Overtourism, troppi impianti e cattivi comportamenti: noi difendiamo la dignità delle montagne.
Overtourism
A cura di Mountain Wilderness Italia
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 5 agosto 2024)
Dopo quanto accaduto di recente alla funivia delle Tofane, diversi giornalisti ci hanno contattato per avere un commento sulla vicenda. E quale commento potevamo dare? A livello ingegneristico il sistema di sicurezza pare abbia funzionato, per fortuna non si sono registrate vittime ma solo un grande spavento, tutto si è risolto per il meglio. Non è certo il momento delle polemiche, specialmente se fini a se stesse, ma è sempre bene approfittare degli spazi che ci vengono concessi per proporre riflessioni. Purtroppo i giornali il più delle volte ci interpellano solo in seguito a fatti di cronaca, come per il crollo del ghiacciaio in Marmolada oppure per la tragedia della funivia del Mottarone, vicende che catturano lettori avidi di particolari e pronti ad esprimere giudizi.
I nostri primi commenti si sono incentrati sull’attenzione alla manutenzione degli impianti e le ispezioni sulla sicurezza – si parla in generale, non è evidentemente questo il caso – e su un tema a noi caro, ovvero la continua proliferazione degli impianti. Ma ci sono altri aspetti da considerare, che invece risultano spesso di scarso interesse alla platea dei lettori, e riguardano la sfera dell’etica e dei comportamenti.
Nel caso della funivia delle Tofane si parla di un guasto elettrico dovuto probabilmente ad un fulmine, visto che nell’area insisteva un temporale. Le previsioni avevano annunciato le incertezze meteorologiche, in questi casi le precauzioni dovrebbero spingere gli escursionisti ad evitare le gite in quota e gli stessi impiantisti ad interrompere le corse per evitare problemi; ma in un giorno festivo, chi rinuncia ad un’escursione pianificata o ad un guadagno previsto?
In questo caso si è sottovalutato un potenziale pericolo, è andata bene e ne siamo tutti contenti, ma la montagna insegna che a volte saper rinunciare è la scelta migliore. Ma è un altro caso, sfuggito alla maggior parte dei media perché si tratta di un fatto che non tocca tanto la cronaca quanto il costume, che ci sembra maggiormente indicativo dell’approccio turistico ai nostri monti.
Lo scorso 20 luglio le 50 cabine della Pinzolo-Campiglio Express, nel gruppo del Brenta in Trentino, si sono trasformate in un ristorante panoramico in movimento: decine di commensali hanno potuto cenare sospesi nel vuoto, viaggiando a velocità ridotta tra le tre stazioni dell’impianto, potendo degustare un menu servito da cinque chef stellati. “Il modo più esclusivo per gustare le Dolomiti”. Non è certo una novità assoluta, questo evento è già alla sua quinta edizione; quest’anno la partecipazione prevedeva tariffe a partire da 700 € a telecabina (da due o quattro posti), con servizi extra per le cabine vip. Altre iniziative simili si stanno già diffondendo da tempo sulle Dolomiti, da Vipiteno ad Ortisei; non dubitiamo che questa moda si espanderà anche sulle Alpi, ne abbiamo già un esempio a Prato Nevoso sulle montagne cuneesi, a bordo delle telecabine di design allestite da Porsche. Comune denominatore: l’esclusività, il lusso, l’esperienza “diversa”. La montagna, naturalmente, in tutto questo non c’entra nulla.
Si parla di grande successo, indubbiamente ci saranno ricadute economiche positive, anche se per lo più si tratta di territori che soffrono spesso di overtourism e non avrebbero bisogno di questo genere di promozioni. Quegli stessi cibi che certamente saranno rappresentativi delle tradizioni culinarie locali, e che si potrebbero gustare nei ristoranti ubicati a terra, se serviti sulle cabinovie, evidentemente assumono altri sapori; è un po’ come guardare il panorama da una panchina gigante, o sfrecciare tra gli alberi lungo una zipline, o attraversare un ponte tibetano per vivere una sensazione adrenalinica che una semplice escursione evidentemente non riesce a suscitare. Abbiamo bisogno di combattere la noia, di scaricare le frustrazioni della vita quotidiana, e per fare questo dobbiamo trasformare la montagna in un grande luna park.
Questo è quello che cerchiamo di contrastare, per difendere la dignità delle montagne e delle persone che la vivono per scelta e non perché sono nate lì per caso, per conservarne la cultura e il rispetto oltre che il patrimonio ambientale. Ma per tutto questo difficilmente riusciremo a trovare spazio sulle pagine dei quotidiani; dovremo attendere il prossimo incidente per essere interpellati nel ruolo di “utile sciocco” dell’informazione, affidando il nostro obiettivo di battaglia culturale a chi cerca di approfondire sui motori di ricerca.
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Matteo, sono contento di sapere che sappiamo. I fatti del passato non sono un accatto, sono ciò che è avvenuto. Io penso che l’opinione di ognuno conti relativamente poco rispetto ai fatti.
La struttura sociale ed economica è regolata da istituzioni e leggi, e governata da rappresentanti delle istituzioni che emanano dalla realtà culturale e politica. E’ un fatto. L’istituzione accreditata fa, non ha bisogno di chiedere permessi.
UNESCO e i patrimoni dell’umanità sono vetrine internazionali del turismo ovunque nel mondo, è un fatto.
La Fondazione Dolomiti UNESCO, con le sue attività accompagna lo sviluppo turistico, è un fatto.
Il turismo internazionale mondiale aumenta ogni anno di qualche percentuale muovendo milioni di persone ad ogni punto percentuale. E’ un fatto.
Il lusso e con esso il consumo fine a sé stesso e la “vita della pianura” è stata portata in montagna, mortificando ulteriormente la natura, è un fatto.
Ci sono altri fatti storici. Le dolomiti esistono da qualche milione di anni. Il turismo in montagna e in dolomiti c’e’ sempre stato e anche molto sviluppato. Quindi dov’e’ il fatto nuovo, la novità? La novità è nello sfruttamento sensazionalistico dell’alta montagna.
” è stato pianificato dalle istituzioni locali e molto probabilmente a livello nazionale e internazionale”
Permettimi, non credo. A me pare che questa sia dietrologia d’accatto per poter attribuire a qualcuno la colpa o semplicemente voler trovare una spiegazione “razionale” che renda conto di una cosa che altrimenti ci pare inconcepibile (banalizzazione e distruzione della natura e dei luoghi).
In qualche per deresponsabilizzarci.
Io credo che sia semplicemente frutto inevitabile di questa società, del consumismo e della mentalità che ci pervade, in realtà, tutti. E che tutti dovremmo impegnarci a combattere o almeno a mitigare.
Perché un valligiano non dovrebbe volere più turisti? Perché gli arrampicatori non dovrebbero volere più sicurezza, più spit (anche solo le soste)? Perché un escursionista non dovrebbe volere sentieri ben tracciati e indicati? Perché un biker dovrebbe rinunciare alla ebike? (è elettrica, mica inquina) Perché non dovrei prendere quella funivia? (tanto l’hanno già costruita)
Il problema è che se accettiamo che si abbassi l’asticella, se ci diciamo “tanto io so dove non c’è nessuno”, se pensiamo “solo per ‘sta volta” alla fine tutto viene smerdato.
L’esplosione del fenomeno turistico nelle modalità che osserviamo oggi, che vede l’alta montagna come un qualsiasi oggetto di consumo, è stato pianificato dalle istituzioni locali e molto probabilmente a livello nazionale e internazionale. Per i proprietari di capitali, le dolomiti non sono altro che un far-west da sfruttare e una zona industriale da occupare.
L’evento cardine dello sviluppo turistico più recente è il riconoscimento Dolomiti Unesco, un evento che nasce come vetrina per spammare immagini in tutto il mondo e attrarre turisti.
La creazione della Fondazione Dolomiti UNESCO è stata la continuazione naturale e sviante. E’ servita a far credere che l’operazione UNESCO fosse mirata alla conservazione della natura delle Dolomiti.
Tutto il resto ne è disceso. Si sà che gran parte delle masse sono consumatori mal-educate e disabituate a chiedersi il significato di ciò che vedono e fanno. Il lusso in montagna distrugge il senso della montagna e porta la montagna in pianura. Molti vivono di leggerezza e sensazionalismo: cosa aspettarsi? Il turista internazionale non può che essere ancora più lontano dalle domande che ci facciamo.
Solo una “politica” forte di idee chiare e consenso può opporsi ai disegni dei capitali. Vediamo che oggi non è così. Si vede bene chi comanda.
Sull’alba a Passo Giau (con proteste dei residenti): Motociclisti sfrecciano a tutta velocità per vedere l’alba sul Giau.
Sul nuovo bacino al Pordoi (si veda la foto aerea del bosco tagliato): Canazei, via il bosco: arriva il bacino per l’innevamento artificiale.
Senza contare l’altro bacino (40mila metri cubi) già realizzato sull’altro versante del Pordoi (verso Arabba): Un nuovo bacino al Passo Pordoi.
Sono appena tornato da un WE lungo in Dolomiti (zona Sellaronda), dove ero stato l’ultima volta nel 2013.
Rispetto ad allora, a parte l’angosciante moria di larici (in val di Fiemme/Fassa e ad Arabba e dintorni ho visto con i miei occhi che sono praticamente tutti morti), ho notato un incremento esponenziale di presenze.
Abbiamo arrampicato costantemente immersi nel rumore di auto (mai viste tante Porsche in una volta), moto, elicotteri (ne è passato almeno uno ogni ora, e non del soccorso).
Oltre al traffico, non parlo delle vere e proprie gare tra moto e macchine cui si assiste lungo una qualunque delle strade che portano ai passi, perché è cosa arcinota.
Mentre ci riposavamo al ritorno da una salita, abbiamo tirato fuori dietro alla macchina un tavolino da campeggio e due seggiole: un solerte agente della polizia locale ci ha detto di togliere tutto, ché il “campeggio” è possibile solo nelle aree appositamente attrezzate, e che altrimenti “sono 150€ sull’unghia”.
Tutto questo mentre sopra le nostre teste, in Val Lastìes, una pista priva di vegetazione lunga chilometri segna dove sono state posate le tubazioni di servizio al rifugio, e, poco distante, appena sopra la strada per il Pordoi, più di 50mila (!) metri quadri di bosco pressoché primordiale sono stati “sacrificati” per la costruzione di un nuovo bacino artificiale (120mila metri cubi), destinato ad alimentare gli impianti di “innevamento programmato”.
Eppure ai turisti che salgono a Passo Giau per farsi un selfie all’alba (pare sia virale), oppure per fotografare la Porsche con sfondo Marmolada, sembra che non importi un granché.
Avanti così.
@ 28
Per la mia esperienza i locali fanno considerazioni critiche su un certo turismo “imbarazzante” , ma finche’ non si tocca il fondo non dicono nulla perche :”Pecunia non olet”
Matteo #24
È disatteso per quanto riguarda le proteste dei residenti. La mia sensazione (non supportata da elementi concreti) è che questo sia dovuto alla forte stagionalità del turismo (a conti fatti il vero casino si concentra nelle settimane centrali di Agosto e per Natale).
Per quanto invece riguarda i disagi, carovita e caro affitti non risparmiano specialmente le fasce più povere.
Parole sante!
Per la cronaca, dal fegato delle Dolomiti, da domenica scorsa gli “italiani” (qui dicono così) sono andati via. Sono tornati a casa! Dopo avere lasciato qui millllioni di euro.
Da questo momento c’è più silenzio, gente educata, stranieri (qui dicono così), spendono meno, ma neppure tanto, poi.
Tutti tirano sospiri di sollievo. I merenderos col cane (quelli che l’obiettivo della giornata è il caffè nel bar figo, il pranzo in rifugio raggiungibile in funivia e l’aperitivo nello stesso bar figo del caffè, rigorosamente vestiti da arrampicatori o skyrunner) se ne sono andati. Adesso non è che ci sia il deserto ma ci sono in giro ciclisti, alpinisti e escursionisti che se li incontri sul sentiero puzzano di sudore. Il merendero profuma sempre e ha la polo col colletto alzato (quando non la maglietta di plastica griffata) e l’occhiale specchiato.
Insomma: più spazio per tutti.
Con l’overturism si riprende a Natale.
Per quello che sono più di 30 anni che vado in Patagonia, ma anche Lotzoray va bene.
@ Ricky
Quante cose vere.
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Addirittura mi hanno detto :”Se arrampichi , perche’ non sei vestito “da arrampicatore” ?
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Una volta l’alpinista era un eclettico che se la cavava nel survival , nell’orientamento , nello sci , nella bici e nell’arrampicata.
Adesso basta postare la foto di un 7a
è tutta colpa nostra, di “noi” vecchi dimmerda che siamo andati in montagna quando ci andavano in pochi e ne raccontavamo le avventure una volta a casa. Al tempo i più ci considerano dei coglioni, qualcuno ci ascoltava con interesse, pochi ci chiedevano di provare. Poi arrivano i nostri figli (non i miei, io sono un egoista e non ne faccio) arriva l’internét, e anche le attività di nicchia possono giocarsela allo stesso tavolo dei big (calcio, calcio e mi sembra… si: calcio) con immagini e foto stratosferiche. Si cominciano a elaborare le discipline, a dargli un nome per ogni sfumatura di grigio. Se compri le scarpe da “approach” poi devi anche fare l’approaching, poi il treck, il canyon, il trail, lo slow trail, il fast hike, il dh, l’enduro il freeride, lo skialp, la tutina, la gravel e il nordic walking!
Il NORDIC WALKING diosantissimo e madonna incoronata!
Parte la richiesta dal basso e arriva l’offerta dall’alto. Crescono e si ingrandiscono le linee dei prodotti. Nascono le palestre, la fasi, le guide, la uisp. Guide e istruttori indoor e outdoor di alta media e bassa montagna, per ogni specialità pure il coastering (?!?) tutti dentro a vendere emozioni in sicurezza.
(In sicurezza, datemi un palo che devo spaccarmi la testa!)
Nasce Instagram e il selfie. E tutti gli attori del business, da qualunque lato essi siano spingono e promuovono. Hanno lavorato per vendere il loro prodotto, e se non lo vendono la famiglia che mangia?
E quid vendono, svendono e all’occorrenza piegano i principi al grido del dio denaro.
Noi sappiamo che andare in montagna è bello, o quantomeno ci piace, lo sapevamo già 4o anno fa. Ma eravamo in pochi, viziati e privilegiati, non raccontiamoci cazzate. Comunque sia adesso lo sanno in tanti che la montagna è bella. Li abbiamo massacrati con immagini, video, filmfestival, pilote d’or e la lista è eterna. Honnold ga vinto l0oscar! E tanti sono incuriositi, ci sono i prodotti, le guide, la sicurezza, la comunicazione. Le olimpiadi di arrampicata. E arriva gente. Tanta gente! Con lo stesso diritto che avevamo noi. Con più mezzi, più tecnologia, più conoscenza. Ma soprattutto più numeri. Anche ai nostri tempi c’erano i cogloni, solo che eravamo in 10 e se 2 erano coglioni l’ecosistema andava avanti sereno. Oggi i 10 sono 10 milioni, e 2 milioni di coglioni il sistema non li regge. Se poi hanno il portafogli pieno… ciao, tutti amici, non siete più coglioni ma ottime persone che salvano l’economia della valle. È così!
E quindi via coi 4000 mt, by and mean, piedi, funivia, elicottero. Tutti dentro!
e a seguire l’offerta: “rifugi” che servono il branzino con parcheggio coperto, funivie rotanti, musei in quota. Business is business, my friends.
La minestra l’abbiamo fatta e mangiata, adesso vogliamo il caviale!
Ma solo in pochi?
Placido, mi sa che il punto 3 è ben che disatteso quasi sempre sulle Alpi…
A me non piacciono ne le funivie , ne le altre strutture impattanti sul territorio : posteggi , autosilos , piste da sci , nuove strade , nuove case , nuovi alberghi , etc.
Pero’ serve trovare un compromesso fra soldi che arrivano dal turismo e degrado : Zermatt ha fatto ogni schifo possibile al Klein Matterhorn , ma le automobili restano a valle.
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Se tu togli sci e impianti a Cervinia , a livello soldi diventa un posto come ce ne sono tanti in alta Valsesia : hai ucciso l’overtourism , ma anche il tourism e il benessere.
Per fare un esempio di come l’overtourism ci sia anche senza impianti di risalita , basta guardare alla Val di Mello.
Posteggi , navetta etc., ma in Luglio e Agosto il delirio di merenderos , cannibali che giocano a calcio , e rifiuti.
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E vogliamo parlare delle strutture ricettive ?
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Fino a 30 anni fa’ c’erano solo il Gatto Rosso , il campeggio , il Siro ( Luna nascente ) e la Rasega , oggi i posti della ristorazione sono quantomeno triplicati e sono spuntati a Cascina Piana altri 2/3 agriturismi e ristoranti.
Per dirsi tale, l’overtourism deve rispondere a 3 criteri:
1. Pregiudica la conservazione del territorio (o del monumento/opera d’arte).
2. Il numero di persone presenti inficia la qualità della visita.
3. Crea disagi e manifestazioni di rigetto nella popolazione locale.
A Venezia potremmo togliere il treno e lasciare i trenta km da Padova da fare in bicicletta.
Esempio di non overtourism es. Cervinia e Indren…
da togliere il NON ovviamente
L’overtourism è fatto e creato ad arte e serve in realtà per sfoltire la gente che va in montagna.. facendo prenotare con la Apppp. Solo che ora la app è fine a se stessa, poi sara’ collegata alla moneta digitale… e ne vedremo delle belle. CHi avra’ il credito sociale alto andra’ gli altri a casa… oppure con l’auto elettrica…che ora ti costa 40k ma con le tensioni internazionali stai sicuro che quello che costa 40k ti costera’ 80k o 120k la gente non capisce che stiamo andando verso il feudalesimo. I ricchi faranno quello che vogliono andranno da per tutto e sara’ tutto bello libero, per loro. Qualche esempio di overtourism creato ad arte. Le Tre Cime. Sfido che ci sia overtourism, hai fatto un mega parcheggio giusto sotto quel monumento naturale… Tu vai su in cima alla Grande guardi sotto e vedi un pezzone di asfalto. Inizia a smantellare due rifugi, impedisci l’accesso con l’auto da dove vi è il casello e hai diminuito del 70% il tuo overtourism.
Altro esempio… Rai news.. fantastico… ‘è overtourism al PIz Boe’!!! e sfido hai messo una funivia che va fino a 2800… per farti 300 metri di dislivello te lo fa anche un paralitico.
Esempio di non overtourism es. Cervinia e Indren… certo che se fai gli impianti fino sotto alla cima come il Breithorn poi ovvio che ti trovi il formicaio. Per non parlare poi di Capanna Margherita e Company… A Cervinia basta fino a Plan Maison, poi ti fai 1500 di dislivello… gente che va? 90% non ci va piu’. Il sistema autoalimenta l’overtourism e crea le basi per la fine dell’overtourism
@ Vs
Brevemente
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Secondo me l’Overtourism e’ piu’ un problema di troppe persone / cannibali per metro quadro , rispetto a un problema di scarsa attrezzatura e preparazione.
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Nelle gite cai c’e’ un accompagnatore responsabile , che recentemente mi ha rotto gli zebedei in una gita in mtb , ma che indubbiamente puo’ limitare le cazzate del “gregge” che pascola.
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In ogni caso la frequentazione della montagna e’ libera , io sarei d’accordo per una tessera come quella svizzera di Rega che copra i miei costi di recupero , in modo che non gravino sulla collettivita’.
Mottarone che fine ha fatto la giustizia? Non se ne parla nemmeno più! Overtourism: per anni è stata fatta promozione per mantenere e/o incrementare il turismo alpino. Invernale: con innevamento artificiale che consuma hl di acqua e estivo con esperienze di camminate in quota e approccio all’arrampicata con esperti locali. Tutti con gran profitto economico e prezzi non proprio popolari. Oggi ci accorgiamo dell’overtoutism e scarsa attenzione all’adeguata attrezzatura, condizioni fisiche inappropriate e propensione “al rischio con continuo intervento di soccorso alpino (grazie volontari! Ma anche agli operatori professionisti), spesso con elicottero. Tutti parlano di profitti che fanno fare larghi sorrisi agli operatori turistici locali, ma chi paga i costosi interventi con elicotteri , come ricompensiamo gli operatori del soccorso? Soko stato iscritto al CAI in provincia di Roma per quasi 20 anni ora vado meno: di regola, e veniva effettuato, l’accompagnatore verificava accuratamente l’esistenza dell’equipaggiamento richiesto per il tipo di escursione se non era in linea con quanto richiesto veniva escluso dal gruppo. Solo una volta è capitato un modesto incidente: una slogatura ad un polso per aver inciampato in una radice. Come mai in posti così impegnativi c’è chi va con sandali eppoi si deve andare a recuperare e nessuno verifica prima?
Carlo vive in un altro pianeta, sognando una montagna più spartana. Sta accadendo esattamente il contrario – e i pochi ci salgono in elicottero!
Non credo. Penso che non ne abbia proprio bisogno.
1) Alberto
Brutte cose.
Ma il Vigio cosa fa’, partecipa alla giostra?
Cari Signori e Signore. Venghino Venghino nelle terre alte ad ascoltare la musica del pianista con la sua orchestra di turno,con il pianoforte portato sù con l’elicottero ,a riempire i sommi silenzi che solo la montagna ti può dare, tutto per portare gente in quota ,e non tutti educati e intelligenti ,solo per poi postare qualche foto,nei social,che ormai a mio parere è diventato una forma evoluta dell’ imbecillismo di massa,a me non resta altro che meditare su tutto ciò,e non mi resta altro che ricordare che nell’ andare per monti era un approccio di vita sereno,con le sue fatiche ,oserei dire anche scuola di vita,che per me’ che sono un po’ datato resta solo un bel ricordo,spero che tutto questo serva per far riflettere a chi come me il rispetto e l’ umiltà,ne ha fatto una ragione di vita e una grande Passione nell’ andar per le montagne.
Se qualcuno volesse aprire un Mc. Donalds a Passo Sella ( Mc. Donalds non appartiene al Cai ) , o un ristorante griffato rotante sulla Punta Gnifetti al Rosa raggiungibile con comode rotazioni da tutto il Piemonte e la VDA , i comuni e gli enti che devono rilasciare le autorizzazioni gli direbbero di no ?
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E con quali motivazioni ?
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Sul 3d “Agibilita’ democratica ” sembra che i costi di rifugi e trasporti limitino gravemente la liberta’ degli alpinisti di fare alpinisno ; in realta’ il problema dell’overtourism e’ molto piu’ grave , perche’ assistiamo ad una quantita’ intollerabile di persone che POSSONO PERMETTERSI di frequentare territori delicati e fragili , e ci si accampano come formiche desiderose di selfie ed esperienze adrenaliniche portando disastri sui territori che toccano in massa.
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Gli enti turistici sono contentissimi del :”tutto esaurito” , anzi :”E’ tutto merito loro”.
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Gli esegeti della montagna democratica pure esultano :…cestini strapieni , camper ed auto ovunque in quota , merenderi con le borse del supermercato le casse acustiche e le sacche frigo.
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Il flusso di soldi che arriva in valle e l’allungarsi della stagione fa aprire sorrisi ovunque , e tre valli piu’ in la’ c’e’ la montagna :”Brutta ” , imboschita , non servita da opere e naturale.
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Ma di quest’ ultima non fotte un cazzo a nessuno.
Tutto per tutti e dappertutto.
Questo è il mantra, nonché la nuova (ma vecchia) religione. Una via senza uscita.
#PIU’ SPIAGGE PER POCHI l’ho adottato personalmente. Sono non so più quanti anni che non vado al mare: troppa confusione, troppi cannibali, troppo fastidio. Volendo saprei trovare benissimo , anche nella vicina Liguria, delle spiaggette isolate o poco frequentate, per varie ragioni, in genere perché occorre “camminare” per raggiungerle e già questo crea selezione umana. Lo stesso vale per le montagne. Se protesto contro l’affollamento in montagna NON è per un tornaconto personale, io so cercarmi valloni isolati o quasi dove incontro tre persone, al massimo. Se porto avanti questa azione è perché l’ambiente non ne può più e lo stiamo rovinando irreversibilmente.
Non c’è contraddizione nelle mie tesi. Il mio motto “Più montagna per pochi” significa ottenere selezione naturale dei frequentaotri della montagna avendo riportato la montagna a una situazione più spartana, severa, scabra. Si fa fatica e il consumatore medio non ama la fatica, ma la comodità. Esattamente l’opposto di quanto sta accadendo alla montagna ridotta a un luna park per obiettivi di business. Che poi l’effetto finale sia lo stesso (meno gente, ma per me in quanto la montagna diventerebbe più severa, per il business per selezione economica con prezzi alle stelle), non solleva il problema di fondo: che il business deturpa l’ambiente e alla fine ci troveremo l’ambiente naturale completamente devastato. Volete un mio sostegno contro l’uso improprio della montagna come luna park? Ce l’avete, da anni, ma i primi che NON vogliono un’impostazione del genere sono gli imprenditori del turismo, anche piccoli e i valligiani, per i quali il luna park è fonte di reddito. Lì bisogna battere, non sul CAI.
Già detto in altra occasione, ma ripeto. Il grande business dello sci in una stagione invernale sempre più breve fa gola al più limitato business della montagna in estate. Dunque ogni invenzione è benvenuta dagli operatori del settore per massimizzare fatturati e utili. L’industria del turismo connessa all’arte, alla storia, al paesaggio dell’Italia che sempre più si impoverisce di iniziative industriali è l’unica credibile risorsa per ora non minacciata dalla informatizzazione e dalla c.d. ‘intelligenza artificiale’. Per quanto tempo praticabile? Se anche l’industria italiana dell’auto sta abdicando la propria produzione a favore dell’avanzante elettrico cinese e nelle città si chiudono negozi a favore dei crescenti mega centri commerciali, unica possibilità di impiego, peraltro mal pagato al pari dei colossi delle vendite on-line, che possibilità ci sono per mantenere dignitosi livelli di vita, se non cercando di utilizzare quelle risorse turistiche che tutto il mondo ci invidia? La montagna d’estate ne è un esempio, tenuto conto che lo sfruttamento delle spiagge, degli litorali e delle coste sembra abbia raggiunto un punto di saturazione. Dunque non mi scandalizzo per quanto raccontato nell’articolo e nella cronaca quotidiana. Si può sempre scegliere di starne alla larga, ma esiste una enorme popolazione che intasa valli, sentieri, ferrate e cerca nuove emozioni sulle ‘giostre’ alpine. Se esiste, perché non sfruttare il momento?
Il motto che Crovella ci propina da anni è in palese contraddizione con quanto afferma nei suoi fiumi di parole, perché più montagna per pochi è esattamente quello che accadrà. Ma nel senso che grazie al turismo globale i prezzi potranno salire ulteriormente fino a quando solo gli altospendenti potranno permettersi una vacanza extralusso in quei luoghi. Troverei più corretto menomontagnapertutti.
Il danno principale è stato il promuovere la montagna come un luna park, il proliferare di blog gestiti da soggetti che non hanno rispetto e conoscenza della montagna ma solo la ricerca dei like e visibilità ha ulteriormente incrementato la frequentazione di persone che della montagna hanno visione distorta
Carlo, hai apprezzato la fotografia di quei pochi fortunati bagnanti sulla spiaggetta solitaria?
#PIÚ SPIAGGETTE PER POCHI
#PIU’ MONTAGNA PER POCHI
Per ostacolare il turismo di massa sarebbe utile vietare la propaganda del turismo a tutti gli enti pubblici, dal ministero del turismo agli assessorati regionali fino alla proloco di Vattelappesca. Ogni estate alcune regioni sono molto presenti sui giornali nazionali con tutti i vantaggi del territorio: dalla Val d’Aosta alla provincia di Trento fino al Friuli abbondano le attrazioni per attirare i turisti nella rete dell’ospitalità e del divertimento. A parte lo sperpero del denaro pubblico è evidente il danno provocato all’ambiente.
La montagna e la natura sono sempre piu’ una mera cornice a queste iniziative discutibili.
L’ “overtourism” pero’ non e’ solo la creazione di squallide “esperienze” per turisti senza fantasia , ma soprattutto numeri !
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Un passo di montagna che diventa regolarmente prima un posteggio e poi un immondezzaio , un serpentone di auto da 18 ore su una strada fra i prati , un esercito di vandali che invade luoghi splendidi con nessuna preoccupazione per l’ambiente , non fosse quella di spendere poco.
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Gabinetti improvvisati ovunque , perche’ un caffe’ costa , auto sui prati perche’ il posteggio piu’ vicino costa 5 euro oppure e’ lontano 1 km….
A proposito di sensazioni adrenaliniche, da anni il bellissimo arco del monte Forato, una delle montagne simbolo delle Apuane meridionali, viene USATO per farci l’altalena. Tanto di guide alpine portano i loro clienti al fare questa prova di coraggio. Il monte Forato trasformato in una giostra da luna park.