Riteniamo assai valido, pur senza unirci a questo gruppo di appassionati alpinisti e scrittori di montagna, rendere nota la loro lettera al neo-eletto Presidente del CAI Antonio Montani.
Della questione Montani avevamo dato notizia in
https://gognablog.sherpa-gate.com/il-terremoto-nel-cai/
Lettera al Presidente
di alcuni soci del CAI (in calce)
pec del 17 giugno 2022
Al Presidente generale Antonio Montani
Alla vicepresidente Laura Colombo
Al componente del cdc Angelo Schena
Ai consiglieri centrali
Al direttore Andreina Maggiore
Ai Past President Roberto Demartin, Umberto Martini, Annibale Salsa e Vincenzo Torti
E p/c ai presidenti dei gruppi regionali
Signor Presidente,
siamo un gruppo di alpinisti, scrittori, giornalisti, artisti, attivisti nel mondo della montagna e dell’ambientalismo, uomini e donne, in maggioranza soci e socie del Club Alpino Italiano da molti anni o comunque legati al CAI come punto di riferimento ideale.
Siamo a conoscenza della sua recente elezione alla guida dello storico Sodalizio, e allo stesso tempo delle accuse di molestie che le sono mosse da una socia e collaboratrice del CAI. Pur nel massimo rispetto del principio della presunzione d’innocenza fino a prova contraria, troviamo che, nei tempi lunghi del possibile iter giudiziario, quest’ombra sia incompatibile con la sua carica, per il rischio di una grave ripercussione sull’onorabilità del Sodalizio stesso. Per noi la difesa della montagna e dell’ambiente vanno di pari passo con quella dei diritti della persona.
La invitiamo pertanto caldamente, con questa nostra lettera, a dimettersi dalla sua carica fino alla completa e definitiva soluzione della vicenda, una triste vicenda in ogni caso. Sperando che si possa tornare al più presto a parlare serenamente di montagna.
Cordiali saluti
Claudio Bassetti, Gianni Battimelli, Alessandra Beltrame, Leonardo Bizzaro, Irene Borgna, Enrico Brizzi, Enrico Camanni, Lorenzo Carpanè, Luigi Casanova, Lucia Castelli, Paolo Cognetti, Francesca Colesanti, Linda Cottino, Riccarda De Eccher, Franco Faggiani, Paola Favero, Luisa Iovane, Tamara Lunger, Nicola Magrin, Ugo Manera, Roberto Mantovani, Luca Mercalli, Silvia Metzeltin, Carlo Alberto Pinelli, Matteo Righetto, Silvia Stefanelli, Vinicio Stefanello, Mirella Tenderini, Anna Torretta, Nanni Villani, Gian Mario Villalta.
9
Andate in pace, la messa è finita.
Crovella. La coscienza sociale procede a sbalzi, in modo non lineare e l’attenzione ai famosi 7 peccati capitali è variabile nel tempo. A volte sono fiammate, a volte sono cambiamenti radicali degli atteggiamenti e dei comportamenti. Durante le fiammate qualcuno si scotta le mani anche se è solo di passaggio. Molti garantisti di oggi furono forcaioli senza pietà all’epoca di Mani pulite e considerarono danni collaterali accettabili alcune brutte storie finite male. Vedremo come finirà questo nuovo ciclo. La mia sensazione è che qui sotto c’è una base sociale profonda: il cambiamento enorme del ruolo femminile avvenuto nelle ultime due /tre generazioni che rende inacettabili cose magari anche modeste su cui in passato si sorvolava con una certa condiscendenza complice, ad esempio sui luoghi di lavoro. Se le famose “tote” Fiat o tante giovani studentesse universitarie pre-68 parlassero ne vedremmo a posteriori delle belle, ma sono ormai nonne. Le loro nipoti non ci stanno più e non transigono, anche a costo a volte di apparire esagerate, soprattutto agli occhi dei maschi “maturi” (in Italia ovviamente) . Sull’ “ungere le ruote” , almeno da noi, non c’era questa solida base e infatti lo sdegno popolare e’ abbastanza rientrato, anche se qualcuno magari ci proverà a resuscitarlo nella prossima campagna elettorale ed è stato sostituito da una certa rassegnazione “Si prendano pure il 10% ma tirino su un ponte utile, ben fatto che non crolli”. Certo i “danni collaterali” sono sempre un grosso rischio e proprio per questo individui e organizzazioni a mio parere devono stare in campana: meglio un eccesso di prudenza, che magari comporta dei sacrifici che non un casino che dura mesi e lascia strascichi pesanti. Questa è la mia opinione e l’avrei applicata anche in questo caso in chiave preventiva. Le cose sono andate diversamente. Cerea.
@94 (e altri). Confermo che queste faccende personali non ci dovrebbero interessare. Non ho nulla contro quella signora e concordo sul principio che venga fatta chiarezza sulla vicenda, ma ci deve pensare la magistratura. Non tocca a noi, soci CAI, sostituirci né ai magistrati inquirenti né a quelli giudicanti. A tempo debito, prenderemo atto delle sentenze.
Mi si dice: ma non sei disturbato da uno su cui aleggiano accuse del genere? Mah, no, non lo sono per nulla. Si vede che il tema in sé non è di particolare rilevanza ai miei occhi. Ritengo che oggi ci sia un eccesso di sconquasso mediatico su questi episodi. In generale, non sul caso di specie. È il tema del giorno. Vedrete che passerà di moda. Si vede invece che io sono vecchio, sono rimasto ai parametri degli anni ’90. Infatti se le accuse riguardassero ipotesi di malversazione o distrazione fondi, anche in risvolti privati (cioè terzi rispetto a precedenti incarichi nel CAI), penso che forse sarei un po’ preoccupato, visto che il Presidente CAI gestisce 18 milioni di euro in 3 anni di mandato. Ognuno è figlio dei suoi tempi, io appartengo a quelli di Mani Pulite più che a quelli del metoo.
Resta il fatto che i problemi del CAI Centrsle sono ben altri e che io.sono contrario alla nomina di Montani, ma non per questo episodio bensì perché Montani è un tassello di un meccanismo deleterio (ma lo sarebbe anche Carrer, l’altro candidato).
@96 Marcello Cominetti: un alpinista fatto e finito difficilmente vorrà iscriversi al Cai, a meno che non abbia desiderio di condividere esperienze e di trasmettere ad altri il proprio bagaglio di conoscenze a titolo gratuito. Per quello che riguarda il mio personale vissuto, all’interno del Cai (preciso: delle scuole di alpinismo) ho trovato diversi alpinisti che hanno scelto di dedicare il proprio tempo libero.
Un aspirante alpinista, tuttavia, può avere numerosi motivi per iscriversi al Cai: tra i principali, apprendere le basi per poter iniziare a fare attività personale con un minimo di coscienza e conoscenza, e conoscere altri come lui. La realtà associativa, pur con tutti i suoi limiti, resta un ottimo luogo di incontro tra individui che condividono la medesima passione.
Tra di questi, c’è chi come me (che magari alpinista non sono ma nel mio piccolo qualcosa riesco a trasmettere) ha riconosciuto il valore di aver ricevuto qualosa, e per spirito di gratitudine e continuità ha deciso di portare avanti questa attività, affinché altri abbiano la stessa possibilità. A me è stato aperto un mondo nuovo, e mi spendo affinché altri possano provare la medesima gioia.
aggiungo due righe “in topic”: pessima intervista, questo presidente generale non mi piace proprio, da nessun punto di vista.
Qualcuno sa dirmi perché un alpinista dovrebbe iscriversi al Cai nel 2022?
«A noi alpinisti l’episodio NON ci deve riguardare: sono questioni private fra cittadini (…) A tal fine avete strumentalizzato un episodio “privato” che NON ha niente a che fare con il CAI in quanto istituzione».
Dopo questa credo di averle lette tutte. A me personalmente la questione interessa eccome, altrimenti che senso ha far parte di un’associazione, anzi di un sodalizio. In montagna ci si può andare da soli senza rendere conto a nessuno, ma il Cai è appunto un’altra cosa. Il presidente del Cai è stato eletto da un’assemblea di delegati. Erano stati messi al corrente i delegati di questa cosa? C’è stato un confronto interno e ai vertici su queste vicende? Lo chiedo perché se così non fosse il Cai potrebbe fare un passo indietro e selezionare altri a cui affidare la presidenza in attesa che il tutto sia chiarito. Sarebbe un atto di trasparenza e di rispetto notevole per chi quotidianamente si impegna, come me, a valorizzare le nostre montagne. Detto questo, valuterò di non rinnovare la tessera perché sono molto amareggiato da quanto accaduto e da come si sta gestendo la situazione. Buona montagna a tutti.
Crovella. Condivido la tua opinione. I temi da discutere sarebbero altri. Tuttavia quando ti candidi ad una carica pubblica, e non solo, il tuo privato diventa pubblico e viene spesso usato. Nessuno può farsi illusioni oggi nell’epoca della rete. Giusto o non giusto, così è. Anche quello che scriviamo qui potrebbe essere usato. Infatti molti non si firmano e forse hanno ragione. Quelli in buona fede, ovviamente. Non gli “odiatori” che si divertono ad insultare. Montani ha fatto la sua scelta e va rispettata, anche se non la si condivide. Io avrei solo preferito se ne fosse parlato prima della “fuga di informazioni” (leak dicono gli uomini della comunicazione che si occupano di rischi reputazionali), ovviamente con la dovuta cautela e rispetto. Tutte le scelte hanno delle conseguenze e ora lui le deve gestire. Il problema è che anche il Cai le deve gestire e non sarà facile perché il tema è oggi estremamente delicato ed è inutile prendersela coi tempi. Le sensibilità nella società cambiamo. Agli inizi degli anni 90 il tema cruciale erano i soldi. Oggi nessuno ci fa più caso, o quasi, c’è una generale rassegnazione, almeno finché si tratta di “costi di vendita” accettabili (una volta si chiamavano tangenti).
Concordo con Bertoncelli.
Il pericolo, piuttosto evidente, è che possa bastare una accusa per far saltare una nomina. E questo può accadere in un paese come il nostro, dove appunto una accusa può restare per anni come una spada di Damocle sopra la testa di ciascuno di noi, in attesa anche solo di sapere se e quando verrà presa in considerazione.
E’ vero che, nella maggior parte dei casi, possano essere valide le considerazioni di Pasini riguardo al fatto che difficilmente una donna, che non ha subito un torto (non ho trovato il termine corretto), si presterebbe a sporgere una denuncia del genere. E’ altresì vero che qualcuno che si presta a ignobili giochetti lo si può sempre trovare e diventa quindi fin troppo facile stroncare delle carriere.
Tutto ciò a prescindere dal caso in oggetto.
“A noi alpinisti l’episodio NON ci deve riguardare: sono questioni private fra cittadini. […] Avete strumentalizzato un episodio “privato” che NON ha niente a che fare con il CAI in quanto istituzione.”
Questa è bella: il problema di un presidente generale del CAI indagato per molestie sessuali non riguarda anche i soci del CAI? È una questione privata fra cittadini? Non ha niente a che fare col CAI? Mah!
“Ma voi, ad una donna che è stata oggetto di, diciamo così, attenzioni non gradite al punto da spingerla a sporgere una denuncia per molestie, quanto credito siete disposti a concedere?”
Sinceramente, non posso esprimermi: non ne so nulla.
Però, per correttezza verso entrambe le parti, avrei impostato la domanda in altri termini: “Ma voi, a una donna che asserisce di aver subito molestie fino a sporgere denuncia, quanto credito siete disposti a concedere?”.
… … …
In ogni caso il reato è vile e odioso. Proprio per tale motivo sarebbe giusto arrivare alla conclusione giudiziaria – qualunque fosse – prima possibile. Non dopo diciotto anni.
@89 è proprio quello il punto che continuate a non voler capire: la tua domanda finale è una questione che NON deve riguardare il CAI. Non ce la dobbiamo porre. Se, nell’episodio, ci sono estremi di reato, lo appurerà la magistratura, che OBBLIGATORIAMENTE deve andare fino in fondo, ri-analizzando l’intera questione. Ma lo deve fare in assoluto, cioè non perché lo vogliamo noi soci CAI.
A noi alpinisti l’episodio NON ci deve riguardare: sono questioni private fra cittadini. La sensazione è che (in buona o mala fede non so…) voi “firmatari” vi siate fatti prendere dalla voglia di assumere una posizione pubblica sul tema generale (e generico) dell’affrancamento femminile dai retaggi vetero-maschilisti. A tal fine avete strumentalizzato un episodio “privato” che NON ha niente a che fare con il CAI in quanto istituzione.
I problemi del CAI non ben altri: li ho già descritti nel dettaglio, non farmelo rifare.
Mi pare che l’ottimo Pasini (@53) abbia riassunto in termini definitivi lo stato della discussione (e lo ringrazio per l’implicita solidarietà espressa (@69) per la mia “candidatura al martirio da parte di caiani e anticaiani”). Ma dato che l’altrettanto ottimo Barbolini (@65) mi chiama in causa direttamente, gli devo una risposta. Caro Carlo, figurati se mi arrabbio (basta che non mi dai del bacchettone moralista talebano, come qualcun altro si è dilettato a fare). In primis, non è dal 1986, ma dal 1982 che ci conosciamo, dal raduno di arrampicata a Sperlonga/Gaeta. Comunque, la “trappolona”. Saremo anche una congrega di ingenui illusi, ma ti assicuro che eravamo tutti perfettamente consci del fatto che, una volta avviata la cosa, sarebbe scattata questa interpretazione, in forme più o meno esplicite. Fosse vera, resterebbe solo da stabilire chi, tra i firmatari, era fin dall’inizio complice cosciente di questo trappolone (che poi, allora, piuttosto che trappolone andrebbe definita una sordida manovra), e chi invece si è fatto abbindolare come un pollo. Converrai però che questo implica una valutazione, diciamo così, non proprio lusinghiera delle qualità morali e/o delle facoltà critiche di un intero gruppo di persone che nell’insieme non mi sembra lo meritino. E’ però vero che l’interpretazione “trappolone”, per molti (e qui non sto parlando di te), è convincente e, soprattutto, comoda. Perché permette di ignorare completamente l’unico punto della questione che spiega la mia firma, e su cui mi permetto di formulare una ultima domanda per tutti quelli che continuano a non vedere la differenza tra il merito della vicenda giudiziaria e la questione di opportunità. Ci si richiama alla sacrosanta presunzione di innocenza, e quindi ancora più sacrosantamente (e non sto facendo dell’ironia) si è disposti a concedere, fino a prova contraria, tutto il credito a chi è accusato. Ma voi, ad una donna che è stata oggetto di, diciamo così, attenzioni non gradite al punto da spingerla a sporgere una denuncia per molestie, quanto credito siete disposti a concedere?
87 Ho già specificato più volte cosa intendo per “alpinisti” e quindi non mi ripeto: mi limito però a sottolineare una volta di più che per “alpinisti” intendo l’opposta dei “caiani”
LEGGASI: per “alpinisti” intendo l’opposto di quello che molti di voi, con disprezzo, intendono per “caiani”
Ecco che finalmente avete tirato fuori il vero rospo che vi attanaglia, iniziando fin dalla famosa lettera dei 34. La battaglia dei diritti, i diritti delle donne e di tutti quei soggetti indefiniti che la società attuale propone. Non entro nel merito di tale battaglia. Affermo però che tale battaglia non c’entra con l’andar in montagna. La mia posizione critica verte sul fatto che si strumentalizzi la vicenda di Montani e, per estensione si coinvolge l’intero CAI, in tale bagarre socio-ideologica.
Il CAI non c’entra una beata mazza con tutta ‘sto minestrone di cose. Il CAI NON ha, fra i suoi obiettivi statutari, il riequilibrio delle (eventuali) storture socio-costituzionali. Il CAI è (anzi DOVREBBE ESSERE) il punto di riferimento degli “alpinisti”. Ho già specificato più volte cosa intendo per “alpinisti” e quindi non mi ripeto: mi limito però a sottolineare una volta di più che per “alpinisti” intendo l’opposta dei “caiani”. Che poi gli “alpinisti” siano maschi, femmine, mezzi maschi e mezzi femmine, o che durante le gite si facciano battute da caserma (come è sempre stato, dai…) NON c’entra nulla con i problemi del CAI. Questi ultimi sono che il CAI non è più, come è stato fino a 50 anni fa circa, l’indiscusso punto di riferimento degli alpinisti. All’interno del CAI ci sono ancora delle isole felici (come tutto il CAI torinese, che conosco di persona nelle sue sfaccettature), ma la totalità del CAI nazionale non lo è più. Io sono contrario a Presidenti alla Montani per questo specifico punto, ma non per le sue vicende personali (circa le quali la magistratura deve fare chiarezza fino in fondo, ma lasciamo che agisca la magistratura e non autonominiamoci “giudici”).
Per il resto la strumentalizzazione dell’episodio mi sa tanto di mossa da benpensanti che vogliono apparire alla massa come difensori del politically correct, speculando sui guai (ed eventuali “errori”) altrui. In ambito CAI dobbiamo parlare di montagne, pareti, creste, diedri, valloni, couloir, rifugi, ferrate (si/no), stazioni sciistiche, tecnica, attrezzatura, evoluzione storica… non di schaw e compagnia bella… Lasciamo queste amenità ai talk shaw delle TV nazional popolari… altrimenti le residue possibilità che il CAI ha di tornare ad essere il riferimento degli “alpinisti” si perderanno in un mare magnun che trascinerà il CAI sempre più lontano dagli “alpinisti”…
Ottima idea Fabio Bertoncelli 78!
Però ci dovrà essere anche il ” Guido Trans Alpino”, che non è chi ti porta da nord a sud o da est a ovest delle Alpi e viceversa, ma chi…. chi….
Be ci siamo capiti!!!
No, caro Mauro (83), il mio PS ti deve ricordare solo ciò che io ho scritto e che non ti permetto di mettere in dubbio. Soprattutto se non sai nulla di me.
A me hanno insegnato cosí.
” […] nella Carta Europea, nella dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il nostro paese è tra quelli occidentali in ritardo […].”
Infine, last but non least (perdonatemi l’inglese, ma quanno ce vò, ce vò), se la signora Ursula von der Leyen e i suoi amici decidono di buttarsi nel canale, perché noi li dobbiamo seguire? Perché ce lo chiede l’Europa?
Caro Fabio (82), il suo PS mi ricorda la classica frase di repertorio “ho tanti amici omosessuali”.
Caro Mauro (79), in poche righe hai fatto una caterva di errori politicamente scorretti, ma io ora ti riporterò sulla retta via:
1) COMMENTATORI deve diventare COMMENTATORI/TRICI.
2) DEI SUOI DIRIGENTI deve diventare DEƏ SUƏ DIRIGENTI (piú o meno; chiedere al buon Barbolini, che nel frattempo si sarà informato sulla questione).
3) DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO. Gravissimo! Bisogna scrivere DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO, DELLA DONNA E DEƏ LGBTQIA+.
Forse che anche loro non hanno diritti? (N.B. Ammesso ma non concesso che il mio ordine di scrittura sia tollerabile.)
P.S. Chi ti scrive ha sempre avuto, sin dall’età di 16 anni, il massimo rispetto per le donne e le ragazze, che ho sempre inteso come persone e non come ciò che spessissimo i giovani maschi intendono. E allora la schwa non si sapeva neppure che cosa fosse!
Buona serata a tuttə.
Eureka!! Sono riuscito a trovarlo, ora mi sento molto meglio.
Ammetto la mia ignoranza, grazie ai linguisti più esperti ma comunque è un carattere che non trovo sulla tastiera e l’uso del quale mi fa abbastanza pena
Vorrei ricordare ai commentatoti che la parità di genere non è una questione di politicamente corretto, bensì un diritto enunciato nella nostra Costituzione, nella Carta Europea, nella dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il nostro paese è tra quelli occidentali in ritardo nel recepire questo diritto e il CAI rispecchia il paese. I quanto a lentezza il CAI solo di recente ha cercato di riparare agli effetti dell’applicazione delle famigerate leggi razziali da parte dei suoi dirigenti.
Ha usato la schwa?!
Ho capito: gli/le idiotə politicamente correttə si sono impossessatə anche del Club Alpino Italiano. Quintino Sella si starà rivoltando nella tomba.
P.S. Salvatore, come si risolve il problema dell’articolo determinativo con la schwa? Va bene come ho scritto io? Credo di no.
P.P.S. Sappiate che Castelfranco Emilia (MO), paese in cui sono nato e risiedo, è il primo Comune d’Italia ad aver reso obbligatoria la schwa nei dibattiti del Consiglio comunale. Da allora è assai aumentata l’affluenza serale del pubblico, che per di piú si presenta col sacchetto dei popcorn. Chissà perché?
P.P.P.S. Per il rispetto del genere, esigo che da domattina la guida alpina maschio sia chiamata guido alpino.
Per esempio, il guido alpino Alessandro Gogna. 😉😉😉
Se il Presidente è anti maschilista fino a questo livello, il verdetto sulla vicenda in questione non può essere che uno!
Soprattutto più idiota.
Tenetevi il vostro progresso.
Barbolini,
non ha scritto Cara Soca, ma ha usato come lettera finale di entrambe le parole lo schwa, una specie di e rovesciata che dovrebbe, nelle intenzioni, risolvere il problema del dominio del maschile sul femminile nei plurali. Anzichè scrivere “Care socie e cari soci” ha usato lo schwa. Da domani tutto sarà diverso e apparirà anche più innovativo anti maschilista
Al di là di tutto, in questo triste episodio, chi ne fa le spese è il buon nome e l’immagine del C.A.I.. Non ce n’era la necessità.
Certo che il nuovo Pres (del CAI) non parte benissimo: sul numero Montagne 360 di luglio 2022 nel suo primo editoriale esordisce così: “Cara soca“. Non sono riuscito a continuare la lettura….
Con questa lettera a mio avviso disgraziata ci si è messi in cattedra senza mandato e senza basi logiche ne’ giuridiche contro un politico di mestiere .Iniziativa che non poteva sortire alcun effetto tantomeno positivo per nessuna delle parti . Pessima idea.
Andando clamorosamente fuori tema e nonostante i vari Forlani, Moro, Rumor, Donat Cattin, De Mita, Piccoli, Storti, Malfatti, ecc. ecc. (cfr. 65 e 68), io quasi quasi, di fronte all’abiezione dei politici attuali, sono tentato a gridare: “Aridàtece Fanfani”.
Che dite: esagero o no?
… … …
Stasera seduta spiritica: invocherò le anime di De Gasperi e di Einaudi. Che veglino su di noi.
Cari tutti, forse è meglio, piuttosto che schierarsi in due partiti opposti, ricordare il contesto in cui è stato chiesto ad Antonio Montani di dimettersi: non si tratta di un procedimento penale, ma di una fase di indagini preliminari seguita a una denuncia privata, di cui il denunciato viene informato con avviso di garanzia. Benché gli atti non siano pubblici, sì sa che è seguita prima una richiesta di archiviazione dei giudici, poi un ricorso della parte denunciante contro questa archiviazione. Vale a dire che i giudici non hanno ravvisato per ora elementi sufficienti neppure per avviare un processo ( tantomeno per assolvere o condannare, dunque). Anche se l’avviso di garanzia nella storia italiana degli ultimi 30 anni ha significato automaticamente colpevolezza, l’indagine preliminare non ha neppure lontanamente l’obiettivo di accertare né colpevolezza né innocenza, ma solo di stabilire se la denuncia sia fondata e se sussistano i presupposti per avviare un procedimento penale. Ad ora questi presupposti non ci sono, secondo i giudici, pertanto la tutela dei diritti fondamentali costituzionali ci imporrebbe di ascoltare senza preconcetti le dichiarazioni espresse dal neopresidente, il quale rispettosamente si è posto, lui stesso, in attesa della pronuncia definitiva dei magistrati.
@67. Fabio. Ti capisco. Il mango ha una polpa morbida ma un nucleo molto, molto duro. Mai farsi ingannare dalla polpa. Quelli che se ne intendono di frutti dicono persino che il mango, proprio essendo consapevole del suo nucleo duro, protegge se’ e gli altri dall’impatto doloroso per i denti attraverso quest’interfaccia morbida. Pensa un po’ cosa si vanno ad immaginare e a raccontare i giardinieri per fare colpo sui clienti (e soprattutto le clienti ) di cui curano il giardino. Sai qua l’è il problema dei rigoristi? Che partono democratici e finiscono spesso autoritari ed elitari. Perché la democrazia comporta una certa tolleranza delle contraddizioni e imperfezioni di noi umani. Infatti quando si maneggiano affari di questo genere è sempre bene evitare il giudizio e mantenersi sul piano della valutazione di ciò che sarebbe forse più opportuno. Valutazione ovviamente sempre discutibile. Cosa che ha cercato invano di dire con garbo Battimelli che si è candidato al martirio ad opera di caiani e anticaiani.
“Arnaldo Forlani […] era un maestro nel rilasciare dichiarazioni senza dire assolutamente niente di niente.”
Egregio signor Barbolini, qui protesto e la contesto. 😉😉😉
Il buon Forlani fu di chiarezza abbacinante e di pensiero profondo rispetto all’inventore delle convergenze parallele.
… … …
Le famigerate convergenze parallele hanno causato innumerevoli infarti tra i cultori della geometria, e pure tanti turbamenti tra gli scolaretti delle scuole elementari.
Quel genio dell’Oscuro rimarrà insuperato nella storia dell’umanità, nei secoli dei secoli. Al confronto l’ostrogoto scritto in caratteri cuneiformi è una bazzecola.
@ 57
Roberto, ti avviso: dietro la mia maschera a volte scherzosa si cela un animo ben differente. Se fossi nato in altra epoca avrei forse potuto far concorrenza a Catone il Censore: «I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori».
Bada però di non considerarmi un aspirante Savonarola. Rispetto (e invidio!) le anime innocenti che credono in Dio (ahimè, io sono agnostico e soffro d’angoscia di fronte al Mistero), ma sono pure anticlericale.
Invece, come già sai, sono fedele adoratore dei diritti civili e della democrazia. Quella vera. Quella che ti entra nel sangue da adolescente e non ti molla piú finché campi.
Cerea.
Il buonista che intendevo è quello che premia i buoni (es: fatti il grinpas così lavori) stabilendone le prerogative per farne parte. In pratica un vile bastardo, direbbero a Darkwood.
E grazie a Barbolini che ci ha ricordato che il Bob è praticato da poche decine di persone. Qualcuno l’aveva già detto qui, ma forse mi sbaglio…
Ciao a tutti,
scrivo questo commento che comprende i due articoli riguardanti sia l’appello dei 34 che l’intervista al Pres. Ho l’impressione che i 34 siano caduti in un trappolone ordito sapientemente dai trombati e dalla non avente requisiti alla candidatura con l’appoggio di una parte degli elettori delusi. Trappolone nel quale sono caduti con entrambi i piedi. Il Pres non sta simpatico, almeno per ora, nemmeno a me e per una volta sono abbastanza d’accordo con le considerazioni di Crovella. Gianni, non ti arrabbiare, ci conosciamo dal 1986 anche se non ci vediamo spesso ma, questa volta, non la penso come te e gli altri 33. Riguardo all’intervista, le sue risposte (del Pres) mi ricordano un politico degli anni 80 e inizio anni 90: Arnaldo Forlani (96 anni..) che era un maestro nel rilasciare dichiarazioni senza dire assolutamente niente di niente. Mi sembra che il Pres sia un suo ottimo discepolo. Le risposte sono veramente grigie, lacunose e tardo-democristiane. Per il discorso della pista di bob e di slittino, per esempio, mi sono chiesto quanti sono gli atleti che in Italia praticano queste discipline, andando un po’ a spippolare in rete non credo siano più di una trentina, ma anche se fossero qualche decina di più impegnare soldi pubblici, e tanti, in una struttura che, finiti i giochi olimpici verrà presto abbandonata al degrado, come successo in altre occasioni. Forse sarebbe il caso di convincere i pochi atleti di fare altro, visto anche che molti di loro provengono da altri sport. Francamente penso che diverse discipline olimpiche c’entrino poco con lo spirito olimpico tra le quali quelle di cui sopra. Buona domenica a tutti
Continuo a pensare che il neo eletto debba fare un passo indietro al fine di accertare del tutto la sua posizione, visto che la vicenda non è affatto conclusa (come riportano articoli di questi giorni della stampa). È giovane, se estraneo ai fatti potrebbe diventare presidente al prossimo giro, lo diventerebbe di sicuro. Ora però serve una figura al di sopra di ogni sospetto perché è l’immagine del Cai che vacilla, come mai prima, e per quello che sento c’è molto scontento fra i soci.
Confido nella buonafede dei vari protagonisti di cui ho stima, ma ho la percezione di una strumentalizzazione della faccenda. Mi sarei aspettato altrettanta sensibilità culturale ed etica sulla nomina del Presidente della Commissione del Museo Nazionale della Montagna del CAI che a quanto risulta dalla stampa è andato a processo insieme ad altri imputati con capi d’accusa di estorsione, corruzione, peculato, traffico di influenze illecite, turbativa d’asta relativamente alle vicende del Salone del Libro 2017. Per la cronaca il Museo della Montagna sarà il destinatario di cospicui fondi del PNRR.
https://www.lastampa.it/torino/2021/02/23/news/a-processo-per-estorsione-l-ex-portavoce-di-appendino-pasquaretta-1.39943864/
@60. Certo, viviamo in due mondi diversi. Io non lavoro per il Mossad, sono solo una comare di paesino. Ciao Cla.
Comunetti. Buonista Draghi, un ex banchiere centrale, mi sembra un cicinin azzardato 😀 poiché come i CC ogni categoria professionale ha barzellette autoironiche, qualche giorno fa ha raccontato quella del cuore donato dal banchiere centrale di 86 anni, come nuovo, visto che non l’aveva mai usato. Effettivamente lo disattivano prima di affidarti certi incarichi. Anche se…a volte al cuor non si comanda…
P.s.
Battimelli: tu hai messo la tua firma anche sul ” consenso informato”.
Io no!
Apparteniamo a 2 mondi diversi.
@56. No problem, Cla. Bravo, sette più.
Presidente perfettamente in linea con il sistema. Buonista, accondiscendente, contro chi protesta, privo di idee e progetti ma disposto ad abbracciare quelle e quelli di altri, attento a fare quadrare i conti.
Mi ricorda Draghi.
Bertoncelli. Fabio, capisco ma se apriamo il capitolo vizi privati e pubbliche virtù per tutti quelli che firmano appelli o dichiarazioni altro che il crollo della Marmolada. Parola di parroco. Ps. I più divertenti e spesso simpatiche canaglie per me sono i difensori maschi/femmine della Famiglia con due o tre “ famiglie “😀 “Non aprite quella porta”.
Sorry, Battimelli.
Bettimelli: don’t worry, ho posato barriere paramassi per 20 anni, so come proteggermi dai sassi cadenti.
Ora lavoro per Mossad, i servizi segreti israeliani, ho 3 passaporti con nomi diversi e non posso di certo dare le mie generalità alle ” comari di un paesino” che spettegolano dalla vicina più bella e più giovane.
“Ravanare nella spazzatura delle persone che si sono esposte pubblicamente.
Roberto, qui non si tratta di ravanare. Quella di Enrico Brizzi è incredibile ipocrisia.
Il tizio si è comportato in modo ignobile nei confronti delle tre figlie minorenni e poi da altri pretende le dimissioni per senso etico. Se avesse avuto un minimo di moralità (oltre che di intelligenza), avrebbe guardato prima in casa sua e si sarebbe detto: “Per decenza sto zitto”.
Quindi ora non venga a presentarsi come maestro col ditino alzato. Da lui non accetto lezioni di morale. Taccia, e paghi gli alimenti alle figlie.
50 & 51. Ormai le cose sono trasparenti e chiare. Sarebbe stato meglio prima del voto, ma è andata così. Nessuno correttamente entra nel merito della delicata vicenda tra persone. La questione sollevata è solo di opportunità. Montani dice che ha ritenuto, dopo lunga riflessione, che la sua questione personale non fosse una ragione per non condidarsi e quindi se ne deduce anche di rimanere in carica ora. I firmatari e probabilmente altri soci Cai danno una valutazione diversa, sempre di opportunità e non di merito. Chiuso. Ravanare nella spazzatura delle persone che si sono esposte pubblicamente non serve e innesca solo il ciclo delle vendette incrociate. Ora c’è solo da sperare per tutti che se ne venga fuori presto, senza troppe ambiguità e chiaroscuri, pericolo che aleggia sempre in questioni di questo tipo. Poi ognuno gestira’ le conseguenze.
perciò, dall’alto della nostra pregiudizievole morale, senza avere nessuna carica all’interno del CAI, chiediamo che lei si sottragga dal suo diritto legittimamente concesso e rassegni le dimissioni
si anche io scaglierei qualche pietra in caso onestamente, ma per qualcuno dei firmatari sarebbe come sparare sulla croce rossa
Corre voce che Enrico Brizzi, illustre firmatario, abbia recentemente dichiarato: “Fate come dico, ma non fate come faccio”.
https://www.google.com/amp/s/notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/brizzi-no-alimenti-causa-penale-affidamento-prova/amp/
Enrico Brizzi, firmatario, Presidente premio Itas
Vogliamo chiedere le dimissioni anche a lui?
@48. Gli altri trenta non saprei, ma io sì. La tirerei, la prima pietra, e anche qualcun’altra dopo la prima. Ma non all’imputato. Le tirerei a chi crede di cavarsela scrivendo simili sconcezze. Dimostrando tra l’altro, nei confronti della questione di cui si cerca (ahimé invano, temo) di discutere civilmente, una sensibilità di gran lunga inferiore a quella mediamente diffusa ai bei tempi in cui si lapidavano le adultere. Ah, io mi firmo, lì e qui.
Certo che una volta era meglio, tutto veniva risolto più rapidamente: un processo sommario, una bella lapidazione e tutto era finito.
Senza tante lungaggini legali.
Però mi chiedo: i 31 firmatari sarebbero in grado di tirare la prima pietra???
Presidente, grazie per il suo intervento diretto. La trasparenza e l’assunzione esplicita di responsabilità rispetto alle proprie scelte pagano sempre e sono particolarmente apprezzabili in chi ricopre ruoli istituzionali. La mia sensazione di spettatore e socio Cai è che se fossero state applicate integralmente, senza timori, fin dall’inizio del processo che ha portato all’elezione ci si sarebbero risparmiati equivoci, speculazioni, strumentalizzazioni e disagi personali e collettivi. Il rispetto della privacy è sacrosanto e corretto, ma in questi casi che coinvolgono persone con ruoli pubblici non è un ostacolo dirimente, si può tranquillamente gestire con un po’ di accortezza, sensibilità e professionalità. Anche perché le informazioni emergono sempre, per lo più in modo distorto e poi si deve intervenire a correggere ed è molto peggio. Come spesso accade, la comunicazione è la chiave di volta di molti problemi/conflitti tra le persone e nelle organizzazioni. Comprendo il suo disagio, come penso lei comprendera’ quello di molti socie e soci, frastornati dalla vicenda. Le auguro pertanto di uscirne presto, comunque vada a finire, per lei e per il CAI.
Quanto da voi scritto è stato oggetto di molte riflessioni da parte mia, riflessioni che hanno preso in considerazione quello che poteva essere il meglio per me, per la mia famiglia, per la mia vita, ma anche per il CAI che io amo moltissimo. Quando ho deciso di mantenere la mia candidatura, ho messo in conto che se fossi stato eletto sarei stato esposto mediaticamente con un’accusa di per sé infamante. Prendendomi alcuni mesi per riflettere ho infine deciso che non sarebbe stato giusto rinunciare ai progetti di rinnovamento del CAI per accuse che io reputo ingiuste.
Faccio presente di non aver mai chiesto a nessuno di credere alla mia versione dei fatti, ritengo, o almeno voglio credere, che sia giusto lasciare i processi nei tribunali considerando che fino a prova contraria una persona debba essere considerata innocente e, al limite, debba essere lasciato alla sua coscienza il prendere decisioni così delicate e rilevanti.
Da parte mia, tra i diritti della persona da voi citati, che vanno di pari passo con la difesa della montagna e dell’ambiente, rientra a pieno titolo la Costituzione, con il principio della presunzione d’innocenza. Non intendo in alcun modo entrare nel merito della vicenda, per rispetto di chi è chiamato a giudicare, di tutte le persone coinvolte e, non ultimo, del CAI.
Consentitemi solo di chiedervi uno sforzo, considerato anche la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero, di cui sono venuto a conoscenza dalla stampa. Provate ad immaginare per un minuto che io sia completamente innocente, e che tale verità emerga molto presto, quali conseguenze può avere la vostra presa di posizione, per di più pubblica, sulla mia famiglia, sul CAI e sull’altra persona coinvolta?
Bertoncelli. Applicare le regole della casa con rigore e costanza, senza eccezioni, può avere effetti positivi. Purtroppo tutto ha un suo prezzo. In questo caso il tempo redazionale. Temo che per ragioni tecniche non sia affidabile ad un algoritmo come succede altrove. Vedremo se ci saranno altre fiammate estive che travalicano abbondantemente le medie come quelle previste dai metereologi. Come le dame del passato si può comunque sempre adottare un vezzoso ed elegante ombrellino. Tienine uno sempre a portata. Non si sa mai. Il caldo fa brutti scherzi. Ciao.
Chiedere scusa al giorno d’oggi è rarissimo. Onore al merito.
Hai ragione chiedo scusa
Per Commento 41. Spiace aver letto e dovuto dovuto cassare alcune affermazioni solamente offensive.
Ma la maggior parte della gente se ne fotte della lettera di quattro supponenti che si illudono di avere un potere che nessuno gli ha dato! Quindi chiassenefrega di sti quaaaa… […] … il CAI ha un suo organigramma con dei delegati che votano il presidente, punto! […].
https://www.ohrc.on.ca/it/molestie-di-natura-sessuale-e-di-genere-informatevi-su-quali-siano-i-vostri-diritti
MOLESTIE ESEMPLIFICATE CON ELENCO DI COMPORTAMENTI CHE RIENTRANO NELLA DEFINIZIONE DEL REATO.( in Canada-Ontario)
Buona sera
prima di mettere alla gogna qualcuno forse bisognerebbe conoscere i fatti e dato che li conosco forse era qualcuno d’altro che doveva dimettersi invece di fare sottobanco una campagna contro. Quando poi partiranno le denunce x diffamazione cosa scriveranno i firmatari? Spero che con altrettanta solerzia manderanno le loro scuse. L’unico dei perdenti che si è comportato da signore è Paolo Valoti, ma si sa non tutti sanno perdere
Onida. E già…capisco. In mancanza di informazioni ognuno si è immaginato una sua sceneggiatura. Io me ne sono immaginata una adatta ad una fiction di stampo “classico” dal titolo “House of Kai” sottotitolo “Quando gli elefanti iniziano a ballare” Con ingredienti tipici delle organizzazioni “mature”. Sul finale sono incerto. Escluderei un finale di stagione tragico alla Gomorra ma anche un finale rassicurante alla Disney dove tutti cantano una bella canzoncina abbracciandosi dopo le disavventure. Sarei più per un azzoppato galleggiamento che lasci aperte le porte per la seconda stagione. Staremo a vedere come la realtà imiterà la fantasia. Restiamo sintonizzati anche se “Polvere di Stelle (5 per la precisione) in questo momento va più forte e distrae l’attenzione. Cerea.
Ribadisco quanto ho già detto, non solo in mattinata ma anche in altre occasioni istituzionali anche diverse settimane fa. Lasciamo che la magistratura faccia con serenità tutte le sue indagini, sellllnza ficcare il naso in tali faccende, a dispetto degli ex soci.
A noi soci spetta di occuparci di altri temi cioè cosa vogliamo che sia il CAI e ci dobbiamo impegnare a verificare se i differenti candidati rispondono ai nostri “desiderata” sulla natura e sugli obiettivi del CAI. Io sono molto critico verso Montani ed anche verso Carrer, ma per questioni di contenuto. Delle accuse sui comportamenti personali non me ne importa un fico secco. C’è un’evidente strumentalizzazione dell”episodio per giocare un partita che va oltre i confini del CAI. È questo l’errore strategico di chi mescola questo episodio con il tema CAI. Lasciamo le battaglie sociopolitiche fuori dal CAI.
Condivido il pensiero di Penotti. Nutro stima per la maggiorparte dei firmatari, in particolar modo per Mercalli, Cognetti e Camanni dei quali sono un assiduo lettore e che reputo persone veramente sagge e preparate su tutto ciò che riguarda il mondo delle Terre Alte, sono convinto della loro buona fede, ma non sono assolutamente d’accordo con questo loro appello. Antonio Montani deve andare avanti, se ci dovesse essere un’eventuale condanna (ricordiamo che la pratica giudiziaria era già stata archiviata, poi rimessa in essere per il ricorso della presunta vittima) allora ne riparleremo, ma farlo ora non ha senso e lo reputo anche scorretto verso tutti i delegati che hanno dato la fiducia ad Antonio Montani.
Pasini se desideri chiarimenti è necessario chiederli alla sede centrale, qualunque notizia diffusa in altro modo è suscettibile di richiesta danni/divulgazione di atti d’ufficio o non adempimento a diffida di non divulgazione trasmessa dalla denunciante.
Credo sia sufficiente per far capire che sia il finale di assemblea che la divulgazione diffusa dei fatti a stampa e corpo sociale sia e sia stata quantomeno fuori luogo.
La guerra dentro un sodalizio stantio, immobile, antico privo di senso e assolutamente inutile fa ridere…amen
Onida. Da quello che dici ne deduco che la commissione elettorale non sapeva di questa faccenda delicata e comunque imbarazzante, indipendentemente da come finirà in tribunale. E anche il candidato non ne sapeva nulla? Se lo sapeva non ha ritenuto opportuno dire: guardate io ho questo problema aperto, sono certo della mia buona fede e che ne uscirò lindo e puro come un giglio, però vi informo per trasparenza e poiché amo questa organizzazione più delle mie ambizioni personali, farò come voi riterrete più opportuno per tutelarla”. E la commissione gli ha risposto: “Tranquillo. Apprezziamo moltissimo la tua lealtà e trasparenza. Siamo sicuri della tua buona fede e non riteniamo opportuno chiederti un passo indietro. Tu fino a prova contraria sei innocente, almeno per le carte. Poi deciderai tu se querelare la tua accusatrice Se poi le cose andassero diversamente si vedrà “. È andata cosi’ o forse la sceneggiatura è stata un po’ diversa? Penso che molti se lo siano chiesto quando c’è stato l’imbarazzante finale di assemblea. Adesso è tardi e il Cai deve gestire la grana.
Avrei potuto capire (che non significa condividere o sottoscrivere) una lettera del genere subito dopo la denuncia, considerato che già la persona ricopriva la carica di Vicepresidente.
Ma la motivazione di farla 7/8 mesi dopo la denuncia e un mese dopo l’elezione per di più con una richiesta di archiviazione già in essere e riportata a chiare lettere su testate nazionali?
Non si capisce se sia la posizione ricoperta, la possibilità decisionale raggiunta o l’andamento della vicenda ad aver stimolato la cosa.
@29. Giuseppe, non avevo dubbi al riguardo; non è certo il tuo commento uno di quelli che mi hanno fatto scattare l’impulso a scrivere, ed è ovviamente del tutto legittimo – ci mancherebbe – il tuo dissenso, e anche, non ho alcuna difficoltà ad ammetterlo, fondato su solidi argomenti. D’altra parte, non credo sia questa la sede per spiegare nel dettaglio le ragioni per cui ho ritenuto opportuno aderire alla richiesta di firmare quella lettera. Ho ponderato quello che ho saputo, e il grado di fiducia che ripongo in coloro da cui ho saputo. Se poi qualcuno/a mi convincerà che ho valutato male, non avrò problemi a ricredermi. Per ora non mi ricredo. E va da sé che, indipendentemente da tutto ciò, spero davvero di riuscire a rivederci presto. Se dovessi progettare un salto in terre sabaude sarai avvisato per tempo. Forse riusciamo ancora ad alzare le chiappe da terra, e in caso contrario possiamo sempre depositarle sulle sedie di adeguate piole.
Trascurando per il momento il fatto contingente, consideriamo il seguente caso generale.
Il signor Mario Rossi occupa una posizione di rilievo in campo politico (o in qualsiasi altro campo). Accade che il signor Pinco Pallino lo accusi pubblicamente di reato. All’accusa deve seguire la denuncia penale, il che può mancare; pensiamo alle recenti centinaia di accuse mediatiche di molestie sessuali che sarebbero state commesse dagli Alpini, poi sfociate in una sola denuncia penale. Il magistrato apre un’inchiesta. Poi bisogna attendere i tempi biblici della magistratura.
Nel frattempo Mario Rossi che fa? Lui dichiara di essere innocente; la stampa avversaria pretende le sue dimissioni.
Supponiamo che Rossi si dimetta. Però l’indagine giudiziaria non si è ancora conclusa; seguirà l’EVENTUALE rinvio a giudizio; seguirà il processo; seguirà l’EVENTUALE condanna in primo grado; seguirà l’EVENTUALE condanna in appello; seguirà l’EVENTUALE condanna in Cassazione. Infine, alla conclusione della via crucis, e cioè dopo dieci, dodici, quindici, diciotto anni, giunge la sentenza definitiva: Rossi è innocente. Ma il poveretto nel frattempo ha avuto la vita devastata, la carriera rovinata. Forse si è suicidato.
D’altro canto Rossi potrebbe anche essere colpevole – ma secondo la Costituzione è innocente fino a sentenza definitiva – e rimanere al suo posto per dieci o quindici anni. Che si fa? Si tiene un reo al comando per quindici anni?
Come sapete, questo è IL PROBLEMA dal punto di vista giudiziario, problema a cui io non so dare una soluzione teorica. O meglio, l’unica cosa che so è la seguente: i tempi della magistratura italiana sono vergognosi, indegni di una società civile. Di chi è la colpa? Ciascuno di noi si dia la risposta. In ogni caso, una sentenza definitiva dopo tre anni è molto meglio di una dopo quindici anni.
… … …
Venendo al caso specifico, il Club Alpino NON è un partito politico. Per tale motivo forse – e dico forse – converrebbe valutare la soluzione proposta da Salvatore Bragantini.
24 Battimelli. Gianni, quando ho scritto che per alcuni dei firmatari provo affetto, stima e rispetto, lo avrai certamente capito, uno sei tu.
Ho anche scritto che sono assolutamente convito della vostra buona fede. La vostra lettera è legittima, esprime un pensiero, un’opinione.
Ma altrettanto legittimamente devi accettare che qualcuno, come me, non sia d’accordo sul vostro scritto.
Secondo me è sbagliata, come detto, nella forma e nella sostanza.
Nella sostanza perché chiedete le dimissioni per un fatto non accertato creando così un pericoloso precedente. Accettare questa impostazione significa, in un futuro eventuale, dare il via ad accuse e contro accuse puramente strumentali per delegittimare chiunque, confidando in un precedente.
Ora prendiamo per plausibile (ma non certo) che Montani sia assolutamente incolpevole. Che logica può esserci nella richiesta della lettera. Per un sospetto, un passa parola?
Anche la forma secondo me è fallace. Ammettiamo che (nuovamente) sia plausibile invece una responsabilità certa di Montani su quanto gli viene addebitato, se non si è dimesso finora, non lo farà di certo a causa di una lettera firmata certamente da persone di notevole influenza e competenza, ma che permettimi, sono numericamente veramente esigui.
Giustamente citi in maniera polemica: “cosa sarà mai una pacca sul sedere”. A scanso di equivoci nel contesto sono con te e al di fuori di ogni sospetto. Mia figlia è stata fra le cofondatrici del movimento Breakthesilence, tutte ragazze che si battono contro ogni forma di violenza maschile sulle donne. E da me appoggiate e aiutate incondizionatamente per convinzione personale. Ma qui la situazione è veramente molto fumosa e priva di punti fermi.
Parli giustamente di opportunità. Ora facciamo una ipotesi puramente speculativa. Montani legge la vostra lettera e si dimette. Poi si scopre che quanto addebitatogli non è reale, in parte o totalmente. Siete veramente disposti a portare questo peso? A meno che, ovviamente, tu e gli altri firmatari non abbiate certezza e contezza di quanto avvenuto. Ma di nuovo la strada non è quella di una lettera ma di dichiarazioni testimoniali in sede giudiziale.
Concludo questo pippone con um ultima chiosa. Per formazione universitaria, ho conoscenza abbastanza approfondita del Diritto. Ma, volendo fare un’analogia, non mi metto a discettare di aspetti legali. Sarei come l’apprendista garzone elettricista che a malapena distingue il neutro dalla fase e che si mette a discutere con l’elettricista impiantista industriale che ha cablato la linea robotizzata per l’assemblaggio dei cambi automatici della Mercedes.
Già lo sai, ma con sempre immutata stima e affetto ti saluto e spero di re incontrarti nelle brumose lande piemontesi se i miei acciacchi mi lasceranno il tempo.
Pasini se non si rinvia a giudizio non c’è nessuna pendenza, qui c’è una richiesta di archiviazione.
Le indagini sono sottoposte a segreto, il fascicolo della denuncia non è pubblico. E’ il PM che indaga non la commissione elettorale.
La commissione elettorale ha valutato i requisiti regolamentari dei candidati.
C’è stata una votazione democratica?
Si sono rispettati i criteri dei regolamenti per il voto?
Basta fine della questione, altrimenti parliamo di speculazioni.
Ribadisco che nelle organizzazioni quando queste faccende controverse tra capo /collaboratore finiscono in tribunale vuol dire che in ogni caso qualcosa è andato storto, ma proprio storto, perché solitamente segnalazioni e informazioni a chi di dovere non mancano prima di arrivare alla denuncia e ci sono spazi di azione a tutela di tutti gli attori coinvolti, se uno sa fare bene il suo mestiere. Non dimentichiamo poi che la Presidenza è una carica elettiva. C’è una cosa che mi sfugge. Magari qualcuno sa qualcosa in merito. Di solito prima di procedere alla votazione in Assemblea, una commissione elettorale effettua una verifica dei requisiti dei candidati, compresa l’onorabilita’ a tutela dal rischio reputazionale per l’organizzazione. Mi pare che ciò sia avvenuto per la candidata che non aveva i requisiti previsti dallo statuto. La commissione sapeva della pendenza e ha ritenuto comunque di mandare avanti la candidatura o non lo sapeva? E se non lo sapeva, è stato il candidato a non dirlo? Se lo sapeva c’è stata a mio parere una certa sottovalutazione delle conseguenze inevitabili una volta che la questione fosse venuta alla luce (soprattutto oggi) non ultima questa lettera che pesa e come se pesa, viste anche le firme. Se non lo sapeva perché il candidato non l’ha detto, allora il problema riguarda il candidato, non dal punto di vista giuridico ma etico.
Mai avrei pensato di leggere la firma di stimati ed apprezzati personaggi della cultura e del mondo alpinistico in tal eufemisticamente infelice appello!!
Presidente Montani, non si curi di lor….
La questione di opportunità è proprio quella di evitare di strumentalizzare una vicenda delicata di cui nessuno può conoscere tutti i dettagli, se non le persone direttamente coinvolte, sbandierandola appositamente sui giornali o in pubblico per mesi (come è stato fatto tra i delegati, in assemblea, agli incontri che venivano fatti nelle sezioni) per scopi politici. Questa si chiama opportunità e rispetto per persone che magari stanno psicologicamente male ad essere utilizzate/citate in tal senso e invece andrebbero tutelate.
Di beccarmi, quando fosse stata resa pubblica la lettera, accuse di (cito a caso in ordine sparso) ipocrita moralista quando non anche interessato, reazionario giustizialista, inquisitore, bigotto medievale, perbenista, costituzionalista di quartiere, addetto al politically correct e via dicendo, lo avevo messo in conto e non perderò il sonno per questo. Così come mi aspettavo che qualcuno avrebbe liquidato tutta la faccenda come una scemenza, perché cosa sarà mai una pacca sul sedere. Però nutrivo almeno la speranza che si fosse in grado di distinguere tra l’esprimersi nel merito di una vicenda giudiziaria e il sollevare una questione di opportunità. A giudicare dalla maggioranza dei commenti, evidentemente mi sbagliavo.
A me pare che il perbenismo abbia sempre più inquinato ambiti dai quali dovrebbe ben stare alla larga. Tanto perché espressione di pancia, quanto perché facilmente pilotabile. Leggi, codici e procedure esistono proprio per tutelare dalle barbarie populiste e garantire un’equità di trattamento, libera da contingenti (nonché sovente ipocriti o, peggio, interessati) moralismi.
premesso che, personalmente, la penso come Merlo.
Premesso che dal cai sono venuto via, schifato, una ventina di anni fa e quindi delle sue diatribe interne ed esterne me ne frega il giusto (niente).
Premesso che trovo aberrante proporre commissioni di inquisizione che debbano accertare l’eventuale fatto prima della procura (sarebbe curioso capire come).
Premesso che – peraltro – non sempre opportunità fa rima con liceità
vorrei semplicemente far rilevare, per amore di chiarezza e correttezza, che state prendendo una sola, sorretta alacremente da solito torinese che da tempo afferma questa solenne castroneria.
La presunzione di innocenza vale sino a sentenza definitiva, è un principio fondamentale in un ordinamento di diritto, per chiunque, perché non mancano casi numerosi di errori giudiziari, di indagini finite nel nulla, etc.
Il processo si fa a dibattimento, le indagini sono un atto di parte e l’eventuale rinvio a giudizio o la richiesta di archiviazione non dicono e non devono dire, in un paese civile, nulla sulla fondatezza o meno dell’accusa.
Se la procura chiede il rinvio a giudizio vuol solo dire che ritiene di aver sufficienti elementi per sostenere un dibattimento e chiedere la condanna, dibattimento in cui la difesa potrà esercitare i propri mezzi
Se chiede l’archiviazione ritiene di non essere riuscita a raccogliere abbastanza elementi (o di averne raccolti a discarico), ma non significa ugualmente nulla. E’ consentito alla parte offesa fare opposizione e indicare nuovi temi di indagine e nuovi elementi di prova. dopodiché deciderà il GIP, quindi ne l’uno ne l’altra ma un giudice terzo.
Argomentare che la richiesta di archiviazione è già una prova sulla fondatezza delle accuse è mandare a puttane il principio di non colpevolezza tanto quelli che scrivono affinché costui si dimetta.
Di processi con indagini fatte a capocchia e poi proseguite su istanza di parte (o semplicemente con imputazione formulata su indicazione del GIP) poi andati a dibattimento con esito positivo sono piene le aule almeno quanto lo sono di denunce infondate.
Tra l’altro data la delicatezza delle accuse e del reato per cui costui è indagato, un minimo di riserbo (altro che commissioni interne) non sarebbe male anche per riguardo alla parte offesa.
Questo giusto per evitare impostazioni fuorvianti grazie ai soliti costituzionalisti di quartiere.
Anche a me è dispiaciuto leggere alcuni nomi in quella comunicazione
Permettetemi una breve considerazione, lo stile o etica delle persone si vede anche da certi comportamenti. La presunzione di innocenza del nostro ordinamento vale per la giurisprudenza, ma non per l’integrità morale di una persona (per giunta chiamata a guidare una grande associazione nazionale oltre centenaria). Nella politica d’oltralpe alcuni personaggi politici si sono dimessi per analoghe situazioni. Ma teniamo presente che il CAI è parte della nostra società.
Ma si può cambiare e si deve.
Chi sei? Uno con due uccelli con pretese di diritto alla poligamia?
Presto danzeremo spargendo sale sulle ceneri di questa miseria intellettuale. Sic transit.
Crovella ed altri, non siamo all’osteria; se fossero davvero accaduti i fatti che, a quanto la lettera fa capire, sono addebitati al nostro presidente, cioé molestie nei confronti di una collaboratrice, la sua posizione diverrebbe intenibile. Non conosco le parti e non mi schiero senza sapere i fatti. E nessuno va trascinato nel fango se nulla ha fatto di male. Ma non credo che egli o altri in posizioni di responsabilità potrebbero accettare comportamenti, in ipotesi, indegni, nei confronti di una collaboratrice del Cai, quindi in posizioni di inferiorità. Un eventuale processo potrà solo stabilire se certi fatti vìolano la legge penale. Ma i fatti possono essere appurati ben prima della sentenza processuale; se essi sono appurati la sentenza non li smentirà. Se uno esce da casa mia con in tasca le mie posate d’agento, anche se egli dirà che si è distratto o chissà quale altra scusa, posso ben decidere che non lo voglio più in casa mia, a prescindere dalla configurazione del reato o da eventuali altre circostanze. Delegare tutto alla magistratura è un atteggiamento molto comune in Italia, ma è un formalismo sbagliato e tertufesco. Una conoscenza dei fatti magari incompleta, ma comunque ben identificabile, potrebbe esseere sufficiente per una proposta delle tre persone. Proviamo dunque ad appurare se Montani è accusato ingiustamente, o se davvero ha fatto quello di cui lo si accusa; a prescindere dalla qualificazione giuruduca dell’eventuale fatto. Escludo che Montani possa rifiutare le loro conclusioni, metterebbe troppo a rischio il Cai, e se stesso.
Vorrei segnalare, senza entrare nel merito specifico delle ragioni che mi hanno portato a sottoscrivere questa lettera, che il contesto socio culturale in cui vivono le donne in Italia sia ancora molto difficile per parità di genere e quindi per rispetto, come evidenziato da questo rapporto sul Gender Gap 2021, che vede l’Italia al 63° posto dopo la Bielorussia, il Laos e lo Zimbabwe (col massimo rispetto per questi paesi).
Molti elementi che compongono questo enorme divario di parità tra l’Italia e altri paesi, occidentali e non, sfuggono spesso a chi vive in Italia, che pur con le migliori intenzioni, ha come riferimento il sistema sociale dove è vissuto, che viene percepito come la normalità.
Bragantini. Salvatore, nella mia esperienza (ne ho viste e gestite parecchie) queste storie sono storie di crinale o di confine, dove prevalgono i colori grigi. Quello che tu dici andava fatto prima e non mi vengano a dire che nessuno sapeva. Quando si finisce in tribunale è troppo tardi e le posizioni si irrigidiscono e spesso le sfumature della verità interpersonale finiscono in secondo piano rispetto alla verità “legale”. Ormai la frittata è fatta e comunque finisca ci sono e ci saranno danni reputazionali per le persone e l’organizzazione. Visti i tempi e le sensibilità attuali anche rimettere il dentrificio nel tubetto o non parlarne non è una gran soluzione ma una pia illusione. Quindi la faccenda andra’ avanti e non sarà un bel vedere per tutti. Ho notato nel mio ambiente che su questo tema le sensibilità femminili, soprattutto nelle fasce più giovani, sono molto forti e rigide. Si può capire. Oltre al peso del passato, nella maggior parte delle situazioni, a parte casi di conclamata mitomania, sono più le donne a rimetterci, colpevoli, innocenti, mezzo colpevoli, mezzo innocenti….e temo purtroppo che anche in questo caso finirà cosi, comunque siano andate le cose tra i due. Ancora una volta emerge il valore della prevenzione primaria (quello che io chiamo il patta-management) o almeno della diagnosi precoce (fermati prima che le cose prendano un verso sbagliato). A tutti i maschi in posizione di potere andrebbe ricordato di frequente, perché sempre lì cascano oltre che sui soldi.
Oggi l’articolo del giorno è incentrato su questo tema e conseguentemente i commenti si allineano, ma il tema è irrilevante per il CAI e soprattutto lo deve essere per i soci del CAI. Tocca alla magistratura e non al CAI (neppure ad organi sui interni) appurare cosa è avvenuto. Per inciso se la procura propende già per l’archiviazione, i fatti non hanno una “rilevanza” assoluta, altrimenti Montani sarebbe già in aula giudiziaria, ma non per la sua carica nel CAI, bensì in assoluto, per l’ipotetica gravità di quello che avrebbe commesso.
Pertanto se davvero siamo interessati al CAI, al “CAI che ci piacerebbe”, smettiamola di parlare di questa vicenda collaterale. Beninteso la magistratura deve appurare fino in fondo i fatti e dare poi la sua “sentenza”. Ma noi soci CAI dobbiamo vivere e pensare come se tale vicenda non esistesse. Altri sono i temi su cui, noi soci CAI, dobbiamo riflettere e prendere posizione: che CAI vogliamo, quali dimensioni, quali obiettivi, quale composizione delle persone chiamate a dirigerlo, che giro di soldi deve avere, che stampa sociale ci piacerebbe, che iniziative deve proporre (gite sociali, scuole, spedizioni ecc), che tipologia di “allevamento” dei giovani, che output deve generare dalla sua attività…
Io una risposta a tutto ciò ce l’ho già. E’ l’attività garantita (de sempre) dai CAI torinesi (due sezioni storiche più quelle dell’hinterland…) : difetti e risvolti non ottimali ci sono anche da noi, ma quello è il modello CAI che a me piace. Fino agli anni Settanta circa era anche il modello nazionale (più o meno…), poi le due cose hanno iniziato a divergere sempre più profondamente e ora sono due modelli completamente differenti.
“Tornare a casa” è lo slogan per il CAI che ho in testa. Tornare al CAI originario, al suo spirito nobile, al dispensare un modo di andare in montagna affidabile, ecc ecc ecc. Non credo che Montani sia esponente di questa filosofia, ma neppure Carrer (l’latro candidato), perché oggi, a livello di CAI Centrale, girano troppi dineros (elargiti insensatamente dallo Stato…): siamo in un regime, mutatis mutandis, di reddito di cittadinanza…. E’ quello lì il vero cancro del CAI, non la pacca sul sedere che (forse…) ha tirato Montani…
Bragantini, la sua idea mi suona un po’ come l’atteggiamento della Chiesa di fronte ad accuse simili. “Facciamo chiarezza da noi, al nostro interno”. Se c’è notizia di reato tocca ad altri verificarlo. Altri che oltre ad avere il mandato hanno pure gli strumenti di verifica adeguati. Ai soci CAI può competere la decisione dell’opportunità o meno di avere un presidente sotto indagine (che non significa in alcun modo condannato).
Se il comitato di specchiata onesta, da lei proposto, raggiunge un “verdetto” e poi il tribunale, quello vero, pronuncia una sentenza diversa, che si fa?
Considerati i tempi biblici della magistratura italiana, ritengo che la proposta di Salvatore sia saggia e pragmatica.
Vorrei dire che stavolta sono d’accordo con Crovella.
Il quale però non vuole che io parli di lui.
Perciò non lo dico.
… … …
In alternativa scriverò: “Sono d’accordo con l’Innominato”.
Credo che chi ha firmato la lettera, fra cui tante persone che sono mie care amiche, sbagli prospettiva. Non si tratta di attendere una sentenza, che potrebbe anche non esserci mai o arrivare fra sei anni, a mandato scaduto per Montani. Le indagini e i processi servono infatti a capire:
– cosa è avvenuto;
– se quanto avvenuto configura un reato;
– se sì, se ciò comporta l’applicazione di una pena, e quale, con eventuali esimenti e aggravanti.
Non è però questa la prospettiva giusta. Interesse del Cai e di tutti i suoi membri dovrebbe essere anzitutto appurare i fatti. Non è detto che ci si riesca, può essere che alla fine si tratti della parola di una contro quella dell’altro. Però è probabile che si arrivi a saperne abbastanza per poter stabilire una linea di condotta. Anche perché non sarebbe bello che le mosse del nuovo presidente potessero essere interpretate alla luce della sua difesa nel procedimento. Per tutto ciò credo che una soluzione perseguibile e rispettosa dei diritti di tutti sia la seguente:
Il Cai nomina entro un paio di settimane al massimo tre persone dotate di grande integrità e credibilità personale, che dovranno appurare i fatti di cui Montani è accusato. Potrebbero esse scoprire che per l’accusatrice il presidente abbia fatto una certa cosa, mentre lui ne ammmette un’altra, più o meno grave o insignificante, o nega tutto in radice. Esse ne sapranno comunque di più, e forse abbastanza per arrivare ad una conclusione. Alla fine di questa indagine, entro un mese dalla nomina, le tre persone formuleranno una proposta, pubblica, al Cai, sulla linea da seguire. E l’organo sociale a ciò preposto deciderà, motivando la propria scelta. Potremmo trovarci al punto di partenza, una parola contro l’altra, oppure potremmo saperne abbastanza per capire che Montani può, anzi deve restare al suo posto, oppure che, dati i fatti appurati, Montani deve dimettersi nell’interesse del Cai.
La proposta rispetta i diritti del presidente e non muove da posizioni pre-determinate; se Montani la respingesse si metterebbe in una posizione lecita certo, ma altrettanto difficile da difendere pubblicamente.
Fabio, qualcuno intende, qualcun altro no.
Qualcun altro intenderà.
Qualcuno di qualcun altro non intenderà.
Ogni via senza cuore ci mortifica.
Ogni via col cuore ci ricrea.
Ho già scritto pubblicamente (anche su questo Blog) che non ritengo Montani un soggetto all’altezza del ruolo di Presidente Generale del CAI. Tuttavia sostengo ciò per motivi di contenuto e NON per questa banalità collaterale. Tra l’altro risulta che la procura stessa abbia proposta l’archiviazione e che il fascicolo sia ancora aperto solo per un esposto presentato dalla signora: tecnicismo giuridico previsto dalle regole del ns. diritto, ma senza questo tecnicismo, il fascicolo sarebbe già stato chiuso per volontà stesa della procura, che evidentemente non ravvisa gli estremi per procedere.
Considerare Montani “appesantito” da un’ ombra etico-morale è una ipocrisia tipica della attuale società schiava del politically correct. L’intelligenza ci dovrebbe servire per “guardare oltre”, per vedere al di là dello misero steccato della banale quotidianità. Io critico Montani, anche aspramente, ma su altre basi: vorrei un ritorno ad un CAI più piccolo e composto di “alpinisti” (max 100.000 soci nazionali e non 350.000 di mangia polenta) e non mi sembra che lui sia l’esponente di questa possibile evoluzione, anzi. Ma non lo sarebbe neppure se la sua immagine fosse integra sull’altro piano. Chissenefrega di quelle scemenze (di cui non si rintracciano neppure i dettagli, per cui non sappiamo neanche se ha fatto solo qualche battuta osé o, all’opposto, si è chiuso con la signora in una stanza…). Ma se la procura ha già optato per non procedere, non credo proprio che ci siano i presupposti di reato. Per cui: mollatela lì con ‘sta storia.
Caro GL, se vuoi spazzare via devi incominciare col presentarti con nome e cognome.
E poi, se la vogliamo dire tutta, accusare il buon Lorenzo di difendere lo status quo mi pare – come dire? – un tantinello fuori luogo. 😂😂😂
Ora lo domando a lui. Lorenzo, vuoi tu mantenere lo status quo ante? 😉😉😉
Commento 6
non so se ne vale la pena dirtelo, nel senso che magari non lo capisci, però sappi che la legge e il diritto è per tutti, il pregiudizio invece è di pochi e molto labile e soggettivo…difendere il diritto significa difendere tutti…se viene a mancare il diritto, verremo spazzati via tutti, CAI compreso, e te compreso/a*
capito??
Tipici commenti dei soliti maschi bianchi di mezza età pronti a difendere lo status quo a spada tratta. Verrete spazzati via assieme al CAI e a tutto questo fango grigio con cui tentate incessantemente di ricoprire ogni cosa.
“Pur nel massimo rispetto del principio della presunzione d’innocenza fino a prova contraria, troviamo che, nei tempi lunghi del possibile iter giudiziario, quest’ombra sia incompatibile con la sua carica, per il rischio di una grave ripercussione sull’onorabilità del Sodalizio stesso. Per noi la difesa della montagna e dell’ambiente vanno di pari passo con quella dei diritti della persona.”
sarebbe uno scherzo vero?! Ma solo io leggo sta cosa è ci trovo una serie di contraddizioni allucinanti? No ditemelo per favore! Come si fa a sostenere di essere garanti dei diritti della persona e al tempo stesso chiedere di limitarne il diritto a vivere da innocente fino a sentenza? Bigottismo medievale…anzi no, diritto applicato in paesi come India e Madascar. E poi a leggere i nomi firmatari della lettera c’è da mettersi le meni nei capelli, gente che credevo progressista e che invece mi sembrano reazionari giustizialisti e inquisitori…che pena…camanni, cognetti, cottino, Tenderini…che pena e che delusione!
Non mi sorprende questa lettera, che appare lo strascico di polemiche successive all’immediata elezione del dott. Antonio Montani. Mi sorprende che tra i firmatari di questa, vi siano noti – e a me cari – scrittori e alpinisti. Lo stato di questi, dovrebbe suggerire prudenza e responsabilità. Entrare nel merito della vicenda giudiziaria è inopportuno. Di fondo vi è un’evidente contraddizione, che non dovrebbe essere propria di chi fa del pensiero e della cultura il carattere distintivo della propria persona. La presunzione di innocenza è un’effettiva garanzia, quando non è il limite alla libertà di un qualsiasi soggetto. Invocare la Costituzione e poche righe dopo disattenderla, è prima di tutto illogico. E’ contro la presunzione di innocenza chiedere le dimissioni di un eletto, perché quest’ultimo si trova nella situazione di indagato. Chi voleva difendere il Sodalizio, preservarne i valori, rappresentare la Montagna quale ambiente di libertà e di rispetto “delle persona”, ha perso l’occasione di evitare un’altra e inutile polemica del nostro tempo. Un caro saluto.
Conosco personalmente alcuni dei firmatari di questa lettera. Per molti di loro nutro affetto, stima o rispetto. Sentimenti che mi fanno ritenere con buona certezza la loro assoluta buona fede. Ma non sono assolutamente d’accordo con il loro appello sia per ragioni di forma che di sostanza.
Per me può stare al suo posto.
Se ha peccato è solo come noi.
Se lo ha fatto potrà redimersi.
Se non ha peccato ed è stato accusato, bisognerebbe sapere di cosa e da chi.
Bisognerebbe sapere la sua versione.
Basta un’accusa di qualcuno contro l’accusatrice per rendere l’onta reciproca.
Un giudice lo condannerà indipendentemente da come si sono si sono svolti i fatti.
Un giudice lo dichiarerà innocente indipendentemente da come si sono svolti i fatti.
Il giudice commetterà molestia giudiziaria e vivrà senza onta.
Siamo al punto che anche il fischio di un camionista è molestia.
Mi tolgo da questo ordine storpiato di cose.
Non è così che si promuove una cultura idonea all’uomo compiuto.
“Per noi la difesa della montagna e dell’ambiente vanno di pari passo con quella dei diritti della persona.” Se così è siamo al paradosso, perché i diritti dell’accusato sono pari a quelli dell’accusatrice. Chi ha scritto non si è reso conto che il pregiudizio supera il giudizio, che spetta ad altri. Montani sta rischiando la lapidazione.