Percorsi inutili – 4
2004
La vacanza del 2004, di prassi ormai nei giorni pasquali, fu un po’ più sfortunata delle altre dal punto di vista delle condizioni atmosferiche, praticamente impietose, con freddo insistente e pioggia anche di più, la solita penuria di legna e la conseguente bramosia di arrampicare che aumentava assieme al nervosismo.
Delle tre bambine (ormai Alessandra faceva parte per statuto della famiglia in trasferta sarda), due lo erano sempre meno, il fiorire dell’adolescenza le aveva in un anno trasformate, anche se non ci si poteva affatto lamentare di questa normale evoluzione. L’interesse per Milo era evidente, la loro attenzione ben desta pronta a cogliere gli umori o a produrre segnali.
Milo d’altra parte sembrava non accorgersi di quell’interesse ma certi contrasti di carattere e di capriccio avuti con Petra potrebbero testimoniare il contrario.
L’allegria comunque o c’era sempre e ben manifesta o subito dietro l’angolo di strade brevi, dove le arrabbiature avevano solo il tempo di percorrere pochi metri. La conigliera stordiva meno dell’anno prima, vuoi per maggiore attenzione alla propria igiene e presentazione personale, vuoi per la temperatura decisamente più rigida. Solo Elena si comportava ancora da bambina, buon esempio per capire quanto certe cose bisogna gustarsele prima che scompaiano inesorabilmente. E lei giocava più che altro con le gemelle Mona e Cleo che d’altro canto la vedevano come una dea che finalmente prestava loro attenzione. Anche Falk cercava di essere della compagnia, ma un certo suo modo di fare da “so tutto io” e qualche oggettivo anno in più non giovavano al suo pieno inserimento nella banda italo-tedesca.
Punta dei Banditi, via per Elena piccola, 10.04.2004
La mattina del 10 aprile riesco a trascinare Guya, Elena ed Alessandra alla base della Rocca dei Banditi: quanto a Petra, non ne aveva voluto sentir parlare e aveva optato per una bella gita a cavallo, ottima scusa per stare un po’ assieme al semidio tedesco. Il caldo era abbastanza forte, riuscii comunque a portare Elena sulla cresta SSW, che presupponevo abbastanza facile e adatta a lei. Osservati dalle altre due, sdraiate sotto un grosso leccio, Elena ed io salimmo tutta la cresta, la via per Elena piccola, che specialmente nel primo tratto si rivelò abbastanza impegnativa. Il momento più bello fu l’arrivo in cima, tra le tonde vasche di granito liscio che io ben conoscevo. Ero felice mentre la piccola, raggiante, parlava al cellulare con Alessandra e Guya che la riempivano di complimenti.
Elena su via per Elena piccola, 10.04.2004
Elena in vetta alla Punta dei Banditi, 10.04.2004
L’arrivo di Marco Marrosu coincise con quello di Marco Milani e di Luisa: mentre questi alloggiavano nella casetta superiore, Marrosu soggiornava nella nostra, come ormai d’abitudine tra divano, bagno e cucina. Fu lì che si guadagnò il nomignolo di Re del Pelo, per via di qualche pelo che lasciava sul pavimento della doccia dopo averci liberamente sguazzato. Per il resto si faceva voler bene, anche sfruttando le sue capacità di pescatore e di cuoco. Una sera ci ammannì tanto di quel pesce da non saper più come mangiarlo: anche i formaggi ed altre leccornie portate da Sassari ebbero grande successo. Uno solo di questi non ebbe entusiastica accoglienza, mi riferisco ad un plateau di lumache secche decisamente di gusto dubbio.
La necessità di una maggiore pulizia era evidente e fu tramandata alla memoria in concomitanza del fatto che nelle case teutoniche non si trova mai quell’invece per noi prezioso e insostituibile sanitario. Il bidet stava diventando un mito e un giorno Alessandra e Petra perfezionarono una canzoncina, sull’aria di Solo Ieri, una canzone di Eros Ramazzotti che andava forte in quel momento.
Solo ieri c’era lui
Nella vita mia
Solo ieri c’era un bel bidet a casa mia
Perché mai
Lo troverò e m’innamorerò
Di un altro lo so
Guarderò il futuro però
Se lo troverò non lo so
Ma il cesso ce l’ho
E la carta igienica no
(ritornello)
No che non può, non può finir così
A casa mia lo troverò
E m’innamorerò
No che non può mancare il mio bidet
La vita mia cambierà
Se lei lo metterà
Adesso lo so…
La cantavano a squarciagola anche in presenza di Milo cercando di metterlo a disagio, peraltro senza riuscirci. Guya e io ridevamo senza ritegno.
Tutto il gruppo al gran completo tentò una gita alla Punta Maggiore, la vetta più alta del Monte Nieddu: la giornata era tristemente nebbiosa, la camminata abbastanza lunga e monotona e alla fine in vetta ci arrivammo solo Marrosu ed io, senza alcuna soddisfazione panoramica. Tra una pioggerella sì e una no il 12 scoprii con passeggiata solitaria a forte andatura un sentierino che saliva a Punta Russu e presumibilmente si spingeva fino alla Punta lu Casteddacciu. Tra un rovescio e l’altro Marrosu e io riuscimmo a firmare il 13 aprile Piove sul Bagnato, una bella via sulla parete SW della Punta Muzzone a sinistra della via della Checca. Milani aveva preferito andare a giocare al subacqueo con le bombole e la muta.
Sperone della Nave, via del Piacere, 22.04.2003
E il giorno dopo col mio fedele compagno andammo alla Rocca Manna, una struttura da lui scoperta mesi prima con altri amici: un posto abbastanza lontano cui si accede da San Teodoro ma che in linea d’aria non è poi così distante dal nostro solito luogo operativo. Semplicemente è sul versante mare della Punta Maggiore e del Casteddacciu. Dopo una selvaggia lotta con una macchia mediterranea particolarmente florida e alquanto scoraggiante, direi repulsiva, riuscimmo a guadagnare la base di un evidente sperone che conduceva diritto sparato a una delle vette della Rocca Manna. Le difficoltà non erano forti, la via proprio bella, ci sembrava di avere la Sardegna sotto i Piedi.
Da sin, Rocca Manna 414 m, Quota 426 m, Monte di l’Incudina 495 m. Sulla prima, sulla serie di placconate sovrapposte, è Sardegna sotto i piedi (14.04.2004); sulla seconda, sul pilastro nord-ovest, sono stati tracciati Dati alla Macchia (4.07.2005) e Ombre nella Mente (13.07.2006)
Il 15 fu la volta di ciò che avevamo dovuto rimandare per tutto il soggiorno: il tentativo di via diretta alla parete della Rocca dei Banditi, esterna, senza passare nel grande buco.
Sarebbe stata una piccola grossa impresa… ma non ce la facemmo. E ci erano voluti tre anni di coccole per decidersi. Con noi era anche Marco Milani.
Per due lunghezze di difficoltà non eccessiva conduco la cordata, poi passa avanti Marrosu: è chiaro che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.
Si andò avanti per altre tre lunghezze, una più bella dell’altra, fino ad arrivare a un tafone a breve distanza dalla vetta.
Marrosu, appeso su una staffa attaccata a una clessidra tagliente e tagliabile, provò a proseguire ma non se la sentì. Provò anche a fare un lancio di corda, ma i suoi sforzi si potevano definire inani. Si sentiva svuotato e inaridito. Ma la sua fiducia nella sua etica personale non crollava.
Marco Marrosu, tentativo a Fiato Sospeso, mentre lancia la corda stile Bonatti sul Dru, 15.04.2004
Alessandro Gogna, tentativo a Fiato Sospeso, si appresta a infiggere nella roccia il piantaspit, 15.04.2004
Allora provai io, fornito di perforatore manuale (di proprietà di Milani). Io che avevo piantato solo pochi spit in vita mia, molti anni prima e con molta vergogna. Non avevo la più pallida idea di come si faceva, pertanto mi telecomandavano dal basso. Tutto procedeva bene fino al momento di estrarre il percussore: questo rimase ostinatamente inamovibile. Cercai in tutti i modi, con le buone e con le cattive, ma ogni mio movimento inconsulto risicava sempre di più l’esigua clessidra su cui ero.
Allora misi una staffa sul piantaspit e proseguii in libera, colto da sacro furore. Sotto sentivo che si stavano cagando addosso, come del resto sarebbe accaduto anche a me dopo poco. Pochi metri sopra una placca non invincibile ma bella dura mi consigliò di tornare indietro. Uno spuntone arrotondato e infido mi permise di scendere al piantaspit. E da lì con cautela alla sosta.
Il pianta spit rimase là affondato nel cuore della roccia, la via era ancora da finire. Ed erano appena cominciate le meditazioni sulla liceità di quanto avevo appena fatto…
Il 17 ancora tra i rovesci con Luisa tornai sulla Punta Juanne Russu e da lì ci spingemmo alla Sella 545 m e sulle rocce occidentali della Quota 634 m, per scoprire che lassù c’era una capanna dei pastori abbandonata.
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