Il Birillo del Monte Gropporosso – 2 (2-2) (AG 1963-013)
(dal mio diario)
26 dicembre 1963. Non credo che questa via sia mai stata fatta d’inverno, dopo essermi informato al CAI Sez. Ligure. Mi resta ancora da chiedere presso il CAI di Chiavari e poi ne sarò sicuro. Probabilmente dunque è una prima invernale!
Il Birillo e il Monte Gropporosso
Come compagno ho Antonio Picardi, che però non ha intenzione di seguirmi in roccia, ma resterà in basso ad assicurarmi. Mi sono comprato finalmente una corda nuova, di nylon, lunga 40 metri, marca Cassin. Cosicché ho ben due corde, per un totale di 80 m che, spero, basteranno. poi ho dieci chiodi, cinque moschettoni, cordini, martello. La partenza è per le 6.30 in Piazza della Vittoria, con la corriera. Ci vediamo là, io vestito da roccia, lui da sci. Ho uno zaino enorme, lui solo una borsetta e la cinepresa. La corriera parte puntuale, ho timore di soffrire le curve, come mi era successo l’altra volta (l’anno scorso) con i sigg. Martinelli. Dunque mi sdraio su due sedili e dormicchio fino a Chiavari e oltre.
La giornata è splendida, non una nuvola in cielo. Ora, nella valle di Borzonasca, comincia a vedersi la prima neve. Subito dopo il Passo della Forcella entriamo in una fitta coltre di nebbia. E’ quella mattutina, c’è molto spesso da queste parti. A Rezzoaglio ancora nebbia. Scompare solo un po’ dopo, ci si apre la valle innevata. fantastico! Si comincia anche a vedere il Monte Gropporosso. Lo splendore della neve fa risaltare ancora di più l’azzurro del cielo. La corriera intanto continua a correre sulla strada gelata e alle 10.35 arriviamo a Santo Stefano d’Àveto. C’è moltissima neve, tanto che quasi non si può camminare allorché usciamo dal paese e prendiamo la strada per il Monte Gropporosso. Sfondiamo parecchio. Dopo un’ora e un quarto di questa specie di supplizio (la neve in media è profonda 70 cm) arriviamo alla base del Birillo. Qui mangiamo, seduti su un roccione. Poi vado a cercare di scoprire dove è l’attacco, ma non lo trovo se non approssimativamente. La guida dice che la cresta sud-sud-est (it. 19a) del Birillo è stata salita da Ottavio Bastrenta, A. Comeglio e F. Muzio il 15 novembre 1953, la stima di 200 metri di dislivello, con difficoltà di III e IV grado, roccia mediocre.
Con tutta la neve che c’è, non si capisce bene dove passi la via, così decido di salire su per una colata di neve, in esplorazione. Antonio mi segue e facciamo entrambi molta fatica ad avanzare in quel metro di neve fresca. Lo faccio fermare a un punto di sosta, proseguo da solo, poco convinto d’essere sulla via giusta. Nulla di quanto descritto sulla guida corrisponde a quello che sto salendo. A un certo punto la corda che mi trascino comincia a darmi fastidio, tra l’altro non serve a nulla perché né ho piantato chiodi né ho passato spuntoni o alberelli. Così tiro su tutta la corda, slego quella di canapa, l’arrotolo e la butto giù ad Antonio. Non arriva in volo fino a lui, si ferma prima in un canaletto di neve, così lui è costretto a salire per andare a prenderla. Ha una fifa matta, non ha tutti i torti. E impreca come un dannato. Io intanto, con la corda di nylon, continuo e, con mediocri difficoltà, arrivo quasi all’inizio della cresta. Finalmente riconosco il passaggio chiave, perché sono ai piedi del “diedro con pochi appigli”. Sono sicuro che lo sia perché l’avevo già visto dal basso. Cerco di superarlo in libera, senza chiodi: niente. Cerco di piantare un chiodo, ma non c’è neppure una fessura adatta. Desisto. Giro a sinistra e salgo per gradoni non tanto difficili. Riesco così sulla stessa piazzola dove l’anno scorso con Alberto Martinelli ero giunto per altra via, molto più facile. Decido di scendere, cioè di non salire in cima. Sulla cresta sono già passato l’anno scorso e mi faccio da solo questo sconto… Incomincio la discesa, cerco di fare corda doppia da un masso ma la corda non arriva a nulla di buono. Così scendo ancora in arrampicata, poi per un piccolo canalone, aiutandomi con la corda messa doppia in un cordino su uno spuntone. Giunto in fondo, recupero la corda e proseguo verso il basso, affondando nella neve. Dopo dieci minuti di questa “passeggiata” arrivo da Antonio, con il quale scendiamo fino a Santo Stefano. Nel viaggio nulla di speciale, se non che a Chiavari dobbiamo scendere. La corriera si ferma qui e noi dobbiamo proseguire con il treno. Entro in casa a Genova alle 20.55.
Il Birillo e il Monte Gropporosso
Ha colpito anche me questa cosa delle 4 ore di avvicinamento in corriera: e per rimanere nella stessa provincia!
Quattro ore di corriera per arrivare al paese, prima di tutto il resto (avvicinamento e scalata), complimenti per la tenacia!
Caro omonimo,queste letture del tempo che fu, in questa fredda mattina d’inverno ,sono particolarmente gradite.
Colpisce la semplicita’del contesto, l’uso dei mezzi pubblici e anche devo dire la cronaca asciutta della giornata.
Buona Epifania a tutti