Struttura commerciale temporanea e reversibile
di redazione, Gian Luca Diamanti e Renzo Piano
Lettura: spessore-weight****, impegno-effort***, disimpegno-entertainment*
I Piani di Castelluccio di Norcia sono senza ombra di dubbio una delle meraviglie italiane. La loro fioritura costituisce uno spettacolo senza uguali. L’altopiano, che ricade nel territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, è dato dal fondo di un antico lago appenninico, ora prosciugatosi e noto per i suoi fenomeni carsici.
La frazione di Castelluccio, come peraltro i vicini comuni di Norcia (PG) e Castelsantangelo sul Nera (PG) sono stati colpiti dai tremendi eventi sismici del 2016 e tuttora sono in piena emergenza sismica.
Invece di dare la precedenza alla ricostruzione di borghi medioevali che il mondo intero ci invidia, si è preferito dare il via libera a un progetto commerciale che, nonostante le precauzioni prese, inciderà in modo sensibile sul bene più prezioso, cioè i Piani di Castelluccio stessi.
Già ci eravamo occupati del pericolo posteggi selvaggi (6 settembre 2015, https://gognablog.sherpa-gate.com/i-piani-di-castelluccio-di-norcia/) ed ecco che una ben più grave minaccia si affaccia all’orizzonte.
Nell’area del parco Nazionale dei Monti Sibillini, ricadente nelle Regioni di Umbria e Marche, in nome della ricostruzione e in forza delle “deroghe” di legge, si stanno compiendo misfatti ambientali che ipotecano definitivamente il futuro di queste terre ed il loro ambiente naturale.
Gli abitanti stremati da 9-11 mesi di scosse e di assenza di casa e certezze – variamente dislocati ancora in grandissimo numero negli alberghi, pochi e rari nelle SAE e molti in “sistemazione autonoma” presso amici e parenti, o avendo dato fondo alle poche risorse rimaste in un piccolo prefabbricato o una roulotte – sono costretti ad accettare qualsiasi soluzione venga loro proposta, senza alternative e scoraggiando il dissenso.
Castelluccio non è che il simbolo e l’emblema di questa situazione, ma proprio lì si compirà l’attacco più duro a un ambiente naturale e antropico unico al mondo.
Come dice Desia Vetoli su facebook “Perché con quei soldi non rimettono in sesto i paesi!? La gente cerca cose belle, centri storici da guardare e gustare con tutti i sensi, non centri commerciali che omologano tutto con dubbie gestioni di multinazionali. Ma bastaaaaa!!!”.
Presentazione stampa del 20 luglio 2017. Foto: Agenzia Umbria Notizie
Il progetto
Il progetto, firmato dall’architetto Francesco Cellini, docente di Progettazione Architettonica nella facoltà di Architettura di Roma Tre, parla di una struttura temporanea e reversibile che ospiterà le attività commerciali e di ristorazione a Castelluccio di Norcia.
Nella presentazione alla stampa del 20 luglio 2017 il progetto è stato illustrato da Paolo Verducci, del Dipartimento di ingegneria dell’Università di Perugia, che ha collaborato con Cellini: “Sia l’organizzazione planivolumetrica che l’impostazione tipo morfologica, oltre ai materiali utilizzati (prato per i tetti e materiali a basso impatto ambientale per tutte le opere di sistemazione e strutture portanti), sono state organizzate in una logica di rinaturalizzazione del sito e di miglioramento paesaggistico dei prospetti rivolti verso Pian Grande… Oltre alla ricerca sui materiali, l’impatto visivo dei prospetti è stato contenuto attraverso un attento lavoro in sezione, incassando i due corpi di fabbrica per adeguarli alle linee del terreno. Il progetto si propone anche una notevole riduzione delle emissioni C02 attraverso l’ottimale utilizzo dell’energia da fonte solare, la riduzione dell’impatto dei venti, l’utilizzo di materiali ad alto isolamento termico”.
La struttura, ha spiegato l’Assessore regionale umbro all’Economia, Fabio Paparelli, ospiterà “le attività economiche che fino a ieri erano ospitate in edifici oggi inagibili”. Sarà realizzata in una cava dismessa, “sito compromesso da un punto di vista ambientale e che ora verrà bonificato” utilizzando legno, canapa e acciaio. Anche se temporanea, sarà conforme a tutte le norme di legge.
“Nessuno – ha assicurato l’Assessore – ha mai lontanamente pensato di realizzare un centro commerciale addirittura nella piana di Castelluccio e le informazioni circolate in tal senso sono assolutamente false e prive di ogni fondamento… Al momento, è stata conclusa la fase progettuale ed entro la metà di agosto sarà conclusa la fase di gara per l’affidamento dei lavori”.
Al progetto hanno partecipato la regione Umbria, il Ministero delle politiche agricole e la Nestlé, che ha promosso una raccolta fondi e sostenuto l’iniziativa. Importante anche la condivisione con l’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
“Il progetto – ha spiegato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini – ha coinvolto gli abitanti e gli operatori economici di Castelluccio, che hanno condiviso il programma di delocalizzazione delle attività economiche e produttive, in maniera unitaria e condivisa. Abbiamo così evitato che in questo stupendo luogo ciascuno, legittimamente, procedesse autonomamente – come la legge pure consente – dando vita a iniziative urbanistiche poco consone con la specificità di Castelluccio“.
I Piani di Castelluccio in piena fioritura
L’opposizione
La responsabile di Mountain Wilderness Umbria, Maria Cristina Garofalo, ha scritto un accorato resoconto del successivo incontro del 28 luglio 2017 (a Castelluccio, nella tensostruttura della Protezione Civile) che decisamente contrasta con la primitiva versione ufficiale più sopra da noi riportata:
“I soci presenti possono confermare il clima di intimidazione, arroganza e prepotenza politica e verbale che ha caratterizzato l’incontro […]
Il comportamento più discutibile è stato senza alcun dubbio quello del Presidente del parco dei Sibillini, che non solo ha tessuto le lodi del progetto deltaplano, ma ha invocato a viva voce la realizzazione immediata del PAMS (Piano di Azione della Mobilità Sostenibile) che segnerà la definitiva cementificazione e trasformazione in parcheggio della Piana di Castelluccio…
Il Vice Presidente (e assessore all’ambiente della Regione), è partito con toni blandi e concilianti […] Il Sindaco di Norcia si è tenuto sullo stesso piano ventilando un “tavolo per la ricostruzione” cui saremmo invitati come associazioni ambientaliste, dal 30 settembre al 30 marzo…”.
La caduta di stile e lo smascheramento dell’imboscata si è evidenziata nell’intervento dell’arch. Cellini che ci ha definiti “ecologisti scemi”, sperticandosi in excusatio non petita delle scelte progettuali strettamente tecniche), insistendo sul concetto di transitorietà e modularità. Ma poi il Vice Presidente della Regione (su domanda diretta del Responsabile del WWF di Perugia sull’impegno allo smontaggio a fine emergenza), sostiene che si sta parlando da incompetenti e che la struttura non è della Regione ma dello Stato, della Protezione Civile, che deciderà se lasciarla lì, smontarla o rimontarla altrove!
Il fantasioso architetto Cellini che attacca a 360° i colleghi che in rete lo hanno criticato e opposto progetti diversi, dichiara che la scelta del luogo è avvenuta per dare la possibilità ai ristoranti di avere un affaccio sulla fiorita. In barba alle motivazioni proposte dai politici di “risanamento e riqualificazione della cava”.
Dall’unico intervento di un castellucciano oppositore è emerso che ogni e qualsiasi forma di dissenso viene immediatamente soffocata.. I piccoli coltivatori (che coltivano la lenticchia di Castelluccio) sono tenuti ai margini. Non ricevono sostegno adeguato.
Siamo in una situazione di “approssimazione fantasiosa”. Il mostro avrà anche un modulo di due piani, fogne, allaccio di luce e acqua (pare già presenti in loco). Il volume della struttura è di 1600 mc circa. La collinetta ospitante la cava da “bonificare” con la realizzazione dell’opera, all’ingresso del paese verrà “aggiustata” con scavi per ridurre pendenze e garantire “sicurezza ” alla strada che la circoscriverà.
I parcheggi saranno almeno 120 di cui una ventina per i camper (ma le risposte sono state sempre vaghe con numeri da giocare al lotto).
Da ciò che ha detto l’arch. Della Regione, ci saranno 4 ristoranti da 120 mq, 4 da 80, 4 da 50, 1 bar da 50. Più spazio per infopoint del Parco, per l’associazione deltaplanisti, spazio per proloco, banca e bancomat. Al secondo piano ancora ristoranti e un bar. Sbancamento definito “limitato”. Più ulteriore area per 3 caseifici.
Secondo quanto affermato dall’arch. progettista il progetto è definitivo.
All’incontro, è intervenuta la rappresentante regionale di LegaAmbiente, che ha mostrato (fin dove le è stato permesso dal clima da stadio e dagli insulti personali) la sua perplessità e contrarietà.
Il Sindaco non ha mancato di ricordare, invocando il PAMS, che a causa del tribunale degli Usi Civici, i parcheggi sono stai bloccati, ergo: il PAMS subito, così, cambiando le destinazioni d’uso (?) farà piazza pulita e cementificherà definitivamente la Piana.
Si apre di fatto la stagione della cementificazione e dell’urbanizzazione di Castelluccio e dei suoi piani, con la colpevole inerte adesione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Vanno smascherate tutte le manovre che ci sono dietro e che usano l’alibi dei “poveri terremotati” come facciata: un terremotato prima chiede la casa, poi un centro commerciale!!!!
Ad oggi non una maceria è stata rimossa, non una SAE istallata (la rimozione delle macerie è iniziata lunedì 31 luglio 2017, NdR). I moduli ristorativi potevano essere messi tranquillamente e in bell’ordine sulla pendice che guarda Pian Perduto e che oggi ospita, per l’appunto il tendone, nonché sulla piazzetta sovrastante, ma da lì gli 11 prescelti ristoratori non avrebbero avuto l’affaccio sulla fiorita. Questo è peggiore della mostruosa terrazza al Monte Bianco.
La situazione è dura e irreversibile. Senza la funzione strategica di tutela del Parco, tutto è più difficile. Dobbiamo scatenare una campagna stampa, mediatica, senza precedenti!!! Altro non possiamo fare. Purtroppo.
Rendering del “deltaplano”. Foto: Agenzia Umbria Notizie
Altra testimonianza la troviamo nel post di Monia Mariani (facebook, 29 luglio 2017, ore 9.06)
“Ieri ho partecipato insieme ad altri amici alla presentazione del progetto di Realizzazione di strutture temporanee per la delocalizzazione delle attività ristorative di Castelluccio di Norcia.
I tecnici hanno presentato il progetto: una struttura temporanea posta quasi alle pendici della collina di Castelluccio, con una gran bella vista sul Pian Grande.
il NON centro commerciale (sennò l’assessore si incazza!) darà spazio a 11 ristoranti, un paio di bar, 3 caseifici e un paio di strutture di servizio per le associazioni e la Scuola di Volo, e poco sotto verranno ospitati i 3 caseifici già presenti alla data del terremoto.
Ma ieri, più di tutto, sono rimasta profondamene colpita dalla prepotenza, dall’arroganza e dalla volgarità.
Volgare è il progetto: stanno trattando i tanto amati Monti azzurri come se fossero il quartiere periferico di una grande città.
ci sono alternative per la delocalizzazione degli operatori economici, si devono approfondire e valutare. Il Genius loci va rispettato!
Prepotenti sono stati alcuni presenti che – sotto la bandiera “te non sei di Castelluccio quindi devi sta zitto” (precisazione: nonostante ora siano tutti di Castelluccio, i residenti in pianta stabile prima del terremoto, erano 11), hanno minacciato e urlato improperi contro alcuni dei presenti che hanno parlato.
Prepotenza e maleducazione che forse, in qualche modo, può essere da me compresa (non giustificata), se si pensa al dolore di queste genti, che da mesi sono fuori da casa. Ed hanno accettato, in preda alla disperazione, la prima e unica soluzione proposta dalle istituzioni a 9 mesi dal terremoto. Ovviamente il tutto senza aver fatto neanche un cenno alla collocazione di unità abitative temporanee per chi ne avesse bisogno. E ce n’è di bisogno, ma non se ne può parlare perché non è argomento della presentazione di oggi.
E questi signori inveiscono NON contro chi non ha mosso una maceria dopo quasi un anno e ora vuol spendere oltre due milioni di euro per collocare tre grosse strutture con vista sul pian grande, ma contro chi rivendica che le cose vengano fatte bene e può collaborare per proporre soluzioni alternative, magari che prevedano la collocazione delle strutture temporanee in zone già urbanizzate.
È vero, questi signori hanno perso tutto. E a quanto pare, alcuni di loro, hanno perso pure la dignità delle genti di montagna, perché stanno svendendo la propria terra.
Rendering del “deltaplano”. Foto: Agenzia Umbria Notizie
L’arroganza e la maleducazione che non giustifico né perdono, invece, è quella degli amministratori della cosa pubblica. Ho assistito oggi ad uno squallido spettacolo, dove un assessore urlava contro una cittadina che, in modo legittimo ed educato, poneva domande. Alla faccia della democrazia e della buona educazione. Almeno si scusi.
E ora, dopo questo lungo pomeriggio, me ne ritorno a casa. Tante volte ho percorso questa strada al rientro dalle mie avventure su queste montagne e sempre l’ho fatto rincuorata e felice. Oggi, invece per la prima volta, lo faccio pervasa dal senso di vuoto e dalla tristezza di chi ha avuto un sogno infranto”.
Per un più contenuto (ma non necessariamente più veritiero) resoconto di quest’incontro, vedi anche:
http://www.umbriaon.it/castelluccio-di-norcia-si-riparte-da-qui/
Scheda sintetica ”deltaplano” di Castelluccio di Norcia
Struttura definita “per la delocalizzazione delle attività produttive”, temporanea fino a ricostruzione avvenuta (almeno 15-20 anni dato che a 9 mesi dal sisma del 30 ottobre nulla è stato ricostruito, ne sono state disposte le SAE per gli abitanti e i produttori; ne sono state rimosse le macerie e iniziate le demolizioni).
La Regione dell’Umbria affermando che la struttura è di proprietà dello Stato (Protezione Civile), non offre alcuna garanzia sulla sua rimozione. Sarà la stessa Protezione Civile a fine periodo a decidere se lasciarla lì, spostarla, smontarla e trasferirla altrove. Non è dunque previsto l’accantonamento di fondi per lo smontaggio e la rimozione della stessa.
La struttura (ribattezzata dalla stampa locale “deltaplano”, ha una superficie edificata di circa 1500 mq, a ridosso del Pian Grande di Castelluccio di Norcia, a 250 mt di distanza dallo stesso. Sarà ben visibile dal Vettore, dalle Creste del Redentore, dall’intero Piano e dal valico di Scentinelle (strada che collega Norcia a Castelluccio, oggi unica aperta al traffico privato per salire a Castelluccio).
La posizione panoramica è stata ‘giustificata’ dall’arch. progettista Cellini,( in sede pubblica nell’incontro del 28 luglio a Castelluccio), per permettere ai ristoranti di avere un affaccio sulla Fiorita.
Il luogo in cui dovrà sorgere è una vecchia cava da bonificare a ridosso del paese. Della stessa non risulta fatta alcuna microzonizzazione a seguito del recente periodo sismogenetico
E’ stata scelta per agglomerare le “attività produttive” (4 ristoranti da 120 mq ciascuno, 4 da 80 mq cadauno, 3 da 50+ 1 bar da 50 mq, + sede scuola volo, + pro loco + banca e bancomat, +infopoint Parco Nazionale Monti Sibillini) per un totale di 11.
Non è stata presa in considerazione alcuna soluzione alternativa di ricollocare le stesse in strutture lignee nella piazza e nelle aree prospicienti il paese, in quanto ancora ingombre di macerie.
Ai 1500 mq vanno aggiunti altri 400 (sempre coperti) all’imbocco del paese per attività commerciali di vario genere e non meglio identificate (pare che dopo il sisma, le attività cosiddette produttive e di ristorazione di Castelluccio siano lievitate…NdR). Vanno poi aggiunte altre 3 strutture per caseifici proprio sotto il “deltaplano” sul vero e proprio terreno della cava. + un parcheggio (in area non ancora acquisita) da almeno 120 fosti fra auto e camper, lungo la strada che porta al paese. I terreni acquisiti quotano 6500mq.
Gli abitanti (una parte) si è dichiarata d’accordo essendo stata privata della possibilità di scelta (è stato l’unico progetto presentato), e stremata da oltre 9 mesi di attesa sul proprio futuro abitativo e lavorativo, in cui non è successo nulla. Dal censimento del 2016 Castelluccio risulta avere 120 abitanti, ma i residenti stanziali per tutto l’arco dell’anno sono 11 ( famiglie).
L’importo complessivo del progetto è pari a 2,5 milioni di €. La partecipazione di Nestlè è pari al 5-10%
La struttura ovviamente, necessità di sistema fognario e allacci di luce ed acqua, nonché di una viabilità nuova e specifica che prevede ulteriori modificazioni e sbancamenti del profilo della pendice-cava.
Il “Deltaplano” ha un’ala costituita da due piani in cui troveranno posto “altri” ristoranti e bar non meglio identificati. Dai conti fatti delle stesse attività produttive ante terremoto, siamo almeno al raddoppio, se non di più…
Il parere di Ines Millesimi
“Temporaneo e reversibile ci sta bene, ma che questo ecomostro dai costi esorbitanti a forma di deltaplano scempi la piana fiorita (i parcheggi qui furbamente non compaiono) per un centro commerciale a Castelluccio di Norcia è un ignobile abuso. Si approfitta del sisma, delle opportunità della ricostruzione e dei soldi che sono stati accantonati per far fronte alle esigenze lavorative degli abitanti? Del fare presto e comunque fare qualcosa perché non succede niente di tutte le promesse fatte? L’anno scorso scrissi al sindaco di Norcia in merito all’insensato e impattante megaparcheggio sollevando un pandemonio… Per fortuna di quel progetto, in cui si usavano a sproposito e in modo strumentale i termini di rito “sostenibilità”, “ecocompatibile”, “sviluppo economico”, non se ne fece niente e il sindaco mi rispose privatamente giustificandosi in ogni modo. Ora è tempo di tornare a protestare. E lo faremo con PIÙ convinzioni di prima… perché questo progetto piace solo ai progettisti!
Parlano qui di cava dismessa ma non danno la georeferenziazione, né si guardano bene di scrivere quanti soldi costa. La multinazionale Nestlé sappiamo bene dove para… Anche se è giusto affrontare il tema degli spacci di prodotti tipici a Castelluccio. Badate bene: spacci, non negozi. Quelli stanno nei paesi circostanti e a Norcia. Vengono a Castelluccio da tutto il mondo, per ammirare e rigenerarsi grazie al suo isolamento che è il VALORE di Castelluccio e della sua PIANA. Così sarà un altro non luogo.
Questo esempio visionario di un territorio deve uscire all’attenzione nazionale per essere additato come errore da NON commettere in nome dello sviluppo.
Parlano di un costo 2.5 milioni di euro. Mentre la Nestlé, multinazionale nota per le sue politiche noncuranti dei lavoratori, licenzia dalla Perugina oltre 350 dipendenti. Giusto per capire qualche dato”.
Rendering del “deltaplano”. Foto: Agenzia Umbria Notizie
Il parere di Carlo Alberto Pinelli
“… quello che sta accadendo è assolutamente intollerabile. E’ necessaria una mobilitazione nazionale guidata da chi non teme di mettere in pratica iniziative provocatorie eclatanti. Il caso Castelluccio non è isolato ma si iscrive in un generale progetto di bassa politica superficialmente spalmata di populismo che un passo dopo l’altro e approfittando di qualsiasi occasione favorevole sta smantellando i pilastri del civile rapporto tra esseri umani e patrimonio naturale/culturale, sancito inutilmente anche dalla Costituzione. Mountain Wilderness Italia se la sente di concentrare tutte le sue energie in questa direzione? Cosa ne pensa Carlo Alberto Graziani, consigliere dell’associazione e ex presidente del Parco? Bisognerebbe istituire in tempi brevi una task force interassociativa per studiare e proporre strategie efficaci, in grado di bucare il muro di gomma dei media. La strada è in salita, lo so: ma siamo o non siamo alpinisti che le salite le hanno nel sangue?”.
Rendering del “deltaplano”. Foto: Agenzia Umbria Notizie
Il futuro di Castelluccio: progetti, veleni ed archetipi
di Gian Luca Diamanti, 29 luglio 2017
Un po’ c’era da aspettarselo. Un po’ è naturale. Che dopo la tragedia del terremoto, dopo la solidarietà immediata, sarebbero arrivate polemiche e divisioni. Ma quelle sulla nuova area commerciale di Castelluccio (il cosiddetto “deltaplano”), fanno stringere il cuore, davvero.
Vedere litigare gente che ama i Sibillini in diversi modi, che ci vive, che ci passa i momenti più intensi della propria esistenza, oppure che “ci campa”, cioè ci lavora, mette tristezza. Vedere i politici che non riescono a fare il loro lavoro, ovvero mediare i diversi punti di vista, fa rabbia.
Perché il problema a Castelluccio è, o almeno dovrebbe essere, culturale prima ancora che economico.
E’ chiaro che gli imprenditori di Castelluccio vogliono tornare a lavorare quanto prima, ed è giusto, dopo tutto quello che hanno subito e stanno subendo.
E’ altrettanto chiaro che Castelluccio non appartiene solo a loro e che bisognerebbe avere una visione lunga.
Bisognerebbe cioè discutere fin d’ora su quale tipo di sviluppo debba avere quest’area delicatissima. Nell’interesse di tutti. Di questa e delle future generazioni. Quantità o qualità?
Ma prima ancora occorre riflettere su cosa ha reso magica questa terra, quale sia il segreto della sua bellezza, quali i suoi archetipi che più o meno inconsciamente tutti i visitatori e gli abitanti percepiscono e dai quali si sentono attratti come dalle fate della Sibilla, quando arrivano lì.
Tra questi archetipi c’è sicuramente quello dell’armonia dell’uomo con la natura, il paradiso perduto: la costruzione di un paesaggio che rappresenta nel migliore dei modi l’alleanza stretta tra l’uomo e il luogo che abita. Un’alleanza sancita dalla scelta dei materiali con i quali costruire, delle pietre, del legno, dei colori, dei sapori, ma anche dei modi di stare insieme e della maniera d’ospitare.
Tutte cose queste che, francamente, poco si ritrovano nel progetto presentato dalla Regione Umbria in accordo con il Comune di Norcia e con gli imprenditori/residenti. Un progetto razionale, senza dubbio, ma proprio per questo freddo e culturalmente impattante. Perché sui piani di Castelluccio la gente, dal Guerino ai turisti di oggi, non è attirata dalla razionalità, quanto dai sogni (dagli archetipi) e dalla bellezza assoluta.
Sarà provvisorio, si preoccupa di precisare, il progettista. Ma della permanenza della provvisorietà dei post-sisma italiani abbiamo purtroppo diverse esperienze.
E allora prima di spendere questi due milioni e passa di euro per il “deltaplano”, i suoi ristoranti in serie, i negozi, i parcheggi e quant’altro, non sarebbe forse il caso di ascoltare oltre agli ingegneri anche gli antropologi e gli storici, oltre agli imprenditori, le associazioni ambientaliste, il CAI, che amano quelle montagne quantomeno come i residenti?
Si è aspettato tanto perfino per rimuovere le macerie. Qualche altro approfondimento non ritarderà il progetto dell’area commerciale, che magari però potrebbe nascere in un modo diverso, essere un modello anche per le altre zone del sisma, con altre basi, non solo di cemento, in accordo con il genius loci che non ha tremato neppure per il terremoto e che non ha alcuna intenzione di abbandonare questa terra, a meno di non esserne scacciato a forza.
Tante belle parole forse buttate al vento. Evidentemente sugli amministratori ha fatto ben poca presa lo scritto illuminato di Renzo Piano, pubblicato sul Sole 24 Ore del 2 ottobre 2016:
La terra trema, ecco il mio progetto
di Renzo Piano
Dobbiamo difenderci dal terremoto: ecco il mio progetto generazionale. C’è un intruso da allontanare una volta per tutte, una parola insidiosa che ricompare ogni volta che in Italia si verifica un terremoto. Parlo del fantasma sempre evocato della fatalità. Di fatale c’è solo che i terremoti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Purtroppo. La terra trema. E la natura non è né buona né cattiva. È semplicemente, e brutalmente, indifferente alle nostre sofferenze. Non se ne cura. Ma noi abbiamo una grande forza, una forza che la stessa natura ci ha dato in dono: l’intelligenza.
Parlare di fatalità è fare un torto all’intelletto umano. La storia insegna: ci siamo sempre difesi, con porti, dighe, argini, case e con la medicina. Tocca a noi, al senso di responsabilità, investire la giusta energia nella messa in sicurezza delle nostre case. Che poi siamo noi stessi, perché se cerchi l’uomo trovi sempre una casa. La casa è il luogo della fiducia, il rifugio dalle paure e dalle insicurezze. Molto di più che un semplice riparo dal freddo e dalla pioggia.
Non possiamo più allargare le braccia invocando l’ineluttabilità del destino. Questo comportamento è un insulto alla natura stessa: quella dell’uomo. Che, per l’appunto, è homo sapiens.
Come disse Sandro Pertini, dopo il terremoto in Irpinia: il miglior modo di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi. Aveva ragione, quindi difendiamoci. Non possiamo tollerare che crollino interi paesi e centinaia di persone restino sepolte sotto le macerie. Il terremoto è un mostro, ma possediamo le tecniche e le conoscenze per proteggerci. Deve entrare in modo permanente nelle nostre coscienze ancora prima che nelle leggi, parlo del dovere di rendere antisismici gli edifici in cui viviamo, così come è obbligatorio per un’automobile avere i freni che funzionano. Nessuno si metterebbe in viaggio con una macchina che non frena, invece tantissime famiglie vivono incoscientemente in zone sismiche (lungo tutta la dorsale degli Appennini, la spina dorsale dell’Italia da Nord a Sud) in case insicure. C’è qualcosa che non torna.
Cosa fare? Rendiamo sicuro un patrimonio insicuro che sono le nostre case. Non mi riferisco alla ricostruzione di Amatrice e di Accumuli che si farà e va fatta presto. Credo si debba guardare lontano. Penso a un progetto di lungo respiro, a un piano generazionale che duri cinquant’anni. Bisogna intervenire con sgravi e incentivi nei passaggi generazionali, quando passa in eredità la casa dei nonni e la nuova generazione è più interessata a ristrutturarla. E in quel momento bisogna pensare alla sicurezza dell’edificio.
Per far partire questo grande cantiere si comincia applicando la scienza della diagnosi, che è precisa, oggettiva, per l’appunto scientifica. Come un bravo medico fa la diagnosi prima di prescrivere una cura o consigliare un’operazione, la diagnosi consente anche nelle case d’intervenire solo dove è necessario. Più la diagnosi è puntuale e meno l’intervento è invasivo e costoso, oggi abbiamo tutti gli strumenti per farlo. Ci sono apparecchiature sofisticatissime e strumentazioni d’avanguardia che produciamo in Italia, e d’altronde esportiamo negli altri continenti. Non siamo un Paese del terzo mondo, anche se spesso facciamo di tutto per sembrarlo. Con un approccio diagnostico si esce dal campo delle opinioni e si entra in quello delle certezze scientifiche. Ci vuole un cambiamento culturale che abbandoni l’oscurantismo dell’opinione, del “secondo me si fa così”, per abbracciare il mondo contemporaneo. Con la termografia possiamo determinare lo stato di salute di un muro senza neppure bucarlo, proprio come un corpo vivente.
L’arte del conoscere e del sapere consente la massima efficacia senza accanirsi sugli abitanti, senza doverli allontanare durante il cantiere. Non si deve sradicare la gente da dove ha vissuto, è un atto crudele. C’è un legame indissolubile tra le pietre e le persone che le abitano. La casa è una protezione fisica e mentale, è il luogo del silenzio, tutti, proprio tutti, passiamo la vita a tornare a casa.
Per questo parlo di cantieri leggeri che permettano i lavori senza dover mandare via le famiglie. Certo i tempi del cantiere leggero sono più lunghi, questa è un’operazione sottile che implica pazienza, determinazione e continuità.
Non solo la popolazione deve restare negli edifici ma bisogna farla partecipare attivamente alle operazioni. Penso alla figura dell’architetto condotto, una sorta di medico che si preoccupa di curare non le persone malate ma gli edifici malandati e a rischio di crollo in caso di sisma. Essere architetto condotto insegna una cosa importantissima: l’arte di ascoltare e di trovare la soluzione. Per questo occorrono diagnostica e microchirugia e non la ruspa o il piccone. L’idea è quello di ricucire senza demolire, la leggerezza come dimensione tecnica e nel contempo umana.
Trent’anni fa a Otranto con Gianfranco Dioguardi abbiamo già lavorato a qualcosa di molto simile: il Laboratorio di quartiere, un progetto patrocinato dall’Unesco per rammendare il centro storico. Oggi la tecnica permette diagnosi molto più precise, ma la filosofia resta sempre la stessa: la casa è dove si trova il cuore, scriveva già duemila anni fa Plinio il Vecchio.
Dovete credermi. Quello che voglio fare per rendere più sicure le case degli italiani non è teoria, mi hanno nominato senatore a vita perché sono un architetto, un costruttore di città. Sono pratico. Con il mio gruppo di lavoro al Senato, G124 che già si occupa delle periferie, proponiamo di fare dieci prototipi che coprano tutte le tipologie costruttive, vecchie e recenti, dieci abitazioni che abbiano la funzione di modello per i futuri interventi. Case in pietra, in laterizio e in calcestruzzo, costruite prima o dopo la guerra. Si può fare, credetemi, e bisogna farlo.
Il nostro è un Paese bellissimo ma fragile. La nostra bellezza è un valore profondo al quale troppi di noi si sono assuefatti e non la colgono più. In Italia la bellezza è così straordinariamente diffusa che è diventata assuefazione, la gente la vive con distrazione, senza accorgersene.
Ma il mondo ci guarda come eredi scriteriati e ha ragione perché la fenomenale bellezza dell’Italia storica non appartiene solo a noi, è un patrimonio dell’umanità. Siamo eredi indegni perché non lo proteggiamo a dovere. Serve una svolta culturale, abbiamo il dovere di rendere meno fragile la bellezza dell’Italia ingentilita e antropizzata dai nostri antenati. Un bene comune la cui responsabilità è collettiva.
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Per Alessandra Baldelli, è vero quello che scrivi: ho letto solo ora la lettera di MOUNTAIN WILDERNESS tra i commenti…è pazzesco… non sapevo se piangere o se scompisciarmi dalle risate! Nell’articolo MW attacca duramente anche il parco dei Sibillini mentre nella lettera lo difende e chiede che abbia più voce in capitolo… Altro che coerenza, piuttosto influenze lunari delle più umorali! Direi che non vanno presi troppo sul serio…
Cari signore e signori di MW… fate più bella figura a non occuparvi affatto dei Sibillini!
Soltanto la conoscenza e il risveglio delle coscienze possono liberarci dai politici incapaci, dediti ai propri interessi. Ma finchè ci saranno associazioni che continuano a fare interventi simili, le coscienze più che risvegliarsi si rintronano definitivamente…
Se poi ci mettiamo pure collegi di guide che sostengono un simile parco e partoriscono regolamenti alpinistici come il dd 384 — QUELLO AUTENTICO, PUBBLICATO ALL’ALBO PRETORIO… il risveglio potrebbe durare anche mille anni…
Per chi non lo sapesse, il documento ufficiale del dd 384, partorito dal parco dei Sibillini e dal collegio delle guide dei marchigiani, sembrerebbe essere stato SOSTITUITO con uno POSTICCIO da qualcuno che, a seguito dei chiarimenti richiesti dal sottoscritto ai vari MINISTERI per i contenuti ANTICOSTITUZIONALI, DISCRIMINATORI E ANTIDEMOCRATICI oltre che assurdi del documento stesso, abbia temuto qualche guaio con la legge….. come se bastasse sostituire un documento UFFICIALE e cambiarlo con un altro fasullo a seconda dell’ispirazione dell’ILLUMINATO di turno ,..
In zona gli ex forestali ora CARABINIERI sono al corrente di questo che sembrerebbe un illecito…. non so, terremoto a parte, se si possano continuare a tenere entrambi gli occhi chiusi o se, viceversa, si riesca a far rispettare la legge e a far pagare il conto ai responsabili, signori della casta…
Per Alberto: ma come farebbero i castellucciani a PRETENDERE? Sarebbe come pretendere che si chiudano le cave in Apuane! Lo si può pure “pretendere” ma quelli che hanno il potere se ne fregano, non so se mi spiego, per queste cose siamo nella più subdola delle dittature… Ho sentito in zona, con le mie orecchie, parole di violenza contro coloro che dirigono questo sistema e il clima è particolarmente teso, ma siccome sono pacifico mi auguro che non accada nulla di violento. Il problema è comunque serio. E riguarda non solo l’Italia. In altri ambienti ci si chiede come il 99% dei cittadini possano riprendersi il potere che gli spetta e mandare a casa quell’1% che detiene il controllo della ricchezza mondiale e del potere. Questa gente non agirà mai per gli interessi della cosa pubblica, neanche nel caso in cui i cittadini lo pretendessero.
Bisognerebbe condividere e diffondere IN TOTO le affermazioni del GENERALE dei CARABINIERI PAPPALARDO che, sintetizzando, afferma: siamo in uno stato abusivo, illegittimo e i cittadini dovrebbero riprendersi il potere, basterebbe applicare l’Art. 1 della Costituzione. E le pene previste per questa banda di illegittimi sarebbero pesantissime, fino all’ergastolo… Persona d’eccezione il GENERALE Pappalardo, ce ne fossero personaggi di questo livello tra le forze dell’ordine…
Ma se hai qualche idea concreta per poter cambiare le cose … batti colpo
E’ un mese che è stata spedita la lettera. Qualcuno in indirizzo ha risposto? Possibile che non c’è nessuno che ha capito questo messaggio? E il ministro GALLETTI, è d’accordo?
Applaudo al commento di Paolo Caruso, circostanziato, esaustivo e come sempre a 360 gradi. Siamo al paradosso più totale. A questo punto mi chiedo pure io a cosa serva il parco, che anziché puntare i piedi per ottenere che le attività rimangano a ridosso del borgo approva progetti come questo. Oltretutto, progetti che arrivano a ridosso del d.lgs. 401/2017 di giugno scorso, che di fatto svuota la Valutazione di Impatto Ambientale dei suoi contenuti preventivi, aprendo la strada ad abusivismo, ad ingerenze politiche nelle procedure tecniche, a molta meno partecipazione dei cittadini e associazioni alla consultazione pubblica.
Che l’incontro del 28 luglio sia stato portato avanti già in quest’ottica? Mah…
Per quel che mi riguarda, Castelluccio non sentirà la mia mancanza di certo, ora che ho deciso che andrò su altre cime e su altri massicci.
P.s.
Sarebbe il caso di modificare la mail che le associazioni hanno mandato a regione e compagnia bella, perché lì chiedono la partecipazione del parco, di fatto escluso. Ma nel post, in cui si riporta l’esito dell’incontro con le autorità, viene scritto chiaramente che il parco è molto coinvolto, al punto da sposare il progetto e zittire chi vi si oppone.
Giusto per un richiamo alla coerenza..
” i castellucciani evidentemente si sono tappati il naso e hanno accolto l’unico progetto concreto, anche se “sembrerebbe apparire” (uso il politichese in “onore” dei i signori del parco e dei politici…) demenziale”
Paolo capisco il tuo GIUSTO, accalorato quanto sofferto sfogo. Che cdimostra qunto ami questo territorio.
Ma la gente, i Castellucciano non si devono tapparsi il naso.
Devono invece PRETENDERE !!
Non sono loro i servi. SONO PADRONI del loro territorio! I servi sono le istituzioni e chi le rappresenta. Sono loro che devono fare e devono giustificare. Sono messi li apposta.
E’ l’ora che la gente lo capisca questo e non si tappi più il naso . Questi personaggi contano sulla rassegnazione della gente.
L’articolo sfiora solo lontanamente il cuore vero del problema: per quale motivo i castellucciani vogliono che un simile mostro di cemento deturpi, fisicamente e spiritualmente, il paesaggio unico al mondo ove vivono?
Chi non vive nel nostro territorio non può capire la gravità e la drammaticità del post terremoto, dovute all’immobilismo dello Stato e dei nostri così detti “governanti”: in poco meno di un anno non è stato fatto praticamente nulla! E peggio ancora, si è perfino impedito alle persone colpite di sistemare le cose da soli!!! Questa è l’atroce realtà!
A cosa è servita e a cosa serve l’immane presenza numerica di TUTTE le forze dell’ordine, militari inclusi? Per mesi ci è sembrato di essere in guerra, erano tanti, tantissimi, ovunque. Ma cosa hanno fatto? In queste terre si dice: “Se ogni uomo in divisa avesse spostato 1 solo sasso al giorno… oggi il territorio sarebbe libero dalle macerie”. I giapponesi sono in grado di scavare in pochi giorni una galleria di 10 km e gli italiani non riescono in un anno a liberare i 100 metri di strada interrotta prima di Visso (Gole del Nera)? E il breve tratto da Ussita a Casali? E’ mai possibile tenere chiusa la strada da Norcia a Castelluccio per 8 mesi? E di continuare a tenere chiusa l’importante arteria da Norcia verso Arquata? O vogliamo parlare della Vecchia Ferrovia Spoleto Norcia che nonostante i ripetuti finanziamenti stanziati era ancora parzialmente chiusa già prima del terremoto? Credevo che solo nei paesi sottosviluppati potessero accadere simili cose. Perché non è stato fatto lavorare il genio militare, a costi zero? In un paese civile ai governanti verrebbero poste queste domande e altre ancora ed essi dovrebbero fornire risposte precise e circostanziate. E in caso di errori pagherebbero in base alla legge. Ma queste sono le terre dei lavori infiniti, nel senso che non vengono mai finiti per avere la scusa di chiedere altri soldi pubblici. La sentieristica del parco dei Sibillini è un esempio eclatante in questo senso: prima del terremoto sono stati spesi, coinvolgendo imprese fuori territorio (chissà perché…), oltre 500.000 euro eppure le falle si sono rivelate subito enormi. E Mountain Wilderness? Le parole di Carlo Alberto Graziani sono belle: “La strada è in salita, lo so: ma siamo o non siamo alpinisti che le salite le hanno nel sangue?” Qualunque persona sana si dovrebbe opporre a un devastante progetto… ma… il vero problema è un altro: pare non esistano alternative tra questo tipo di progetti e l’immobilismo totale che noi abitanti del territorio abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Se così fosse, quale delle due soluzioni è la meno peggio? QUESTO E’ IL PUNTO e vorrei sapere quale persona saggia non tentennerebbe almeno un attimo a rispondere. Ma cerchiamo di capire perché sembra impossibile solo l’idea di concepire e realizzare qualche progetto sano e intelligente, che si collochi a mezza strada tra gli estremi assurdi dell’immobilismo assoluto da un lato e i centri commerciali sulla piana dall’altro.
Non so se i rappresentanti di MW siano o meno alpinisti. So solo che gli alpinisti come il sottoscritto, probabilmente unico caso al mondo di Guida Alpina sanzionata per avere esercitato il proprio lavoro sui pochi monti di casa (!), lottano contro il Parco dal 2009 per il DIRITTO e per la LIBERTA’ di poter frequentare da cittadini responsabili le montagne italiane di cui i M. Sibillini, se non mi sbaglio, sono parte, oltre al DIRITTO di poter esercitare il proprio LAVORO. Non entro nel merito delle azioni perpetrate e imposte unilateralmente da quello che sulla carta risulta essere un parco nazionale ma vi assicuro che ce n’é per tutti i gusti e in questo Blog si possono trovare molte delle informazioni del caso. Dopo anni il Consiglio dei Ministri ancora non si pronuncia sul ricorso da me presentato. Evidentemente è in difficoltà e questo la dice lunga sulla legittimità dell’operato dei signori gestori di questo parco: in pratica, il ministero è responsabile dell’operato del parco stesso e quindi non è facile uscire dall’impasse in cui si trovano. Anche perché è noto che un cittadino può bypassare il governo nazionale e rivolgersi, ad esempio, alla Corte dei Diritti di Strasburgo…
Ciò premesso, i signori di MW sono sempre stati GLI UNICI ALLEATI INTRANSIGENTI di questo parco ormai tanto tristemente noto, insieme al COLLEGIO delle guide dei MARCHIGIANI, contro ogni buon senso, perfino negando i diritti di base dei cittadini, così come le normative nazionali e internazionali: nelle comunicazioni scritte, che ho sempre disponibili, hanno perfino mistificato i diritti dei PORTATORI DI INTERESSE spacciandoli per interessi PERSONALI…. e tutto per sostenere ingiustamente il parco e cercare di difendere l’indifendibile. Ora vedo che in questo articolo la relatrice ha almeno IMPARATO che esiste il diritto alla PARTECIPAZIONE e alle scelte CONDIVISE, concetti espressi e richiesti da noi ALPINISTI reali e ignorati invece, fino ad ora, anche da MW, oltre che dal parco. I signori che amministrano la cosa pubblica, fino a ieri sostenuti appunto da MW, utilizzano da anni questa tattica che li porta a conseguire risultati esclusivamente di facciata: indicono la riunione pubblica, non danno spazio alle voci contrarie o le mettono a tacere, parlano solo loro con i relativi lacchè, ed ecco che si comincia a dichiarare di avere il consenso e, infine, il progetto diventa secondo loro condiviso. In realtà si tratta della forma più subdola e atroce di dittatura. Se i cittadini se ne rendessero conto, si libererebbero dei loro tiranni in un istante…
Anche i signori di MW hanno utilizzato la prepotenza e l’arroganza fino a ieri, contro i diritti degli italiani e di noi alpinisti: come possono pensare ora di non essere responsabili di ciò che accade oggi? Hanno sempre sostenuto i signori del parco contro le attività naturali e tradizionali per eccellenza nelle nostre montagne, senza mai pronunciarsi contro le scellerate scelte di chi avrebbe invece dovuto tutelare realmente il territorio e i cittadini… CHI SOSTIENE E DIFENDE IL MALE LO RAFFORZA. Questo è quello che hanno fatto fino a ieri. E adesso si lamentano? Sicuramente c’è un problema di coerenza. Poi direi che manca un poco di vita reale, senza le tutele dello stipendio garantito e del substrato borghese con inclinazioni verso un “radicalscicchismo lunatico e capriccioso”. Mi piacerebbe sapere cosa hanno fatto di preciso per il bene del territorio. A proposito dei parcheggi nella piana di Castelluccio: da come si pongono pare che neanche sapessero che il parcheggio selvaggio è sempre esistito a Castelluccio! Andava forse bene per i signori di MW quel tipo di parcheggio degli anni passati? E cosa ha fatto mai MW a questo proposito? A parte criticare il primo esperimento nato nel tentativo di migliorare le cose…. A Ferentillo sono stati “pappati” un PAIO DI MILIONCINI per segare uno sperone roccioso sul quale si arrampicava dagli anni ’90… secondo i soliti governanti, improvvisamente era diventato a rischio di crollo al punto che, sembrerebbe, non sia stata indetta neanche la gara d’appalto. Nonostante le cariche esplosive, lo sperone non si è mosso di 1 cm! Come è noto, lo sperone è stato a questo punto segato (!!!), per non sprecare l’imponente finanziamento ottenuto. Morale: ora lì hanno indetto il divieto di scalata perché a seguito dei lavori cascano sassi… La signora di MW Umbria, allora dov’era? Che non abbia mosso penna perché il “signori” di Ferentillo potrebbero forse essere della stessa specie degli alleati di MW?
Dovrebbero provare a vivere la vita vera della gente che lavora e abita nel territorio per capire, rinunciando ai privilegi dei cittadini di serie A, viziati e ignavi. Forse riuscirebbero allora a capire e a dare risposta ai quesiti esposti all’inizio di questo commento: dopo un anno di immobilismo vissuto e pagato sulla propria pelle, i castellucciani evidentemente si sono tappati il naso e hanno accolto l’unico progetto concreto, anche se “sembrerebbe apparire” (uso il politichese in “onore” dei i signori del parco e dei politici…) demenziale. MW è sempre stata a favore del parco, delle sue azioni e del potere in genere: si è schierata a favore dei divieti d’alpinismo nei Monti Sibillini, contro la libertà dei cittadini e contro il diritto al lavoro, come nel caso inerente la guida alpina. Ora dicono di essere contro la Nestlè, le costruzioni mostro e le scelte devastanti per il territorio che, tra l’altro, sono per lo più accettate dalle persone del posto…. Credo che sia opportuno guardarsi allo specchio, ci vuole una bella “schiarita” di idee…
Scusate mi sono dilungato ma la situazione è realmente grave e complessa…
Saluti a tutti i veri alpinisti
PS
E intanto il Lago di Pilato è asciutto (!) e il “parco” CONTINUA A VIETARE L’ACCESSO A PIEDI in diverse aree dei monti Sibillini…! cara MW…. E così nascono i centri commerciali nelle montagne: pare che qui l’unico scopo di vita sia mangiare… In questo territorio hanno fallito tutti, per primo un inutile e anacronistico Parco, ha fallito la Politica, ha fallito mountain wildernes insieme a tutti i cittadini più o meno ignavi.
Si CHIUDA IMMEDIATAMENTE questo parco e si utilizzino i soldi immensi per ad esso destinati per risanare il territorio ed evitare che altre persone si suicidino.
mi domando: ma come fa una persona che si dichiara ARCHITETTO a progettare e proporre un obrobrio del genere?
Cosa centra questa struttura con l’ambiente , lo stile naturale , architettonico, storico e tradizionale di Castelluccio ?
Cementificazione?
NO GRAZIE!
la miopia di certi amministratori non ha limiti nel voler distruggere per sempre l’anima di un territorio.
E’ l’ ANIMA che rende unico un territorio. Se la distruggiamo, la cancelliamo creando un luogo come tanti altri , che interesse ci sarà di voler andare a Castelluccio? Che ci vado a fare a Castelluccio? a vedere colate di cemento ?
Come si fa a non capirlo?
13 luglio 2017
– Alla Presidente della Regione dell’Umbria, Catiuscia Marini
regione.giunta@postacert.umbria.it, Fabio Paparelli
regione.giunta@postacert.umbria.it
– Al Vice Commissario per la ricostruzione, Antonio Bartolini
regione.giunta@postacert.umbria.it
e, p.c.
– Al Responsabile della Protezione Civile –Dirigente ad interim-, Alfiero Moretti
centroprotezionecivile.regione@postacert.umbria.it
– Al Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Oliviero Olivieri
parcosibillini@emarche.it
– Al Sindaco di Norcia, Nicola Alemanno
comune.norcia@postacert.umbria.it
– Alla Comunanza Agraria di Castelluccio di Norcia
– Alla Pro Loco di Castelluccio di Norcia
Oggetto: Appello per la ricostruzione di Castelluccio di Norcia
Castelluccio di Norcia, per il suo paesaggio, la sua storia, l’incanto che desta in ogni visitatore, è simbolo identificativo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e dell’Appennino tutto, sintetizzando e rappresentando la bellezza dell’intero nostro Paese.
Completamente distrutto dal terremoto dell’ottobre scorso, la sua rinascita interessa non solo la popolazione, ma l’intera comunità nazionale, e internazionale in quanto luogo conosciuto e ammirato in tutto il mondo.
Oggi Castelluccio rischia di diventare emblema delle contraddizioni, approssimazioni, ritardi, mancanza di vera partecipazione che stanno segnando la ricostruzione del meraviglioso territorio dell’Appennino centrale colpito dal sisma.
Mentre le macerie ancora ingombrano l’abitato a testimonianza del terribile dramma, apprendiamo dalla stampa inquietanti notizie e immagini (v. Corriere dell’Umbria 8 luglio u.s.) di un progetto calato dall’alto per costruire un “villaggio” (definito “deltaplano”), che occuperà una superficie di centinaia e centinaia di metri quadrati sotto il centro abitato di Castelluccio nel versante che guarda il Pian Grande. In tale villaggio verrebbero delocalizzate “transitoriamente” – e cioè per almeno 15- 20 anni, quanto durerà la ricostruzione – numerose attività produttive ed economiche tra cui dieci ristoranti, tre caseifici, otto negozi. Ciò comporterà un enorme sbancamento e, inevitabilmente, la realizzazione di un megaparcheggio in grado di accogliere migliaia di visitatori, con conseguente ulteriore consumo di suolo. Il tutto realizzato in deroga alle norme di tutela, ignorando il Parco e la partecipazione democratica dovuta in scelte di tale portata e impatto che ipotecano il futuro dei territori.
La ferita inferta dal “deltaplano” sarà visibile dal Monte Vettore, dal Pian Grande e dal Pian Piccolo, condizionerà e stravolgerà per sempre il paesaggio di Castelluccio, sottolineando ulteriormente l’ipocrisia della transitorietà.
Trova così conferma l’intervento degli interessi speculativi nella ricostruzione, soprattutto in quella dei territori più delicati e pregiati: richiamati dalla ghiotta opportunità della deroga, tali interessi produrranno inevitabilmente danni permanenti e irreparabili.
Prendiamo atto che la dimensione del devastante sisma condizionerà il modello di rinascita e conseguentemente il futuro di questo territorio, ma Castelluccio non può vincolarsi e connotare la pubblicità di una multinazionale: ne rimarrebbe schiacciato nel giro di pochi anni.
La sua cifra, il suo brand, è nella bellezza del luogo, nel suo capitale naturale: uno spazio libero, pulito, immenso da percorrere con lo sguardo fino ad incontrare il paese arroccato, dalle linee e dai contorni inconfondibili. Tutto ciò e l’atmosfera magica che lo avvolge non possono essere stravolti e distrutti da progetti fantasiosi, improvvisati, improbabili.
A Castelluccio la sua gente deve poter tornare a vivere e lavorare come ha fatto finora: in armonia con l’ambiente naturale.
Nel ribadire che Castelluccio rappresenta un simbolo di interesse generale e che il percorso per la sua vera rinascita esige una partecipazione effettiva la più ampia possibile, le sottoscritte Associazioni:
1. denunciano il rischio che il progetto della Regione dell’Umbria violi gravemente l’integrità del territorio;
2. fanno appello:
– affinché si dia trasparenza ed evidenza alle scelte per la ricostruzione di luoghi simbolo come Castelluccio
– perché sulla ricostruzione e la rinascita di Castelluccio si avvii un confronto tra visioni e soluzioni progettuali diverse, anche attraverso un’effettiva partecipazione dei soggetti pubblici e privati e in particolare del Parco finora escluso da ogni decisione;
– perché la “situazione di emergenza” non deroghi le norme sulla partecipazione, ma coinvolga il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, la popolazione, i soggetti interessati, le Associazioni Ambientaliste per un reale confronto tra visioni e soluzioni compatibili
– perché, al fine di delocalizzare le attività economiche e commerciali, vengano immediatamente realizzate piccole strutture lignee effettivamente transitorie e non impattanti, variamente dislocate intorno al centro abitato, le quali potrebbero oltre tutto comportare un risparmio di tempo e di spesa rispetto al “progetto” della Regione dell’Umbria.
Le sottoscritte Associazioni chiedono a tutti i soggetti che hanno a cuore Castelluccio di unirsi a questa denuncia ed a questo appello.
E vabbe’ se faranno un cotale scempio cominceremo a non andare piu’ neanche a castelluccio.
Che tristezza pero’, dopo il terremoto, gli architetti :(.
POVERA ITALIA! Il primo intervento urgente da fare è MANDARE VIA TUTTI I PRESIDENTI E DIRETTORI GENERALI DEI PARCHI! Chi li sostituiranno? PERSONE COMPETENTI, NON POLITICIZZATI! ESISTONO? Sono sicuro di SI, ma purtroppo NON VERRANNO MAI PROPOSTI! ALLORA? C’è chi GODRA'(LA MAGGIORANZA) E CHI SOFFRIRA’ L’INEVITABILE ECOCIDIO DEL PIANETA.