Mezzo kg di rifiuti ogni km di sentiero

La fotografia impietosa regalata dai primi due anni del progetto CleanAlp, il primo al mondo a studiare l’inquinamento da plastica (e non solo) sui luoghi più selvaggi delle Alpi: mutande e biancheria intima, pneumatici, preservativi, lattine e confezioni risalenti agli anni ’70, cotton fioc, puntine da disegno, sacchetti con le feci dei cani.

Mezzo kg di rifiuti ogni km di sentiero
(montagne come discariche)
di Franco Borgogno (Mountain Wilderness Italia)
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 9 gennaio 2024)

Quasi mezzo chilo di rifiuti (0,4286 kg per la precisione, in gran parte oggetti in plastica) per ogni chilometro di escursione sui sentieri alpini. È la fotografia regalata dai primi due anni del progetto CleanAlp, il primo al mondo a studiare l’inquinamento da plastica sulle montagne. Sono stati percorsi 475,43 chilometri, suddivisi in 46 escursioni finalizzate alla ricerca scientifica. I fazzolettini di carta sono stati il singolo oggetto più rinvenuto: 1.832, media di 3,75/km. Precedono i mozziconi di sigarette: 1.307, media di 2,67/km. Ma le confezioni per alimenti sono di gran lunga le più numerose: 2.713, media di 5,55/km.

L’inquinamento da plastica è normalmente associato al mare e alle aree urbane, pochissimo si è indagato invece sulle aree montane e quel poco limitatamente alle microplastiche. Generalmente si ritiene che le Terre Alte ne siano esenti. Sbagliando.

Negli anni, con European Research Institute di Torino abbiamo maturato una grande esperienza nella ricerca riguardante la diffusione dell’inquinamento da plastica nei vari ambienti. Abbiamo collaborato a spedizioni e ricerche in Artico, Mediterraneo, sulle spiagge, lungo i fiumi… Ci è sembrato quindi importante completare lo studio coprendo anche i luoghi in cui inizia il ciclo dell’acqua, ovvero le montagne.

Il progetto ha realizzato una ricerca di citizen science (scienza partecipata), ovvero un’attività scientifica a cui possono collaborare tutti, partecipando alle varie attività in programma (basta seguire le pagine FB e Instagram del progetto) e seguendo le istruzioni dei ricercatori e il protocollo stabilito. Le escursioni per la ricerca si sono svolte solo in aree naturali e selvagge, in alta montagna, su percorsi escursionistici. Quindi: niente parcheggi, niente zone con piste da sci, ecc.

L’attività ha coperto tutto l’arco alpino nord-occidentale italiano, visitando 26 vallate dal Parco Nazionale della Valgrande alla Val Tanaro con un totale di 203,815 kg di rifiuti raccolti. I metri di dislivello sono stati 26.931, 810 i partecipanti-volontari coinvolti. 11.357 gli oggetti rinvenuti e censiti, con una media di 23,2 a chilometro.

Alla realizzazione delle attività del progetto, finanziato da The North Face Explore Fund attraverso EOCA-European Outdoor Conservation Association, hanno dato un importante supporto le Aree Protette delle Alpi Marittime-Parco Naturale Alpi Marittime, il Parco del Monviso, il Parco Naturale Mont Avic, l’AGRAP – Associazione Gestori Rifugi alpini, Escursionistici e Posti Tappa del Piemonte. I rifugisti, in particolare, sono stati coinvolti anche in attività di formazione e di prevenzione, con l’obiettivo di ridurre a zero l’utilizzo della plastica, in particolare quella monouso.

La varietà degli oggetti trovati è stata estremamente varia e per certi versi davvero stupefacente: mutande e biancheria intima in generale, pneumatici, preservativi, lattine e confezioni risalenti agli anni ’70, cotton fioc, puntine da disegno, sacchetti con le feci dei cani… Notevole la quantità di materiali rinvenuti e riconducibili ad oltre 40 anni fa: una percentuale stimabile in circa il 30% del totale.

Le Alpi sono l’elemento chiave per la vita di tutta l’Europa centro meridionale. Da secoli forniscono acqua, materie prime, energia, cibo… Questo ha favorito lo sviluppo di tutte quelle aree di pianura e collina in cui, più a valle, si sono sviluppate agricoltura di grandissima qualità, industria, città. Se questi territori sono tra i più ricchi al mondo, lo devono alle Alpi che andrebbero custodite come gioielli preziosi e invece sono state abusate e poi abbandonate. I mutamenti in corso e l’impatto che abbiamo sulle Alpi sono devastanti per quei territori e quindi gravi per tutti noi. Dobbiamo assolutamente tenerne conto, tutelare noi stessi attraverso le montagne.

Per questo CleanAlp è prezioso e le indicazioni che ne abbiamo tratto e ne trarremo nei prossimi mesi sono fondamentali per correggere i nostri comportamenti, favorendo anche l’economia locale. I dati raccolti sono estremamente importanti per avere piena consapevolezza delle dimensioni del problema e per mettere in atto azioni di prevenzione che, in montagna, sono certamente più semplici rispetto ai territori più a valle o in mare: questi sono risultati di accumuli che possono arrivare anche da migliaia di chilometri di distanza, in montagna troviamo soltanto quello che qualcuno ha portato lì.

La prevenzione si può sviluppare con modalità diverse: per i fazzolettini, ad esempio, molto dipende dalla consapevolezza e per questo abbiamo realizzato una campagna apposita, con cartoline dedicate. Le persone sono convinte che quel materiale si sciolga subito, ma quella è carta trattata per resistere e in un ambiente severo potrà durare anni; basta portarsi un sacchettino e riporre quel fazzoletto con gli altri rifiuti che riportiamo a casa. Altre soluzioni importanti riguardano la collaborazione con chi lavora ad alta quota, pastori, gestori di rifugi, ecc., e lo sviluppo della vendita di prodotti sfusi, per pranzi e spuntini, che andrebbero a vantaggio del commercio nelle comunità locali e dell’ambiente. Infine, una parte importante può venire giocata dalle aziende, riducendo confezioni e packaging e progettando gli oggetti in modo più sostenibile.

Il progetto ha realizzato una lunga serie di altre azioni, oltre alla ricerca. Attività educative, svolte con scuole elementari, medie e superiori, con interventi in classe abbinati ad attività sul campo hanno coinvolto 676 studenti. Le attività di formazione, destinate ai professionisti della montagna, hanno coinvolto 212 persone. Gli eventi pubblici (talk, spettacoli, mostre) hanno coinvolto 867 persone. Oltre 200mila le visualizzazioni dei post sui social.

Il progetto continuerà nei prossimi mesi sia divulgando i risultati acquisiti che percorrendo nuovi sentieri per incamerare nuovi maggiori dati.

Mezzo kg di rifiuti ogni km di sentiero ultima modifica: 2024-01-28T05:40:00+01:00 da GognaBlog

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11 pensieri su “Mezzo kg di rifiuti ogni km di sentiero”

  1. 2…. c’è da osservare che questi maleducati….sono i nostri figli !!
     
    Diamo il DASPO a chi li ha educati?, Bene  via le cure per le cronicità delle malattie. Morire a 50 anni, meno gente, meno rifiuti  meno maleducati è più “autoeducati”
     

  2. Al prox. resoconto di CleanAlp mi aspetto un miglior rigore analitico. La salita al m. Barone di Coggiola, Biella, fu definita la più sporca solo in base al rapporto quantità/km. 
    Giusto se il fenomeno è omogeneo.
    Peccato che lungo l’intera salita ciò non sia vero, e che la quantità raccolta consisteva di un decennale accumulo di diversi kg, appena fuori la quasi diroccata alpe Ponasca, dove certi pastori, particolarmente primitivi, in estate ammucchiano e lasciano lì ogni sorta di scarto. Un accumulo durato 40 anni circa, e a una trentina di metri fuori dal sentiero. Fosse andato lì qualcuno un anno fa a riempire il bidone, ora la media “rifiuti/km” sul sentiero del Barone sarebbe tra le migliori d’italia.
    Quella che ho visto pubblicare alcuni mesi fa è una statistica incongrua, cioè la media tra 5 km pressoché puliti ed un unico deposito localizzato e trascurato da 40 anni creato non da escursionisti ma dai privati (pastori) che si avvicendarono in tanti anni all’Alpe Ponasca.

  3. Grazia #5 commento esemplare…
    Iniziativa dell art. pure.
    Aggiungo solo il mio totale odio e disprezzo per il non citato vetro che trovi ovunque ma molto nei boschi sotto le più svariate forme, colori e dimensioni a volte spezzato in cento pezzi …penso a quante zampe e mani vi si possano sacrificare sopra…
    Archeologicamente parlando facciamo delle cagate eterne.

  4. Regattin, hai mai dato un’occhiata (ad esempio) dietro al bivacco Mazzeni, in Giulie lungo il Chersi ?
    E non mi pare che sia certo un luogo da cannibali
     
    Comunque, il mio parere è che se passano 99 persone educate e una maleducata, sembrerà che siano passati 100 maleducati.
    Purtroppo.

  5. Notevole la quantità di materiali rinvenuti e riconducibili ad oltre 40 anni fa: una percentuale stimabile in circa il 30% del totale.
    Questa constatazione è una pietra tombale sul presunto, quando non sbandierato, maggior rispetto della Natura da parte della nostra generazione (scrivo nostra perchè la maggior parte dei commentatori è ormai diversamente giovane).
    Ma se parametriamo i dati alla quantità di frequentatori della montagna e alla popolazione, quel 30% salirebbe e di molto, altro che rispetto!
    Questo dato mi ha fatto ricordare che molti (forse moltissimi) anni fa, a poche decine di metri dal bivacco Perugini, sotto al noto Campanile, avevo notato una discarica di rifiuti che mi aveva lasciato scioccato. Tutto torna.

  6. Il DASPO non funziona negli stadi dove gli ingressi sono sorvegliati, figurati su un monte… Per controllarne gli accessi ci vorrebbero migliaia di persone per ogni montagna (significativa) italiana. Ma mi faccia il piacere!

  7. Caro Renato, se è pur vero che i primi anni di vita sono molto importanti, ritengo che il rispetto nei confronti della vita si possa apprendere anche cammin facendo. 
     
    Io non raccolgo rifiuti solo in montagna, ma ovunque mi trovi – pure a Milano, sotto lo sguardo inorridito di mia madre che mi ripete sempre che è compito d’altri e io immancabilmente le ricordo che tutta la Terra è non solo casa nostra, ma anche cosa nostra. 

  8. ehh …si certo il rifiuto resta sempre un rifiuto.. poi vi sono sempre rifiuti e rifiuti, alcuni rifiuti pesano più degli altri, se si vuole è anche un arte, un esempio..il rifiutarsi e scoprirsi dagli odori. Quanti rifiuti potremmo ricevere nella vita?Marcello Marchesi un grande che fece la sud-ovest della nord…si pose un dilemma  a cosa rispondere all’invito.. se avete domande da porci…prego fatele…

  9. Un amico che da qualche anno se ne è andato, quando rientrando dalla montagna discutevamo sul degrado della stessa per le orde di turisti che sistematicamente la usavano malamente iniziava il suo discorso parlandomi di : imprinting. Mi spiegava essendo lui un vero montanaro amante della natura che il tempo necessario per sviluppare rispetto nei confronti del creato si acquisisce e lo facciamo nostro nei nostri primi dieci anni di vita( quindi quando siamo bambini). Dopo, se non hai creato questa condizione di rispetto, diviene un continuo assalto in ogni forma e in ogni occasione,  convinti che l’iniziativa debba arrivare non da ognuno di noi. Mozziconi di sigarette in primis e lattine di bibite incastrate tra le rocce.

  10. Le Alpi sono l’elemento chiave per la vita di tutta l’Europa centro meridionale
     
    Basterebbe questa considerazione per vietarne l’accesso a chi non se lo merita: come fosse un DASPO-alpino.
     
    Però è vero che l’umanità è sempre più caratterizzata dalla maleducazione imperante. Se molteplici individui disperdono i rifiuti per strada anche nelle città, vuol dire che sono totalmente privi di valori educativi. Come pensiamo di poter pretendere che gli stessi individui sappiano trattenersi e non disperdano i rifiuti in montagna? Questi individui non sono in grado neppure di “capire” cosa stanno facendo: un bel DASPO e, almeno in montagna, riduciamo il problema alla radice. Vale ovviamente per ogni ambiente outdoor, dalle spiagge ai laghi, alle cime appenniniche.
     

  11. Sui sentieri che percorro normalmente sull’Etna la presenza più importante è quella di cicche di sigaretta, seguite da frammenti di gomma delle scarpe moderne che hanno miliardi di inserti e poi fazzoletti e salviette (questi due ultimi aumentano inesorabilmente intorno a ferragosto con la calata degli italiani).
    Tutt’intorno, nell’aerea degli impianti, campeggiano rifiuti di ogni tipo che non mi è facile raccogliere sempre.
     
    Sono rimasta molto delusa visitando la splendida Pantelleria, inclusa quasi totalmente in un parco naturale, dove ho trovato ovunque rifiuti sparsi – per fortuna non i cumuli che appaiono in Sicilia e nel resto d’Italia (in questi giorni ne ho osservati tristemente pure a Milano).

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