Domenica 4 aprile 2022 in un ospedale militare di Rawalpindi si è spento all’età di 71 anni, dopo una lunga malattia, Abdul Mohammed Karim, conosciuto dagli himalaysti con il soprannome di Little Karim, uomo simbolo delle popolazioni montanare del Pakistan e del loro rapporto con l’alpinismo e le grandi cime del Karakorum.
Addio piccolo grande Karim
di Serafino Ripamonti
(pubblicato su loscarpone.cai.it il 7 aprile 2022)
Non era una celebrità internazionale Little Karim. Non molti, al di là degli appassionati di alpinismo, conoscono il suo nome e la sua storia. A chi guarda alle grandi montagne dell’Asia pensando solo ai record e alle imprese eclatanti la vicenda del portatore baltì Abdul Mohammed Karim (soprannominato Little Karim per via della sua altezza che superava di poco il metro e cinquanta) forse ha poco da dire. Eppure, gli scalatori più noti, da Chris Bonington a Reinhold Messner, lo hanno conosciuto e ne hanno ammirato le qualità umane e il talento alpinistico.
Karim era originario di un piccolo villaggio della Valle di Hushe, nel territorio del Gilgit-Baltistan, la regione montuosa a settentrione del Pakistan, dove sorgono le grandi montagne del Karakorum: il K2, il Broad Peak e i Gasherbrum.
Fin da ragazzino al lavoro per le spedizioni
Come per tanti altri valligiani, anche per lui il lavoro di portatore per le spedizioni alpinistiche divenne sin dalla gioventù un’importante opportunità di guadagno. Un lavoro massacrante e pericoloso, ma che consentiva (e consente ancora oggi) a molti abitanti del Baltistan, di sfamare se stessi e le famiglie.
L’esordio in “carriera” non fu semplice per Karim. Già adulto, aveva l’aspetto mingherlino di un bambino di dieci anni e, quando nel 1978 si presentò a Skardu assieme ad altri 1800 portatori baltì per essere assunto dalla spedizione britannica diretta al K2, venne immediatamente scartato. Lui non si perse d’animo e, senza troppe spiegazioni, si infilò fra le gambe del capo spedizione Chris Bonington, sollevandolo e portandolo in giro di corsa per il campo… Una dimostrazione di forza che gli valse l’ingaggio, ma anche un segno dell’estro e dell’intraprendenza che contribuirono poi a creare la sua leggenda.
Nei decenni successivi Little Karim prenderà parte a innumerevoli spedizioni diventando uno dei più forti e affidabili portatori d’alta quota, in grado di destreggiarsi sui terreni più tecnici, aprendo la strada agli alpinisti verso le grandi vette, trasportando i loro materiali e attrezzando i campi alti.
Sulle spalle il deltaplano di Boivin
Le immagini del film del 1985, che lo immortalano mentre sale verso gli 8035 metri della cima Gasherbrum II, portandosi sulle spalle il deltaplano con cui Jean-Marc Boivin si lancerà direttamente dalla vetta, hanno stupito ed emozionato migliaia gli scalatori di tutto il mondo.
Little Karim è stato uno dei primi pakistani a fare dell’alpinismo una passione e non soltanto un semplice lavoro. Oltre al GII, raggiunto senza l’uso delle bombole dell’ossigeno, ha scalato più volte anche il Broad Peak, ha preso parte a numerosi interventi di soccorso a scalatori in difficoltà e ha tentato in più occasioni il K2, arrivando a pochi metri dalla cima.
L’onore di essere il primo pakistano a calcare gli 8611 metri della Grande Montagna spetterà nel 1981 a Nazir Sabir, salito lungo la nuova via della cresta ovest-sudovest e celebrato in patria come eroe nazionale. In quell’occasione Nazir ringraziò Allah per aver fatto arrivare fino a lui le bombole d’ossigeno e le riserve di gas che gli consentirono di completare la scalata, ma va ricordato che in quell’occasione la provvidenza divina lo raggiunse al campo alto, a 8100 metri, viaggiando sulle spalle del piccolo Karim.
L’alpinista italiano Natale Villa, membro del gruppo dei Ragni della Grignetta del Cai Lecco, ha conosciuto Karim durante le sue spedizioni in Pakistan fra la fine degli anni ’90 e i primi 2000. È divenuto suo intimo amico ed è stato accanto a lui e alla famiglia anche nei lunghi mesi della malattia, cercando di contribuire alle cure attraverso il consulto della dottoressa Maria Assunta Lenotti dell’associazione Amici di Lorenzo Onlus, che da tempo opera per il supporto sanitario alle popolazioni del Gilgit-Baltistan.
Questo il suo ricordo dell’amico scomparso:
«Oltre che uno scalatore di talento e dalle doti fisiche eccezionali, Karim era soprattutto un uomo di straordinaria intelligenza. Una persona curiosa, aperta, piena di intraprendenza, voglia di conoscere e avvicinarsi agli altri con grande empatia. Tutto questo nonostante fosse analfabeta. Era nato in un mondo rurale nel quale la cultura è un lusso che pochi si possono permettere. Questa condizione sicuramente lo ha penalizzato e lui lo sapeva… Per questo ha fatto di tutto per garantire un’istruzione ai propri figli. Quello che più mi è rimasto impresso delle spedizioni fatte con lui era la sua energia inesauribile: ricordo i risvegli ai campi alti, quando noi faticavamo a tirarci fuori dai sacchi a pelo e lui invece era subito attivo ed entusiasta. Il compagno ideale, che tutti vorrebbero avere al proprio fianco nell’affrontare una salita difficile».
Concordo Fabio.
Parole sacre Fabio, che poi a guardar bene era molto più celebre e celebrato di tanti pseudo famosi…che possa volare alto finalmente senza piu pesi e fardelli …
“Non era una celebrità internazionale Little Karim.”
Che importa se non era celebre? Si deve vivere per se stessi e rendere conto solo alla propria coscienza. La fama e la platea vanno lasciate ad altri, alle persone venali che ne sono succubi.