Era l’inizio della primavera del 2022, quando una ragazza norvegese alle prime armi e con poca esperienza sugli Ottomila, di nome Kristin Harila, si recò sulle montagne del Nepal con l’obiettivo di battere il record di 14 x 8000 scalati, stabilito da Nims Purja nel 2019.
Tramite l’agenzia nepalese 8kexpeditions ingaggiò due forti sherpa, Dawa Ongju e Pasdawa Sherpa, per essere accompagnata e poter realizzare il suo progetto. La squadra riuscì a salire 12 Ottomila, dall’Annapurna I 8091 m, il primo che hanno scalato (28 aprile 2022), fino al Manaslu 8163 m, il 12° (22 settembre 2022).
Questi sherpa l’hanno aiutata in ogni passo, in ogni salita e in ogni discesa, trasportando i suoi carichi, spianandole la strada per realizzare i suoi sogni: ma nel mentre realizzavano anche i loro.
Dawa Ongju ha scritto un lungo post sul suo account Facebook per spiegare cosa è successo loro di recente.
Kristin non ha solo cambiato la compagnia di spedizione, ma anche il team. E i maligni sussurrano “per non dover condividere il record con due sherpa”.
Un sogno infranto
di Dawa Ongju Sherpa
(pubblicato sul suo profilo fb il 15 aprile 2023)
Avevamo iniziato un progetto che avrebbe stupito e scioccato il mondo dell’alpinismo in generale. Noi tre: Kristin Harila della Norvegia, Pasdawa Sherpa di Makalu (Nepal), e io, Dawa Ongju Sherpa, di Makalu, (Nepal).
Abbiamo lavorato duramente per superare molti ostacoli e raggiungere quello che pochi avevano osato sognare. Il nostro obiettivo era quello di conquistare tutte le 14 cime più alte di 8000 m in un tempo record. I record precedenti dovevano essere infranti e noi eravamo sulla buona strada per raggiungere l’impensabile.
Dall’Annapurna I fino alla cima del Manaslu, abbiamo impiegato 144 giorni per conquistare 12 delle 14 cime. Le due rimaste (Sishapangma e Cho Oyu) si trovano in Tibet e avevamo bisogno del visto dell’ambasciata cinese per procedere. Noi tre, legati da un obiettivo comune nel corso della nostra avventura comune, avevamo stretto un patto informale per stabilire insieme il record e quindi avevamo richiesto il visto e il permesso, come squadra, di scalare le due cime rimanenti in Tibet.
Ci rattrista molto il fatto che, nel bel mezzo del progetto, dopo che noi tre avevamo affrontato difficoltà estreme e superato le situazioni più pericolose per la vita durante la scalata di questi giganti di 8000 metri, Kristin Harila abbia improvvisamente deciso di interrompere ogni legame con noi. Siamo rimasti sconcertati e spesso ci siamo chiesti quale sarebbe stato, senza di noi, l’esito del progetto per il quale avevamo lavorato tanto. Desideriamo far capire a tutti che, senza il nostro genuino aiuto e la nostra guida, questi 12 Ottomila non sarebbero stati possibili a quel ritmo record.
Data la natura del progetto e le difficoltà che tutti gli alpinisti devono affrontare per attraversare le zone della morte dell’alta quota su questi imponenti Ottomila, noi come squadra eravamo pronti ad affrontare la sfida in qualsiasi circostanza. Il nostro lavoro e il puro entusiasmo di conquistare le 14 cime ci hanno spinto a fare cose che normalmente non sarebbero state fatte. Abbiamo trasportato tutta l’attrezzatura, gli zaini, i ramponi, i vestiti, le bottiglie d’acqua, le bombole di ossigeno, la macchina fotografica, le batterie di riserva, il cibo e tutto l’equipaggiamento dando la priorità a Kristin. Non ha dovuto stendere un solo metro di corda né fare un solo nodo. Entrambi abbiamo lavorato giorno e notte per aprire vie sulla maggior parte delle montagne. Senza pensare alla nostra famiglia a casa e ai pericoli mortali, abbiamo portato avanti il compito impensabile di trasportare 35-40 kg di peso attraverso crepacci, pareti rocciose e zone della morte.
Ci siamo impegnati al 110% per raggiungere un obiettivo comune.
Dopo aver richiesto il visto per il Tibet all’Ambasciata cinese di Kathmandu tramite i nostri agenti, abbiamo raccolto tutto il supporto e la logistica e abbiamo pianificato il nostro percorso e la nostra linea d’azione. Abbiamo dovuto attendere che l’ambasciata rilasciasse i permessi di spedizione per quelle due cime rimanenti, che erano state bloccate a causa delle restrizioni Covid.
Alla fine, quando è arrivato il visto cinese, per noi e per la nostra squadra, eravamo entusiasti e abbiamo messo in moto la nostra spedizione finalizzando gli acquisti dell’ultimo minuto e la logistica. Abbiamo anche saputo che due giorni dopo anche Kristin e la sua squadra hanno ottenuto il visto per il tentativo di scalata. Purtroppo, però, solo un paio di giorni dopo i nostri passaporti sono stati ritirati dal nostro agente, sostenendo che l’ambasciata cinese li voleva indietro. In seguito siamo rimasti sconcertati nell’apprendere che il nostro visto era stato rifiutato e annullato dall’ambasciata, affermando che il motivo era la nostra precedente visita in Pakistan. Avevamo scalato insieme i cinque Ottomila del Pakistan. Dopo aver ricevuto indietro i nostri passaporti con il visto annullato, eravamo scioccati e attoniti. Ma questo ci ha posto anche alcune domande, senza risposta.
1. Perché i visti di Kristin Harila e dei membri della sua squadra non sono stati annullati? Anche lei era con noi in cima a quelle 5 vette in Pakistan e i suoi social media e i vari servizi giornalistici lo dimostrano.
2. Anche il suo attuale membro della squadra, Tenjen Sherpa, era in Pakistan con noi. Come ha fatto a mantenere il suo visto e perciò avere il permesso di andare in Tibet?
3. Abbiamo usato tutti lo stesso agente per ottenere i nostri visti, eppure i nostri visti sono stati revocati, mentre i loro sono stati mantenuti validi.
Non intendiamo accusare alcuno per questa parzialità, ma ciò costituisce un argomento molto forte per il futuro dell’alpinismo, che si tratti di completare gli Ottomila o le Seven Summits. Ci stanno a cuore la sportività e la fratellanza alpinistica. Questi problemi tecnici non devono essere un ostacolo ai nostri sogni. Siamo alpinisti e puntiamo in alto.
Vorremmo ringraziare dal profondo del cuore tutte le persone, le organizzazioni e i benefattori che ci hanno sostenuto durante la nostra avventura, fin dalla prima vetta dell’Annapurna I. Speriamo di poter lavorare ancora una volta al nostro progetto di velocità delle 14 cime, incrociando le dita.
Namasté.
————————————————————————————————————————-
Anche per il fatto che non c’è stata una risposta ufficiale di Kristin Harila, il post di Dawa Ongju ha suscitato molta reazione. Everest Today ha scritto: “Kristin si trova ora in Tibet per compiere i suoi due Ottomila rimanenti, il Sishapangma e il Cho Oyu, per mostrare al mondo quanto è forte, ma anche quanto è egoista. Non è solo colpa di Harila, ma persone come Harila stanno traendo vantaggio dalla comunità alpinistica Sherpa, divisa in nome degli affari e del denaro.
Dovrebbero esserci dei punti in comune, dei valori e delle norme all’interno della comunità alpinistica Sherpa. Soprattutto, la comunità che governa il mondo dell’alpinismo degli Ottomila, è ancora utilizzata da cosiddetti achievers (vittoriosi), nient’altro che truffatori che riescono ad arrivare in cima alle montagne sulle loro spalle piuttosto che arrampicare come sostengono. Sono cambiati i tempi, è cambiato lo stile, non la situazione. È una tristezza!”.
—————————————————————————————————————————
Dawa Ongju Sherpa
Nato a Makalu (Sankhuwasabha district, Nepal) il 17 dicembre 1972, sposato con Jibu Sherpa, ha due figli maschi (Lakpa Renji Sherpa e Nang Tenji Sherpa) e una femmina (Pasang Lhamu Sherpa).
Dawa è il quinto dei sette figli di Namgyal Sherpa (padre) e Doma Sherpa (madre). Si è formato alpinisticamente all’Himalayan Mountaineering Institute (HMI, Darjeeling).
Nel 2000 ha salito il suo primo Ottomila, il Kangchenjunga. E in seguito ne ha scalati altri 23.
Dawa stava perseguendo l’ambizioso obiettivo di scalare I 14 ottomila a velocità record. Con Pasdawa Sherpa e Kristin Harila è partito in aprile 2022 con l’obiettivo di completare la lista entro il maggio 2023. Subito il team ha scalato sei cime, Annapurna (28 aprile 2022), Dhaulagiri (8 maggio 2022), Kangchenjunga (14 maggio 2022), Everest (22 maggio 2022), Lhotse (22 maggio 2022) e Makalu (27 maggio 2022): il tutto in soli 29 giorni, stabilendo così il record di scalata più veloce.
In seguito le cinque vette del Pakistan, poi di nuovo in Nepal: Nanga Parbat (1 luglio 2022), K2 (22 luglio 2022), Broad Peak (28 luglio 2022), Gasherbrum II (8 agosto 2022), Gasherbrum I (11 agosto 2022) e Manaslu (22 settembre 2022), ma la lista dopo 144 giorni si è interrotta bruscamente lasciando Shishapangma e Cho Oyu ancora in attesa di essere scalati. Dawa è determinato a completare il suo obiettivo dei 14 ottomila entro la primavera del 2023.
Condivisi con Kristin Harila e Pasdawa Sherpa, Dawa Ongju ha il primato della scalata dei sei Ottomila situati in Nepal nel tempo record di 29 giorni nonché quello di 8 ore e 35 minuti (22 maggio 2022) nel concatenamento di Everest e Lhotse.
Oltre a ciò, occorre ricordare che Dawa Ongju ha salito gli Ottomila altre volte, l’Everest (2004, 2005, 2008, 2013, 2021), il Kangchenjunga (2000, 2002, 2004, 2009, 2019), il Lhotse (2012), il Makalu (2011), il Dhaulagiri (2009), il Manaslu (2008, 2021), il Nanga Parbat (2009), l’Annapurna I (2010, 2021), il Gasherbrum I (2005, 2008, 2009), il Broad Peak (2003) e il Gasherbrum II (2003, 2005). Il suo numero di Ottomila scalati è attualmente 24.
————————————————————————————————————————-
Qui di seguito la nota rilasciata da Kristin Harila subito dopo la comunicazione della negazione del visto per il Tibet.
L’attesa
di Kristin Harila
Per ora è finita. In questo momento sto solo cercando di accettare gli ultimi sei mesi, e soprattutto lo sforzo che abbiamo fatto per cercare di ottenere i permessi per le ultime due montagne, Cho Oyu e Shishapangma… Non abbiamo lasciato nulla di intentato in questo processo burocratico, e abbiamo esaurito ogni strada possibile per ottenerlo, ma purtroppo per motivi fuori dal nostro controllo non siamo stati in grado di ottenere i permessi in tempo. Come tutti sapete, ho messo tutto quello che avevo in gioco per far sì che questo accadesse, e non perdere tempo, con solo due montagne rimaste, a causa di fattori fuori dal mio controllo. È qualcosa che sto facendo fatica ad elaborare in questo momento.
Certo, è stato un viaggio fantastico. Ma è stata anche una serie di montagne russe con tanti alti e bassi e tanto duro lavoro in mezzo. La parte più difficile è stata sicuramente l’arrampicata. Tutta la storia verrà raccontata quando il film sarà pronto. Nei momenti di avversità bisogna trovare la forza interiore, motivo per cui vi comunico che sto tornando a casa, e questo record lo completerò l’anno prossimo!
Dovrò trovare i quattrini per terminare She moves mountains, ma essermi avvicinata così tanto, mi rende ancora più determinata a completarlo una volta per tutte!
In questo momento sto tornando in Norvegia per stare con la mia famiglia e le persone più care.
———————————————————————————————————————-
Kristin Harila, Sophie Lavaud e Viridiana Alvarez in vetta allo Shishapangma
Nella primavera del 2023 sullo Shishapangma si sono avute le prime spedizioni alpinistiche dopo tre anni di mancata concessione dei permessi di salita sugli Ottomila del Tibet agli alpinisti stranieri, causa CoVid. Ci sono stati naturalmente degli arrivi in vetta, ma ha suscitato più scalpore quello di Kristin Harila, il 26 aprile 2023.
Come accennato in precedenza, l’alpinista norvegese ha completamente rinnovato la struttura del suo team. Ha fatto squadra con la svizzera Sophie Lavaud (tredicesimo Ottomila) e con la messicana Viridiana Alvarez (nono Ottomila), la prima tra l’altro ad informare il mondo del loro successo tramite il suo dispositivo inReach: “Giorno 20 della spedizione in Tibet (26 aprile 2023) a 8027 metri, sulla cima dello Shishapangma. Il mio nono ottomila. Ora è tempo di scendere”.
Insieme al trio femminile, il fotografo norvegese Matias Miklebust e un team di Sherpa composto da Lama Tenjin Sherpa, Pemba Tenzing Sherpa, Chhiring Wongchu Sherpa e Ngima Rita Sherpa. In vetta sarebbero arrivati, secondo quanto riportato dallo staff di Seven Summit Treks, anche due alpinisti tibetani e un’alpinista cinese.
Giunta così al suo tredicesimo Ottomila, dopo i dodici saliti con uso dell’ossigeno, per la Harila ciò rappresenta una partenza. Il suo nuovo progetto She Moves Mountains prevede di realizzare la salita dei 14 Ottomila in soli 6 mesi, ma stavolta senza ossigeno (avvalendosi del supporto degli Sherpa).
La salita dello Shishapangma segna quindi l’inizio.
Mentre si attendono dettagli sull’ascesa, su chi abbia o meno utilizzato ossigeno supplementare, non resta che attendere che il nuovo team si sposti dallo Shishapangma al Cho Oyu, altro ottomila che non vede passaggio di spedizioni internazionali sul suo versante cinese dall’ormai lontano 2019. Con il Cho Oyu la Harila avrebbe modo di completare la sua collezione, ma anche di arrivare a quota 2 del nuovo progetto, qualora si confermi che abbia effettuato la salita dello Shishapangma senza ossigeno.
——————————————————————————————————————-
Ed ecco il breve resoconto pubblicato in puro stile Instagram da Kristin Harila. Dal suo stesso racconto sembra che la norvegese per salire in vetta allo Shishapangma abbia usato l’ossigeno.
Lo Shishapangma 8027 m
(la prima vetta di #SheMovesMountains)
di Kristin Harila
(pubblicato sul suo account Instagram il 30 aprile 2023)
Sono felice di essere in Tibet per l’inizio di questo nuovo progetto con questo fantastico team. Lo Shisha è stata una salita molto dura e impegnativa, sia mentalmente che fisicamente. Inoltre, nessun altro alpinista, oltre a @nimsdai (Nims Purja, NdR) di Project Possible, è stato sullo Shisha dal 2014.
Abbiamo fatto una rotazione trasportando e fissando le corde fino al luogo del C3 e dormito due notti senza ossigeno a 7500 m. Poi siamo scesi e abbiamo lasciato il BC per la spinta in vetta. Siamo saliti al C1 e ci siamo svegliati la mattina dopo con un tempo non bello, non abbiamo visto nulla lungo il percorso per il C2,5, così abbiamo montato le tende prima di raggiungerlo e abbiamo passato una notte terribile con 5 persone che dormivano in una sola tenda.
La mattina dopo il tempo era sereno e la salita verso il C2,5 era breve. Abbiamo iniziato la spinta verso la cima alle 7 del mattino con il cielo sereno. Ma ci siamo resi conto che stavamo impiegando troppo tempo e che c’era molto vento, così ho iniziato a usare il mio ossigeno di emergenza dal C3. Dopo aver lasciato il C3 il tempo era bello. Non eravamo sicuri di stare andando nella direzione giusta perché non c’erano persone né tracce da seguire.
Abbiamo impiegato molto tempo per arrivare in cima, anche se la salita era di soli 900 metri. Alle 16.45 circa Lama ha raggiunto la vetta, seguito da Matias (che stava filmando) e poi da me. Eravamo così felici di essere in vetta. Il resto della squadra ci ha raggiunti ed è stato davvero bello @virialvarezmx @sophie_lavaud.
Voglio esprimere un grande apprezzamento a Lama @tenjin.sherpa.752 per tutto il lavoro che ha fatto in questa salita, ha portato su tanta corda e senza di lui questa vetta non sarebbe stata possibile.
È così bello iniziare questo progetto. Dopo circa 45 minuti in vetta, abbiamo fatto una rapida discesa fino a C2,5 e poi siamo scesi fino al BC. Il tempo di percorrenza andata e ritorno è stato di 22 ore in totale!
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto e tutti coloro che hanno partecipato. Grazie a: @matiasmyklebust e @fieldprod per aver documentato l’intera avventura; al mio fortissimo sherpa @tenjin.sherpa.752 per aver aperto la strada a questa salita; al fantastico team @climbalaya @SevenSummitTreks e CTMA e i migliori sponsor (tutti taggati nel post).
Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Mi viene da pensare che la rabbia di Dawa Ongju e Pasdawa derivi più che altro da ragioni economiche. La norvegese aveva fondi necessari alle diverse imprese, i due Sherpa no. Il ricavo utile per tutti ne sarebbe conseguito dai rispettivi record raggiunti. Averli lasciati a piedi credo significhi averli lasciati a piedi del tutto: anche volessero, forse i due alpinisti orientali non hanno il denaro necessario per le ultime due imprese. Sembra quasi un gioco d’azzardo in cui ognuno ha sfruttato, magari benevolmente, l’altro. Ma la mano è passata alla ragazza che ha voluto vedere, avendo le carte migliori, eliminandoli.
A me viene sempre in mente una bella conferenza di Nives Meroi di tanti anni fa, sulla loro spedizione al K2. Sembra un’altra epoca (e lo è), un altro modo di concepire il mondo, di viverlo soprattutto. E gli sponsor li avevano anche a quei tempi.
Di quel mondo si parla ancora, per fortuna, ma l’effetto platino della contemporaneità, con la sua comunicazione molto più strutturata, è dirompente nei suoi effetti.
Tuttavia mi domando: quanto effettivamente? Negli anni ho visto i fanatici di 8000 calare di numero, vuoi per i costi, ma anche per colpa di un esotico, alieno, lontano che non esiste più? Forse è solo da noi che si respira quest’aria? Altrove quanto tirano ancora gli 8000? Soprattutto con chi.
Molti qui hanno risposto: ricchi a caccia di ego, emozione e pubblicità. E chi non è ricco? Non ci va, Punto. O si aggrega al denaro, come i due sherpa, o sogna incanti che secondo me ci sono ancora se immaginati e sognati nel giusto modo.
Però mi viene da dire, che ne so io del “giusto modo” per qualcun altro…
Egoïsme et ingratitude sont hélas des défauts souvent présents.
Albertperth, stavolta ti hanno fregato…la roba che ti sei fumato fa schifo!
Ciao Alessandro, le cose “brutte” sono altre.
Questa è una cosa inutile, un giochino tra bambini ricchi che elegge a sublime il già (per me) inutile dell’alta quota nel 2023. Non che faccia male, non è una cosa negativa! Per me è inutile. Ma se qualcuno lo trova interessante e divertente, che lo faccia! Mica fa niente di male. Ma se mi dici che hai attraversato gli Appennini saltando in un sacco di iuta susciti in me lo stesso intesse! Bravissimo, incredibile, ma sostanzialmente non me ne frega nulla. Un noto “influencer” contemporaneo è andato da Bologna a Firenze col monopattino. Sti grandissimi c@##i! Chissene frega, aveva voglia di farlo e l’ha fatto, Ma con gran serenità e senza dietrologie.
quanto alla domanda “Nessuno si è chiesto che cosa abbiamo fatto NOI per essere arrivati a questo punto. Perché? Perché la colpa è sempre ed esclusivamente degli altri, quei “voi”, quei “loro”. Perché delle cose brutte meglio non parlare. Tranquillizzante.”
me la spieghi meglio? Ciao!!
Ma va là, e qualcuno ci dovrebbe credere alla nota redazionale,il taxista dice.. dove la porto? e di pari il cliente si sente coinvolto, dalla vita del taxista, dal paesaggio mutevole, dall’intersecarsi dei maccanismi del vettore, financo a esprimere il profondo di se verso l’autista, beh…incredibile..qui c’è chi teorizza di sparare a tizio e caio mediante lotta armata, volano insulti verso le donne, leggersi gli interventi, insulti tra i frequentatori, minacce di randellate e in tutto questo parterre..vi è chi s’offre..a tapioca a tapioca
E’ proprio su questo che spera qualcuno…
Delle cose brutte non solo bisognerebbe parlare, soprattutto ci sarebbe da denunciarle con il megafono.
Buongiorno Alessandro,
credo anch’io che sia utile conoscere le tendenze che governano il nostro tempo, così da poter, magari, crearne altre che crediamo a più congeniali.
Buongiorno a tutti! Nel leggere i commenti a questo post non ho potuto non rilevare una neppure troppo velata accusa nei confronti della redazione per l’aver pubblicato un articolo che per la maggior parte sostanzialmente non doveva essere pubblicato (vissuto come una “purga”, non ho bisogno di purga “io”).
Nessuno ha riflettuto che voltarsi dall’altra parte e far finta di niente in realtà peggiora il mondo, ma anche la qualità della PROPRIA vita.
Ripetere quattro o cinque volte “non me ne frega niente” sarà anche liberatorio ma tradisce il disagio tipico di chi non solo crede di non poterci fare assolutamente nulla, ma in più ritiene di non avere ALCUNA responsabilità nel fenomeno.
Nessuno si è chiesto che cosa abbiamo fatto NOI per essere arrivati a questo punto. Perché? Perché la colpa è sempre ed esclusivamente degli altri, quei “voi”, quei “loro”. Perché delle cose brutte meglio non parlare. Tranquillizzante.
Anche il ricco whymper tirò pacco al povero carrel, nonostante ciò divenne il primo salitore del Cervino. Carrel seppe dimostrare che la sua idea era corretta e divenne il primo salitore del Cervino per una via più difficile. Anche la ricca norvegese passerà (per mooolto meno tempo) alla storia Agli Sherpa bloccati dalla politica non resta che riscattarsi con due vie nuove di salite agli ultimi fue ottomila
che tristezza
ne ho letto solo una piccola parte
tt il resto sarebbe da cancellare
basta non parlarne di queste cose così magari anche i vari sponsor se ne accorgono e si fanno da parte
veramente una cosa schifosa da leggere
Non capisco perché si parli ancora di conquiste rispetto alle montagne, non capisco perché mettere a repentaglio la propria vita per raggiungere trofei tanto effimeri, non capisco perché si debbano infrangere record (stabiliti dai piccoli umani) scalando con qualcuno di inesperto che potrebbe mettere a rischio la vita di tutto l’equipaggio.
Posso dispiacermi per la delusione degli sherpa che pensavamo di star condividendo un sogno e per la parzialità che non ha permesso di ottenere i visti per tutti, ma per il resto sento solo compassione.
Poi mi chiedono perché seguo così poco quanto avviene sugli Ottomila…
Sono diventati poco più di un playground e, mutatis mutandis, a breve le normali saranno considerate e percorse alla stregua di vie ferrate in ambiente glaciale.
Chi le percorre non è differente da parecchi dandies e signorotti annoiati che verso la fine dell’800 volevano scalare le montagne delle Alpi, aiutati, serviti e riveriti da guide locali (ex cacciatori o contrabbandieri che avevano presto compreso la potenzialità di quel nuovo “mestiere”) che definire “contractors” mi pare riduttivo (anche se, purtroppo, calzante).
Questi “record” con ossigeno e squadre di sherpa mi lasciano del tutto indifferente. Non c’è sport, non c’è nemmeno “alpinismo”. E’ turismo nel senso più “economico” del termine.
La signora Harila ha o trova i fondi per farlo? Buon per lei.
Per quanto mi riguarda, la notizia scivola sul piano inclinatissimo della mia totale indifferenza. E’ come se venissero a dirmi che qualcuno ha preso la funivia, è salito a Punta Rocca in Marmolada ed è sceso lungo il ghiacciaio… Lo “sticazzi” a quel punto sarebbe atto dovuto.
Tornando ai Contractors, però, vorrei sottolineare una cosa: per la ancora nascente (e fragilissima) economia turistica del Nepal, potersi fregiare del titolo di “Summiter” oppure di detentore di un qualche record è un viatico notevole nel marasma di offerte che si stanno sovrapponendo tra differenti gruppi di guide himalayane provenienti dal Nepal.
Forse tra le promesse c’era anche stata quella di poter partecipare ad un record di velocità che attualmente appartiene ad un nepalese però non di etnia sherpa che, durante le sue ultime salite in occasione della vincente corsa agli 8000 in 6 mesi e sei giorni si è sentito passare molto vicino le minacce più o meno velate di alcuni rappresentanti dell’etnia Sherpa che, evidentemente, mal vedevano le mire di quel nepalese di etnia Magar e non Sherpa…
Tutto può essere.
Fatto sta che anche se qualcuno dovesse salire le 14 vette in tre mesi e non sei dovrebbe anche salirne alcune lungo una via nuova e fissando le corde assieme alle “squadre” di supporto.
Nimsdai ha scalato le montagne assieme ad altri alpinisti.
Chi sta arrivando ora con aspirazioni a conquistare record sta salendo vie preparate e con l’ossigeno a disposizione.
Siamo ancora in due mondi differenti…
Magari l’anno prossimi Kristin Harila salirà in stile alpino tutti i 14 Ottomila…
Per adesso, parafrasando Riky, sticazzi.
In totale accordo con le parole di Ricky.
È da tempo che gli 8000 lungo le vie classiche della loro iniziale “conquista” non rivestono alcun interesse dal punto di vista alpinistico. Chi punta alle vette non è alpinista nel senso nobile del termine, ma turista di quota che può avanzare solo con la grazia e soprattutto la fatica dei portatori e di tutti coloro che installano le corde fisse e i bivacchi d’altura . Dopotutto, non è nemmeno “colpa” loro. usano e abusano degli sponsor in cerca di visibilità. Ancor di più, usano i media e i social network per diffondere il messaggio della loro passione, che, alla fine, praticano l’appiattimento dei valori fino in fondo… Colpa dei media? In gran parte, sì.
Nell alpinismo come in tante altre attività dell uomo accade un po di tutto ci si ruba corde,cime ,diapositive ,appigli e tanto altro ancora ma quando ci si ruba fiducia fratellanza e verità ma sopratutto riconoscenza si decade e si retrocede in un inversione che nessun record verso l ottomila può annullare .
La meschinità te la porti ovunque.
Triste e umano.
il mio inesistente interesse per queste vicende si desta di fronte a questa notizia che inserirei con assoluto merito nella top ten di “sticazzi”. Di cosa stiamo parlando? Di quali valori… di cosa? C’è una tipa che vuole misurare quanto ce l’ha lungo (bah), evidentemente imballata di soldi, che assolda dei contractors, dei professionisti in cambio di soldi per portare a termine il suo obiettivo. Obiettivo a mio avviso inutile (gli 8000 per le normali con gli schiavi e l’ossigeno…), superato e che serve solo ad appagare il suo ego. A me personalmente non me ne può fregare di meno, ma se lei è contenta e se lo può permettere… che lo faccia! Ma soprattutto…. chiusene frega della cosa, e ancor di più chissenefrega della “delusione” di quegli altri etc etc. È un mercato, sono contractors, mercenari pagati dai clienti per svolgere il lavoro sporco e scomparire nella nebbia. Se non gli piace… si salissero i 2 ottomila che mancavano e la mandassero a fare in C… Io al posto loro farei così. A me personalmente non me ne può fregare di meno. Gli 8000 sono terreno di mercimonio e sogni inutili per bambini ricchi e viziati e contractors che si lamentano…
La gloria, ai miei occhi tanto inutile quanto effimera, rende pazzi, sordi e ciechi. Ma quando si tratta di vivere calpestando l’onore di coloro che hanno più che contribuito a costruirlo, la gloria ha un sapore agrodolce e non vale più di una manciata di noccioline congelate. Pensavo che alcuni, perché figli di popoli e nazioni al di sopra di ogni sospetto, fossero i garanti della moralità. Purtroppo, vedo di no. Davvero, la fama ti fa impazzire.
Incredibile, par di rileggere la faccenda whymper, carrel nel cervino