Via Dino Sottovia

Metadiario – 121 – via Dino Sottovia (AG 1984-003)

Il 6 maggio 1984, credo per caso ma potrebbe anche essere che le due donne si fossero sentite, ci ritroviamo in sei alla base della Cima alle Coste, in Valle del Sarca, per ripetere la via Dino Sottovia, un itinerario aperto tre anni prima da Marco Pegoretti, Cesare Paris ed Enzo Degasperi in memoria di un giovane e promettente alpinista morto in un incidente automobilistico nel 1980. Anche io avevo conosciuto Dino Sottovia, in occasione del corso di Aspirante Guida Alpina del settembre 1979 a San Martino di val Màsino. Assieme avevamo fatto alcune salite, ma non il famoso Canalone dell’Insubordinato al Monte Disgrazia: quando il numeroso gruppo di 12 si divise, Gigi Mario lo aveva escluso assieme ad altri cinque perché giustamente non riteneva prudente andare in più di sei su quella via nuova. Il ricordo che ho di quel ragazzo, che già conoscevo da qualche Festival di Trento, è particolarmente affettuoso. Era timido e assai generoso.

La parete di Cima alle Coste con il tracciato della via Dino Sottovia

Oltre ad Anne-Lise e me, sotto alla Cima alle Coste, c’erano Palma Baldo e Giovanni Groaz, oltre agli altri due mostri sacri, Marco Furlani e Valentino Chini. Non so bene perché, ma Anne-Lise ed io ci ritrovammo in testa (forse perché gli altri la via l’avevano già fatta, ma non ne sono sicuro). Mentre facevo sosta e assicuravo Anne-Lise, vedevo Marco e Valentino che sul secondo tiro salivano velocemente ma non badavano affatto all’attaccarsi o meno ai chiodi. Questo non mi sorprendeva, perché era il normale metodo di progressione a quel tempo nelle Dolomiti, salvo poche eccezioni. D’altra parte anche loro avevano visto subito il mio stile di arrampicata, ben evidente nella ricerca di evitare di attaccarmi a un chiodo o riposarmici sopra. Naturalmente mi stettero sotto, specialmente Marco e Valentino, per vedere come me la sarei cavata sul tiro-chiave, il quarto, una bellissima placconata incisa da una fessurina obliqua a sinistra. Con le mie scarpe Sportiva modello Mariacher nuove di zecca, ovviamente e stupidamente più piccole della mia misura di piede, mi ritrovai a superare in libera, e anche con una certa eleganza, l’intera lunghezza.

Marco Furlani (a sinistra) e Dino Sottovia all’uscita della via Vedovella al Monte Casale (prima ripetizione). Foto: Elio Orlandi.

Questo suscitò in Marco e Valentino una sconfinata ammirazione, ma soprattutto fu per loro una rivelazione dei tempi che stavano cambiando. Ancora oggi, ogni tanto, ci ricordiamo assieme di quell’episodio. Dopo altre sei lunghezze, tutte bellissime, raggiungemmo la grande cengia che caratterizza questa parete. Evitammo la seconda parte della via, perché a loro dire non meritevole, e cominciammo la discesa, non proprio breve. Io non mi ero portato scarpe di ricambio, pensavo di snervare a sufficienza le scarpette nuove durante la salita. E invece… mi ritrovai a zoppicare penosamente, arrancando dietro ai miei compagni che giustamente mi prendevano in giro. La miglior battuta comunque fu quella di Valentino Chini che, all’ennesima sosta da loro fatta per attendermi nel bosco, se ne uscì con questa battuta: “Certo che si vede che non hai una grande esperienza in montagna…”.

In arrampicata sulla via Dino Sottovia a Cima alle Coste, prima ascensione. Foto: Archivio Marco Pegoretti.

Il 26 maggio, puntata alla Pietra di Bismantova, luogo dove tornavo sempre volentieri. Con Ernestino Fabbri e il mitico Gatto, al secolo Maurizio Marsigli, salimmo la via dei Modenesi. Il Gatto era davvero ammirevole perché, a dispetto di un grave handicap alle gambe, riusciva comunque ad andare da capocordata su difficoltà davvero notevoli. Con Ernestino salii quel giorno anche la prima lunghezza della via Zuffa-Ruggiero e la via dei Lumaconi, quest’ultima salendo la prima lunghezza con la via Zeni). Il giorno dopo, con Anne-Lise, Paola Mazzarelli e Giovanna Gaffuri, facemmo la combinazione di un po’ di vie (Variante d’attacco Pincelli-Corradini + via Montipò-Olmi + via dei Bolognesi).

Sulla via dei Lumaconi alla Pietra di Bismantova

Altra uscita in falesia il 2 giugno: con Anne-Lise andai alla Parete Striata del Muzzerone e al settore delle Meraviglie (La Spezia) e salii prima la via Excalibur e poi (con l’aggiunta di Valerio Burò e Roberto Vigiani) la via Supernova, sulla quale mi attaccai a 4 chiodi. Il giorno dopo, in tre senza Valerio, salimmo lo Spigolo + Candeggina, e in seguito Tempi duri. Qui guardai Roberto salire agevolmente, mentre io fui costretto ad attaccarmi a tre chiodi.

Il mio diario registra anche una puntata a Bologna (5 giugno), dove con Gimmi Da Col salii la prima lunghezza della via del Pipistrello al Contrafforte di Brento.

Anne-Lise Rochat sulla via Supernova alla Parete Striata del Muzzerone.

La frequentazione di Anne-Lise imponeva anche che le mie visite in Piemonte m’impegnassero molti weekend. Il 9 giugno eccoci al Sergent, a salire la Nicchia delle Torture (grande soddisfazione l’averla fatta in libera…); e il giorno dopo la combinazione che io avevo lanciato sui Cento Nuovi Mattini di Parete della Grande Ala (Il Sole bacia in fronte gli Eroi) e di Muro dei Giardini (via i Russi dall’Afghanistan). Eravamo assieme a Pietro Crivellaro, Alberto Papuzzi e Andrea Giorda (quest’ultimo da un po’ di tempo cominciava a farsi notare per la sua bella attività).

Roberto Vigiani sulla via Supernova alla Parete Striata del Muzzerone.

Il weekend dopo (16 giugno), con Marco Bernardi e Andrea Gallo, salite sui massi delle 108 Perle, nonché della Fissure du Panetton. Quindi con Anne-Lise, Daniela Bernardi, Sofia Gallo e Walter Vergnano salii Legolas… mmh, tutta in libera sulla Piramide e la prima lunghezza delle Placche del Cacao.

Il 17 giugno con Giovanni Rosti andai alla Parete delle Ombre per salire Nocciolina prigioniera.
Il giorno dopo, per lavoro, ero ancora ad Arco, sempre per fare altre fotografie Francital ai soliti eroi. Con Manolo salii (non bene) Gri-grill al Pilastro delle Vergini di San Paolo e tentai Draculella; mentre il 19 fu la volta della Spiaggia delle Lucertole, con Luisa Iovane, su Luisa Violenta (lei una libellula, io tre chiodi), su Bepi Nero (2 chiodi) e sulla prima lunghezza di Tom Tom Club.

Roberto Vigiani sul passo chiave della via Supernova alla Parete Striata del Muzzerone.

Per il 24 giugno riuscii a portare Anne-Lise dalle mie parti, nel Lecchese. Avevo intenzione di salire la parete nord-est del Pizzo della Pieve, per la storica quanto poco nota via Fasana. Circa 800 metri di parete, molto variegata e mal descritta dalle guide. Ovviamente non solo non c’ero mai stato, ma neppure mi ero mai avvicinato.

Scelsi un accesso che a posteriori si rivelò una pessima idea. Perdemmo un sacco di tempo, senza mai poter vedere la parete dal basso. Quando finalmente arrivammo alle rocce ero ben sicuro che la via Fasana non fosse lì, ma oltre. Però era così tardi (tipo mezzogiorno) e faceva un caldo così bestiale che decidemmo di salire comunque. Solo a casa potei capire che avevamo percorso o la via Porta o più probabilmente una delle due vie Pensa-Gulfi, una serie di risalti infidi di arrampicata mediocre. Arrivati nei pressi della vetta, traversammo fino alla vetta del Grignone (per la sua cresta nord) e al suo rifugio Brioschi, dove ci consolammo con una bella polenta.

Alessandro Gogna sulla via Tempi duri alla Parete Striata del Muzzerone.

Anche se ero a pancia piena, nella discesa verso il Pialeral da cui eravamo partiti mi accorsi di essere parecchio inquieto. La mia altalena con Anne-Lise doveva terminare. Alternare momenti di cupa disperazione a momenti di oblio, nella gioia e nell’esaltazione, non era più possibile, soprattutto dopo essermi reso conto che per lei non era affatto così. Non so dove trovasse l’energia per sostenere quella situazione di incertezza lacerante, ma non dava l’aria di esserne compresa allo stesso modo mio.

Giovanni Rosti sulla prima lunghezza di Nocciolina prigioniera alla Parete delle Ombre (Valle dell’Orco). 17 giugno 1984.

Presi una decisione e trovai il coraggio, nei giorni seguenti, di raccontare tutto a Nella. A parole non mi fu di grande conforto, perché forte era il suo sospetto che io vedessi in lei più che una donna da amare un rifugio in cui fare sosta. Ma nei fatti si dimostrò collaborativa, tanto che il 27 giugno mi accompagnò di buon grado sulla Pala del Cammello, sopra Lecco, per salire l’impegnativa via del Caminetto. Mi resi conto ancora di più, in quell’occasione, di quanta forza avesse quella donna e a quanta sofferenza l’avessi costretta. Ricordo bene, soprattutto all’uscita della via, prima di iniziare la complicata discesa nel bosco e la successiva discesa a corda doppia, nel caldo esagerato di quel pomeriggio, che mi sentivo pieno di riconoscenza e di amore per lei. Che a parole mi rifiutava la fiducia, ma in pratica me la stava timidamente ridando.

Alessandro Gogna sulla quarta lunghezza di Nocciolina prigioniera alla Parete delle Ombre (Valle dell’Orco). 17 giugno 1984.

Tornai nel Lecchese il 29 giugno per salire una non tanto ben identificata via Guerini-Faeti alla Bastionata del Lago. Ero con Ernestino Fabbri e Giovanni Rosti: ma il caldo e la vegetazione ci spezzarono ogni volontà dopo il primo tiro.

Il 1° di luglio eccomi di nuovo in Valle dell’Orco a timbrare il cartellino con Anne-Lise: Marco e Daniela Bernardi ci accompagnarono sulla Parete del Sergente di Legno. Attaccammo la via del Principe, ma la pioggia ci fece riscendere. Ci consolammo sul Masso dell’Angolo quando la smise di piovere, via di Destra e Via di Sinistra. Ma non mi dispiaceva l’inazione, perché così durante il ritorno e poi a casa sua c’era più facilità a parlare con Anne-Lise, cui accennai apertamente del mio parziale riavvicinamento a Nella. La cosa la scosse (e probabilmente la fece anche arrabbiare), ma a parole non accennò neppure all’eventuale marcia indietro sui programmi che avevamo fatto per luglio.

Luisa Iovane su Luisa violenta alla Spiaggia delle Lucertole

Qualche giorno dopo (il 4 luglio) Nella ed io eravamo di nuovo assieme ad arrampicare. Questa volta la portai in Grignetta, dove salimmo prima la via Gandini all’Ago Teresita; poi, dopo essere scesi in doppia, la via Boga ancora sulla stessa punta, però questa volta scendendo in arrampicata per la via Ape.

14
Via Dino Sottovia ultima modifica: 2023-02-15T05:34:00+01:00 da GognaBlog

Scopri di più da GognaBlog

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

5 pensieri su “Via Dino Sottovia”

  1. Se rispettassero l’originale nessuno parlerebbe di loro. Così facendo invece . . .

  2. Completamente d’accordo con te. Sono vie aperte dal basso e la via originale passava dove era logico passare. Che senso ha richiodare alzando la difficoltà? Dov’è l’intelligenza di questa scelta?
    Siamo sul mare e la dalsedine lavora logorando gli ancoraggi. Quindi richiodare è necessario, ma facciamolo nel rispetto storico dell’itinerario e nel rispetto della logica. 

  3. Recentemente è stata richiodata, ne aveva bisogno, ma in alcuni punti la chiodatura è stata spostata, rendendo alcuni passi, più difficili.
    belle foto di un tempo che fu.
    anche tempi duri e siddharta – sempre in striata – sono state richiodate, non rispettando per nulla il tracciato originale.  
    Se è meritorio aggiornare attrezzature vecchie su vie che rimangono molto belle, trovo invece senza senso richiedere a caso, creando alla fine una via diversa.

  4. Bella via SUPERNOVA l’ho ripetuta proprio sabato scorso in una bellissima giornata di sole. Si stava in maglietta. Via Storica e grande  classica della parete Striata. Oggi con l’apertura di altre vie, non più ripetutissima come un tempo. Regala una bella  arrampicata tecnica su muri e placche con bellissime gocce e tacche. Il tiro chiave è il terzultimo perchè in strapiombo. La linea non è diretta ma traversa, ora a sx, ora a dx,  cercando il facile nel difficile nella strapiombante parte superiore. Recentemente è stata richiodata, ne aveva bisogno, ma in alcuni punti la chiodatura è stata spostata, rendendo alcuni passi, più difficili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.