Ma quanti sono gli Ottomila?

Ma quanti sono gli Ottomila?
di Giovanni Padovani e Luciano Ratto

 

Ma quanti sono gli ottomila?
di Giovanni Padovani

In principio c’erano i piedi e non i metri. Tale era la misura automaticamente adottata da George Everest quale topografo generale dell’India nella prima metà dell’Ottocento per individuare le montagne più alte del territorio esplorato.

Le sue misurazioni stabilirono in 29.028 piedi l’altezza della montagna più elevata dell’Himalaya, da lui denominata Peak XV, mentre dai nepalesi era chiamata Sagarmatha (Madre degli Oceani) e dai tibetani Chomolungma (Dea Madre del Mondo).

Giovanni Padovani
QuantiOttomila-GiovanniPadovani-immaginepiccola

 

Le esplorazioni e i rilevamenti di Günther Oskar Dyhrenfurth negli anni Trenta introdussero la misurazione in metri grazie alla quale fu stilata una graduatoria delle montagne superiori agli 8000 metri, conosciute oggi come i 14 Ottomila. Le stesse montagne, allora entrate nell’immaginario collettivo grazie alle prime spedizioni all’Everest e al Nanga Parbat, divennero così terreno di gioco di un alpinismo di forte connotazione nazionalista.

Ben nota è la storia delle prime ascensioni succedutesi dal 1950 al 1964. Nei decenni successivi l’Himalaya e il Karakorum divennero punti di attrazione per nuove ascensioni di grande rilevanza alpinistica, anche su vette minori. Ancora oggi, a cinquant’anni dalla prima salita del 14esimo “ottomila”, il Shisha Pangma, l’interesse mediatico resta concentrato su queste storiche mete.

Una parallela attività esplorativa nell’area dell’Himalaya e del Karakorum confermò quello che del resto era già noto, e cioè che l’universo degli Ottomila doveva considerarsi più ampio e di esso si iniziò a parlare.

In Italia se ne sono occupati Roberto Aruga, Luciano Ratto e Roberto Mantovani. Foto satellitari dimostrano che le 14 montagne conosciute come “Ottomila” presentano diverse elevazioni minori più o meno indipendenti dalle rispettive quote massime. Molte di queste cime sono già state scalate da alpinisti di varie nazionalità senza che a questi exploit sia stato dato particolare rilievo oltre i confini nazionali.

Come comportarsi di fronte alla necessità geografica di quantificare con esattezza l’universo degli Ottomila? Luciano Ratto, che già da presidente del Club4000 si occupò, con successo, dei criteri di individuazione di queste cime nell’arco alpino proposti da Roberto Aruga, suggerì a suo tempo di applicare il medesimo metodo impostato sul concetto di prominenza topografica anche alle cime sopra gli ottomila metri.

Che ne sarà allora della lista storica degli Ottomila? Potrà essere integrata, allargandola oggi da 14 a 20 (considerando il solo criterio di prominenza) oppure a 22 (considerando anche il criterio alpinistico)?

A questo proposito è opportuno richiamare quanto affermato da Roberto Mantovani in un’intervista del 2012: «Non esiste nessuna intenzione di modificare la storia dell’himalaysmo o di sminuire i meriti di quanti, in tempi non sospetti, hanno prima progettato e poi realizzato la scalata dei 14 ottomila, riferendosi a una lista ormai codificata da tempo. E tra l’altro sarebbe oggi addirittura puerile pensare di migliorare i record del recente passato rilanciando la corsa ai “nuovi” ottomila. Anche perché il valore di una performance deve essere valutata con criteri storici, tenendo presente i riferimenti culturali del momento in cui è avvenuta. In altre parole, non si può competere con il passato».

Precisazione, quella di Mantovani, da condividere pienamente.

 

Il progetto 8000
di Luciano Ratto

Questo progetto, portato a termine da Roberto Aruga e dal sottoscritto, e tuttora in stand by presso l’UIAA, vuole risolvere alcuni problemi nati dallo studio approfondito della geografia delle montagne più alte della Terra.

Luciano Ratto
QuantiOttomila-foto-intervista-Ratto-Copia
La cronologia del Progetto 8000 è stata la seguente:
– inizio: febbraio 2011, a seguito di una mia lettera alla Rivista del CAI e a  Lo Scarpone nel giugno 2003;
– fine: novembre 2011;
– maggio 2012: presentazione delle conclusioni all’UIAA tramite Piergiorgio Oliveti, rappresentante del CAI presso questa associazione;
– settembre 2014: sappiamo da Oliveti che il “re degli 8000”, il padreterno Messner, senza motivare minimamente il suo giudizio, ha stoppato il nostro progetto. “Gli 8000 sono 14 e basta”, così ha sentenziato;
– da allora, nonostante il parere positivo espresso dai Paesi in cui ci sono vette di 8000 m il nostro progetto è in stand-by, e non sappiamo perché (!?): il silenzio ufficiale porta solo un clima di “mistero” e “sospetto”.

E’ ovvio che se la nostra lista di 22 ottomila, in sostituzione di quella tradizionale di 14 che (come si può leggere nell’allegato di 21 pagine Documento definitivo 25.11.2011, tuttora non si sa quali origini precise abbia) fosse approvata, a parte il boom dei media, si creerebbe un trambusto tra gli ottomilisti, nessuno dei quali ha salito questi 22 ottomila e che perciò sarebbero costretti a ricominciare il gioco o lasciare, il che però sul piano alpinistico sarebbe assai intrigante.

Aggiungo che i Paesi in cui si trovano gli 8 ottomila da noi aggiunti, interpellati al riguardo, si sono dichiarati felici dell’aggiunta che gioverebbe a loro sul piano economico ed occupazionale dei portatori.

La mia insistenza nel sostenere questo progetto può sembrare eccessiva, quasi maniacale, ma sia Roberto Aruga che il sottoscritto riteniamo di essere persone serie, semplici appassionati di montagna che non coltivano interessi particolari o immotivate ambizioni. Non inseguiamo certo lo scoop mediatico e la conseguente “gloriuccia da quattro soldi”, ma solo la soddisfazione di metter ordine negli 8000, come abbiamo fatto, 21 anni fa, per i 4000.

A noi, l’atteggiamento pregiudiziale di Messner e dell’UIAA, che non adducono alcuna motivazione plausibile nella loro opposizione alla nuova lista degli 8000, pare oltre che “dittatoriale” anche anacronistica.

Sono cattolico praticante e, come tale, osservo i dogmi che la Chiesa mi propone (ma non mi impone), però questo dogmi, nel terzo millennio, anche per merito di Papa Francesco, sono in discussione proprio nel “Sinodo” di questi giorni. E nel mondo alpinistico invece si dovrebbero consolidare dei dogmi assurdi?

Ci si riempie tanto la bocca di paroloni come “democrazia”, “libertà”, “concertazione”, “confronto”, “ecumenismo”, ecc., ma poi, in pratica, si assiste ancora oggi a imposizioni incomprensibili.

Il versante meridionale del massiccio del Kangchenjunga: da sinistra a destra, West Peak (Yalung Kang) 8505 m, main summit 8586 m, Central Peak 8473 m e South Peak 8476 m
QuantiOttomila-Kangchenjunga_South_Face

Sono il primo a riconoscere che Messner è il più grande alpinista di tutti i tempi e di fronte a lui mi sento un microbo, ma non trovo che questo “mostro sacro” possa avere l’autorità di decidere senza confrontarsi con gli altri.

Sono anche meravigliato che i soloni dell’UIAA si prostrino ai suoi piedi e accolgano i suoi diktat e i suoi staliniani niet come oro colato. Quando nel 1994 proponemmo all’UIAA l’elenco dei 4000 per ottenerne una certificazione come elenco ufficiale, ottenemmo questa senza alcuna difficoltà e in tempi brevissimi.

Ci era stato suggerito di interpellare chi di 8000 se ne intende, gente tipo Simone Moro, Silvio Gnaro Mondinelli, Nives Meroi, Denis Urubko, ecc., ma non l’abbiamo fatto perché il loro, pur qualificato, parere sarebbe stato inevitabilmente “soggettivo”, mentre noi volevamo basare il nostro progetto su basi oggettive e scientifiche, come dimostra ampiamente il documento definitivo 25.11.2011 di 21 pagine sopra menzionato. Che a questo punto vi invito a leggere.

Mappa degli Ottomila “vecchi” e “nuovi”
Quanti Ottomila-MAPPA DEI 14 OTTOMILA CLASSICI CON GLI 8 AGGIUNTIVI
A ciò, per completezza, aggiungo la proiezione automatica delle foto degli Ottomila (attenzione a qualche errore di didascalia).

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Ma quanti sono gli Ottomila? ultima modifica: 2016-01-05T05:16:01+01:00 da GognaBlog

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11 pensieri su “Ma quanti sono gli Ottomila?”

  1. La finalità del vostro lavoro è stata “la soddisfazione di metter ordine negli ottomila”? Beh, mi pare che ci siate riusciti! La vostra ambizione è stata soddisfatta. Non importa se Messner o l’UIAA non vi diano retta.  L’importante è che l’intera platea mondiale di alpinisti riconosca l’utilità della vostra fatica e vi sia riconoscente. Ora potreste censire tutte le vette di oltre 7.620 metri (oppure 7.740 metri, fate voi, non ha importanza),  oppure potreste, con un cambiamento più radicale,  pensare di impiegare altrimenti la vostra intelligenza: magari cercando di comprendere quanto le convenzioni, oggigiorno, condizionino  il pensiero dell’uomo,  limitandone la capacità di assumere le proprie scelte in libertà.

  2. NO! Le montagne hanno diverse cime e non sono picchi isolati con una sola punta? Se non leggevo questo pezzo mica me ne ero accorto….

  3. Caro Marcello Cominetti, con la disoccupazione generale che soffriamo in Italia, specialmente giovanile, a chi hai dato la buona notizia di… ANDATE A LAVORARE? Puoi essere più preciso? Dove sono questi posti di lavoro? oppure il tuo suggerimento è rivolto a qualche commento che non ti piace? Devi essere sincero. Ogni idea, proposta, punto di vista, deve essere rispettata se non è offensiva. La critica dovrebbe essere sempre costruttiva. Non bisogna, meno male, pensare tutti allo stesso modo. Una cosa che a me piace, ad un altro può non piacere. amici come prima!

  4. Che gli ottomila principali sono 14 e che esiste una lista allargata alle cime secondarie dei vari massicci lo scriveva già l’enciclopedia “La Montagna” della De Agostini nell’edizione 1975-77.
    Troppo semplice dire che Messner è stato il primo a salire i 14 ottomila principali e così via?

  5. Nell’himalaysmo d’origine il confronto è avvenuto nel raggiungere 14 vette. 14 vette su cui c’era allora un’ampia condivisione d’opinioni circa la loro identificazione, e Messner è stato il primo. Onore a lui!
    Così come nell’alpinismo delle origini si puntava alle montagne e non alle prominenze, alle vette o a quello che si vuol vedere ora. E proprio su quelle montagne, com’erano identificate allora, è avvenuto il confronto, la conquista, si sono consumati drammi e glorie, che sono il nostro patrimonio di storia alpina.
    L’uomo per sua natura vorrebbe trovare sempre qualcosa di nuovo ma, ahimè, la Terra è un terreno limitato. Ben venga questo nuovo, se può far sognare, se può aiutare l’uomo ad avanzare oltre i propri limiti, non quelli della Terra, che rimangono quelli che sono, comunque si voglia mappare la sua superficie.
    La storia è storia.
    Cristoforo Colombo ha non ha scoperto l’America?

  6. Anche considerando che non esiste la Montagna regno di Valori Assoluti. Anche dando atto dei risvolti sportivi che possiede indubitabilmente l’alpinismo. Anche ammettendo che l’adozione del sistema metrico, delle cifre arabe e della notazione decimale siano qualcosa di più di un mero accidente. Ugualmente non riesco a concepire come una certa quota stabilita arbitrariamente, anche se con tre “zeri” al seguito, possa separare il degno dall’indegno, il meritevole dal trascurabile. I numeri, e così le quote, in qualsiasi forma vengano scritte, possiedono l’innegabile proprietà dell’ordinamento assoluto: così esiste un primo, un secondo e così via. Può dunque esistere una montagna più alta, la seconda, la terza e pure la quattordicesima; non capisco però perché la quindicesima dev’essere così lontana, se non di un’altra, misera unità; né perché lo debba essere la ventitreesima. Sicuramente apprezzabile rimane il lavoro di Ratto e soci, ma rimane per me puro lavoro accademico, che niente ha a che fare con le “gare” alpinistiche. Se l’UIAA, Messner o altri desiderano perpetuare quella che ormai è una tradizione affermata, o forse uno dei tanti misteriosi riti cabalistici, facciano pure. Vi confesso che quando salirò sulla Grande di Lavaredo la consapevolezza di essere sopra i 3000 metri solo dalla vita in su non mi turberà neanche per una frazione di secondo.

  7. Le verità che non possono essere coperte prima o poi vengono a galla. Gli ottomila non si possono nascondere, con buona pace di Messner (grande alpinista ma che palle..).

  8. Faccio fatica a trovare sostantivi per rispondere a questa realtà, raccontata pacatamente, da persone umili. Che una persona, MESSNER, possa seguitare ad AUTOLODARSI, per quello che ha fatto, (onore al merito), che non accetta che la tecnologia può fornire novità documentate sulla identificazione di altre vette che misurano ottomila metri, dà fastidio, per non usare altri sostantivi. Siamo costretti a non guardare in alto ma a brucare l’erba? A me indigna e pur riconoscendo a questo grande alpinista un dieci e lode, lo retrocedo come persona dalla quale devo apprendere. Chissà, forse c’è qualcosa che lo turba… anche la sua presa di posizione sull’innevamento artificiale delle piste da sci mi ha lasciato pensieroso! Conferenza stampa per presentare il Calendario dialettale IL LUNARIO

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