Da qualche anno in qua, su GognaBlog, ricordiamo Giusto Gervasutti in corrispondenza dell’anniversario della sua scomparsa (16 settembre). Si punta a tale obiettivo spigolando qua e là fra i risvolti meno noti del Fortissimo.
Dopo diversi decenni in cui mi sono dedicato a ricerche storiche nel campo dell’alpinismo di vertice, mi sto appassionando anche ai personaggi che possiamo considerare “collaterali”.
Questo mio interesse dipende da due fattori primari. Innanzi tutto va detto che i protagonisti dell’alpinismo di vertice sono in numero relativamente ristretto e ormai, salvo rare eccezioni, sono stati abbondantemente analizzati (al massimo si riescono a scoprire dei risvolti poco noti delle loro vite). Ma il punto chiave è un altro: in parallelo ai protagonisti di vertice, esistono innumerevoli personaggi che, senza esser giunti alla realizzazione di grandi imprese, risultano però importanti per la completezza storica dell’andar in montagna. Si tratta infatti di individui che si sono adoperati per organizzare l’attività istituzionale dell’andar in montagna, incidendo così sull’evoluzione delle varie comunità alpinistiche.
Per evidenti ragioni, mi sono particolarmente appassionato alla comunità alpinistica torinese, di cui, da tempo, sto analizzando i numerosi personaggi coinvolti, ma è presumibile che ogni comunità alpinistica presenti caratteristiche analoghe.
Fra i personaggi cosiddetti collaterali, ve ne sono alcuni che sono entrati in confidenza con gli alpinisti di vertice. A volte per propri meriti, altre per pura combinazione degli eventi, ma questa differenza è irrilevante. Questi rapporti umani risultano storicamente importanti perché costituiscono il collegamento fra l’alpinismo di punta e l’alpinismo medio. Attraverso queste amicizie, infatti, le idee dei “top climber” sono traslate nell’attività organizzata e istituzionale per gli alpinisti amatoriali.
È il caso dell’amicizia fra Giusto Gervasutti e Andrea Filippi, giovane torinese del secondo dopoguerra. Infiammato dal carisma del Maestro, una volta scomparso quest’ultimo, Filippi si è sensibilmente attivato per celebrarne la memoria con numerose iniziative, fra le quali vanno sicuramente ricordate la costruzione della Capanna Gervasutti e la fondazione del corso di scialpinismo 1951-52.
Dei dettagli di tale amicizia, però, si è saputo pochissimo per molti decenni. Innanzi tutto ciò dipende dalla tradizionale riservatezza che caratterizza i rapporti umani a Torino, per cui poco si fa trasparire. Inoltre esiste un aspetto, che, se vogliamo, è a sua volta conseguenza della riservatezza torinese.
L’Archivio Filippi, comprendente anche la parte dell’Archivio Gervasutti in esso confluito dopo la scomparsa del Fortissimo, è rimasto custodito, nel più assoluto riserbo, all’interno della residenza familiare in centro a Torino, per cui nessuno ne era a conoscenza, fino alle ricerche che ho effettuato in corrispondenza dei 70 anni dalla scomparsa di Gervasutti (2016).
Antonella Filippi, figlia di Andrea, ha progressivamente maturato la decisione di riorganizzare l’ampio archivio paterno e di farlo traslare (compresi i riferimenti che riguardano Gervasutti) nel libro Andrea Filippi, il sogno di una vita, uscito ai primi di luglio 2024. Tale libro costituisce quindi il completamento di un lungo viaggio emotivo di Antonella. Di tale viaggio emotivo, nel sottostante articolo pubblicato su Meridiani Montagne del 2021, si relazionava lo stato dell’arte in quel momento (Carlo Crovella).
Gervasutti-Filippi: storia di un’amicizia molto torinese
di Carlo Crovella
(pubblicato su Meridiani Montagna, Gli Speciali, agosto 2021)
Andrea Filippi, giovane torinese molto attivo alla ripartenza post bellica, fu uno degli ultimi compagni di cordata di Gervasutti. Nell’estate del 1946, alcune settimane prima dell’incidente fatale, salirono insieme la Via Lepiney al Trident du Tacul, aprendo una variante iniziale. Per Andrea l’episodio si è ammantato di un’aura mitica. Tuttavia la conoscenza fra i due, nonostante la differenza di età, si era già consolidata nell’ambito della rinata SUCAI Torino, dove Gervasutti aveva fatto confluire la Scuola di alpinismo Boccalatte (frutto della propensione didattica degli Accademici torinesi negli anni ’30), da lui diretta fin dalla fondazione nel 1939.
Alla ripresa post bellica, Gervasutti si era molto avvicinato ai giovani della SUCAI, cui forniva consigli e assistenza in molti risvolti dell’attività. Giusto si era inoltre reso conto che gli Accademici d’ante guerra stavano imboccando la fase calante della loro parabola e quindi intendeva inserire progressivamente nella Scuola i giovani sucaini come aiuto istruttori.
Nonostante l’assenza di Giusto dal 1946 in poi, la Scuola Boccalatte continuò per qualche anno l’attività in seno alla SUCAI, ma l’improvvisa scomparsa di Giulio Castelli, vera anima organizzativa, ne comportò di fatto l’ibernazione, salvo riemergere qualche anno dopo nel campo dello scialpinismo, ma con altre sembianze. Il tutto è collegato a Filippi e, seppur indirettamente, anche a Gervasutti.
Infatti dopo l’incidente di Gervasutti, Filippi fu il principale artefice delle iniziative volte a ricordare il Maestro.
Fra le tante, per importanza ne vanno menzionate due. Andrea è stato l’ideatore ed il principale realizzatore della capanna Gervasutti nel Vallone del Fréboudze (Val Ferret), in seguito ristrutturata fino alla recente (2011) versione “futuristica” (oggi la struttura è nota come bivacco Gervasutti).
A Filippi si deve anche la creazione (1951-52) del corso di sci alpinismo della SUCAI Torino, il primo in Italia. Tale iniziativa, prendendo spunto dal corso invernale della Scuola Boccalatte nella visione di Gervasutti, si consoliderà nel corso del tempo, diventando una delle principali scuole italiane di scialpinismo (Scuola Nazionale dal 1968), con un’attività settantennale ininterrotta fino ai giorni nostri.
Nel periodo che all’incirca va dalla metà degli anni ’70 fino alla metà degli anni ’90, la Scuola della SUCAI raggiunse il massimo storico in termini dimensionali: alle uscite invernali si contavano oltre 200 partecipanti (150-170 nelle uscite primaverili in rifugio e su ghiacciaio). Negli ultimi decenni, anche al seguito del moltiplicarsi dell’offerta didattico-formativa, la Scuola SUCAI ha ridotto le dimensioni, che restano però di tutto rispetto: oltre 100 partecipanti alle uscite invernali, circa una sessantina a quelle primaverili. Le uscite sono sempre state di ottimo livello tecnico, con non poche traversate, anche complicate e su terreni impegnativi.
La Scuola SUCAI è importante anche perché è sempre stata un incubatore di nuove idee (per esempio gli Istruttori Nazionali di scialpinismo sono nati su iniziativa dei sucaini) e di diffusione della cultura scialpinistica. Per celebrare i trent’anni della Scuola, nei primi anni ’80 è stato data alle stampe la celebre guida di itinerari scialpinistici Dalle Marittime al Vallese.
Oltre a tutto ciò, va ricordato che, subito dopo la scomparsa del Maestro, si accentuò la confidenza fra Filippi e Valentino Gervasutti, padre di Giusto. Filippi poté così accedere ai documenti che si trovavano nello studio del celebre alpinista. Con l’assenso di Valentino, Andrea raccolse buona parte della documentazione di Giusto (foto, agendine, appunti, oggetti, ecc.), conservandola e arricchendola di suoi contributi.
Iniziò così l’Archivio Filippi (in realtà ricco di numerosi elementi connessi al solo Andrea, NdR). Dopo l’incidente che portò via Andrea nel 1959, tale archivio, compresa la componente dedicata a Gervasutti, è stato conservato dalla moglie di Andrea per la loro figlia, che aveva solo tre anni alla scomparsa del padre: tutta la documentazione è rimasta rigorosamente in famiglia e quindi inedita per molti decenni.
Durante le mie ricerche su Gervasutti ho avuto occasione di approfondire la conoscenza con Antonella Filippi, figlia di Andrea. Si è innescata la comune convergenza verso l’obiettivo di commemorare sia Gervasutti che Filippi, accomunati da molte caratteristiche nella personalità e nella visione della montagna.
Grazie a questa collaborazione, la mia pubblicazione (2016) su Gervasutti ha recepito molti documenti di Giusto al tempo inediti, perché appunto provenienti dall’archivio Filippi.
A distanza di qualche anno, va considerata conclusa la principale divulgazione del mio documento su Gervasutti. Pertanto Antonella ha maturato la decisione di depositare la parta principale della componente Gervasutti dell’archivio paterno in uno specifico “Fondo Andrea Filippi” presso il Museo Nazionale della Montagna di Torino.
Un profondo ringraziamento va quindi riservato ad Antonella Filippi per tutto quanto ha fatto in ricordo di Gervasutti e del padre Andrea.
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Ratman, vuoi che ti compili l’elenco delle vie aperte dai torinesi? È lungo e richiede molto tempo, per cui mi faresti un favore se facessi tu la ricerca, cosí avresti pure l’occasione di imparare. Grazie.
P.S. Caro Krovellik, so che, di fronte alle corbellerie, fremi di sdegno (e io con te), ma per una volta guarda e passa.
Certo che i torinesi, bravi ripetitori di vie altrui – per carità- ma alpinisti modesti in prprio, si accontentano proprio di poco.