Il “destino comune”

«Spetta a chi ha legato il sonaglio al collo della tigre il compito di toglierlo (Xi Jinping a Biden durante il colloquio del 18 marzo 2022)».

Il “destino comune”
(fino a dove arriverà l’unione tra Russia e Cina?)
di Giuseppe Masala
(pubblicato su lantidiplomatico.it il 15 dicembre 2023)

Certamente è riduttivo vedere l’alleanza di fatto tra Mosca e Pechino, come meramente strumentale e legata alla contingenza storica che unisce queste due potenze nella necessità di contrastare l’aggressività dei paesi occidentali. In realtà sta nascendo qualcosa di più profondo e destinato a durare nel tempo (almeno nelle intenzioni di russi e cinesi). Qualora questa volontà si stabilizzasse, l’intero corso della storia ne verrebbe influenzato potentemente levando definitivamente all’Occidente quella egemonia che ha esercitato sul mondo per centinaia di anni. Come si può capire, il concretizzarsi di questo matrimonio tra le due superpotenze euroasiatiche è, dunque, da seguire con la massima attenzione.

Vladimir Vladimirovič Putin e Xi Jinping

Come ho scritto nella prima parte di questo articolo, il primo segno – direi anche simbolico – della volontà di portare al matrimonio Mosca e Pechino è la concessione data da Mosca ai cinesi per l’utilizzo del porto di Vladivostok. Una notizia apparentemente secondaria per chi non conosce la storia, ma in realtà fondamentale. Vladivostok è un porto ceduto all’impero russo dai cinesi nel 1860 e da allora chiuso al Celeste Impero condannando così al sottosviluppo la regione storica della Manciuria perchè privata del suo naturale sbocco nel Mar del Giappone. La riapertura di Vladivostok consente a Pechino di programmare un piano di investimenti tale da far recuperare a queste province il gap con il resto della Cina che, secondo molti economisti, è misurabile in 40 anni di ritardo.

Il secondo segno della nascita dell’Asse Mosca-Pechino lo ha dato proprio Vladimir Putin che al Forum “Russia Calling!” svoltosi il 7 e l’8 dicembre 2023 ha dichiarato: «Quest’anno raggiungeremo già i 200 miliardi di dollari [di interscambio commerciale tra Russia e Cina, NdA], secondo me, nessuno ha dubbi. Siamo pronti a collaborare in tutti i settori; non abbiamo restrizioni. Ciò vale, tra l’altro, anche per le tecnologie militari» (2). Dunque la Russia è pronta a condividere con Pechino le sue tecnologie militari sensibili e fino ad ora non cedute a paesi stranieri. Possiamo presumere che tra queste tecnologie vi siano quelle legate ai sottomarini nucleari, a quella dei missili da crociera Kalibr e dei missili ipersonici Kinzal e Zirkon e forse, addirittura, anche la tecnologia relativa al proprio deterrente nucleare. Come si può capire, l’apertura dello scrigno dei segreti militari russi ai cinesi è il segno di un qualcosa di più di un’alleanza legata alle attuali contingenze storiche. Siamo di fronte innanzitutto alla presa d’atto dell’esistenza di un “comune destino” tra i due paesi e dunque a qualcosa di strutturale che potrebbe cambiare definitivamente anche gli equilibri di forza sul piano militare nello scacchiere mondiale. Prenderne atto per l’Occidente sarebbe indice di saggezza, ma purtroppo non sembra che nelle capitali occidentali si sia presa coscienza che l’aggressività nei confronti di Russia e Cina sta portando, a passi forzati, verso la costruzione di un colosso sostanzialmente inattaccabile.

Ma è collegando i primi due punti visti finora in questa disamina che si riesce a comprendere il senso strategico del progetto; l’apertura del porto di Vladivostok alle aree cinesi della Manciuria storica e quello relativo alle dichiarazioni di Vladimir Putin, sulla Russia pronta ad aprire una collaborazione anche sulla ricerca relativa a tecnologie militari, vanno lette anche alla luce dei progetti di sviluppo cinesi per la provincia di Heilongjiang che intendono far nascere un polo di ricerca tecnologica, sviluppo e produzione nel settore della difesa.

Peraltro già da anni nei centri di ricerca economici cinesi e russi vengono ideate e progettate aree miste situate al confine – delle vere e proprie Zone Economiche Speciali – co-amministrate dai due paesi attraverso degli organi paritetici. Questo con la finalità di unire i punti di forza di ciascuno e generare quelle sinergie che potrebbero fungere da volano per uno sviluppo di aree, fino ad ora, sottoutilizzate.

E’ questo per l’appunto il caso del progetto di cui si discute e che trasformerebbe la regione di Heilongjiang, in un potente centro per lo sviluppo economico e scientifico, oltre che per la difesa nazionale (3). Un piano che – nelle intenzioni di Pechino – avrebbe una proiezione di ben 100 anni e che vedrebbe lo stanziamento da parte del governo cinese di 10.000 miliardi di Yuan (1.400 miliardi di Dollari) già nei prossimi dieci anni. Si tratta di un piano colossale che prevederebbe l’elevazione della capitale della provincia, Harbin, al rango di città ad amministrazione diretta (come Shangai e Pechino), il trasferimento di Università da Pechino e di grandi aziende tecnologiche e del comparto della difesa. La Russia da parte sua, oltre a mettere a disposizione il fondamentale porto di Vladivostok (e su questo punto come abbiamo visto gli accordi sono già stati firmati e resi pubblici), sarebbe – secondo indiscrezioni – disposta a cedere, per i prossimi 100 anni, anche la co-amministrazione di alcune zone confinanti con la regione cinese di Heilongjiang; precisamente si parla della Regione Autonoma Ebraica di Birobidzhan quale zona designata. Altro punto fondamentale del progetto è quello secondo cui i residenti dello Heilongjiang sarebbero autorizzati a viaggiare dentro e fuori le regioni designate dell’Estremo Oriente russo e a stabilirvisi, consentendo così all’enorme popolazione cinese della regione di “straripare” nella Siberia russa. Altro aspetto importante è che questa nuova Zona Economica Speciale sino-russa avrebbe una propria area doganale e sarebbe esente da tasse di importazione.

Secondo le indiscrezioni, questo ambizioso piano sarà approvato dall’Assemblea Nazionale del Popolo già durante la sessione annuale del marzo prossimo e quindi, finalmente, saranno scoperte le carte.

Come si può vedere questo piano per la costituzione di una zona economica speciale sino-russa darebbe una profondità strategica e un senso logico sia alla concessione per l’utilizzo del porto di Vladivostok, sia alla dichiarazione di Putin sulla condivisione anche di tecnologie militari tra i due paesi.

Permettetemi infine una amara considerazione: fa un po’ sorridere, di fronte a piani colossali come questi che potrebbero cambiare il corso della storia, leggere che durante la visita in Cina del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen questi ultimi avrebbero presentato direttamente a Xi Jinping un diktat secondo il quale la Cina deve smettere di sostenere la Russia nel suo sforzo bellico, esportando beni dual use, ovvero beni utilizzabili sia nel campo civile che nel campo militare. Secondo le informazioni di stampa (4), qualora questa richiesta non venga esaudita l’Europa minaccerebbe di sanzionare 13 aziende cinesi che materialmente effettuano questo genere di interscambio commerciale con la Russia.

Davvero lascia frastornati l’inadeguatezza della dirigenza europea che non si rende conto dei rapporti di forza reali intercorrenti tra Cina (e Russia) da un lato ed EU dall’altro. La realtà è che siamo un’area economica arretrata tecnologicamente (a causa della folle morsa austeritaria imposta dalla Merkel per 30 anni), privata della strategica sicurezza energetica, priva di forza militare autonoma, affetta da nanismo politico-diplomatico e, soprattutto, responsabile ultima della tensione mondiale a causa degli squilibri commerciali causati proprio dalla nostra aggressività sui prezzi nei confronti delle aree concorrenti a partire da quella nord americana. E nonostante tutto questo pesante fardello abbiamo l’impudenza di presentarci di fronte ai nostri interlocutori (tranne gli USA, che ci mettono al nostro posto in un nano secondo) con la spocchia dei paesi colonialisti dell’ottocento. Se l’Europa vuole salvarsi è necessaria una presa di coscienza e una nuova dirigenza, più saggia di quella che ci ha governato fino ad ora.

Note
(2) Kommersant.ru, 8 dicembre 2023.

(3) R-ECONOMY, Strategic priorities of cooperation between Heilongjiang province and Russia, maggio 2019.

(4) Politico.eu, EU puts list of Chinese firms with Russia links on Xi’s table, 7 dicembre 2023.

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Il “destino comune” ultima modifica: 2024-03-05T04:44:00+01:00 da GognaBlog

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5 pensieri su “Il “destino comune””

  1. Telleschi, d’accordo le verità alternative, ma vediamo di non esagerare con le pisquanate.
     
    La prima guerra mondiale scoppiò perché l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia alleata della Russia che dichiarò guerra; poté farlo perché la Germania le aveva dato un assegno in bianco.
    Successivamente la Germania precedette la Francia e le dichiaro guerra. Buona ultima dichiarò guerra il Regno Unito alla Germania.
     
    La seconda guerra mondiale poi fu provocata dall’espansionismo di Hitler che dichiarò guerra alla Polonia per il corridoio di Danzica. Espansionismo che, a differenza con la prima guerra, non era giustificato proprio da alcuna “provocazione” esterna, anche concepita in senso lato, anzi, ma tutto dettato dalla politica interna tedesca.
    In Europa aggressioni americane o inglesi non ci sono proprio state e la Francia è stata semmai travolta in tutte e due le occasioni.

  2. 2 Bruno T.
     fu ancora l’Inghilterra ad aggredire la Germania nel 1939
    Cioè? Annessione dell’Austria nel 1938, il Patto di Monaco tra UK, Francia, Germania, Italia sempre del 1938…  Sudeti e Polonia li hanno invasi gli inglesi? 

  3. Nel 1914 fu l’Inghilterra ad aggredire la Germania in una guerra provocata dalla Francia come fu ancora l’Inghilterra ad aggredire la Germania nel 1939. In entrambi i casi la guerra fu vinta dagli Usa che aggredirono la Germania nel 1917 e nel 1941. E nello stesso 1941 aggredirono anche il Giappone in una guerra che impose l’egemonia americana nel mondo.  Non credo però che l’imperialismo (anglo)americano possa essere sostituito facilmente dall’imperialismo (russo)cinese né che la Germania e l’Europa possano essere emarginate.

  4. Un articolo molto sensato che purtroppo ci mette di fronte alla nuda realtà: il gran circo dei governi occidentali è capeggiato dalle due potenze guerrafondaie per eccellenza, usa ed inghilterra ( non ho mai capito se i primi sono i giganti scemi dei secondi ) e tutto il resto sono nani e ballerine di quart’ordine, ormai privi di qualsiasi lungimiranza . Nel caso del nostro disgraziato paese, esprimiamo il massimo di questo squallore, indipendentemente da chi crediamo di mettere al governo. L’ unica facoltà che ci è data è la scelta del colore del grembiule o meglio del grembiulino del cameriere

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