Montagne come Disneyland?

Tradizionalissimi rifugi e tradizionalissime malghe, avvolte dai decibel delle ultime hits, imitano i chioschi del lungomare riminese; gite panoramiche in elicottero spandono tra i versanti baccano e Co2; comitive di quad si arrampicano sulle mulattiere della Grande Guerra e tra i boschi; il richiamo delle montagne russe viene offerto d’inverno grazie agli impianti e a una neve sempre meno naturale, ma ora anche d’estate con la neve di plastica.

Montagne come Disneyland?
(Turisti ribellatevi, alle malghe non serve imitare i chioschi del lungomare)
di Pietro Lacasella
(pubblicato su ildolomiti.it l’8 luglio 2023)

Agli occhi delle amministrazioni alpine, i turisti devono avere una scarsissima reputazione. Se così non fosse, infatti, la pianificazione territoriale non mirerebbe a trasformare i rilievi in una Disneyland d’alta quota.

Devono essere convinti (e in parte hanno ragione) che i turisti siano accomunati dall’incapacità di stare bene dove i suoni resistono ai rumori, dove i pascoli si sviluppano senza incontrare i piloni delle stazioni sciistiche, dove le gambe sono l’unico mezzo a disposizione, dove la parola “tradizione” non ha ancora colonizzato le insegne di ogni locanda.

Tradizionalissimi rifugi e tradizionalissime malghe, avvolte dai decibel delle ultime hits, imitano i chioschi del lungomare riminese; gite panoramiche in elicottero spandono tra i versanti baccano e Co2; comitive di quad si arrampicano sulle mulattiere della Grande Guerra e tra i boschi; il richiamo delle montagne russe viene offerto d’inverno grazie agli impianti e a una neve sempre meno naturale, ma ora anche d’estate con la neve di plastica (Neveplast).

Agli occhi delle amministrazioni alpine, il turista è afflitto da una sostanziale cecità che gli impedisce di emozionarsi osservando, di sentirsi appagato grazie alla contemplazione. Il turista, animale da parco giochi, rifiuta qualsiasi iniziativa esterna alle traiettorie ludiche. Al turista non interessano le specificità culturali, se non quando le trova sul piatto, nelle tovaglie a quadretti biancorossi e nei rivestimenti degli edifici che devono essere rigorosamente in legno. Così gli si offre una cultura costruita a tavolino e mondata di tutte le impurità che potrebbero ferire la sua indole schizzinosa.

Il turista ha il portafogli gonfio, ma il cervello sottile. È un serbatoio di banconote da sfruttare fino all’ultima goccia; fino all’ultimo centesimo. Attorno a questa convinzione le aree di maggior richiamo si stanno rapidamente trasformando, spesso in modo irrimediabile.

Popolo dei turisti ribellati, strappati di dosso l’abito arlecchinesco di cui, per anni, hai fatto sfoggio. Non sono necessarie azioni eclatanti, non serve alzare la voce: è tuttavia importante ricalibrare i propri comportamenti, prendendo le distanze da quelle iniziative che sciupano l’ambiente e chi lo abita.

Popolo degli amministratori svegliati, perché l’insensibilità non è mai stata il denominatore comune dei turisti e se continui così i flussi migreranno in quelle valli che hanno saputo pianificare l’offerta senza prostituirsi.

Montagne come Disneyland? ultima modifica: 2023-08-24T05:13:00+02:00 da GognaBlog

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54 pensieri su “Montagne come Disneyland?”

  1. La prima delle tre fotografie che accompagnano l’articolo ritrae una fila mostruosa alla stazione superiore della funivia del Sass Pordoi, in attesa di scendere al Passo Pordoi. Credo che sia stata scattata nell’agosto 2021, cioè dopo il confinamento dell’anno precedente a causa del Covid.
     
    Nel mio paese (Castelfranco Emilia) il venerdí mattina si tiene il mercato. In quel giorno, in piena Pianura Padana, gira meno gente e l’atmosfera riesce molto piú gradevole che sul Sass Pordoi; non esiste frustrazione da sovraffollamento.
     
    Mi domando: perché i ragionieri Filini e Fantozzi si intestardiscono con le loro ferie fantozziane? Non soffrono la folla?
    O forse sono io a non capire: loro godono della folla.

  2. Sto visitando il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. È agosto ma sulla maggior parte dei sentieri che ho percorso ho incontrato pochissime persone. I visitatori sono veramente tanti ma si concentrano in 3 luoghi: Camosciara (soprattutto), val Fondillo, la seggiovia. A parte uno spiacevole inconveniente, al rifugio del Monte Tranquillo (aperto e incustodito) sono stato accolto dai topi, ho apprezzato che gran parte di queste montagne siano più integre di altre più scenografiche. Il fascino delle montagne di questo Parco è prima di tutto la solitudine (tranne nei 3 posti citati) e l’integrità. 

  3. E poi: se trovi uno scampolo di montagna autentica non dirlo a nessuno, è l’unico modo per proteggerla. 

  4. Anna:
    ” Valmalenco montagna autentica???”
    Ma dove vivi? A Cinisello Balsamo con vista tangenziale?
    Mi sembra che Michele Comi, guida alpina, non la pensi affatto come te. 

  5. Da 40 anni faccio escursioni sulle montagne italiane. Data la distanza delle Alpi da casa mia purtroppo non posso frequentarle come vorrei ma anche i miei Appennini offrono posti bellissimi. E anche i miei Appennini iniziano ad essere sfruttati in modi che secono me sono inappropriati. A partire da “Concerti ad alta quota” il cui significato non riesco a cogliere. Per quanto bella possa essere la musica, che motivo c’é di portarla in un posto per sua natura deputato ai suoni del silenzio? Per attirare in montagna orde di picniccari discotecari ai quali, della Montagna vera, non frega un beneamato? Oppure la fissazione, encomiabile ma distruttiva, di rendere “fruibili” e “accessibili” luoghi che per loro natura non lo sono… Ci sono posti in montagna che mi sono preclusi, per ragioni di prestanza fisica: me ne faccio una ragione e li ammiro in fotografia. Non pretendo che vengano alterati e mortificati perché possa andarci anch’io: a vedere cosa? Un luogo che non ha piú le caratteristiche per cui era cosí desiderato? 

  6. Caro Perth, te lo dico da amico dei canguri, non ti sopravvalutare. Ci vuol ben altro per “stimolare” i settantenni assuefatti al sildenafil e che conservano la poca energia libidica  rimasta per sfoghi su bersagli che danno più soddisfazione. Semmai i tuoi interventi suscitano un sorriso e una battutina, una bagatella, ogni tanto, senza tanto impegno. Così, per gradire prima o dopo la pastina serale. La tua è robetta leggera. Per stimolate l’odio dovresti alzare un po’ il livello, magari prendendo lo spunto da ben altri catalizzatori seriali del blog. Veri top climber professionali. Se ti impegni ce la puoi fare. Intuisco del potenziale, ma devi darci dentro col trave nell’occhio, le pagliuzze non fanno breccia sulla corazza delle tartarughe. Ad maiora. 

  7. Brava redazione ..scatenare la ola dei settantenni del parterre e fare come al solito la supercazzola…ringrazia chi ti stimola l audience ..meglio..l odiens..anzi gli odiens latenti dei nonni inferociti…HA!!HA

  8. In questi ultimi anni ho visto sfruttare la montagna all’inverosimile pur di attirare turisti da “spennare “.. turisti che,purtroppo in molti casi, vanno in montagna non per vivere la natura, ascoltarne i  SUONI o la pace che vi si dovrebbe trovare!
    Sto fisicamente male nel vedere il male che questo nuovo turismo sta provocando alle montagne e con grande rammarico, finché permane questo tipo di situazione, ho deciso di non trascorrere più in montagna le mie vacanze. 
    Se come me,tanta altra gente cominciasse a fare la stessa cosa, forse qualche amministrazione inizierebbe a pensare che,magari, non stanno andando proprio nella direzione ottimale per salvaguardare il loro territorio. 

  9. Frequento e percorro a piedi le Dolomiti, da cui  proviene mio marito, da 30 anni. Nel tempo la mia supponenza nei confronti del turismo “popolare” ha lasciato spazio ad una maggior tolleranza, come Roberto Pasini, tolleranza che invece non riservo agli amministratori locali che non riescono o non vogliono proteggere un territorio meraviglioso. Ho visto cambiare molte cose nel tempo con il maggior accesso alle informazioni su internet  non sempre in positivo: più informazioni più gente montagna, quindi più esperienze condivise e desiderio di emulazione. 
    Di tutto ciò che ho letto negli interventi  del blog, devo eccepire su 2 punti: 
    1- imputo la responsabilità della malagestione dell’ambiente di montagna tanto a chi lucra più o meno onestamente nell’ offerta quanto agli utilizzatori che non rispettano il territorio;
    2-l’esempio del Sig. Cominetti non calza: ho lavorato, convinta,   in un centro vaccinale durante la pandemia e la maggior parte delle persone che ha scelto di vaccinarsi l’ha fatto dopo essersi informata e consapevolmente, non come “pecoroni”.
    Buona serata a tutti

  10. @ 43
    Caro Roberto, sei da additare per il commento tutto sommato misurato. Complimenti!
    Io, di fronte a incommensurabili idiozie, tracimo.
     
    P.S. Un dubbio mi assale: questo qui c’è o ci fa?
     

  11. @ 40
    Insomma, mi pare di aver capito che, per esempio, se cubiste poppute, sbarcate da un elicottero, ballano mezze nude davanti a un rifugio delle Dolomiti a sollazzo degli sciatori pistaioli la colpa sia di Alessandro Gogna e c.
    Sí, e io sono Napoleone Bonaparte.
     
    P.S. Molla il fiasco.
     

  12. Caro Perth mi sa che sbagli bersaglio. “Cento nuovo mattini” poi! Blasfemia allo stato puro. Roba da rogo virtuale! Non sono le guide escursionistiche/alpinistiche all’origine del degrado di alcune zone. Perché di alcune zone si tratta non di tutto l’arco alpino/appenninico. Sopravvaluti il peso dell’editoria montagnarda e dei suoi incassi. Qui si parla di milioni di persone: solo lo sci alpino 4.5 milioni. Capisco però che da voi in Australia deve essere diverso. So che non c’entra niente, e chiedo perdono, ma ogni volta che leggo alcuni cazziatoni ( e pure alcune profezie apocalittiche) mi scatta una libera associazione nell’animula vagula e blandula e non riesco a fermarmi: mi viene sempre in mente il favoloso titolo di un libro di quel monellaccio di Aldo Busi “Cazzi e canguri…canguri pochissimi”. 

  13. #3
    “Un po’ come quelli che correvano a vaccinarsi contro il covid senza porsi dubbio alcuno perché la massa appecorata quello richiedeva”
    Ah, quindi abbiamo un GAV (Guida Alpina Virologo)! Credo che questa extra competenza professionale meriti anche una parcella più generosa.

  14. #40 quindi l’ambiente montano è stato degradato dalle relazioni alpinistiche e da quei quattro gatti che ogni anno vanno a ripetere le vie? Mai sentita una idiozia maggiore. 

  15. i collaboratori del degrado hanno tutti nomi e cognomi di coloro che hanno campato tra gli anni  75  in poi  di guide  manuali  consulenze farlocche  di come  e del si va in montagna..i mille sentieri  del pizzo…i cento nuovi  pallosi mattini.. e via discorrendo.. hanno trovato   fonte di guadagno hanno sputtanato il territorio ci hanno fatto  i soldi, assieme a coloro che oggi   denunciano.. e adesso vorrebbero rimettere il  dentifricio nel tubetto…… ..supercazzole

  16. Non conosco dati accurati quantitativi di mercato ma a spanne ho la sensazione che la quota principale del turismo alpino estivo sia costituita da persone vhe cercano un divertimento semplice, al fresco. Non cercano in quelle uno o due settimane o in quei weekend riflessione, sfide, contatto intimo con la natura, esperienze cruciali e trasformative. Vogliono mangiare e bere bene, fare qualche passeggiatina o giro in bicicletta, prendere il sole il quota, magari fare il bagno in una bella piscina, far divertire con qualche attività ludica figli o nipoti….Roba semplice a prezzi accettabili. In passato c’erano località vicine alle città a quote basse che offrivano questi pacchetti: ad esempio la Val Seriana per i milanesi o l’Antola per i genovesi. Ora le esigenze e le quote si sono un po’ alzate, le distanze allungate ma si tratta sempre del classico cliente “popolare” che genera i grossi fatturati a bassa redditività ma ad elevato volume. Certamente non è il settore di mercato al quale appartengono molti contributori del blog, però non vedo cosa giustifichi un certo malcelato senso di disprezzo che ogni tanto emerge verso il segmento  “popolare”. E non lo dico per buonismo o demagogia ma solo per consapevolezza che la montagna non ha per molti le stesse risonanze e implicazioni che ha per chi ci proietta sopra altri suoi bisogni, più conplessi ma non necessariamente più elevati. Si può gestire questa domanda, assolutamente legittima, con un’offerta decente e dignitosa? Io penso di sì e che alcuni obbrobri siano frutto di un deficit di cultura imprenditoriale e manageriale degli operatori che dominano il settore in alcuni conprensori. Non è dappertutto così.  Ci sono realtà dove il posizionamento “popolare” non ha avuto gli stessi effetti devastanti e dove si è cercato senza snobbismi di offrire qualcosa che mantenesse caratteri di decenza e semplicità, perché la maggior parte del pubblico è fatto non da nostri ma da persone decenti e rispettabili, prrsone per bene, checche’ se ne dica, non si sa bene sulla base di quali eroiche imprese ed eccezionali qualità morali, estetiche e spirituali. 

  17. Se volete la montagna autentica vi invito in Valmalenco, anche se purtroppo anche qui sta prendendo piede la mania delle e-bike che sfrecciano da padrone sui sentieri di montagna. Tuttavia qui la montagna autentica, senza turismo eccessivo (forse proprio perché non ci sono abbastanza intrattenimenti…?), resiste ancora 

  18. a parte le provocazioni, c’è da sottolineare una cosa importantissima: turismo non è una macchina aliena. Il turismo siamo noi, è la società, la comunità, chiamiamola come volete. Non è un’entità aliena che si materializza in montagna (o al mare) al 31 luglio e poi scompare il 30 agosto! Ogni ecosistema ha i suoi canoni, le sue regole, le sue tradizioni che possono piacere e non piacere. E la domanda cresce di pari passo con l’offerta, non sono entità avulse che non si toccano, è appunto un ecosistema (definizione un po’ tirata per i capelli ma ci siamo capiti credo). Il “turista” è il nostro collega, il nostro vicino di casa, quello che vediamo al bar. La sua formazione avviene durante 350 giorni in cui non è in vacanza e la esprime in quei 15 giorni. La riflessione andrebbe fatta a monte (gran battutone!).
     

  19. Il turismo è industria pesante dal devastante impatto ambientale. Come la produzione dell’acciaio che in Italia ha arricchito una famiglia e riempito di lutti una intera città. I montanari si son venditi per trenta denari baciando l’ambiente in cui vivono per tradirlo. Si arricchiranno le immobiliari romane e morranno servi i poco veggenti montanari 

  20. Siamo di fronte ad un caso patologico e non servono tante parole. Da una parte c’è il brambillone, quello del grande fratello, di Sanremo con le unghie di 6 centimetri e rigorosamente tatuato. Quello del telefonino, che non lo spegne neanche morto, quello dei selfie. Pretendete che la domenica si trasformi in Mata Hari o nell’esploratore naturalista? Dall’altra ci sono quelli che ne hanno fatto un business come lo sci, con ogni mezzo possibile, ristoranti con pizza a 3000 metri, orribile musica, docce calde, impianti, mega hotel e mega parcheggio. Il caos totale in cambio di tanti soldi. Il risultato è evidente.

  21. ho passato 8 giorni nella stubaital (Austria),  percorrendo sentieri non serviti da funivie e impraticabili da ebike. Ho mangiato in rifugi dove al massimo eravamo in 8 persone, ho fotografato funghi porcini di dimensioni e fattezze i credibili, ho avuto un incontro ravvicinato con un camoscio . Mia moglie mi ha detto: vestito così non sembri un turista, sembri uno che lavora in montagna. Con bastone rigorosamente di legno. Tanta fatica, tanta soddisfazione. 

  22. Fa ridere che si dia la colpa ai turisti che nient’altro fanno se non sfruttare i servizi che gli vengono messi a disposizione. Molto spesso turisti digiuni di montagna, cui viene proposto lo scenario finto da cartolina, i sentieri-autostrada, le bici elettriche ad ogni costo, impianti di risalita ovunque, malghe e rifugi lussuosissimi con prezzi folli; è normale che si abituino a credere che la montagna è questa e basta.
    Inutile lamentarsi dopo che offri queste cose. Abitando vicino, ho potuto purtroppo vedere il contesto del Trentino Alto Adige dove i luoghi più belli sono stati completati stravolti con mega parcheggi ovviamente a caro prezzo (perché il turista va spennato e la natura si può inquinare, basta pagare..), sentieri spianati  come autostrade intasati di gente, perché l’importante è attirare il maggior numero di persone a mangiare nelle “malghe” e “rifugi” che neanche gli somigliano, dato che propongono di tutto di più… Bici elettriche, quad, slittini estivi… qualunque “gioco” pur di attirare.
    La cosa ridicola che spesso la gente locale, i ristoratori e negozianti li schifa anche i turisti, gli stessi turisti che tengono in piedi il teatrino. Squallido tra tutto leggere su un cartello anche che il wifi non era presente (linea fissa palesemente esistente nel “rifugio”) perché invitavano a godersi il vino e la “pace” delle centinaia di persone presenti… si come no: non viene offerto solo perché è gratis, se potessero farlo pagare ci sarebbe wifi anche sulle cime.
    Questo metodo di offrire il turismo danneggia la montagna e la natura e il comportamento di molti locali è semplicemente ipocrita. Meglio migrare in altre valli e località più autentiche, anche se purtroppo il “modello trentino alto adige” sta contagiando anche alcune località limitrofe montane..  si perché giustamente gli altri non sono fessi e i soldi dei turisti fanno gola a tutti.

  23. Mi dispiace ma i primi colpevoli sono abitanti e amministratori. Le persone ignoranti e superficiali ci saranno sempre e saranno sicuramente molte e danarose. Devono essere gli abitanti della montagna a rispettare la loro terra e a saper dire di no ai soldi facili. Il problema non sono gli impianti che consentono anche a chi non ha le caratteristiche fisiche per affrontare impegnativi sentieri di godere della bellezza della montagna e di emozionarsi davanti alle cime, ma dell’abuso che se ne fa.  

  24. Condivido molti dei commenti mi sono trasferita in Alto Adige sono entrata in punta di piedi in questa meravigliosa regione come ospite perché quella sono non mi fermo più di tanto a parlare con turisti neanche nel mio condominio evito di frequentare i luoghi più gettonati sia d’estate che d’inverno anche perché ormai di naturale in quei periodi hanno ben poco perdendo tutto il loro fascino … È come una scuola per me socializzare con la gente del posto avendo scelto di vivere qui sono loro che possono trasmettermi i valori della montagna la serenità interiore che può darmi una giornata di puro silenzio i profumi che si avvertono camminando in un sentiero l’esperienza di incontrare un animale incrociare il suo sguardo e in quel preciso istante sentire la vita . Per capire e apprezzare la montagna la prima regola è rispettarla ed entrarci senza prepotenza e arroganza. Quello che ho potuto vedere negli ultimi anni è un assenza di valori in molte persone la smania di esserci senza realmente capire dove si trovano allo sbaraglio ma contemporaneamente tenendo stretto il loro inseparabile smartphone tra le mani o una ebike all’ultima moda non si sa mai si dovessero affaticare troppo, frequentano la montagna solo 15 giorni l’anno nonostante tutto sono proprio i più esigenti, se la montagna non può offrire comodità e divertimenti ma solo la sua inestimabile bellezza ci pensano gli amministratori locali trasformandola in un grande e accogliente luna Park per grandi e piccini ce n’è per tutti piste apposite per le biciclette … Allora pongo una domanda alla mia vicina di casa nata qui che ha più di 70 anni  gli chiedo “cara Marta ma te a vent’anni come passavi le tue estati e non solo in queste meravigliose montagne?” vedo i suoi occhi brillare mi accorgo finalmente di essere entrata in sintonia con lei e di aver riaperto però una ferita come ad una madre quando gli viene maltrattata una figlia a quel punto alza gli occhi verso le sue amate montagne rimanendo in silenzio, mi accorgo di avere ancora tante cose da imparare invidio la sua umiltà il suo essere semplice semplicemente affezionata ai suoi ricordi di un passato privo di compromessi fatto di montagne, lagli, sentieri, profumi animali e silenzi quelli che puoi percepire e ammirare entrando in queste terre solo in punto dei piedi. 

  25. Questo blog è il sequel del romanzo “uomini che odiano le donne”.
    “Uomini che odiano tutti indistintamente” 
     

  26. Tutto vero circa musica a palla, bici elettriche ovunque(incluso il sentiero delle 52 gallerie fatto in discesa da un gruppo di 8 imbecilli incontrato da me cheo scorso anno lo stavo risalendo).
    Troppa gente non conosce quanto sia bello ascontare i suoni della natura forse perché il silenzio fa venire a galla il rumore che c’è dentro di noi e non tutti sono in grado di accettarlo.
    Nel giardino di Paradisia a Cogne si legge un invito che dovrebbe essere ascoltato da tutti migliorando così sia l’ambiente che i frequentatori:
    SPEGNI LA RADIO E ACCENDI IL CERVELLO

  27. Questa sarà l’evoluzione della montagna: andare incontro agli interessi di turisti poco interessati alla montagna e molto attratto da selfie e social. Il mese scorso sono stato a Grindelwald, sotto il mitico Eiger. Turisti al 50% giapponesi, 35% arabi, 15% occidentali (EU e USA). Tutto costosissimo, ma non è quello il problema. Il problema è che tutti i posti raggiungibili in funivia sono diventati luna park. Questa massa di turisti, vestiti in modo improbabile, arrivano in cima, fanno il giro della funivia, migliaia di selfie nelle posizioni più assurde, molestano le poche sfortunate mucche presenti, e infine si mettono in fila (un paio d’ore mediamente) per carrucole, bob e minchiate del genere. Poi tornano giù. Brevi sentieri, quasi in piano e larghi come autostrade per fargli credere di fare trekking. Il problema è che spesso i sentieri veri sono chiusi, proprio per evitare che sto soggetti si avventurino in ferrata con le infradito. Nei sentieri veri i turisti proprio non si vedono, 50 metri in salita rischiano l’infarto.
    Ecco, la montagna, è diventato solo lo sfondo di innumerevoli selfie da mettere su IG o mandare ai parenti. Non vedi nessuno, ma manco uno, fermarsi un attimo a guardare quelle cime, i ghiacciai, le cascate e questi paesaggi spettacolari. Ai locali sta bene così, questa è gente straricca, e con questo gioco si arricchiscono anche loro. Per chi ama la montagna, la fatica, il silenzio, la sua durezza e la sua bellezza, è tutto molto molto molto triste e deprimente.

  28. Ennesimo articolo sul tema, inutile purtroppo. Non lo dico come critica all’autore ma non cambierà’ la testa degli amministratori (l’offerta) così come non cambierà’ la testa di un certo tipo di turismo, molto numeroso (la domanda). Perlomeno fino a che per qualche motivo o a fronte di qualche evento non ci si sbatterà’ il muso contro ( il crollo di una panchina gigante? Io collasso di un cavo di acciaio di una ferrata cui erano attaccati in mille?…)
    Sono quindi pessimista. Per il resto sono d’accordo con Mauro. I luoghi dove non esistono code ci sono, guarda caso quelli dove si fatica di più. Ed anche le cime più frequentate possono essere salite in modi più solitari, esempi eclatanti: Breithorn o Gran Paradiso partendo dal fondo valle di notte…. ( ovviamente i rifugi intermedi sono off limit). La solitudine in montagna si trova, basta volerlo ( e basta allenarsi).
    Restando in tema frequentazione aree montane, devo riconoscere che quest’anno le decisioni del comune di Courmayeur hanno ridotto l’afflusso delle auto in val veny e ferret, afflusso che, negli anni scorsi, faceva concorrenza alle autostrade da Milano alle riviere liguri al venerdì sera. Oltrettutto l’accesso alla parte alta della val ferret, per intenderci da Lavachey in poi, e’ stato (finalmente!!!!!) interdetto. Sono anni che dico che le due Valli vanno completamente chiuse al traffico, chissà’ che qualcuno che amministra non abbia capito che è’ la strada da percorrere. Ma rimango, per scaramanzia e per indole territoriale ( genovese) pessimista.
     

  29. Vado in montagna da 50 anni. Raramente ho trovato code: una volta alle 5 Terre il 25 aprile, un”altra volta su sentieri dolomitici inflazionati nella settimana di ferragosto. Il segreto è scegliere mete non banali, abbastanza impegnative e con buoni dislivelli. Le masse di italiani alpinisti aborrono la fatica; quando il gioco si fa duro, le folle si dissolvono e spesso si incrociano stranieri, crucchi in particolare. Ovvio che soccorsi si chiamano a mali estremi. Io una volta, quando non c’erano i telefonini, ho perso tutto il giorno per portare i soccorritori da una infortunata in un posto sperduto

  30. l’operatore turistico offre? loro giustamente prendono. più facile attrarli con le minkiate, che con l’educazione alla bellezza, alla fatica, all’ingaggio di sè. non è la domanda la responsabile delle minkiate ad alta quota; è l’offerta.

  31. Andate in montagna dove non ci sono funivie , su percorsi lunghi e con molto dislivello , e troverete poca gente , piccolo dettaglio , allenatevi 

  32. Si on ne veut plus de touristes en montagne, il ne faut plus les y attirer !
    Mais c’est à “double-tranchant” !

  33. Condivido pienamente, e vorrei aggiungere che oltre all imbecillita’ e alla scarsa cultura di troppa gente ( ciò si manifesta anche nell’uso scriteriato delle ebike) c’è da dire che la pubblicità troppo semplicistica che  viene trasmessa sempre  più frequentemente sulle mete di montagna ha una certa responsabilità. Oramai i cosiddetti gruppi di “cannibali” dell’ultima ora imperversano dappertutto. Speriamo che fiocchino veramente multe salate per gli scriteriati che riempiono le cronache di questi mesi estivi.

  34. Tutti quelli delle foto hanno un problema in comune: non sanno stare da soli con sé stessi, dell’ambiente in generale non glie ne importa nulla, uno vale l’altro. Quando non trovano la persona con cui stare, lo fanno con gli animali che, proprio per questo, pretendono di poter portare ovunque trattandoli come delle persone.

  35. @16 gli unici che possono non prostituirsi al denaro cono i dipendenti pubblici, i figli di papà e i geni. A me che sono normodotato e ho p.iva non fa paura più nulla, mi possono chiedere qualunque cosa, anche di portare una croce in cima a una montagna e di istallarla! (poi magari nottetempo torno a tirarla giù, abusando della schizofrenia latente in ognuno di noi, ma questa è un’altra storia)

  36. Paola, hai idee confuse, secondo me.
    A cosa serve dire no?
    Anch’io dico no, perché quelle cose non mi interessano, ma tutto va avanti perché se io e te diciamo no, c’è qualche milione che dice si.
     

  37. Perché nelle foto hanno tutti la mascherina, che non e’ piu obbligatoria da 2 anni ?
    Comunque l’articolo espone tristi verità, dal popolo bue agli amministratori locali prostituiti al dio denaro.

  38. Basta dire un semplice no. No alla doccia in quota. No alla pietanza elaborata nel rifugio. No alla cenetta in cabinovia. No alla sauna piscina e spa in montagna. ..puoi farlo dove abiti. Qualche” no” è  indispensabile in ogni contesto ma noi..loro…per denaro spaccano la montagna per dartene un pezzetto da portare a xasa. E sono proprio loro che ti invitano a consumare nel senso puro della parola la montagna…finché  c’è ne sarà…

  39. Sono temi di cui abbiamo già discusso varie volte. Non dimentichiamo comunque mai che il turismo vale quasi il 10% del nostro PIL, più o meno 200 miliardi. Quest’estate sono stato a lungo in VdA, che frequento da più di mezzo secolo e dove mi dicono ci sia stato quest’anno un calo importante delle presenze italiane, tra l’altro. In ogni caso mi ha colpito la “standardizzazione” dell’offerta. Era un fenomeno gia’ iniziato tempo fa ma mi sembra stia accelerando. Ormai in diverse località si trovano gli stessi elementi che costituiscono il “pacchetto” montagna estiva, con piccolissime variazioni. Cambia lo scenario che fa da sfondo cartolina ma il menù, le infrastrutture e i servizi di supporto si somigliano sempre di più. Non siamo ancora all’offerta tutto compreso / prezzo fisso e sicuro che costituisce un elemento di attrattivita’ delle crociere e dei villaggi vacanze (un po’ passati di moda mi pare) ma ci stiamo arrivando con lo spostamento verso l’alto indotto dal caldo estivo. C’è da dire che per fortuna e privilegio nostro, il territorio è così ricco che chi vuole si può ancora ritagliare spazi di personalizzazione e di fuga. Fa comunque una certa impressione. Non è una “necessita assoluta” sono scelte, più o meno pensate, programmate ed eseguite dagli operatori del settore che hanno un’influenza enorme sulle autorita’ locali. 

  40. …ma insomma… lasciamo loro certi luoghi, certe zone… in agosto sulle 3 cime non ci vai; non vai al vandelli o sul lagazuoi. Ci vai in ottobre/novembre durante la settimana e ti ritrovi da solo. Durante l’estate con un po di fantasia ne trovi di posti dove la massa non arriva. Forse è  meglio che si concentrino tutti in poche località lasciando la pace altrove.
    Buona montagna a tutti 

  41. Fabio, i selfioti panchinati sono vittime ma di loro stessi. Sono come i consumatori di cocaina. Fanno esistere la produzione e lo spaccio perché creano la domanda. Sono loro i colpevoli, non gli Escobar.
    A costoro una montagna semplice e autentica fa paura e non ci vanno. Cosi il valligiano gli fa trovare quello che a loro serve. Entrambi ignorano, ma fanno. 

  42. Il turismo montano è un business con numeri possenti nel nostro paese,

    Non solo quello montano, basta vedere come sono ridotti i centri storici delle città: dormitori,  ristoranti uno dietro l’altro che aprono e chiudono,   vetrine. Luoghi ormai senza un’anima, senza originalità, tutti uguali.
    Il turismo è un’attività economica altamente inquinante, che distrugge l’anima dei luoghi. La montagna non è immune da questo contagio.

  43. Perché prendersela tanto coi selfioti o i pistaioli? Sono le vere vittime munte e spennate. Ha ragione Pietro. Parliamo dei veri sfruttatori  e distruttori dell’ambiente: i panchinari funivicoli coi loro rifualberghi ostriche e shampooagne parkavventurosi
    Che la Las Vegas della mafia rimanga nel mezzo del deserto USA please

  44. Il turismo montano è un business con numeri possenti nel nostro paese, fondato su alcune condizioni di particolare favore: comprensori bellissimi con reputazione globale,  veri e propri “marchi”. Gli imprenditori e i manager del settore, come accade anche in altri campi, tendono ad applicare modelli consolidati e tradizionali che sanno gestire senza troppa fatica e sforzi di innovazione e che ritengono più redditizi. Il modello “dolomitico” e “mass market” nella versione invernale ed estiva, qui e in altri articoli, descritto nelle sue linee portanti, ha fatto scuola ed è diventato un punto di riferimento che viene riprodotto in altri luoghi con la fotocopiatrice. Come succede al mare, del resto. È molto dura convincere ad innovare e sperimentare nuove strade quando un modello si dimostra ancora efficace e “facile” da copiare. Ci vorrebbero più imprenditori visionari e innovatori, disposti a rischiare e manager non “pigri” e incollati ai risultati della stagione. Ci sono, ma sono una minoranza, spesso confinata in nicchie del mercato.  La maggioranza va sul sicuro, perché i conti li fa ogni anno e su quelli è misurato. Il risultato è un’offerta ormai molto simile e allineata, anche in luoghi molto diversi. Prima o poi stuferà ma ci vorrà ancora molto tempo. Il business delle crociere sembrava finito e invece….qui nel Tigullio abbiamo ogni giorno due e tre mostri che sbarcano migliaia di turisti che invadono Portofino per giretto e caffè a prezzi folli. 

  45. Ola di novanta minuti. 🙌
    (però la musica schifosa eccetera abbrutiscono anche il lungomare riminese, poveraccio, che la famosa “una volta” non era così, analogamente a malghe e rifugi; per fortuna esistono ancora spazi con poco casino e sottofondo di risacca)

  46.  
    Ahimè, non ci sono più i turisti di una volta! Ma neppure gli indigeni di una volta ci sono più, a parte qualcuno che si traveste da montanaro per le grandi occasioni o da contadina per le vie di Cortina.

  47. Penso anch’io che i turisti non siano tutti uguali e non credo che la maggioranza sia di “selfioti e pistaioli” (intesi come categoria dello spirito, ovviamente), almeno in montagna e d’estate. Anzi.
    Ma credo che il flusso turistico sia più che incanalato, indirizzato e qualche volta coartato dalle amministrazioni locali, queste si composte spesso da gente che, benché nata in montagna, con la montagna c’entra veramente poco e per nulla interessata a una montagna sostenibile e pulita. Per stupidità, mancanza di fantasia, perché più facile o per pura e semplice avidità miope.
    Come spiegarsi altrimenti la querelle della pista di bob di Cortina et similia?

  48. Come non essere d’accordo!?
    Non è stato considerato però l’aspetto che origina un così stupido approccio del turista più diffuso alla gabbia di pollo da spennare.
    Ovvero che la più parte dell’umanità che frequenta le montagne proviene da situazioni di vita tremende.
    Tali situazioni vengono perlopiù vissute inconsapevolmente perché quando uno ha una bella casa, ne ha una seconda o terza per le vacanze (che può fare però raramente), una o più auto ultimo modello, vestiti alla moda e figli che studiano nelle migliori università, crede di avere fatto “la cosa giusta” e non si pone domande. Ha solo la certezza di non avere fatto errori.
    Un po’ come quelli che correvano a vaccinarsi contro il covid senza porsi dubbio alcuno perché la massa appecorata quello richiedeva.
    Lo cito spesso perché questo è l’esempio più eclatante tra quelli ovvii e facili da comprendere.
    Ma il modello produci-consuma-crepa è ancora più diffuso e ancora più accettato come “cosa giusta”. E i suoi numerosissimi seguaci aspirano a soddisfarsi spendendo i soldi che accumulano, o quelli che non hanno, anche indebitandosi, ma potendosi sentire accettati dal gregge sempre più numeroso.
    Io lo vedo perché ci vivo in mezzo. Tra operatori turistici e pecoroni spendaccioni lobotomizzati.
    Forse non avete idea di  quanto abbondanti siano e quanto appetibile sia il guadagno che possono generare nelle valli.
    L’operatore locale si propone pure come amico (se escludiamo Valle d’Aosta e Alpi Liguri dove il turista oltre che depennato malamente è anche maltrattato, ma a molti piace anche così) del turista ovino-spendaccione, e appena se ne torna a casa tutti tirano un sospiro di sollievo. Il turista perché torna all’ovile-pollaio dorato di casa-lavoro suoi e l’operatore turistico perché finalmente può scorrazzare tra boutiques lussuose e concessionari d’auto a sperperare il bottino.
    Non ci sono affatto tradizione, cultura o autenticità in tutto questo, ma solo l’imperante mors tua vita mea che troviamo purtroppo dappertutto.
    E dire che spesso si sente dire: vado da anni in quell’hotel perché siamo diventati amici col proprietario…
     
    Colonna sonora, prego:
    https://youtube.com/watch?v=5ePgs-eT2tI&si=CJL6eBYN3lIeH1ah

  49. il turista è per definizione un ignorante, nel denso che ignora, non conosce il posto. E qui c’è un primo bivio: c’è quello che viene per colmare la lacuna e vuole conoscere, imparare ed educarsi. Poi c’è quello che vuole rimanere protetto dal suo muro di gomma di ignoranza. Si siede solo su luoghi comuni e più richiami alla sua cultura ci sono, più è felice. La carbonara ad Oslo, il reggaeton al Ciampinoi, la finale di champions al Torino. Il primo è un rompicazzo, vuole conoscere, fa domande e becca subito le incongruenze, pretende di spendere il giusto! Il secondo è la massa, ha lavorato 350 giorni per sputtanare un capitale nei restanti 15 nell’illusione che questa ostentazione di danaro in luoghi dove poter essere riconosciuto gli porti qualcosa. Vive di immagini riflesse e misura quanto vale una sua azione in base ai feed dei social. Ad ogni curva con gli sci fanno l’urletto e ti chiedono se davvero scali a mani nude. Vogliono solo provare emozioni che altri gli hanno detto di provare, farsi il selfie da ostentare un benessere al di sopra delle loro possibilità. Prendono i gamberoni a Ortisei, e a Ischia farebbero le stesse identiche cose. Per qualche disgrazia della statistica, stortura del marketing o forse semplice natura umana, le GF (le grandi fighe) frequentano praticamente solo il secondo gruppo, sperando di discernere all’interno di questo l’individuo veramente ricco e portarselo a letto, diventando complice involontaria del marketing del turismo ignorante al quadrato e facendo nuovi proseliti.
    Che dire? Nella battaglia culturale fra Vanzina e Herzog, inutile ricordare chi ha vinto! Si può dire serenamente che la battaglia non ci sia mai stata. E quindi, cari amministratori locali, fatevi serenamente rapire dal marketing per imbecilli. Portate il reggaeton a Ortisei e il maxischermo al Torino. Non c’è speranza, ho visto troppi inverni per non vedere il trend statistico. Abbiamo creato un mostro con immagini adrenaliniche e racconti epici. Ma la storia ha preso una piega inaspettata e la gente crede di voler fare certe cose, ma in realtà vuole solo realizzare l’immagine per IG e la filmina per ticktock, ma durante il resto della giornata vuole solo avere situazioni che lo portino nella confort zone, ovvero le stesse cose che ha a casa, ma a prezzo più alto. Della cultura, le tradizioni, l’ambiente non gliene frega nulla, ma proprio nulla. E mai gli importerà. E quindi… mungiamo la vacca fin che ha latte. Pecunia non olet, e chi si suicida triste e solitario in malga non ha vinto nulla se non trenta secondi di falsa pietà e comprensione di una cultura che non c’è più!
    Se aspettiamo che i fatturati dei figli di Vanzina vengano rimpiazzati da quelli dei figli di Herzog… ci vorranno 1000 anni (cit. leggi anche “non succederà mai, mai!”). E a differenza del megadirettore galattico, non possiamo aspettare! 

  50. I turisti non sono una massa omogenea ma un insieme di gruppi con caratteristiche e stili ben diversi. C’è il selfiota attratto da sagre e panchinone felice di andare dove c’è tanta gente come lui e c’è quello che va da tutt’altra parte proprio per evitare i primi. In mezzo ci sono categorie intermedie così come da un lato ci sono i pistaioli della neve artificiale e della disco music e dall’altro i caioti che sognano di rimettersi i calzoni alla zuava ma tra loro freeriders, tutine elicogliotteri, ecc. ecc. ecc.
    Naturalmente selfioti e pistaioli rappresentano la maggioranza dei turisti e sono quelli che in virtù del loro numero fanno girare più soldi.  Le amministrazioni locali puntano a selfioti e pistaioli così come alle masse della movida e delle fantozziane sagre perché vogliono apparire democratiche, far felici ristoratori e baristi e raccattare consenso elettorale per rinnovare le poltroncine e le annesse prebende. E il turista massa ringrazia felice di ritrovarsi in mezzo a tanti come lui proprio come a Rimini o a Magaluf (Spagna).
    Situazione destinata ad aggravarsi sulle montagne così come alle Cinque Terre, a Venezia e altrove per l’arrivo in massa del ceto medio Cinese e Indiano. 

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