T.R.I.P. montagna: in Piemonte il turismo è sweet

T.R.I.P. montagna: in Piemonte il turismo è sweet
di Alessandra Longo
(già pubblicato su http://www.verticales.it/news/turismo/t-r-i-p-montagna-in-piemonte-il-turismo-e-sweet/, il 26 maggio 2017)

Giovedì 25 maggio 2017 a Torino l’aria era quella della città d’estate.
Eppure in tanti siamo scesi dalle Valli ad affrontare l’afa. Un gruppo eterogeneo di operatori della montagna (enti istituzionali, associazioni, imprenditori, giornalisti, ecc.) accomunati dal medesimo intento: garantire uno sviluppo delle località alpine con sincerità, senza snaturarne l’identità. L’occasione è stata fornita dal workshop promosso dalla nuova associazione T.R.I.P. Montagna che vede tra gli aderenti Collegio Regionale Guide Alpine del Piemonte, Agrap (Associazione gestori rifugi alpini e posti tappa del Piemonte),  Sweet Mountains (rete di promozione del turismo responsabile sulle Alpi), Aigae (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche e ambientali), Cantieri d’Alta quota e Dislivelli.

Peter Keller: “Oggi lo sfruttamento economico e lo sviluppo di forme di turismo di massa hanno sbiadito il mito delle Alpi facendo perdere loro quella parvenza di naturalezza e la loro cultura e identità particolari. Le Alpi oggi sono lasciate nel dimenticatoio e hanno bisogno di ridefinire e rilanciare la propria immagine”. Foto: Julochka Flickr

Maurizio Dematteis (T.R.I.P. Montagna)
Il report 2017 di Cipra sui cambiamenti climatici ci avverte di un importante mutamento che influenza le dinamiche turistiche delle aree montane: il trend invernale è in mutamento e l’offerta delle località alpine deve rinnovarsi. L’epoca dei grandi ski resort, che hanno contribuito all’immagine delle Alpi come banlieu blanche, è tramontata. Sorge una nuova frequentazione della montagna – slow, dolce, green – che porta con sé due compiti: riflettere sull’identità e trasmetterla in modo genuino, ma al contempo efficace. Cultura alpina e strategia di marketing: ecco la sfida che si propone la nuova associazione. Come? Per iniziare, una capillare raccolta dati per individuare le esigenze territoriali ed un evento, in autunno, sul tema del turismo sostenibile.

Antonella Parigi (Assessorato Regionale Cultura e Turismo)
Cultura e turismo collaborano per la crescita del settore outdoor. La Regione Piemonte, in questo senso, ha operato concretamente nel rendere più agevole la normativa sull’albergo diffuso, una forma di ricettività che riqualifica le borgate abbandonate, e ha confermato l’appoggio istituzionale ai gestori di rifugi alpini, la cui figura merita un riconoscimento professionale ufficiale. E’ inoltre in fase di conclusione un accordo con Airbnb per rintracciare i flussi turistici provenienti da questo canale che si riveleranno utili nel disegnare la situazione sulle presenze anche nelle aree montane interessate dall’online booking.

Il turismo outdoor in Italia vale dieci milioni di viaggi all’anno, con un fatturato di oltre nove miliardi di Euro (Fonte: BIT 2015)

Enrico Camanni (scrittore)
Turismo sweet, dolce, lento, responsabile, consapevole. Anzitutto è bene evitare le sterili contrapposizioni ideologiche. Il divide et impera non è efficace nelle logiche di sviluppo territoriale. Soprattutto in un ambiente complesso come quello alpino. Per la crescita reale della montagna bisogna abbandonare le divisioni teoriche per pianificare in rete azioni concrete di sviluppo culturale, sociale, economico. In quale direzione? Nelle località alpine le pmi devono ispirarsi ad un modello di turismo“artigianale”. L’offerta “industriale” propone la destinazione ad uso e consumo del fruitore con un trend di crescita obbligato: l’esempio è dato dai grandi comprensori sciistici che rivaleggiano per sottrarsi utenti creando sempre nuove infrastrutture, più efficienti, più veloci, più moderne. E se non nevica? Ecco che il business va in crisi. Il turismo “artigianale” mira invece ad uno sviluppo limitato, adattivo, lento che offre soluzione elastiche capaci di rispondere alle sfide dell’ambiente, ma anche alle necessità dei turisti. L’emozione e l’esperienzialità passano in primo piano: il cliente da “spremere” diventa un ospita da accogliere e da fidealizzare non con trucchetti di mercato, ma con soddisfazione di ritornare in un luogo piacevole.

T.R.I.P. montagna nasce a Torino nel gennaio 2017 per valorizzare e promuovere i 400 chilometri di montagne piemontesi in modo durevole e responsabile

Marco Aime (antropologo)
Il turismo può costituire un problema o una risorsa. Se è giostrato da realtà esterne al territorio porterà un effimero beneficio. Se il fenomeno è invece pianificato e gestito dalle comunità locali può rivelarsi uno strumento di crescita anche culturale. Cos’è la cultura? Trasmissione, racconto, mediazione. In questo senso il turismo compie un’operazione anche culturale se opera da ponte tra i contesti urbani e quelli montani. Se porta cioè il turista della città a scoprire aspetti, caratteristiche e peculiarità di quel luogo. La società contemporanea tende però ad eludere l’attività conoscitiva ed esplorativa: in passato il rifugio era un mezzo a cui appoggiarsi per raggiungere la vetta; oggi troppo spesso diviene la meta da consumare come se fosse un prodotto tra tanti.

Giulio Beuchod (Presidente Collegio Guide Alpine Piemonte)
Gaston Rébuffat lo definiva “il grande mestiere”. Nella visione dell’alpinista francese “la guida non arrampica per il suo piacere ma apre agli altri le porte delle sue montagne”. Il Collegio delle Guide Alpine del Piemonte con circa duecento guide provenienti da tutte le valli svolge questo importante ruolo di conoscenza delle vette e delle cime della nostra regione. La presenza in commissione valanghe, nella commissione sentieristica e la rappresentanza nel soccorso alpino e speleologico ribadisce l’impegno nella diffusione della cultura della montagna ed, in particolare, della sicurezza quale premessa indispensabile per ogni tipo di frequentazione delle Alpi. Questa nuova collaborazione con T.R.I.P. montagna vuole stabilire un’attiva collaborazione con gli operatori della montagna, come i gestori di rifugio, per strutturare proposte condivise che aiutino a divulgare un tipo di fruizione consapevole dell’ambiente montano.

L’incontro di presentazione. In autunno, l’evento dedicato al turismo sostenibile sulle Alpi piemontesi

Valentina Jorio (AGRAP, Rifugi del Piemonte)
AGRAP riunisce i gestori di rifugio e posti tappa del Piemonte, di valle in valle, dalle quote più modeste fino ai 4554 metri di Capanna Margherita. In montagna bisogna ottimizzare le forze: ben lo sanno i gestori che quotidianamente si ritrovano ad affrontare le difficoltà del vivere in quota. L’associazione crede quindi che per superare gli ostacoli sia necessario fare rete e condividere linee di sviluppo comuni. In questo senso AGRAP è stata la prima associazione di rifugi in Italia a stipulare una convenzione con il Club Alpino Italiano Regionale per lavorare insieme verso azioni di turismo slow, compatibile con la filosofia del rifugio. Un passo necessario per far fronte comune ai cambiamenti della domanda turistica: se il turismo di massa non è perseguibile, è indispensabile agire in altre direzioni con cognizione e programmazione per non farsi cogliere impreparati.

Luca Gibello (Cantieri d’alta quota)
Cantieri d’alta quota dal 2012 si occupa dei luoghi “estremi”, fornendo  informazioni storiche, edilizie, progettuali, geografiche sulla realtà dei punti d’appoggio in alta montagna. Una trattatistica tecnico-scientifica? No, anche notizie sociali ed economiche che ne fanno una sorta di piattaforma d’interscambio per tutti coloro che operano in montagna, così come per coloro che la frequentano. La collaborazione con T.R.I.P. si inserisce in questa logica di osservatorio diffuso che contribuirà a fornire dati in grado di fornire un’immagine curata di un contesto multiforme come quello delle nostre Alpi.

I rifugi alpini come emblema del rapporto tra uomo e natura in montagna. (Rifugio Vallanta. Fonte: Agrap)

Elvio Rostagno (Consiglio regionale del Piemonte)
Per progettare occorre guardare al passato ed evitare le problematicità che si sono già evidenziate: ad esempio creare doppioni od istituire reti senza un’effettiva coordinazione come talvolta è accaduto. Sono “incidenti di percorso” che possono essere agevolmente prevenuti adottando un approccio orizzontale: le organizzazioni non devono cioè gerarchizzarsi, magari col rischio di diventare immobili in schemi rigidi, ma al contrario devono dialogare dinamicamente ponendosi tutte sullo stesso piano, come se fossero nodi interattivi di una rete che scambia informazioni. Solo in questo modo è possibile accedere alle opportunità finanziarie: i fondi Ue 2022-2027 potranno costituire una prospettiva di sviluppo solo se ad accedervi vi saranno reti di realtà collegate tra loro.

Marco Andreis (Percorsi Occitani)
I Percorsi Occitani in Valle Maira compiono 25 anni ed affondano il loro passato in una storia di sostenibilità. Il progetto ha visto l’evoluzione dell’operatore sul territorio che, negli anni, è passato dalla semplice offerta ricettiva a creare un vero e proprio “pacchetto esperienziale”, fatto di attività uniche e memorabili in grado di posizionare in modo peculiare la valle rispetto ai competitors. D’altra parte quando si parla di montagna si tende un po’ fare un’immagine poetica mettendo in secondo piano l’imprenditorialità: i gestori di rifugi e posti tappa dei Percorsi Occitani hanno saputo coniugare un’identità culturale coerente con una proposta commerciale efficace. In questo risiede il successo della proposta che attira turisti da tutta Europa.

I Percorsi Occitani celebrano 25 anni con un calendario di 25 eventi da giugno a ottobre per scoprire la bellezza della Valle Maira

Daniele Orusa (Valle Varaita Trekking)
L’operazione Valle Varaita trekking coniuga un trend in forte crescita (l’outdoor) con i principi della sostenibilità ambientale (la scoperta della Valle a passo d’uomo). Gli itinerari possono essere delle risorse ad impatto zero per attrarre una clientela attenta e curiosa che, percorrendo i sentieri, ha l’occasione di conoscere tutti gli aspetti del territorio: dall’architettura delle borgate alle ricette tipiche nei posti tappa. Per garantire un’esperienza piacevole è però necessario coordinare gli operatori per assicurare una periodica manutenzione della sentieristica, veicolo indispensabile per l’accesso slow dei turisti.

Gianni Castagneri (Balmexperience)
Un passato glorioso con alberghi di lusso – meta anche delle scappatelle di Gabriele D’Annunzio con la Duse – e montagne che centocinquanta anni fa vedevano l’avvio di una grande stagione dell’alpinismo italiano. Poi la desertificazione commerciale, lo spopolamento, la chiusura delle scuole. Che fare? Balme è un comune creativo che si è re-inventato. Nel 2000 la creazione del primo percorso attrezzato per ciaspole: una trovata lungimirante, visto l’affermarsi dei cosiddetti Slons (snow lovers no skiers). La pista viene battuta, aprono alberghi e ristoranti, la gente visita l’ecomuseo e passeggia ai rifugi del Pian della Mussa. Il turismo sostenibile si rivela un motore per il turismo locale e l’amministrazione ne istituzionalizza i principi, grazie alla collaborazione con Mountain Wilderness, con una delibera che vieta l’accesso ai mezzi motorizzati in montagna. Dire no per dire sì: no agli stereotipi di un accesso di massa, sì alle proposte creative per generare attrattiva.

Daniele Pieiller (NaturaValp)
La Valpelline è un territorio incontaminato della Valle d’Aosta con cime che toccano i quattromila metri e risorse paesaggistiche da far invidia ai più blasonati resort alla moda. Quali linee di sviluppo per un contesto così particolare, a quattro passi dal capoluogo, ma privo di grandi infrastrutture? L’Associazione Natura Valp ha risposto unendo gli abitanti, gli allevatori, gli agricoltori, gli artigiani e gli operatori turistici. Tutti impegnati in azioni per proporre una frequentazione consapevole e rispettosa a partire dalla cura del territorio. Con un pizzico di ingegno. Manca la neve? L’Associazione ha inventato l’ice-trekking con risalite in sicurezza sui torrenti ghiacciati.

Silvia Guerra (Sweet Mountains)
La rete  nata a Torino nell’autunno 2014 su iniziativa dell’Associazione Dislivelli, promuove i luoghi delle Alpi
che credono in una montagna ancora vestita da montagna, in un turista ospite  ma non padrone, in un montanaro padrone di casa ma anche ospite, guida, amico. Attiva in tre regioni con 308 realtà associate, Sweet Mountains annuncia una collaborazione con Ideazione per progettare una strategia di promozione delle attività in programma. 

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T.R.I.P. montagna: in Piemonte il turismo è sweet ultima modifica: 2017-07-07T06:06:08+02:00 da GognaBlog

2 pensieri su “T.R.I.P. montagna: in Piemonte il turismo è sweet”

  1. Qui parlano altre intelligenze. Alla faccia di certi manager…

    ” Il turismo “artigianale” mira invece ad uno sviluppo limitato, adattivo, lento che offre soluzione elastiche capaci di rispondere alle sfide dell’ambiente, ma anche alle necessità dei turisti. “

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