Nella località di Dobbiaco, punto di incontro tra due culture, dal 1985 al 2007 i Colloqui di Dobbiaco – ideati e organizzati da Hans Glauber – affrontarono ogni anno le tematiche ambientali di maggior rilievo proponendo di pari passo delle soluzioni concrete. Col passare degli anni i Colloqui di Dobbiaco si sono rivelati un prestigioso laboratorio d’idee per una svolta ecologica nell’arco alpino e non solo.
Dopo la scomparsa di Hans Glauber, il ruolo di “curatore” dei Colloqui di Dobbiaco è stato assunto da Wolfgang Sachs, dapprima con l’edizione 2008 e a partire dal 2010 con Karl-Ludwig Schibel. Molti i temi affrontati negli anni, come il denaro, il benessere, il suolo, intraprendere la grande trasformazione, l’imparare per l’era solare, e il turismo dolce e le base morali dell’impegno sociale ed ecologico, la sharing economy o il contributo della digitalizzazione alla sostenibilità.
I Colloqui di Dobbiaco 1998 si sono svolti dal 10 al 12 settembre, con tema La Bellezza, per una vita sostenibile.
La bellezza per una vita sostenibile
Tesi di Dobbiaco 1998
a cura dell’Accademia dei Colloqui di Dobbiaco
Tesi 1
La bellezza è un’esigenza primaria dell’uomo. In tutte le civiltà gli oggetti della vita quotidiana sono sempre stati molto più che dei beni strumentali, i villaggi e le città molto più che meri accostamenti di edifici, e il paesaggio molto più che un mero spazio da usare o edificare, essendo stati plasmati anche secondo esigenze estetiche. La bellezza, apparentemente inutile e superflua, è sempre stata considerata una necessità. Aver distrutto la bellezza della natura e della cultura che abbiamo ereditato è uno dei peccati più gravi della nostra civiltà. La mancata soddisfazione delle esigenze estetiche in un mondo sempre più inquinato e cementificato, e la perdita di sensualità nelle nostre percezioni ci rendono sempre più difficile trovare la strada verso uno sviluppo sostenibile. Senza bellezza non si realizza la vita.

Tesi 2
L’impatto con la bruttezza è stato per molti la vera spinta all’impegno ecologico. Molte persone hanno acquisito una coscienza ambientale non per le previsioni sulla scarsità delle risorse o sulle alterazioni climatiche, ma, sentendosi offese nella propria sensibilità estetica, si sono mosse contro il deturpamento del paesaggio, i rischi tecnologici e la distruzione degli ecosistemi. Il movimento ambientalista si è opposto al dilagare della bruttezza, dei pericoli incombenti e del degrado ambientale, tutte antitesi della bellezza. Se l’impatto con la bruttezza è una molla per l’impegno ecologico, l’idea della bellezza e di uno sviluppo sostenibile possono infondere in noi la voglia e il piacere di impegnarci per un futuro ecologico.
Tesi 3
La bellezza è un fattore essenziale della sostenibilità, un aspetto irrinunciabile finora perlopiù trascurato. Lo sviluppo sostenibile presuppone una riduzione del consumo delle risorse naturali, ma questo limite rappresenta una grande opportunità. Siamo chiamati a trovare nuove forme produttive, stili di vita e modelli di consumo che comportino un utilizzo oculato delle risorse naturali e ci seducano anche attraverso la sfida affascinante di dover convivere coi nuovi limiti, come illustrano gli esempi presentati a Dobbiaco. La bellezza del senso della misura, del non fare, della moderazione, della gestione accorta delle risorse, ma anche la bellezza della varietà ecologica e culturale, della peculiarità, della ritrovata identità locale, la bellezza dell’era postindustriale e solare sono altrettante espressioni di una bellezza conciliabile con una vita sostenibile.
Tesi 4
Non viviamo di solo pane: anche la bellezza è un bene vitale, senza il quale le nostre percezioni ed emozioni sarebbero del tutto denutrite. Il bello deve quindi ritrovare il proprio spazio nella nostra vita quotidiana, coniugandosi con l’utile. Ciò vale anche per l’agricoltura e la produzione di alimenti.
Un esempio ben riuscito di una nuova sintesi fra esigenze economiche ed ecologiche e la bellezza ci viene dai laboratori rurali di Herrmannsdorf, nei pressi di Monaco, dove la coltivazione biologica ad alta intensità di lavoro e la varietà delle colture favoriscono la conservazione di un paesaggio antropico ricco e variegato. Inoltre, le stalle, i laboratori (caseificio, forno, macelleria) e tutti gli altri spazi produttivi e abitativi sono stati realizzati con criteri bioarchitettonici che coniugano funzionalità e bellezza. E’ un esempio che mostra come un’attività produttiva ecologica possa rendere più belle e variegate le regioni rurali.
Tesi 5
L’artigianato, in quanto alternativa estetica e sostenibile alla produzione di massa, può vivere oggi un vero e proprio rinascimento.
La grande opportunità sta nella creatività, nella utilità, nella progettazione ed esecuzione affidate ad una sola mano, per di più ad un alto livello estetico. Ne possono nascere interventi creativi sull’ambiente, soluzioni personalizzate, prodotti unici e irripetibili, materiali belli, oggetti durevoli e facili da riparare, ossia tutti quei pregi spesso andati perduti con la produzione industriale. Oggi l’artigianato ha l’opportunità di sottrarsi all’egemonia di una produzione standardizzata e, grazie ad una domanda sempre più individualizzata e ai processi produttivi flessibili col supporto del computer, può riscoprire i propri punti di forza e la propria sensibilità estetica. L’artigianato del futuro potrà fungere da modello, stabilendo livelli estetici più elevati, anche per la produzione industriale, ridando così vita all’antico sogno della completezza umana.
Tesi 6
I beni materiali del futuro dovranno essere sostenibili: non più merci “usa e getta”, bensì prodotti belli, qualitativamente buoni e di lunga durata, realizzati nella consapevolezza della nostra responsabilità ambientale. Il design ecologico considera tutto il ciclo di vita di un prodotto, dalle materie prime al riuso o allo smaltimento. L’estetica degli oggetti del futuro sarà imperniata su fattori quali il consumo ridotto di risorse, l’utilità e la funzionalità, la discrezione e la responsabilità sociale, ma anche sulle emozioni e le percezioni sensoriali che provocano. L’uso sostituirà sempre di più il possesso dei beni. I prodotti ecologici richiedono, non solo da parte di chi li compra e li usa, ma anche di chi li produce, una mentalità nuova che ponga fine al rincorrersi di articoli “ultimo grido” imposti dalla moda del momento. I beni ecologici del futuro rispondono ad un’estetica nuova alla quale il design è chiamato a dare un contributo importante e responsabile.

Tesi 7
In futuro, sarà l’architettura solare a ispirare il gusto estetico e a guidare la mano degli architetti. L’uso del sole può aprirci la strada verso un’architettura nuova, più in sintonia con la natura e in grado di produrre una maggiore qualità della vita nelle aree urbane, trasmettendoci una sensazione di benessere con edifici più verdi e luminosi. Già oggi, innumerevoli esempi efficaci e affascinanti ci indicano quali sono gli interventi da adottare per ridurre i consumi di energia e di materiali negli edifici come pure i costi di costruzione e di manutenzione, utilizzando il sole, riciclando i materiali e imitando sapientemente i processi naturali. Le crisi ecologiche si possono superare solo progettando gli edifici in modo che il sole e altre fonti rigenerabili, tra cui la biomassa, forniscano tutta l’energia di qui necessitano. L’architettura solare è una strada da imboccare per il terzo millennio.
Tesi 8
La riscoperta della bellezza può far rinascere le città. Finora, gli agglomerati urbani hanno invaso avidamente il territorio, disperdendosi in una massa informe di strade e cemento, e rubandoci una parte della nostra identità. L’espansione illimitata dei centri urbani non ha futuro e solo all’ interno dei propri confini la città può essere rifondata, facendo dei limiti una risorsa. Ogni centro deve ridefinire il rapporto col proprio territorio. Conservare, ristrutturare, restaurare e abbellire, salvaguardando le caratteristiche naturali e culturali, sono i fondamenti di ogni sviluppo urbano. Occorre riscoprire i luoghi, cogliendo la natura e le cultura che li identifica e che caratterizza la loro bellezza. Questa bellezza riconquistata può far rifiorire le città, come dimostrano gli esempi significativi di Napoli e Palermo, fino a poco tempo fa considerate perdute per sempre. Rivitalizzare i centri storici migliorandone la qualità della vita è un modo per conciliare la bellezza con uno sviluppo urbano sostenibile.
Tesi 9
La riscoperta della bellezza può avviare anche un rinascimento dei paesaggi, sui quali lo sviluppo industriale e l’euforia della crescita hanno lasciato innumerevoli tracce di degrado. Inoltre, più un paesaggio ci affascina, maggiore è il rischio di ridurlo a mera merce sul mercato turistico internazionale.
Oggi, la bellezza dei paesaggi europei, come le colline toscane, frutto del lavoro di molte generazioni passate, sta svanendo. Proprio in Toscana sta prendendo forma un movimento di tante piccole iniziative volte a ridare vita al paesaggio, con interventi di sensibilizzazione ecologica e di rivitalizzazione del patrimonio agricolo e architettonico. Si stanno sperimentando delle opportunità per coniugare bellezza e sviluppo sostenibile in forme non più riservate solo a pochi privilegiati. Occorrono sempre più uomini e donne desiderosi di lasciare un propria impronta nei luoghi in cui vivono, creando ed animando un paesaggio antropico degno di questo nome.
Tesi 10
L’era postindustriale è ormai cominciata. Nel bacino della Ruhr, dove un intero paesaggio industriale e la sua cultura specifica stanno scomparendo, è più forte che mai la sensazione di perdere qualcosa, e quindi il desiderio di conservare un patrimonio culturale consolidato. È questo il merito del progetto di riconversione ecologica e urbanistica IBA Emscher Park, un’area di due milioni di abitanti, dove si è voluta salvaguardare la bellezza del patrimonio storico recente, ma realizzando al tempo stesso i presupposti di un’era postindustriale e solare, riconciliando la bellezza e la sostenibilità.
L’istituzione del “parco”, la riconversione ecologica del fiume Emscher, il recupero degli edifici industriali dismessi, la creazione di posti di lavoro ecologici in svariati parchi tecnologici e scientifici, come pure i nuovi quartieri residenziali progettati e realizzati in chiave ecologica, documentano la portata del progetto. Un ideale che si è trasformato in realtà: conciliare tra loro la storia, il futuro e la bellezza.

Tesi 11
La bellezza è realizzabile e, come dimostrano gli esempi presentati a Dobbiaco, essa è legata indissolubilmente allo sviluppo sostenibile. La bellezza, da sempre elemento di conoscenza e una delle motivazioni più forti delle azioni e dell’impegno umano, in futuro dovrà essere un elemento trainante per la svolta ecologica che abbracci tutti i settori della nostra vita. E questo richiede un’opera di sensibilizzazione mirata. Cibarsi di alimenti ecologici, percepire la natura con tutti i nostri sensi, cogliere il fascino del design e dell’architettura ecologica, vivere positivamente le città e i paesaggi, sono tutti piaceri della nostra vita. Il confronto con la natura e le cose belle evoca dei legami emotivi, soprattutto se la bellezza la creiamo noi stessi. Da qui scaturisce un’etica ecologica non dettata dal timore delle catastrofi ambientali, ma animata dal piacere della vita. E una società ispirata a questa etica deve spingere affinché la bellezza trovi riscontro in tutte le scelte politiche. La bellezza è un elemento per costruire il futuro.
Tesi 12
“Meno velocità e quantità, più qualità e bellezza”: la bellezza e lo sviluppo sostenibile sono i principi ispiratori di un saper vivere ecologico. Alle soglie del ventunesimo secolo, a differenza di tutta la storia precedente dell’umanità, l’arte del saper vivere deve ispirarsi soprattutto ad uno stile di vita ecologico. Oggi è l’eccesso delle opportunità a mettere a repentaglio la nostra capacità di orientamento e la nostra indipendenza. I limiti sono la risorsa, ma illimitate sono le risorse inmateriali: fantasia, creatività e bellezza. E’ ora di tirare il freno. Per evitare di essere irretiti, ingannati e imbambolati dalla “bellezza” delle offerte consumistiche, e per non ingannare noi stessi, ci serve è un’estetica personale e collettiva della giusta misura, una nuova eleganza della semplicità e un modo più sereno di vivere il tempo. Per essere convincenti, con noi stessi e con gli altri, dobbiamo riacquistare il senso del bello e del sostenibile e trasmettere agli altri questa cultura di vita. Avviamoci assieme su questa strada. Il futuro comincia già oggi.
Le relazioni
Sostenibile è bello, bello è sostenibile – Wolfgang Sachs;
Il bello e il bene. Il piacere e la morale nella svolta ecologica – Elisabeth Redler;
Un “rinascimento” della bellezza in Italia: il paesaggio – Giorgio Pizziolo;
La bellezza sulla via dell’era postindustriale: l’esempio di riconversione ecologica IBA Emscher Park – Karl Ganser;
Un “rinascimento” della bellezza in Italia: le città – Pier Luigi Cervellati;
Costruire col sole: una nuova estetica dell’architettura solare – Dieter Schempp;
Bellezza e sostenibilità: i prodotti del futuro – Günter Horntrich;
Il diritto alla bellezza: per un’estetica sostenibile dell’artigianato – Christine Ax;
Dall’agricoltura alla cultura agricola: la “bellezza” dei laboratori rurali di Herrmannsdorf – Karl Ludwig Schweisfurth;
Meno mobilità e quantità, più qualità e bellezza: verso l’arte del vivere ecologico – Joseph Zoderer;
Tavola rotonda aperta ai relatori e al pubblico con Christine Ax, Pier Luigi Cervellati, Elisabeth Redler, Wolfgang Sachs, Silvia Zamboni, Joseph Zoderer, Jost Krippendorf (moderatore).
I relatori
Christine Ax, ricercatrice e pubblicista, direttrice del gruppo di lavoro “Laboratorio del futuro”presso la Camera dell’artigianato di Amburgo, Amburgo;
Pier Luigi Cervellati, urbanista, ordinario di progettazione territoriale all’Università di Venezia, già direttore dell’operazione di recupero del centro storico di Bologna, Bologna;
Karl Ganser, direttore del progetto di riconversione ecologica “IBA Emscher Park”, Gelsenkirchen;
Hans Glauber, presidente del “Ökoinstitut Südtirol /Alto Adige”, ideatore dei Colloqui di Dobbiaco, Francoforte s. M. e Bolzano;
Günter Horntrich, professore di ecologia e design al Politecnico di Colonia, titolare dello studio “Yellow Design”, Colonia;
Jost Krippendorf, titolare dello studio di consulenza ecologica e sociale “Büro Krippendorf”, Berna;
Giorgio Pizziolo, urbanista, professore di urbanistica e architettura del paesaggio all’Università di Firenze, Firenze;
Elisabeth Redler, sociologa, direttrice della società “anstiftung” (associazione di ricerca di pubblica utilità), Monaco di Baviera;
Wolfgang Sachs, membro del gruppo di lavoro “Nuovi modelli di benessere” presso il “Wuppertal Institut für Klima, Umwelt, Energie, Wuppertal e Roma;
Dieter Schempp, architetto, professore di architettura all’Università di Krems (A), cofondatore del gruppo “LOG ID – architettura solare”, Tubinga;
Karl Ludwig Schweisfurth, maestro macellaio, fondatore dei laboratori rurali di Herrmannsdorf e della fondazione Schweisfurth, Monaco di Baviera;
Silvia Zamboni, assessora all’ambiente e sviluppo sostenibile, Comune di Bologna, Bologna;
Joseph Zoderer, scrittore e poeta, Trento, Alto Adige.

Note su Hans Glauber (San Candido, 2 settembre 1933 – Bolzano, 24 aprile 2008)
Il presidente del Ökoinstitut Südtirol (ecoistituto altoatesino) a Bolzano e promotore degli incontri annuali ecosociali Toblacher Gespräche (Colloqui di Dobbiaco) è stato sociologo, artista e appassionato alpinista. Sulle sue opere d’arte si espresse favorevolmente nientenemo che Theodor Adorno, in una sua recensione. In suo onore è stata intitolata la Biblioteca comunale di Dobbiaco (Hans-Glauber-Bibliothek).