La mente nella natura

La mente nella natura
di Guido Dalla Casa
(pubblicato su ariannaeditrice.it il 13 gennaio 2021

Premesse
Nel 1927 il fisico tedesco Werner Heisenberg (Fisica e Filosofia, Natura e Fisica Moderna) formulò il suo famoso principio di indeterminazione con il quale veniva introdotta inevitabilmente l’osservazione (cioè la mente) in tutti i fenomeni e in tutti i processi. Negli studi e nei comportamenti successivi si sarebbe dovuto tener conto che si stava trattando sempre con entità miste di mente-materia, ormai inscindibili. Niels Bohr mise ordine nell’intuizione-dimostrazione di Heisenberg codificandola nell’interpretazione di Copenhagen.

Inizialmente alcuni interpretarono le conseguenze del principio di indeterminazione come una riproposta di mettere al centro l’osservatore umano, ma questa interpretazione ebbe breve durata: infatti l’”osservatore” poteva benissimo essere qualcos’altro, qualcosa di non-umano.

Oggi possiamo sintetizzare la situazione con queste parole del fisico italiano Carlo Rovelli:
Il problema dell’interpretazione di Copenaghen è proprio questo: cioè non si dice mai cosa si intenda per osservatore. È per questo che è stata poi formulata la cosiddetta interpretazione relazionale, una versione moderna e più completa di quella di Copenaghen, che cerca di ripulirla dai suoi aspetti confusi e chiarirne le conseguenze. Nell’interpretazione relazionale, qualunque sistema fisico – anche un fotone, dunque – può essere considerato come osservatore. … Tutte le quantità fisiche, in questo senso, sono relazionali”.
Insomma, non esistono oggetti permanenti e autonomi, ma esistono solo relazioni (psicofisiche).

Successivamente lo scienziato russo-belga Ilya Prigogine (La Nuova Alleanza, La fine delle certezze) ha trovato, anche per altra via, che nei sistemi complessi si manifestano fenomeni mentali (scelte nelle biforcazioni-instabilità). Gli studi successivi hanno sempre confermato questa presenza di fenomeni mentali connaturati con la complessità dei sistemi.

Ancora per altra via, gli studi e gli esperimenti dello scienziato-filosofo inglese Rupert Sheldrake (La rinascita della Natura, La mente estesa, Le illusioni della scienza) hanno portato al concetto di “mente estesa”, simile all’idea di “mente” dei fisici quantistici.

Aggiungiamo che recentemente lo scienziato italiano Stefano Mancuso e il tedesco Peter Wohlleben hanno dimostrato che le piante comunicano fra loro e provano emozioni.

Non toccheremo qui il problema della coscienza, riportando solo, da una fonte autorevole:
“Le forze psichiche non hanno certamente niente a che fare con la coscienza; per quanto ci piaccia trastullarci con il pensiero che coscienza e psiche siano identiche, la nostra non è altro che una presunzione dell’intelletto. La nostra mania di spiegare tutto razionalmente trova una base sufficiente nel timore metafisico, perché illuminismo e metafisica sono sempre stati due fratelli ostili. Le “forze psichiche” hanno piuttosto a che fare con l’anima inconscia (Carl Gustav Jung)”.

Comunque l’Ecosfera stessa, come tutte le sue componenti, potrebbe benissimo essere anche cosciente, o avere un tipo di coscienza diversa dalla nostra.

La situazione attuale
Lo sviluppo economico sostituisce materia inerte a sostanza vivente, mette strade, impianti, fabbriche, plastica, cemento, orrori del ciclo della carne, rifiuti indistruttibili, al posto di foreste, paludi, savane, ghiacciai, praterie, barriere coralline. Altera l’atmosfera, fa diminuire vertiginosamente la biodiversità e provoca una crescita patologica di mostruosi agglomerati umani.

In genere qualunque istanza per cercare di arginare questi fenomeni viene trattata, anche dagli oppositori, facendo richieste ai politici, che, quando va bene, promettono green economy, sviluppo sostenibile, crescita verde e simili amenità contraddittorie, ma non accenneranno mai a rinnegare la crescita e a mettere in discussione il primato dell’uomo, da loro visto come esterno a tutte le entità naturali, che invece costituiscono con noi un unico Organismo, l’Ecosfera.

La civiltà industriale ha gli anni contati. Secondo Serge Latouche: “Noi che siamo qui in questo momento abbiamo il privilegio fantastico di assistere al crollo della civiltà occidentale. Si tratta di un fatto rarissimo, paragonabile alla fine dell’Impero Romano. Con la differenza che questo si è svolto in un arco temporale di 700 anni, mentre il crollo della nostra civiltà si compirà in meno di trent’anni (da Scommettiamo sulla decrescita)”.
Personalmente, ho qualche perplessità sull’espressione “privilegio fantastico”, dato che sarà molto difficile evitare eventi traumatici.

Possiamo solo sperare in un fortissimo cambiamento. Ma gli unici cambiamenti reali sono quelli che avvengono nel paradigma generale scientifico-filosofico in cui si inquadrano le conoscenze: l’ultimo è iniziato attorno al XVII-XVIII secolo e ha fatto nascere la civiltà industriale, ma neanche quello ha mai intaccato alla radice il punto essenziale della visione del mondo imperante: l’antropocentrismo, l’idea preconcetta che l’uomo sia al di fuori e al di sopra del mondo naturale, che resta al suo servizio. Questa idea di base, ben radicata in tutto il mondo giudaico-cristiano e islamico, che non ha mai ascoltato il parere di molte altre culture umane, orientali o native, è una delle radici degli attuali guai del mondo. Neppure le due guerre mondiali hanno cambiato minimamente la visione del mondo dell’Occidente. Anche un movimento di altro tipo, sostanzialmente fallito, come il cosiddetto “Sessantotto”, non ha ottenuto grandi risultati, perché non ha mai cercato contatti con l’altro movimento scientifico-filosofico, più lungo e silenzioso, che era già in corso (Bateson, Naess, Capra, Lorenz e altri). Anzi, i Sessantottini erano più che mai antropocentrici e si consideravano “il Progresso”. Parlavano anch’essi il solito linguaggio politico-sociale-economico, incapaci di colloquiare con un linguaggio scientifico-filosofico.

Conclusioni
Oggi sappiamo che c’è una Mente nella Natura, ma quasi nessuno se n’è ancora accorto.

Se riconosciamo lo spirito delle piante e della foresta, non abbattiamo alcun albero, se ascoltiamo lo spirito del torrente, non lo riempiamo di plastica e altri rifiuti, se “vediamo” lo spirito della montagna, non la deturpiamo con orribili impianti, se ascoltiamo l’anima del mare, non lo riempiamo di rifiuti e non ne distruggiamo la vita.

Queste sono le vere rivoluzioni, questo è il vero cambiamento, non la green economy dei politici e degli industriali. Ripeto che dobbiamo renderci conto fino in fondo che c’è una mente nella Natura: tutte le entità naturali sono entità psicofisiche, probabilmente con qualche forma di coscienza.

Il numero di scienziati che trattano problemi un tempo riservati ai filosofi è in aumento. In particolare, si possono leggere scritti di scienziati che si allontanano sempre più da quel paradigma meccanicista cartesiano-newtoniano che era caratteristico della scienza fino ad alcuni decenni orsono e che costituisce ancora il sottofondo di quella che viene divulgata come l’unica “scienza”. Per concludere, qualche citazione:

“Senza la mente, spazio e tempo non sono nulla. Questa mente è correlata con gli oggetti del regno spazio-temporale. La conclusione sembra inevitabile: il cosmo è pervaso dal regno della mente, le cui osservazioni fanno sì che gli oggetti si materializzino, assumano una proprietà oppure un’altra o saltino da un posto all’altro senza attraversare alcuno spazio intermedio. E’ stato detto che questi risultati eludono una comprensione logica. Però si tratta di veri esperimenti, riprodotti ormai così tante volte che nessun fisico li mette in discussione. …Ma il biocentrismo dà un senso a tutto questo, per la prima volta, perché la mente non è secondaria a un universo materiale, bensì è una con esso  (Robert Lanza, Oltre il biocentrismo)”.

Sai che gli alberi parlano? Sì, parlano l’uno con l’altro e parlano a te, se li stai ad ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura. Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito (Tatanga Mani da Kathe Recheis-Georg Bydlinski, Sai che gli alberi parlano?)”.

La cosa più importante è che la depressione è un’affezione endemica collettiva e noi la sentiamo e pensiamo che sia soltanto dentro il nostro cervello. “Nella… mia famiglia, nel mio matrimonio, nel mio lavoro, nella mia economia”… Abbiamo portato tutto questo dentro un “me”. Invece, se c’è un Anima Mundi, se c’è un’Anima del Mondo – e noi facciamo parte dell’Anima del Mondo – allora ciò che accade nell’Anima esterna accade anche a me, e io avverto l’estinzione delle piante, degli animali, delle culture, dei linguaggi, dei costumi, dei mestieri, delle storie… Stanno tutti scomparendo. Per forza la mia anima prova un sentimento di perdita, di solitudine, di isolamento, di lutto, e di nostalgia, e di tristezza: è il riflesso in me di una condizione di fatto. E se non mi sento depresso allora sì che sono pazzo! Questa è la vera malattia! Sarei completamente escluso dalla realtà di quello che sta succedendo nel Mondo, la distruzione ecologica (James Hillmann, filosofo-psicanalista junghiano)”.

L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile, senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando (Hubert Reeves, astrofisico canadese)”.

3
La mente nella natura ultima modifica: 2021-06-03T04:26:00+02:00 da GognaBlog

28 pensieri su “La mente nella natura”

  1. https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2021/06/10/news/plastic-free-sbarco-in-agordino-da-incubo-smaniotto-c-e-bisogno-di-sensibilizzare-1.40374506
    Sconforto..e’piu’ facile catturare una particella anomala 
    https://www.wired.it/scienza/lab/2021/04/08/fermilab-anomalia-muoni-fisica/
    che  gli sbolognatori di immondizie piu’astuti di Lupin Arsenio..non mancano neppure in pianura.. Visti sacchie palstiche e copertoni  a decine lungo strade arginali e piste ciclabili specie lungo i percorsi che portano alle spiagge. Di questi  politicamente correttamende definiti”conferitori anomali”non si coglie ne’ velocita’ ne’ posizione, solo tracce a posteriori.Neppure il miglior cecchino riuscirebbe, non farebbe neppure in tempo a  sospettare il lancio, togliere la sicura, a puntare e..sarebbero gia’ volatilizzati.

  2. “il fatto che la fisica quantistica disponga di varie interpretazioni, allude al pari diritto di tutte”ma solo nei termini in cui una interpretazione non sia falsificabile in modo sperimentale (o sia in qualsiasi modo vantaggiosa su un qualunque aspetto, seppure in un limitato contesto).
    Certo, limitatamente al campo scientifico.
    Ritornando al Brasile e al Texas, il campo scientifico non è più il solo a fare verità. E in questa misura le sinapsi che la fisica quantistica crea permettono di mutuare l’indeterminazione a tutte le relazioni, a tutte le comunicazioni.  “l’esperienza non è trasmissibile”idem, per me: sono consapevole di questo concetto, tuttavia fatico ad associarlo ontologicamente alla meccanica quantistica (o, in altre parole, non sento la necessità di invocare la meccanica quantistica per supportarlo).
    Neppure io. Ma essa, contraddicendo il mondo oggettivato e oggettivo della fisica classica – che ritiene l’esperienza possa essere trasmessa a mezzo del linguaggio logico-razionale – può esserne richiamata a supporto.

  3. “il fatto che la fisica quantistica disponga di varie interpretazioni, allude al pari diritto di tutte”
    ma solo nei termini in cui una interpretazione non sia falsificabile in modo sperimentale (o sia in qualsiasi modo vantaggiosa su un qualunque aspetto, seppure in un limitato contesto).
     
     
    “l’esperienza non è trasmissibile”
    idem, per me: sono consapevole di questo concetto, tuttavia fatico ad associarlo ontologicamente alla meccanica quantistica (o, in altre parole, non sento la necessità di invocare la meccanica quantistica per supportarlo).

  4. In quanto entro e corpi di una sola rete il fatto che la fisica quantistica disponga di varie interpretazione, allude al pari diritto di tutte. Ognuna di queste si genera in funzione di chi viene stimolato. Se nulla è separato da altro e se per te è cosa ovvia, nella sorpresa che citi di avvertire sussiste e domina la forza analitico-separativa essenziale della concezione oggettivale che la fisica classica fa del mondo.
    O più semplicemente, ogni dato in Brasile può scatenare tempeste filofiche in Texas.
    L’intervento di Albert alludeva a come un messaggio immaginato e voluto con una certa direzione, in funzione dell’osservatore muta il suo destino in altro modo.
    È il dogmatico fondamento della cosidetta comunicazione ridotta alla sola dimensione logico-razionale che impedisce di riconoscere che l’esperienza non è trasmissibile. Fatto ontologicamente quantistico.

  5. albert, la fisica classica spiega l’indeterminazione di una misura con la teoria (statistica) degli errori, con la perturbazione (fisica) da parte del sistema di misura e con altri concetti.
    Nella meccanica quantistica, l’indeterminazione di una coppia di grandezze coniugate non è a causa della perturbazione del sistema da parte della misura, ma è ad esse intrinseca.
    Tant’è che può essere dimostrata matematicamente partendo dai pustulati sui quali viene costruita la teoria (dei quanti).
     
     
    Merlo, ho l’impressione che tu tenda a restringere oltre il dovuto il campo di adeguatezza della fisica classica, allargando in modo parimenti arbitrario quello della meccanica quantistica (di cui, oltretutto, esistono più interpretazioni con diversi ruoli attribuiti al c.d. osservatore).
    Ribadisco: mia impressione.
     
    Se misuriamo la velocità di una palla da tennis (del peso di 60 grammi) con una precisione di 1 um/sec (un milionesimo di millimetro al secondo), in base al principio di indeterminazione l’incertezza sulla posizione della pallasarà non inferiore a 1,67 per dieci alla meno 33 metri.
    Direi che la precisione che può essere ottenuta su entrambe le misure consenta al buon tennista di colpire la palla facendo uso della sola fisica classica.
     
    Continuo, quindi, a non capire l’esigenza di supportare con la meccanica quantistica il concetto (per me già di per sè piuttosto ovvio) che non siamo parti separate e che dovremmo smettere di comportarci come se lo fossimo.

  6. “il passaggio dal «possibile» al «reale» ha luogo durante l’atto d’osservazione.
    Werner Heisenberg, Fisica e filosofia
     
    “Il principio d’indeterminazione di Heisenberg […] rappresenta senza dubbio, insieme con la teoria della relatività di Einstein, l’elemento più rivoluzionario dell’attuale concezione del mondo fisico. […] la meccanica quantica ha riportato nella fisica il concetto di potenzialità, fondamentale nella fisica aristotelica […]. […] il rigido determinismo della fisica newtoniana o classica è stato colpito alla base. Nello stato d’un sistema fisico entra, secondo Heisenberg, il concetto di probabilità, escluso assolutamente, invece, non solo dalla fisica newtoniana, ma anche da quella di Einstein”.
    Giulio Gnoli da Presentazione in Fisica e filosofia di Werner Heisenberg.
     
    «c’è una incertezza di principio nella possibilità di darne una misura “precisa”».
    Una alla volta, velocità o posizione, sono puntualmente identificabili.

  7.  Enrico  Fermi in”termodinamica:se un recipiente contiene  n ( per n molto alto)molecole sottoposte a  perturbazione tramite calore aggiunto o sottratto, per ciascuna molecola se sivolesse sapere  posizione rispetto ad un riferimento e velocita’,occorrerebbero in uno stesso istante 3 coordinate per posizione e 3 per velocita’ della singola molecola moltiplicato n..percio’ per descrivre i fenomeni ci si accontenta di proprieta’ medie, cioe’statistiche.  anche ogni esperimento ripetibile che  voglia verificare una legge classica, ha variazioni che rientrano nella teoria degli errori…di fondamento statistico.
     Indeterminazione..osservazione o decrizione che modificano quanto osservato. Se di  una via o escursione (esempio al lago di Sorapiss) si fornisce descrizione mediatica mettendo in evidenza aspetti naturalistici , o si organizzano gite di massa, poi aumentano le frequentazioni che  modificano (in peggio) o annullano  quanto descritto.
    “Potrete vedere  mufloni, camosci ,ecc”dice in  divulgatore  O DEPLIANT O BLOG
    “MA NOI NON  ABBIAMO VISTO NIENTE, SOLO PIANTE CALPESTATE, SENTIRO EROSO COSTELLATO DI LATTINE, CI AVETE IMBROGLIATO!)
    “Per forza , col casino che fate i camosci visentono a chilometri di distanza e scappano, poi se ognuno coglie stelle alpine o pigne di mugo…rimangono solo le foto..invece se lasciate resti di cibo, i gracchi (  orsi, volpi..)si abituano e vi aspettano nelle vicinanze dei punti di sosta”
     Chi cerca un ambiente naturale , se lo frequenta lo modifica , per questo esistono e dovrebbero aumentare divieti e riserve integrali …tipo le falesie dove nidificano uccelli di specie protetta e quindi fuori  i climbers e zitti”

  8. La realtà come parti separate corrisponde alla fisica classica. Quella come rete, di contiguità e interdipendenza di tutte parti e di tutti i tempi ha referenti di tutte le tradizioni di ricerca e ultimamente anche dalla fisica quantica. La concezione della terra, del cosmo come organismo ha ora anche il supporto quantico. Identicamente o altrimenti detto per quanto riguarda la questione che nulla è senza la presenza e relativa elaborazione dell’osservatore. 

  9. Mi chiedo se fosse proprio necessario scomodare (male) meccanica quantistica e principio di indeterminazione per sostenere una (condivisibile) critica all’antropocentrismo ed emanciparsi dal predatorio paradigma della Terra-oggetto.

  10. Anche io sono del parere che sia un privilegio assistere a un considerevole cambiamento, anche se comporterà dei traumi.
    Ma la vera rivoluzione non sta nell’avere contezza che tutti gli esseri sono animati (ai piccoli umani mediamente non importa nulla di ferire, uccidere, stravolgere ciò che si trova al di fuori di sé). La vera evoluzione (ma è solo un passo indietro perché in molti prima di noi c’erano arrivati) sta nel comprendere che siamo tutti collegati e dunque nuocere a qualcun altro o qualcos’altro equivale a recare danno a se stessi.

  11. Fabio, veramente i cannoni di Navarone vengono fatti saltare in aria prima che riescano a colpire il bersaglio… mi devo preoccupare?

  12. Gianni, i cannoni di Navarone disintegravano il bersaglio, senza pietà. Il tuo commento è stato come una cannonata navaronesca.
    … … …
    Con simpatia, verso di te e verso la vittima innocente della tua cannonata.

  13. @ 13. Si potrebbe a questo punto prendere un paio di citazioni ben scelte di un certo Albert (che pare di meccanica quantistica ne capisse) e andare avanti a suon di dichiarazioni filosofiche contrapposte. Non mi interessa, né è quanto volevo sottolineare col mio intervento. Insisto sul fatto che il principio di indeterminazione non supporta, di per sé, nulla di tutto quanto gli si vorrebbe far dire.
    @ 14. Fabio, accidenti, sono proprio rincoglionito. I cannoni di Navarone l’avrò visto dieci volte, e l’ultima abbastanza di recente, ma non riesco a vedere la connessione. Forse è una relazione quantistica che sfugge alle mie doti di osservatore?

  14. Caro Gianni, dopo aver letto il tuo commento n. 9, mi è venuto in mente il film I cannoni di Navarone. 
    Chissà perché?  ???

  15. «La fisica classica partiva dalla convinzione — o si direbbe meglio dall’illusione? — che noi potessimo descrivere il mondo, o almeno delle parti di esso, senza alcun riferimento a noi stessi».
     
    Werner Heisenberg, Fisica e filosofia
     
     
     
    «[…] è nella teoria dei quanta che hanno avuto luogo i cambiamenti più radicali riguardo al concetto di realtà. […] Ma il mutamento del concetto di realtà che si manifesta nella teoria dei quanta non è una semplice continuazione del passato; esso appare come una vera rottura nella struttura della scienza moderna».
     
    Werner Heisenberg, Fisica e filosofia
     
     

  16. no. 11. La questione dell’osservatore non ha niente a che vedere con “l’indeterminazione contemporanea” di posizione e velocità della particella (meglio sarebbe: “l’impossibilità di una determinazione simultanea con precisione arbitraria”). Le nozioni di velocità e posizione, così come definite in meccanica classica, non sono più pertinenti alla scala atomico-molecolare e c’è una incertezza di principio nella possibilità di darne una misura “precisa”. Il tutto è ben definito da una relazione quantitativa. L’osservatore non c’entra niente, e nemmeno, a ben vedere, una “spaccatura” con la fisica classica, ma solo una comprensione dei suoi limiti di approssimazione.

  17. no. 9
    La questione dell’osservatore è relativa all’inderterminazione contemporanea di velocità e posizione della particella. Spaccatura con la fisica classica.
    La questione della mente non è presente in Heisenberg, ma in Bateson.
    Ogni relazione esprime una mente. Una forza, un potere. Vedi per esempio il branco.
    Maturana, von Glasersfeld, Watzlawick, von Foerster, hanno lavorato sulla questione dell’osservatore.
    Dalla prospettiva che la realtà è generata dall’osservatore genera la formula che la realtà è nella relazione.

  18. no. 8
    Più che adorazione semplicemente ricoscere l’organismo Terra, emanciparsi dalla Terra oggetto.

  19. “Nel 1927 il fisico tedesco Werner Heisenberg (Fisica e Filosofia, Natura e Fisica Moderna) formulò il suo famoso principio di indeterminazione con il quale veniva introdotta inevitabilmente l’osservazione (cioè la mente) in tutti i fenomeni e in tutti i processi.”
    Non riesco a definire questa frase altrimenti che nonsense allo stato puro. E ti passa la voglia di andare avanti, se questo è il livello. E non mi scuso di sembrare troppo brutale: come si dice dalle mie parti, “quanno ce vo’ ce vo'”. Si può essere mistici o simili quanto si vuole, ma per favore smettiamola di tirare in ballo la meccanica quantistica. Almeno, sapere di che si parla.

  20.  
     
    NECESSITA UNA NUOVA DIVINITA’ ?
     
    L’articolo tocca problemi importanti e urgenti, fa un’ottima critica all’antropocentrismo e all’ignoranza dei limiti dello sviluppo.
    Sarebbe stupido pensare che un mondo naturale così profondamente ferito dall’umanità non abbia delle reazioni; infatti le ha già avute e non è un caso che ci sia gente che ne nega la più evidente: il cambio climatico.
    Negarlo serve ad autogiustificarsi a procedere come prima e ad affermare il predominio dell’uomo sulla natura, che non avrebbe neanche la capacità di reagire.
     
    Capire e prevedere come reagisce e reagirà la natura a questi scempi sarebbe importantissimo.
     
    Da scienziato, non credo proprio che sia utile inventarsi una categoria come “La Mente della Natura” per capire meglio.
     
    Potrebbe però servire per ottenere che la gente, vedendo la natura come un umanoide che soffre e che potrebbe vendicarsi, si convinca che la natura vada rispettata, e questo sarebbe molto positivo: un ottimo presupposto per un radicale e necessario cambio di linea.
     
    Per affermare il proprio dominio sulla natura e sugli altri uomini, storicamente l’uomo si è inventato delle religioni che affermavano che entità divine avevano scelto lui fra gli altri animali e un certo popolo di fedeli adoratori fra gli altri popoli.
     
    Può essere che per invertire la storia dell’uomo in lotta contro la natura oggi sia necessaria una nuova religione ecologica in cui adorare la natura e la sua mente.
     
    Da ateo, mi adeguerò, per il bene di tutti.
    Ma non pretendete che mi adegui anche all’adorazione.
     
    geri
     

  21. Il piano inclinato su cui viviamo da placca che era la stiamo strapiombando ben bene…

  22.  Dopo il bello: due giorni fa nella prarteria  erbosa di una zona urbanizzata ma non decollata nel mercato, almeno correvano lepri e si nascondevano fagiani.Adesso e’ rasa e secca e ci si chiede..dove saranno finiti?Fortuna che sono furbi!

  23. Un campo elettrico diventa magnetico a seconda del punto dell’osservatore,(ma la dimostrazione matematica  ,che pure serve,…che p***e!)

  24. Bello.
    Nella realtà nella relazione la dimensione doppia, quantistica (particella o onda) decanta in una sola delle due opzioni in funzione della relazione vissuta dalle due parti.
    Nella complicità, un segno tra le parti non è ambiguo a causa della comunità d’intento.
    Viceversa, nella separazione, diversità d’interesse, si alza il rischio di equivoco, d’incomprensione, giudizio.

  25. Anche io ho sempre ritenuto che ci sia una “mente suprema” che governa l’intera natura. L’ho percepito da quanto ho preso contezza delle cose della vita e i successivi sviluppi lo hanno confermato sempre di più. In pratica è quel “Dio” che ci piace immaginare, con la differenza, specie rispetto alla visione cattolica (imperniata di “buonismo e perdonismo”) che la Mente non ha sentimenti, è fredda razionalità evelata all’ennesima potenza. La Natura è s-pietata, come dico sempre, dove la “s” è privativa della pietas cristiana. All’interno delle leggi della Natura si è sviluppata una specie anomala, quella umana, che ha saputo coltivare l’intelligenza. da un lato l’intelligenza ci ha portato a essere la specie dominante, grazie alle opere dell’intelligenza, quali la tecnologia che inventa macchinari, procedure e farmaci che si contrappongono il più possibile alla morte dei singoli individui. Dall’altro la nostra stessa intelligenza ha sviluppato applicazioni sia materiali (ponti, strade, aerei, cementificazione) sia immateriali (rincorsa del profitto) che spingono la specie umana in aperto conflitto con la Natura. Di più, in questo conflitto, non si può proseguire. Siamo arrivati alla resa dei conti: se vince la Natura (es con una bella pandemia) riduce gli individui; se vince la specie umana, oltrepassa il limite di sopportazione dell’abuso dell’ambiente e ciò creerà le condizioni per la fine della specie stessa. Se siamo davvero intelligenti, dovremmo arrivarci tutti da soli. Se non siamo così intelligenti, ha ragione la Natura, “s-pietata” nella sua algida razionalità, e inevitabilmente si innescheranno meccanismi di riduzione della specie umana in direzione di una nostra possibile estinzione.

  26. Osservare un provetto arrampicatore in azione non fornisce le sensazioni che sta povando in quel momento l’arrampicatore.Nel momento stesso in cui un istruttore arrampicando vuol fornire consigli a chi lo guarda per fargli da maestro, cambia il suo modo di arrampicare?Il metodo didattico  risente del principio di inderterminazione…serve come bozza di comportamenti ma come ogni studente, occorre interiorizzare provando e riprovando .
     esempio scolastico:un docente fornisce ,dello svolgimento di un esercizio di matematica o fisica..un solo esempio( e dipende come)poi sta allo studente darsi da fare per diventare disinvolto,da solo o con l’ausilio di altre esemplificazioni complete o parziali.A volte sul web e’ molto meglio..si puo’ interrompere un filmato  e ripetere un passaggio, interrompere ed andare a scaricare sul wc..(senza dover chiedere permessi…a scuola un permesso negato fornisce disturbo che  non fa a tenere l’attenzione sul pezzo ma la sposta sui crampi-indeterminazione appunto). Esperimento giornaliero: colloco crosticine di formaggio su un davanzale.Le cinciallegre arrivano e fanno fetsa ..sono loro che osservano me o io che osservo loro? La sintesi e’ reciproco vantaggio o sinergia.
    Invece  in questi giorni scatta la fobia per l’erba alta ., segata e radunata e trasportata con attrezzi a motore a scoppio ..che fastidio da’?Dalpunto di vista dell’erba segata , l’odore di clorofilla e’ un segnale di dolore, come fosse un’emoraggia,  sembra dire che “produce pure essa  la fotosintesi” eppure la chiamano”pulizia”!o e’ solo un lavoro per tenere occupata una ditta?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.