Un no-eliski mal motivato
Lettura: spessore-weight(3), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)
Era stato Graziano Gilardi, gestore del rifugio Omio e socio di Mountain Wilderness, a denunciare “l’ennesima situazione insostenibile.
“Negli ultimi anni, specialmente in quelli con consistenti precipitazioni nevose – scriveva Graziano Gilardi – viene effettuata la pratica dell’eliski in Val Merdarola, una valle gioiello nei pressi del rifugio Omio, tra la Punta Fiorelli e la Cima di Lobbia.
La particolarità della cosa sta nel non essere un normale servizio di eliski, in quanto i fruitori del “divertimento” (normalmente turisti stranieri appoggiati da un tour operator straniero) vengono imbarcati all’eliporto di Talamona, accompagnati da una guida alpina locale e sbarcati in loco; effettuano quindi una breve discesa di 7/8 minuti, per poi essere recuperati dall’elicottero che li riporta in alto, quasi fosse un impianto di risalita ad hoc”.
Tutto questo per parecchie ore consecutivamente, sfruttando una lacuna legislativa che permette questa tipologia di servizio in una piccola nicchia territoriale circondata da zone Protezioni Speciali e SIC, con evidente disturbo alla fauna locale.
La cosa è stata segnalata per iscritto all’Amministrazione Comunale di Valmasino, alle Guide Alpine della Val di Mello, alla Provincia di Sondrio, poi in molti si sono mobilitati per vietare l’eliski in Val Merdarola.
Il Sindaco di Val Màsino, Simone Songini, evidentemente non è insensibile ai temi cari a coloro che si oppongono all’eliski: così, assieme al consiglio comunale, ha emesso la recentissima ordinanza che vieta l’eliski in Val Merdarola e, più in generale, nell’intero territorio comunale.
Naturalmente abbiamo letto con attenzione le due pagine che la compongono e purtroppo la lettura di un particolare passo ci ha immediatamente spento la gioia per aver ottenuto finalmente un successo nella lotta all’eliski.
Delle quattro motivazioni addotte dagli estensori dell’ordinanza, tre sono corrette, perché esprimono la necessità della protezione della fauna e degli scialpinisti, affermano che questo tipo di turismo favorisce lo spreco delle risorse naturali con una pratica montana usa e getta che svilisce le pratiche tradizionali e nessun beneficio apporta alla valle; ma purtroppo la quarta (che peraltro non ha ulteriori agganci con il resto dell’ordinanza) ci ha fatto gelare il sangue:
– (l’eliski) rappresenta un’attività estremamente pericolosa implicando la discesa in sci fuoripista, con il rischio di valanghe e slavine.
Dunque per il comune di Val Màsino il fatto che il fuoripista possa essere pericoloso è di per sé motivo per giustificarne il divieto?
Siamo dell’opinione che chi ha scritto quella motivazione non abbia idee molto chiare e abbia colto una ghiotta occasione per liberarsi di possibili “grane” per incidenti senza rifletterci più di tanto.
Seguendo questa linea infatti nei prossimi mesi potremmo (anzi dovremmo) aspettarci il divieto di scialpinismo, alpinismo e arrampicata (in Val di Mello e Val Màsino), attività che indubbiamente sono altrettanto pericolose (se non più) dello sci fuoripista.
Per maggiori dettagli vi rimandiamo al nostro articolo https://gognablog.sherpa-gate.com/le-ragioni-del-no-eliski-non-sono-quelle-della-sicurezza/ pubblicato su GognaBlog, pubblicato il 31 marzo 2015.
Ribadiamo che chi scrive non sarà mai d’accordo con il no-eliski ottenuto a questo prezzo. Invitiamo pertanto il Comune di Val Màsino a cancellare al più presto quella motivazione, che in effetti sembra messa lì all’ultimo momento, posticcia. Ma, per questo motivo, facile da cassare.
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Forse pochi, ma in pace con la nostra coscienza.
«We few, we happy few, we band of brothers.»
Sono perfettamente d’accordo con te, ma di questi tempi mi domando sempre più spesso se io e pochi altri dobbiamo sempre fare la figura (ufficiale nei clubs, nei media e nella testa della maggioranza della gente) degli unici “pirla”!
Caro Paolo, il tuo dubbio (commento n. 6) in realtà non esiste, vero?
Io sono sicuro che tu preferirai sempre un’onorevole fatica all’elicottero.
Meglio puntualizzare soprattutto perchè la delibera potrebbe servire da modello per altre ed è meglio evitare che un punto effettivamente inutile venga ripetuto.
Comunque ottimo risultato.
Mi avevano detto che se si era in quattro c’era la possibilità in estate con 50 euro a testa di essere portati la mattina ai rifugi, risparmiando così le 4 ore di cammino e la più costosa mezza pensione. Chissà se era vero e se lo fosse stato se continuerà. Non so più scegliere fra comodità e fatica.
Non spacchiamo il capello in quattro. Ottimo sul fatto che qualcuno abbia avuto le palle per imporre il divieto ad un’attività assurda. Controproducente sarebbe ora cercare il pelo nell’uovo (perchè di quello si tratta, di un pelo…). Accontentiamoci e magari chi vuole può spiegare senza polemica al sindaco quella piccola imprecisione, che con il discorso del divieto centra poco o nulla.
Ciao Alessandro. Sappiamo bene che le ragioni del no all’eliski non risiedono nella sicurezza.
La puntualizzazione è d’obbligo…ma di fronte a un risultato così significativo e concreto, forse la frase incauta, ultima di quattro punti contenuti nella delibera, condita con i tratti specifici del burocratese, può passare in secondo piano..
Piuttosto val la pena ricordare l’impegno di Graziano. Non ricordo nessun gestore che per pura passione dei luoghi in cui vive e lavora vi abbia messo la faccia, con la sola certezza di rendersi sgradito a qualcuno.
Grazie per la informazioni che date, ma nel caso specifico non mi trovo d’accordo con la critica all’ordinanza e provo a spiegare. Dal punto di vista strettamente letterale avete ragione nel segnalare come errata la motivazione della pericolosità delle discese fuoripista come argomento contrario all’eliski. Ma nella sostanza penso che lo scarico di responsabilità che spesso i Comuni fanno con ordinanze e divieti vari sia in fin dei conti il male minore. Loro in realtà dicono “non c’entriamo niente, se vi procurate un danno è colpa vostra”, e noi diciamo “ok, in montagna si va col proprio giudizio più che con le ordinanze degli enti” (che comunque vanno prese in considerazione quando sono motivate in modo non generico ma sulla base di informazioni specifiche).
Se i sindaci o qualsiasi altra autorità di Stato si mettessero a legiferare davvero sulle condizioni di sicurezza per andare in montagna finiremmo molto male, per cui meglio questi scaricabarile che alla fine non puntano a normare alcunché ma solo a scansare eventuali problemi.
Ottima notizia quella del divieto dell’heliski. Però la preoccupazione sollevata nell’articolo non va affatto sottovalutata.
Ricordo che nello scorso inverno, molto nevoso, diversi comuni delle Valli di Lanzo (provincia di Torino) hanno emesso ordinanze di temporaneo divieto di effettuare attività sportive nei rispettivi territori comunale. Se ne era parlato in più occasioni anche qui sul Blog.
Il tutto era stato condito con una pennellata elegante di preoccupazione per la sicurezza individuale. Ma in realtà la preoccupazione di base delle autorità amministrative è quella di scaricarsi di ogni responsabilità in caso di eventuali incidenti.
Si tratta dell’onda lunga del più generale tema delle responsabilità giuridiche, tema trattato nei giorni scorsi sotto diversi risvolti.
Bé, stavolta mi pare un filo esagerato protestare per le virgole…è una onorata tradizione quella delle lunghe liste di “visto e considerato” che se non sono lunghe abbastanza l’ordinanza non sembra completa!
Accontentiamoci del divieto, che mi pare una buona cosa
Eppoi non credo che le motivazioni facciano giurisprudenza