La direzione che dovrebbe prendere il Soccorso alpino

Paolo Allemano è medico ospedaliero di Saluzzo in quiescenza. Iscritto al CAI dall’età di 18 anni e membro, dalla stessa età, del CNSAS piemontese.

L’ambiente della montagna gli sta dunque molto a cuore e lo ha accompagnato sia nella vita personale che quella pubblica.

Allemano infatti è stato sindaco di Saluzzo, città che ha ospitato un’assemblea nazionale del CAI e innumerevoli iniziative a ricordo della storia del CAI e delle ascensioni al Monviso. E’ stato consigliere regionale del Piemonte, coinvolto nelle politiche della montagna nella legislatura 2014-2019, si è speso per il parco del Monviso di cui si onora di essere tra i fondatori. E’ stato al centro delle relazioni tra CAI e Alpine Club sempre per gli anniversari delle salite al Viso.

Giancarlo Fenoglio

Allemano ci ha scritto per sapere se GognaBlog è luogo che può ospitare una discussione sul SASP, a partire da una vicenda disciplinare che ha riguardato una guida alpina della stazione di Crissolo cui fa parte anche Allemano della XIV delegazione. Il volontario, all’epoca vicedelegato vicario della XIV delegazione e istruttore regionale, è stato nel 2021 deferito alla commissione centrale di disciplina del CNSAS e sospeso dal corpo a seguito delle critiche che aveva espresso sulla conduzione di un intervento di elisoccorso sulla Est del Monviso. In seguito a ciò, avendo l’interessato impugnato il provvedimento, si è costituito un collegio arbitrale che ha annullato la sospensione applicando la sanzione della diffida. Il tutto con costi e tempi importanti.

La direzione che dovrebbe prendere il Soccorso alpino
di Paolo Allemano

Il SASP (Soccorso alpino e speleologico Piemontese) è appartenente al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). La delegazione Monviso del SASP conta oggi 73 volontari distribuiti nelle valli al cospetto del Re di Pietra in Provincia di Cuneo. Le stazioni che compongono la delegazione sono Casteldelfino, Crissolo e Verzuolo.

Abbiamo appreso con favore l’approvazione del nuovo regolamento disciplinare del CNSAS. In particolare, ci pare di comprendere che ci sia più cautela nell’applicazione della misura disciplinare della sospensione, almeno per quanto riguarda le conseguenze della stessa. Però saremmo ancora più soddisfatti se la rivisitazione del regolamento si accompagnasse ad una correttezza sostanziale. Ad esempio, non sottrarsi alle richieste di incontro tra volontari e organi direttivi e rispondere alle mail, specie se certificate. 

Nulla di questo è successo infatti nel caso del provvedimento disciplinare a carico di Giancarlo Fenoglio, guida alpina, direttore scuola regionale tecnici fino al 2018 e, al momento della vicenda che ha causato il provvedimento disciplinare, vicedelegato vicario della XIV delegazione, istruttore regionale SASP fino al 2021.

In data 11 novembre 2021 la Direzione Nazionale del CNSAS emetteva un provvedimento disciplinare con sanzione a mesi 4 di sospensione a carico del socio signor Giancarlo Fenoglio in relazione alla violazione degli artt. 1 comma 2 e 8 comma
9 lettere a) b) e c) dello Statuto Nazionale, per avere lo stesso “in occasione di un intervento di soccorso ad una cordata in difficoltà sulla cresta est del Monviso, nella sua qualità di Vice Delegato, interveniva sulla gestione delle operazioni di soccorso in maniera non consona, inadeguata ed inopportuna, non solo con numerose telefonate e chiamate via radio con il TCO del SASP di turno presso la CO 118 di Torino, ma anche via telefono con l’equipaggio sanitario bloccato al rifugio Quintino Sella, con offese dirette al personale dell’elisoccorso nonché allo stesso Direttore Regionale dell’elisoccorso, in quel momento facente parte dell’equipaggio e bloccato anch’esso al Rifugio. La condotta del Fenoglio produceva una situazione oggettiva di tensione e di stress nel pieno svolgimento di una operazione di soccorso, ponendo a rischio la gestione complessiva delle difficili operazioni in atto, in palese violazione dei principi del corpo tali da compromettere il vincolo fiduciario tra la struttura ed il predetto socio. Cresta del Monviso, l’11 luglio 2021”.

Il Fenoglio veniva sanzionato con la sospensione, che, in base al precedente regolamento, comportava l’interdizione perpetua a incarichi elettivi, per delle osservazioni fatte durante un intervento sulla Est del Monviso nel luglio 2021, cui aveva preso parte. Il provvedimento veniva preso dalla Direzione Nazionale in data 11 novembre 2021.

Tanta solerzia nel passare il caso alla Direzione Nazionale, senza mai trovare il tempo di discutere dell’accaduto a livello di Stazione, il cui Direttivo ha sollecitato in tutti i modi il confronto ricorrendo anche a delle provocatorie dimissioni, si commenta da sé.

Il Fenoglio impugnava la decisione del Nazionale, si costituiva un collegio arbitrale che dopo 16 mesi si pronunciava bocciando la sospensione e applicando la diffida.

Ovviamente la questione è complessa, ma a prescindere dal merito, la questione che sta a cuore a me, alle guide e ai volontari della Stazione, è la scarsa considerazione degli aspetti umani e relazionali nel Soccorso alpino.

Il suo organismo dirigente, almeno a livello piemontese, non tiene nella dovuta considerazione il fatto che il SASP è basato ancora sui volontari, cui non si addice la logica del rapporto subordinato, e che finché ci sono i volontari sarebbe bene rispettarli e ascoltarli nelle operazioni, senza temere le critiche. A meno che non si decida che l’unica dimensione del SASP sia quella professionale, il che sarebbe legittimo, ma cambia il paradigma. E diventa una questione di finanziamento e di lavoro.

Ciò che più amareggia è che il Presidente regionale del SASP, più volte invitato, non ha mai accettato di incontrare i volontari della Stazione per valutare con i protagonisti il contrastato intervento. Neanche una mail, inviata tramite PEC alla Direzione nazionale e regionale dopo la pronuncia del collegio arbitrale, ha avuto risposte.

Tensioni, tempi lunghi, costi elevati di giudizio, abbandono del SASP da parte di volontari, demotivazione… Tutto questo si sarebbe potuto evitare incontrandosi a tempo debito.

Non cerchiamo rivalse né capi espiatori, né neghiamo il diritto di un ente come il SASP di tutelare i rapporti fiduciari che la condotta del Fenoglio avrebbe messo in discussione. Sarebbe a nostro avviso utile aprire un confronto non tanto sulla vicenda, ormai chiusa, del volontario incautamente sospeso, ma sulla direzione che prende il soccorso alpino. C’è anche il problema dei rapporti con i VV.FF. che non può essere vissuto come una perenne competizione.

Siamo persone che hanno dedicato tempo ed energie al CNSAS e che pensano che tale ente, cui tengono, avrà un futuro solo se saprà trovare un giusto equilibrio tra professionisti e volontari, tra operatori della sanità e della montagna. Se saprà anche ascoltare le critiche, oltre che badare alle prestazioni, e se farà della fiducia uno strumento bidirezionale.

Qui di seguito due documenti che fotografano la vicenda Fenoglio:

Lodo arbitrale emesso nell’ambito dell’arbitrato promosso da Giancarlo Fenoglio nei confronti del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico avverso il provvedimento disciplinare emanato dalla direzione CNSAS in data 11 novembre 2021

Lodo arbitrale del 28 aprile 2023

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La direzione che dovrebbe prendere il Soccorso alpino ultima modifica: 2024-01-29T05:16:00+01:00 da GognaBlog

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25 pensieri su “La direzione che dovrebbe prendere il Soccorso alpino”

  1. Matteo, tanto per rimanere in tema e visto che sei bravo a fare i conti, dimmi: secondo il Nuovo Calendario Crovelliano, quanti anni “percepiti” ha il Codice di Hammurabi?
     

  2. Prescindere per prescindere, segnalo che la Magna Charta è del 1215 e la costituzione degli Stati Uniti è stata scritta nel 1787 (quindi secondo i calcoli di Crovella hanno 1618 e 474 anni “percepiti”) e non è che se le società inglese ed americana se la cavino poi malissimo…
     
    Chissà come mai dalle nostre parti, quelli che non riescono a fare tutto quello che vogliono danno sempre colpa alle leggi?

  3. 17) la salute è un bene soggettivo,che lo stesso singolo soggetto deve poter preservare verso se stesso,e non può appellarsi agli altri perchè glielo tutelino.

    Uno stato serio ed onesto deve tutelare la salute dei propri cittadini difendendolo da chi, per proprio vantaggio economico, vorrebbe invece usare metodi, sostanze, tecniche, che vanno a mettere in pericolo la salute pubblica. Ad esempio scarti industriali, l’uso di prodotti chimici in agricoltura, sostanze, medicinali  e medoti negli allevamenti intensivi, plastiche e rifiuti che si riversano in mare, ect. , ect. Il tutto per aumentare la produzione sempre di più. Sostanze che ti ritrovi a respirare o entrano nel ciclo alimentare.

  4. Da tempo sto affermando, anche qui sul Gogna Blog (a prescindere ovviamente dal  tema “soccorso alpino”) che la Costituzione italiana, elaborata nel 1946-47 (entrata in vigore nel 1948) sia ormai obsoleta, cioè inadeguata ai tempi. Non per colpa dei padri costituenti, che furono illuminati e animati dalle migliori intenzioni. Semplicemente perché sono trascorsi 75 anni. Inoltre negli ultimi 25-30 la rivoluzione tecnologica ha impresso dei cambiamenti come, in altri periodi storici, si sono registrati in 100 anni. Quindi i concetti e i principi della Costituzione appartengono a 150 anni fa, in termini perequati, quindi alla preistoria sul piano socio-politico e culturale. Occorre riscrivere la Costituzione da capo, attualizzandola. Ne sono talmente convinto che, con un gruppetto di 3-4 amici, per puro interesse culturale, ci troviamo periodicamente per riflettere sull’argomento e provare a stilare un testo aggiornato. Magari ne esce una ciofeca e la buttiamo nel cestino, magari invece viene fuori qualcosa che potrebbe costituire la base per ulteriori dibatti e riflessioni a livello politico… chissà… (tutto ciò prescinde dal tema “soccorso alpino”, oggetto dell’articolo, ne accenno solo perché il recente scambio di idee è scivolato sul tema “Costituzione”, ma anche per segnalare: inutile appellarsi a tutto ciò che è scritto nel testo, perché spesso potrebbe non risultare più adeguato ai tempi…).

  5. La religione è l’oppio dei popoli che porta a guerre
    Le costituzioni regolano la convivenza che le evita

  6. Sig.Carlo se è per questo la Santa Romana Chiesa è da 2000 e passa anni che esercita la sua( almeno ritenuta) costituzione,e pure questa,pur avendo qualche anno più della costituzione,non se la passa bene,come vede il principio  così  faceva mio nonno così mio padre,oggi come oggi…..

  7. Ciò che è scritto nella costituzione è un dato di fatto. Tutto il resto son chiacchere da bar o, peggio  da blog.

  8. La costituzione è un esercizio ideologico fatto dai padri costituenti a causa di quanto avvenuto in precedenza e ne rispecchia le spinte ideologiche post conflitto.Oggi molte di quelle enunciazioni sono fuori tempo,valevano in quel contesto.la salute è un bene soggettivo,che lo stesso singolo soggetto deve poter preservare verso se stesso,e non può appellarsi agli altri perchè glielo tutelino.Esempio l alpinista che precipita non può invocare il diritto alla salute,casomai alle cure se sopravvive.

  9. Articolo 32
    La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
     
    Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violar
    Cito per precisare la distorsione enunciata da albertphert

  10. Matteo (@13), non ho mai scritto che la “dinamica della pretesa” non esiste, bensì che sia illusoria e prescinde da come è implementato il servizio (pubblico, privato, professionisti, volontari, gratuito, a pagamento o un mix qualsiasi, a tuo piacimento, di questi).
    E’ un problema di educazione dell’utenza, a mio parere. Che può passare anche attraverso il portafoglio, ci mancherebbe: sistema educativo spesso efficace ma che arriva sempre “dopo”, lasciando quel retrogusto un pò amaro di sconfitta.

  11. È necessario che chi chiama il soccorso sia responsabile perché la sua chiamata mette in pericolo altri e deve essere responsabile prima di mettersi in pericolo. Un modo per essere responsabilizzati è quello di contribuire al costo dell’intervento specialmente per chi si comporta imprudentemente e senza criterio. In merito a pubblico/privato/ volontariato è meglio che siano integrati senza troppa burocrazia e senza obblighi di assicurazioni che sono spesso solo passaggi di soldi tra lobbisti e legislatori sulla testa dei cittadini. Bisogna trovare un equilibrio tra le chiamate di quelli che si mettono in pericolo senza pensare alle conseguenze e quelli che non chiamano per non “disturbare”.
     
     
     

  12. Giuseppe, la dinamica della pretesa è già in atto da tempo, come testimoniato qui sotto ed è dovuta a motivi esterni al Soccorso.
    Le polemiche sul soccorso, la sua efficienza, i suoi problemi o le sue storture a me paiono pretestuose e stimolate da un progetto ideologico ben preciso.
     
    Ripeto a me pare che il Soccorso Alpino così com’è non funzioni affatto male, certo non peggio che in Francia (e qui mi piacerebbe un parere circostanziato da parte dei vari professionisti della montagna del forum), e che le polemiche che continuano periodicamente a sorgere siano per lo più basate su 1) costo 2) beghe tra Soccorso e soggetti vari dotati di elicotteri come VVFF, Carabinieri, Polizia, ecc. per la gestione degli interventi.
    Entrambi gli argomenti e le possibili soluzioni esulano completamente dal tema professionisti vs volontari, che quindi mi pare venga usato come arma in una guerra di campanile.

  13. Ho amici nel sec corso in Sicilia e so che la presenza dei volontari crea spesso disagi, anche solo per la mancata disponibilità in caso di emergenza o anche per limitate competenze. 
     
    Ritengo sia necessario essere ben organizzati e poter contare su squadre affiatate abituate a lavorare insieme.

  14. Si pensi ad un emergenza in ambito sanitario,dove il rianimatore strutturato,infermiere 118 e volontari a vario titolo interagiscono tra di loro sulla riuscita di recupero del soggetto neccesitante.Se non vi è una catena organizzata di funzioni,atti e decisioni collaudate tra gli stessi,emerge il caos,.Per questo gli interventi debbono essere di competenza di team affiatati,professionalmente e in sinergia tra gli stessi.Questo,solo una realtà altamente professionalizzata lo può esprimere.Team sanitari,team militari.La Francia in questo caso è un ottimo esempio.Il volontariato è un elemento accessorio,coadiuvante,ma esterno al team.Interviene solo dove richiesto e secondo la catena di comando e responsabilità.Sull aspetto economico,vige la regola Elvetica o sei assicurato ( paghi l assicurazione) oppure paghi,in solido.E gli interventi si eseguono solo se le condizioni di sicurezza lo permettono.In Italia vige una distorsione,che è riassumibile nel diritto alla salute.La salute non è un diritto,le cure sono un diritto,commisurato alle possibilità di accesso e di disponibilità.

  15. E come lo spieghi a uno che ti chiama perché gli si e rotto un bastoncino telescopico e non si fidava a scendere con uno solo, o a quello che partito nel tardo pomeriggio non si e reso conto del buio in arrivo, o per una distorsione, mal di testa o più semplicemente perché era stanco ( a 20/30 minuti dall’ auto!) Che un soccorso costa una barca di soldi?
    È un diritto acquisito!
    Io propongo di affiggere dei cartelli all’ entrata delle località montane, delle valli, belli grandi con il prezzo all ora di una chiamata, costo che verrà addebitato interamente al richiedente soccorso!
    Alcuni anni fa due miei conoscenti con poca esperienza sono rimasti bloccati dalla neve alla capanna Margherita, soccorsi dagli svizzeri hanno dovuto pagare 6500 franchi!
    La prossima volta ci pensi prima di salire col tempo incerto a metà ottobre e senza esperienza alla Margherita, e scendi anche senza bastoncini e pure stanco e magari anche con una slogatura! A meno che tu non abbia un assicurazione dedicata ( e priva di postille).
    Non tutto è dovuto! Ma nella società dell’ arroganza e dell’ ipocrisia, dove lo slogan ” perché io valgo” e ormai un mantra l unico deterrente possibile e toccare il portafoglio di questi “supereroi” !?
    Sicuramente non sarete d’accordo con me, ma questo è, e non ditemi di no, il sentire comune della gente.
    Magari ci saranno delle soluzioni meno drastiche, ….e ben vengano.

  16. Matteo (@7), credo di capire il tuo punto.
    Tuttavia, ritengo che quella del “pago (ho pagato, pagherò) quindi pretendo [di essere soccorso ovunque e comunque]” sia questione legata più all’educazione dell’utenza che alla modalità di implementazione del servizio.
     
    Cerco di spiegarmi meglio: dubito che si possa pretendere, anche da un professionista pagato, di intervenire ovunque e comunque in qualsiasi situazione (tu lo faresti ?), e dubito che si possa pretendere un soccorso a “risorse infinite” o quasi, anche pagando (quanto ?).
     
    Quindi, la “pretesa di soccorso ovunque e comunque” è illusoria a prescindere da come il servizio sia implementato, e l’utenza dovrebbe averne consapevolezza e regolarsi di conseguenza (quindi non chiamarlo ad mentula canis o farci affidamento per forzare, ad esempio).
     
    Se “pago (ho pagato, pagherò)“, la mia (legittima) pretesa potrebbe casomai essere che il mio esborso sia utilizzato al meglio, senza sprechi e in modo trasparente.
    Poi siamo in Italia, d’accordo… Vabbè.

  17. Beh, ho scritto in modo un po’ poco chiaro, ma mi pare abbastanza evidente.
    Comunque il mio intento era solo evidenziare la mia contrarietà per le soluzioni semplici, perché non funzionano mai. Sopratutto quelle estremizzanti.
     
    In merito. Instaurare un regime di puro professionismo potrebbe voler dire pubblico o privato.
    Nel caso di privatizzazione porterebbe inevitabilmente alla monetarizzazione e quindi al “pago (ho pagato, pagherò) quindi pretendo” con tutte le possibili evoluzioni…di solito pessime.
    Nel caso di servizio pubblico…beh in realtà è il sistema vigente e, dalle lamentazioni ricorrenti, ha già portato alla pretesa di essere soccorsi sempre e comunque. In particolare poi in Italia io avrei più di qualche remora a fidarmi ciecamente di un servizio militarizzato.
     
    Se posso esprimere la mia opinione, a me pare che il servizio di soccorso in Italia abbia funzionato piuttosto benino finora e al massimo andrebbe controllato un po’ meglio nelle sue derive truffaldine (comunque ben inserite nell’italica tradizione)
    E ho anche l’impressione che tutto il piuttosto recente sommovimento attorno al soccorso prenda il via da ben altre questioni che sue efficienza e funzionalità. Anzi da una sola ragione, il costo. Ma questa è una cosa ben differente e temo con finalità e possibili esiti ben peggiori.

  18. Scusa Matteo (@3), ma non ho capito una cosa: in che senso un soccorso a base di soli professionisti potrebbe portare alla “pretesa di soccorso ovunque e comunque” ?
     
    Forse che per i professionisti non varrebbe più il principio di operare in condizioni di (ragionevole) sicurezza ? Ovvero avrebbero l’obbligo di intervenire “ovunque e comunque” a prescindere dalle condizioni ambientali e fisichein cui dovrebbe svolgersi l’intervento ?
     
    E, in caso di saturazione della capacità del servizio (condizione sempre possibile, nonostante eventuali – ma antieconomici – sovradimensionamenti), questa “pretesa di soccorso ovunque e comunque” come dovrebbe essere onorata ?
    Non sarebbe più possibile adottare tecniche di triage e far aspettare (o non intervenire del tutto) in caso di pericolo non imminente ?

  19. Marcello la tua soluzione parrebbe anche a me la cosa migliore…anche se l’onorata tradizione militare italiana quanto a efficienza e funzionalità indurrebbe a una certa perplessità (a paragone dei francesi poi…)

  20. Mateo, infatti basta fare come in Francia dove i soccorritori sono professionisti dell’esercito.
    Mi pare che la Gendarmerie funzioni bene.
    Il paragone con i tempi di Hemming è oggi anacronistico.
    Oltretutto in Italia i corpi militari fanno l’addestramento al soccorso in montagna. Si è già detto che non sono abbastanza per coprire tutto il territorio nazionale ma oggi hanno un numero limitato per non sovrapporsi al Cnsas che se chiudesse i battenti farebbe cosa buona e giusta.
    I modelli da prendere non mancano. Solo che in Italia devono mangiare in troppi. E qui mi fermo ma il seguito è cosa nota. 

  21. Premesso che non so nulla dell’affaire Fenoglio su cui perciò non intervengo proprio, io resto sempre un po’ diffidente sulle soluzioni che si basano su superiori, catene di comando e ordini che sono ordini, perché non sempre garantiscono i risultati migliori. E nemmeno i professionisti.
    Se non ci fossero stati gli “indipendenti” (nel caso di Gary Hemming addirittura gli anarchici!) i due sul Dru sarebbero ancora li!
    E Schettino era (avrebbe dovuto essere…) un professionista ben pagato.
     
    Peraltro un sistema puramente professionistico potrebbe portare a evidenti distorsioni, alcune delle quali già in atto: un monetarizzazione pervasiva, una presunzione del diritto e dunque una pretesa di soccorso ovunque e comunque, uno “valorizzazione” capitalista e uno sfruttamento “estrattivista” del soccorso stesso.
    Con tutte le conseguenze nefaste che ciò potrebbe portare nella frequentazione della montagna tipo: “Vieni in val del Soldo, la sicurezza delle tue esperienze estreme e mozzafiato viene garantita dal miglior Soccorso Alpino Garantito e Certificato. Con due pernotti presso le strutture convenzionate avrai diritto diritto alla tessera TotalSureTM che ti permette, ecc. ecc.”
     

  22. L’affaire Fenoglio è un problema molto particolare e non ha a che fare con le valutazioni più generali sull’opportunità o meno che esista il soccorso alpino in quanto tale. Riguarda piuttosto la composizione “mista” della struttura, che coinvolge sia professionisti che volontari. Lungi da me criticare i volontari, che, anzi, vanno espressamente lodati perché dedicano a questo compito una bella fetta del loro tempo libero. Ma certo la convivenza delle due anime crea inevitabili problemi, di cui l’episodio è una delle manifestazioni. Nella mia generale contrarietà verso la montagna asservita alla società sicuritaria, sono tendenzialmente “perplesso” sull’opportunità che, oggi, esista ancora il soccorso alpino. Se proprio deve esserci, il soccorso, meglio che sia un corpo di soli professionsti, che lo fanno di mestiere e sono pagati ad hoc e dove i rapporti sono ben chiari: un ordine del superiore è un “ordine” e non un parere. L’attuale situazione, “mista”, è molto opaca per non dire che è un bel pasticcio all’italiana. 

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