Lettera a Piero Ostellino

Lettera a Piero Ostellino, editorialista del Corriere della Sera
di Carlo Zanantoni (Osservatorio della Libertà)

17 febbraio 2013
Valanga a Monte La Nuda, Appennino reggiano
Egregio Dott. Ostellino,
dopo un nostro scambio di messaggi (il 12 – 13 settembre 2012) accolto con grande interesse dai miei colleghi dell’Osservatorio, non ho più avuto occasione di fornirle notizie sullo sviluppo dell’Osservatorio per la Libertà in alpinismo. Da un lato, il lento rodaggio dopo il riconoscimento dell’Osservatorio da parte del Club Alpino Italiano, dall’altro la fortunata carenza di eventi che meritassero un nostro intervento mi hanno convinto a non distrarla da suoi più importanti impegni (seguo i suoi duri interventi nei confronti di una deriva autoritaria nel nostro Paese!). Ora però è accaduto qualche cosa che può valere la pena di raccontarle, non come evento in sé – la solita valanga – ma come esempio di tipiche reazioni, sia da parte delle autorità locali che della popolazione. Questo ci offre un locale giornale on-line: REDACON, giornale on-line dell’Appennino reggiano.

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Troverà qui in dettaglio notizie, scambi di opinioni fra i lettori e interventi. Credo però utile, ammesso che meriti la Sua attenzione, estrarne alcuni punti salienti, come segue.

Tre scialpinisti, fra i quali uno sicuramente esperto, con esperienze di alpinismo extraeuropeo e guida alpina, Massimo Ruffini detto “Ruffo”, 28 anni, da Reggio, stanno salendo a Monte La Nuda il 16 gennaio 2013. Questa montagna offre un itinerario interessante. Raggiunta la cima della Nuda a quota 1870 m, i tre iniziano la discesa. Una valanga li travolge, Ruffo rimane sepolto e viene salvato dai soccorritori. La salita era iniziata nei pressi delle piste di Cerreto Laghi, ma non attraversò una zona sovrastante le piste; gli alpinisti erano comunque partiti ben prima che i mezzi di risalita entrassero in funzione, tanto per precisare. Il Direttore della Stazione sciistica, Marco Giannarelli della Park Hotel Srl, dichiara: “l’evento è avvenuto fuori dell’orario di apertura delle seggiovie e fuori dalle piste del comprensorio sciistico“.

Nel link citato si trovano molte informazioni. Viene descritto, in modo approssimativo, l’intervento dei Carabinieri di Collagna e di agenti forestali del CTA del Parco (Coordinamento Territoriale per l’Ambiente). I Carabinieri di Castelnovo ne’ Monti ritengono la valanga causata dalla condotta colposa del Ruffo e lo denunciano per procurata valanga alla Procura di Reggio Emilia. Pare che il Servizio Valanghe avesse dato informazione di pericolo grado 3.

La Redazione di REDACON informa che è prevista (?) una pena sino a 12 anni se si è riconosciuta una azione dolosa; nel caso specifico, potendosi riconoscere nel comportamento del Ruffini soltanto “colpa”, la pena sarebbe al massimo 5 anni.

Su questo punto non entro in dettagli, chiederò precisazioni ai miei colleghi avvocati.
Mi limito a dire che, al riguardo delle conseguenze civilistiche che derivano da reato, un qualunque reato (quindi, non importa se sia stato doloso oppure colposo) obbliga colui che l’ha commesso a risarcire il danno cagionato (vd. art. 185 c.p.). Se ci si riferisce al codice penale in senso stretto, c’è un delitto di valanga dolosa (art. 426 c.p., pena da 5 a 12 anni di reclusione) e c’è un delitto di valanga colposa (art. 449, pena da 1 a 5 anni di reclusione).

In pratica, la responsabilità per risarcimento danni non è alternativa alla “pena detentiva”: c’è sempre (se il danneggiato la richiede; mentre per quei reati l’Autorità pubblica procede “d’ufficio”) quale conseguenza di un qualsiasi reato che abbia cagionato anche danni concreti (non è detto che ogni reato li abbia cagionati).

Attualmente i nostri giudici tendono a rifarsi al criterio di maggiore severità. Questo non accade in Austria, dove si parla solo di eventuale risarcimento di danni; credo che simile sia la situazione negli altri paesi europei.

Non voglio qui insistere su questo punto, desidero soltanto farle notare come sia frequente, nei messaggi dei lettori di REDACON, un atteggiamento colpevolista e critico nei confronti di chi corre rischi, anche soltanto per se stesso, e anche di scarsa tolleranza per un’attività di cui non si vede il senso. Cito alcuni estratti:

Sotto il Monte La Nuda. Foto: R. Manfredi
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Non usiamo Massimo come capro espiatorio per muovere lamentele contro uno sport che infastidisce la comunità“.
Alla comunità non va bene che muoiano persone per questa passione “incontrollabile”per la montagna… mettendo a rischio non solo la propria vita ma anche quella di altri. Se è così “incontrollabile”… qualcun altro ci riproverà e allora servono divieti tassativi“.
La Redazione (!): “Per chi non rispetta le regole a tutela prima di tutto degli interessati ma anche (sic) delle altre persone il nostro vivere ( e codice) civile (sic) prevede diversi tipi di ammonimenti e punizioni. Non ci vediamo nulla di strano…”.
Un disinformato: “Io gli farei pagare il soccorso… il fuoripista è proibito“.
Tu rischi e io pago? Uno della mia famiglia non sarebbe andato lassù“.
Sono felice che non sia successo niente di grave, meno che la comunità debba pagare i costi del soccorso“.

Insomma, i soliti discorsi e molto spesso il riferimento ai costi del soccorso, che tutti noi paghiamo, senza pensare quanto più alti siano i costi sociali di tante altre libertà che fortunatamente la società ci concede.

Una nota sui sindaci. Ci sono due monti importanti nella zona: La Nuda, in territorio di Collagna e il Cusna, in territorio di Villa Minozzo. Paolo Bargiacchi, sindaco di Collagna, e Luigi Fiocchi, sindaco di Villa Minozzo, sono ambedue molto critici nei confronti dello scialpinismo, in particolare Bargiacchi che ha perso un amico sul Cusna. Ogni anno Bargiacchi reitera un’ordinanza in cui fa raccomandazioni su attrezzature, preparazione e cautele. Fiocchi ha emesso quest’anno, il 15 gennaio (giorno prima dell’incidente), l’Ordinanza n 02-2013 che comportava “il divieto assoluto di effettuare qualsiasi attività di tipo escursionistico e scialpinistico nelle zone poste sopra il limite superiore della vegetazione arborea del comprensorio del comune di Villa Minozzo, fino al perdurare di situazione di pericolo valanghe marcato 3 o superiore, fatti salvi provvedimenti più restrittivi“.

Concludo: Le invio queste poche note soltanto per fornirle un tipico esempio di una tendenza repressiva che ha crescente presa sul pubblico e di un evento al quale l’Osservatorio dovrebbe reagire. Per ora è prevalsa la tendenza dei miei colleghi ad attendere che un nostro incaricato cerchi di far rientrare le ordinanze dei sindaci. Io credo invece che dovremmo sfruttare l’occasione per prendere parte alla discussione sul giornale on-line, ammesso che non sia troppo tardi. Non finirà tutto qui.

Cordiali saluti, Carlo Zanantoni

La lettera, ovviamente, non è stata pubblicata e neppure ne è stato fatto un riassunto.

 

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Lettera a Piero Ostellino ultima modifica: 2015-02-12T06:16:39+01:00 da GognaBlog

4 pensieri su “Lettera a Piero Ostellino”

  1. 4
    Luca Visentini says:

    Un altro campione.

  2. 3
    Fabio Bertoncelli says:

    Massìno, le tue sono le solite farneticazioni che hanno avvelenato l’Italia dal 1994.

  3. 2
    Massìno says:

    Ostellino non lavora più al Corriere. Lo riteneva forse troppo di sinistra, è andato a scrivere al “Giornale” del Silvio Non gli costerà nessuna fatica introdursi nell’ambiente, a suo parere la deriva autoritaria c’è stata solo con l’uscita del Silvio dalle stanze del potere..

  4. 1
    Alberto Cima says:

    da facebook
    Ricordo la superficialità con cui venne trattata e discussa la vicenda. Non si sapeva ancora chi e quante persone fossero coinvolte che già era stata emessa la sentenza di colpevolezza, senza alcuna apertura all’ipotesi della fatalità o dello sfortunato incidente.
    Si dovrebbe anche dire che con le attuali ordinanze dei Comuni del crinale sarebbe pressoché impossibile fare attività escursionistica oltre i 1600 m, dal momento che i bollettini di Meteomont difficilmente scendono sotto il grado 3-marcato nella settimana che segue una nevicata.

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