Gli impianti per lo sci in Italia dipendono al 90% dalla neve artificiale

Il rapporto “Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell’era della crisi climatica” spiega che “l’innevamento artificiale richiede sempre maggiori investimenti per nuove tecnologie ed enormi oneri a carico della pubblica amministrazione“. Anche perché il costo della produzione sta aumentando. Per questo serve “ripensare ad un nuovo modello di turismo invernale montano ecosostenibile, partendo da una diversificazione delle attività”, incalza Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Gli impianti per lo sci in Italia dipendono al 90% dalla neve artificiale
di Luisiana Gaita
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 7 marzo 2023)

Con la neve naturale sempre più rara per l’aumento delle temperature, l’Italia è tra i Paesi alpini più dipendenti da quella artificiale, che ricopre il 90% delle piste. In Austria la percentuale è del 70%, in Svizzera del 50%, in Francia del 39% e in Germania del 25%. Ma quella su cui si punta è una neve sempre più costosa e prodotta con una pratica non sostenibile che sperpera soldi pubblici.

Lo raccontano i dati del dossier di Legambiente Nevediversa 2023, il turismo invernale nell’era della crisi climatica. Il sistema di innevamento artificiale, infatti, comporta consistenti consumi di acquaenergia e suolo in territori di grande pregio. Secondo Legambiente, in particolare, la copertura del 90% delle piste fa consumare ogni anno 96 milioni e 840mila metri cubi di acqua, che corrispondono all’incirca al consumo idrico annuo di una città da un milione di abitanti. “L’innevamento artificiale richiede sempre maggiori investimenti per nuove tecnologie ed enormi oneri a carico della pubblica amministrazione”, è spiegato nel dossier. Anche perché il costo della produzione sta aumentando: è passato dai circa 2 euro al metro cubo del 2021-2022, ai 3-7 euro nella stagione 2022-2023. Eppure una soluzione va trovata. Lo scorso anno è stato quello più caldo e secco in oltre due secoli in Italia, il secondo più caldo in Europa: elevate temperature e scarso innevamento producono ricadute negative anche su turismo invernale e stagione sciistica. In quella 2022-2023, per la prima volta nella storia dello sci, nel calendario di Coppa del mondo da inizio stagione a fine febbraio 2023 sono state cancellate o rinviate per il comparto maschile otto gare su 43, il 18,6% del totale. Per il comparto femminile sono state cinque le gare cancellate su un totale di 42 (11,9%). Quasi tutte per scarso innevamento o temperature elevate.

Una scelta insostenibile
La soluzione più adatta, però, deve tener conto dei cambiamenti in atto. “La neve artificiale, che negli anni Ottanta era a integrazione di quella naturale, ora costituisce il presupposto indispensabile per una stagione sciistica, a tal punto che i comprensori per sopravvivere richiedono sempre nuove infrastrutture”, spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente. “Non si considera però che se le temperature aumenteranno oltre una certa soglia, l’innevamento semplicemente non sarà più praticabile se non in spazi molto ristretti di alta quota”. Cioè in luoghi dove i costi già elevati subiranno incrementi consistenti, tanto da permettere l’accessibilità dello sci alpino solo a una ridotta élite, così come nel passato. “Le nostre montagne stanno cambiando: nevica più tardi, la neve è pochissima, più bagnata e più pesante. È la fine di un’epoca che però va accompagnata da un nuovo modo ecosostenibile di ripensare il turismo insieme a un nuovo approccio culturale”, aggiunge Bonardo. D’altronde, a tre anni dal via, sono diversi i rischi, i ritardi e le ombre all’orizzonte per quel che riguarda anche le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Se da una parte i cantieri delle infrastrutture considerate essenziali-indifferibili sono già in ritardo, dall’altra la costruzione di queste opere sarà soggetta a procedure accelerate “rischiando di sacrificare così le necessarie valutazioni sugli impatti ambientali e sanitari”. Peraltro manca ancora un completo cronoprogramma e quindi è difficile stabilire se e quali opere verranno concluse in tempo. Per non parlare del rischio di infiltrazioni mafiose.

L’appello a Santanchè
A inizio anno la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha dato la sua ricetta per l’emergenza dovuta alla mancanza di neve: liberare i fondi Covid al non utilizzabili per altre finalità, ristornare subito gli investimenti a cui si è fatto fronte nel 2022, lavorare sugli ammortizzatori sociali per gli stagionali e innevare artificialmente. “Al ministro torniamo a ribadire che avrebbe più senso investire risorse nell’adattamento e non nell’innevamento artificiale”, incalza Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Con un clima sempre più caldo”, spiega, “nei prossimi anni andremo incontro a usi plurimi dell’acqua sempre più problematici e conflittualiBasti pensare a quelli dell’idroelettrico e dell’agricoltura, su cui la mancanza di neve sta avendo impatti molto forti”. L’alternativa, quindi, è quella di “ripensare ad un nuovo modello di turismo invernale montano ecosostenibile, partendo da una diversificazione delle attività”. Anche perché preoccupa il numero di bacini idrici artificiali presenti in montagna, vicini ai comprensori sciistici italiani e utilizzati principalmente per l’innevamento artificiale. Sono 142 quelli mappati nella Penisola da Legambiente, per una superficie totale pari a oltre un milione di metri quadrati. Il Trentino-Alto Adige detiene il primato con 59 invasi, seguito da Lombardia con 17 invasi e dal Piemonte con 16. Nel Centro Italia, l’Abruzzo è quello che ne conta di più: sono quattro.

Impianti dismessi e “accanimenti terapeutici”
In parallelo, aumentano sia gli impianti dismessi (che sono 249, 15 in più rispetto al 2022), sia quelli temporaneamente chiusi (138, tre in più) sia quelli sottoposti ad “accanimento terapeutico“, che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico e che sono 181 (33 in più). Tra questi, ad Asiago (Vicenza), Comprensorio Kaberlaba, è stato costruito un nuovo bacino di raccolta per sparare neve nonostante la contrarietà delle attività ricettive. Tra gli impianti dismessi quello di Gressoney-La Trinité, in località Orsia-Bedemie (Aosta), dove l’ex sciovia era utilizzata per sci estivo e snowboard. Lo skilift è stato dismesso per la fusione del ghiacciaio. Le stazioni di partenza e di arrivo del vecchio skilift sono state smantellate e sgomberate. Tra gli impianti temporaneamente chiusi, quello di Picinisco (Frosinone) dove il comprensorio non riesce a risollevarsi nonostante il rimodernamento da parte dell’amministrazione. Poi ci sono 84 impianti “un po’ apertiun po’ chiusi, ossia quei casi che con le loro aperture ‘a rubinetto’ rendono bene l’idea della situazione di incertezza che vive il settore”. In totale sono 84, come quello di Subiaco, nel Lazio, a Monte Livata, composto da una seggiovia e tre skilift: è stato chiuso a dicembre, aperto a gennaio. Un continuo rincorrere la neve. Sono 78, invece, gli “edifici fatiscenti”, come quello di Colonia Pian di Doccia, Gavinana (Pistoia) dove si trova un enorme complesso in totale stato di abbandono e colpito da atti di vandalismo.

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21 pensieri su “Gli impianti per lo sci in Italia dipendono al 90% dalla neve artificiale”

  1. Lo Stato e lo sci.
    Prendiamo l’esempio sardo (Regione Autonoma) di Monte Spada.
    Con finanziamenti pubblici si costruiscono piste e impianti. Non nevica? Si fa una denuncia di mancato guadagno alla Regione che stanzia dei fondi per risarcire l’ente proprietario.
    Nevica abbondantemente? (come l’anno scorso), gli impianti restano chiusi per mancanza di adeguati mezzi battipista (e capacità) e si denuncia alla Regione la calamità naturale per avere dei fondi a risarcimento. 
     
    Area Dolomiti Superski. Apertura impianti 8 dicembre. Ogni attività ricettiva registra il tutto esaurito.
    Vacanze natalizie/fine anno (un po’ ha nevicato ma la base di tutte le piste è stata fatta con la neve artificiale come di consueto) , tutto esaurito. Finiscono le vacanze, scendono un po’ i prezzi e le valli si RI-riempiono di turisti, soprattutto dell’est Europa. Moltissimi sono russi, che se interrogati ridono delle sanzioni dovute alla guerra in Ucraina mentre bevono coca cola e champagne. 
    Questa è la situazione.

  2. La lingua batte dove il dente duole … nevica più tardi, la neve è pochissima, più bagnata e più pesante, l’Italia è tra i Paesi alpini più dipendenti da quella artificiale, che ricopre il 90% delle piste… ma i pochi rompiballe, (PERSONE CHE DANNO FASTIDIO), che si illudono CON TESTARDAGGINE, di far capire ai cittadini corrotti, menefreghisti, protetti, che pensano al loro profitto, che L’ECOCIDIO DEL PIANETA È INIZIATO, ed avanza celermente. Ci mancava l’idea bizzarra del ministro del turismo Daniela Santanchè. Come esempio, comunico che in una località abruzzese, si vuole realizzare, un impianto di innevamento artificiale, che parte a 1300 metri ed arriva a 1600 metri. Non ci sono fiumi, torrenti, ghiacciai, cascate, solo una sorgente di acqua potabile, che cerca di dissetare migliaia di cittadini. Spesso, in tanti comuni, per mancanza di acqua, si chiudono i serbatoi per tante ore. Quindi, come si riempie la vasca per generare neve artificiale? Purtroppo sono previsti regali politici di soldi pubblici e chi propone sarà eletto. Ma l’idea dell’innevamento artificiale, è in atto in molte località montane italiane.

  3. Siamo, come citato dal sociologo Ricolfi nel suo libro, una società signorile di massa  in Italia, che fin che potrà usufruira di quanto un sistema capitalista mette a disposizione in termini di merci/servizi da consumare.
    Le lunghe code delle vacanze natalizie verso e da le località sciistiche sono costituite da questa società che nonostante gli aumenti continua a vivere e a consumare come i signori.
    Rimane poi una percentuale di società che non può accedere ai consumi signorilità di massa, ma più dell’80 % se li può permettere.
    Sono previsti copiosi finanziamenti pubblici per molte stazioni sciistiche, nella mia zona 10 milioni di euro per i Piani di Bobbio. 
    Poi si fanno e si rifaranno nel 24 i tagli ai servizi primari quali la sanità pubblica e la scuola. 
    Quando la società signorile di massa si accorgerà che si sta smantellando il SSN sarà troppo tardi. 
    Abbiamo bisogno di un SSN pubblico, siamo una società di anziani che hanno bisogno di cure e di welfare non di neve artificiale. 
    Se poi scende copiosa sono contentissimo.
     

  4. Le piste sintetiche, che purtroppo cominciano a ricoprire qua e là alcune ex-piste da sci, sono la peggiore proposta possibile per attrarre ancora più bambini viziati cresciuti male, o meglio turisti deficienti, sulle montagne. Non ho aggettivi diversi per descrivere individui che scendono su orrori come quelli che potete ammirare a questi link:
    https://www.funivie.org/web/la-prima-pista-da-sci-artificiale-in-spagna-e-realizzata-da-neveplast/amp/
     
    https://www.bergamonews.it/2020/01/28/russia-a-veduchi-la-pista-da-sci-artificiale-piu-lunga-al-mondo-realizzata-dalla-neveplast/350021/
     
     

  5. Ratman, non temere: nessun attacco antropico, visto che lo sci – come del resto molte altre attività – saranno accessibili per pochissimi.

  6. Sono stato un appassionato sciatore di pista, fino a pochi anni fa. Ora l’aumento dei prezzi soprattutto mi ha fatto francamente passare la voglia… Ma direi senza dubbio che se “sciare” su piste artificiali lo trovo abominevole. 

  7. Boh, d’accordo al 100% con l’articolo, ma riguardo al fatto che lo sci stia diventando solo per ricchi, riprendendo una frase del compianto Silvio mi vien da dire che non sono sicuro sia così, a vedere quanta gente a sciare in questi giorni. Mai vista tanta coda a scendere dal Sestriere, per dire. Immagino che molti siano proprietari di immobili acquistati negli anni ’80 ’90 e quindi spendano solo di bere mangiare e skipass, ma anche questo incide.

  8. @8 … anche questa divisione tra il giorno e la notte ha fatto il suo tempo …

  9. Se non vi fossero fondi pubblici il carosello sarebbe già finito da tempo.

  10. “perché a volte, se non spesso, un impianto di risalita dismesso non viene smantellato?”
    direi per lo stesso identico motivo per cui l’Italia è piena di capannoni fatiscenti, fabbriche dismesse, case abbandonate e spazzature varie.

  11. Oltre alle piste artificiali sui prati propongo di trovare una soluzione per riscaldare i mari italiani (bastano i primi 20 metri dalla battigia) a 22/24° e le spiagge a 28° in modo da avere turismo tutto l’anno, sarà mica così difficile?

  12. Problema ancor piú indecente: perché a volte, se non spesso, un impianto di risalita dismesso non viene smantellato? Molti lo sono da decenni. Credo che anche gli sciatori piú scatenati concorderanno, eppure non lo si fa. Perché? Questione di costi.
     
    Le amministrazioni pubbliche dovrebbero obbligare le stazioni sciistiche a farlo, anche imponendo loro di istituire un fondo in bilancio da utilizzare quando sarà il momento.
     
    Nell’Appennino Tosco-Emiliano le sciovie che arrugginiscono da anni e anni – se non decenni – sono decine, oltre a qualche seggiovia. Devo tuttavia riconoscere che, quando vedo questi rottami nel bosco, a volte provo inizialmente una soddisfazione maligna: “Qui, almeno qui, lo sci di pista ha perso”.
    Ma è una consolazione che non regge.
     

  13. Mi accodo al commento 3 per dire che quando si ipotizzava un’impianto al coperto per lo sci “Dubai style” (ma anche in Cina pare siano diffusi) da realizzare a Cesana dove adesso c’è la pista di bob in disuso (praticamente un’orrido capannone alpino), anch’io avevo proposto su “Specchio dei Tempi” (rubrica giornaliera di lettere dei lettori su La Stampa) di montare una pista in materiale sintetico tipo quella che c’è sul tetto del termovalorizzatore di Copenaghen. Potrebbe essere una soluzione per garantire l’uso dell’impianto tutto l’anno. E quando arriva la neve, copre la pista e si scia sulla neve. Nelle piste utilizzate in estate come pascoli o per la fienagione, la pista sintetica potrebbe essere smontata a fine stagione invernale e rimontata quando viene meno l’uso come pascolo. Forse è un po’ uno sbattone, ma si tratta solo di lavoro manuale, senza cannoni, senza consumo d’acqua e di energia elettrica. Bisognerebbe fare due conti, ma penso (spero …) che i costi potrebbero addirittura essere inferiori rispetto all’innevamento artificiale. 
    Molto interessante anche la riflessione di Giorgio Daidola nel commento 4 che, da vero esperto qual’è, segnala le conseguenze sui materiali e sulle tecniche di insegnamento dello sci (e … sugli incidenti …) della neve artificiale. Forse la sciata su piste in materiale sintetico potrebbe consentire l’uso di materiali e di tecniche sciistiche simili (se non uguali …) a quelli usati sulla neve naturale. Se cosi fosse … avremmo “fatto scopa” …

  14. Spero che chiudano ogni singolo impianto che si rivela “inutile”. Se è inutile, è dannoso e quindi è meglio smontarlo (cioè non solo chiuderlo nel senso che non è attivo, proprio smontarlo, così nessuno la riattiverà mai più).
     
    Ciò non toglie che approverei (a patto di vederle funzionanti solo  con innevamento naturale, quando c’è…) se tornassimo a poche stazioncine, piccole e leggere, composte solo di skilift, con piste gobbute old style, solo per i veri appassionati dello sci, come appunto era una volta. qualsiasi disciplina della montagna quando da “passione” anche extra atletica e biodinamica, viene trasformata in “sport”, si puttana. Capita all’arrampicata, all’alpinismo, alla corsa e.. ovviamente è capitato anche allo sci di discesa.

  15.  
    Il problema di cui nessuno parla è che a causa delle neve artificiale, utilizzata come sostitutivo e non integrativo della neve vera, è stata creata una tecnica  e una attrezzatura per sciare che ha fatto dello sci uno sport, praticato da milioni di persone in tutto il mondo, completamente diverso da quello di solo 2o anni fa’. Sci pesantissimi innanzitutto, per poter incidere una neve simile al cemento, con sciancrature che li rendono del tutto inadatti allo sci sulla neve vera. Oltre che pericolosi.  Anche le metodologie di insegnamento sono completamente cambiate e premiano la fluidità e la velocità sulla neve-cemento (con i conseguenti numerosi incidenti sulle piste autostrade). Non si tratta quindi solo di smantellare impianti ma anche di riconvertire tutta l’industria pesante e tutti i servizi che ruotano oggi intorno allo sci, comprese le metodologie di insegnamento seguite dalle scuole, di cambiare insomma completamente la mentalità, le capacità tecniche e le attrezzature degli sciatori di massa, nonché della governance di un sistema industriale piuttosto florido.  Riportando la maggior parte degli sciatori ad altri sport similari, stile lunapark cittadino, come è appunto diventato lo sci moderno. Occorre insomma un cambiamento epocale che non credo vedremo presto. Pensare di riconvertire le masse di sciatori a frequentazioni della montagna più sostenibili è pura utopia o, se si vuole essere meno assolutisti, un processo molto lento, decisamente più lento di quello che ha permesso lo sviluppo dello sci  da neve artificiale.

  16. Le piste verranno ricoperte di materiale sintetico e neve o non neve darà possibile sciare 365 giorni all’anno. Ciò produrrà un sovraccarico antropico con relativo attacco isterico dei crovellidi di cielo di terra e polenta taragna.

  17. E solo una situazione ciclica e gia successo in passato anche in tempi antichi

  18. Nevica poco e molto in alto,nascite uguale,demograficamente tra 20 anni il problema impianti chiusi per neve farà il paio con asili innutili e scuole quasi superflue ,costruire impianti e punti natalità vanno verso lo stesso destino.una discreta lucidità mentale imporrebbe concentrare le ev.risorse dove effettivamente necessitano,chiudere impianti eccessivi a basse quote,obbligo di smantellamento del chiuso a meno di riconversione altri usi,idem per quanto realizzato in tema infanzia futura e non più utilizzabili.Nel primo caso sj perderanno alcuni introiti,ma scenderanno i costi di sopravivenza,e vi sarà il problema dell,economie locali,nel secondo l impatto sarà ancora più serio,mancherà un ricambio generazionale vi sarà  un problema di tenuta sociale,pensioni,salute etc.e qui il clima opera molto poco…poca popolazione poco inquinamento poche risorse ,tanta popolazione tanto inquinamento,molte risorse,come la si giri tra dieci venti anni il problema piste sarà superfluo

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