di Carlo Bonardi – Brescia
La sera del 22 gennaio 2014, preannunciato via internet (Morte sugli sci, il drammatico video delle Iene), è andato in onda un servizio televisivo, per lo più realizzato nella zona del Passo del Tonale. Vedi http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/01/22/8181.shtml
E’ noto l’argomento sui pericoli da valanga, specie per chi esca dalle piste battute, e martellanti sono state le azioni volte alla prevenzione dei relativi sinistri, che peraltro continuano a verificarsi.
Però il servizio – al di là dei suoi fondamenti nella realtà – mi è parso discutibile.
A cominciare dal suddetto preannuncio, non corretto nei riguardi del pubblico: il titolo e l’immagine diffusi facevano intendere che proprio le Iene avessero girato un video di morte sugli sci, mentre lo sviluppo è stato in relazione ad un distacco di valanga solamente virtuale e, quanto agli assemblati filmati, alcuni sono tratti da archivi altrui e altri ancora, come quelli sul disseppellimento di persone, non si può capire se siano stati girati in presenza della troupe delle Iene o rappresentino pregressi interventi opera del Soccorso Alpino, comunque senza possibilità di distinguerli da esercitazioni (poco credibile una ripresa effettuata dalla parte dell’infortunato semi-sepolto, del quale si vede la ben asciutta mano protendersi dalla neve in direzione del soccorritore).
Mi si potrà replicare che per fare audience e realizzare materialmente un servizio non è necessario che tutto sia vero, bastando rendere al pubblico l’“idea”. Vero, ma resta l’impressione che quel preannuncio soprattutto rientri nell’ambito del banner a effetto, che da qualche anno imperversa sui nostri media: uno specchietto per allodole, che serve ad attrarre l’attenzione di tanti utenti senza rispetto per ciò poi verrà in effetti comunicato.
Almeno altri due caratteri del servizio sono insidiosi, e lo spunto al pensarci mi è venuto dal fatto che quelle Iene, libere di applicarsi a qualsiasi materia, stavolta sembravano fuori dal loro naturale ambiente d’inchiesta (nella stessa trasmissione si erano succeduti vari casi, concernenti piuttosto vicende truffaldine).
Intanto vediamo spuntare, come ormai è frequente nelle operazioni dei media e in genere in concomitanza con tragici episodi-occasione (l’attuale servizio non ha mancato di accennare ai dodici morti da valanga dell’ultimo mese), la solita presentazione dell’airbag salva-vita, il gonfiabile inserito nello zaino che potrebbe tenere “a galla” in caso di investimento da valanga (analogamente è sovente accaduto, in altre sedi, a proposito di sci- alpinismo o fuoripista, per gli interventi volti a pubblicizzare l’acquisto e l’uso non solo di sonda/pala/ARTVA ma anche di caschi, video-camere da casco, GPS, ginocchiere, para-schiena, e altro).
Questo aspetto l’avevo a suo tempo evidenziato (qui sul Gogna Blog è stato appena riportato lo scritto “Prodotto montagna – Salva nos ab ore leonis”): non sostengo che tali aggeggi non potrebbero essere utili (pur se in gran parte dei casi la Morte bianca si verifica per traumatismi da investimento e rotolamento tra grossi blocchi di ghiaccio e contro ostacoli o in dirupi) e neppure che Le Iene non possano fare pubblicità a ciò che vogliono; ma il sospetto che dietro a certe operazioni moralizzanti vi siano strateghi di mercato me le rende poco gradite (domande: il servizio ha allo scopo ricevuto contributi economici e da chi?).
L’altro aspetto, più sottile, deriva dal sapiente mixage col quale vengono realizzate, nel coacervo di fonti e messaggi che le caratterizzano: oltre alla censura nei confronti degli scapestrati (che appunto ne attinge pure il lato morale), dalla parte opposta è stata schierata, su dosi di ragione effettiva pur se a volte scontata, tutta una serie di componenti.
Si pensi all’esibizione dell’apparato tecnologico che provoca le valanghe “buone” (quelle cagionate da elicottero a scopo di bonifica per la sicurezza degli impianti sottostanti. A proposito, domanda giuridica: se l’art. 426 del codice penale fosse in sé cieco, come mai per queste si può?); si pensi alla presenza in divisa di un Alto ufficiale dell’Esercito (l’Istituzione) che dice la sua (per come riportata, alquanto superficiale); alla presenza della Guida Alpina che accompagna le Iene nell’individuazione dei pericolanti/pericolosi (chissà se, da quegli stessi punti e sine strepitu, essa non era mai passata e mai non passerà…); all’inseguimento di fuorpistaioli con elicottero e telecamera; alla menzione di regole/divieti; all’illustrazione degli strumenti da legge (pala, sonda, ARTVA) e appunto dell’airbag; ecc.
Consideriamo in particolare il ruolo stesso di team televisivi come Le Iene, sbocciati negli ultimi anni pure in Italia: perseguendo per via giornalistica fatti sovente illeciti, realizzano – immediatamente e in autonomia, su basi privatistiche/commerciali – quelle funzioni anche esemplari che secondo la tradizione sarebbero proprie dello Stato di diritto (formazione delle leggi e amministrazione della giustizia) e delle quali normalmente il medesimo rivendica l‘esclusiva (al semplice cittadino non è consentito esercitare il non suo, né, salve eccezioni, farsi ragione da sé/auto-tutelarsi, nemmeno se a favore di altri: ci provasse, probabilmente finirebbe nei guai con la legge).
Così, la potenza dei media consente loro di inseguire chiunque in modo pressante per strada e, ora, anche sui monti (come fanno i cacciatori con gli animali da preda), pratica che neppure giudicherei esente da possibili rischi per i ricercati.
Che il motore (o un motore) di questi nuovi interventi possa intendersi commerciale, mi pare inoltre desumibile dalla menzione, in quel servizio, di Adamello Ski, imprenditore che sulle stesse montagne già aveva appoggiato se non prodotto tutta una serie di business (dalle edificazioni e gestione di impianti sciistici e di ferrate mozzafiato, all’organizzazione di concerti e letture sulle vette, di duelli tra spadaccini su asseriti ghiacciai, al riadattamento di gallerie degli Alpini a musei per turisti con simulazione di crepitii di mitraglie ed esplosioni, al pasteggiare in cabinovia con ostriche e Franciacorta + fuochi d’artificio, ecc.).
Risultato: lo spettatore riporta l’impressione di avere ascoltato la voce dell’autorità e di dover obbedire, anche laddove di autorità non si tratti o dovere non vi sia.
Chi produce questi interventi “gestisce” la montagna da padrone (tutta: non solo quella eventualmente sotto la sua responsabilità), impone coi fatti le regole di quel che gli conviene vi si faccia e non vi si faccia, distingue tra chi va sulle piste e chi no, cercando di eliminare i secondi a meno che a pagamento non vogliano trasformarsi nei primi o che non gli possano comunque servire.
Né si cruccia di fornire giustificazioni che non siano scontate o di facciata, preferendo fare.
Sarebbe opportuno che il normale spettatore, a fronte di questi interventi da stadio, li individui per bene, meditando un momento sui motivi che possono averli ispirati e sui contenuti; e che gli addetti ai lavori non siano succubi nel prenderne atto.
25.01.2014.
Scopri di più da GognaBlog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Le iene NON fanno informazione. Sono uno show con unico obiettivo incrementare l’audience. Le loro pseudoinchieste sono mosse da tutto fuorché dal desiderio di fare luce, Invito a verificare il modo in cui hanno costruito i loro servizi sul caso “Stamina” . Trattandosi di puro intrattenimento la loro autorevolezza è nulla. Il problema riguarda chi le ritiene fonti attendibili.
Le osservazioni di Bonardi, come al solito, sono attente e argute. Il suo discorrere è sempre sul filo del dubbio, senza mai concedersi aperte accuse. Che, in effetti, andrebbero provate.
Il sospetto che il servizio delle Iene abbia qualche secondo fine commerciale ci può anche toccare, resta il fatto che, per fare informazione, occorre parlare anche di ARTVA, pale, sonde, caschetti, airbag e quant’altro.
Certamente non si fa formazione se si colpevolizza, si prende in giro, o si moralizza sugli scapestrati.