di tali possenti spostamenti sono i grandiosi fenomeni di corrugamento che si possono ammirare nella Valle di Fraele e nella Valle del Bràulio dove le pareti rocciose presentano profondissime piegature negli strati calcarei che le compongono.
Le montagne facenti parte delle Dolomiti Engadinesi e in parte quelle del Livignasco si prestano maggiormente a facili ascensioni su roccia e allo scialpinismo.Con queste premesse e data la presenza di ben due parchi nazionali è inutile dire che tutto il territorio è anche un vero e proprio paradiso per gli escursionisti e gli amanti delle osservazioni naturalistiche.
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