Nen a far el Bas “Due”
di Laura Gaspon Furlani
Perché “Due”? si chiederanno i miei 25 lettori. Perché Nen a far el Bas è il titolo di un racconto scritto da mio marito Marco Furlani, quando, allora diciassettenne, scalò il Campanile Basso nel lontano settembre 1973.
Nelle nostre intenzioni stavolta avrebbe dovuto essere una sorta di scalata di famiglia, per la via normale, con nostra figlia Lucia di 11 anni ed era già stata messa in programma da un paio d’anni ma, viste la piovosissima estate del 2014 e la ricostruzione del mio crociato sinistro del 2015, era sempre stata rimandata. Il 2016 doveva per forza essere l’anno buono ed è iniziata l’ansiosa (per me) attesa di un fine settimana di tempo stabile: le previsioni per il 16 e 17 luglio danno sole, vento da nord-est e temperature basse… Ma quanto basse possono essere? Siamo in piena estate, proviamoci.
Marco e Lucia sono già al rifugio Pedrotti dal pomeriggio del venerdì, io arrivo dopo il lavoro e tre ore e mezza di passo veloce intirizzita dal vento, rimpiangendo di non avere berretto e guanti! Per fortuna siamo in piena estate! Il vento continua a soffiare forte per tutta la notte sbattendo sulle lamiere del tetto, la nostra camera è all’ultimo piano e sembra di stare nel cestello di una lavatrice.
Il mattino si fa colazione e… “Andiamo!” dice Marco. “Ma vuoi andare al Basso?” dico io che segretamente speravo in un’arrampicata di ripiego nei pressi del rifugio e, naturalmente, al sole. “Certo!”. “Certo!”, ripete Lucia decisa. Ho i miei dubbi ma non replico e prendo il mio zaino e la corda. Splende il sole e la giornata è fantastica: ma è chiaro che è troppo freddo, o almeno è troppo freddo per quella che deve essere una scalata piacevole e non la classica lotta con l’alpe.
Lucia e Laura Furlani sulla parete Pooli del Campanile Basso, 17 luglio 2016
Quando arriviamo in vista della parete Pooli la decisione è presa: abbiamo già le mani ghiacciate, ci proveremo domani. Lacrime da parte di Lucia che, motivatissima, vorrebbe comunque tentare e ha paura di veder sfumare la scalata. Ci mettiamo mezz’ora a convincerla, poi proseguiamo per le Centrali, lo Spellini e rientro al Pedrotti: stupendo! Il Basso visto dalla Busa degli Sfulmini è una visione che prende il cuore di chiunque vada in montagna, alpinisti e non. Ogni volta.
Sembra che il vento vada calando, magari domani… Lucia, incapace di stare ferma mette le scarpette e scorrazza su è giù dalla fascia di rocce a fianco del rifugio mentre io mi scaldo al sole e mi preoccupo sperando che non cada.
A letto presto e domani ci si riprova. Ma il venton che sembrava calmato, si ripresenta verso mattina! Porca miseria! Mi rigiro nel saccopiuma un po’ brontolando e un po’ pregando e finalmente la sveglia suona: si va! Se non altro la temperatura si sta alzando, ma il vento c’è sempre, anche se meno forte di ieri.
All’attacco c’è già una cordata, una guida con due clienti di Milano, anche loro diretti alla normale. La guida conosce mio marito e ci fanno passare. “Per anzianità?”, chiedo io “Ma nooo, abbiamo visto che siete un po’ più veloci”.
“Ci sono doppie nel vuoto?” chiede Lucia che pensa avanti. “Sì, purtroppo!” le rispondo, e la faccio felice.
La paretina Pooli già la conosco, sono di nuovo qui, mi dico, sono passati più di undici anni dall’ultima volta e nel frattempo questi tiri non sono certo diventati più facili. Arrampico per ultima, cercando di ignorare Lucia che procede con l’agilità e la velocità di uno scoiattolo. L’altra volta avevamo tirato dritto per il camino Scotoni e la Preuss, stavolta miriamo ai Camini a Ipsilon. Saliamo quello di sinistra brontolando contro la maestria della tecnica a incastro degli alpinisti di fine ‘800. Siamo allo Stradone provinciale e già rimpiangiamo il sole.
Di mano in mano che saliamo sale anche il vento, comincio a raffreddarmi, Lucia non fa una piega. Indossiamo tutto quello che abbiamo, giacche comprese e non basta ancora.
Lucia e Laura Furlani sulla Via delle Bocchette Centrali, 17 luglio 2016
Ricorderò per sempre lo schiaffo del vento appena messa fuori la testa dal Terrazzino del Re del Belgio; cerco di fare sicurezza a mio marito esponendomi il meno possibile: prende la variante Perini-Battisti perché “E’ un po’ più difficile, ma più chiodata”. Non obietto, pochi passi a sinistra in pieno vuoto e poi salgo quanto più veloce posso per togliermi dall’ombra e dal vento. E siamo in cima! Al sole! Inutile commentare: chi è stato in cima al Basso lo sa, gli altri lo possono immaginare.
Una cordata ci ha preceduto, il caso vuole che li conosciamo e uniamo le forze per le doppie. L’idea di rituffarmi nell’ombra non mi piace per niente ma, per fortuna, il sole ora lambisce qualche sosta in più. Fila tutto liscio, le doppie non si incastrano, ripercorriamo veloci il tratto di via delle Bocchette che ci separa dal rifugio Pedrotti: alla Bocca di Brenta salutiamo gli amici, loro scendono al rifugio Brentei, noi a Molveno: domani si lavora! Al rifugio si rifanno gli zaini e si riparte. Lucia non si fa mancare un ruzzolone sul sentiero di discesa, poco sotto al rifugio, e riesce a procurarsi un piccolo taglio in testa. Improvvisiamo un bendaggio con la bandana di papà che, come dirà lei stessa più tardi, le dà un’aria da dura, di chi ha battagliato per la vetta.
Ce l’abbiamo fatta, questa è una di quelle salite che mi bastano per un paio di settimane prima di incominciare a pensare a un altro sogno da realizzare, una di quelle giornate che mi fanno affrontare il lunedì a cuor leggero.
Lucia se la ricorderà? Fra tanti e tanti anni, fra moltissimi anni, quando potrà arrampicare solo con gli occhi e col cuore, si ricorderà della sua “prima” al Basso? Si ricorderà della luce della cima? Dei nevai della Tosa splendenti al sole? Della canzone che abbiamo cantato abbracciati in vetta? Si ricorderà di come erano leggeri il suo cuore e i suoi gesti, leggeri come si può essere solo a quell’età, quanto tutto è ancora davanti, di là da venire. Lo spero. Ma se così non fosse questa nostra avventura farà parte dei “ricordi che non ricorda”, come lei stessa li ha definiti una volta, di quelle esperienze fatte, luoghi visti, momenti vissuti che abbiamo dentro e fanno parte di noi, anche se non li ricordiamo consapevolmente. E ci fanno essere quello che siamo.
La canzone dei mitici FURLY. Gli alpinisti si suddividono in due categorie: chi ha fat el BASS e chi…
https://www.facebook.com/mfurlani1/videos/1170579562984413/
Bel! Grazie per il racconto, un saluto Nazario.
Anca mi go fat El Bas e son di Rimini
E’ bello leggere ciò che, anche dal vivo, riesci ad esprimere e trasmettere….
Ciao ragazzini !!! (più o meno giovani)
Bellissimo racconto ricco di aspetti umani. Bravissima Lucia!!! Simpaticissimo il trio Furly! Sempre molto gratificante trasmettere sensazioni ed emozioni! Il nostro augurio di tantissime esperienze tra le vette!!!
Bellissima la descrizione del racconto, emozionante come essere lì con voi. Io ho avuto la fortuna di conoscerti e di percepire la tua sensibilità e i tuoi valori. Non dimenticherò mai la tua splendida famiglia e tua sorella Lucia. Tua figlia ha una grande fortuna, avere due meravigliosi genitori. Un grande abbraccio, Gilberto.
Caro Alberto Boselli… per le parole e per la musica clicca sull’ultima riga dell’articolo (che è questa https://www.facebook.com/mfurlani1/videos/1170579562984413/)
anche io sono legato al basso per tanti motivi ma ora mi avete incuriosito con la canzone dei mitici Furly….le parole ??? bello il racconto…grazie.. alberto
La prima volta che ho fatto il Basso l’ho salito, tanti anni fa per il Diedro Fehrman eravamo in tre.
Anche noi arrivammo all’attacco dal Pedrotti. Era settembre e a causa della neve che si era accumulata sullo Stradone Provinciale lunghi tratti del diedro colavano acqua.
Ho un bel…ricordo della paretina Poli dove in discesa s’incastrò la doppia.
Con il giochino dei fiammiferi ci giocammo chi di noi avrebbe dovuto risalire le corde .
Naturalmente pescai il più corto e toccò a me.
Naturalmente arrivammo al Pedrotti che era buio.
I candelotti di ghiaccio a luglio lungo le Bocchette! E la scrittura davvero bella, come già detto da altri, che ti fa leggere te stesso e pensare alla tua, di bambina. Bellissima la foto in vetta. Profondissimi i “ricordi che non ricordi” ma che ti formano comunque. Grazie.
Bravi Furlani che aiutate il Capo a pubblicare qualcosa di leggero e divertente come questo bel racconto, in luogo di argomenti più “pesanti” che normalmente prendono una piega da osteria. E complimenti a Lucia che ha entusiasmo, capacità e allegria (oltre che intelligenza) da vendere. Ciao
Bel racconto. Il basso l’ho salito con mio figlio di 15 anni nel 2013 e l’emozione provata è stata grande, chissà se anche lui, arrivato alla mia età, se ne ricorderà.
Bellissimo racconto, è sempre stupendo arrampicare coi propri figli !
bel racconto e complimenti alla bimba per l’entusiamo ma anche alla mamma e al babbo che condividono queste emozioni con la propria piccola.
Bellissimo, molto ben scritto. Fa piangere di gioia. Complimenti.
Complimenti per lo scritto Laura! Per la salita complimenti già fatti… 🙂