Norma, etica, libertà ed emergenza
di Massimo Ginesi
(scritto il 17 maggio 2020)
Gli ultimi mesi ci hanno posto di fronte ad una realtà nuova e assai complessa sotto il profilo operativo, che ha comportato la necessità di confrontarsi con esigenze e problemi nuovi, gestiti con una produzione normativa assai discutibile.
Di fatto, per circa due mesi, i cittadini sono stati confinati nelle loro abitazioni, in forza di una serie di norme di derivazione assai eterogenea e dal contenuto spesso non facilmente delineabile e delimitabile.
L’Italia degli ultimi quarant’anni è un paese che ha visto un legislatore dalla produzione ipertrofica, spesso assai poco tecnica, non ben integrata a livello sistematico e la cui comprensibilità e applicabilità è talvolta ostica per gli operatori del diritto (siano essi avvocati o magistrati), figuriamoci per il normale cittadino. Se coloro che hanno scritto i codici nella prima metà del secolo scorso erano spesso giuristi di grande levatura, chi oggi produce norme mostra di ignorare i più elementari principi che devono ispirare un testo volto a regolare un numero indeterminato di casi, ovvero quelli di chiarezza, generalità e astrattezza (si pensi che l’art. 1129 c.c., formulato in 4 commi nel codice del 1942, con la riforma del 2012 e passato a 16 commi, non tutti felicissimi).

La normazione in tema di CoViD-19 risente pesantemente di questa deriva; a ciò si aggiunga un battage mediatico impressionante, che ha poi stranamente virato in direzione diametralmente opposta, che ha di fatto terrorizzato per settimane i cittadini, senza fornire una reale informazione scientifica attendibile, con toni di guerra e bollettini sui morti (senza mai indicare peraltro il denominatore di stima delle percentuali…) e ha alimentato la percezione collettiva di allarme catastrofico, con il risultato di condurre a condotte psicotiche e prive di alcun fondamento scientifico o giuridico (persone che passeggiano da sole in riva al mare o in montagna con mascherina non sono difficili da incontrare).
In ultimo, in questo paese dove tutti diventano di volta in volta virologi, allenatori, himalaisti, giudici, economisti e quant’altro sia in linea con il tema di moda del momento, le diatribe social (alcune hanno avuto ampio sviluppo anche nei commenti di questo blog) hanno diffuso le teorie più balzane.
Tali considerazioni, ovviamente, non fanno venir meno il profondo e assoluto rispetto per coloro che in questo periodo hanno perso persone care e per chi ha prestato la propria opera con abnegazione in realtà difficili, anche sulla gestione di certe situazioni già si affacciano grandi perplessità che dovranno essere in futuro chiarite anche in sede giudiziaria.
Potrebbe allora essere opportuno considerare da un punto di vista oggettivo, inteso come visione tecnico-giuridica del fenomeno, l’effettiva portata del periodo emergenziale vissuto (e ancora in corso) nonché la legittimità e rilevanza della normativa volta a regolarlo, specie alla luce dei vincoli alla libertà personale dei cittadini chiamati ad osservare quei precetti, in ambiti anche atipici e poco normati come l’esercizio di attività in montagna.

Non appare inutile rilevare che la norma giuridica è, astrattamente, uno strumento volto a organizzare la vita sociale di gruppi organizzati, e da tale schema generale non si discostano quelle che ciascuno Stato adotta per disciplinare la convivenza dei suoi consociati, tanto è vero che esistono numerosi ordinamenti – contigui a quello statuale, leciti e più spesso illeciti – che lo affiancano e talvolta lo sopravanzano, prendendone il posto (si pensi a tutti i sistemi normativi delle associazioni a delinquere, quali ndrangheta, mafia, SCU o l’ordinamento barbaricino che per secoli e, in talune zone, tutt’oggi, regola di fatto la convivenza in alcune zone rurali della Sardegna).
Ne deriva che appaiono del tutto fallaci quelle posizioni (talora espresse con vigore anche in alcuni scritti qui pubblicati) che tentano di fornire una connotazione etica e morale alla norma giuridica, poiché il concetto di giustizia e di etica non coincidono.
Senza addentrarci troppo in materie poco alpine, va osservato che sin dagli scritti del filosofo e giurista austriaco Hans Kelsen (qui un’interessante disamina) si osservava che “Importa qui anzitutto liberare il diritto da quel legame per cui è sempre stato unito alla morale. Con ciò naturalmente non si vuole certo mettere in dubbio l’esigenza che il diritto debba essere morale, cioè debba essere buono. Come categoria morale, il diritto non significa altro che giustizia. La felicità sociale si chiama giustizia. In verità tale parola è anche usata nel senso di positiva conformità col diritto e particolarmente di legalità. In questo senso appare “ingiusto” il fatto che una norma generale venga applicata in un caso e non invece in un altro che tuttavia è considerato analogo; e questo fatto appare “ingiusto” prescindendo dal valore della norma generale stessa. Secondo questo modo di dire, il giudizio di giustizia esprime soltanto il valore relativo della conformità con la norma. “Giusto” è qui soltanto una parola diversa per dire “legale”. Giustizia, nel significato che le è proprio e che la differenzia dal diritto esprime però un valore assoluto”.
Dunque appare aberrante etichettare come non etico chi non si attiene scrupolosamente a tutto quanto è stato emanato in questo periodo quale normativa nazionale e territoriale in tema di CoViD-19, poiché ciò che è conforme a legge non è necessariamente anche etico, così come può essere altamente etica (cioè rispondente a principi morali “alti”) un’azione contra legem (si pensi alla querelle sul cosiddetto suicidio assistito): “bisogna, pertanto, distinguere i valori di diritto o legali, che sono relativi, dai valori di giustizia, che sono assoluti”.
E’ necessario, a questo punto, anche esaminare le modalità con cui è stata disciplinata dall’ordinamento statuale e territoriale l’emergenza CoViD-19 e a quali restrizioni i cittadini siano stati sottoposti, poiché è davvero miope ritenere che, qualunque norma sia emanata, sia necessario osservarla nella maniera più supina possibile, solo in tal modo realizzandosi la nobiltà del cittadino: se così fosse non esisterebbero né i giudici, né gli avvocati né gli studiosi del diritto.

La normazione del periodo CoViD-19, con un mix micidiale di decreti legge, decreti ministeriali, ordinanze e – non ultime – le FAQ sui siti ministeriali, ha definitivamente cancellato nella percezione comune la differenza fra fonti di legge e la loro gerarchia: fonti primarie (legge e atti assimilati, quali i decreti legge), atti amministrativi (DM e DPCM e ordinanze), atti di indirizzo a mera valenza interna nella pubblica amministrazione (circolari), senza alcun effetto vincolante per il cittadino, e mere informazioni irrilevanti (e spesso fuorvianti), quali le cosiddette FAQ ministeriali.
Eppure nel nostro ordinamento esiste una ben precisa gerarchia delle fonti, che non ammette deroghe, al cui vertice si pone la Carta Costituzionale, ed esistono diritti primari dell’individuo che possono essere limitati e compressi solo da atti normativi primari (ossia aventi forza di legge e non da Decreti ministeriali, fonte di rango secondario e regolamentare).
Fra questi diritti fondamentali vi è indubbiamente il diritto alla salute, ma anche quello alla libertà, all’istruzione, alla giustizia (tre ambiti fortemente compressi in questi mesi). E varrà la pena osservare che diritto alla salute non significa solo non contagiarsi ma anche mantenere un minimo di salubrità di vita a più ampio raggio, essendo ormai tutelate quali componenti fondamentali dell’individuo anche i danni alla sfera esistenziale, su cui certe misure repressive e proibitive hanno certamente inciso in modo pesante.
L’adozione continua di provvedimenti secondari (i famigerati DPCM), quando non regionali, destinati ad incidere sui diritti fondamentali delle persone ha destato più di una perplessità, tanto che intere schiere di giuristi anche assai autorevoli hanno firmato appelli per il rispetto della carta Costituzionale .
Oltre agli aspetti di metodo, non secondari sotto il profilo della legittimità di quegli stessi provvedimenti, che potrebbero domani essere dichiarati illegittimi in sede giurisdizionale, o semplicemente disapplicati dal giudice ordinario quando si tratti di atti regolamentari come i decreti ministeriali, il povero alpinista/climber/escursionista si trova dinnanzi a norme formulate in maniera del tutto impropria, poiché fra i principi cardine della norma sanzionatoria devono esservi quelli di tassatività e determinatezza, ossia il precetto deve prevedere una fattispecie generale e astratta (cui il giudice ricondurrà la condotta concreta sottoposta al suo esame, secondo il noto adagio latino da mihi factum, dabo tibi jus) ma deve anche individuare con assoluta chiarezza, precisione e tassatività le condotte vietate.
Allora le famose norme che prevedevano forti raccomandazioni per gli anziani, la possibilità di spostarsi per assoluta e comprovata necessità, l’attività motoria in prossimità dell’abitazione, ecc. sono tutti esempi di espressioni che nessun legislatore avveduto userebbe nel proprio lessico, poiché da un canto sono destinate a naufragare miseramente in caso di contestazione, dall’altro mettono nelle mani del primo anello della catena sanzionatoria (i verbalizzanti) uno strumento di assoluta (e pericolosa) discrezionalità.
E’ evidente che la norma di legge non può parlare di anziano ma di soggetto di età superiore/inferiore a…, non di prossimità ma sino alla distanza di…, non di comprovate necessità, ma di specifiche ipotesi.
La mole di assurde contestazioni mosse ai cittadini di cui si sono riempite le cronache, i runner inseguiti dai droni o elicotteri rappresentano una follia mediatica, comportamentale e istituzionale che non rappresenta affatto una bella pagina di questo paese.

Oggi si assiste alla ripresa dell’attività motoria all’aperto, pur con limitazioni che continuano ad apparire per certi versi folli e irrazionali (e una norma immediatamente percepita come irrazionale avrà assai meno probabilità di essere osservata dal cittadino), come le bizzarre teorie e distinzioni fra attività motoria e attività sportiva, le sconclusionate teorie sulla possibilità di raggiungere il luogo dell’una solo a piedi e dell’altra con l’auto, gli insulsi limiti regionali, che impediscono a colui che abita in Liguria ai confini con la Toscana di andare ad arrampicare in Apuane, a quaranta chilometri di distanza, ma consentono di andarsi a fare una via al Bric Pianarella (Finale Ligure), ad oltre quattrocento dalla propria abitazione.
Ciascuno leggerà e interpreterà tutte queste norme con lo spirito che gli è più congeniale, ben sapendo che si tratta di aspetti plausibilmente destinati a squagliarsi come neve al sole al primo vaglio giurisdizionale e senza necessariamente doversi vedere affibbiata la patente di non etico ove ritenga, scientemente, di violare il disposto di un atto amministrativo o di una ordinanza regionale dai contenuti quantomeno eccentrici.
Certo il problema CoViD-19 richiederà ancora mesi di attenzione e di cautele, che sconsiglieranno – aldilà delle norme – di assembrarsi in rifugi, in impianti di risalita, in pullman di gite sociali ma la montagna è – per definizione – un luogo di libertà e di scelte esercitati consapevolmente – per cui il precetto generale, che impone distanza interpersonale e adozione di dispositivi di protezione, laddove quelle distanze non possano necessariamente essere osservate, appare l’unica disposizione idonea a garantire i diritti fondamentali (anche di scelta) connessi all’esercizio di attività connesse all’ambiente montano e, allo stesso tempo, garantire il cittadino da chi trasgredisce le regole.
E’ per questo che ci siamo battuti – laddove ci è stato richiesto – perché non fosse rimesso al legislatore (o al normatore) di incasellare le diverse attività in schemi rigidi ed eccessivamente dettagliati, seguendo piuttosto l’esempio di quei paesi europei ove si è ritenuto che la sintesi e l’ipotesi generale fosse più che sufficiente a disciplinare tali aspetti, anche per l’intuitiva ragione che la norma astratta e generale consente di ricondurvi le più diverse fattispecie in via interpretativa, mentre l’eccessiva categorizzazione rende le maglie interpretative talmente strette tanto da lasciar fuori molti dei casi che la vita, con la sua imprevedibilità, finisce per porre.
L’eccesso di normazione, la pretesa di catalogare ogni attività e ogni aspetto della vita in montagna è iniziativa inidonea a garantire maggior sicurezza e può costituire (non solo in tema di CoViD-19, ma anche di sicurezza, di criteri di frequentazione, di norme comportamentali) solo un recinto sempre più stretto, nebuloso e soffocante che mal si concilia con un’attività che si ispira a principi di libertà, anche di scelte e a cui è preferibile applicare i criteri generali civilistici e penalistici di responsabilità e causalità, piuttosto che una rete fittissima di precetti ad hoc.
E’ indubitabile che la tutela della salute pubblica sia un’esigenza primaria, ma non sarà qualche decreto legge che stabilisce che sono consentite le vie di tre tiri e quelle di cinque no, o che si può scalare in falesie sino a 20 o 200 km da casa a salvare l’umanità, specie a fronte di un legislatore che (volontariamente o meno) emette testi borbonici e indistricabili (il solo ultimo decreto rilancio consta di oltre 250 articoli, per buona parte fatta di rimandi ad altri testi normativi da intendersi integrati e con richiami a centinaia di articoli precedenti, che di fatto rendono difficilissima la sua comprensione, secondo il noto adagio summum jus, summa iniuria ).
Se non si pensa di andare all’attacco con l’avvocato è bene stare a distanza da questo legislatore e attenersi alle norme generali, tirando un sospiro di sollievo sino a quando si leggerà “è consentita l’attività motoria e sportiva nel rispetto delle distanze interpersonali e con divieto di assembramento”.

Anche la famosa questione delle vie di più tiri, che obbligherebbero necessariamente alla sosta a star vicini può essere risolta agevolmente (scalando a tiri alterni, mettendosi la mascherina in sosta), mentre una igienizzazione fra un tiro e l’altro in falesia e il rispetto delle distanze dovrebbe consentire un ragionevole abbassamento del rischio a soglie tollerabili.
Senza dimenticare che non solo in montagna, ma nella vita, il rischio zero non esiste e sarà più facile prendere un sasso in testa che una particella virale nei bronchi, laddove si usi un minimo di raziocinio e accortezza.
E nessuna norma può proteggerci da ciò che la natura ha escogitato, sia esso un malanno, batterio o una valanga.
Questo scritto che ha evidentemente carattere divulgativo e passa velocemente su temi che richiederebbero ben altra analisi e approfondimento (lo dico per chi si occupa di diritto e potrebbe storcere il naso) è dedicato a mio padre, che avrebbe apprezzato, e al Berna che se ne è recentemente andato insieme al suo sorriso contagioso.
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Buongiorno Massimo e a tutti i lettori.
La febbre si può avere per molte ragioni, tra le altre anche lo stress, e non mi sembra un buon filtro perché allora dovrei accettare la pericolosità di questo virus senza tener conto del contesto.
Presupponendo che prima o poi tornerò ad accompagnare, finché non sarà obbligatorio non misurerò la temperatura ai miei ospiti, visto che saremo all’aperto e che potremo mantenere le distanze di sicurezza.
Che la Luce ci accompagni.
@grazia: ci si può rifiutare (non possono misurarti coattivamente la temperatura) ma non puoi entrare. è un adempimento funzionale all’attuazione di quanro previsto all’art. 1 comma 1 lett. b dpcm 24 aprile 2020″b) i soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) devono rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante”
potresti fralo anche tu con chi accompagni: se vuoi usufruire della prestazione devi garantirmi che non hai la febbre.
che poi sia una disposizione sensata (per ritornare un pò al tema del pezzo), se ne può discutere, perchè uno potrebbe avere la febbre per x ragioni, ma alla fine è meno peggio di altre: un filtro un pò grossolano ma pur sempre filtro.
Ciao Massimo, grazie per i tuoi chiarimenti.
Più per i luoghi di lavoro al chiuso, che per il momento mi sono estranei, mi domandavo di quelli aperti al pubblico.
Mi hanno detto, per esempio, che il perimetro di un mercato a Catania è stato transennato e che all’ingresso misurano la temperatura. Ci si può rifiutare?
Per quanto riguarda la raccolta dati, non credo che abbia il solo scopo di prendersi cura della salute.
I ristoranti e anche noi guide dobbiamo tenere un registro per quindici giorni.
@grazia: qui trovi un pò di informazioni
https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/covid-19-tutte-le-regole-che-le-aziende-aperte-devono-rispettare/
@grazia: non mi risulterebbe un obbligo di misurazione derivante da norme nazionali (ma prendilo con beneficio di inventario), mi risulta che alcune regioni (fra cui la lombardia) abbiano adottato ordinanze che prevedono tale adempimento nei confronti dei lavoratori per l’accesso al luogo di lavoro e la possibilità che si adottata anche per l’accesso a locali aperti al pubblici (bar, ristoranti, etc).
Tieni tuttavia presente che l’art. 1 del D.L. 34/2020 (c.d. decreto rilancio) è formulato in maniera tale che ci si può leggere tutto e il contrario di tutto.
La misurazione, comunque, anche ove ammessa, non è volta alla raccolta dati ma semplicemente ad impedire l’accesso (al luogo di lavoro o locale pubblico) dell’individuo che manifesti sintomi di allarme compatibili con il covid.
quanto alla verve, direi che la tengo a bada… :o)
🙂 Anche nei momenti difficili come questo, non me ne sono mai rammaricata.
Grazia, è il primo insegnamento che si dovrebbe impartire a ogni bimbo. E in seguito ricordarglielo fino ai vent’anni. E poi ancora.
Alberto Angela si rivolse cosí ai giovani: “Scegliete il lavoro che sia anche la vostra passione… e non lavorerete un solo giorno nella vostra vita”.
Mi sa che tu abbia fatto la scelta giusta. 😊😊😊
Ciao Fabio, è un consiglio di lettura oppure una lettura del mio cammino? 🙂
Per Grazia: “Va’ dove ti porta il cuore”.
Massimo Genesi, sapresti dirmi se nel decreto compaiono la misurazione della temperatura e la registrazione dei dati anagrafici all’ingresso di luoghi aperti al pubblico?
Grazie per la tua verve.
Anche oggi sono rimasta indietro, avendo trascorso la giornata nei campi…eppure sono una guida…quindi certi concetti del commento 133 di Antonio mi lasciano perplessa, ma mi danno anche spunto per riflettere.
”fighetti come voi”
Ci conosci personalmente? Com’è che riesci a metterci questa etichetta?
“fortunati”
Sai perché mi ritengo fortunata?
Perché ho saputo lasciare un posto d’oro in ufficio, dove ero comodamente seduta in tailleur e tacchi, per seguire la luce indicata dalla Natura.
Mi considero fortunata perché, nonostante abbia pochissimo denaro in tasca, piegata sotto il sole e preoccupata per le sorti che stanno disegnando per noi, riesco a emozionarmi quando l’Etna al mattino si tinge di rosa, quando tolgo dalle fauci del gatto un uccellino caduto dal nido e una lucertola già senza coda, quando noto che i mirtilli cominciano a cambiare colore, quando sento il profumo che precede l’arrivo delle ciliegie, quando sento la voce dei miei genitori, ogni volta che mi accorgo che questo tempo storico non porta con sé solo divisione, ma salde alleanze.
Colgo, perciò, l’occasione per ringraziare tutti quelli che, sbatacchiati dalla tempesta, rimangono lucidi e vigili e tendono la mano.
Il mezzo barcaiolo so farlo e lo uso pure spesso. È come lo spazzaneve sugli sci, ti salva sempre.
Quando si parla di bettole e osterie io mi sento più a casa di quando si citano ristoranti stellati. Per assurdo mi tocca andare spesso con certi clienti nei secondi e faccio più fatica a portare a termine una cena che un ‘ascensione impegnativa. Nell’osteria invece ci si comporta più liberamente e non è detto che il tenore e il livello di una discussione debbano essere scadenti. Tutto dipenderà dai convenuti. Se mettiamo dei bifolchi a tavola all’enoteca Pinchiorri avremo risultati scadenti mentre delle menti pensanti potranno discutere ovunque arricchendosi l’un l’altro. Sinceramente non mi sembra che qui si sia trascesi a livelli di maleducazione o di offesa verso chicchessia. Certo, chi difende le proprie opinioni lo fa a seconda del proprio carattere, ma qui mi pare che un certo buon gusto non lo si sia mai superato.
Sarà che sono genovese di nascita e in dialetto una delle cose più affettuose che puoi dire alla persona a cui vuoi bene per dimostrarle tutto il tuo affetto, può essere: t’ei in gran figgiu de ‘na gran bagascia! Che tradotto nella lingua di Dante , significa: sei un gran figlio di una grande puttana!
Bravo Fabio!! Sai sempre dimostrare coi tuoi interventi che anche nelle peggiori bettole del Gogna blog c’è passione ma anche capacità di ridere e scherzare, soprattutto su se stessi e anche parlando di temi forti.
A questo punto il “dibbattito” si sposta clamorosamente su un’altra questione: il nostro Cominetti sa fare o non sa fare il mezzo barcaiolo?
Ai suoi clienti – i superstiti – l’ardua sentenza…
P.S. Marcello, per favore, non mordermi sul collo!
I maggiori esperti di antifurti non sono i costruttori o gli installatori ma, i ladri.
@giordano: se tu dici ad un avvocato come Ginesi che ha commesso un errore elementare di diritto costituzionale cosa ti aspetti? È stato molto pedagogico e freddo nella sua risposta. Pensa se qualcuno avesse detto ad una Guida che non sa fare un mezzo barcaiolo, magari al nostro Cominetti. Va bene porgere l’altra guancia ma ci sono dei limiti quando non si parla di opinioni diverse ma di conoscenze di base che riguardano la professione.
Perché il dibattito possa essere armonico è necessario un assoluto rispetto di tutti verso tutti, anche sul piano formale cioe’ della modalità espressiva. Invece sono sempre più numerosi gli esempi in cui molti stroncano gli altri fino a umiliarli. Prendete le risposte all’intervento di Roberto Antonel intorno al commento 140. Gli si poteva spiegare il tutto senza quella volontà polemica e di umiliazione. Questo modo di fare, così diffuso, è decisamente fastidioso e impedisce un confronto sereno, perché se si espongono tesi diverse subito si viene attaccati con violenza. Concordo con chi sostiene che questo clima da bettola nuoce parecchio alla qualità del sito.
A me piace quando le discussioni si sviluppano liberamente, portando magari anche lontano dai temi originali e seguendo percorsi non sempre lineari ma spesso stimolanti. Ritengo questo fluire un segno di vitalità sia da parte di chi vi partecipa che da parte dello spazio che le ospita.
Apprezzo poco, invece, gli attacchi personali (e qualcuno s’è visto anche in questa discussione). Li trovo poco utili, personalmente, pur capendo che possono far parte delle “dinamiche” di un blog aperto (e sapendo comunque che “altrove” v’è ben di peggio).
Forse per questo articolo di Ginesi sarebbe stata più opportuna la pubblicazione in Totem e Tabù. Non per il carattere “eretico” dello scritto 🙂 quanto per lasciare la sezione GognaBlog più al tema “montagna” in senso stretto.
Ma è un dettaglio. E poi mi fido del giudizio di chi gestisce questo spazio.
Anche perchè, in fondo, è “casa” sua 🙂
(In parziale risposta ai commenti di Vilfredo)
dicono che COVID19 muta.
Sarà mica mutato anche Crovella in Vilfredo?
Umberto Vilfredo. Questa se la tiene per Lei perché in maniera così generalizzata e qualunquista chiunque, compreso me, si sente tirato in causa. Rammenti che il rispetto non si guadagna con l’età e con i capelli bianchi ma con il proprio atteggiamento. E le garantisco che Lei non è immune dal suscitare orticaria.
E questa:
e una baggianata bella e buona. Chiunque con un minimo di intelletto se ne rende conto.
P.s. Per suo sommo gaudio e di qualche altro, io in pieno lock down ho continuato ad andare in montagna, in perfetta solitudine facendo delle ottime gite a piedi e con sci.
P.p.s. Catafottendomene dei vari decreti, avendo dei codici Ateco che mi permettevano comunque di tenere aperta la mia attività, ho deciso in piena autonomia, prima in quale periodo far lavorare i miei collaboratori da casa e facendoli poi rientrare in ufficio quando ho reputato questo fosse necessario, potendo garantire abbondanti margini di sicurezza. Ho salvaguardato la mia Società, gli stipendi dei miei collaboratori, non ho chiesto aiuto a nessuno e versando imposte, tributi e contributi penso di aver contribuito in piccola parte alla salvaguardia di questo Stato e, in piccola parte, alla sua pensione.
Vilfredo anche tu leggi bene prima di partire all’attacco. Sono io over 70 che appartengo al Trivulzio climbing club. L’ironia era rivolta a me stesso non a te. Serviva a sottolineare che l’età non c’entra con l’atteggiamento di fastidio per certi accesi dibattiti che a qualcuno possono non interessare ma che ad altri magari appaiono comunque stimolanti, anche se a volte un po’ ripetitivi. È un fatto legato alle esperienze e agli atteggiamenti mentali. Tra l’altro, la nostra generazione ha visto e vissuto ben altro: leggi gli articoli di Gogna sulla vicenda Motti. Ci troverai ben poco relax e pace dei sensi. Come già detto se vuoi una musica più dolce e riposante basta che tu legga altri dibattiti. Ognuno ha i suoi gusti, evitiamo i giudizi morali ed estetici: quando punti il dito verso qualcuno altri tre sono puntati verso te stesso. Con rispetto.
Vilfredo, con tutto il rispetto ma credo che il tuo concetto di educazione (che ritengo di avere ricevuto dai miei genitori in maniera più intelligente che formale) si confonde con l’ottusità di una visione della vita troppo da benpensante e priva di curiosità e guizzi d’intelletto. Beato te, la serenità è un bel traguardo. Però lascia anche a noi, poveri irrequieti maleducati (secondo te), la possibilità di esprimerci. Mi pare che qui lo si faccia con educazione e circostanza. Se hai trovato dei siti in cui ti trovi meglio, perché continui a frequentare questo inferno? Sarà che l’inferno attrae e diverte più del paradiso? Chissà….
E non minacciare sempre il gognablog della fuga tua e dei tuoi conoscenti a causa di letture eretiche non gradite. Lo dice anche la premessa al sito, quale sia lo spirito. Leggila meglio. Credo che il Sig. Gogna sia più preoccupato della qualità dei suoi lettori che non del numero.
Buone cose. Marcello Cominetti.
Avvertito da conoscenti che sono stati (sottolineo sono stati, al passato) anche loro lettori di questo sito, ho voluto fare l’ultima puntata per verificare di persona i commenti che mi avevano riferito. Sono rimasto davvero interdetto dal generale livello di maleducazione e cafonaggine che esprimete. Sfottò come l’accenno al Trivulzio per la mia confessione di esser over 70, oppure le recentissime risposte urticanti sulla definizione o meno di atti amministrativi dei DPCM sono esempi che io indico come alternativa negativa al modo corretto di comportarsi verso gli altri. Il vostro modo di porvi è animalesco. Lo schernire che avete, il linguaggio che utilizzate sono elementi negativi in aggiunta al clima di acredine e di rabbia che complessivamente si percepisce nel comparto dei commenti. Tutti elementi che fanno scappar lontano dal sito. Ho i capelli bianchi e sono abituato a ricevere da sempre un atteggiamento di rispetto, atteggiamento che contraccambio con chiunque per educazione. Appunto: educazione, la vostra sconosciuta. Ma che razza di educazione avete ricevuto dai vostri genitori? Mi permetto di sollevare il problema perché ritengo che questo andazzo da stadio, questa caciara da osteria non nobilitino affatto il sito, anzi lo affossano, lo spingono nel mare magnun del becerume dominante. Mi dispiace perché, di primo acchito, qualche mese fa mi era parso che questo sito fosse nel segno della più nobile tradizione di montagna. Ho ancora il ricordo di certe riviste del passato e mi aspetto che parlando di montagna ci si muova sempre su quei livelli. Mi addolora invece che gli spazi intellettuali dedicati alla montagna possano essere infangati come fate voi nei commenti. Per fortuna esistono altri siti dove si rintraccia ancora un clima tradizionale: forse l’elemento positivo di quei altri siti è proprio che non ci sono i commenti. Se voi siete rappresentativi del mondo dell’arrampicata odierna, sono ben felice di aver abbandonato l’arrampica molto molto tempo fa, quando ancora ci si legava in vita con la corda e chi saliva sul 5 grado era considerato un eletto. Da molto tempo mi dedico a uscite che, nei giorni scorsi, ho definito escursioni per differenziarle dalle vostre arrampicate, ma non sono delle bucoliche passeggiatine come avete insinuato voi con fare davvero inelegante. Salgo su vette di 3000-3500 m e a volte anche sui 4000 e sto trasmettendo, pare con successo, questa passione ai mie nipoti adolescenti, dopo averlo fatto con i figli. Soprattutto insegno loro come ci si comporta, con educazione e rispetto, qualità che a voi sono invece del tutto sconosciute. Se il mondo dell’arrampicata è composto da personaggi negativi come voi, meno male che, grazie ai decreti, per un po’ le rocce se ne sono state tranquille!
Dunque l’articolo di Ginesi è pieno zeppo di errori costituzionali e Antonel ne segnala uno che errore non è (e lo sapevo pure io che di diritto ne so quanto un maiale) per poter cazziare i partigiani prevenuti, privi di dialettica e spirito critico, prevaricatori e censori delle opinioni divergenti.
Attendo con impazienza la segnalazione degli errori ulteriori.
Così, tanto per vedere fin dove può arrivare la beceraggine…
Egr. ANTONEL, rispetto al tuo dire “faccio presente che proprio dagli “esperti” della montagna,intendendo per tali coloro che vivono nella e della montagna quotidianamente per lavoro,ci si attende modestia e umiltà e non arroganza e presunzione. “, mi sembra che si ricada nella visione della montagna-tempio di purezza che, da montanaro, ho sempre combattuto.
Le persone arroganti e presuntuose vivono al mare, ai laghi, in collina, in pianura e in montagna, senza distinzione geografica o altimetrica. Così come le persone umili e modeste.
Per affrontare serenamente ogni tipo di confronto verbale, secondo il mio modesto parere, occorrerebbe non porsi questi limiti preconcetti, che, filtrando inevitabilmente l’esperienza, sballano i rapporti e i loro contenuti.
Prima di ergersi a giudici costituzionali sarebbe opportuno sfogliare non dico un manuale di diritto ma almeno Wikipedia
“ Un decreto ministeriale (D.M.), nell’ordinamento giuridico italiano, è un atto amministrativo emanato da un ministronell’esercizio della sua funzione e nell’ambito delle materie di competenza del suo dicastero. Quando questo tipo di atto è emanato dal Presidente del Consiglio dei ministri prende la denominazione di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (d.P.C.m.). “
quelli di cui parli, caro Antonel sono i decreti legge, atti governativi di rango primario aventi efficacia di legge che devono essere convertiti in legge entro sessanta giorni.
magari prima di partire lancia in resta, contare sino a dieci…
L’articolo di Ginesi del 17 maggio è zeppo di errori di diritto costituzionale : ne segnalo uno per tutti,l’aver definito “atti amministrativi” i DPCM.Sfugge evidentemente che i DPCM,per assumere valore giuridico-legislativo devono essere convertiti in legge dal Parlamento.Cosa che è puntualmente avvenuta per ciascun DPCM.La conversione in legge non è scontata,semmai dimostra che le forze parlamentari conferiscono validità definitiva di rango legislativo agli atti del governo.Segnalo poi che i commenti di ampia partigianeria dimostrano una mancanza di dialettica e spirito critico difficilmente immaginabili in un blog di montagna: se si ha un’opinione diversa dai cosiddetti “esperti” di montagna -cioè da Voi- si è immediatamente tacitati ed invitati a non leggere in quanto “incompetenti”.Vi invito perciò a leggere Platone ed Aristotele che di dialettica e spirito critico ne avevano a sufficienza.Infine faccio presente che proprio dagli “esperti” della montagna,intendendo per tali coloro che vivono nella e della montagna quotidianamente per lavoro,ci si attende modestia e umiltà e non arroganza e presunzione.
Caro Massettini, io vivo in Lombardia, amministrata da quelli che tu descrivi come salvatori della patria e vicini ai bisogni della gente semplice. Dici di lavorare nella sanità e allora forse un pensiero su come è stata gestita questa emergenza e prima la sanità pubblica dovrebbe sorgerti rispetto alle priorità del partito che sostiene in modo tanto viscerale. So di cosa parlo, la mia compagna è infermiera nel più importante nosocomio di Milano, ho due figli piccoli e lavoro nell’ambito psichiatrico. Le montagne al momento vado a vederle dal cavalcavia sperando in una giornata limpida. E non mi lamento per questo. Ma trovo invece fondamentale interrogarsi su ciò che sta accadendo a noi cittadini e più in generale alla società e questo non perché devo correre ad infettare chicchessia in giro per le montagne o altrove ma perché vigilare sulla nostra libertà, sui diritti costituzionalmente garantiti è un esercizio necessario ed inderogabile. E mi spiace dirtelo ma chi pagherà il prezzo più alto di questa crisi non saranno i politici ma noi gente comune, sarà chi fatica per portare a casa un salario misero, chi un salario manco ce l’ha, i precari. E allora forse ci accorgeremo che il problema non è la mafia nigeriana (che detto da noi italiani fa quantomeno sorridere) ma una classe politica tutta che ci ha trascinato nel baratro e che nel momento di vera crisi si è ancora una volta mostrata per quello che è: inetta, proditoria, servile verso i potentati e muscolare con il cittadino comune. Poi sei libero di vederla come vuoi e di attaccare chi di tutto ciò si preoccupa ma magari un pensiero anche piccolo potresti farcelo.
No Fabio. Antonio ha tutti i diritti di dire la sua.
Però non ha il diritto di fare in modo di apparire come fosse l’unica vittima e che di problemi al mondo li ha solo lui.
Forse le mani callose le hanno anche gli altri che lui chiama fighetti
@balsamo grazie per gli spunti interessanti
135 il povero Antonio che fa l’infermiere e turni massacranti di 8 ore (io ne faccio a volte di 12 o 16, ma non sono turni, è semplicemente il mio lavoro, spesso neanche pagato) da due giorni propone il mantra noi poveri diavoli contro voi fighetti acculturati che parlate di decreti solo perché avete la pancia piena.
Può esporre le idee che vuole nei limiti della decenza e dell’educazione. nessuna invocazione di censura, ma se continua a parlare di fighetti acculturati che dovrebbero tenergli i bambini perché lui possa arrampicare forse non sta protestando, forse sta semplicemente travalicando i limiti di educazione e decenza, proponendo tra l’altro una lotta di classe da avanspettacolo e cercando di mandare ramengo la discussione, anche se capisco la solidarietà fra propugnatori di banalità.
é troppo chiedere al magnifico rettore di valutare se ciò non finisca per essere semplice trolleggio?
Per Antonio viene richiesta la “verifica”: cosí ora si definisce la censura? Almeno rispettiamo la lingua italiana e chiamiamo le cose col loro nome…
Ebbene, in tal caso si sarebbero dovuti censurare – a maggior ragione – innumerevoli altri commenti pubblicati nel corso degli ultimi anni.
… … …
Se quello di Antonio è definito “trolleggio”, con disprezzo infondato, io invece lo chiamo protesta, contestazione, diritto di parola.
Ditemi: per Antonio è vietato protestare? È vietato manifestare la propria opinione? il proprio disaccordo?
133 condivido la sensazione di trolleggio e forse sarebbe auspicabile una verifica anche da parte del moderatore, perchè mi pare che si stia andando un pò oltre anche negli apprezzamenti verbali e sulle contrapposizioni di classe degne del miglior vernacolo.
dico queste cose solo da ieri, non da giorni. non capisco invece come non capite voi, vista la vostra istruzione. il mio succo e’ che non ci sono solo le esigenze degli istruiti fighetti come voi, ma anche i bisogni quotidiani dei poveri diavoli come noi. si’ l’ho gia’ detto apertamente: se guardate gratis il figlio piccolo del mio collega, lui arrampicherebbe più volte di quello che riesce a fare e gli fareste un vero favore. con le vostre battaglie di ideali, invece non gli risolvete nulla. non lo capite da soli? a leggere i vostri interventi vi aspettate da noi dei grazie per i vostri ragionamenti giuridici, ma grazie di cosa? non ci cambiate nulla, non ci aiutate per nulla. dite che il mio e’ qualunquismo, può darsi non mi interessa, ma non capite che la vita è questa nostra, non quella di pochi fortunati come voi? se continuate a non capire, fate lo stesso errore dei falsi comunisti del pd. la storia che ho raccontato è molto chiara, la capisco io che sono ignorante, come è possibile che non la capite voi con tutti gli studi che avete fatto?
Il lockdown ha funzionato o ha fatto solo danni? Ci sono evidenze scientifiche in un senso o nell’altro?
Interessanti domande…
Qui un approfondimento con diversi link a ricerche/articoli sia “pro” che “contro”:
https://www.nationalreview.com/2020/05/did-the-lockdowns-work/
Mi associo all’invito finale dell’autore: la battaglia delle statistiche è appena iniziata, scegliete tutti il vostro campione! 🙂
Qui invece qualche considerazione sul tasso di mortalità in Svezia:
https://www.open.online/2020/05/23/coronavirus-la-svezia-e-il-tasso-di-mortalita-piu-alto-deuropa-una-notizia-vera-da-prendere-con-le-pinze/
(entrambi con riferimento al commento #91 by Ginesi)
Segnalo infine questo articolo, che ho trovato cercando altri scritti di Fagan dopo aver letto quello su Greta pubblicato recentemente su totem e tabù:
http://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/il-coronavirus-e-la-societa-dellignoranza/
Molto interessanti (e ben comprensibili), a mio parere, le considerazioni iniziali sui sistemi dinamici complessi non-lineari e sulle difficoltà nel controllarli.
@ Antonio Massettini, il dubbio che tu stia trolleggiando si insinua sempre più forte.
P.s. Ripropongo in versione small in quanto il mio post non è stato approvato. Curioso, dopo oltre 120 topic di cui gli molto degli ultimi decisamente off-topic.
MASSETINI
i bambini a noi comunisti è meglio di NO!
E’ notorio che i comunisti li mangiano.
Ginesi & Matteo. La mia speranza si fonda sulla frase di un vecchio pensatore tedesco dell’ottocento che aveva un qualche interesse per la liberazione degli oppressi (anche se poi purtroppo è finita come sappiamo): “La storia si presenta sempre due volte. La prima come tragedia, la seconda come farsa”. Vista la qualità farsesca dei soggetti proponenti io propenderei per la seconda fattispecie come direbbe un giurista.
Antonio Massettini il sospetto che tu stia trolleggiando si insinua sempre più forte nelle mie poche certezze.
Mi tocca andare un po’ off.topic e darti una brutta notizia; per quel che riguarda gli asili nido, il primato positivo di nidi sullo standard europeo è saldamente in mano a Regioni e Comuni storicamente non amministrate dalla lega:
https://www.openpolis.it/asili-nido-solo-4-regioni-raggiungono-obiettivo-europeo/
Per quel che riguarda i reati sono in costante e continuo calo generalizzato da anni. Unica nota stonata e decisamente in controtendenza negativa le violenze sessuali.
https://lab24.ilsole24ore.com/reati2018/IStabelle.html
Scusate l’interruzione, torno a prendere a scudisciate i miei dipendenti e trattare male le due colf prima si salire sulla mia Maserati per un week end lungo nella mia villa al Sestriere.
Mah….
@masettini, stai ripetendo da giorni che hai la terza media che dei ragionamenti non te ne frega nulla e voti lega. Bene, se non ti interessa o non capisci cosa leggi, non seguire la discussione.
cosa vuoi di pratico da noi, che ti teniamo i bambini?
quanto alle connotazioni politiche, pregherei tutti di lasciarle fuori dal confronto. Le mie riflessioni sono apartitiche e attengono semplicemente alle norme e alle soluzioni proposte.
Continuare a parlare di lega, comunisti, 5s etc serve solo a mandare in malora il discorso più di quanto riescano taluni qualunquismi.
Cari Ginesi e Pasini di solito mi piacciono le battute ironiche, ma stavolta riesco a ridere solo a denti stretti, molto stretti.
Non riesco a dimenticare gli anni venti del secolo scorso e le ronde per l’ordine pubblico in camicia nera o bruna…non è andata a finire benissimo!
qualche anno fa avevo alcuni problemi come gli spacciatori neri sotto casa, la mafia nigeriana con prostitute intorno alla palestra dei figli, poi gli spacciatori italiani e albanesi fuori dalla scuola dei figli. ho sempre votato comunista e quindi sono andato dai comunisti del pd e mi hanno detto che stavano facendo altre battaglie, prima i diritti dei gay, poi l’adozione dei figli dei coniugi gay, poi le case popolari per i rom e non ricordo cosa altro. insomma non se ne sono mai occupati dei mie problemi. a un punto mi sono rotto e sono andato da quelli della lega e poi ho votato per loro e in tre mesi hanno fatto tutto, prima hanno tolto gli spacciatori neri sotto casa, poi la mafia nigeriana intorno alla palestra, poi gli spacciatori bianchi fuori dalla scuola. da allora voto la lega e sono soddisfatto, mi sento capito e rappresentato. ora qui mi sembrate come i comunisti del pd, combattete lotte che noi neppure capiamo, noi persone semplici e normali. un mio collega spesso non riesce a andare a arrampicare perché deve guardare il bimbo piccolo anche nel giorno libero dai turni di ospedale. infatti non ci sono posti abbastanza al nido pubblico. ecco volete fare una cosa utile per un arrampicatore? guardateli ogni tanto il bimbo. lui potrà arrampicare un po’ di più. dei vostri commenti cosi’ alti non se ne fa niente, noi non capiamo neppure di cosa parlate, ho già detto ieri che ho fatto solo la terza media. se continuate così vi riducete come i comunisti del pd, ora i problemi di noi semplici e normali ce li risolvono quelli della lega. fate qualcosa di pratico se volete, ma parole non servono a niente.
prima c’ereano le ronde della LEGA.
Adesso quelle di PD/5 Stelle
@pasini: oggi ti vedo particolarmente in forma :o)
su tale simpatica e gioviale iniziativa riporto una roba letta altrove che trovo sintesi perfetta: ” Certo! Mettiamo sconosciuti in strada a fare le ronde, investiti della convinzione di essere sceriffi, prendiamoli a caso tra i percettori del RdC, facciamo che si confrontino con i giovani che bevono la sera! Cosa mai -dico- COSA MAI potrebbe andare storto?”
Pensa quando un paio di nerboruti assistenti civici (uno ex operaio tornitore di manfredonia e l’altro ex cavatore di colonnata) ti rincorreranno su per la grigna ritenendo che tu non abbia correttamente igienizzato le manopole dei bastoncini o che tu debba tenere la mascherina anche sulla cresta kuffner al maudit… (e tralascio le implicazioni giuridiche della loro legittimazione, dei loro poteri, del trattamento dei dati, etc, che poi nonno vilfredo altrimenti si annoia).
@gignesi. I 60.000 assistenti civici… che trovata geniale per combattere il virus! Ci mancavano dopo i facilitator ….etc. Certo qualche preoccupazione suscita ma io affiderei il ruolo di garante al giudice Palamara e la parte quantitativa, gli Analytics come si dice oggi, all’assessore Gallera. Ci farebbe sentire tutti più tranquilli, sopratutto noi vecchietti che aspiriamo alla pace dei sensi.
@cominetti, ” Che il Capo l’abbia fatto apposta? Pasini, bella lì! ”
condivido entrambe le osservazioni…
Caiazza (presidente delle camere penali)
creda a me, signora mia, oramai anche i giudici non sono più come una volta e son tutti provocatori comunisti!
Sarà ma nell’articolo recente sulla Solitudine di Motti leggo tante risposte a situazioni createsi in questo. Che il Capo l’abbia fatto apposta?
Pasini, bella lì!
Come membro del Trivulzio Climbing Club vorrei dire con affetto ad alcuni miei coetanei che esistono nel blog delle apposite sezioni Mausoleo, Aerlite e vecchi stornelli, Virtu’ alpinistiche e gianduiotti etc dove possono trovare sollievo e pace per il loro animo sensibile e nostalgico. Meglio evitare aree più hot, Sangue e Arena, frequentate da sanguigni esponenti del Gogna Fighting Circus che amano buttarsi con foga all’attacco, in particolare quando il torero Crovellero agita con un sorriso sadico e beffardo la sua rossa mantella con lo stemma di casa Savoia. Mi permetto anche, per anzianità di servizio, di meravigliarmi un po’ della loro ipersensibilità per questi pochi scazzucci di giornata. Dovrebbero ricordare, per ragioni anagrafiche, tempi ben più duri, quando volavano le quadrelle e roteavano le spranghe. Amici cari, dove eravate, a bere il rosolio dalla zia Felicità o è l’età che addolcisce i tratti e arrotonda il corpo e l’anima con dolce e tenera pinguedine fisica e spirituale? Questa è una lotta virtuale, può fare male ma nulla di così grave. Nel caso astenersi e lasciare che gli ex-ragazzi si azzuffino con entusiasmo nel cortile. Magari viene fuori qualcosa di interessante.
Bravo Benassi! Quando ti senti toccato nel vivo, dai (giustamente) il meglio di te. Occhio però che il Cai non ti scomunichi eleggendo papa Crovella.
Peace and Love.
o come un certo Ponzio Pilato che se ne lavò le mani perchè non bisognava protestare più di una volta, non era il caso di assumersi delle responsabilità.
certo, certo, siamo arroganti come i BRAVI di Manzoniana memoria, sempre pronti ad attarcar briga.
Invece altri sono come Don Abbondio.
Quindi cencio dice male di straccio….
mr Vilfredo ha una strana assonanza espressiva e concettuale con qualcuno… se ci dice qual’è il blog che tanto lo appassiona e su cui scrivono Crovella e Manera magari lo leggiamo anche noi.
Mi par singolare che si prenda come polemica aspra sui decreti una riflessione su un periodo decisamente eccezionale dal punto di vista sanitario e sociale e sul modo di gestirlo che ha scelto l’autorità statale, anche con riferimento alle attività all’aria aperta.
Mi pare ancor più singolare che Mr. Vilfredo non si preoccupi di quando andrà con i nipoti a far qualche bucolico giretto e si troverà un esercito di sessantamila “volontari”, senza ne arte ne parte, che pare si sia deciso di mettere e verificare il rispetto delle norme, attingendo alle liste dei disoccupati o di coloro che godono del reddito di cittadinanza, utilizzando delle sorte di ronde composte da chi si presume non abbia alcuna cultura o formazione specifica e che sarà chiamato a verificare che qualcuno osservi qualcosa che, plausibilmente, neanche lui conosce.
Istituto nuovo, e a mio avviso assai preoccupante anche quello: un ulteriore passo verso il degrado istituzionale.
Mi par anche strano (e mi preoccupa) che emerga un simile spaccato, in cui non si deve veder mescolato il verde bucolico dei prati con riflessioni sullo stato delle istituzioni in Italia, poiché il secondo rischia di condizionare fortemente la capacità di godere del primo anche per nonno Vilfredo.
in ultimo, vi riporto l’incipit di un articolo di Caiazza (presidente delle camere penali) apparso questa mattina sul foglio: “Proviamo a farglielo noi il funerale, al maledetto Coronavirus: ci portiamo avanti con il lavoro, e diamo una sbirciatina al suo testamento. Tanta roba in eredità, in materia di Giustizia. Intanto, forse una valutazione sociale un pò meno becera del bene supremo della libertà personale. Dopo due mesi di arresti domiciliari generalizzati e di cervellotici DPCM che hanno preteso di dirti perfino entro quante centinaia di metri da casa puoi farti una corsetta e chi è autorizzato ad essere qualificato come tuo congiunto, questo Paese innamorato di forca, carcere e “butta la chiave” qualche pensierino nuovo, o almeno un po’ più prudente, magari riesce a farlo. Questa idea, insomma, di uno Stato che, sebbene in nome del diritto alla salute tuo e di tutti noi, mette il naso nella tua vita privata, pretendendo di regolarla anche sul taglio dei capelli, avrà finalmente perso un po’ del suo fascino perverso? Speriamo di sì. ”
(per qui vuol leggere tutto lo trova qui, anche se il proseguo riguarda aspetti più specifici https://www.facebook.com/CamerePenali/posts/3861837973890696?__tn__=K-R)
Se chiazza leggesse alcuni commenti sul Gognablog, un pochino dovrebbe ricredersi su quell’eredità…
Roba da legulei, che amano protestare si dirà: a me par roba da cittadini, rampeganti o meno che siano…
Se ci sono articoli che registrano oltre 100 commenti in pochi giorni, significa che stimolano la discussione più di quelli che ne totalizzano 1 o 2 nello stesso tempo. Sicuramente la qualità di lettura di un articolo non sta nel numero di commenti ma è anche vero che entrambe le situazioni sono possibili e quindi praticabili. Sta al lettore scegliere nel rispetto delle altrui scelte. Tale concetto si chiama “libertà “, sentimento presente nel cuore di molte persone e però altrettanto NON presente (non scrivo assente per essere più incisivo) in moltissime altre che si assoggettano mestamente a una libertà decisa da altri per loro.
Commenti e reazioni a questo articolo ne sono la prova evidente.
“Qui mi limiterò a leggere agli articoli di stampo tradizionale, quelli…che non innescano una catena di commenti polemici.”
Mi sa che ti sei perso quelli sulle ferrate o i concerti in quota!! 🙂
Sì sì avete ragione, non ho la mentalità giusta per i dibattiti su internet. Veramente nel mio secondo intervento di oggi stavo rispondendo a un altro commentatore che poco prima mi ha posto una domanda, almeno così l’ho intesa io. Per carità, mi ritiro in buon ordine, però vedete è questo vostro attaccar briga a tutti i costi su ogni minimo particolare che risulta fastidioso. Invece io ho scoperto molti bellissimi siti con articoli che piacciono a me e mi dedicherò a quelli. Qui mi limiterò a leggere agli articoli di stampo tradizionale, quelli da vecchia rivista cartacea di montagna: hanno anche il pregio che non innescano una catena di commenti polemici.
“Le proteste sono legittime, è giusto esprimerle, ma una volta sola.”
Vilfredo, hai espresso i sensi della tua protesta…e l’hai fatto almeno tre volte.
Ma nessuno pretende che tu smetta.
Senza iattanza, disprezzo o intenzione di insultare: se ti infastidisce che altri possano fare come tu hai fatto perché non sei d’accordo con loro, dovresti riconsiderare la tua posizione.
Forse per voi il tono che usate qui è il vostro tono naturale, lo usate abitualmente su qualsiasi argomento, anche nella vostra vita di tutti i giorni, per cui non vi accorgete dell’astio che emerge. Io sono più discreto e controllato, magari anche per l’età, e questo vostro tono lo trovo molto fuori luogo. Mi riferisco alle ripetute proteste contro i decreti, le autorità, i divieti e cose del genere, non alle polemiche fra chi la pensa in un modo e chi in un altro: quelle vengono di conseguenza. Mi auguro che si ritorni a toni dei commenti e articoli più tradizionali, per esempio quello di oggi su Motti mi è piaciuto moltissimo, l’ho anche scritto.
per guidare un gregge serve un cane da guardia che guidi il gregge. Resta il fatto che anche se il gregge seguirà il cane, il gregge vorrà sempre andare dalla parte opposta.
è chiaro che se io non sono d’accordo su certe decisioni prese dalle autorità, che mi vengono imposte e, nel mio intervento lo dico è anche una forma di protesta.
Quindi chi è d’accordo, lo può dire. Chi invece non è d’accordo se ne deve stare zitto.
Se non condivido quanto scrive Crovella non mi permetto di dirgli di smettere, o di cambiare le sue affermazioni altrimenti me be vado dal blog.
Sinceramente mi pare imbarazzante.
Umberto ma di quale astio parli? Forse nei tuoi confronti? Io manco di conosco, quindi di che astio stai parlando.
Sono stati inseriti nel blog degli argomenti sul problema del covid in montagna, su come il virus influenzera l’attività di montagna di tutti, dei rifugi, dei corsi, delle guide, ect. . Mi sembra chiaro che se ne discuta e ci saranno interventi diversi, ognuno esprimerà il suo pensiero. Chi in modo più pacato, chi in modo più incisivo.
Il problema sarebbe: Discutere, confrontarsi?
ma se non c’è confronto sugli argomenti, sulle varie idee, che senso avrebbe il blog ?!?!?!
che senso avrebbe aver dato alle persone la possibilità di intervenire e scrivere sul blog ?!?!
Vi ho già detto l’altra settimana che sono un anziano over 70, anzi mi avete dato del nonno e effettivamente lo sono e faccio un’attività di escursioni con i mie nipoti adolescenti. Cerco un’ultima volta di spiegarvi perché trovo fastidioso il clima di proteste e acredine che state imbastendo con i commenti. Non contesto la legittimità di far uscire l’articolo. A me non interessa e dopo una paginetta ho smesso di leggerlo, ma mi capita anche con altri articoli, non mi ha per nulla stupido questo fatto. Invece sono infastidito moltissimo dal clima di rivendicazioni, proteste, acredine, astio che emerge nei commenti e che allontanano i lettori o almeno un certo tipo di lettori. Le proteste sono legittime, è giusto esprimerle, ma una volta sola. Invece continuate a non fare altro che ripetere ciecamente le stesse cose, è ormai inutile e fastidioso. Allontanate lettori come me. Mi sono accorto che adesso vado a leggere per primi altri siti e blog, dove ho travato tanti articoli di montagna, di Manera, Mellano, Camanni, mi pare anche di Gogna e poi di Crovella. Soprattutto in quei siti non c’è questo clima di astio, di protesta, di rabbia che da qualche settimana sta caratterizzando questo blog. Se davvero ritenete di esser stati danneggiati, non è a ripeterlo mille volte qui che risolvete la situazione. Avanzate le proteste con adeguate azioni nelle sedi idonee. Quali azioni non so, pensateci voi, ma per favore fate tornare tranquillo il clima qui, altrimenti è inevitabile che alcuni lettori si allontaneranno.
Buongiorno Antoni tanto rispetto per il tuo lavoro, ma parli di problemi, di vita quotidiana che ti ticordo hanno tanti altri: bollette da pagare, malattie, lavoro, mutui, famiglie con figli problematici, ect.
Scusa se mi permetto ma ti esprimi come se li avessi solo te.
Questo è un blog di montagna e mi sembra che se ne parli tantissimo. Poi ci sono anche argomenti di vita di tutti i giorni, di politica , di economia ect. che vanno anche ad influenzare il nostro andare in montagna, nolenti o volenti. Quindi non vedo perchè non se ne debba parlare.
Ginesi non ha scritto un trattato giuridico, ha scritto di problemi giuridici legati al problema covid legato all’andare ad arrampicare. A me sembra un aiuto. Se l’argomento non interessa, non si legge.
Quanto a non sentirsi più rappresentati da una certa parte politica a cui si tende sono D’ACCORDO con te. Ma non per questo vado a dare il mio voto alla parte opposta che fa solo il doppio gioco.
NON VOTO!
Antonio, ti ostini a ritenerti il più vessato di tutti e non vedi che intorno a te ci sono altre persone che non nuotano in buone acque e che hanno bisogno di un confronto.
Non mi pare un vanto votare per la lega. Ne riparliamo tra qualche anno.
Per il resto il blog di Gogna è ricco di tanti articoli, sia dedicati solo ed esclusivamente alla montagna (anche se è impossibile non sforare nella pura vita) che ad altri temi ugualmente di rilievo.
Se questa conversazione non ti aggrada, non seguirla. 🙂
il problema, ma forse lo vedo solo io, è che se io dopo un turno d’ospedale ho piacere di rilassarmi e di leggere un po’ di montagna, vado sui siti di montagna e mi aspetto di trovare roba di montagna. su questo articolo giuridico voi vi siete intestarditi da giorni come se fosse la battaglia del secolo di tutti gli arrampicatori, ma non è cosi. vi racconto una storia: io ho sempre votato comunista da quando ero ragazzo perché mi sentivo capito e rappresentato dai comunisti. da un po’ d’anni però i comunisti del pd si occupano solo più delle grandi battaglie ideali, i diritti e cose del genere e invece se parlo con la lega dei problemi quotidiani mi sento capito e rappresentato dalla lega. se dico loro mie preoccupazioni per spacciatori per malaffare per malavita sotto casa o intorno scuole dei figli loro della lega mi fanno sentire capito e rappresentato. per cui da qualche anno voto la lega. avete capito la storia? voi potete fare le grandi battaglie ideali come questi ragionamenti giuridici solo perché tutto il resto della vita vi gira giusto. ma non capite che se gli altri vogliono leggere ragionamenti giuridici vanno sui siti giuridici? se invece vanno su siti di montagna è perché cercano scritti di montagna, non giuridici.
Antonio, nutro grande rispetto per te e per le tue vicissitudini, ma sono più comuni di quanto pensi. Questo non può essere a consolazione e ho creduto sempre poco nel “mal comune mezzo gaudio”, però forse può aiutare a sentirsi meno soli.
Per puro volontariato e per amore vado spesso a trovare una vecchietta e come me tanti altri. Sono sicura che se chiedi una mano intorno a te, ti sarà data.
Per quanto riguarda lo stipendio, sono una guida anch’io e ho chiuso la stagione turistica l’anno scorso a novembre e non ho ancora ripreso, viste le restrizioni. Potrai immaginare che, a questo punto, dopo 3 mesi di lavoro mancato (per me aprile e maggio sono tra i più fruttuosi) non è semplice neppure per me.
Proprio per questo e forse a maggior ragione, nonostante la confusione e lo spaesamento di questi tempi, faccio di tutto per restare vigile, mantenendo vivi tutti i sensi.
Trovo l’articolo di Massimo molto interessante perché offre un quadro chiaro di ciò che sta accadendo e ci regala spunti di riflessione e condivisione.
Ora più che mai la solidarietà è molto importante.
Buona serata e sogni sereni.