Il grande Reset
(così i signori del denaro cambieranno il mondo del lavoro)
di Aldo Maria Valli
(pubblicato su aldomariavalli.it il 27 gennaio 2021)
L’espressione Great Reset è ormai di dominio pubblico ed entra in molte analisi e discussioni. Spesso però in proposito si resta nel vago. Per rendere più chiaro che cosa si prefiggono i teorici di questa manovra epocale può essere utile dare un’occhiata al cosiddetto libro bianco, intitolato Resetting the Future of Work Agenda in a Post-Covid World, pubblicato dal World Economic Forum.
Questo documento di trentuno pagine spiega come eseguire (o implementare, come si usa dire oggi) il programma contenuto nel libro CoViD-19. The Great Reset, scritto da Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum, con Thierry Malleret.
Resetting the Future si occupa, come arco di tempo, del decennio dal 2021 al 2030. Ed ecco, in sintesi, che cosa prevede per quanto riguarda il lavoro.
Prima di tutto un’accelerazione dei processi di lavoro digitalizzati, che dovrà portare l’84% di tutti i processi di lavoro a essere digitalizzati o realizzati via video. Circa l’83% delle persone dovrà lavorare a distanza, senza interazioni tra persone, all’insegna di un assoluto distanziamento sociale.
Si prevede che almeno la metà di tutte le attività sarà automatizzata: in altre parole, il contributo umano diretto sarà drasticamente ridotto, anche nello stesso lavoro a distanza.
Anche le attività di upskilling e reskilling dovranno essere digitalizzate. Con upskilling si indica lo sviluppo di competenze aggiuntive che aiutano a rendere una persona più efficace e qualificata nel suo ruolo. Con reskilling si indica lo sviluppo di abilità significativamente differenti per far sì che una persona sia in grado di ricoprire un ruolo diverso. Il 42% dell’aggiornamento delle competenze o della formazione per nuove competenze sarà digitalizzato: in altre parole, anche in questo caso l’imperativo è evitare il contatto umano e realizzare tutto mediante computer, intelligenza artificiale e algoritmi.
Ed ecco altri obiettivi.
Accelerare l’attuazione dei programmi di riqualificazione, così che almeno il 35% delle competenze sia “riqualificato”: significa che le competenze raggiunte dovranno essere abbandonate.
Accelerare le trasformazioni degli assetti organizzativi. Si prevede di “ristrutturare” il 34% delle attuali strutture organizzative, così che siano dichiarate obsolete. L’obiettivo è fare spazio a nuovi set di quadri organizzativi, così da garantire, anche mediante la digitalizzazione, il massimo controllo su tutte le attività.
Riassegnare temporaneamente i lavoratori a compiti diversi: si prevede che questa sorte toccherà a circa il 30% della forza lavoro. Ciò significa rivedere anche le scale retributive.
Ridurre temporaneamente la forza lavoro: si prevede che questo destino interesserà il 28% della popolazione. Si tratta di fatto di disoccupazione, anche perché non è precisato che cosa si intenda con il termine “temporaneamente”.
Riduzione della forza lavoro, così che almeno il 13% della forza lavoro sia ridotto in modo permanente.
Solo un 4% della forza lavoro non sarà toccato da queste misure.
Questo, a grandi linee, il processo concreto di implementazione del Great Reset.
Ma ricordiamo che il Great Reset prevede anche uno schema di credito, in base al quale un debito personale potrà essere “condonato” dietro la consegna di tutti i beni personali a un ente o un’agenzia amministrativa.
Di fronte a questi obiettivi sorgono ovviamente molte domande. E la prima è: qual è l’interesse precipuo in base al quale i teorici del Great Reset formulano certe visioni, stabiliscono determinati traguardi e indirizzano le scelte dei responsabili della cosa pubblica? I potenti che si riuniscono a Davos non sono, se non in minima parte, espressione della volontà dei cittadini, non sono persone elette in organismi rappresentativi, bensì banchieri, amministratori delegati di grandi aziende, industriali, miliardari, docenti universitari. Quale, dunque, il loro obiettivo?
La risposta più sincera l’ha data lo stesso Klaus Schwab, inventore del Forum di Davos, quando al Financial Times ha ricordato che il WEF “è sempre stato concepito come piattaforma per gli investitori”. Non bisognerebbe mai dimenticare, dunque, che la molla è il denaro.
Il che fa capire meglio certe prospettive contenute nel libro bianco, tutte indirizzate, come abbiamo visto, verso la riduzione del costo del lavoro e un sempre più serrato controllo delle persone, all’interno di un quadro, dominato dalle tecnologie informatiche, nel quale si potrà fare tranquillamente a meno di relazioni sociali che non siano quelle virtuali.
Chi, di fronte al processo di resetting, solleva dubbi e manifesta preoccupazioni, non di radio è tacciato di complottismo. Ma, di fronte ai dati reali, questa accusa appare ridicola. Qui non si tratta di essere complottisti. Si tratta di capire in che modo i signori del denaro vogliono cambiare il mondo e l’uomo stesso.
Benvenuti, dunque, nel nuovo decennio.
4
Forse ci sarebbe davvero bisogno di un grande reset, visto che c’è gente che si beve queste cazzate.
Si accettano scommesse. Soprattutto dai filogovernativi.
https://comedonchisciotte.org/come-stata-orchestrata-la-pandemia-di-covid-19/
Sul fondo del barile.
http://www.giornaledelribelle.com/index.php?option=com_content&task=view&id=3267&Itemid=10
Per questo molti si rovinano col gioco d’azzardo:credono di dare un grande reset e far al sistema un gran gesto dell’ombrello, ma in fondo la massa viene resettata al livello zero, il banco si resetta piano piano, con vincita certa statisticamente.
Se ti promettono snack gratis, il bere lo paghi plus, , in quanto il gratis e’ parecchio salato e piccante.
“Accelerare l’attuazione dei programmi di riqualificazione, così che almeno il 35% delle competenze sia “riqualificato”: significa che le competenze raggiunte dovranno essere abbandonate.”
Data una somma da pagare alla cassa, avvicinandosi per eccesso il piu’ possibile o addirittura in modo esatto, maneggiando una tra le tante scelte di composizione col contante, e’ capacita’ dozzinale inferiore alla semplice composizione con tasti sul Pos? Chi impiega meno tempo?Un cassiere addestrato alla digitazione con 10 dita impiega molto meno tempo a sbrigare una commissione online al confronto di un incerto che usa l’indice…la speranza da nonscatare definitivamente e’ che prima o poi una riqualificazione della riqualificazione riporti alla vecchia maniera piu’ veloce …col cassiere che ti riconosce al volo al posto di password che ti sei dimenticato. Quando invece ti vogliono coinvolgere in”investimenti” allora si torna al “rapporto umano confidenziale e sviolinate varie”/.Asimov, racconto :”nove volte sette”, riassunto sul web .
Ultima sentita sulla dad : inflessibile docente vecchio stampo affibia un brutto voto a studente che non ha inviato via email una serie di esercizi da svolgere.La madre dello studente ne porta il notebook a scuola e fa vedere data ed ora della spedizione delle mail con i compiti svolti…alla fine ..dopo ore e ore di linee intasate , la docente le aveva ricevute mentre dormiva e non aveva controllato..pensava che tutto fosse sempre “fast and furious “. Altro docente alle 23 affibia compiti per la mattina dopo e li esige svolti e postati entro le 8, prima ora :aberrazioni o futuro da schiavetti e da capetti? Non parliamo di capitoli interi e complicati di programma insegnamento universitario, giunti la sera prima dell’appello.Oppure di appello fissato la sera prima con un foglio cartaceo appeso con puntina all’albo da solerte “bidello”, nel silenzio delle mail e dell’albo elettronico.
Attuale e incentivato il RESET degli edifici in chiave “risparmio energetico e..sostenibilità’ “Peccato che le tecniche di isolamento thermico e acustico siano note da decenni, ma ai tempi della costruzione non erano obbligatorie e il costruttore abbia sempre puntato a costi bassi e ricarichi stratosferici.Oggi riscoprono la serra riscaldante l’interno , il rivestimento interno alla moda della stube, la stufa di ceramica refrattaria..lo scalda acqua solare. ..la paglia nelle intercapedini..Il Reset imposto desta sospetti..di fregatura come minimo del % di personale espulso ..a meno che non diventino personaggi di tramissioni nostalgiche tutto verde & ecologia di antiche tecniche di sopravvivenza e artigianato ( ovvero vengono esibiti come fenomeni da baraccone ed intanto ci marciano cameramen ,documentaristi e presentatori tv e cacciatori di cibi genuini di nicchia)o addestratori di corsi di calligrafia con pennino o cannuccia di bambu’..anche la fuga dalla metropoli e l’autoconfino in fienili, baite e malghe, sembra un filone into-the-wild che porta introiti e visibilita’ e like.
Ovviamente il 4%mai toccato, e’ il vertice che in caso di fallimento viene liquidato con buone uscite milionarie in euro o dollari,poi viene ricollocato con ingaggi aggiuntivi di pari portata, in caso di successo( incremento affari o taglio dipendenti non importano agli azionisti )premi e stock options. Cadono sempre in piedi.
Credere è uccidere la conoscenza. Confermato.
Matteo. Intendevo dire che gli interessi economici possono essere una chiave di lettura di alcuni fenomeni sociali, culturali, mediatici. Come ovvio, non l’unica certamente, ma un filone sempre interessante da indagare. È spesso un groviglio di fattori interagenti non facili da capire. A me ad esempio, cresciuto in un mondo di produzione “pesante”, non è facile comprendere la logica economica del mondo social e virtuale e trovo interessante quando qualcuno mi apre gli occhi su cosa c’è dietro il palcoscenico. Il denaro non è sterco del diavolo ma la rappresentazione simbolica di questi interessi concreti che sono uno dei motori del nostro mondo, senza cadere nel vecchio riduzionismo del filosofo/economista di Treviri.
Beh Roberto, dimenticarsi che l’unico movente sono i soldi commentando un programma di politica economica del fondatore del Word Economic Forum, francamente mi pare sintomo grave…
Situazione ben differente rispetto alla Gabanelli e i siti citati, per i quali si può almeno presumere che non sempre e non solo siano i soldi il movente principale (e nel novero comprendo sia il sito dell’OMS, che quelli definiti “fake” che la Gabanelli stessa)
Quando c’è di mezzo il denaro, ti devi aspettare di tutto e da tutti, nessuno escluso.
Matteo. È una realtà che spesso dimentichiamo, anche chi è più scafato. Segui il denaro. L’articolo della Gabanelli di ieri sulla dimensione economica dei siti, dei click e dei rilanci me lo ha ricordato. E vale anche per i siti “alternativi” . Tutti hanno costi da ammortizzare e bollette da pagare.
“Non bisognerebbe mai dimenticare, dunque, che la molla è il denaro.”
Ma guarda…chi l’avrebbe mai detto!
Oh, io di libri bianchi finiti nel water ne ho visti parecchi. Ricordo quello che Giulio Tremonti approntò sulla fiscalità italiana nel 1994. Riportava anche cose interessanti solo che l’oblio se l’è ingurgitato.
Nel 2016 leggevo dei fenomenali progressi delle auto a guida autonoma. Oggi mi pare ce ne sia qualcuna di livello 3 (dichiarato) ma il livello 5 pare sempre più una chimera. Qualche mese fa Elon Musk ha detto che il problema sono le strade e la segnaletica, concepita per l’uomo e non per il computer. Verità o mossa strategica per pararsi il culo da alcuni fiaschi, con morto, delle sue macchine? Forse un po’ tutte e due le cose.
Per quanto concerne il lavoro a distanza, quello che una volta sembrava qualcosa di ambito oggi viene visto quasi di malocchio. Conosco persone che si sono rotte di lavorare da casa e altre che sono stracontente. Giocano diversi fattori, dal carattere personale alla situazione familiare, dal tipo di lavoro agli spazi in cui operare. Da ultimo non dimentichiamo che un conto è lo smart working e un altro il telelavoro. Il discorso è che bisogna poi toccare con mano, come sempre.
In poche parole, fra i buoni o i cattivi propositi e la loro realizzazione passa di tutto, nulla è scontato.
Oligarchici indipendenti. Provvedimenti restaurativi per il crollo del sistema.
Ma non farti ingannare, there is no altenative, vogliono il nostro bene.