Il mistero del Dito di Dio

Il mistero del Dito di Dio
di Stefano Michelazzi

Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)

Prologo
Estate 2010. Con Massimo Esposito decidiamo di tentare la ripetizione di una delle vie meno conosciute di Emilio Comici su di una cima che però ne conta addirittura due, di vie firmate dal nostro illustre concittadino.

Comici-Del Torso-Mazzorana al Dito di Dio: già i nomi sono un programma sicuramente per quanto riguarda la grande storia dell’alpinismo.

Alla nostra cordata triestina si unisce anche Giovanna Moltoni e così di buon mattino in una bella giornata di sole, lasciamo i comodi letti del rifugio Vandelli e risaliamo i ghiaioni del Circo del Sorapiss che un tempo furono il letto del grande ghiacciaio. In tre pretendenti, come allora nel 1936.

La giornata sarà di quelle memorabili con una grande salita, una frana che tenterà di sbarrarci il passo e un temporale imprevisto che non riuscirà comunque a fermarci, facendoci però rivivere in parte l’avventura che vissero i primi salitori, i quali furono costretti al bivacco proprio da un temporale. Storia già raccontata su https://gognablog.sherpa-gate.com/goccia-dacqua-in-tutti-i-sensi/.

Il Dito di Dio (Dolomiti). Foto: Guirri Tour

Fino a quel momento le ripetizioni di questa salita erano state veramente poche, probabilmente nell’ordine della decina ma dopo l’uscita nel 2013 della mia guida Dolomiti 360°- Emozioni verticali che ne riporta la relazione aggiornata, diverse cordate si avvicenderanno su questa parete rendendo onore ad una salita che a mio avviso è stata probabilmente se non la più difficile certamente una delle più difficili salite da Comici. Una via quasi tutta in arrampicata libera (solo due passaggi in A0 che oggi con le moderne possibilità di protezione sono comodamente liberabili con difficoltà massima di VII-), difficoltà vicine al VI superiore, roccia difficile a volte compattissima a volte friabile ma sempre difficilmente proteggibile a chiodi, quasi 600 metri di muro verticale e strapiombante. I nomi come detto: Emilio Comici, Sandro Del Torso, Piero Mazzorana.

Il Giallo
E qui arriva il bello…! Dopo l’uscita della mia pubblicazione e alcuni articoli in merito alla nostra ripetizione, tramite Facebook mi arriva un messaggio da parte di un mio contatto che non conosco personalmente come ormai di norma accade, il quale mi scrive che è a conoscenza del fatto che probabilmente la cordata non era formata soltanto dai tre nomi riportati dalle relazioni originali ma che un altro signore rivendicava a suo tempo la partecipazione alla salita…

Rimango piuttosto sorpreso da ciò che mi viene raccontato e chiedo se vi siano delle prove al riguardo e come mai questo non sia mai stato reso noto da nessuna parte, compreso lo scritto di Comici riportato anche da Alpinismo Eroico .

Al riguardo lui non conosce i dettagli e il signore in questione è ormai morto da tempo ma mi assicura di essere in possesso di una foto originale, la quale riporta i nomi di tutti e quattro gli scalatori tra cui tale Giuseppe Novello e anzi avrebbe voluto sapere se da parte mia ne sapevo qualcosa.

Ovviamente non ne sapevo alcunché e chiesi di inviarmi la foto che puntualmente mi venne mandata.

Ho provato a fare qualche ricerca su questo Giuseppe Novello che potrebbe benissimo essere stato un cliente di Comici o di Mazzorana, entrambi guide alpine, ma il risultato è stato pari a zero.

Ora malgrado la questione non sia certo di quelle che non ti lasciano dormire la notte, non a caso me ne sono ricordato dopo anni, sarebbe però interessante provare a venire a capo di questo mistero.

Le possibili risposte che ho ipotizzato sono tre:
1) il signor Novello era un po’ mitomane e aggiunse il suo nome a quello dei primi salitori per ammirare ogni tanto quel foglio sognando avventure che non sarebbe mai stato in grado di vivere se non nei sogni.

2) Per qualche motivo ai posteri sconosciuto, i tre decisero di escluderlo dalla partita dopo però averla giocata. Strano atteggiamento per un alpinista, sapendo oltretutto che l’inghippo sarebbe potuto uscire fuori alimentando le già presenti polemiche sul conto di Comici. Ma poi a quale scopo?

3) A causa di qualche errore di stampa il nome di Giuseppe Novello mai apparì nelle relazioni e vista l’esiguità delle ripetizioni e la poca notorietà di questo capolavoro di arrampicata, la cosa non fu mai portata alla luce.

Non so se si riuscirà mai a dipanare la matassa e venire a capo di questo mistero dopo tanti anni e dopo soprattutto che i protagonisti ci hanno lasciato da così tanto tempo ma certamente questo è un piccolo giallo che valeva la pena riportare.

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Il mistero del Dito di Dio ultima modifica: 2019-02-09T05:35:02+01:00 da GognaBlog

13 pensieri su “Il mistero del Dito di Dio”

  1. 13
    antoniomereu says:

    Propendendo fortemente verso l ‘ipotesi nr.1 non si può pero’ escludere altre spiegazioni sempre restando nella poca luce della supposizione ne butto un paio nella mischia;

    Era un volenteroso portatore di materiali e vivande tra cui …novello d annata.
    In una gita magari dal circo sottostante vedeva e  suggeriva all’ Emilio una possibile salita lato nord…
    Un tentativo non riuscito con E.C.come guida ,precedente alla salita dei tre?

    Chissa!?! Certo che  nessun caso giustifica l aggiunta in calce finale a meno che…

  2. 12
    Antonio Prati says:

    Di mitomani l’alpinismo è pieno.

  3. 11
    Fabio Bertoncelli says:

    Di Giuseppe “Beppe” Novello si parla perfino nel Dizionario Biografico degli Italiani, sul sito della Treccani.

     

    https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-novello_(Dizionario-Biografico)/

    … … …

    A questo punto mi domando: è plausibile che un personaggio del genere sia stato un po’ mitomane? Mah! Forse sí o forse no.

    Il mistero si infittisce…

    … … …

    Siamo in casa di un fenomenale storico dell’alpinismo, non una qualsiasi Claire-Éliane Engel.

    Alessandro, il Beppe scalò o non scalò? A te l’ardua sentenza.

  4. 10
  5. 9
    Alessandro says:

    Non serve essere dei periti calligrafi per notare la diversa grafia della quarta firma rispetto alle altre tre.

    L’ipotesi 1 sembrerebbe la più probabile.

     

  6. 8
    Giacomo Govi says:

    Bella montagna, e storia curiosa. Grazie Stefano.

  7. 7
  8. 6
    Alberto Benassi says:

    queste sono le FAVOLE , i misteri dell’alpinismo che spesso alimentano il mito.

     

    Anche in Apuane ce ne sono tante, se ne raccontano tante e poi…se ne scoprono tante.

    Per certi versi è meglio evitare di mettersi ad indagare e poi scoprire la verità che distrugge la favola.

    Le favole son belle.

  9. 5
    Nazario says:

    Bella questa storia! Il fascino dell’alpinismo! Piccoli e grandi misteri che difficilmente avranno una risposta.

  10. 4
    Giuliano Stenghel says:

    Quando Bruno Detassis, al ritorno dalle nostre scalate o escursioni nel Gruppo di Brenta, mi raccontava storie di montagne e di uomini valorosi che le avevano scalate: alpinisti con il quale aveva condiviso grandi avventure, alpinisti del calibro di Giorgio Graffer: un atleta formidabile, con coraggio da vendere. “Un uomo di grande valore e non solo come scalatore, valoroso pilota da caccia, dopo una vita vissuta sfidando la sorte morirà giovanissimo durante un combattimento aereo impari sui cieli dell’Albania, insomma un eroe”. 
    Non so perché, ma, mentre Bruno raccontava, il mio pensiero volava a un altro fortissimo scalatore: Emilio Comici. Un alpinista anche lui funambolo, un vero artista dell’arrampicata, un campione, capace di imprese impossibili come la salita solitaria e slegato lungo la sua via sulla parete nord della Cima Grande di Lavaredo. Uno dei migliori alpinisti del suo periodo, un uomo capace di eccellere in qualsiasi attività, è stato soprattutto un esempio di grande umanità, coraggio, onestà e tanta, tanta generosità. Ho fatto mia una sua affermazione: 
    “Sulle montagne provo la gioia di vivere, la commozione di sentirmi migliore e il sollievo di dimenticare le cose terrene; tutto questo perché mi sento più vicino al cielo”.
    Sono convinto che la prima relazione di Emilio Comici non lasci dubbi…
     

     
    Per questo mi trovo d’accordo 

  11. 3
    emanuele menegardi says:

    Ho ripetuto il 17 luglio del 2005 questa straordinaria via di Comici e la curiosità riportata da Stefano Michelazzi mi ha riportato alla mente il ricordo di una esperienza alpinistica tra le più grandi; l’ipotesi della mitomania di Novello è per me del tutto verosimile. Non è però da escludere che “al seguito” o meglio nello zaino una bottiglia di “Novello” servisse a rincuorare  la cordata durante il bivacco notturno in parete…

  12. 2
    Fabio Bertoncelli says:

    Posso tentare una spiegazione: nel foglio il nome di Giuseppe Novello pare scritto con calligrafia differente rispetto al resto. Provate a confrontare la «o» finale oppure la lettera «l»: sono diverse. Forse il nome è stato aggiunto in seguito, da un’altra persona (lo stesso Novello? vedi ipotesi 1).

    In ogni caso, ritengo del tutto improbabile – se non incredibile – che il grande Emilio abbia voluto censurare un componente di quella ascensione. E poi, a che scopo?

  13. 1
    DinoM says:

    Gradevole e divertente. Grazie Stefano Michelazzi.

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