In Val D’Aosta l’ennesimo scempio di paesaggio
(ma lo chiamano ‘riqualificazione’)
di Fabio Balocco
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it del 29 novembre 2023)
Tanti anni fa entrai in polemica sulle pagine de La Stampa con Massimo Mila, il quale contrapponeva l’ambientalismo da salotto di Mountain Wilderness (che allora denunciava l’assurdità del collegamento funiviario tra Italia e Francia nel massiccio del Monte Bianco) con l’ambientalismo nostrano dei valdostani, che in quel caso in realtà era pura sindrome di Nimby (una comunità che si opponeva ad una discarica). In quell’occasione Mila usò per i valdostani il termine “operosi”. Quel termine mi fece sorridere, ed ogni volta che vado in Val d’Aosta (sempre di meno, in verità) e vedo l’ennesimo scempio (l’ultimo in ordine di tempo, i lavori sul ghiacciaio del Teodulo per far disputare le gare di Coppa del Mondo di sci), penso “eccoli qui gli operosi valdostani”. Perché in Val d’Aosta l’operosità non si limita allo sfalcio dell’erba e alle mucche al pascolo delle cartoline. No, si esplica in infrastrutturazioni, in impianti di risalita, in innevamenti artificiali, ma soprattutto in strade.
Prendete una cartina 1 a 25.000 aggiornata della Regione e ditemi se trovate una valle, anche laterale, che non sia servita da strade. Ah, sì, ce n’è uno di vallone integro, quello di Cime Bianche, dove infatti vogliono realizzare il collegamento sciistico intervallivo per andare in infradito da Alagna Valsesia a Zermatt. Sempre tanti anni fa l’amico ed allora direttore (inviso ovviamente ai locali) del Parco nazionale del Gran Paradiso, Francesco Framarin, in un articolo di fuoco sempre su La Stampa, disse che, mettendo in fila le strade valdostane, si sarebbe potuta congiungere Courmayeur con Capo Passero. Di tutte, la più assurda ed inutile – a mio modo di vedere – quella che sale da Champorcher al Col Fenêtre, che fu realizzata dall’Enel quando doveva posare i tralicci della linea AT SuperPhénix con l’ausilio di elicotteri, ed i locali pretesero invece la strada, che sfregiò l’intero vallone, eliminando altresì l’antica strada reale di caccia. In Valle qualsiasi minuscola baita sperduta deve essere raggiunta da una strada (percorribile con pick-up, s’intende), anche se sarebbe sufficiente una mulattiera percorribile da un trattorino. Che poi, tra l’altro, agli alpeggi manco ci vanno più i valdostani, ma ci mandano i rumeni o gli extracomunitari. E fossero solo le baite, ma anche i rifugi, che sono poi veri e propri alberghi in quota: fu così che venne realizzata la strada per il rifugio Benevolo in Val di Rhêmes, ai margini del Parco del Gran Paradiso.
Ecco, diciamo che al valdostano si adatta perfettamente il termine “antropocentrico”, o meglio ancora “valdocentrico”: se penso ad uno che vuole soggiogare la natura penso ad un valdostano. Di esempi se ne potrebbero fare tanti. Due anni fa preparai anche il terreno per un saggio che denunciasse tutto questo, ma mi astenni ritenendo che fosse un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Con questo non voglio ovviamente dire che non ci siano dei locali che abbiano a cuore la natura, ma sono rara avis e spesso hanno vita dura.
Scusate tutta questa premessa, ho voluto utilizzarla per introdurre l’ennesima assurdità, l’ennesima strada. Questa volta siamo ad Estoul, frazione di Brusson, in Val d’Ayas, a due passi dalla casa dello scrittore Paolo Cognetti, che è appunto uno dei pochi che si battono a favore della tutela della natura. Da Estoul attualmente una strada sale fino ad un alpeggio (Alpe Fenêtre). Da qui un ripido sentiero conduce al Colle Ranzola. Da esso ci si affaccia sul versante della Valle di Gressoney, versante su cui da Gressoney Saint-Jean sale con alcuni tornanti un’altra strada, in parte asfaltata, in parte sterrata che giunge in località Weissmatten, raggiungibile anche dal Col Ranzola con bello e frequentato sentiero in quota. Quindi, nessuna strada al Col Ranzola. Ah, non sia mai!
Ed ecco che infatti adesso la Regione ha stanziato tre milioni di euro per realizzarla. Anche se in realtà il comunicato parla di “sistemazione della strada interpoderale tra Brusson e Gressoney Saint-Jean”, e un lancio Ansa del 27 novembre riprende e parla di “riqualificazione della strada”, che appunto invece non esiste…
Queste le parole del presidente della Regione, Renzo Testolin (Union Valdôtaine): “E’ un investimento infrastrutturale che va ad arricchire la nostra regione. La strada avrà una funzione plurima: servirà alcuni alpeggi di montagna, potrà essere utilizzata in caso di interruzione della viabilità ordinaria d’estate e andrà a costituire un’interessante offerta turistica per gli appassionati di ciclismo”. Da notare il linguaggio. Una nuova strada arricchirebbe la regione: punti di vista, magari si potrebbe invece dire che deturpa il paesaggio ed altera l’ambiente. Sarebbe un’alternativa alla viabilità ordinaria: frase criptica, quale sarebbe l’ipotetica interruzione di viabilità ordinaria che farebbe confluire il traffico veicolare ai 2170 metri del Colle? E anche se così fosse, allora la nuova strada non sarà agrosilvopastorale, bensì a viabilità ordinaria? Un’interessante offerta turistica per i ciclisti: cioè, ci spieghi, in Val d’Aosta i pedalatori non hanno già sufficienti percorsi su cui divertirsi? E poi per favore basta con questa scusa dei ciclisti per realizzare nuove strade.
Insomma, in poche parole, la strada non esiste e i politici si arrampicano sugli specchi per giustificarne la realizzazione. Un ennesimo scempio, un ennesimo favore alle imprese locali di costruzione. Tutto qui. Il resto, come dice Greta, è solo bla bla.
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Allora vi dirò: io vivo in Emilia-Romagna (col trattino) e non in Emilia Romagna (senza trattino).
Però, essendo di Castelfranco Emilia, sono emiliano e non romagnolo.
Castelfranco è in provincia di Modena, ma fino al 1929 era sotto Bologna. In quell’anno il Duce, del quale il presidente del Senato conserva religiosamente il busto sul comò (Matteo, nulla da dichiarare?), decretò il passaggio di provincia.
Il dialetto castelfranchese assomiglia di piú a quello bolognese. Per esempio, a Modena si dice “mudnès” (con la “e” aperta e lunga), a Castelfranco si dice “mudnés” (con la “e” chiusa e breve).
P.S. Spero di non incorrere negli strali di qualche modenese purosangue per eventuali imperfezioni di pronuncia.
Perfettamente concordo, ma santa pazienza: Valle d’Aosta, si scrive così.
Come si può difendere una regione se non si rispetta il suo nome?
Minchia questò si che è molto importante. Direi capitale , un fatto di sopravvivenza.
Io sono biellese.
Quando da ragazzina svalicavo a piedi dalla valle di Piedicavallo o dalla valle di Oropa, scendere in Valle d’Aosta era un sogno: conifere al posto delle nostre valli pietrose, pascoli e belle mulattiere.
Ora è una gran tristezza: le strade sono sempre più vicine ai colli, senza ragione, se non quella di far girare l’economia e non a ere il coraggio di dire: ADESSO BASTA!
Vorrei solo ricordare che si chiama Valle D’Aosta e non Val d’Aosta. Quando scrivete il prossimo articolo ricordatevelo. Grazie mille
Ennesimo scempio mascherato con le consuete parole trappola: “RIQUALIFICAZIONE, VALORIZZAZIONE, TURISMO E FRUIZIONE SOSTENIBILE , etc……” invece di preservare gelosamente quel che resta , si procede ea devastare senza pietà!!
Certo, ma per come conosco la politica valdostana, funziona che i flussi turistici vengono “preservati” (e se possibile incrementati) in ogni modo dai commercianti, albergatori e simili che hanno un enorme potere e pressione sugli amministratori locali e regionali. Molto molto più di quello che si potrebbe pensare.. Personalmente credo che gli amministratori non abbiano questa grande libertà decisionale qui in vda. L’unico modo di preservare l’ambiente, come ho già detto a proposito della coppa del mondo di Cervinia, è tagliare i flussi turistici. Cosa, ovviamente, non praticabile. Per cui non credo ci sia soluzione. Dagli amministratori locali non avverrà nulla in tal senso. E per quanto riguarda quello che affermi, lo so che qui cicampano (benissimo) molte famiglie. Per me sarebbe auspicabile essere tutti un po’ più poveri ma vivere in un mondo non malato e morente
Luca, forse senza quel flusso turistico anche i valdostani starebbero un po’ peggio… Ma, e mi ripeto, gli amministratori locali che lo hanno permesso e lo permetteranno sono stati eletti dai residenti, non da noi turisti…
Da valdostano d’adozione e torinese di nascita concordo su molti punti dell’articolo di Fabio Balocco. Purtroppo peggio (o, almeno, alla pari) dei locals valdocentrici ci sono i turisti (o intellettuali) valdocannibali – per riprendere i concetti cari a Crovella – che credono di poter sfruttare la valle a loro uso e consumo, giusto per il weekend, per una settimana bianca, o per una “gita” alpinistica mordi e fuggi. Questi sono contro la costruzione delle poderali ma ben contenti di usufruire dell’autostrada per venire in valle, avvelenando l’aria come nelle proprie metropoli.
Senza dimenticare che senza l’imponente afflusso turistico non ci sarebbero amministratori rapaci, inquinamento delle vallate, distruzione del territorio.
Io non ho, purtroppo, soluzioni.
Scusate, in generale: gli amministratori locali non si eleggono da soli, vengono eletti. E non da me, milanese, ma dal valdostano. Non difendo certo quella genia, ma voglio solo ricordare che sono lì perché qualcuno ce li ha messi… E che magari quel qualcuno, pure li conosce personalmente e sanno benissimo che tipetti sono… Voglio dire: nel Comune di Valtournanche (quindi Cervinia compresa) ci sono 2178 abitanti/residenti. Non mi si dica che non conoscono i politici che eleggono…
Succede ovunque….. Vi siano amministratori incapaci , e il modo più semplice per ottenere soldi. Presentare progetti di rifacimento sentieri o collegamento alpeggi e vai…. I soldi arrivano. Son nati addirittura degli studi di geometri ed ingegneri specializzati a cui gli amministratori si rivolgono per essere sicuri di vincere il concorso.
E una nuova formula ” legale” di tangentopoli.
Pensate a quante strade sono nate in nome dei disabili, i quali hanno preso le distanze e difatti ora le opere hanno cambiato indirizzo, individuando gli alpeggi come luoghi da salvare e per questo da servire di comodità!
Niente di nuovo sotto il sole.
Anche l’Alto Adige non scherza. Per esempio in Val Pusteria con la demolizione dello storico Hotel Posta a Dobbiaco, o con la costruzione del cubo di cemento armato a San Candido per il nuovo padiglione della banda musicale, proprio accanto a due antichissime chiese!!! Questi “fortunati” e dissennati valligiani si sono montati la testa perché hanno troppi soldi da sprecare. E se lo Stato provasse a “chiudere i rubinetti” dei contributi? Se una regione è autonoma vuol dire che è autosufficente.
@ Mario al 16. “Secondo me ci sono ancora troppi soldi da spendere e male !!” Ma cosa te ne frega, tanto sono i soldi di quelli che pagano le tasse.
Come dice AndreaD . Intorno ai 50-60-70 anni fa , avevano intenzione di collegare le vallate del monte Rosa e anche Valsesia , con strade aperte a tutti, passando sui colli più agevoli . Poi per fortuna non si era fatto niente . Adesso si pensa di aprire la strada del colle della Ranzola !! Secondo me ci sono ancora troppi soldi da spendere e male !!
Frequento la Valle d’Aosta da oltre cinquant’anni, e ci torno ancora, anche se sempre meno. Nell’ingenuità dell’adolescenza pensavo ad un Paradiso, ma con il passare del tempo mi sono reso conto che lo era, si, ma per gente differente da me. Provate, arrivando da un’altra Regione, a fare il maestro di sci, il progettista, il costruttore, il certificatore, il collaudatore, l’ingegnere insomma , quello che “dobbiamo farlo fuori” e vi spiegherete allora come boss siciliani o calabresi, dipinti spesso a torto come gente della peggiore specie, non siano lì per godersi la Natura o un meritato riposo , ma per prendere appunti su come fare evolvere il loro ormai obsoleto concetto di mafia, che al confronto di quella valdostana, fa, oggi più che mai, soltanto sorridere.
Ennesimo scempio dove mi pare che per vendere una birra in più si continua a oltraggiare l’ambiente. Vedi ghiacciaio sopra Cervinia per gare non disputate………
Disgusto.
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/regioni-statuto-speciale-privilegi-spese-tutti/5270881e-cb45-11ed-837f-eb79d7be2937-va.shtml
Considerando che la giornalista è una di quelle piuttosto attendibili… Mi è sembrato giusto aggiungere questo “particolare” economico alle porcate ambientali…
Falsi ambientalisti viziati che ogni volta che da sessant anni vengono coperti di contributi per opere inutili .
Io proporrei il reato contro il paesaggio, quando le cose diventano assurde…non si può fare quello che si vuole sull’ambiente… è ora di dare un messaggio chiaro
Ennesima pista per quei “giocattolini” da arricchiti che sono le e-mtb?
Gli amministratori politici della VdA, guidati dall’Union Valdotaine e dai vari partiti fiancheggiatori, sono stati e sono i veri autori dello sfruttamento di suolo e di risorse del patrimonio naturale e di quello pubblico. A partire dalle strade interpoderali, al mitico trenino Cogne-Acquefredde, per arrivare alla nuova università in centro ad Aosta, all’ aeroporto di Aosta e all’ aerostazione inutilizabili e a tante altre opere utili solo a spartire soldi e a soddisfare gli appetiti degli speculatori… E il prossimo assalto piratesco toccherà al vallone delle Cime bianche, in spregio alle norme attuali di tutela. Con l’appoggio ed il consenso degli elettori valdostani (e in maggior parte dei dipendenti pubblici che beneficiano dell’ indennità di bilinguismo in busta paga). Questa è la democrazia, bellezza….
I nostri amministratori guidati, pensano solo e sempre al danaro! Povera Valle D’Aosta
Io sono un sostenitore a spada tratta di Massimo Mila, delle cui tesi sulla natura dell’andar in montagna (cioè convergenza fra azione e pensiero) sono letteralmente innamorato (notare bene, pur avendo noi due posizioni politiche diametralmente opposte). Ma Mila va inserito nel suo spazio storico e in particolare la tesi, che egli sosteneva nella polemica citata ad inizio articolo, risentiva della sua visione a quel punto obsoleta, cioè quella del cittadino che ammira l’operosità del buon selvaggio (chiamiamo così il montanaro) e gli “consente” di migliorare il suo tenore di vita, come premio della sua operosità confrontata con la “fagnaneria” di altre frange della popolazione che ‘as gtatu la pansa. Tra l’altro era una visione molto infarcita di stereotipi tipicamente piemontesi. Non so se fagnano esista in italiano, in dialetto significa pelandrone, scansafatiche, quanto di più sta sulle palle agli operosi sabaudi.
E’ ovvio che, nonostante l’apprezzamento che nutro verso Massimo Mila (su altri versanti), la tesi non reggeva più già al tempo della polemica e meno cha mai reggerebbe ora. Lo sfruttamento dell’ambiente è giunto a livello non ulteriormente superabili. Occorre interromperlo, indipendentemente dalle perdite economiche o dai mancati guadagni dei montanari. E’ ovvio che il tutto va poi circostanziato nella realtà dei luoghi: in VdA si è ormai costruito/arato/sbancato più del costruibile (non solo in VdA, ma qui di tale regione si parla…).
Ovvio che, come ho già detto più volte, al giorno d’oggi l’ambientalista efficace è l’ambientalista intelligente, cioè colui che sa distinguere caso da caso. Si al TAV, No al Ponte sullo Stretto, tanto per capirci. La strada alpina citata in questo articolo è, in piccolo, un Ponte sullo Stretto. Quindi: NO.
Gli amministratori pubblici locali sono indispensabili ma qualcuno mi dovrebbe spiegare perché hanno tutti, salvo rarissime eccezioni, le nefaste qualità sottolineate dal Manzoni (intervento n. 1). Ad esse aggiungerei, per scagionarli un po’ da gravissime colpe, ricorrenti esternazioni di ignoranza e stupidità.
La Valle d’Aosta è una regione stupenda, e io NON la amo dalla prima volta che l’ho vista, proprio perché ho notato ciò che che si dice in questo articolo. La mia prima escursione fu da Cervinia al Colle delle Cime Bianche, nel 1991. Salimmo a piedi e tornammo su di un camion da cantiere (autostop montano da cittadini che non farei mai più), erano in corso lavori per l’ennesima pista o strada a servizio di piste e impianti. Sono tornato varie volte ma, al di fuori del parco del Gran Paradiso, l’impressione è stata sempre la stessa. Piuttosto, mi chiedo: ma a Cervinia hanno poi tolto i tralicci arrugginiti degli impianti anni ’40/’50?. Fino al 2018 erano ancora lì a deturpare ulteriormente la conca del Breuil.
Sono stato due mesi fa al Col Ranzola da Estoul.
Un vero peccato se cancellassero quei 50 metri di dislivello di sentiero tra l’ultimo alpeggio e i col ranzola e realizzassero il collegamento stradale col Weissmatten.
Dico che ho avuto una premonizione : mi sono ricordato di una cartina della Valle vecchia di 50 anni in cui la strada fugurava in costruzione e mi sono detto “meno male che non l’hanno ancora fatta”.
Per la Regione VdA la tutela ambientale si limita ai tetti in lose, quello che sta sotto non conta…
Purtroppo è così: come capita spesso gli enti locali sono clientele che spartiscono soldi e poltrone tra gli indigeni. D’altra parte la demagogia, che contrabbanda il ciclismo come una forma di ambientalismo, contribuisce alla profanazione della montagna e alla devastazione del paesaggio.
Nei promessi sposi Manzoni sottolinea come falsità ed ipocrisia siano le qualità fondamentali del costume politico di un’intera società (italiana) il nostro è la reincarnazione della figura del “Conte Zio” quando nel dialogo con il padre provinciale si esalta nel distorcimento delle parole e del loro significato…nle altre regioni “alpine” ci sono esempi e progetti anche peggiori…