Questo documento è condiviso in linea di principio dalle seguenti guide ed esponenti delle associazioni: Giorgio Braschi, Emanuele Pisarra, Giuseppe Cosenza, Nicola Mele, Quirino Valvano, Silvio Carrieri (Guide Ufficiali Parco Nazionale del Pollino); Maurizio Lofiego (Guida Ambientale Escursionistica); Enzo Peluso (Forum Stefano Gioia); Francesco Maturo (Presidente Soccorso Alpino Basilicata)
Sentieristica sul Pollino
(relazione presentata alla riunione sulla Sentieristica tenutasi il 27 febbraio 2019 alla sede di Rotonda, PZ, dell’Ente Parco)
di Saverio Indio De Marco, Consigliere Nazionale Associazione Italiana Wilderness e Delegato per la Basilicata – Guida Ambientale Escursionistica (AIGAE) – Presidente Gruppo Lupi San Severino Lucano
Lettura: spessore-weight(2), impegno-effort(2), disimpegno-entertainment(1)
Cosa è e cosa non è un sentiero
Il presupposto di ogni discussione sulla sentieristica non può prescindere dal chiedersi: “cos’è un sentiero?”. Una volta tenuta in conto la sua corretta definizione si potrà fare un discorso sulla manutenzione e segnaletica. Definire cosa è qualcosa porta poi necessariamente e logicamente a definire anche “cosa non è”.
Un sentiero è una traccia di calpestio. Sentieri esistono anche in natura, quando sono creati dal passaggio degli animali selvatici. Anche la giurisprudenza su questo è abbastanza chiara: “Sentiero (o mulattiera o tratturo): strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni e di animali“.
Dalla giurisprudenza emergono altre definizioni: il sentiero è individuato in quel tracciato che si forma naturalmente e gradualmente per effetto di calpestio continuo e prolungato (Cassazione, maggio 1996, n. 4265) ad opera dell’uomo o degli animali, in un percorso privo di incertezze e ambiguità, riportato nelle mappe catastali (Cassazione, 29 agosto 1998, n. 8633; Cassazione, 21 maggio 1987, n. 4623).
Ogni operazione che intenda mantenere e segnare un sentiero non può prescindere da questa definizione, che ha delle implicazioni notevoli, che richiamano in causa appunto cosa non dev’essere un sentiero.
Un sentiero per intenderci non è una strada sterrata aperta ex novo con una ruspa, non può essere costituito da traversine ferroviarie (sic!) (http://www.mountcity.it/index.php/2017/02/25/attenti-a-quel-sentiero-e-tossico/), gradini di pietra, di cemento o anche di legno. Non servono staccionate, panchine, capanni per l’osservazione della fauna o capanni in punti panoramici. Eventuali ponti per l’attraversamento di torrenti non possono e non debbono essere realizzati con i piloni in cemento, ma si deve usare solo il legno, costruendo rustici ponticelli, ancora meglio con materiale reperito in loco, che sono perfettamente funzionali e si armonizzano con l’ambiente naturale.
La manutenzione di un sentiero cioè non può prescindere dal rispetto dell’integrità naturalistica dei luoghi, dall’impatto visivo delle opere, dall’armonizzazione del sentiero con l’ambiente circostante. I sentieri più belli che io conosca sono quelli nati grazie al passaggio dei pastori coi loro greggi, di carbonai o “mulattieri”… Si richiamano questi aspetti deplorevoli della sentieristica perché esistono casi di sentieri realizzati nel Parco con criteri assolutamente inadeguati ed impattanti. Qui di seguito si riportano alcuni link ad articoli in cui si parla appunto di esempi negativi di sentieristica nel Pollino: http://pollinowild.blogspot.com/2017/02/quando-la-sentieristica-deturpa-i.html; https://gognablog.sherpa-gate.com/sentieri-del-pollino/
http://pollinowild.blogspot.com/2010/09/ruspe-e-cemento-nella-valle-del-fiume.html
Segnaletica
E’ normale che la segnaletica in un Parco Nazionale sia importante nella sentieristica, per aiutare l’escursionista nell’orientamento. In proposito sono ormai di dominio comune le linee guida del CAI, Club Alpino Italiano sulle regole che dovrebbero tenersi nella segnaletica dei sentieri (http://www.cce.cai.it/files/Op-167×24-Quad1-low.pdf). Detto questo anche l’eccesso di segnaletica può creare impatto sulla bellezza e l’integrità wilderness dei luoghi. Dev’essere chiaro, a scanso di equivoci, che un sentiero non è una strada urbana con guard rail e tabelle dappertutto.
In particolare si espongono alcune considerazioni, critiche e suggerimenti con riguardo al Parco del Pollino:
– Evitare panchine, cestini di rifiuti, capanni, anche nei sentieri più turistici. Stiamo parlando di sentieri riguardanti un Parco Nazionale, non un parco urbano o una villa cittadina!
Pino loricato, Parco Nazionale del Pollino
– Le bandierine color bianco e rosso non dovrebbero imbrattare gli alberi secolari e monumentali: devono sempre prediligersi possibilmente sempre alberi giovani e di piccolo diametro. Evitare di apporre per lo stesso motivo bandierine su rocce monumentali.
– Assolutamente da evitare le enormi file di massi o pietre disposte in linea retta “con la lenza” nei pianori o altre aree aperte, le “Linee Nazca”, come qualcuno le ha chiamate, come purtroppo è stato fatto anni fa. Ecco qui allegato un articolo critico sulla questione (https://www.wilderness.it/sito/il-pollino-e-la-sentieristica/). Invece delle file di pietre si possono usare omini di pietra o piccoli paletti.
– Sarebbero da preferire sempre le frecce e tabelle in legno e non in forex (ovvero plastica): il legno, oltre ad essere più ecologico e bello esteticamente è anche più resistente ad atti di vandalismo. Ad esempio, se si dà un pugno su una freccia o tabella in forex, questa si rompe facilmente, diversamente da una freccia di legno. Le frecce di forex, essendo di plastica, una volta a terra, rotte da incivili o animali, diventano dei rifiuti inquinanti e antiestetici. (Vedere la segnaletica di parchi e aree wilderness americane per farsi un’idea…)
– I tabelloni esplicativi vanno bene, ma solo agli imbocchi dei sentieri, vicino alle strade, non in alta montagna, come quelli affissi per esempio al Colle Gaudolino: in tal caso sono inutili e antiestetici. La natura non è un museo dove ad ogni passo ci dev’essere spiegato cosa c’è in un determinato luogo. Stesso discorso vale per i pannelli esplicativi su flora e fauna: per esplicare la flora e la fauna esistenti bastano le guide che potranno portare con sé delle schede o mostrar sul posto piante, animali avvistati, reperti. Il coinvolgimento delle guide potrà essere decisivo anche per la fruizione dei disabili. Non serve ad esempio stravolgere un sentiero con corde e staccionate presupponendo che una persona cieca vada da solo in un bosco tenendosi ad una fune, come è stato fatto molti anni fa a Bosco Magnano.
– Le bandierine bianche e rosse dovrebbero sempre essere della misura standard (non delle “lenzuolate”!) ed essere poste solo dove necessario. Chi non ha un minimo senso dell’orientamento si affiderà ad una guida. Ciò significa che in pratica non si può mettere un segno di conferma o di “conforto” ogni 5 metri, ma solo dove la traccia risulta labile o in prossimità di diramazioni importanti. Opportuni sono gli omini di pietra, ma piccoli e a secco (senza cemento, dovrebbe essere scontato).
– La sentieristica dovrebbe privilegiare il ripristino di tracciati già esistenti, sentieri “storici” che magari si sono chiusi o la cui traccia è discontinua, rispettandone la conformazione originaria. Ciò è importante per valorizzare la rilevanza storico-antropologica di sentieri, mulattiere, tratturi…
Manutenzione ordinaria
Dalle ragioni espresse nei punti precedenti si desume che la manutenzione di un sentiero non può essere equiparata ad opere pubbliche come strade asfaltate o ponti. Gli interventi relativi alla sentieristica devono essere minimi, affidate a persone che conoscono e amano la natura, costanti negli anni, rispettosi dell’ambiente e spalmati nel tempo, Non si può pensare di creare o riaprire un sentiero e poi non intervenirvi anno dopo anno con piccoli aggiustamenti, appunto perché la manutenzione e la segnaletica di un sentiero non sono un’opera durevole per decenni. In cosa consistono gli interventi di manutenzione? Di solito si tratta, oltre alla segnaletica, di pulire i sentieri da cespugli e rovi, allineare dove necessario pietre e rami per evidenziare la traccia, segnare i sentieri. Sono tutti interventi che andrebbero fatti ogni due-tre anni al massimo, non si possono fare “una volta per tutte”.
Sentieri e sicurezza
Il discorso sulla sicurezza può portare a implicazioni negative quando si parla di sentieri, perché con la scusa della sicurezza potrebbe sorgere la tendenza ad addomesticare, banalizzare e stravolgere i sentieri del Parco, i quali sono anche un patrimonio storico-antropologico che pertanto deve essere conservato nella sua integrità naturalistica e conformazione morfologica. Non si possono far diventare, per intenderci, sentieri per escursionisti esperti in sentieri turistici, come appunto è successo nel caso ad esempio del sentiero che porta a Ponte d’Ilice da Civita. Spesso la bellezza di un sentiero sta anche nella sua difficoltà, nei luoghi impervi che attraversa: la messa in sicurezza con staccionate, gradini, panchine, eccesso di segnaletica, ecc., spesso non fa che stravolgere appunto il fascino selvaggio o rurale dei luoghi attraversati. Per intenderci, se un sentiero di difficoltà E o EE attraversa un punto esposto, sarebbe sbagliato installarvi una staccionata, che con gli anni potrebbe anche diventare pericolosa. Per fare un esempio, un sentiero come quello della Scala di Barile nelle Gole del Raganello, perderebbe tutto il suo fascino avventuroso qualora fosse addomesticato con la “messa in sicurezza”.
In linea generale, non è il sentiero che deve adattarsi alle capacità dell’escursionista ma viceversa è l’escursionista che in base alle sue capacità dovrà adattarsi alla tipologia del sentiero. La natura farà spontaneamente selezione, cosicché i sentieri e i percorsi che per la loro conformazione naturale sono più facili e turistici saranno fruiti da famiglie, bambini e anziani, mentre quelli più impegnativi da chi ha maggiori capacità ed esperienze. I turisti meno esperti si potranno rivolgere inoltre alle guide ufficiali/guide ambientali escursionistiche, che garantiscono ai loro clienti elevati standard di sicurezza sia con scelta dell’itinerario in base alla tipologia degli accompagnati, sia durante l’escursione con il supporto tecnico di cui sono capaci.
Chi lavora alla sentieristica?
Negli scorsi anni si è affidata la sentieristica a ditte e progettisti, appunto come se si trattasse di una grande opera pubblica, con appalti di centinaia di migliaia di euro. Pur non entrando nel merito delle modalità tecniche e burocratiche di assegnazione dei lavori, si enunciano affermazioni di buon senso, basate sull’esperienza e il richiamo al rispetto dei luoghi naturali e alla comunità locale. La sentieristica potrebbe diventare anche occasione di lavoro per le professionalità del Parco e dovrebbe essere affidata a Guide ufficiali del Parco, alle Guide Ambientali Escursionistiche (rientranti in associazioni come AIGAE e LAGAP), associazioni escursionistiche come CAI (Club Alpino Italiano) e altre presenti sul territorio (come l’associazione Gruppo Lupi di San Severino Lucano che rappresento). L’ideale sarebbe finanziare i comuni che potrebbero poi affidare alle guide locali i sentieri di pertinenza relativi alla valle/territorio di appartenenza. Ovviamente è scontato che la sentieristica in tutto il territorio del Parco dovrebbe seguire gli stessi standard generali. Eventuali braccianti, tecnici e progettisti dovrebbero essere coordinati dalle guide. In generale, lavori di manutenzione fatti bene hanno sempre visto la direzione e il coinvolgimento di guide esperte e associazioni.
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AntonPiero says, concordo con quanto scrivi: è un caso che il parco Pollino non pubblica i file gps dei sentieri, oltre a non dare informazioni sui luoghi di attraversamento, come fanno quei parchi che operano per la valorizzazione dei loro territori a vantaggio delle economie locali? Non è un caso che il parco del pollino ha solo 100.000 visitatori/anno(penultimo nella graduatoria italiana)! malgrado le sue bellezze naturali.
Infatti, i sentieri del Pollino sono cosi ben segnati che ci vuole un attimo a perdersi, ma davvero un attimo….
Qualcuno sospetta che sia una scusa per evitare l’escursionismo “indipendente” ed imporre, di fatto, le guide. Ma sono solo cattivi pensieri, ne sono certo.
I sentieri, soprattutto se formatisi col calpestio, una volta diventati “sentieri”, numerati ed accatastati, devono essere segnati in maniera adeguata. Ed il Parco che è un Ente pubblico ha proprio questo compito.
Nessuno chiede sbancamenti, dio ce ne scampi, ma solo di segnare i sentieri sugli alberi ed agli incroci con le classiche strisce bianche e rosse del cai. A vista, nel senso che arrivati ad un punto deve essere già ben visibile l’altro segnavia.
Cosi è in tutto il mondo civile.
Quest’estate ho fatto il GR 20 in Corsica, e non c’è niente di più selvaggio del GR 20, ma il sentiero era segnato benissimo. Nessuno di noi ha mai buttato anche una sola carta per terra, non sarà di certo non segnando i sentieri che tutelerete il Pollino.
Non sono certo le strisce bianche e rosse sugli alberi ad inquinare in Basilicata o in Calabria.
La selezione degli escursionisti non deve farla la difficoltà di trovare il sentiero, ma la difficoltà (T -TE E -EE EAI, o alpinistica) intrinseca del sentiero o della via.
E mi fa davvero specie che anche il Soccorso Alpino pensi che i sentieri non devono essere segnati, no comment davvero…
La montagna è di tutti, non delle Guide…
Complimenti per le tue appassionate considerazioni sulla sentieristica, che condivido essendo un camminatore lento che gode quando sotto i piedi sente il tatto della terra nuda e la testa sfiora rami e rovi assorbendone i profumi. Le tue osservazioni sono ancora più valide e pertinenti se riferiti alle terre calabresi, rese uniche e affascinanti dalla straordinaria biodiversità, disturbata non solo dalla segnaletica invadente, ma compromessa dall’attività umana di chi, pur professandosi guida <<naturalista>> del Parco, porta in giro persone in fuoristrada o altri mezzi meccanici rumorosi che, se soltanto infastidiscono gli umani, danneggiano, invece, in modo grave l’ecosistema naturale. E ciò è alquanto paradossale. La segnaletica sbagliata è un danno reversibile che infastidisce solo l’occhio umano, l’altro è un danno irreversibile perché compromette in modo irrimediabile l’ecosistema di chi vi abita perché deve vivere, mentre l’uomo è solo di passaggio dimenticando che entra in casa d’altri ai quali bisogna portare rispetto.