A Santa Teresa Gallura, si trova un Sito di Interesse Comunitario dove le rocce granitiche formano delle forme geomorfologiche paesaggisticamente molto belle, uniche in tutta l’Isola.
Il sito si chiama Capo Testa, ma è da tutti conosciuto come Valle della Luna. Le sue pareti arrivano sino a 120 m di altezza sul mare e sul luogo si arrampica in stile classico (trad) sin dal 1975. Celebrata sia in 100 Nuovi Mattini che in Mezzogiorno di Pietra, nel corso degli anni la Valle della Luna è divenuta una Mecca per questo tipo di arrampicata.
Roberto Bonelli sulla 2a L del Collo dell’Ortelli, 1a RP alla Parete di Luna (Capo Testa). 25.05.1981
A Cala Spinosa, una delle calette di Capo Testa, si trova una falesia di arrampicata sportiva, creata dalla libera iniziativa di un singolo, che in passato è stata oggetto di vandalismi tesi a eliminare gli spit che rivestivano la parete. In diversi punti spit arrugginiti occhieggiano.
Al Comune è stato consigliato che per dare rilancio al territorio le pareti andrebbero attrezzate e si pensa già alla creazione di 100 vie di arrampicata sportiva. Spinti da un’associazione che in quest’iniziativa avrebbe il suo tornaconto, il consiglio comunale non si accorge neppure che lì si arrampica già da quarant’anni, ed è convinto che in questo modo si creerebbero presenze e posti di lavoro, tralasciando il fatto che l’associazione non conta tra le proprie fila alcuna guida alpina autorizzata ad accompagnare eventuali frequentatori.
Alessandro Gogna e Ivo Mozzanica sulla via del Cannellone alla Parete di Luna (Capo Testa). 26.06.1980
In questi giorni stanno ultimando il Piano di Gestione che poi porterebbe a stanziare i finanziamenti per le opere. Pare che si possano fare osservazioni e rilievi entro e non oltre il 20 di gennaio. Pochissimo tempo!!!!!!
L’arrampicatore di Sassari Marco Marrosu, che per primo si adoperò assieme a Lorenzo castaldi che quella zona fosse dichiarata Area Clean (no bolting zone), cioè un’area di arrampicata priva di strutture fisse per l’assicurazione (spit, soste, catene, ecc.) intende inviare le sue osservazioni al Comune e all’Assessorato all’Ambiente per spiegare come non sia necessario bucare per forza la roccia, come sia dannoso l’impatto e come la comunità alpinistica non gradirebbe.
Mountain Wilderness potrebbe contattare anche il nuovo presidente del CAI sardo, Gian Piero Demartis, per convincerlo ad appoggiare questa posizione e darvi più forza. Naturalmente occorre che molti prendano posizione. Ce la possiamo fare.
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Be’, leggendo l’intervento di Fadda viene da pensare che in Sardegna vivano molte persone con l’anello al naso (cit. Conca).
So per certo che non è così.
Ciao
È mio diritto scalare su qualsiasi grado e parete!
Non devo imparare o allenarmi, se poi ho paura devo trovare protezioni comode.
Bisogna fare in modo che qualcuno mi metta spit dovunque!
E bisogna obbligare a far fare tutto perchè io possa procedere in sicurezza.
Inoltre non voglio spendere soldi per guide o altro, al massimo posso pagare un biglietto di ingresso come nelle palestre al coperto.
Quelli bravi e capaci devono essere responsabili per me.
🙂 🙂 🙂 bisogna avere il coraggio di chiamarla realtà
Giravo tra le foto in rete ed ho visto questa… assolutamente “NO SPIT A CAPOTESTA” se servisse puoi contare sul mio impegno. Quel luogo, quella scultura naturale, deve restare libera dall’imbrigliamento da chiodi , si alla scalata no alla spittatura per rilanciare il turismo a Capotesta.
PER ME C’è POCO DA COMMENTARE, DEVONO PERMETTERE DI SPITTARE LE ROCCE DI CAPO TESTA Perché SE NON LO FANNO NON CAPISCONO UN BENEMERITO NULLA DI TURISMO, VOGLIONO LAVORARE CON LA GENTE TENENDOLA LONTANO DAL PAESE Perché NON C’è NULLA CHE POSSA ATTIRARE UNO SPORTIVO, VISTO CHE NON ATTREZZATA PER LE Attività SPORTIVE, CI SI ACCONTENTA DEL PAESAGGIO, NIENTE DA DIRE, MA LO SI Può VIVERE ANCHE CON GLI SPIT PIANTATI NELLE ROCCE, CHE NON DANNO NESSUN FASTIDIO E IMPATTO, SE FATTI BENE.
FATECI ARRAMPICARE IN SICUREZZA E FELICITA’, L’ARRAMPICATA DEVE CRESCERE.
Vado in vacanza a Capo Testa dal lontano 1985. Giá da bambino andavo “in Valle” a passeggiare e ad arrampicarmi su quelle magnifiche roccie.
Ho convissuto in quegli anni in Valle senza problemi con gli hippies che giravano nudi e – a quell’epoca – si accoppiavano tra le rocce della spiaggia. Amo quei luoghi e non ho pregiudizi. Detto questo, trovo la discussione in questo forum semplicemente ridicola. Ma, siete andati negli ultimi anni a Santa Teresa? C’é una crisi pazzesca. Questo a causa della crisi economica e delle scelte sbagliate degli ultimi anni. Si é puntato sul turismo di massa, che, per definizione, é mordi e fuggi. Si sono costruite case e case ad ancora case, che nessuno vuole +.
Ora si vuole valorizzare la Valle splittando delle vie. In questo modo si aprirebbero le porte ad una fetta di turisti che fino ad oggi é stata completamente ignorata. Si tratta di turisti che hanno attenzione e rispetto per l’ambiente. Si tratta di stranieri, in particolare tedeschi, austriaci, svizzeri, che non aspettano altro di arrampicare in Sardegna. Io vivo in Germania, leggo i forum sulla Sardegna e vi posso dire che il potenziale é altissimo. La gente non aspetta altro!!!! E non soltanto per luglio ed agosto, ma da maggio a novembre!
Ma invece no, noi come al solito ci dobbiamo fare le pippe mentali. In una regione dove la disoccupazione é una piaga, dove il cemento ha devastato intere aree costiere, noi adesso ci poniamo il problema filosofico dei chiodi. Noi siamo i grandi salitori. Vi posso dire una cosa? Questo é un tipico esempio di come in Italia non si possa realizzare alcunché. Tutto rimane immobile, nulla cambia, il paese affonda. Se sta bene a voi…..
Da ultimo esprimo solidarietá ad Antonella Occhioni.
L’associazione Sardegna Verticale segnala la rimozione dei vecchi ancoraggi dalle vie di arrampicata di Capo Testa; i fix, quasi completamente corrosi, oltre a deturpare la roccia con vistose colate di ruggine erano ormai poco affidabili (per non dire pericolosi).
L’intervento di bonifica è stato effettuato gratuitamente.
Attenzione: Capo Testa è un’area tutelata (S.I.C.); salvo quindi specifiche autorizzazioni è assolutamente vietata l’infissione di ancoraggi per l’arrampicata nella roccia.
Parto da tre presupposti
a) l’enorme maggioranza degli arrampicatori non è in grado di scalare trad. Sia perchè non ne è capace, sia perchè non hanno l’attrezzatura. Io, ho sia la capacità che l’attrezzatura ma ci tengo a far notare che kit da trad costa dai 300 ai 500 euro. Di fatto, se non si spitta, si preclude all’enorme maggioranza degli scalatori di andare li ad arrampicare = turismo uguale a zero.
b) non lo ha comandato chi sta in paradiso di spittare tutto lo spittabile. Non lo ha comandato Dio che si debba andare ad arrampicare ovunque perchè te lo attrezzano.
c) ogni località turistica sta cercando di fare destagionalizzazione (portare gente fuori estate), e l’arrampicata è uno sport destagionalizzato.
Detto questo trovo alcuni lavori finanziati dai comuni errati. Non sono 500 spit messi su una roccia che rendono una croda un posto turistico interessante. Anzi, spesso sono soldi buttati che portano tre furgoni nel parcheggio e basta.
Il “sistema Kalymnos” di cui ne parlo su i topic appositi, è un sistema che ha dato risultati, ma è poco applicato ovunque in Italia. E’un sistema, che non è detto che sia condivisibile, ma nell’isola più brutta dell’Egeo ha portato un indotto non trascurabile.
a) spittatura sistematica con manutenzione regolare pagata dagli operatori turistici (no comune che non ha un centesimo).
b) pubblicazione gratuita dei topo.
c) chiodatori non retribuiti dal comune se non in MINIMA, tendente al nulla, parte.
Sono stato a Capo Testa un 9 anni fa. Non so se chiodare sia un sacrilegio, o invece il minimo da dover fare.
Sono dell’opinione che in posti ambientalmente unici, si debba fare turismo “con sale in testa”. Ma il turismo è da fare, specialmente se non sia null’altro da fare per i residenti in quel posto. E’ facile parlare da casa a 800 km di distanza dove, con estrama difficoltà, un lavoro lo si trova, a gente che un lavorò non lo troverà.). Però si deve vedere il “tipo” di turismo che si vuole fare, e bisognerebbe vedere appunto, se ulteriori arrampicatori siano benvenuti in quella zona. La mia opinione sulla Gallura da camperista (che proprio non ci vogliono o fanno il possibile per non volerci), è che le amministrazioni di quella zona non siano “PRONTE” agli arrampicatori, e si pentiranno molto amaramente se, un giorno, il posto dovesse diventare frequentato.
Ciao,
E
@Corrado
Immaginavo, e so quanto il modo di dire (riguardo al quale sono ipersensibile proprio grazie alla mia dolce metà) sia presente nei dialoghi in sardegna.
Rimane un punto chiave, che davvero potrebbe mettere a tacere questa (speriamo inutile) discussione: capire dove vada a intervenire con precisione il progetto.
Già con Maurizio Oviglia, in seguito alla mia apertura di una quindicina di itinerari “a friend e nut” a Capo Testa ci siamo sentiti per commentare alcuni lavori “grossolani” che sarebbe meglio ripristinare, altri da schiodare, altri che vanno bene così come sono. Anche per questo sono particolarmente interessato. Non sarebbe la prima volta che apro una via a friend, e me la trovo spittata a nome di altri!
Saluti!
Richard, a scanso di equivoci e malintesi, il mio uso del termine “continentale” era volutamente virgolettato e fortemente autoironico sul concetto dello straniero che detta legge. Non sono un indipendentista e non ho mai considerato un diverso nemmeno colui che dovesse provenire da un altro pianeta, figuriamoci un italiano.
Il senso con cui ho usato la distizione di provenienza geografica voleva solo rivendicare – se non fosse già abbastanza chiaro – l’indipendenza delle scelte dei tecnici e delle amministrazioni locali da qualsivoglia ingerenza di chi si ritiene necessariamente “più” esperto.
Se, nonostante questa precisazione, con quel termine avessi offeso qualcuno mi scuso, non era mia intenzione.
Resta ovviamente valido tutto quanto già detto.
P.S. a chi ancora sostiene che Cala Spinosa non si trovi a Capo Testa, suggerirei uno sguardo distratto alla cartina geografica.
Premesso che per avere una valida idea bisognerebbe conoscere nel dettaglio ciò di cui si parla, ed io non ho questa conoscenza, posso solo esprimermi su ciò che ho letto su queste pagine. E direi che mi sembra che il commento di Maurizio Oviglia, anche piuttosto ben informato sulle origini degli spit nella Valle della Luna, sia abbastanza equilibrato e privo di eccessi sia nel senso del purismo che dell’opposto. Mi sembra sensata anche l’idea di un’ordinanza comunale che vieti altre eventuali iniziative sparse e non controllate,
considerato che la sanzione all’infrazione avrebbe una rilevanza penale e sfocerebbe nell’imposizione del ripristino del luogo.
Grazie.
Buongiorno Corrado,
non entro nel merito delle sue questioni con Gogna. Vorrei fare due appunti a quanto da lei espresso e una richiesta. Quando lei dice “La questione aree clean poi è una emerita buffonata. Si tratta della volontà di quattro gatti, che il resto del mondo che vive l’arrampicata non ha ne sottoscritto ne condiviso.” spezzo una lancia in favore di Gogna, e sulla sua presenza culturale all’interno del movimento arrampicatorio. Infatti si tratta della visione comune di tutta la comunità mondiale di arrampicatori che scalano su granito o su gritstone. Ovvero le aree che permettono la scalata trad, clean o chiamiamola come vogliamo. Io dico genericamente “scalata con protezioni veloci”. Lo dico dall’alto dei miei 20’anni di fotografo e giornalista di arrampicata e alpinismo, durante i quali ho avuto la possibilità e la fortuna di interfacciarmi con praticamente tutte le realtà “verticali” del pianeta, in tutti i continenti, parlando con top climber come con scalatori del week end (come me, ci tengo a specificarlo). E parlo di regioni del mondo dove l’arrampicata è praticata ed è un business. Peak District, Yosemite, Squamish, Indian Creek, Joshua Tree ma anche val di Mello e valle dell’Orco, per fare esempi “nostrani”. Penso che anche Maurizio Ovigia possa confermare questi fatti.
Non voglio qui aprire una polemica su spit o non spit, non ce la potrei fare a sopportarla. Credo che tutte le persone che stanno qui discutendo siano a conoscenza dei distinguo e delle eccezioni di quanto appena detto.
Chiedo però cortesemente se fosse possibile disporre pubblicamente del progetto di intervento. Non mi interessano le cifre, quelle sbianchettatele pure. Comunque il lavoro va rispettato e non è mia intenzione commentare il valore. Mi interessa capire e sapere come e dove di voglia intervenire, perché si possa esprimere un giudizio basato sui fatti e non aprire una polemica su idee e supposizioni. Perché mi scusi, ma del fatto che abbia rispettato iter e leggi, onestamente poco mi interessa. Non lo dico per mancarle di rispetto. Lo dico perché il fatto che lei abbia operato correttamente nella presentazione del progetto etc etc non da nessuna indicazione sulla bontà del progetto in sé dal punto di vista dell’etica e dell’arrampicata. Come le ipotesi di Gogna, se non supportate da fatti concreti, rimangono parole al vento. Non facciamo “gli Taliani” ma parliamo di cose concrete, senza veleni e segreti di pulcinella!
Un appunto finale per l’assessore che ringrazio per l’indicazione. Mi pare di intuire che forse ci si è preoccupati troppo, ma questo è un bene, ma attenzione alle alzate di muri, non portano niente a nessuno. Da uomo sposato a moglie sarda, so benissimo quanto è offensivo il termine “continentale” usato da Conca. Non l’ho apprezzato.
Cordialmente
RF
Il progetto prevede solo la bonifoca e la richodatura con materiali ecocompatibili e mimetici per 3 vie gia esistenti in tutta l area S.I.C.
Il resto e’ solo fantasia
E l’amministrazione comunale di Santa Teresa Gallura non si fa abbindolare da nessuno.
Consigliere delegato al turismo
È stupefacente scoprire come ancora oggi qualcuno pensi che in Sardegna vivano individui con l’anello al naso. C’è evidentemente chi crede che viviamo con le pecore, che a malapena capiamo l’italiano, e quindi abbiamo tanto bisogno che il guru Alessandro Gogna ci indichi la giusta via. Anzi, la non via, dato che le sue battaglie sono sempre e solo per “non fare”, come se qui si dovesse vivere in stile “riserva indiana”!
Le precisazioni di Maurizio Oviglia hanno un po’ raddrizzato la vera storia del sito, che non è come vorrebbe far credere Gogna, cioè ferma ai suoi mitici anni ’70. In questi anni di vie ne sono state chiodate a Capo Testa, eccome, ad oggi se ne contano oltre 50. Per inciso, NESSUNA di quelle vie è opera mia, però questi itinerari esistono e non si può far finta di nulla.
Il progetto di bonifica che ho personalmente realizzato con la collaborazione dell’amministrazione comunale prevede tre diversi livelli di intervento: 1) la schiodatura di alcuni itinerari ritenuti deturpanti per la roccia; 2) la rimozione di TUTTI gli ancoraggi arruginiti e la pulitura della roccia dalle colate di ruggine; 3) la sostituzione dei vecchi ancoraggi con ancoraggi nuovi, inox, mimetici, realizzati in 4 diverse tonalità cromatiche opache.
Non vado oltre a spiegare dettagli per diversi motivi, non ultimo il fatto che non è questo il contesto dato che tutto si sta svolgendo nel pieno rispetto della legge con gli iter necessari.
Trovo estremamente offensivo che il signor Gogna definisca altri che la pensano diversamente da lui “individui che lavorano nell’ombra zitti zitti”. Ma come si permette?! Dimostra e rappresenta solo la sua ignoranza sui fatti e inaccettabile arroganza.
La questione aree clean poi è una emerita buffonata. Si tratta della volontà di quattro gatti, che il resto del mondo che vive l’arrampicata non ha ne sottoscritto ne condiviso. Tantomeno è condiviso da chi in Gallura vive o da chi è proprietario di quelle rocce. Le vere leggi di tutela sono per fortuna altre e non hanno come obiettivo quello di ritagliare un orticello di gloria per poche persone.
La Uisp si, è vero, ha scritto una lettera dicendosi contraria. Proprio una bella dimostrazione di coerenza, giacché non sono trascorsi tanti mesi da quando proprio una associazione Uisp sarda ha chiodato 260 NUOVE vie in area SIC. Quelle sì che hanno comportato l’infissione di alcune migliaia di nuovi tasselli in un luogo in cui non ve n’era nemmeno uno. Ma evidentemente quelle erano rocce meno nobili perché non facevano parte del giardinetto da tenere pulito per gli svaghi estivi dei grandi alpinisti di bassa quota.
Invito infine il signor Gogna a non voler sminuire al rango di “querelle” questioni che sono state evidentemente discusse e ragionate da esseri dotati di intelletto. Questioni che sono, tra l’altro, state sottoposte ad un complesso iter di Valutazione di Impatto Ambientale, come la legge prevede. Non può essere ridotto a querelle tutto ciò che è diverso dal nostro modo di pensare.
Rivendico con forza la liberà degli individui di avere diverse visioni della pratica della arrampicata, anche quando questo non riscontra il nulla osta del “continentale” di turno.
Bae in ora bona
Corrado Conca
Discreta notizia, oggi 4 febbraio 2014.
Si apprende che la UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) di Cagliari ha inviato all’amministrazione comunale di Santa Teresa di Gallura una lettera per chiedere di rinunciare al progetto di ristrutturazione sportiva in quello che è la zona di Capo Testa (Sito a Interesse Comunitario). Detto progetto pare preveda la sistemazione di ben 600 spit e 60 catene di sosta, il che è troppo perfino per chi ragiona solo in termini sportivi.
Cerco di rispondere alla domanda di Rick Felderer “dicci cosa dobbiamo fare”.
E’ difficile… c’è anche chi sostiene che montare una campagna ora, periodo in cui si possono ancora presentare i rilievi al comune di Santa Teresa di Gallura, sia come darsi la zappa sui piedi perché spinge i fautori delle chiodature a diventare ancora più aggressivi, a produrre ancora più prove della bontà della loro iniziativa.
Personalmente credo che una massiccia e aperta campagna contro sia la valida strategia nei confronti di chi, nell’ombra e zitto zitto, si adopera per chiodare e “valorizzare”.
Il mio augurio è che quindi anche qualcuno del popolo degli arrampicatori sportivi, riconosca infine l’esigenza di chi la pensa in modo differente: l’esigenza di preservare qualche ambiente intatto. Di queste nostre stupide questioni dovrebbe occuparsene il Corriere della Sera e la televisione, perché il nostro piccolo problema non è altro che lo specchio della tragica situazione in cui la nostra Italia si trova. Ribellarsi nel nostro piccolo ambito può contribuire a un necessario cambio di rotta in un ambito più generale.
L’invito è quindi quello di diffondere il più possibile quella che solo in apparenza è una querelle solo locale ed elitaria.
Ciao, dicci cosa bisogna fare!
Il bello della scalata, il suo fascino, sta proprio nella mancanza di regole, di divieti ne abbiamo già fin troppi, cerchiamo di lasciar un pò di spazio al buon senso.
Vorrei fare alcune precisazioni storiche e proposte. La falesia di arrampicata sportiva si trova in una caletta al di fuori del Capo vero e proprio, che potrebbe essere invece identificato come zona clean dove gli spit siano totalmente interdetti. In questa caletta (Cala Spinosa) gli spit comparvero già prima dell’attrezzatura della falesia per opera di un gruppo di arrampicatori sassaresi e del tedesco Thomas Fickert, quindi fu identificato in quel punto la zona meno impattante per creare una piccola falesia, che potesse dare anche una possibilità agli sportivi. Anche in considerazione del fatto che proprio sopra la falesia si trovano diverse ville, quindi non si può certo dire che sia stata fatta una rilevante violenza ambientale aprendo una decina di vie. Tuttavia la cosa degenerò perchè alcuni stranieri attrezzarono delle vie non inox (gli spit arrugginiti di cui parli nella tua denuncia) ma quel che è peggio scavarono addirittura una serie di prese che oggi rimangono lì, come monumento di idiozia e poca sensibilità nei confronti della roccia e dell’ambiente in primis, e dell’arrampicata poi. Oltretutto queste vie non mi pare siano mai state neanche salite. Va detto che un paio di anni fa c’è stato già un progetto di riattrezzatura dell’intera falesia, progetto a quanto ne so bloccato all’ultimo momento per vizi burocratici. Ma venendo alla situazione nel Capo vero e proprio, i primi spit furono messi dal cagliaritano Enzo Lecis alla metà degli anni novanta sulla Parete della Luna che creò un paio di vie su placche ma purtroppo finì anche per spittare il Pilastro del Corallo, via molto temeraria aperta anni prima da Jacopo Merizzi e Franco Brevini. A lui fecero seguito arrampicatori tedeschi che spittarono il diedro a sinistra della sua via (Il Greco), tutte censite nella Guida CAI/TCI Monti d’Italia (Milano 1998) Successivamente si arrivò al peggio quando, in vicinanza del faro, alcuni francesi al seguito dell’arrampicatrice francese isabelle Patissier, spittarono e scavarono (!!) interamente una fiabesca scultura di roccia unicamente per fare delle foto pubblicitarie. Ricky Felderer in un articolo su Pareti uscito qualche mese fa, definisce giustamente queste vie dei moderni ecomostri dell’arrampicata. Successivamente la proposta di area clean pubblicata sulla mia guida Pietra di Luna (2002) altre vie a spit sono comparse sulla struttura della Torre e vicino al Faro. E’ comparso uno spit sul passo chiave del Collo dell’Ortelli (che si vede nella prima foto – tra l’altro molto bella – del tuo articolo) ma in compenso sono stati spaccati gli spit di Lecis sul Pilastro del Corallo. Fin qui i fatti.
La mia proposta è che siano eliminati i vecchi spit arrugginiti da tutto il Capo, fatta eccezione per le due vie di Lecis che ci sono già e che si svolgono su placca (in definitiva mi sembra una violenza poco democratica distruggere le vie aperte prima della proclamazione dell’area clean, se queste NON si svolgono su tracciati classici e non danno fastidio). In ogni caso occorre almeno eliminare gli spit dalle fessure salibili con protezioni mobili. Quindi, proibire (eventualmente con ordinanza comunale) l’apertura di nuovi itinerari a spit nell’area del Capo. Per quanto riguarda Cala Spinosa (fuori dal Capo) si potrebbe rimettere a posto quel che c’è eliminando gli spit arrugginiti, tappando le prese scavate con stucco e infine proibire l’apertura di nuove vie di arrampicata sportiva. Nel caso che il Comune volesse ad ogni costo finanziare una falesia di arrampicata sportiva questa potrebbe essere creata in una zona meno paesaggisticamente rilevante di Capo Testa, comunque poco distante dal paese. Sono convinto che i risalti adatti non manchino, basta un minimo di sensibilità da parte dei chiodatori e dell’amministrazione comunale. Grazie per l’attenzione